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lunedì 18 maggio 2020

Dr. Nabil Antaki, da Aleppo: "I prezzi sono aumentati del 300% in 3 mesi!"


Sono Nabil Antaki, medico siriano, vivo ad Aleppo e sono cofondatore di un’associazione cristiana chiamata Maristi Blu.

Come si vive in Siria la crisi del coronavirus?
Per fortuna l’epidemia non ha toccato gravemente il paese; ci sono stati solo 47 (NDT: 59 oggi) casi registrati e nessuno ad Aleppo. Ma le autorità hanno adottato tutte le misure preventive necessarie per evitare altri casi. Questo ha imposto un coprifuoco, chiusura delle scuole e delle università, dei negozi, dei laboratori, delle fabbriche. 
Adesso siamo in una fase di riapertura visto che non ci sono stati altri casi.

Qual è la situazione politica ed economica in Siria attualmente?
Dalla metà di marzo c’è un cessate il fuoco generalizzato. Non si combatte più in Siria. Ma questa situazione di non-guerra non-pace è ancora più difficile da sopportare rispetto agli anni di guerra. 
Sul piano economico, sul piano dell’incertezza per il futuro, 
la situazione economica è disastrosa: l’infrastruttura del paese è stata distrutta al 60% dalla guerra. Ad Aleppo che era la capitale economica della Siria tutte le fabbriche sono state o incendiate o saccheggiate. 
Le sanzioni internazionali contro la Siria inoltre impediscono gli investimenti internazionali
L’economia andava già al rallentatore, ma adesso con la crisi del Covid c’è un’inflazione molto grave; i prezzi sono aumentati del 300% in tre mesi mentre i salari sono uguali a prima. 
Le persone si sono impoverite, stentano ad arrivare alla fine del mese.

Qual è la situazione dei cristiani in Siria?
Il numero di cristiani si è ridotto vertiginosamente. Prima della guerra c’erano due milioni di cristiani in Siria, dei vari riti, cattolico, ortodosso, protestante. Adesso siamo, al massimo, 500-600 mila. 
Aleppo era considerata la città cristiana, eravamo 200mila prima della guerra, adesso siamo solo poco più 30mila. 
La maggioranza dei cristiani ha lasciato il paese, è emigrata in Europa, Stati uniti, Canada. La nostra presenza in Siria è minacciata.

Qual è la sua preghiera per questa giornata dei cristiani d’Oriente?
Non ci sono solo i doni materiali ad aiutare, c’è anche la preghiera. 
Dal canto nostro preghiamo Dio perché rafforzi la fede dei cristiani in Francia, e preghiamo che mantenga la speranza nel cuore dei cristiani della Siria. 

Trascrizione dal francese  di Marinella Correggia
https://www.youtube.com/watch?v=z4yfcMUn7QU

giovedì 7 maggio 2020

Voci dalla pandemia: "Seminare speranza" in Siria

Il Dott. Nabil Antaki visita un paziente ad Aleppo nell'ambito del progetto "Solidarietà del cuore" per aiutare gli anziani e le persone costrette in casa. (foto: CNEWA)


CNEWA (Catholic Near East Welfare Association, "Associazione Cattolica per la Sussidiarietà del Medio Oriente”)
  04 maggio 2020
di Nabil Antaki
trad. Gb.P. OraproSiria


Sebbene la pandemia di COVID-19 non sia così grave in Siria come in altre aree del mondo, è, tuttavia, un altro incubo per il popolo siriano, che ha sofferto di una terribile guerra per più di nove anni.

Sono un medico di Aleppo, la seconda città della Siria che era, prima della guerra, la capitale economica del paese. Mi sono formato nella professione medica in Canada e sono tornato in Siria nel 1980 per servire la gente del mio Paese. All'inizio della guerra nel 2011, mia moglie Leyla, il fratello marista George Sabee ed io fondammo "i Maristi Blu" per aiutare le famiglie cristiane più povere di Aleppo e le famiglie cristiane e musulmane sfollate. I nostri sforzi sono iniziati modestamente, ma oggi abbiamo 110 volontari che gestiscono 14 programmi. Questi includono assistenza medica, servizi educativi e supporto psico-sociale. Molte di queste iniziative sono supportate e finanziate dal CNEWA, attraverso una continua collaborazione con l'ufficio di Beirut dal 2014.

All'inizio di marzo di quest'anno, l'esercito siriano ha preso il controllo della periferia occidentale di Aleppo occupata dal 2012 dai gruppi ribelli armati. Da qui i ribelli avevano bombardato con i loro mortai la città anche dopo la riunificazione dell'esercito dei distretti orientali e meridionali della città alla fine del 2016. Gli Aleppini hanno celebrato questi eventi con gioia e hanno riacquistato la speranza per un futuro migliore dopo nove anni di sofferenza e miseria. Purtroppo, non hanno avuto il tempo di rallegrarsi e godersi un ritorno alla vita normale, dal momento che ha avuto inizio la crisi del coronavirus con il primo caso registrato il 14 marzo. Subito, le autorità hanno adottato tutte le misure preventive necessarie per prevenire la diffusione del virus. A parte negozi di alimentari, farmacie e panetterie, ora tutto è chiuso: scuole, università, fabbriche, officine, negozi e tutti i luoghi pubblici. Il coprifuoco è stato introdotto dalle 18:00 alle 6:00 del giorno successivo e, inoltre, il confinamento include il divieto di lasciare la propria città, anche per recarsi in campagna e nei villaggi della stessa regione. I siriani in generale e gli Aleppini in particolare ora seguono i protocolli di indossare maschere, evitando i baci - che è un gesto di benvenuto molto comune in Medio Oriente - e usando soluzioni disinfettanti.
Mentre queste misure hanno paralizzato la vita sociale e congelato un'economia fragile, hanno rallentato la diffusione della pandemia in Siria. Fortunatamente, ci sono stati 42 casi segnalati di COVOD-19 (N.D.T.: aumentati a 45 al 7 maggio)e 3 morti nelle città. Tuttavia, la maggior parte degli Aleppini - impoveriti in nove anni di guerra - non ha più i mezzi per sbarcare il lunario. I più colpiti sono i lavoratori a giornata, gli artigiani e i proprietari di piccole imprese che si affidavano ai loro guadagni quotidiani per vivere e spesso per sopravvivere. E poi ci sono pensionati, i disoccupati e i malati, nessuno dei quali ha alcuna fonte di reddito. La vita è più difficile per questi, i più vulnerabili, e le loro difficoltà sono esacerbate dal fatto che, in questo momento di una pandemia globale, le organizzazioni caritative e le organizzazioni non governative hanno rallentato significativamente le loro attività; anche se alcune non si sono fermate completamente.

