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mercoledì 25 gennaio 2023

Damasco, l’inverno peggiore

Le distruzioni della guerra, la perdita dei giacimenti petroliferi e le sanzioni occidentali influenzano tutti gli aspetti della vita di milioni di siriani. Reportage da una capitale fantasma.


PAUL KHALIFEH, DI RITORNO DA DAMASCO

traduzione di MARINELLA CORREGGIA


«Ali, domani andrai con tuo zio ad Harasta a raccogliere legna da ardere!». Rannicchiata sotto due spesse coperte in un angolo del soggiorno, Soumaya rimprovera il figlio con uno sguardo severo. «Non avresti dovuto aspettare che gli ultimi rami fossero consumati prima di andare», lo rimprovera Al centro della stanza coperta di tappeti, le ultime manciate di ghiande di quercia e gusci di pistacchio bruciano in una stufa a legna color ruggine. Il poco calore che emette non è sufficiente a migliorare davvero la temperatura. Dall’altra parte della stanza, un uomo anziano si strofina energicamente le mani. Al centro della stanza, quasi incollati alla stufa, due bambini condividono una pelle di montone. 

A Damasco, dove la temperatura è vicina allo zero, la lotta contro il freddo è la sfida principale per gli abitanti. «La mia unica preoccupazione è riscaldare la mia famiglia durante questo rigido inverno, dice Soumaya, vedova, che a 50 anni ne dimostra dieci di più. Tutto ciò che può essere bruciato va sul fuoco». «Il freddo è il peggior nemico», afferma il vecchio con voce roca.

Combustibili introvabili

Per la maggior parte dei siriani, il sistema di riscaldamento centrale a gasolio è un vecchio ricordo, un grande lusso che solo pochi fortunati possono ancora permettersi, vista la cronica carenza di carburante. La maggior parte delle famiglie è passata alle stufe a legna, che per essere installate richiedono di perforare le pareti o i soffitti per far passare i tubi..

Ma anche questo metodo di riscaldamento all’antica non è una passeggiata. Una tonnellata di legno viene venduta a oltre 2 milioni di lire siriane, l’equivalente di 320 dollari al tasso del mercato nero. Un prezzo inaccessibile in un paese in cui lo stipendio di un dipendente pubblico arriva al massimo a 100.000 lire siriane, ovvero meno di 17 dollari al mese.

Foreste spazzate via

«Il legno scarseggia, dice Khaled, un ex meccanico che si è dedicato al commercio della legna. Prima della guerra, la Ghouta orientale di Damasco era ricoperta di frutteti e boschi. I combattimenti e i tagli incontrollati incoraggiati dalla mancanza di sorveglianza non hanno lasciato nulla. In alcuni luoghi, come a Maliha, un tempo verdi e boscosi, non è rimasto in piedi nemmeno un albero».

li andrà quindi ad Harasta, una località situata a circa dieci chilometri a nord-est di Damasco, distrutta per il 60% dai combattimenti tra l’esercito siriano e i ribelli. «Lì i raccoglitori di macerie hanno smontato persiane, porte e tetti in legno per venderli. Dicono che sia molto più economico che abbattere alberi», spiega con calma.

Ma i problemi del giovane non sono finiti. La carenza di carburante ha colpito duramente il settore dei trasporti. Il gasolio e la benzina sono fortemente razionati e spesso non disponibili.

La maggior parte dei giacimenti petroliferi siriani si trova a Hassakeh, nel nord-est, e nella provincia orientale di Deir Ezzor, entrambe controllate dalle forze curde, sostenute dagli Stati uniti. L’esercito statunitense ha trasformato i campi petroliferi in basi militari. Il governo siriano non è quindi in grado di sfruttare le risorse energetiche del paese, che ora vengono utilizzate per finanziare l’amministrazione autonoma curda.

Le quantità di carburante disponibili sul mercato provengono dall’Iran e, più raramente, dalla Russia, i due alleati della Siria. La priorità nella distribuzione va alle forze armate. Ciò che rimane, cioè poco, è riservato alla popolazione.

Nelle ultime settimane, la penuria si è aggravata. «Con la mia tessera annonaria (rilasciata due anni fa dal governo a milioni di persone), normalmente ho diritto a 50 litri di gasolio due volte nell'inverno. Ho fatto la mia richiesta a metà settembre sulla piattaforma, ma non ho ancora ricevuto risposta», si lamenta Mustafa, insegnante cinquantenne di una scuola pubblica.

Il combustibile contrabbandato dalle aree controllate dai curdi viene venduto a 250.000 lire siriane per un bidone da da 20 litri, ovvero quasi 40 dollari. La benzina, che arriva di contrabbando dal vicino Libano, viene venduta quasi allo stesso prezzo. Solo una piccola minoranza può permettersi di acquistarla.

Damasco, una città fantasma

Gli effetti della carenza di carburante sono impressionanti. Damasco, solitamente molto trafficata e congestionata, sembra una città fantasma. Di giorno il traffico è scorrevole, di notte le strade sono quasi deserte di notte e i taxi sono rari. Al calar della notte, gli abitanti si rintanano nelle loro case fredde e buie, a causa del draconiano razionamento dell’elettricità. Ventuno ore di interruzione di corrente al giorno a Damasco, ventitré nelle zone rurali. «Da due mesi non vado all’università a causa dell’alto costo dei trasporti, si lamenta Salim, studente di medicina al secondo anno. Ho pensato di andare in bicicletta da Douma (10 km a est della capitale) a Damasco. Ma il viaggio di ritorno di notte attraverso queste strade buie e deserte mi ha dissuaso». Il giovane sostiene che un terzo degli studenti dell’Università di Damasco, la più grande del paese, non frequenta più regolarmente le lezioni.

Nessun settore è risparmiato dalla crisi. Alla fine della scorsa settimana, un gran numero di panifici statali non era più in grado di rifornire il mercato di pane a causa della mancanza di olio combustibile.

Le amministrazioni pubbliche, le scuole e le banche vanno al rallentatore. A differenza del Libano, dove i generatori privati di quartiere forniscono a caro prezzo l'elettricità alle abitazioni e alle imprese commerciali, in Siria non funziona nulla quando manca la corrente. «Per diversi giorni, ho aspettato ore per diversi giorni davanti al bancomat per prelevare il mio stipendio, ma la macchina non ha mai funzionato a causa della mancanza di elettricità, lamenta Ayman, un pensionato del Damascus Water Board. Ho chiesto che il mio reddito non venga più trasferito alla banca. Voglio essere pagato in contanti».

Anche il razionamento è in crisi

La tessera di razionamento, che per un certo periodo ha contribuito a organizzare la fornitura di generi alimentari di base e di carburante alla popolazione, non è più efficace. «In teoria, il riso, lo zucchero e l’olio sovvenzionati dallo Stato sono da tre a quattro volte più economici dei prezzi di mercato, dice Mustafa. Ma la distribuzione è irregolare da tre mesi. Facciamo le richieste ma non riceviamo più il messaggio che fissa la data di consegna».

Coloro che possono permetterselo sono costretti ad acquistare cibo a prezzi di mercato e, nei periodi di carenza, al mercato nero. «Il mio stipendio di 100.000 lire siriane mi permette di comprare 5 kg di zucchero e 3 litri di olio vegetale. Per tutto il resto devo arrangiarmi», dice l’insegnante.

