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giovedì 15 luglio 2021

Una “Lettera agli amici” dal parroco latino di Aleppo: la presenza cristiana nella afflizione della città

  

  Dall’emergenza scuola alla crisi alimentare, dalla pandemia di Covid-19 al problema abitativo, soprattutto per le giovani coppie di sposi: Padre Ibrahim racconta le difficoltà di una città alle prese con molte emergenze alimentari, educative e sanitarie per il Covid. I prezzi sono in continuo aumento, le sanzioni disumane e la popolazione è alla fame. L’obiettivo di aprire una mensa calda per i più poveri. Ai giovani: in una fase critica, sposarsi è “un atto eroico di fede”. (da Asianews)


PARROCCHIA LATINA S. FRANCESCO D'ASSISI ALEPPO - SIRIA 

Carissimi amici e amiche,

con questa lettera, voglio aggiornarvi attorno alla nostra vita e missione, offrendo a voi un quadro della nostra vita nella città di Aleppo, in modo da approfondire ancora di più e ancora meglio la comunione tra noi; una comunione che ha voluto il Signore, ispirandoci di scrivervi per incontrarvi idealmente e per mantenere il contatto, ma, ancor di più, pregandovi di interessarvi alle nostre sofferenze cercando sempre modalità efficaci per aiutarci nella Via Crucis che stiamo ancora percorrendo.

Effetti delle sanzioni

Riguardo alle sanzioni, di sicuro, ci permettiamo di denunciarle come "sanzioni disumane", che vengono applicate in modo ingiusto e che fanno soffrire tutto il popolo, in modo particolare i più deboli.

E possibile che in un paese ricco di petrolio e il gas, vengano a mancare proprio queste materie essenziali? Questa mancanza influenza il buon funzionamento di ospedali e la manutenzione e l'acquisto dell'attrezzatura medica, rendendo, di fatto, il paese paralizzato.

La mancanza di elettricità soffoca tutta la gente, rendendo la vita nelle case impossibile sotto tutti i punti di vista. Immaginate che durante il periodo di freddo rigido, la gente non riusciva neppure a riscaldare l'acqua sanitaria! Facciamo tanta fatica a trovare una bombola di gas e, quindi, a cucinare. La stessa cosa vale per il caldo soffocante e prevedibile in città durante l'estate: anche in questa occasione ci sarà la sofferenza per l'impossibilita di azionare i condizionatori o i semplici ventilatori!

Di sicuro, gli effetti delle sanzioni hanno causato il peggioramento continuo della situazione economica di tutta la gente, schiacciando sempre i più vulnerabili, cioè la maggior parte della gente che oggi non riesce più a trovare il pane quotidiano.

Ritorno ai piani di emergenza

Non mi voglio dilungare eccessivamente, ma oltre alle sanzioni ci sono tanti altri fattori che rendono la vita sempre più dura per la gente. Il risultato triste, purtroppo, è che stiamo assistendo ad un peggioramento lento in ogni campo, che diventa sempre più imponente e più duro per le condizioni di vita. Infatti, anche dall'inizio dell'anno, abbiamo notato il precipitare della situazione e, mentre diverse associazioni hanno considerato la situazione come "fuori dell'emergenza umanitaria", noi, controcorrente, siamo tornati ai piani di soccorso legati all'emergenza.  

Risposta ad alcune sfide

La vita diventa sempre più cara e la gente allora subisce la fame. Ogni volta rimaniamo addolorati e sorpresi dall'aumento dei prezzi anche della verdura; la frutta di stagione diventa irraggiungibile per la maggioranza delle famiglie che sono povere. Immaginate che metà dello stipendio mensile di un lavoratore è appena sufficiente per acquistare qualche stelo di verdura e un po' di pasta!Vista "l'esplosione della fame", siamo tornati quindi alla distribuzione degli alimenti o, almeno, all'aiuto con delle somme di denaro per coprire i bisogni di cibo, alla maggior parte delle nostre famiglie. Inoltre, abbiamo ultimamente distribuito il "pane" a tutti quegli anziani che non riescono a reggere ore e ore di fila in piedi dinanzi ai panifici! Oltre a tutto questo, stiamo sognando e progettando concretamente di aprire una mensa per un "piatto caldo" per tanti bisognosi che giornalmente "guardano il cielo", auspicando e chiedendo l'intervento di Colui che cura ogni creatura.

Dal punto di vista sanitario, sopraggiunta la pandemia alla lunga lista delle nostre "piaghe", abbiamo notato come tanta gente colpita dal Covid-19 preferiva morire in casa, senza nessuna assistenza, perchè non aveva i soldi per pagare le cifre esose delle cure costose; alcune famiglie hanno pure venduto le proprie case per permettersi di curare i loro cari. Al momento abbiamo ricevuto un numero limitato di vaccini anti-Covid19, dati in elemosina a noi e che vengono somministrati sia allo staff che lavora nel campo sanitario, sia a chi lo desidera, iniziando dai più anziani. Purtroppo abbiamo ancora nuovi contagiati e cosi anche nuovi deceduti, mentre poca gente è stata sottoposta al vaccino. Come risposta, ci siamo dati da fare col rafforzare la copertura sanitaria per affrontare il Covid, con una cura che copre totalmente, nella maggior parte dei casi, gli ammalati affetti dal virus e che include le visite mediche, le analisi, interventi chirurgici e anche medicine per tutti i tipi di malattie.

I piani di emergenza non si fermano solo a queste cose, perchè da noi anche la distribuzione dei vestiti è una necessità, specialmente per i bambini {mille quasi). I pannolini per i piccoli, cosi come i pannoloni per anziani bisognosi (e lo stesso per il pacco igienico), rappresentano oggi più che mai una priorità!

In un paese dove le scuole si sono chiuse per il secondo anno di seguito, sia a causa del Covid sia della mancanza di carburante e di gasolio per il trasporto, (siamo certi, inoltre, che il programma scolastico non sarà mai recuperato), abbiamo rafforzato il Centro "Dopo scuola" durante il pomeriggio, come momento di recupero scolastico che aiuta gli alunni nelle materie principali, in modo tale che essi non perdano niente della loro educazione intellettuale essenziale.

Davanti ad un aumento imponente di prezzi, anche gli affitti di casa hanno avuto i loro sbalzi. Succede, ad esempio, che una famiglia che riusciva a malapena a pagare un affitto mensile pari a 60 mila lire siriane con tanti sacrifici, viene avvisata che per il mese successivo l'affitto sarà di 100 mila lire: si è costretti, cosi, a lasciare subito la casa. In questo modo, la famiglia annega nella povertà e l'affitto di casa diventa una schiavitù che schiaccia le famiglie. Immaginate, allora, cosa succede dal momento che la maggior parte delle nostre famiglie cristiane, specialmente le nuove famiglie con dei bambini piccoli, vive in case in affitto e ha delle entrate molto limitate!  