Nessuno ad Aleppo che io conosco è stato infettato da COVID-19. Tuttavia, mio figlio, un medico che vive nel Michigan, è stato infettato dal virus ed è stato molto malato per più di 15 giorni. Mia moglie ed io probabilmente abbiamo passato i giorni più lunghi e più spaventosi della nostra vita preoccupandoci delle sue condizioni. Con il potere della Provvidenza, ha recuperato e ripreso il lavoro nel trattamento di numerosi pazienti anche infettati dalla pandemia.

Il raduno di persone è stato proibito, noi Maristi Blu abbiamo dovuto congelare temporaneamente 10 dei nostri 14 progetti: i nostri due progetti educativi per bambini dai 3 ai 6 anni, "Impara a crescere" e "Voglio imparare"; "Bamboo", per la cura degli adolescenti; e "Seeds" per il supporto psicologico di bambini, adolescenti e adulti traumatizzati dalla guerra. Altri programmi, compresi quelli per le donne e la formazione dei giovani adulti, sono sospesi o si muovono faticosamente.
Ciononostante, stiamo proseguendo altre quattro iniziative: la “Goccia di latte”, che distribuisce il latte a tutti i bambini cristiani di Aleppo di età inferiore agli 11 anni; "Rifugio per le famiglie sfollate", che aiuta a ospitare le famiglie sfollate internamente; e un programma medico per gli indigenti. Abbiamo modificato un programma in un campo per famiglie sfollate a 18 miglia da Aleppo, concentrandoci invece sulla distribuzione di pannolini e pacchi alimentari e igienici. Il nostro team medico si reca lì una volta alla settimana per prendersi cura dei malati, compresi quelli che vivono nell'area circostante. Il campo è un rifugio per sfollati curdi e musulmani che sono fuggiti dalle loro città e villaggi dopo l'invasione turca della loro zona nel gennaio 2018. Ci sono grati del fatto che non li abbiamo abbandonati neanche nel tempo dell'epidemia di coronavirus.

Gente in blu
La preghiera, il discernimento e la nostra capacità di essere sensibili all'angoscia delle persone e di ascoltare i loro appelli - indipendentemente dall'etnia o dalla confessione - ci hanno fatto riscoprire che c'erano, ad Aleppo, gli anziani, che vivevano soli, senza la famiglia in Siria, alcuni costretti a letto o malati e a cui, a causa del confinamento, non è rimasto nessuno che porti loro da mangiare. E così abbiamo iniziato un nuovo progetto che abbiamo chiamato "Solidarietà del cuore". Ogni mattina, le donne dei Maristi Blu preparano un pasto caldo per 125 persone. Verso le 13:00, i nostri giovani volontari distribuiscono il cibo nelle case degli assistiti. Con il pasto caldo, danno agli anziani pane e frutta, tutti addolciti con un tocco umano attraverso la cura, l'ascolto e il conforto. Abbiamo scoperto quanto sia stato difficile per queste persone vivere in solitudine e il loro bisogno di sentire il calore umano, ricevere un'attenzione speciale e vedere un sorriso. E questo è ciò che i nostri volontari non mancano di fare.

Papa Francesco, nella sua omelia del 6 aprile, parla proprio del nostro rapporto con i poveri e dice: “Ci sono i poveri. Ce ne sono molti. Ci sono i poveri che vediamo, ma è la parte più piccola; il gran numero dei poveri non lo vediamo: i poveri nascosti. E non li vediamo perché stiamo entrando in questa cultura dell'indifferenza.”
Il Papa termina dicendo: “Quando Gesù dice: 'Avrai sempre il povero con te', significa: 'Sarò sempre con te nei poveri. Io sarò lì." "E questo è il cuore del Vangelo: su questo saremo giudicati". Noi, i Maristi Blu, condividiamo pienamente queste parole di papa Francesco.

Come sarà domani per noi? Il futuro non è chiaro. Dobbiamo superare molti ostacoli dovuti a nove anni di guerra e alla pandemia di COVID-19. La nostra gente è disperata.
Ma noi Maristi Blu siamo qui per lavorare con il nostro motto: Seminando Speranza!


https://cnewa.org/letter-from-syria/

martedì 31 marzo 2020

“In Siria possiamo contare solo sulla prevenzione: se ad Aleppo arrivassero mille contagi, con cento ricoveri, non ce la faremmo”

distribuzione del pane gratis nei quartieri orientali di Aleppo, in modo che la gente non debba stare in fila ai forni con il pericolo del coronavirus


Intervista a Nabil Antaki di RT in lingua francese.
Traduzione dal francese di Marinella Correggia

La Siria ha confermato un primo decesso per coronavirus. Nove i caso di positivi confermati. Nel suo ospedale ad Aleppo ha constatato l’arrivo di pazienti con sintomi simili a quelli del Covid-19?
Nel mio ospedale no. Ma in altri ospedali ad Aleppo e Damasco ci sono stati casi per i quali clinicamente e radiologicamente si potrebbe sospettare che i malati siano colpiti dal Covid 19. Però i test, che vengono effettuati tutti nei laboratori del Ministero della Salute, tornano negativi. Sono solo 10 i casi dichiarati in Siria ma noi abbiamo l’impressione che ce ne siano di più.