Il peso delle sanzioni statunitensi

La situazione è più gestibile nel settore privato, dove gli stipendi sono da quattro a cinque volte superiori a quelli del settore pubblico. «Con il mio stipendio di 400.000 lire, sono una privilegiata, dice Ghada, segretaria in uno studio legale. Ma in realtà, per vivere decentemente servirebbe dieci volte tanto».

L’assistenza sanitaria è ancora teoricamente gratuita per tutti. Ma i tempi di attesa sono molto lunghi. «Un’operazione a cuore aperto costa 1,3 milioni di lire in un ospedale pubblico, con un tempo di attesa tipico di tre o quattro mesi. In un ospedale privato, l’operazione è immediata ma costa 55 milioni di lire. Quanti siriani possono permettersi di pagare questa cifra?», si chiede Atef, cardiologo dell’ospedale al-Bassel.

Le persone interpellate sono unanimi. Questo è il peggior inverno che la popolazione siriana abbia affrontato dall’inizio della guerra nel 2011. La distruzione di gran parte delle infrastrutture e l’impossibilità dello Stato di sfruttare le risorse energetiche e agricole del paese, situate in regioni fuori dal suo controllo, sono responsabili di questa situazione. Ma le sanzioni occidentali, in particolare il Caesar Act approvato dal Congresso degli Stati uniti nel 2020, hanno esacerbato la crisi. «Le sanzioni hanno reso molto difficili le importazioni, afferma un alto funzionario che ha chiesto l’anonimato. Nessuno osa effettuare transazioni finanziarie con i siriani per paura di essere bersagliato dalle sanzioni. Questa situazione ha spezzato le catene di approvvigionamento e ha sviluppato un enorme mercato nero nel quale i prezzi stanno esplodendo».

Riportati al Medioevo

Di fronte alla crisi, si sono sviluppate iniziative private di solidarietà. «Commercianti molto ricchi e uomini d'affari hanno contribuito a dotare una scuola di un generatore, un ospedale di letti o una strada di un sistema di illuminazione a energia solare. Ma tutto questo è limitato e insufficiente per far funzionare un paese», dice l’alto funzionario. 

«Non sono riusciti a rovesciare il governo, ma ce l’hanno fatta a riportare la Siria al Medioevo», osserva Soumaya, guardando un tavolino con i ritratti di due uomini. Suo marito e il loro figlio maggiore, uccisi durante la guerra.

https://lecourrier.ch/2023/01/19/damas-le-pire-des-hivers/

domenica 22 gennaio 2023

«Imparate a fare il bene, cercate la giustizia»

 

Di fra John Luke Gregory ofm, da Rodi, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 


«Apri la bocca in favore del muto, in difesa di tutti gli sventurati. Apri la bocca e giudica con equità, rendi giustizia all’infelice e al povero» (Pr 31,8-9). È così chiara e incisiva questa indicazione del Libro dei Proverbi, che, dopo averla ascoltata, non si può restare indifferenti e inermi.

In obbedienza alla Parola di Dio e secondo lo stile francescano, abbiamo cercato di metterci in ascolto dei tanti poveri che hanno lambito le coste della nostra isola e bussato alle porte del convento francescano. Il grido che sgorgava dalle loro labbra e ancor più dalla loro condizione miserevole chiedeva giustizia e anelava alla pace. Pace e Giustizia non sono concetti astratti, ma condizioni concrete di vita. Giustizia e Pace non sono lontani miraggi ma valori imprescindibili per una condizione di vita dignitosa e veramente umana. Pace e Giustizia sono due beni inseparabili: l’uno non può esistere senza l’altro.

E così, per non accontentarci di fare buone e lodevoli riflessioni, abbiamo cercato di rendere concreti l’esercizio della giustizia e la costruzione della pace, mettendoci al servizio dei fratelli e sorelle dai bisogni più essenziali. Ci siamo sforzati di servire le tante persone distrutte e sfollate che arrivano da noi ogni giorno, in cerca di una vita migliore o semplicemente desiderose di trovare un po’ di pace e di giustizia per se stesse, ma soprattutto per i loro figli. Mettendo il poco che abbiamo e le piccole energie della nostra parrocchia di Rodi a disposizione di coloro che non hanno nulla e che le sofferenze della vita ha sfiancato, siamo stati costretti a maturare atteggiamenti fondamentali: l’ascolto, l’accoglienza e il servizio, nella gratuità, senza pregiudizi o giudizi, lasciandoci sorprendere dal colorito splendore della diversità.

La guerra in Siria ha posto le questioni di giustizia sociale alla ribalta della coscienza globale e la pandemia di coronavirus ha evidenziato (e aggravato) le disuguaglianze. Sembra che in questi ultimi tempi, sollecitati anche dall’insistente magistero papale, il mondo si stia accorgendo di alcuni drammi e di alcune questioni sociali (l’abuso delle donne, i diritti degli immigrati, dei rifugiati e delle popolazioni indigene, la discriminazione razziale) ma c’è bisogno di un cambiamento sostanziale.

Non basta, però, fare una dettagliata analisi sociologica dei mali che affliggono il mondo: è urgente agire in modo concreto ed efficace, ascoltando e abbracciando i fratelli e le sorelle bisognosi. La rotta di tale cambiamento è segnalata molto chiaramente da papa Francesco nell’enciclica Fratelli Tutti: tutti figli e figlie dello stesso Padre celeste, siamo fratelli e sorelle! Lo stesso Padre si prende cura di tutti noi ed è attento al grido dei poveri, degli emarginati, di coloro che sono esclusi economicamente, socialmente e politicamente. Le sfide che sono davanti all’umanità sono enormi, come enorme era la quantità di miserie che si sono presentate al nostro sguardo in forma sempre crescente. Davvero sproporzionate, rispetto alle nostre povere possibilità. Da dove iniziare? Per noi è stato spontaneo iniziare il nostro servizio di carità e giustizia, piegando le ginocchia davanti al Santissimo Sacramento. Solo guardando Gesù, possiamo comprendere come servire veramente il fratello. Solo ascoltando Lui, possiamo conoscere la Verità e la Giustizia. Solo ricevendo da Lui la Grazia, abbiamo sorprendenti energie per affrontare sfide ardue e umanamente impossibili.

La nostra fraternità francescana è piccola e nascosta, la nostra parrocchia cattolica conta pochissimi fedeli, e le nostre bellissime isole sono per definizione “isolate” dai grandi circuiti. Eppure, la Provvidenza ci ha sorpresi. Grazie alla preziosa opera dei media della Custodia di Terra Santa e all’attenzione riservataci dagli amici dell’Osservatore Romano, in molti sono venuti a conoscenza delle nostre attività semplici, silenziose e nascoste. E così siamo stati beneficati da generose donazioni dalla Custodia stessa attraverso la nostra ong Pro Terra Sancta e dalla collaborazione di volontari che ci permettono di servire i fratelli che il Signore ci manda. Una notorietà che non abbiamo cercato, ma che ci consente di portare all’attenzione del mondo le sofferenze che incontriamo e, al tempo stesso, ci aiuta a mostrare ai poveri che, attraverso di noi, è la Chiesa stessa che si china su di loro nel nome di Gesù.