Priorità della gioventù e tante risposte

E' una certezza palpabile, oltre ai bisogni di tutte le fasce di età nella città, che i giovani stanno male. Essi, appena entrano all'università e cominciano a guardare verso il futuro, intuiscono le difficoltà oggettive che li aspettano: mancanza di lavoro, servizio militare obbligatorio e senza limiti chiari di tempo, caro vita e difficoltà economiche che gli impediscono di avere il necessario per i loro studi. Sono facilmente guidati alla disperazione, e pensano di fuggire la realtà anzichè affrontarla, ripiegando nella soluzione dell'emigrazione.

Anche in questo ambito è molto importante l'intervento della Chiesa. Poichè questi giovani sono il futuro, diventano allora una priorità: sono fra i più bisognosi di accompagnamento umano e spirituale, che li fa sentire amati, assistiti e serviti e che non li fa sentire soli. Lottiamo da anni e a loro favore per aprire delle vie di uscita dai loro ostacoli, attraverso dei progetti di micro-economia per chi non studia o per chi ha finito già questa fase. Chi studia è aiutato attraverso una somma per l'occorrente per gli studi {trasporto, manuali e libri...), ma, ancor di più, alcuni vengono supportati nella paga di corsi extrascolastici che arricchiscono il loro curriculum. Cerchiamo, anche, di procurare loro occasioni di lavoro parziale, durante il pomeriggio o la sera. Questo aiuto materiale va di pari passo con la formazione spirituale attraverso le associazioni e i gruppi giovanili nei quali vengono accolti.  

Priorità della famiglia

Parlando dei giovani, non possiamo dimenticare le coppie di fidanzati che desiderano edificare fra le rovine della città distrutta una "chiesa domestica". Un progetto audace che prende origine dalla Fede e non appartiene soltanto alle singole coppie, ma soprattutto a Dio nell'ottica della Creazione. Perciò diventa anche il progetto della Chiesa: l'appoggio a questo loro desiderio e, quindi, alle famiglie nascenti è una nostra priorità.

Nelle condizioni di vita attuali ad Aleppo, progettare di sposarsi è già un "atto eroico di fede". La Chiesa, quale madre, non può non appoggiarlo con tutte le forze! Ecco allora che ci sono tanti progetti come quello chiamato "regalo di nozze", che consiste nel regalare, ad ogni coppia che prenota il matrimonio in qualsiasi Chiesa di Aleppo. secondo i bisogni, un intervento di riparazione necessaria alla casa, o un pezzo dell'occorrente elettrico (frigorifero, forno, o altro), o un arredamento di una stanza da letto, o la pigione di affitto di casa per qualche mese. Tutto questo aiuto va di pari passo con un corso prematrimoniale di 13-15 incontri, che rappresenta un vero accompagnamento umano e spirituale. 

Le nuove famiglie che nascono, continuano ad essere una priorità anche nel prosieguo. Anche loro appartengono al progetto di Dio nella Chiesa e nella società; sono il nostro futuro in quanto nucleo vitale che porta in sè tutti i germogli della vita e vanno protette, cosi come lo "zigote" che ha bisogno di essere protetto, accudito e nutrito in un grembo caldo e nutriente che è la Chiesa. E' per questo, allora, che siamo molto sensibili ai vari bisogni di queste "chiese domestiche", aperte alla vita e al sacrificio quotidiano, come per esempio l'assistenza a partire dagli alimenti, l'assistenza sanitaria necessaria e l'accompagnamento in tutti gli altri bisogni spirituali, soprattutto nei primi cinque anni di vita matrimoniale, attraverso le visite alle case e gli incontri settimanali organizzati in parrocchia.

Cammino di fede

La gente cristiana della nostra città, (ma posso dire di tutto il paese), è gente che crede profondamente e che vive la sua fede in maniera autentica. Questo si manifesta nella partecipazione alle celebrazioni liturgiche in chiesa e nella preghiera a casa e al lavoro.

Guardando, per esempio, la partecipazione della gente alle Messe quotidiane durante il mese mariano e durante questo mese dedicato al S. Cuore di Gesù, rimango sempre consolato e meravigliato. Dopo tutta una giornata di lavoro con il "sudore sulla fronte", tanti uomini vengono subito dopo il lavoro, prima di tornare a casa, per partecipare alla S. Messa, alla Litania del S. Cuore e alla benedizione con l'icona. Lo stesso per tante mamme che portano i loro piccoli sulle braccia {o appena riescono a camminare} per la partecipazione all'Eucaristia: sono esauste dalla stanchezza, dalla preoccupazione, eppure riescono a venire per offrire la propria vita, la famiglia, le speranze e le sofferenze al Signore. Le famiglie riescono a trasmettere la fede ai figli, nonostante tutte le fatiche immaginabili, nonostante la guerra e gli scontri di generazioni. Ogni settimana la nostra Parrocchia di San Francesco in Aleppo, accoglie settimanalmente quasi mille bambini e giovani, curando la loro formazione umana e spirituale, sia con il catechismo durante l'anno scolastico, sia con le attività di oratorio estivo e di campeggi: E' un peso enorme che prende tante energie, ma è una grazia grande che il Signore ci concede per "fare la nostra parte" nell'ambito del servizio educativo e formativo della Chiesa ad Aleppo.

Con questa fede praticata dalla gente, si sente tanta generosità riguardo ai bisogni della chiesa. Nonostante l'esiguità della raccolta durante le Messe a causa della povertà, la gente manifesta la propria generosità regalando parte del loro tempo e delle loro energie: le donne puliscono la nostra chiesa di S. Francesco due volte la settimana; i laici confezionano le ostie per le Messe; i genitori ma anche vari giovani fanno il catechismo ai bambini!

Questa fede si sente perchè la gente ha sete alla Parola di Dio e dà grande importanza al sacramento della confessione celebrato con frequenza. I fidanzati bussano la nostra porta per chiedere di aggregarsi ai corsi in preparazione al matrimonio e i giovani sposi vengono con tanto entusiasmo per assistere agli incontri di accompagnamento umano e spirituale nei primi anni del matrimonio.

Di sicuro, non si tratta solo di rose e di fiori, ma ci sono delle "lacune" nel cammino che un pastore vede e cosi si fa di tutto per lavorare con la gente, affinchè accompagnata riesca a crescere sempre di più nella fede.  

