Homs (Agenzia Fides) –
Un maxi sequestro di 150 fedeli greco-cattolici ha sconvolto la comunità cristiana nel villaggio di Rableh, situato tra il confine libanese e la città di Qusayr, nella provincia di Homs. Si tratta di operai e contadini, uomini, giovani e donne, che si trovavano a pochi chilometri dal villaggio, impegnati nei campi per la raccolta delle mele, una delle principali fonti di sostentamento per la popolazione locale. Il cattolico Abou Fadel, padre di una delle vittime, contattato da Fides, racconta che ieri, 24 settembre, la gente del villaggio ha sentito spari e raffiche, “dunque siamo andati a vedere cosa stava succedendo. Abbiamo visto molti furgoni e pick-up che hanno portato via le persone. Nei campi sono rimaste solo le scatole con le mele raccolte”.
Abou Fadel riferisce che “questa regione è da mesi completamente sotto il controllo di bande armate che spadroneggiano. Nelle ultime settimane non potevamo prenderci cura degli alberi nei campi per mancanza di sicurezza. Poi, grazie a una trattativa avviata dal governatore di Homs, la situazione sembrava migliorata”. L’uomo prosegue: “Sono molto preoccupato. Mio figlio è tra i rapiti e molti giovani della nostra famiglia sono scomparsi. Perché? Cosa vorranno i rapitori? Siamo in angoscia per la loro sorte. Noi siamo un villaggio tranquillo, vicino al santuario del profeta Sant’Elia, luogo venerato da cristiani e musulmani. Desideriamo solo vivere in pace con tutti”.
Raggiunto da Fides, il Patriarca greco cattolico di Damasco, Gregorios III Laham, informato dell’accaduto, “implora Iddio perché aiuti gli innocenti e i poveri”. Il Patriarca lancia un appello: “Chiedo a tutti i belligeranti di rispettare i civili e risparmiare vite innocenti”. Alcuni leader cristiani locali stanno cercando di contattare Ong e organizzazioni internazionali per chiedere assistenza in tale tragica situazione. (PA) (Agenzia Fides 25/9/2012)
Si allarga il “rastrellamento” dei cristiani di Rableh: 280 in ostaggio
Homs (Agenzia Fides) – Il rastrellamento dei fedeli cristiani nell’area del villaggio di Rableh, situato al confine con il Libano, nella Siria occidentale, si allarga: dopo il maxi sequestro avvenuto ieri, di 150 persone (vedi altro articolo Fides del 25/9), oggi altri 130 civili sono stati fermati e rapiti nella zona da bande armate, in un rastrellamento che è giunto a creare un gruppo di ben 280 ostaggi. Come riferiscono fonti locali di Fides, gli ostaggi sono stati ammassati in una scuola nella località di Gousseh, mentre i sequestratori hanno rilasciato le donne fermate in precedenza. I rapitori armati hanno reso noto che intendono aspettare il loro capo e poi trattare un eventuale riscatto.
Nella comunità cristiana di Rableh c’è molta paura in quanto ieri tre cristiani, che erano stati sequestrati nel villaggio di Said Naya nei giorni scorsi, sono stati ritrovati uccisi sul bordo di una strada. Secondo un sacerdote locale, che chiede a Fides l’anonimato, “non si tratta di una persecuzione, ma di una manovra per diffondere sospetto e diffidenza e istigare alla guerra confessionale”. Il comitato locale della “Mussalaha”, l’iniziativa popolare di riconciliazione dal basso, sta cercando una soluzione dialogica e pacifica alla vicenda. Il punto è che “si tratta di bande armate non identificate e fuori controllo, che agiscono in modo indipendente e non fanno riferimento all’Esercito di Liberazione Siriano (Free Syrian Army). Questo rende ogni trattativa molto più difficile”, osserva la fonte di Fides. Secondo fonti di Fides, in Siria vi sarebbero attualmente circa 2.000 gruppi armati non riconducibili al FSE, con una propria agenda, che cercano di inquinare il conflitto in corso fra ribelli e lealisti. (PA) (Agenzia Fides 25/9/2012)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39923&lan=ita
Aggiornamento da S.I.R.:
Ogni minuto è prezioso per salvare 240 cristiani rapiti oggi a Rableh
mentre raccoglievano mele
“Una notizia
sconcertante che getta nella paura la comunità cristiana del Paese” dichiara
senza mezzi termini il patriarca greco-cattolico di Damasco,
Gregorios
III Laham, contattato da Daniele Rocchi per il Sir. È lo stesso
patriarca a riferire l’accaduto: “Sono arrivati e hanno portato via solo gli
uomini, quelli di fede cristiana, lasciando le donne ed i fedeli musulmani. Non
sappiamo chi siano gli autori del gesto, se criminali comuni, jadhisti. Non
abbiamo ricevuto rivendicazioni né tantomeno abbiamo avuto modo di intavolare
dei contatti. Non sappiamo i motivi di questo grave
gesto”.