Seguendo l’insegnamento del nostro Santo Padre Francesco d’Assisi, questo desideriamo: quanti trovano conforto nella nostra carità e nelle nostre parole possano «vedere» Gesù stesso che si prende cura di loro. Nel nome di Gesù e con la Sua Grazia, sostenuti dal Magistero e dalla fraternità della Chiesa, cerchiamo di dare forma concreta alla giustizia e alla pace. Giustizia che si declina nella promozione della dignità di ogni persona che arriva sull’isola, ma anche dei poveri che vivono accanto a noi. Giustizia che scaturisce da un ascolto vero e non semplicemente emotivo: non ci accontentiamo di riempire delle pance vuote o di vestire dei corpi nudi e infreddoliti. Cerchiamo, invece, di incontrare persone, che sono affamate anche di uno sguardo fraterno e benevolo, che attendono il calore anche di un abbraccio e di una carezza. La fatica più grande è dare continuità quotidiana a questo servizio, ma anche questo è giustizia! Non ci si può limitare a offrire una coperta e un pezzo di pane: il fratello va accolto, ascoltato, accompagnato perché ritrovi fiducia nella vita, si adoperi per costruire un futuro e rialzi lo sguardo alla speranza.

https://www.terrasanta.net/2023/01/in-aiuto-di-tutti-i-poveri-figli-dello-stesso-padre/

giovedì 19 gennaio 2023

Decreto legislativo del presidente Assad per regolare le vicende dei figli di ignoti

 

Esce finalmente, come secondo Decreto Presidenziale di questo 2023, la Legge che ammette all'anagrafe e quindi alla frequenza scolastica, i bambini nati da genitori sconosciuti. 

“Si tratta di bambini e ragazzi guardati con diffidenza, tacciati di essere figli dell’Isis o figli del peccato, e per questo abbandonati dalle proprie famiglie. Così anche le loro madri. Discriminati ed emarginati hanno bisogno di tutto, acqua, medicine, istruzione, supporto psicologico e soprattutto di un nome e di un futuro. Avere un nome significa esistere, se non lo hai non esisti, sei invisibile, esposto a violenze e abusi quotidiani. Se non esisti non hai un futuro”. Così spiegava la psicologa  Binan Kayyali, Direttrice del Franciscan Care Center di Aleppo nell' intervento al Meeting di Rimini 2019 , dove  parlò del progetto “Un nome e un futuro”, fortemente voluto dal vicario apostolico latino emerito di Aleppo, mons. George Abou Khazen, dal padre francescano Firas Lutfi  e dal Muftì di Aleppo, Mahmoud Akam.

La ONG ATS pro Terra Sancta ha fornito i finanziamenti necessari per creare nel Centro Francescano di Aleppo gli spazi necessari per accogliere più di 2000 bambini.  "Lavoriamo insieme perché questi piccoli possano avere – un giorno – le stesse possibilità di chiunque altro.  E il progetto si chiama – appunto – “Un nome e un futuro”, raccontava mons George: 

ecco oggi farsi realtà anche a livello legale l'intuizione di carità dell'ex Vicario Apostolico di Aleppo! 

OraproSiria

da Syriana Analysis, di Kevork Almassian

Il Presidente al-Assad ha emesso il decreto n. 2 -2023 per la protezione e la cura dei bambini sconosciuti.

Per la prima volta, viene emanato un decreto che regolamenta la cura dei bambini di genitorialità sconosciuta, in quanto non hanno una famiglia o dei parenti che li accudiscano o li proteggano. 

I figli di genitori ignoti sono figli di madre e padre ignoti, oppure di padre ignoto e madre nota, ma la madre li ha abbandonati e non c'è nessuno che si prenda cura di loro.

Questo decreto garantisce ai bambini di genitorialità sconosciuta un'equa assistenza sociale e umana e garantisce loro una vita sicura che li protegga dallo sfruttamento, dall'abbandono e dalla perdita. 

Questo decreto garantisce l'educazione dei bambini di origine sconosciuta in case di accoglienza specializzate, chiamate "Case Lahn Al Hayat", situate nella campagna di Damasco, in modo che crescano in modo sano e siano di beneficio per la città e i suoi bambini. 

Il decreto definisce le procedure da seguire nel caso in cui uno di noi trovi un bambino di genitorialità sconosciuta, consegnandolo alla stazione di polizia più vicina, e la polizia lo informa dei compiti procedurali richiesti. 

Il bambino viene poi trasferito in un ospedale governativo dove vengono effettuati gli esami medici. Poi il bambino viene trasferito alle Case Lahn Al Hayat che si prenderanno cura di lui, lo alleveranno, gli insegneranno e lo proteggeranno. 

Nel 1969, i bambini di origine sconosciuta sono stati riconosciuti come cittadini siriani e in quell'anno è stato emanato il Decreto n. (276) che stabilisce che: È considerato arabo siriano colui che è nato da genitori conosciuti, o da una madre conosciuta e un padre sconosciuto... quindi questa nuova legge viene a organizzare il processo di cura di cui hanno bisogno i bambini di genitori sconosciuti. 

Il fenomeno dei bambini di genitori sconosciuti è un fenomeno antico che esiste in tutte le società, compresa quella siriana.

Le statistiche ufficiali confermano che il 2002 è stato l'anno con il maggior numero di casi registrati di figli di genitori sconosciuti, nel periodo compreso tra il 2000 e il 2021.

sabato 7 gennaio 2023

Natale ed Epifania tra Oriente ed Occidente

 di Edoardo Arborio Mella

Il ciclo liturgico di Natale ed Epifania muove essenzialmente da due tradizioni: quella occidentale che ha dato vita alla festa del Natale e quella orientale che si è sviluppata nella festa dell’Epifania. Le nostre informazioni al riguardo sono ovviamente frammentarie, spesso congetturali, basate su accenni negli scritti degli autori antichi e raramente su rubriche liturgiche non sempre facili da interpretare. Ma a partire da questi dati è possibile ricostruire una storia con molti «forse».

Occorre ricordare innanzitutto che l’epoca del grande sviluppo della liturgia cristiana inizia nel IV secolo, a seguito della cosiddetta pace costantiniana. È sostanzialmente in quel secolo, contraddistinto da una creatività liturgica definita da qualcuno «forsennata», che si forma il ciclo di Natale ed Epifania: fino ad allora tutto il culto era concentrato sul mistero pasquale.

In occidente i primi cenni della presenza di una festa del Natale del Signore celebrata il 25 dicembre risalgono alla prima metà del IV secolo. La festa veniva celebrata a Roma e passò subito nel resto d’Italia, forse in Spagna e nella provincia d’Africa (che non comprendeva l’Egitto), ove si ricordava pure, lo stesso giorno, l’adorazione dei magi con la strage degli innocenti. Forse una chiesa appena emersa da un’età di persecuzioni sentiva il bisogno di ricordare assieme la nascita di Gesù per il mondo e il suo immediato rifiuto. La data del 25 dicembre dipende probabilmente dalla festa pagana del solstizio d’inverno, che cominciava appunto nella notte fra il 24 e il 25 dicembre. Da circa un secolo quest’ultima aveva acquistato risalto a Roma, a causa del diffondersi e talvolta dell’ufficializzarsi del culto persiano di Mitra, identificato con il sole, e del nascente culto della persona dell’imperatore: era la festa del Natale invitto, del sole che rinasceva ricominciando a crescere dopo la diminuzione invernale delle giornate. Cristo fu quindi annunciato come il vero sole di giustizia che nasceva nel mondo, in un simbolismo ben comprensibile a chi era plasmato da quella cultura.