Carissimi amici, mentre mi preparavo per la festa di Sant'Antonio di Padova, il patrono della nostra Provincia francescana del Medioriente, la Custodia di Terra 5anta, approfondendo la sua vita, notavo come egli ci abbia aiutato, a nostra insaputa, a seguire le sue orme di missionario, in questa terra aleppina. Dall'aspetto della trasmissione della fede ai piccoli e ai grandi, nelle piazze e nelle chiese, all'aiuto ai poveri, ravvedo come il Signore "faccia sempre con noi, indegni, cose grandi" e a favore del suo popolo. Tutto questo di sicuro, grazie all'intercessione e l'intervento puntuale di questo grande santo che con San Francesco, suo e nostro padre, sta facendo un grande servizio alla gente, specialmente ai più poveri della città.

Ci poniamo, ovviamente, sul solco di una Tradizione profonda e ininterrotta che ha la sua scaturigine più di duemila anni fa sul Golgota, quando Gesù ha espresso il dono di sè sulla Croce, e che è proseguita con la vita e la testimonianza concreta delle prime Comunità cristiane, quella di Gerusalemme dove fra i fedeli "nessuno infatti tra loro era bisognoso" {At 4,34} e quelle di Macedonia, dove i fedeli, pieni di prove e di sofferenze e di "estrema povertà", hanno donato ai fratelli, colpiti dalla carestia, non solo "secondo i loro mezzi", ma "anche al di là dei loro mezzi" {2Cor 8,3}. Questa linea di carità solidale continua senza interruzione e trova in San Francesco e Sant'Antonio di Padova una vera realizzazione della vocazione cristiana, nella cui vita e missione splende in modo mirabile l'esperienza concreta e luminosa della Carità. Quello che fiorisce oggi, dunque, è una "normale continuità" di quello che è iniziato e continua lungo la storia della Chiesa.

In ognuno di voi, percepiamo questa storia luminosa di Dio, troviamo la storia di tanti uomini e donne generosi che hanno saputo dare la vita ai fratelli. Anche voi, come Gesù e sulla scia di San Francesco e Sant'Antonio di Padova, pieni della stessa "grazia di Dio concessa alle Chiese di Macedonia", riuscite ad aprire il cuore a Cristo, ad "allargare lo spazio della vostra tenda", pensando di partecipare spiritualmente e materialmente ai bisogni delle nostre Chiese che "portano la croce" nel Medioriente.

Quello che chiedo per voi al nostro Sant'Antonio è che alla carità verso gli ultimi e lo zelo per aiutarci in tutti i modi possibili, si aggiunga anche la santità della vita.

Aleppo, 16 giugno 2021

fr. lbrahim Alsabagh ofm,  Parrocchia S. Francesco D'Assisi  

sabato 10 luglio 2021

Emergenza luce: cala il buio sulla Siria

Diamo troppo spesso per scontato la possibilità di schiacciare un interruttore. La prossima volta che accenderete una luce, pensate di accenderla in Siria, per la Siria. 

La luce, un bene essenziale quasi scontato

In Siria l’energia pubblica c’è un paio d’ore al giorno. Per il resto della giornata i cittadini devono arrangiarsi. Per le vie di Aleppo, ci sono migliaia di fili intrecciati per le strade collegati ad alcuni generatori privati disposti in alcuni punti della città. Chi vuole, ma soprattutto chi può permetterselo, si attacca al generatore e gli viene erogata una certa quantità di corrente elettrica. I costi sono esorbitanti.

Noi nelle nostre case (qui in Italia) siamo abituati alla luce, alla corrente elettrica come un bene scontato e indispensabile. Lo standard in Italia si aggira intorno ai dieci ampere.  Lì il costo per uno o due ampere di corrente elettrica è davvero alto. Con un ampere accendi due o tre lampadine, con due ampere tiene accese quattro lampadine ,  ma un solo ampere costa 1 euro per settimana. 

Due ore al giorno di elettricità. Due Ampere a settimana per un totale di 2€, 3.000 Lire Siriane. Con l’elettricità pubblica si riescono a tenere 4 lampadine accese o una lampadina e, forse, un frigorifero sempre per due ore al giorno, di solito verso mezzogiorno e alla sera.

Poi sulla Siria cala il buio della notte e della crisi energetica che continua a imperversare sul Paese dall’imposizione dei dazi sul petrolio da parte di Stati Uniti ed Europa. E la popolazione è sempre più in ginocchio.  

Crisi economica ed emergenza luce 

A causa della crisi, la disoccupazione in Siria è dilagante. Chi ancora lavora e percepisce uno stipendio che, mediamente, si attesta a 650.000 Lire Siriane al mese, poco meno di 500€, ha risparmiato e comprato un generatore alimentato a benzina. 

Dopo pazienti code ai distributori, un’attesa per una tanica che può durare una giornata, i più fortunati riescono ad accendere i generatori per qualche ora ancora. Chi non è riuscito a fare benzina non può fare altro che comprarne al mercato nero a prezzi folli. 

Famiglie e palazzi si sono addirittura organizzati per avere in casa due quadri elettrici: uno normale e uno alimentato dai generatori che scatta quando salta l’elettricità. Se però una delle famiglie non riesce a saldare il conto mensile, l’energia non c’è per nessuno. 

Gli ospedali sono forse gli unici edifici che hanno una continuità nell’alimentazione mentre nelle case private e negli uffici, elettrodomestici e computer possono essere accesi per pochi minuti e tutti insieme, rischiando un sovraccarico e un blackout. 

Quando la vita ruota attorno ad una lampadina accesa 

L’intera vita dei siriani, lavorativa e privata, ruota attorno a quelle poche ore in cui l’elettricità, miracolosamente, c’è. I più colpiti rimangono i bambini in età scolastica: la mancanza cronica di elettricità ha impedito di portare avanti la didattica a distanza. 

Lo Stato ha deciso così di terminare l’anno scolastico con mesi di anticipo. L’abbandono degli studi ha subito un’impennata improvvisa e il lavoro minorile è tornato ad essere una triste realtà. 

Nel mondo del lavoro regolare, soprattutto nel settore secondario e terziario, per quanti sono sopravvissuti a una tremenda ondata di licenziamenti rimane una routine completamente capovolta.  

Rete elettrica e rete solidale 

Dove manca la rete elettrica, è però nata un’altra tipologia di rete, quella della solidarietà fra famiglie e singoli. I Siriani hanno affrontato l’ennesima crisi con una nuova consapevolezza: solo nell’unità si può trovare una soluzione

È così che i palazzi, i quartieri, hanno ricominciato ad essere piccole comunità dove la condivisione di quelle poche risorse che rimangono diventa fondamentale per la sopravvivenza di tutti. 

È grazie a questa spinta dal basso, grazie agli sforzi dello staff locale di Pro Terra Sancta e grazie all’aiuto dei nostri sostenitori che siamo riusciti a sfruttare questo già esistente network solidale per aiutare più di 300 famiglie da febbraio 2020.  