Ma lei nel suo ospedale ha la possibilità di testare pazienti?
No, tutti i test sono inviati a Damasco al laboratorio centrale del Ministero. Dunque non abbiamo modo di testare gli ammalati ma con gli scanner ai polmoni abbiamo l’impressione che alcuni malati morti per affezioni polmonari fossero colpiti dal Covid-19.

Dopo nove anni di guerra avreste i mezzi per far fronte a una crisi sanitaria? Come vi preparate?
Ci prepariamo in ospedale con misure preventive, mascherine, guanti, con i disinfettanti in soluzione, ma se in Siria arrivasse un’epidemia importante, tutti vediamo quel che succede in Europa, la Siria non avrebbe i mezzi per farvi fronte, a causa della lunga guerra e della mancanza di mezzi. Prendo il caso di Aleppo: se ci fossero mille casi di Covid-19 ad Aleppo che ha 2 milioni di abitanti, e cento di essi avessero bisogno della terapia intensiva e respiratori, ecco, non ne abbiamo a sufficienza. Occorre dunque assolutamente strozzare l’epidemia con le misure di prevenzione, perché non abbiamo modo di far fronte a un’epidemia, in Siria.

Ecco, la Siria ha preso una serie di misure per lottare contro la propagazione. In particolare il coprifuoco la sera, il divieto di passare da una provincia all’altra, la chiusura delle scuole e delle università fino a metà aprile. Sono rispettate? Sono sufficienti?
Sì, le persone le rispettano alla lettera, la popolazione collabora in modo esemplare. Sono misure sufficienti? No, perché bisognerebbe fare i tamponi a più persone, soprattutto a chi è impegnato nel settore sanitario e assistenziale, o alle famiglie di chi è ammalato, e a chi è un caso sospetto, per poter mettere in isolamento i portatori di virus. Purtroppo i test si possono fare solo sui malati sintomatici.
In tutta la Siria ci sono solo poco più di 3.000 kit, il ministero ne ha già usato 300, ce ne sono solo più 3.000, su una popolazione di 20 milioni di abitati.

Voi come ospedali, ricevete direttive particolari dal Ministero della Salute?
No, salvo avvertire se sospettiamo che ci siano casi: in tal caso vengono dal Ministero a fare i prelievi necessari e li mandano a Damasco, dove tutti si raccolgono, gli esami e l’informazione.

L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute, scarpe e spazio all'aperto
Giovani ingegneri nella città di Aleppo hanno progettato robot speciali per sterilizzare le mani dei passanti per proteggerli dal virus
La pandemia minaccia soprattutto i sei milioni e mezzo di sfollati nel paese. E’ una causa di preoccupazione?
Certamente. I rappresentanti dell’Onu e anche i vostri media parlano continuamente degli sfollati della provincia di Idlib. Ma non dimentichiamo che anche nel resto del paese, quello sotto l’autorità dello Stato siriano, ci sono sei milioni di sfollati interni e sono anche loro minacciati da un’eventuale epidemia.

L’Unione europea e l’Onu hanno fatto appello al cessate il fuoco in tutta la Siria per permettere una migliore risposta davanti alla minaccia del coronavirus. Ma è realistico questo, soprattutto nella provincia di Idlib?
Il cessate il fuoco di fatto è in vigore da quattro settimane, dopo la fine dei combattimenti, quando l’Esercito Siriano aveva lanciato un’offensiva per liberare una parte della provincia di Idlib. Ma penso che l’Unione Europea e gli Stati Uniti al posto di domandare un cessate il fuoco farebbero meglio a togliere le sanzioni contro la Siria, sanzioni che hanno causato la rovina della Siria e ora sono un pericolo a causa dell’epidemia.

  Fonte: https://www.facebook.com/watch/?v=1523542091133703

mercoledì 6 marzo 2019

Quaresima 2019: La preghiera dei Cristiani siriani


L'intenzione di preghiera proposta da Papa Francesco per il mese di marzo recita: 
"Per le comunità cristiane, specialmente per quelle che sono perseguitate, affinchè sentano la vicinanza di Cristo e il riconoscimento dei loro diritti.".   
La commenta il dott. Nabil Antaki, dei Maristi Blu, medico impegnato tra i più poveri di Aleppo dal 1986. Dopo l'inizio della guerra, decide di restare sul posto in loro aiuto. Vive ancora lì e oggi è un testimone. Possano le sue parole sostenere la nostra preghiera.