Abbiamo notizia di un’altra data: il teologo e filosofo cristiano Clemente Alessandrino riferisce di una tradizione presente in Palestina e in Egitto durante la sua vita, all’inizio del III secolo, dunque circa un secolo prima delle prime attestazioni del 25 dicembre in Occidente. Essa datava la nascita di Gesù al 20 maggio; altre notizie di area palestinese o egiziana pongono attorno a questa data la memoria della fuga in Egitto e della strage degli innocenti. Ricordo biografico? Come che sia, due secoli dopo l’attestazione di Clemente Alessandrino ogni traccia della memoria del 20 maggio sembra sparita, benché rimangano talvolta in quel periodo le memorie connesse dette sopra. Il giorno della nascita di Gesù era ormai divenuto in tutto l’Oriente il 6 gennaio, la festa dell’Epifania.

Eccoci dunque alla seconda data-chiave di questo tempo liturgico, il 6 gennaio. Incerta è l’origine della data. Quanto al nome «epifania», esso indica un’origine orientale: è termine greco che significa «manifestazione». Manifestazione di che cosa? La festa è già nota in area siriaca nella seconda metà del III secolo, poi verso la fine del IV secolo in Palestina e in Egitto come celebrazione della manifestazione di Gesù nella carne, cioè della sua nascita e dell’adorazione dei magi. In Egitto e forse in Siria si ricordava anche, forse per trasposizione di un precedente rito pagano sulle acque, il battesimo di Gesù, e talvolta il miracolo di Cana.

Avvenne poi che in Siria e in area costantinopolitana verso la fine del IV secolo si introducesse il Natale occidentale del 25 dicembre. Ciò provocò un mutamento di significato nella festa del 6 gennaio, che divenne memoria del solo battesimo. Il termine venne così a significare la manifestazione alle folle del Giordano da parte della voce celeste della filiazione divina di Cristo. Lo stesso avvenne in Egitto nella prima metà del V secolo, e alla stessa epoca in Palestina, salvo che qui la festa occidentale durò poco (il che avrà una conseguenza, come si dirà più avanti) e vi rientrò più tardi, forse in conseguenza di un decreto imperiale della seconda metà del VI secolo. A questo punto dappertutto in oriente il 6 gennaio era divenuto la festa del battesimo di Gesù. Tale è a tutt’oggi il significato unico di questo giorno nel mondo ortodosso.

Curiosamente sembra che il 6 gennaio come memoria della Natività fosse presente nella seconda metà del IV secolo anche in Gallia (attuale Francia), unica regione occidentale. Ma già prima della metà del V secolo la nascita era celebrata in un giorno precedente (forse il 25 dicembre del resto dell’Occidente), il che mutò anche qui il carattere del 6 gennaio: ma non, come in Oriente, conferendogli il carattere di memoria del battesimo, bensì facendogli ricordare la visita dei magi, il battesimo e il miracolo di Cana: i «tre segni» che ancora oggi vengono cantati nelle antifone del Benedictus e del Magnificat durante la celebrazione dell’Epifania in Occidente.

Sì, perché come il Natale del 25 dicembre entrò in Oriente, così l’Epifania del 6 gennaio entrò in Occidente. Con questa particolarità: che l’evento centrale con essa celebrato in Occidente non divenne il battesimo, bensì la visita dei magi, talvolta con una menzione degli altri due eventi citati. In Italia alla metà del V secolo sono conosciuti i tre eventi; in Spagna alla fine del IV secolo si ricordano i magi e la strage degli innocenti; a Roma e in Africa nel V secolo solo i magi, ma più tardi anche gli altri due eventi.

Troppi dati ci sfuggono perché si possa dire qualcosa di preciso sui passaggi e sui mutamenti intervenuti. Forse quando l’Occidente, che già aveva il 25 dicembre, cominciò ad adottare l’altra festa, isolò quella parte, o quelle parti, presenti nelle primitive Epifanie orientali per la propria Epifania. O al contrario, una Chiesa occidentale che celebrava la Natività il 6 gennaio (come abbiamo visto accadere in Gallia) può aver adottato l’uso romano del 25 dicembre e lasciato la parte relativa ai magi all’antica festa; l’uso si sarebbe poi esteso al resto del mondo occidentale.

Il visitatore della Terra Santa può rendersi conto facilmente dell’importanza che queste ricorrenze hanno per le Chiese locali. Le liturgie cattoliche non riservano sorprese ai cattolici. Particolarmente nota è l’Eucaristia notturna del patriarca latino presso la chiesa dei francescani a Betlemme, che riveste un carattere di ufficialità. 

Quanto agli eventi delle Chiese orientali, per capirli occorre tener presenti due fatti. Il primo è che, in seguito alla mancata riforma del calendario giuliano da parte di quelle Chiese, il loro calendario liturgico è in ritardo di tredici giorni rispetto al nostro. Così il loro 25 dicembre corrisponde al nostro 7 gennaio. Essi dunque, solo per motivi calendaristici, celebrano il loro Natale quasi in concomitanza con la nostra Epifania. Il 6 gennaio (per loro il 24 dicembre) vi è a Betlemme la grande festa popolare dell’ingresso dei capi delle Chiese orientali nell’antica basilica della Natività. La massima solennità è riservata all’ingresso del patriarca e dei vescovi ortodossi, che avviene nella tarda mattinata con festoso accompagnamento di tamburi e cornamuse. Seguono, nella notte, le liturgie, celebrate da ogni chiesa al proprio altare. Il giorno dopo (il nostro 7 gennaio) ha luogo il ritorno a Gerusalemme. Poi, il 6 gennaio del calendario giuliano, corrispondente al 18 del nostro, vi è la celebrazione dell’Epifania, cioè del battesimo di Gesù: il giorno prima o il giorno stesso, ogni Chiesa si reca al Giordano, ciascuna al proprio luogo, passando attraverso i campi minati con il permesso, la sorveglianza e la protezione dei militari. Alla celebrazione ortodossa, in particolare, convergono diverse decine di pullman da ogni parte di Israele e della Cisgiordania. Si benedice l’acqua e se ne porta nelle proprie chiese e case.

l secondo fatto da tener presente è che nel quadro sopra accennato vi è un’eccezione: la Chiesa armena. Essa infatti, viva nella chiesa di Gerusalemme fin dall’inizio della propria esistenza e in essa radicata per la propria tradizione liturgica più antica, al pari di essa non accolse l’inserzione del 25 dicembre nel calendario; e quando poi le due Chiese si separarono definitivamente, mantenne, tranne che per un breve periodo nel VI secolo, il calendario di un tempo: conservò quindi all’Epifania l’antico significato di memoria della Natività, e in un desiderio di fedeltà alla propria tradizione monofisita valorizzò in essa la memoria del battesimo, già anticamente presente, lo si è accennato, in diverse Chiese orientali. Ribadì così liturgicamente, racchiudendola in un’unica festa, l’unica natura (perché questo significa il termine monofisismo) di Gesù uomo manifestato nella nascita a Betlemme e di Gesù Dio manifestato nella voce celeste durante il battesimo. A ulteriore legittimazione dell’usanza si aggiunse con il tempo una precisazione storica: il battesimo di Gesù avvenne il giorno stesso della sua nascita, esattamente trent’anni dopo. Ciò a partire da un’esegesi, ai nostri occhi certo un po’ forzata, di Luca 3,21-23. Conseguenza visibile di tutto ciò è che la Chiesa armena è del tutto assente dalla festa orientale del Natale a Betlemme, e che in occasione della festa dell’Epifania essa non si reca al Giordano bensì a Betlemme, ove fra la sera e la notte celebra nella basilica i due misteri sopra enunciati.