Con piccoli aiuti economici riusciamo ad aiutare una famiglia ad acquistare il gasolio necessario per avere la corrente elettrica necessaria per un mese. Ma i numeri di richieste aumentano e le famiglie che si rivolgono a noi sono arrivate ad essere più di 3000

La risposta di Pro Terra Sancta a l’emergenza luce 

Pro Terra Sancta vuole ora sviluppare un progetto che risponda ad un’esigenza immediata: avere il minimo indispensabile in termini energetici, e ad un piano a lungo termine, ossia trovare fonti di energia alternative che garantiscano un rifornimento costante di elettricità. 

https://www.proterrasancta.org/it/luce-siria/#dona


Quella che per la maggior parte di noi sarebbe una situazione insostenibile, per Ayham, che lavora con Pro Terra Sancta a Damasco, è la realtà quotidiana: “Non potete immaginare l’impatto negativo che la mancanza di elettricità ha sulla nostra vita”, ci dice.

A causa di guerra, dazi ed embarghi, l’emergenza luce va avanti ormai da 10 anni ma, dopo le ulteriori sanzioni imposte da USA e UE sulla Siria, il Covid e l’aggravarsi della crisi economica, l’elettricità è diventata un lusso che in pochi si possono permettere. 

Batterie scariche e strade buie: “è molto deprimente qui” 

“Per mantenere carica la batteria di laptop e cellulare fino a fine giornata, bisogna seguire una vera e propria strategia”, continua a spiegare Ayham. Caricabatterie e batterie, poi, sono venduti a prezzi altissimi. La speculazione sugli apparecchi elettronici è fuori controllo. 

Quando cala la sera, le strade rimangono buie. Chi può permettersi di fare benzina e spostarsi in auto cerca di farlo con la luce perché non ci sono lampioni e semafori in funzione: guidare è pericolosissimo. 

Negozi, case e uffici sono al buio, compreso l’ufficio di Pro Terra Sancta a Damasco che rimane senza elettricità per 15 ore ogni giorno: non c’è la benzina per attivare i generatori per computer e stampanti, è meglio tenerla per gli ambulatori. 

L’impatto della mancanza di elettricità sul lavoro di Ayham e dei suoi colleghi è molto negativo. “Ogni giorno lavoro da casa e poi, quando c’è l’elettricità, alle cinque vado in ufficio per finire il mio lavoro”. 

Tagrid, la nostra Wonder Woman 

Nello stesso ufficio lavora anche Tagrid che fa le pulizie in tutto l’edificio e in altri uffici vicino a dove vive. Tagrid è anche una delle beneficiare del progetto di housing finanziato dalla nostra Associazione: nonostante faccia tre lavori riesce a coprire solo metà delle spese mensili della sua famiglia

Il marito è gravemente ammalato e non lavora e Tagrid cerca qualunque lavoro possibile per avere un’entrata extra e aiutare il suo unico figlio a pagare le tasse dell’Università. 

La sua generosità e resilienza le ha conquistato l’affetto di tutto il personale di Pro Terra Sancta di Damasco: “ogni giorno, dopo essere andata a comprare il pane per la sua famiglia, passa in ufficio per distribuirlo a tutti noi”, racconta Ayham. 

Quando non c’è luce, la strada diventa una pericolosa scuola di vita 

La categoria più colpita dalla mancanza di energia elettrica però rimane quella dei bambini. Il Coronavirus ha causato la chiusura anticipata delle scuole e i bambini si sono riversati nelle strade per cercare luce, vita e giocare.

“Però è un grande pericolo: sappiamo tutti che cosa possono imparare per strada”, dice Ayham che, come capo scout, ha una grande esperienza nel campo dell’educazione.

È per questo che, già due anni fa, nel Franciscan Care centre è stato attivato un programma di educazione musicale rivolto ai più giovani, per cercare di tenerli lontani dai pericoli della strada e per farli continuare a studiare. 

Nonostante la fatica nel continuare a fare il loro lavoro, Ayham e lo staff di Damasco, come la squadra ad Aleppo, sono affiatati e altamente motivati a continuare ad aiutare la loro comunità.

L’emergenza luce aggrava ulteriormente una situazione critica per la crisi economica e le sanzioni internazionali. “Frodi, ladri, fame, povertà sono ovunque”, conclude amaramente Ayham “ma non possiamo arrenderci a questa condizione. Un futuro più luminoso è possibile!”.

La quotidiana maratona di Eva contro il buio

Seduta alla sua scrivania nell’ufficio di Pro Terra Sancta a Latakia, la nostra segretaria Eva batte furiosamente sulla tastiera del computer. Sta correndo una maratona contro il tempo: presto la batteria del laptop sarà scarica ma l’email va mandata. 

Per lei, il nostro staff e l’intera popolazione siriana è importante far sapere al mondo che cosa sta succedendo, in che condizioni vivono e lavorano a causa di una crisi energetica senza precedenti. 

A causa delle sanzioni non c’è più elettricità, non c’è più luce. La vita di tutti è stata capovolta: “l’80% della popolazione ha rinunciato a tutto pur di sopravvivere”, scrive Eva. 

NON SOLO EMERGENZA LUCE: MANCANO ACQUA E GAS 

La mancanza di luce e l’impossibilità di usare gli elettrodomestici porta con sé altri gravissimi problemi: “la cosa più importante che ci manca a causa dell’elettricità è l’acqua”, continua Eva. Ci spiega che ogni notte stanno svegli per tenere attiva la pompa che porta l’acqua in casa. 

A volte deve aspettare due ore prima di vedere le prime gocce e, se l’acqua arriva, sa già che verrà usata per riempire la vasca in cui a turno i membri della famiglia faranno il bagno, per l’igiene giornaliera e per lavare a mano i vestiti. Altre volte l’acqua non arriva per 4 giorni. 

La dieta ha subito un cambio altrettanto drastico: le bombole di gas sono rarissime e vendute a caro prezzo e bisogna aspettare che ci sia l’elettricità per usare i fornelli ad induzione e il bollitore. 

Serve un’intera giornata per cucinare un semplice piatto tradizionale”, scrive Eva, “e bisogna cercare di consumarlo in fretta perché non possiamo accendere il frigorifero, che ora usiamo come se fosse una dispensa”.  

SOLITUDINE E DEPRESSIONE: GLI EFFETTI COLLATERALI DEL BUIO

Poi c’è il buio. Pochissimi possono permettersi di comprare una piccola batteria per illuminare una stanza. Gli effetti fisici e psicologici della mancanza di luce stanno iniziando a manifestarsi in tutta la loro potenza e negatività. 

La mia mamma anziana ha iniziato a prendere gli antidepressivi”, confessa Eva, “ha difficoltà a muoversi e passa molto tempo in casa da sola. Ora non ha più la radio e la TV a tenerle compagnia. Tante persone, soprattutto le casalinghe, soffrono della stessa condizione”. 