Da ALEPPO, Dr. NABIL ANTAKI , 1 marzo 2019
"Prima dell'inizio di questa ignobile guerra che stiamo subendo in Siria da quasi 8 anni, la Siria era un paese sicuro, stabile, prospero e l'unico stato laico della regione. Tutte le confessioni erano rispettate e i cristiani avevano tutti i loro diritti di cittadini a pieno titolo (eccetto quello di essere candidato alla presidenza della repubblica, perché la costituzione vigente stabilisce che questa carica debba spettare ad un musulmano). I Cristiani della Siria, appartenenti alle varie Chiese (11 in tutto) Cattoliche, Ortodosse o Protestanti, non sono stati affatto perseguitati e non lo sono tutt'ora in Siria nel 70% del territorio siriano controllato dal governo. L'attuale presidente del parlamento siriano è cristiano, oltre a diversi ministri e molti parlamentari.
I Cristiani siriani sono stati perseguitati negli ultimi 8 anni dai gruppi armati ribelli, costituiti per il 90% da islamisti, da jihadisti e da wahabiti, spesso degli estranei alla Siria venuti dalla Tunisia, dal Marocco, dalla Giordania, dall'Arabia Saudita o dall'Europa, ecc. arrivati in Siria per fare la jihad.
Molte piccole città e villaggi a prevalenza cristiana sono stati circondati, bombardati, invasi e distrutti dagli islamisti: Maaloula, dove la gente parla ancora l'aramaico, la lingua di Gesù;  Sadad invasa due volte, Mhardeh sottoposta ad assedio a ripetizione (tutt'ora) ecc.
Molti cristiani sono stati uccisi dai ribelli islamisti; ad Aleppo due vescovi sono stati rapiti da terroristi islamici già 5 anni fa e da allora nessuno conosce la loro sorte. Diversi sacerdoti sono stati uccisi, altri rapiti.
Chiese ed altri luoghi di culto cristiani sono stati distrutti o danneggiati a seguito di bombardamenti mirati o casuali dai terroristi ribelli. Tra queste le Cattedrali dei Greco-cattolici, dei Maroniti, dei Siro-cattolici e Greco-ortodossi ad Aleppo, il Memoriale del genocidio armeno del 1915 a Deir al Zor ecc.
Infine, a causa della guerra e per la persecuzione degli islamisti, la Siria, la culla del cristianesimo, si svuota dei suoi cristiani. L'esodo continua, adesso ancor più che durante le ore buie della guerra. Il Nunzio apostolico in Siria, mons Zenari, ha annunciato in una conferenza in Ungheria che i cristiani rimangono adesso solo il 2% della popolazione, cioè mezzo milione per una popolazione di 23 milioni di cittadini . Lo sapevamo, ma è la prima volta che questa cifra è stata annunciata in pubblico. Nella mia città, Aleppo, seconda città siriana per dimensione, il numero dei cristiani è passato da 200.000 prima della guerra a 27.000 oggi.
Tuttavia, nell'oceano di tenebre che ci ha invaso, è rimasto un barlume di speranza, una convinzione, una speranza che dopo il buio ci sarà la Luce . La fede dei cristiani si è rafforzata, le loro preghiere sono diventate più ardenti e la loro pratica religiosa più assidua.
In Siria, i cristiani non chiedono tanto che vengano rispettati i diritti delle loro comunità (che già lo sono), quanto la fine della guerra e l'instaurazione della Pace. "
    Trad. Gb.P.
https://www.prieraucoeurdumonde.net/en-syrie-les-chretiens-attendent-linstauration-de-la-paix/