https://www.terrasanta.net/2011/11/natale-ed-epifania-tra-oriente-ed-occidente/

sabato 24 dicembre 2022

Dalla Siria la testimonianza del Natale più vero

Il francescano padre Hanna Jallouf è nel Paese mediorientale dall’inizio del conflitto, sempre al servizio dei poveri e dei vulnerabili. Sequestrato dai miliziani nel 2014, è rimasto da solo, insieme a un confratello, ad assistere spiritualmente e materialmente i cristiani nel Governatorato di Idlib. Nei giorni scorsi è stato premiato da Papa Francesco: “Il riconoscimento uno spiraglio di speranza per la mia gente”


In Siria la testimonianza di padre Jallouf: "Guerra e sofferenze, ma Dio non ci ha mai tradito"

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

È una testimonianza del Vangelo silenziosa quella dei cristiani dei tre villaggi di Knaye, Yocoubieh e Gidaideh, nella Valle di Oronte, a 43 chilometri da Antiochia, nel Governatorato di Idlib, in mano ai jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham. Dodici anni fa erano in 10 mila, oggi sono appena 600, poco più di 200 famiglie. Qui padre Hanna Jallouf è rimasto l’unico religioso, insieme ad un confratello, a portare conforto spirituale, materiale e sanitario. “Sono tutti scappati via”, racconta ai microfoni di Vatican News – Radio Vaticana di cui è ospite. “Ormai siamo sotto la guerra da dodici anni, sotto la dominazione dei jihadisti, lontani dal governo non abbiamo risorse economiche o forze per proteggerci”.

Il rapimento nel 2014

Gli occhi di padre Jallouf rivelano la sofferenza del popolo siriano, tradiscono i timori per un destino oscuro, ma irradiano anche la luce di una speranza certa, fondata su Cristo. “Il Signore è sempre stato con noi, non ci ha mai tradito. Neanche quando sono stato rapito”, dice, ricordando il sequestro dei miliziani nel 2014. “Volevano costringermi alla conversione, ma il Signore mi ha dato la forza e il coraggio di testimoniare la fede cristiana”.

Vivere la fede con le restrizioni 

Senza soldi, senza difesa i cristiani di queste terre vivono una quotidianità fortemente condizionata. “La nostra testimonianza è la vita, la gente con cui viviamo sa bene che siamo reali, siamo sinceri e di buona condotta. Noi mandiamo avanti la baracca, ma ci sono tante difficoltà”. Ad esempio, spiega il frate, “siamo costretti a vivere e testimoniare la nostra fede solo dentro le chiese. All’esterno è stato cancellato ogni nostro simbolo religioso, non possiamo suonare le campane, non possiamo vestire il saio francescano, le donne devono coprirsi. Il contesto è molto difficile”.

Ma nonostante queste restrizioni”, prosegue Jallouf con un sorriso, “la nostra fede cresce. Più stringono, più ci allarghiamo. Anche a Natale potremo svolgere le nostre celebrazioni eucaristiche, le novene o allestire il presepe dentro la chiesa, ma fuori o dentro le case è vietato persino fare l’albero di Natale”.

Natale 

La speranza del francescano è che arrivi presto un giorno di pace in cui vivere in pienezza il Natale. A rafforzarlo in questo sentimento è arrivato come un dono inatteso l’incontro nei giorni scorsi con Papa Francesco in occasione della consegna del riconoscimento “Fiore della Gratitudine” promosso dal Dicastero per il Servizio della Carità, simbolo dell’amore che tiene in piedi il mondo e omaggio a Madre Teresa di Calcutta.  “Questo riconoscimento è una gioia dopo tante sofferenze per il mio popolo e la mia gente. Ricevere il fiore ha rappresentato per me e per il nostro popolo uno spiraglio di speranza e gioia. Quando mi ha chiamato il cardinale Mario Zenari, il nostro nunzio, mi ha detto: ‘Il Santo Padre vuole premiarti’. Ho risposto: ‘Non sono degno’. ‘Vieni e vedi’, mi ha detto lui. E allora ho pensato: facciamo come San Paolo quando è entrato a Damasco e gli hanno detto ‘Entra e lì saprai cosa devi fare’. Sono serviti tre giorni e tre notti solo per arrivare ad Aleppo”.

L'incoraggiamento del Papa

Il francescano ha avuto modo anche di parlare personalmente con il Papa: “Ha espresso la sua vicinanza alla nostra gente insieme all’augurio che possa finire questa guerra e presto si conseguano la pace, vera e sicura, la giustizia e il sollievo per il nostro popolo”.

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2022-12/padre-jallouf-siria-guerra-testimonianza-vangelo-premio-papa.html



RIVOLGIAMO AI NOSTRI LETTORI L'AUGURIO DI POTER VIVERE I SANTI GIORNI NATALIZI, PUR SEGNATI DA INQUIETUDINI E DA PREOCCUPAZIONI, CON LE STESSE PAROLE RIVOLTE DA PAPA FRANCESCO A PADRE JALLOUF: 
“Ha espresso la sua vicinanza alla nostra gente insieme all’augurio che possa finire questa guerra e presto si conseguano la pace, vera e sicura, la giustizia e il sollievo per il nostro popolo”.

BUON NATALE E BUON 2023!

mercoledì 21 dicembre 2022

Si avvicina il Natale in Siria

 

di Pro Terra Sancta

Si avvicina il Natale in Siria e l’inverno è oramai alle porte. Le famiglie si preparano in vista del freddo e del mal tempo, facendo scorte di verdure e frutta di stagione essiccata, di vestiti e indumenti pesanti e dove possibile apportando piccole riparazioni alle abitazioni poco isolate.

L’inverno passato ha lasciato un segno non indifferente sugli animi delle famiglie siriane afflitte dalla forte crisi economica in corso: non solo è stato l’inverno più severo registratosi da diversi decenni ma si è verificato in concomitanza con uno dei momenti più difficili delle crisi siriana.

In mancanza di elettricità, di gas, di gasolio e persino di legna la maggior parte delle famiglie siriane hanno affrontato il grande freddo con mezzi insufficienti a garantire un ambiente di vita sano. Ne è conseguito un incremento rilevante dei casi di malattie gravi e tanti sono stati purtroppo anche i decessi.

Eppure la disperazione non vince. Da Aleppo arrivano le voci di chi sta con la popolazione colpita ogni giorno: “Il segreto dei Siriani sta nell’amore bello e sincero che nutrono per la vita, e non vi è esempio di fede più grande di chi sopporta l’avversità e ne fa un’occasione di amore”, raccontano i collaboratori di Pro Terra Sancta. “È a ragione di questa consapevolezza che fa male al cuore oggi, dopo un decennio di sofferenze, vedere che la situazione in Siria segue peggiorando verso un baratro che sembra non avere fondo. Purtroppo, andando a trovare una qualsiasi famiglia sotto la soglia di povertà oggi (si parla dell’ottanta per cento della popolazione) ci si trova di fronte a persone che sembrano avere perso ogni speranza.