La figlia di Eva è un’adolescente e, dato che le scuole sono state chiuse con grande anticipo, passa le sue giornate a leggere e a dipingere. A causa del buio, però, la sua vista è diventata debolissima

I suoi quadri, poi, sono tutti in bianco e nero. Non esistono più i colori nella vita di questa giovane donna

LAVORARE SENZA ELETTRICITÀ 

La parte più frustrante della nuova routine quotidiana di Eva è il lavoro. Da quando mette piede in ufficio alle 7, Eva ha mezz’ora per ricaricare telefono e laptop poi, fino alle 12, non c’è elettricità. 

Stampare, fare fotocopie e inviare email sono operazioni che devono essere svolte in sole 2 ore. Dalle 2 di pomeriggio alle 6 e mezza di sera non è più possibile lavorare. 

I frati non riescono più a comprare la benzina che potrebbe alimentare il generatore per convento e ufficio. Ci si può affidare solamente alla rete elettrica nazionale e ciò, per Eva e i suoi colleghi, significa dover rimanere in ufficio dopo le 7 e nei weekend. 

UNA MARATONA CONTRO IL TEMPO

Stiamo vivendo una vita caotica. Stiamo perdendo coraggio, gioia e futuro. Ogni pensiero è rivolto ai momenti in cui potremo avere acqua, scaldare il cibo, ricaricare le batterie, accendere la lavatrice magari…”. 

Cucinare e fare la lavatrice. Eva non desidera altro che fare quei lavori domestici che invece tanti di noi considerano fastidiosi. 

“La batteria del mio computer è quasi del tutto scarica. Devo andare ora”, scrive Eva. La sua mail potrebbe benissimo essere firmata “Siria”: un’intera popolazione ha la batteria scarica ed è relegata al buio. 

Basterebbe solo alzare un interruttore. Basterebbe solo accendere una luce in Siria


https://www.proterrasancta.org/it/luce-siria/

domenica 4 luglio 2021

Così le sanzioni sono progettate per uccidere i siriani e per uccidere la speranza

Intervento di Vanessa Beeley sulla Siria, presentato durante la tavola rotonda ospitata dall'International Manifesto Group il 13 giugno 2021.

traduzione GB.P.  OraproSiria


 


Le sanzioni sono molto spesso descritte, da chi le applica, come misure “non letali”. Direi piuttosto che le sanzioni, se usate come componente brutale e vendicativa di una strategia di guerra ibrida neocolonialista, sono probabilmente più devastanti di una guerra militare. Quando vengono imposte da nazioni superpotenze globali contro nazioni bersaglio come la Siria, in concomitanza con una guerra per procura che è stata fomentata e sostenuta dalle stesse nazioni, diventa un'arma di distruzione di massa tanto quanto gli eserciti terroristi/mercenari che queste nazioni allineate agli Stati Uniti hanno scatenato contro il popolo siriano. Quindi è quasi impossibile parlare delle sanzioni economiche contro la Siria isolatamente, senza fare riferimento alle misure parallele che sicuramente colpiscono più duramente le persone più povere in Siria.

Direi che gli effetti delle sanzioni di USA/Regno Unito/UE/Turchia e Lega Araba, sono equivalenti alla campagna di distruzione delle infrastrutture condotta dai gruppi armati illegali finanziati e armati dalla coalizione statunitense per il cambio di regime e promossa dai loro media allineati. Il terrorismo può essere definito “l'uso illecito della forza o della violenza contro persone o proprietà, al fine di costringere o intimidire un governo o la popolazione civile a perseguire obiettivi politici o ideologici”.

L'atto di negare i mezzi di sostentamento alla vita di civili innocenti al fine di costringere un'intera nazione a sottomettersi ai programmi stranieri nella regione deve sicuramente qualificarsi come TERRORISMO ECONOMICO. La distruzione di infrastrutture civili essenziali è un CRIMINE DI GUERRA, come anche la ritenzione di risorse essenziali (come l'acqua, il petrolio e l'energia elettrica.. (n.d.t.) o l'occupazione di tali risorse, è un crimine di guerra. Si potrebbe sostenere che la Coalizione USA è responsabile di genocidio in Siria ai sensi dell'articolo II-e della Convenzione sul Genocidio, "infliggendo deliberatamente a un gruppo, condizioni di vita calcolate per determinarne la distruzione fisica totale o parziale”.

La correlazione tra coercizione economica e militare è stata chiarita dall'ambasciatore James Jeffrey, uomo di punta in Siria del precedente Segretario di Stato Mike Pompeo, che non solo ha descritto Al Qaeda come una "risorsa americana" in Siria, ma si è anche vantato apertamente della miseria che le sanzioni avevano portato al popolo siriano: “E, ovviamente, abbiamo aumentato l'isolamento e la pressione delle sanzioni su Assad, abbiamo mantenuto la linea di non assistenza per la ricostruzione e il Paese ne è disperato. Vedi cosa è successo alla sterlina siriana, vedi cosa è successo all'intera economia. Quindi, è stata una strategia molto efficace….”

Ci sono un certo numero di settori della società siriana che sono presi di mira dalle sanzioni e contemporaneamente dall'occupazione statunitense e dal terrorismo per procura che assicurano che la qualità della vita dei civili siriani sia gravemente ridotta e i loro diritti umani siano gravemente violati:

Il settore carburante/petrolio

La produzione era stata colpita dalle sanzioni applicate nel 2011/12. L'effetto della riduzione delle importazioni ed esportazioni di petrolio tra il 2011 e il 2014 è stimato in una perdita di 21 miliardi di dollari per la Siria. Quando l'ISIS ha occupato la regione siriana ricca di petrolio del nord-est della Siria, ha accumulato circa 3 milioni di dollari al giorno in entrate rubate. I separatisti curdi, contras degli USA, stanno ora beneficiando della vendita di risorse siriane, in seguito all'occupazione statunitense dei giacimenti petroliferi del nord-est. Gli stessi Stati Uniti stanno rubando il petrolio siriano tramite la compagnia petrolifera Delta Crescent Energy, installata sotto l'amministrazione Trump. Altri beneficiari includono Al Qaeda che ha anche istituito un monopolio sulla raffineria di petrolio, che prende il nome di WATAD, che riceve il petrolio rubato e poi lo commercia in Turchia. Di fatto, gli Stati Uniti o i loro delegati hanno sequestrato i giacimenti petroliferi siriani all'inizio del conflitto, il che ha fornito entrate alle varie forze contras sotto il loro controllo (tra cui l'ISIS) consentendo loro di rubare ulteriori risorse, fare pulizia etnica delle aree della Siria e distruggere infrastrutture, aumentando le sanzioni e imponendo un brutale blocco al popolo siriano, la maggior parte del quale vive in aree sotto la protezione del governo siriano.