mercoledì 14 dicembre 2016

Dietro alle bugie su Aleppo





















Dal dottor Nabil Antaki, ecco un’altra pagina di verità sulla tragedia e sulla riconquistata libertà degli Aleppini.
'' Pubblico la mia risposta ad una amica che è stata interpellata da due persone dopo la diffusione della nostra ‘’lettera da Aleppo n. 28’’
Cara F.
Comprendo bene la confusione di uno dei due tuoi interlocutori o il disagio dell’altro, e comprendo anche la tua domanda: ‘qual è la verità? ’
Capisco molto bene la reazione di queste persone sottomesse alla martellante propaganda mediatica occidentale di parte. Una propaganda manichea con i buoni definiti ribelli o rivoluzionari (dimenticando che essi fanno parte dei due gruppi (Daesh e al-Nusra) che la Comunità internazionale ha classificato come organizzazioni terroristiche. 
Si dimentica anche che 90.000 jihadisti stranieri sono venuti nel nostro Paese per fare la jihad. E si dimentica che il fine di questi terroristi è la realizzazione di uno Stato islamico. 
Dall’altro lato, ecco i malvagi, demonizzati da una massiccia disinformazione, sin dagli inizi degli avvenimenti, per accelerare la caduta del regime.
I ribelli-terroristi che invasero i quartieri est di Aleppo nel luglio del 2012 e Mosul nel 2014 sono gli stessi che commisero gli attentati a Parigi nel 2015.
A Parigi, erano terroristi che bisognava eliminare.
A Mosul, voi applaudite (giustamente) l’assalto dell’esercito iracheno appoggiato dai raids aerei statunitensi e della coalizione, per liberare la città dai terroristi di Daesh, (ben sapendo che questi raids faranno ovviamente delle vittime civili, senza che in Occidente qualcuno se ne dispiaccia).
Ad Aleppo, voi invece condannate l’assalto dell’esercito dello Stato siriano il cui scopo è liberare una parte della città, controllata da quattro anni e quattro mesi dagli stessi terroristi di al-Nusra. (Ricordiamo che Daesh e al-Nusra erano un unico gruppo, scissosi in due circa due o tre anni fa, poiché al-Nusra voleva seguire al Qaïda e giurare fedeltà al delfino di Ben Laden, mentre Daesh voleva giurare fedeltà al califfo auto-proclamatosi Baghdadi).
Dov’è la verità? Non certo presso i giornalisti e i media.
Essa si trova presso coloro che vivono qui.
Presso gli abitanti di Aleppo-ovest (che non sono soltanto cristiani, dato che siamo rimasti in pochi), che ieri sera hanno manifestato la loro gioia nelle strade all’annuncio della liberazione di una gran parte di Aleppo-est. Coloro che hanno subito durante quattro anni e mezzo bombardamenti quotidiani da parte dei terroristi di Aleppo-est con decine di vittime tutti i giorni (naturalmente ignorati dai media occidentali e nessuno che abbia sentito imbarazzo). I terroristi li hanno privati d’acqua potabile per più di due anni (1 milione e mezzo di abitanti a cui si è tagliata l’acqua corrente è un crimine di guerra e contro l’umanità) e nessuno ne è stato sconvolto. Sono stati gli Aleppini a supplicare l’esercito ed il governo di liberare i quartieri orientali ed era dovere dello Stato intervenire.
La verità sta presso gli abitanti liberati dei quartieri orientali di Aleppo, che erano ostaggi dei terroristi, anzi scudi umani. Bisogna vederli scoppiare di gioia, mentre si gettano tra le braccia dei soldati, e piangere quando ritrovano membri della propria famiglia. Bisogna ascoltarli raccontare le sofferenze per ciò che i terroristi gli hanno fatto subire. Naturalmente, tutto ciò è documentato con dei video in arabo che non vi mostrano.
I bombardamenti russi e siriani, che tanto hanno disturbato i nostri amici europei [sensibili e cinici a fasi alterne o a seconda della collocazione topografica delle vittime. N.d.T.], ebbene sì, hanno fatto vittime tra i civili e noi lo deploriamo. Ma voi, voi siete altrettanto addolorati per le vittime civili fatte dalla coalizione occidentale nei bombardamenti di Mosul? O la bomba americana è forse più intelligente della russa ?. In Siria no. Infatti i raids della coalizione occidentale sui terroristi hanno mietuto ogni volta vittime civili e l’ultimo raid aereo francese ne ha fatte 110 in un colpo solo, ma non ve lo dicono. Durante una presa di ostaggi, dopo negoziazioni e tentativi infruttuosi per liberarli pacificamente, la polizia non dà forse l’assalto pur essendo consapevole che potrebbero esserci delle vittime tra gli ostaggi?
Non esistono guerre pulite (dimenticate che stiamo vivendo in guerra da cinque anni e mezzo), però i media europei hanno esagerato i fatti, modificando e amplificando la realtà. Il martellamento che avete subito è intessuto di menzogne. Vi hanno annunciato dieci volte in sei mesi la distruzione dell’ultimo ospedale di Aleppo-est: come se per un colpo di bacchetta magica l’ospedale potesse risorgere in due settimane. Vi hanno mostrato il ‘Sindaco di Aleppo-est’ in tutte le salse: conferenze-stampa, ricevuto da Hollande, imbarcandosi con Duflos in un farsesco viaggio ad Aleppo. Ma si dà il caso che questo signore non sia sindaco di Aleppo e neppure di Parigi. Egli è semplicemente un impostore fatto uscire come un coniglio dal cappello di un prestigiatore per appoggiare la campagna mediatica messa su per arrestare l’avanzata dell’esercito lealista, pretendendo una tregua per ragioni ‘umanitarie’: cioè per permettere ai terroristi (geneticamente modificati dagli Occidentali in ‘ribelli moderati’) di riprendersi.
I Siriani, che hanno sofferto troppo per questa guerra e gli Aleppini in particolare, non accetteranno la proibizione di esprimere la loro gioia nel vedere la disfatta dei terroristi (almeno in Aleppo), i loro concittadini di Aleppo-est liberati, e di poter vivere senza piangere ogni giorno la morte di un parente, di un amico, di un vicino, uccisi dai proiettili di ribelli-terroristi.
Nabil
P.S La campagna mediatica è stata orchestrata alla perfezione: un martellamento quotidiano di menzogne che le persone, pur di buona volontà e con un certo spirito critico, arrivano a credere, non avendo una conoscenza diretta della situazione sul terreno. ‘Non possono mentirci tanto, sicuramente c’è del vero’ pensano.
Se voi mentite, mentite e continuate a mentire, qualcosa delle vostre menzogne sarà creduto. ’’ 