Il problema principale che impedisce all’economia siriana di risollevarsi, (rimarcato di recente anche dalla commissione delle Nazioni Unite per la salvaguardia dei diritti umani),  è legato alla mancanza di autonomia energetica da un lato ed all’isolamento economico indotto dal sistema di sanzioni che sono state imposte dai governi dei paesi che avversano il governo siriano: finché in Siria non si riuscirà a restaurare un afflusso di elettricità e di benzina costante e a prezzi abbordabili è difficile pensare a una ripresa. A tenere in ginocchio il paese oggi è soprattutto la mancanza di risorse e di infrastrutture essenziali a garantire la stabilità del sistema economico.


In questo contesto, l’adozione di fonti di energia rinnovabile e autosufficienti rappresenta l’unica alternativa accessibile, sebbene il suo apporto rimanga marginale. Per questo ci siamo impegnati negli ultimi anni, come tante realtà umanitarie operanti in Siria, a sovvenzionare l’impiego di pannelli fotovoltaici, partendo da Aleppo. Nel 2022 Pro Terra Sancta ha finanziato e promosso l’installazione di 120 impianti ad Aleppo, garantendo alle famiglie beneficiarie una fornitura costante di elettricità e di acqua calda in casa. Con temperature esterne proibitive e poche ore di luce al giorno, tutti i beneficiari hanno confermato che l’adozione di un sistema fotovoltaico è stata determinante per il benessere della famiglia. Alla stregua di ciò e del continuo aumento della richiesta di ulteriori interventi simili ci stiamo impegnando per potere raggiungere il maggiore numero di beneficiari possibili, ad Aleppo come a Damasco e a Latakia. “Intervenire al più presto e con tutti i mezzi sta diventando una questione vitale – dichiara George, tra gli operatori di PTS sul campo – senza elettricità e riscaldamento le famiglie non possono vivere dignitosamente e guardano all’estero per cercare una via di fuga. Dobbiamo continuare ad alimentare la speranza nei cuori delle nostre famiglie.”

Il popolo cristiano in Siria si appresta a celebrare il Natale come sempre con grande entusiasmo e coinvolgimento. L’attesa del Natale qui, forse più che altrove, è un’attesa carica di devozione e di speranza, perché i fedeli sanno che solo da Lui può venire la forza di andare avanti nelle intemperie. Una luce di speranza che illumina anche il buio più profondo dove è precipitato uno dei paesi più affascinanti di tutto il Medio Oriente.

LINK PER SOSTENERE I PROGETTI DI PROTERRASANCTA  IN SIRIA : https://www.proterrasancta.org/it/come-sostenerci/


https://www.proterrasancta.org/it/si-avvicina-il-natale-in-siria/

domenica 18 dicembre 2022

Le sanzioni stanno uccidendo i siriani e sono una violazione dei diritti umani


di Steven Sahiounie

Damasco ora è molto fredda e presto sarà ricoperta di neve. Circa 12 milioni di siriani stanno affrontando un inverno mortale senza combustibile per il riscaldamento, benzina per i trasporti e case buie ogni sera senza elettricità. Anche Aleppo, Homs e Hama sono estremamente fredde per tutto l'inverno. 

Immagina di essere malato e di dover andare dal medico o in ospedale. Le ambulanze in Siria ora risponderanno solo alle chiamate più pericolose per la vita perché devono risparmiare benzina o rischiare di esaurirsi completamente. La benzina sul mercato nero costa ai siriani l'equivalente di 50 dollari USA per un serbatoio di carburante da 20 litri.

Le sanzioni contro la Siria sono state imposte dall'Unione Europea, Stati Uniti, Canada, Australia, Svizzera, Lega Araba e altri paesi a partire dal 2011. Le sanzioni miravano a rovesciare il governo siriano, privandolo delle sue risorse. Il "cambio di regime" sponsorizzato dagli Stati Uniti è fallito ma le sanzioni non sono mai state revocate.

Per 12 anni gli Stati Uniti e l'UE hanno imposto sanzioni economiche alla Siria che hanno privato i siriani della loro dignità e dei loro diritti umani.

Nuovo rapporto delle Nazioni Unite chiede la revoca delle sanzioni alla Siria

La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani, Alena Douhan , ha sollecitato la revoca delle sanzioni contro la Siria , avvertendo che si stavano aggiungendo alle sofferenze del popolo siriano dal 2011.

“Sono colpito dalla pervasività dei diritti umani e dall'impatto umanitario delle misure coercitive unilaterali imposte alla Siria e dal totale isolamento economico e finanziario di un Paese il cui popolo sta lottando per ricostruirsi una vita dignitosa, dopo la decennale guerra, ha detto Douhan.

Dopo una visita di 12 giorni in Siria, Douhan ha affermato che la maggior parte della popolazione siriana attualmente vive al di sotto della soglia di povertà, con carenza di cibo, acqua, elettricità, riparo, combustibile per cucinare e riscaldare, trasporti e assistenza sanitaria. Ha parlato del continuo esodo di siriani istruiti e qualificati in risposta alle difficoltà economiche di vivere a casa.

Douhan ha riferito che la maggior parte delle infrastrutture è stata distrutta o danneggiata e le sanzioni imposte su petrolio, gas, elettricità, commercio, costruzioni e ingegneria hanno ridotto il reddito nazionale, il che ha impedito la ripresa economica e la ricostruzione.

Le sanzioni impediscono di ricevere pagamenti dalle banche e consegne da produttori stranieri. Gravi carenze di medicinali e attrezzature mediche hanno afflitto ospedali e cliniche. La mancanza di un sistema di trattamento dell'acqua ad Aleppo ha causato una grave epidemia di colera alla fine dell'estate e il sistema non può essere acquistato, installato o mantenuto sotto le attuali sanzioni statunitensi contro la Siria.

Duhan ha detto,

Esorto l'immediata revoca di tutte le sanzioni unilaterali che danneggiano gravemente i diritti umani e impediscono qualsiasi sforzo per un rapido recupero, ricostruzione e ricostruzione".

Le sanzioni statunitensi non sono efficaci

Nel 1998, Richard Haass ha scritto, "Sanzioni economiche: una cosa troppo brutta".   Ha avvertito i responsabili della politica estera statunitense che le sanzioni da sole sono inefficaci quando gli obiettivi sono grandi o il tempo è breve. Il rovesciamento del governo siriano è un obiettivo enorme e le sanzioni non hanno raggiunto tale obiettivo.

Haass ha previsto che le sanzioni potrebbero causare difficoltà economiche e migrazione. Nell'estate del 2015 circa mezzo milione di siriani hanno attraversato l'Europa come migranti economici e sono stati accolti principalmente dalla Germania.

C'è un imperativo morale a smettere di usare le sanzioni come strumento di politica estera perché le persone innocenti ne sono colpite , mentre le sanzioni hanno fallito.

Gli Stati Uniti rubano il petrolio siriano e non permetteranno l'arrivo di petrolio importato

Secondo il governo degli Stati Uniti, le sanzioni alla Siria “proibiscono nuovi investimenti in Siria da parte di cittadini statunitensi, proibiscono l'esportazione o la vendita di servizi in Siria da parte di cittadini statunitensi, proibiscono l'importazione di petrolio o prodotti petroliferi di origine siriana e proibiscono a cittadini statunitensi il coinvolgimento in transazioni riguardanti petrolio o prodotti petroliferi siriani”.