Settore industriale

Un numero enorme di fabbriche è stato annientato da sanzioni incrementali e la produzione è stata ridotta in quelle sopravvissute. La causa è la mancanza di carburante, elettricità, parti di macchinari (la maggior parte proveniva dall'UE). Un rapporto della Camera di Commercio di Aleppo nel 2015 ha dettagliato la chiusura totale di 26.000 stabilimenti, la chiusura parziale di 17.000 e la produzione sospesa in 50.000 aziende. Allo stesso tempo, gruppi armati, tra cui il Fronte Al Nusra e l'ISIS, hanno invaso le aree industriali di Aleppo e smantellato migliaia di fabbriche, distrutto reti elettriche, ferrovie, ecc. e per fornire entrate commerciali in Turchia, molte fabbriche sono state ripristinate in territorio turco. Nell'ottobre 2015, la Coalizione degli Stati Uniti ha bombardato la centrale termoelettrica di Aleppo, allora sotto il controllo dell'Isis, provocando il black-out totale ad Aleppo e nelle campagne circostanti.

Settore agricolo

Il settore agricolo ha risentito dell'aumento dei costi del carburante, della mancanza di parti di macchinari grazie alle sanzioni. Alcune delle più abbondanti aree di coltivazione dell'olivo e del cotone sono state occupate dai gruppi armati che, ancora una volta, beneficiano del commercio illegale di colture alimentari siriane attraverso la Turchia e l'Iraq. Vaste aree della silvicoltura e delle colture di grano sono state deliberatamente bruciate nel 2020. La coalizione statunitense ha lanciato palloncini incendiari nelle colture di grano nel nord-est, i contras curdi hanno preso il controllo delle strutture di stoccaggio del grano e hanno limitato la fornitura a Damasco, al popolo siriano. Le code per il pane sono diventate una scena familiare in tutta la Siria e i prezzi del cibo sono saliti alle stelle. La Siria è spinta verso una pericolosa insicurezza alimentare da una combinazione di forze militari ed economiche, entrambe sostenute dalla stessa alleanza criminale guidata da Stati Uniti e Regno Unito.

Settore sanitario

Mentre si afferma che il "settore umanitario" è esente da sanzioni, ciò è fuorviante. Quasi il 50% degli ospedali siriani è stato distrutto durante la guerra contro questo Paese, molti sono stati occupati da gruppi terroristici e convertiti in centri militari, tribunali della sharia, centri di detenzione e tortura - come ad esempio l'ospedale oculistico e per i bambini ad Aleppo est che è stato finalmente liberato dall'Esercito Arabo Siriano e dagli alleati nel dicembre 2016. Si stima che anche 20 fabbriche farmaceutiche siano state distrutte o occupate durante le invasioni terroristiche. La Siria aveva una flotta di 703 ambulanze nel 2011, 350 sono state distrutte o rubate dai gruppi armati o dai loro ausiliari sostenuti dall'occidente, gli White Helmets (Caschi Bianchi). Gli ospedali e le attrezzature rimanenti soffrono della mancanza di tecnologia aggiornata e parti di ricambio, originariamente provenienti da UE.

Ciò ha portato alla scarsità di farmaci per malattie croniche, come cancro, malattie cardiache, malattie renali. Il settore sanitario, che offre assistenza sanitaria gratuita per tutti all'interno della Siria, è sempre stato motivo di orgoglio per lo Stato siriano: ora 41 ospedali pubblici e 621 centri medici sono fuori uso. Esistono restrizioni all'importazione di gas di cloro utilizzato come depuratore d'acqua che ha provocato la diffusione di malattie infettive dovute all'inquinamento dell'acqua potabile. Allo stesso tempo, la Turchia, membro della NATO, sta deliberatamente privando dell'acqua il popolo siriano nella regione di Hasaka, nel nord-est della Siria. Le sanzioni sono ancora una volta solo un elemento di una guerra di egemonia idroelettrica condotta dalla Coalizione statunitense contro il popolo siriano, una guerra che ha un impatto sul settore sanitario con conseguenze devastanti.

Le più recenti e feroci sanzioni del Caesar Act introdotte sotto Trump stanno impedendo la ricostruzione di ospedali e la riparazione di macchinari essenziali. La chiusura di molti ospedali rurali sta portando all'inevitabile sovraffollamento degli ospedali cittadini con conseguenti ritardi nelle cure e diffusione della malattia. Le sanzioni sul settore sanitario sono un obiettivo deliberato e criminale contro il popolo siriano da parte della coalizione statunitense. Ciò viola tutte le convenzioni sui diritti umani e deve essere condannato.

Settori elettricità e trasporti

I settori dell'elettricità in Siria sono stati devastati da una combinazione di guerra e sanzioni. Si è registrato un drastico calo della produzione che risente della mancanza di carburante a causa dell'occupazione delle risorse petrolifere e dell'impossibilità di reperire i pezzi di ricambio. I danni nel 2015, dovuti alle interruzioni dell'elettricità, sono stati stimati in 16 miliardi di dollari, ora nel 2021 tale cifra sarà enormemente aumentata.

I gruppi armati, dominati dal Fronte Al Nusra, hanno sistematicamente distrutto centrali elettriche, depositi di carburante, gasdotti e oleodotti e rubato intere reti elettriche per commerciare all'interno della Turchia. Intere linee ferroviarie sono state distrutte e fuse all'interno della Turchia o vendute come rottami. Il sistema di trasporto siriano risente della mancanza di carburante, dei pezzi di ricambio e della distruzione delle infrastrutture essenziali. Tutti questi hanno un effetto debilitante a catena sulla funzionamento della società siriana.

Anche i settori dell'istruzione e del turismo in Siria sono minacciati dalle sanzioni e dall'incapacità di ricostruire e ripartire dopo gli effetti della guerra.

Effetti complessivi del terrorismo economico sul popolo siriano

Ci sono stati enormi aumenti dei prezzi del cibo in tutta la Siria, aumenti di circa il 300% in alcuni casi. I prezzi del carburante sono saliti alle stelle, l'inflazione è appena sotto controllo. Ciò sta generando insicurezza alimentare, malnutrizione e povertà nell'80% della popolazione. I salari sono rimasti fermi, quindi un impiegato statale medio guadagna 50.000 SYP (Lire Siriane) al mese (16 dollari al tasso odierno) mentre, ad esempio, 2 kg di pollo adesso costano 20.000 SYP. In inverno molte zone di Damasco ricevevano elettricità per sole 3 ore al giorno, nelle zone rurali ancora meno. Il costo del combustibile per il riscaldamento-condizionamento e del gas per cucinare è ora esorbitante: per una bombola di gas sul mercato nero, tra 30-40.000, mentre ci sono lunghe attese per il gas sovvenzionato fornito dal governo.