   Trad. Maria Antonietta Carta

AsiaNews, 14 dicembre 2016

Questa mattina nuovi, violenti bombardamenti stanno scuotendo la città di Aleppo. Razzi e colpi di artiglieria lanciati dai soldati dell’esercito governativo cercano di abbattere l’ultima sacca di resistenza dei gruppi ribelli e jihadisti, che si sono asserragliati in una piccola porzione della città. Testimoni locali confermano gli scontri a fuoco e la sospensione del piano di evacuazione raggiunto in precedenza, che avrebbe dovuto garantire la fuoriuscita dei civili e degli ultimi miliziani - alcune migliaia - tuttora presenti. I bus governativi sono allineati all’esterno dell’area teatro dei combattimenti, ancora vuoti e in attesa di disposizioni per le prossime ore. 
A bloccare le operazioni di evacuazione e innescare la nuova ondata di bombardamenti la richiesta siro-iraniana di avviare, in simultanea, le operazioni di sgombero dei feriti e civili in altre due cittadine sotto assedio delle milizie ribelli. Le Nazioni Unite sarebbero rimaste ai margini dell’accordo e non partecipano alle operazioni di evacuazione, per dicendosi pronte a intervenire in caso di bisogno. Ieri fonti Onu avevano parlato di “atrocità” e di civili giustiziati dalle milizie filo-governative.
Fonti di AsiaNews nel settore occidentale riferivano al contempo di “lanci di razzi” dal settore ancora in mano ai ribelli, che hanno provocato “otto morti e più di 40 feriti”. “La tregua è ancora lontana - aggiungono le fonti - anche perché resta da capire la posizione dei curdi siriani, armati, e le mosse delle milizie filo-governative, in cui è alto il fenomeno della corruzione e che devono essere sistemate in qualche modo dall’esercito regolare”. 
Nei giorni scorsi intense trattative fra Mosca e Ankara avevano permesso il raggiungimento di un accordo sull’uscita di ribelli e jihadisti, rimasti intrappolati in un’area di cinque chilometri, dove si erano ritirati di fronte all’avanzata dell’esercito siriano, sostenuto da russi ed Hezbollah. Esso prevedeva il ritiro dei civili, quindi la fuoriuscita dei combattenti, circa 5mila uomini in esilio in direzione ovest verso la periferia di Aleppo e a est verso Idlib e il confine turco. Dall’accordo emerge ancora una volta la grande influenza esercitata da Ankara sui ribelli e jihadisti siriani, che rispondono di fatto al governo turco. E al quale sono legati con un cordone ombelicale, che ha garantito loro la sopravvivenza per anni. 
I siriani sono in giubilo per la vittoria militare, ma la città di Aleppo emerge nella sua drammatica devastazione: uno scenario apocalittico fatto di ceneri, macerie e miseria.  Se il mondo intero (in particolare l’Occidente) lanciava grida di condanna per la sorte dei civili di Aleppo est, affamati e privi di risorse, impossibilitati a ricevere aiuti umanitari, la tv panaraba Al Mayadeen trovava una prima risposta alla questione. In un reportage dal settore orientale il canale satellitare ha mostrato chi stava davvero affamando la popolazione: in seguito alla liberazione del quartiere Bustan Al Qasr, i cronisti hanno scoperto un deposito all’interno di una scuola colmo di derrate alimentari, vestiti e medicinali custoditi dai jihadisti. Una riserva preziosa nascosta nella scuola di al Yarmuk, mentre la popolazione civile pativa fame e stenti.  
Tonnellate di cibo e generi di prima necessità che gli abitanti rimasti - donne, anziani, bambini - hanno subito cercato di accaparrarsi. Si assiste a scene di persone con scatole e sacchi sulle spalle, che tradiscono il bisogno immediato di cibo. La rivelazione sugli alimenti e aiuti umanitari che i jihadisti hanno sottratto alla cittadinanza, affamandola, spiega perché nel settore orientale solo la popolazione civile pativa la fame e appariva dimagrita e provata, mentre i ribelli si presentavano nei video e sui social in buona salute e ben nutriti. 
La liberazione di Aleppo ha inoltre svelato un altro mistero: quello dell’acquisto di armi dall’Europa dell’est da parte di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, i cui eserciti sono invece dotati di armi di fabbricazione americana. Tale industria è stata tenuta in vita grazie agli acquisti miliardari dei Paesi del Golfo. Difatti, dal 2103 in avanti Riyadh, Doha e gli Emirati hanno acquistato armi dall’Est Europa, spedite poi ai jihadisti in Siria e nello Yemen. Una fornitura che non si è mai interrotta nel tempo, almeno fino a poco tempo fa. 
In uno dei covi dei jihadisti di al Nosra (ex al Qaeda) e del gruppo filo-turco di Nur Eddin el Zank, rinvenuto nel centro storico di Aleppo - settore orientale - sono stati trovati depositi di armi di fabbricazione bulgara, copie bulgare di missili russi, mitragliatrici, razzi anti-carri e altre armi. Negli ultimi mesi del 2014 erano comparsi negli aeroporti bulgari aerei sauditi, assenti nel Paese dal 1991 e che, per questo, avevano attirato grande curiosità. 
Alcuni fotografi amatoriali avevano documentato aerei cargo sauditi del tipo Boeing 747 e degli Emirati Arabi Uniti del tipo Boeing 777 e Airbus A330 negli aeroporti di Borgas e di Sofia. Il mistero è stato chiarito dal rapporto annuale del ministero bulgaro della Difesa, secondo cui nel 2014 Sofia aveva siglato accordi per la vendita di armi all’Arabia Saudita per un valore di 85 milioni di euro. Il rapporto dell’anno successivo parlava invece di una vendita di armi, sempre all’Arabia saudita, di un valore di 29 milioni di euro. Sempre nel 2015 l’accordo firmato fra la Bulgaria e gli Emirati Arabi Uniti per la vendita di armi russe da parte della Bulgaria.
In precedenza, secondo quanto rivelato da Wikileaks un telegramma inviato dall’ambasciata Usa a Sofia rivelava un finanziamento degli Emirati Arabi Uniti per l’acquisto di armi bulgare, da inviare al governo dello Yemen nel 2010. Si tratta di decine di mitragliatrici di attacco, di mine, di missili e razzi, nel contesto di una commessa che aveva permesso all’industria bellica bulgara di riprendere fiato dopo un periodo di forte calo. Nel 2014, grazie alla guerra jihadista in Siria e nello Yemen, le  le vendite di armi bulgare secondo dati ufficiali hanno raggiunto il tetto di 403 milioni di euro.
Da ottobre 2014 a Maggio 2015 sono stati effettuati nove voli fra la Bulgaria e l’aeroporto di Jeddah e Tabuk nei pressi del confine giordano-saudita, per trasportare fra le 60 e le 80 tonnellate di armi di produzione sovietica. Gli aerei degli Eau hanno effettuato nei medi di giugno e agosto di quest’anno diversi collegamenti fra Abu Dhabi con Borgas e Sofia. 
Un rapporto Onu sul traffico di armi pubblicato all’inizio del 2015 parla dell’arrivo in Arabia Saudita, alla fine del 2014, di 830 mitragliatrici e 120 carri armati anti-scosse del tipo SPG-9. All’inizio del 2015 il ministero siriano della Difesa comunicava la presenza di armi bulgare in mano ai jihadisti, rinvenute nei tunnel usati per l’evacuazione. Si parlava di mine, razzi anti-carri, mitragliatrici Kalashnikov e razzi Rpg, tutti fabbricati in Bulgaria e riemersi ad Hama, Homs e diversi quartieri di Aleppo, dopo aver varcato le frontiere della Giordania e della Turchia. 
Ankara, che per anni ha fornito armi e munizioni, oltre che aiuto logistico a gruppi jihadisti come al Nusra e Nur Eddin Al Zenki in Siria, ora cerca di farli uscire da Aleppo. Alla fine di tutto, resta la domanda: A quale prezzo? E che cosa ha ceduto la Russia in cambio? Ancora una volta, come già successo prima con gli Stati Uniti, le vittime sacrificali sembrano essere i curdi siriani.