C'è una deroga che può essere richiesta al Dipartimento del Commercio, per aggirare le sanzioni; tuttavia, si applica solo all'invio di articoli nell'area di Idlib occupata dai terroristi. Hayat Tahrir al-Sham era l'affiliato di Al Qaeda in Siria ed è l'unico gruppo terroristico che attualmente  detiene un territorio in Siria.

Il 22 ottobre, il media Energy World ha riferito che le forze di occupazione statunitensi avevano contrabbandato 92 autocisterne e camion di petrolio e grano siriani rubati dalla Siria nord-orientale alle basi statunitensi in Iraq. Il furto è continuo e costante.

Gli Stati Uniti hanno collaborato con le forze democratiche siriane (SDF), una milizia curda che ha un'ala politica che segue l'ideologia comunista iniziata da Abdullah Ocalan del PKK. Il presidente Trump ha ordinato alle forze armate statunitensi di rimanere ad occupare la Siria nord-orientale e ha ordinato ai soldati statunitensi di rubare il petrolio siriano in modo da impedire al popolo siriano nel resto del paese di beneficiare della benzina e dell'elettricità prodotte dai pozzi.

Il ministero siriano del petrolio ha dichiarato ad agosto che le forze statunitensi stavano rubando l'80% della produzione petrolifera siriana, causando perdite dirette e indirette di circa 107,1 miliardi all'industria petrolifera e del gas siriana.

Poiché il governo di Damasco è privato del petrolio prodotto dai suoi pozzi, è costretto a dipendere dal costoso petrolio importato, di solito dall'Iran. Gli Stati Uniti requisiscono abitualmente le petroliere iraniane, come l'incidente di recente quando la Marina degli Stati Uniti ha preso in ostaggio una petroliera al largo delle coste della Grecia diretta in Siria, ma alla fine è stata rilasciata dalla Grecia.

Carenza di benzina 

Il governo ha istituito un fine settimana di tre giorni per le scuole e gli uffici civili, oltre a sospendere gli eventi sportivi per risparmiare carburante.

Maurice Haddad , direttore della Compagnia generale per i trasporti interni di Damasco, ha dichiarato al quotidiano al-Watan che il governo ha fissato quote più severe per il diesel, portando a un minor numero di servizi di autobus giornalieri.

Il sito web di notizie Athar-Press ha riferito che diverse panetterie a Damasco hanno dovuto chiudere a causa della mancanza di carburante.

Il carburante è necessario per generare elettricità in Siria e la mancanza di carburante domestico o importato significa che la maggior parte delle case in Siria ha circa un'ora di elettricità a diversi intervalli ogni giorno e la quantità diminuisce ogni giorno.

Esenzioni dalle sanzioni solo per Idlib e i curdi

Le uniche due aree in Siria che non sono sotto l'amministrazione di Damasco sono Idlib nel nord-ovest e la regione curda sponsorizzata dagli Stati Uniti nel nord-est. Le sanzioni statunitensi  esentano dall'invio di articoli solo in questi due luoghi. Ma questi due luoghi rappresentano un piccolo numero di siriani rispetto ai civili in tutto il paese e alle principali città di Damasco, Aleppo, Homs, Hama e Latakia. Gli Stati Uniti si assicurano che le persone che sono contrarie al governo siriano continuino a essere ricompensate con rifornimenti e ricostruzione, mentre i milioni di civili pacifici sono mantenuti in un costante stato di sofferenza e privazione.

https://www.globalresearch.ca/us-sanctions-killing-syrians-human-rights-violation/5802431

lunedì 12 dicembre 2022

Lettera da Aleppo n. 45: la dinamica del provvisorio.


 

Il fr. marista George Sabe, autore con il dottor Nabil Antaki del libro ‘’Lettere da Aleppo’’  - https://oraprosiria.blogspot.com/2020/10/la-follia-dei-guerrafondai-e-il-senno.htmlcontinua a raccontare con parole intense, da cui traspaiono sensibilità e fragilità umane ma anche coraggio, commovente passione e grandezza d’animo, la situazione drammatica in cui versano da oltre undici anni i suoi concittadini e l’intero Paese.

Per me, è sempre un grande privilegio tradurre e contribuire a diffondere i messaggi di queste due persone eccezionali che si prodigano, instancabili, nel soccorso materiale e morale ai diseredati, vittime innocenti della guerra iniqua che sta distruggendo la Siria.

Offriamo sostegno e solidarietà, per spezzare il cerchio dell'ingiustizia che schiaccia il popolo siriano umiliato, derubato, martirizzato e dimenticato, diventando almeno voci che parlano nel suo nome, come ci invita a fare fr. George, e magari anche diffondendo il loro libro ‘’ Lettere da Aleppo’’ in occasione del Natale. Grazie.  Maria Antonietta Carta 


La dinamica del provvisorio.

Lettera da Aleppo n. 45 (4 dicembre 2022)


In questi giorni, gli occhi di tutto il mondo sono puntati sui mondiali di calcio. Questo è l'argomento che occupa quasi tutte le pagine dei social network. I canali televisivi ci offrono di assistere alle partite durante un mese e i media di commentarle, per distoglierci, come d’abitudine, dalle cose importanti. Mentre scrivo questa lettera, è il Black Friday che ci invita a consumare e a non smettere di consumare. Le notizie sulle guerre in Ucraina e in Siria [per non parlare del disgraziato Yemen n.d.t.] passano in secondo piano e la situazione economica dei Paesi più poveri non interessa a nessuno, ma sono stati spesi 200 miliardi di dollari USA per organizzare il Mondiale 2022.

Tra meno di un mese, si volterà pagina e i media occidentali si concentreranno sulle festività di Natale e Capodanno.

Il nostro mondo sta procedendo con la dinamica del provvisorio? Siamo costretti a vivere il momento presente senza pensare al futuro? dovremmo accettare senza filtri tutto ciò che i media ci offrono? Chi decide il fatto del giorno? Naturalmente, il nostro Paese è ignorato dai media.

Uno dei principi che abbiamo per aiutare le famiglie è stabilire una relazione con loro. Perciò, si inizia rendendogli visita per capire la loro situazione. Condivido con voi delle esperienze recenti:

1. Una famiglia composta dalla nonna, che non ha notizie del marito scomparso da diversi anni, dal figlio disoccupato e sua moglie incinta e dalla figlia con il marito che fa lo straccivendolo e il loro quattro figli, tre maschi e una femmina. Una stanza di 9 mq per dieci persone che vanno da 0 a 65 anni. La ragazza ha dovuto interrompere gli studi perché non poteva permettersi neppure il trasporto per l'università. Una batteria alimenta una lampada a LED. Durante la guerra e anche dopo, si sono spostati più volte. La casa non è loro. Gliela hanno prestata degli amici. Hanno bisogno di tutto: di tutto ciò che li aiuterebbe a vivere dignitosamente (vestiti, pannolini e latte per il bambino, generi alimentari, medicinali, ecc.). Di fronte a questa miseria, noi non possiamo stare a guardare, dobbiamo agire.