C'è una carenza di carburante che ha portato a code perfino di 2 giorni per ricevere 20 litri di carburante. Anche il Libano è ora senza carburante, mentre era uno dei principali fornitori di carburante del mercato nero alla Siria. La disoccupazione è in aumento esponenziale. I costi di affitto degli appartamenti sono aumentati vertiginosamente, mentre la costruzione di nuovi progetti è sospesa a causa della mancanza di materiali, attrezzature e investimenti. Le famiglie sono lacerate perché i giovani rischiano pericolosi viaggi sulle rotte illegali verso l'UE ed oltre, per cercare di guadagnare denaro da inviare ai loro parenti impoveriti in Siria. Le sanzioni stanno soffocando la Siria e vengono utilizzate per aumentare deliberatamente la sofferenza del popolo siriano che ha resistito a dieci anni di guerra condotta contro di lui dalla coalizione USA/Regno Unito che sta imponendo la sua incapacità di uscire dal pantano della guerra.

La Coalizione degli Stati Uniti sta effettivamente seguendo una politica di sterminio collettivo del popolo siriano con mezzi militari ed economici. Questo è un crimine contro l'umanità, un crimine di guerra e una flagrante violazione del diritto alla vita e a una vita dignitosa. La Siria è un membro delle Nazioni Unite, queste misure unilaterali coercitive nei confronti del popolo siriano sono una violazione della Carta delle Nazioni Unite.

Sotto le più recenti e barbare sanzioni del Cesar-Act, considerate illegali da molti esperti, si sta esercitando una maggiore pressione contro le nazioni che volessero cercare di aiutare la ricostruzione della Siria. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti, il Regno Unito, l'UE, la Turchia e Israele continuano a sostenere e promuovere il terrorismo in Siria e consentono ai loro tirapiedi di saccheggiare e depredare le risorse siriane, punendo ulteriormente il popolo siriano. Le sanzioni contro la Siria sono un tentativo esecrabile di mettere in ginocchio il Paese dopo che una delle più lunghe e costose guerre per il cambio di regime guidate da Regno Unito e Stati Uniti è fallita militarmente.

 Le sanzioni non stanno colpendo i presunti obiettivi, stanno uccidendo il popolo siriano e stanno uccidendo la speranza: dobbiamo fare una campagna contro di loro per ripristinare la pace e la stabilità in Siria e nella regione.

Fonte:
https://thewallwillfall.org/2021/06/14/sanctions-on-syria-a-silent-death-and-killing-hope/

venerdì 2 luglio 2021

“Il Signore Dio ha progetti di pace. Insieme per il Libano” : le dichiarazioni dei Patriarchi Ortodossi e il discorso del Papa

 Statement of the Syriac Orthodox Patriarchate of Antioch and All the East

June 30, 2021
We ask the Vatican to work on lifting the sanctions of the Syrian People
On June 30, 2021, His Holiness Patriarch Mor Ignatius Aphrem II, Syriac Orthodox Patriarch of Antioch and All the East, met His Holiness Pope Francis at his residence in the Vatican.
His Holiness was accompanied by their Eminences Archbishops: Mor Justinos Boulos Safar, Patriarchal Vicar in Zahleh and Beqaa, and Mor Joseph Bali, Patriarchal Secretary.
During the meeting, His Holiness the Patriarch spoke about the situation of Christians in Syria and about the suffering of the Syrian people due to the sanctions imposed on Syria. He asked from His Holiness Pope Francis to help in lifting the sanctions using the Vatican’s international relations to this end.
His Holiness the Patriarch also requested that the Holy See to continue their efforts to help in the case of the abducted Archbishops of Aleppo Boulos Yaziji and Mor Gregorius Youhanna Ibrahim.
Their Holinesses discussed in length the issue of the date of the celebration of Easter where His Holiness the Patriarch renewed his call to intensify the serious work in this regard. He also affirmed the stand of the Syriac Orthodox Church to proceed forward in this issue because of its importance to the unity of Christians and their common witness.
At the end of the meeting, their Holinesses prayed for the Christians in the Middle East.

Patriarch John X meets Pope Francis
Vatican, June 30, 2021
HB John X, the Greek Orthodox Patriarch of Antioch and All the East met Pope Francis at the Apostolic Palace in the Vatican City.
The private meeting between His Holiness and His Beatitude touched upon the day of prayer for Lebanon to be held tomorrow in the Vatican, at the invitation of His Holiness to all the heads of Christian communities in Lebanon. The meeting also touched on the Christian situation in the Middle East in all its aspects.
His Beatitude expressed to His Holiness the Antiochian point of view: tolerance, refusing introversion and exclusion, and building bridges of inclusion to all components.
His Beatitude commended the role entrusted to the Holy See to save Lebanon by exerting pressure for establishing a Lebanese government and by supporting the combined proposals and consensus to determine the fate of one united Lebanon in coexistence and citizenship.
His Beatitude also presented the situation in Syria, noting the necessity to lifting sanctions on Syria and Lebanon, as they affect the citizen's livelihood.
The meeting also touched on the issue of the kidnapped bishops of Aleppo, Paul Yazigi and Yohanna Ibrahim, as it is necessary to reach the desired end of this file, which is still disregarded by the international community.
For his part, His Holiness appraised the pioneer role of the Church of Antioch in the region and affirmed the continuous endeavor of the Holy See's towards all that is for the good of Lebanon and the region.
The Antiochian delegation which accompanied His Beatitude was formed of Metropolitan Silouan Moussa (of Mount Lebanon) and Archimandrite Parthenios Al-Latti.

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A CONCLUSIONE DELLA PREGHIERA ECUMENICA

“IL SIGNORE DIO HA PROGETTI DI PACE. 
INSIEME PER IL LIBANO"

Basilica di San Pietro  Giovedì, 1 luglio 2021

Cari fratelli e sorelle,

ci siamo riuniti oggi per pregare e riflettere, spinti dalla preoccupazione per il Libano, preoccupazione forte, nel vedere questo Paese, che porto nel cuore e che ho il desiderio di visitare, precipitato in una grave crisi. Sono grato a tutti i partecipanti per aver accolto prontamente l’invito e per la condivisione fraterna. Noi Pastori, sostenuti dalla preghiera del Popolo santo di Dio, in questo frangente buio abbiamo cercato insieme di orientarci alla luce di Dio. E alla sua luce abbiamo visto anzitutto le nostre opacità: gli sbagli commessi quando non abbiamo testimoniato il Vangelo con coerenza e fino in fondo, le occasioni perse sulla via della fraternità, della riconciliazione e della piena unità. Di questo chiediamo perdono e con il cuore contrito diciamo: «Pietà, Signore!» (Mt 15,22).