mercoledì 30 novembre 2016

#AleppoVictory: il racconto dei testimoni sulla prossima liberazione finale

Ho tradotto molti testi nella mia vita, soprattutto nei lunghi anni trascorsi in Siria. Scritti interessanti o anche appassionanti, ma non mi è mai capitato di farlo con la trepidazione che ho provato traducendo le parole del dottor Antaki e di Pierre Le Corf, testimoni infaticabili e coraggiosi della tragedia di Aleppo. Dopo una lunghissima notte di orrori, negli abitanti di questa città martirizzata sembra rinascere, sebbene con tremore, la fiducia in un nuovo inizio: molto incerto, gravato di tante preoccupazioni. Difficile, ma pur sempre un nuovo inizio, in cui finalmente dovrebbero cominciare a disvelarsi le menzogne, gli inganni, le complicità sciagurate, i delitti perpetrati contro un popolo intero. Sin dal principio di questa guerra per procura, Ora Pro Siria è stato uno dei pochissimi a denunciarne l’iniquità ed a raccontare le sofferenze dei Siriani. Quando lessi i primi articoli, abitavo in Siria e mi fu di conforto sapere che qualcuno prendeva le parti della verità. Sono quindi molto lieta che queste testimonianze di un momento così importante della vicenda siriana siano raccontate qui.
Maria Antonietta Carta.


L' inizio della fine?

Il dottor Nabil Antaki ci racconta le speranze e i timori per l'esito della battaglia di Aleppo.
''Senza voler vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, oggi le notizie dal fronte di Aleppo sono quasi tutte buone. Quasi, purtroppo.
Due dei quartieri principali nella periferia est (Hanano e Sakhour), che i ribelli-terroristi occupano da quattro anni, sono stati liberati dall'esercito siriano e almeno quattromila nostri concittadini di Aleppo-est, presi in ostaggio, sono riusciti a fuggire con il loro aiuto. Momentaneamente sono al sicuro a Jibrin. Altri sono fuggiti verso Sceikh Maqsud.
Questo per le notizie belle, ma purtroppo ci sono anche due brutte notizie e un timore. Civili che tentavano di fuggire da Aleppo-est sono stati uccisi dai terroristi, che oggi hanno continuato a far piovere colpi di mortaio su Aleppo-ovest. Le vittime di questi attacchi sono dodici. Si sarebbe tentati di dire ''per rappresaglia contro l'avanzata dell'esercito lealista'', se non fosse che noi siamo il bersaglio di questi bombardamenti quotidiani da quattro anni. Adesso, temiamo che i governi occidentali e alcuni organismi chiedano una tregua per ''motivi umanitari'' (come hanno fatto con successo in passato) e orchestrino una nuova campagna mediatica per impedire all'esercito dello Stato siriano di portare a termine la liberazione di Aleppo. Infatti, la domanda sulla "catastrofe umanitaria" in Aleppo-est mi è stata già posta oggi dai media, in due interviste telefoniche. La disinformazione continua...''
p.s. Infatti, come temeva il dottor Antaki, e credo molti di noi, puntuale è arrivata dalla Francia una richiesta di riunione immediata del Consiglio di sicurezza dell'ONU. L'Occidente non intende rinunciare alla sua agognata preda.


Dal Diario di Pierre Le Corf
"Cari media, governi, fiancheggiatori etc.: una parte importante della zona orientale di Aleppo è stata liberata, e migliaia di civili sono riusciti a rifugiarsi qui, nella zona ovest. Credetemi, hanno molto da raccontare sugli anni trascorsi con i vostri ‘’ribelli moderati’’.
Ora, è giunto il tempo di scommettere sulla vita e di cessare le strumentalizzazioni. Ora o mai più, poiché il giorno in cui sarà tornata la pace - e tornerà malgrado tutto il vostro accanimento e il vostro denaro - quel giorno voi porterete il marchio indelebile di chi ha ucciso e ha permesso alla morte di falcidiare esistenze prolungando il conflitto, sostenendo e permettendo a dei terroristi di riarmarsi, estendendo i combattimenti, aumentandone la violenza e mantenendo dei civili in ostaggio o utilizzandoli come strumento di propaganda, facendo pressione sull’opinione pubblica sfruttandone l’ignoranza, e creando un circolo vizioso di cause ed effetti. 
Voi avete concorso alla distruzione di un Paese e di intere generazioni. Voi avete cancellato un patrimonio di storia e vestigia millenarie. Accendendo o gettando olio nel fuoco, per profitto o inettitudine, avete condannato tante vite, e di alcune molti di noi hanno ancora il sangue indurito nei vestiti.
I civili continuano a fuggire ed hanno tante storie da raccontare, come quelle di coloro che sono fuggiti nel corso di questi ultimi anni, e che io ho condiviso in questi mesi. Parlano di jihadismo, di imprigionamenti, di torture, di rapine, di schiavitù, di racket, di decapitazioni, e non vado oltre…
Mi direte che tutti i libri di storia e di geografia sono stati scritti col sangue, ma le nostre testimonianze non vi permetteranno di scrivere questa storia alla vostra maniera.
Per mostrarvi ciò che accade e per far cambiare le cose sono molti coloro che hanno rischiato la vita, e molti sono morti e se io, se noi restiamo in vita, questo marchio verremo a tatuarvelo di persona. Benché i razzi continuino a pioverci addosso, la fine è vicina. Lo spero. Adesso o mai più. "
Pierre Le Corf