2. Un'altra famiglia che abbiamo visitato di recente, durante una notte di pioggia, vive in un altro quartiere molto povero di Aleppo. L'ingresso e la cucina erano coperti da un telone che lasciava passare l'acqua. In una stanza invece ben riscaldata, un giovane di 17 anni anni paraplegico era steso a terra. Alla domanda su come si tenevano al caldo, il papà ci mostrò un grosso sacco colmo di pezzi di stoffa e ci disse: Non c'è gasolio. Il governo ha promesso di distribuirne 50 litri all'anno per famiglia, ma cosa possono fare 50 litri di gasolio in un inverno rigido? Come riscaldare la casa e l'acqua per fare un bagno? Le famiglie bruciano plastica, pezzi di stoffa... qualsiasi cosa. Le stanze sono umide e fredde. Tutto ciò può causare problemi molto seri alla salute. Sappiamo che la carenza è dovuta alle sanzioni imposte al Paese e ci rassegniamo.

Di fronte alla situazione di estrema povertà denunciata dalle agenzie delle Nazioni Unite, molti dei nostri concittadini vivono nella rassegnazione. Quindi, la domanda diventa urgente: Stiamo vivendo una dinamica del provvisorio che potrebbe un giorno cambiare o stiamo vivendo situazioni che si perpetueranno?

Potreste essere la nostra voce? Parlare per noi della situazione del popolo siriano dimenticato? Contiamo sul vostro sostegno e solidarietà per rompere le strutture dell'ingiustizia che ci schiaccia!

Noi Maristi blu non vogliamo stare a guardare. Agiamo, ci spostiamo verso la frontiera della miseria per cercare di raggiungere l'altro, per risollevarlo e restituirgli la sua dignità.

Una giovane donna è venuta a trovarmi e mi ha detto: È vero che siamo persone semplici, abbattute e senza speranza, ma ci aiuti ad alzarci, a osare e a continuare il cammino.

In questi mesi, abbiamo ricevuto diversi amici stranieri. Alcuni vengono a nome delle loro organizzazioni e altri per cercare più verità sulla realtà della vita quotidiana del popolo siriano. La scorsa settimana abbiamo ricevuto la visita del fr. Aureliano Garcia, Provinciale dei Fratelli Maristi, accompagnato dal fr. Manuel Jorgues. Abbiamo avuto tanto tempo per discutere e riflettere sulla realtà dei Maristi Blu e sul futuro. Sono state sollevate questioni importanti che toccano il peso della presenza dei Maristi ad Aleppo e della continuità dell'opera al servizio del popolo siriano che soffre. Fr. Aureliano ha appena pubblicato una lettera, inviata a tutti i Maristi della Provincia. Copio, con il suo permesso, queste poche parole: La vostra presenza è la presenza della Chiesa accanto a chi soffre. La vostra missione rende visibili i discepoli di Gesù nella terra delle prime comunità cristiane all'inizio della nostra storia. Anche la vostra vita quotidiana è, senza dubbio, un impegno al dialogo e alla fratellanza con il mondo musulmano. Grazie!

Sul dialogo e fratellanza con il mondo musulmano, una signora musulmana, volontaria marista, mi ha chiesto di pregare per lei e per la sua famiglia che sta attraversando un momento difficile: So che la domenica vai a Messa e preghi, tienimi presente nella tua preghiera.

I nostri vari progetti sono ben avviati. I giovani che distribuiscono i pasti caldi del progetto “Pane Condiviso”, offrono a 250 anziani e vulnerabili un rapporto umano che va molto al di là della semplice consegna di un piatto caldo quotidiano.

In questi giorni, le signore in cucina preparano del buon cibo per la tradizionale festa di Santa Barbara e cominciano a fornire i pasti del periodo natalizio.

I bambini del progetto educativo “Voglio imparare” e quelli dei progetti di sostegno psicosociale "Lotus and Bamboo", riempiono di vita tutta la casa. Sono qui dalle 9 del mattino. Supervisionati da animatori esperti, si sentono felici di vivere con noi. Abbiamo celebrato con loro la Giornata Mondiale dei "diritti dei bambini". I loro genitori hanno già partecipato a due incontri formativi su temi essenziali per l'educazione dei propri figli. La lista d'attesa per questi tre progetti è molto lunga e purtroppo non possiamo rispondere a tutte le richieste.

Ramo” è un progetto di supporto psicologico per le donne. Due volte alla settimana, 24 donne divise in due gruppi si incontrano per parlare e condividere.

Il progetto "Crescita delle donne" riunisce, due volte a settimana, 60 donne, in due gruppi che si confrontano su temi a loro utili con relatori di qualità: medici, psicologi, esperti di storia del nostro Paese e della nostra città, formatori in scienze sociali e religiose, formatori nelle arti culinarie e lavoro manuale.

Venti donne partecipano alla sessione “Taglio e cucito”. Sono tutte motivate a imparare a cucire e poter così mantenere le proprie famiglie. Per quattro mesi, matita alla mano, disegnano i modelli poi tagliano, ritagliano e cuciono gonne e camicie sotto la guida di un esperto.

Il centro "MIT" continua a offrire formazione su vari argomenti; agli ultimi, su “Le basi dello sviluppo personale”, hanno partecipato 22 giovani.

Attualmente, oltre 45 adulti stanno beneficiando dei programmi “Training Professionale” e “Microprogetti”. Imparare un mestiere permette ai giovani di costruirsi un futuro di dignità. Allo stesso modo, lanciare il proprio progetto è un'opportunità per non cadere nell'accattonaggio e nella dipendenza.

Le sarte di "Heartmade" lavorano con il cuore. Natale e il nuovo anno che si avvicina sono un'opportunità per partecipare a mostre per vendere la maggior parte della loro produzione. Si tratta sempre di pezzi unici, molto belli e di ottima qualità.

Più di 800 famiglie attendono mensilmente il nostro ‘’Paniere Alimentare’’. Questa è un'opportunità per ascoltare quanto sia essenziale per loro il paniere, in questi tempi in cui i prezzi dei generi di prima necessità sono alle stelle.

Anche quest'anno e grazie agli amici abbiamo rilanciato il progetto di sostegno per studenti delle scuole e universitari. Aiutiamo i genitori a pagare le spese delle rette, che hanno subito un notevole incremento. Alcuni genitori non possono nemmeno coprire il costo del materiale scolastico e del trasporto. Noi crediamo fermamente che l'educazione e l'istruzione sono la via per la pace e per il futuro.

Il latte in polvere continua ad aumentare di prezzo diventando merce rara. Eppure è essenziale per lo sviluppo dei bambini. Stiamo cercando in tutti i modi di fornirlo a circa 3.000 bambini sotto gli 11 anni attraverso il progetto “Goccia di latte”.

E che dire del progetto sanitario? La realtà è catastrofica. Spese per un ricovero ospedaliero o per le cure ammontano a cifre insostenibili. Noi partecipiamo con altre organizzazioni cattoliche al sostegno dei malati e delle loro famiglie.

In cammino verso il Natale, condivido con voi questo testo di meditazione e preghiera:

Signore, aiutami a mettermi in cammino. Il cammino dell'uomo, di ogni uomo. Il cammino dell’umanità. Signore, aiutami ad ascoltare le grida che salgono verso di te. Le grida degli affamati e dei senza voce. Signore aiutami a sorridere. Un sorriso che viene dal mio cuore.


Buon Natale e Felice Anno nuovo da fratello George Sabe per i Maristi Blu.

Aleppo, 4 dicembre 2022.

trad. Maria Antonietta Carta