Era questo il grido di una donna, che proprio dalle parti di Tiro e di Sidone incontrò Gesù e, in preda all’angoscia, lo implorò con insistenza: «Signore, aiutami!» (v. 25). Questo grido è diventato oggi quello di un intero popolo, il popolo libanese deluso e spossato, bisognoso di certezze, di speranza, di pace. Con la nostra preghiera abbiamo voluto accompagnare questo grido. Non desistiamo, non stanchiamoci di implorare dal Cielo quella pace che gli uomini faticano a costruire in terra. Chiediamola insistentemente per il Medio Oriente e per il Libano. Questo caro Paese, tesoro di civiltà e di spiritualità, che ha irradiato nei secoli saggezza e cultura, che testimonia un’esperienza unica di pacifica convivenza, non può essere lasciato in balia della sorte o di chi persegue senza scrupoli i propri interessi. Perché il Libano è un piccolo-grande Paese, ma è di più: è un messaggio universale di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente.

Una frase che il Signore pronuncia nella Scrittura è risuonata oggi tra noi, quasi in risposta al grido della nostra preghiera. Sono poche parole, con le quali Dio dichiara di avere «progetti di pace e non di sventura» (Ger 29,11). Progetti di pace e non di sventura. In questi tempi di sventura vogliamo affermare con tutte le forze che il Libano è, e deve restare, un progetto di pace. La sua vocazione è quella di essere una terra di tolleranza e di pluralismo, un’oasi di fraternità dove religioni e confessioni differenti si incontrano, dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari. È perciò essenziale – desidero ribadirlo – «che chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi. Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente!» (Parole a conclusione del dialogoBari, 7 luglio 2018). Basta usare il Libano e il Medio Oriente per interessi e profitti estranei! Occorre dare ai Libanesi la possibilità di essere protagonisti di un futuro migliore, nella loro terra e senza indebite interferenze.

Progetti di pace e non di sventura. Voi, cari Libanesi, vi siete distinti nel corso dei secoli, anche nei momenti più difficili, per intraprendenza e operosità. I vostri alti cedri, simbolo del Paese, evocano la florida ricchezza di una storia unica. E ricordano pure che rami grandi nascono solo da radici profonde. Vi ispirino gli esempi di chi ha saputo costruire fondamenta condivise, vedendo nelle diversità non ostacoli, ma possibilità. Radicatevi nei sogni di pace dei vostri anziani. Mai, come in questi mesi, abbiamo compreso che da soli non possiamo salvarci e che i problemi degli uni non possono essere estranei agli altri. Perciò, facciamo appello a tutti voi. A voi, cittadini: non vi scoraggiate, non perdetevi d’animo, ritrovate nelle radici della vostra storia la speranza di germogliare nuovamente. A voi, dirigenti politici: perché, secondo le vostre responsabilità, troviate soluzioni urgenti e stabili alla crisi economica, sociale e politica attuale, ricordando che non c’è pace senza giustizia. A voi, cari Libanesi della diaspora: perché mettiate a servizio della vostra patria le energie e le risorse migliori di cui disponete. A voi, membri della Comunità internazionale: con uno sforzo congiunto, siano poste le condizioni affinché il Paese non sprofondi, ma avvii un cammino di ripresa. Sarà un bene per tutti.

Progetti di pace e non di sventura. Come cristiani, oggi vogliamo rinnovare il nostro impegno a edificare un futuro insieme, perché l’avvenire sarà pacifico solo se sarà comune. I rapporti tra gli uomini non possono basarsi sulla ricerca di interessi, privilegi e guadagni di parte. No, la visione cristiana della società viene dalle Beatitudini, scaturisce dalla mitezza e dalla misericordia, porta a imitare nel mondo l’agire di Dio, che è Padre e vuole la concordia tra i figli. Noi cristiani siamo chiamati a essere seminatori di pace e artigiani di fraternità, a non vivere di rancori e rimorsi passati, a non fuggire le responsabilità del presente, a coltivare uno sguardo di speranza sul futuro. Crediamo che Dio indichi una sola via al nostro cammino: quella della pace. Assicuriamo perciò ai fratelli e alle sorelle musulmani e di altre religioni apertura e disponibilità a collaborare per edificare la fraternità e promuovere la pace. Essa «non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità» (Discorso, Incontro interreligiosoPiana di Ur, 6 marzo 2021). In tal senso, auspico che a questa giornata seguano iniziative concrete nel segno del dialogo, dell’impegno educativo e della solidarietà.

Progetti di pace e non di sventura. Oggi abbiamo fatto nostre le parole piene di speranza del poeta Gibran: Oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta. Alcuni giovani ci hanno appena consegnato delle lampade accese. Proprio loro, i giovani, sono lampade che ardono in quest’ora buia. Sui loro volti brilla la speranza dell’avvenire. Ricevano ascolto e attenzione, perché da loro passa la rinascita del Paese. E tutti noi, prima di intraprendere decisioni importanti, guardiamo alle speranze e ai sogni dei giovani. E guardiamo ai bambini: i loro occhi luminosi, ma rigati da troppe lacrime, scuotano le coscienze e indirizzino le scelte. Altre luci risplendono sull’orizzonte del Libano: sono le donne. Viene alla mente la Madre di tutti, che, dalla collina di Harissa, abbraccia con lo sguardo quanti dal Mediterraneo raggiungono il Paese. Le sue mani aperte sono rivolte verso il mare e verso la capitale Beirut, ad accogliere le speranze di tutti. Le donne sono generatrici di vita, generatrici di speranza per tutti; siano rispettate, valorizzate e coinvolte nei processi decisionali del Libano. E anche i vecchi, che sono le radici, i nostri anziani: guardiamoli, ascoltiamoli. Che ci diano la mistica della storia, che ci diano le fondamenta del Paese per portare avanti. Loro hanno voglia di tornare a sognare: ascoltiamoli, perché in noi quei sogni si trasformino in profezia.

Parafrasando ancora il poeta, riconosciamo che per giungere all’alba non c’è altra via se non la notte. E nella notte della crisi occorre restare uniti. Insieme, attraverso l’onestà del dialogo e la sincerità delle intenzioni, si può portare luce nelle zone buie. Affidiamo ogni sforzo e impegno a Cristo, Principe della Pace, perché, come abbiamo pregato, “quando si levano i raggi privi d’ombre della sua misericordia fuggono le tenebre, termina il crepuscolo, si dilegua l’oscurità e se ne va la notte” (cfr S. Gregorio di Narek, Libro della Lamentazione, 41). Fratelli e sorelle, si dilegui la notte dei conflitti e risorga un’alba di speranza. Cessino le animosità, tramontino i dissidi, e il Libano torni a irradiare la luce della pace.