Vogliamo vivere in pace. “Da circa tre settimane - spiega
Gregorios III - il villaggio di Rableh, è posto sotto assedio da parte
dell’Opposizione militare. La popolazione locale è impedita dal recarsi nei
campi per raccogliere frutti e prodotti, per irrigare. Gli operai, i contadini,
i giovani, uomini e donne, hanno voluto ugualmente fare qualcosa per non perdere
tutto e sono andati nei campi dove poi sono stati catturati”. “Per fare fronte
ai bisogni della popolazione assediata di Rableh - rivela il patriarca
greco-cattolico - ho disposto l’invio da Damasco di mille pacchi con generi di
conforto. Ho dovuto attendere quindici giorni per inviarli in tutta sicurezza
perché l’Opposizione attaccava il convoglio di aiuti. Mille pacchi donati a
famiglie cristiane e musulmane senza distinzione. Purtroppo questa è la
situazione sul campo”. Gli stessi testimoni confermano che "la regione è da mesi
sotto il controllo di bande armate che spadroneggiano. Nelle ultime settimane
non potevamo prenderci cura degli alberi nei campi per mancanza di sicurezza.
Poi, grazie a una trattativa avviata dal governatore di Homs, la situazione
sembrava migliorata".
La rivoluzione non si impone. “Rapire così tante
persone non è facile. Siamo davanti ad un gesto premeditato?”, si chiede il
patriarca. “Forse siamo davanti al tentativo di fare pressione sui cristiani
affinché entrino nella spirale della violenza e di opposizione. La rivoluzione
non si può imporre a nessuno. Ognuno, nella propria libertà, può scegliere da
che parte stare e questo vale anche per i cristiani che sono liberi di
esprimersi come credono. Noi vogliamo essere ponti di riconciliazione, di
tolleranza, di pace e non fautori di guerra e violenza. Questa è la nostra
posizione. Noi non appoggiamo la violenza. La Siria ha bisogno di
riconciliazione e non di divisione. È urgente lavorare per ricomporre il tessuto
sociale del nostro popolo. Oggi assistiamo ad un ‘tutti contro tutti’. Noi
cristiani lavoriamo con tutti coloro che hanno il desiderio di trovare una via
comune di riconciliazione”.
Appello ad Onu e Croce
Rossa. “Chiedo a tutti le fazioni in lotta di rispettare i civili e
risparmiare vite innocenti. Alcuni leader cristiani locali stanno cercando si
contattare Ong e organizzazioni internazionali per chiedere assistenza in questa
tragica situazione. Davanti a crimini del genere bisogna, inoltre,
sensibilizzare la stampa internazionale e organizzazioni internazionali, come
Onu e Croce Rossa, affinché cerchino una mediazione, trovino un contatto per
avviare dei colloqui per la liberazione degli ostaggi. Ho parlato con il
ministro della Riconciliazione, Ali Haidar, che mi ha garantito di monitorare
attentamente la situazione per vedere cosa si può fare a riguardo”, conclude
Gregorios III.
http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_a.a_autentication?target=3&tema=Anticipazioni&oggetto=246849&rifi=guest&rifp=guest
Aggiornamento S.I.R. ore 18
LIBERATI GLI OSTAGGI: "CON IL DIALOGO SI PUO' FARE MOLTO. La riconciliazione è la parola dell’avvenire per tutti, per tutta la Siria".
Sono stati tutti liberati i 240 i fedeli cristiani greco-melkiti, rapiti
oggi nel territorio circostante il villaggio di Rableh, situato tra il confine
libanese e la città di Qusayr, nella provincia siriana di Homs (Siria). A
riferire la notizia è la Radio Vaticana che ha sentito il patriarca
greco-cattolico di Damasco, mons. Gregorios III Laham (
clicca
qui). “Sto apprendendo ora la notizia che sono stati liberati,
tutti - sono state le parole del patriarca - grazie al dialogo tra la gente del
villaggio di Rableh e i rapitori armati. Si tratta di un nuovo esempio per dire
che con il dialogo si può fare tutto, o meglio si può fare molto”. Secondo il
patriarca greco cattolico “gli abitanti sapevano che i rapitori erano persone
che stavano intorno al villaggio da 20 giorni e che volevano alimentare il fuoco
tra i differenti gruppi religiosi, cristiani, musulmani. Però, le persone sul
posto si conoscono tutte e hanno saputo dove cercarli, hanno seguito una pista e
hanno potuto sapere chi erano. Sono andati da loro e le persone hanno detto:
siamo anche noi cittadini siriani, dobbiamo vivere insieme, non possiamo fare
così, e sono riusciti a convincerli che si deve vivere come fratelli”.
ascolta l'intervista al Patriarca Gregorios (in francese) http://media01.radiovaticana.va/audiomp3/00335530.MP3
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_A.a_autentication?tema=Quotidiano&oggetto=246917&rifi=guest&rifp=guest&target=3