  traduzione di Maria Antonietta Carta

domenica 20 novembre 2016

I terroristi prendono di mira le scuole elementari di Aleppo


20 novembre: giornata internazionale dei diritti dei bambini
Questa domenica mattina, come ogni giorno, pioggia di colpi di mortaio lanciati dai terroristi di Aleppo-Est sui nostri quartieri. Ma oggi hanno raggiunto una scuola elementare nel quartiere Al Furqan: 10 bambini morti e moltissimi feriti.
I media occidentali segnaleranno questo crimine di guerra?
I governi si indigneranno e protesteranno?
Ma come?! Pensavamo che tutte le scuole fossero nella zona Est di Aleppo, e che la guerra fosse una aggressione unilaterale sui civili?
Tante distorsioni. Vogliono farvi credere che Aleppo Est è fatto solo di ospedali, panifici e scuole . L'esercito è accusato di aver usato barrel bombs che colpiscono a caso, ma ha anche la magica capacità di mirare con precisione gli ospedali segreti. E in qualche modo i ribelli sono riusciti a sfuggire a ogni singola bomba, ma i caschi bianchi sono impegnati a salvare bambini dagli edifici ...
E circa la scuola elementare a Aleppo Ovest, dove 10 bambini sono stati uccisi oggi? DEVE essere il governo .. Non possono essere i caschi bianchi-combattenti per la libertà-ribelli moderati ..! Indovinate di nuovo ...
 dottor Nabil Antaki da Aleppo 

Talvolta, vivere in mezzo alle sofferenze inenarrabili che provoca la guerra, straziati dal lancinante incessante sibilo rabbioso di spari ed esplosioni che accompagnano la morte e la distruzione, diventa troppo faticoso anche per persone risolute e con forti spinte ideali quali Pierre Le Corf. Ma anche quando sembra naufragare nella stanchezza e nello sconforto, egli continua a raccontare, con rara efficacia, la tragedia della gente di Aleppo.

Dalla pagina di Pierre le Corf
‘’Per voi, oggi domenica 20 novembre 2016, una piccola finestra su Aleppo. Non riesco a trovare le parole giuste, in questa situazione. Tante emozioni. Tanti ricordi. Sinceramente... mentre qui, nella zona ovest di Aleppo, continuano a cadere proiettili di mortaio e granate. Essi si mischiano al rumore dei combattimenti nella zona est e sul cielo. I terroristi stanno sparando su di noi in questo momento (proprio di adesso la notizia di razzi che hanno ucciso almeno dieci bambini in una scuola) e cercano di distruggere gli aerei che stanno bombardando le loro postazioni per proteggere – almeno limitando gli attacchi - un milione e duecentomila civili qui ad ovest. Quando gli aerei si allontanano, anche per poco tempo, i razzi e i mortai riprendono a pioverci addosso.
Non mettetemi in difficoltà, non sono qui per fare politica o intavolare dibattiti. Parlo soltanto di ciò che vedo da ormai molti mesi e di ciò che mi raccontano coloro che sono fuggiti, anche recentemente, dalle zone occupate dai gruppi islamici (e non dai ribelli, come li chiamano in Occidente).
Intere famiglie che, durante la fuga, hanno avuto la fortuna di sopravvivere tra cecchini e mine anti-uomo, dato che nessuno ha 300$, il denaro da pagare [preteso dai terroristi, N.d.T.] per essere autorizzati a lasciare Aleppo est, devono allontanarsi in condizioni molto precarie. Come, ad esempio, Mahmud.

Solo vessilli neri intorno alla città. Nessuna libertà di opinione o di partiti. Non è questione di buoni o di cattivi. Questa guerra è mortale qui e dall’altro lato, ma dovete comprendere che la gente muore per gli spari dall’est verso l’ovest e viceversa soltanto a causa dei gruppi islamici armati e prepotenti in mezzo a civili usati direttamente o indirettamente come ostaggi. Sono là e uccidono. Le persone intorno ad essi muoiono. È molto semplice eppure tanto difficile da far comprendere.
Il mio fine è l’essere umano. Prego per tutti gli uomini, le donne, i bambini inermi, ma voglio sottolineare che questa guerra è una tragica messinscena e che ad alimentare veramente la morte sono le ideologie e gli interessi esterni, che distruggono la vita quotidiana, la storia della Siria e la speranza di tutti coloro che la abitano. Scusate se parlo troppo e magari non in maniera sufficientemente chiara … ma dovete capire ciò che accade in realtà e non ciò che raccontano i media, talvolta malevoli talvolta apatici. Dovete capire che voi ne siete i ripetitori …
Sono stanco di assistere alla morte gratuita di tanta gente per gli interessi di alcuni individui. Sono stanco di essere soltanto oggetto di intrattenimento banale (incompreso o deformato) per animare discussioni conviviali tra due bicchieri di vino e apparire intelligente.
"We are superheroes" se volete offrire un contributo per gli interventi di primo soccorso e per materiale medico: https://www.facebook.com/heroesworldtour/videos/1211332675598163/

Traduzione di Maria Antonietta Carta

venerdì 4 novembre 2016

DA ALEPPO OVEST (2°parte): testimonianze dei Fratelli Maristi

Estratti dal Diario :

Il 30 ottobre 2016: l'offensiva dei ribelli armati è al suo terzo giorno. Da una parte, avanzando dal lato ovest, hanno preso la Dahiyet al Assad, e dall'altra parte bombardano con mortai tutte le zone di Aleppo da tutti i lati: quello a ovest, da dove provengono gli assalitori, e da est, dove stanno tutti quelli che sono assediati. Gli abitanti di Aleppo sono molto terrorizzati. Soprattutto quelli che abitano in Hamadaniye e ad Halab al Jadida hanno lasciato le proprie abitazioni.

Da venerdì 28 ottobre, ci sono stati molti morti e feriti tra la popolazione civile e l'esercito siriano. Ci dicono che gli ospedali sono sopraffatti dal numero dei feriti. Le autorità della città hanno decretato la chiusura delle scuole per una settimana.





Oggi abbiamo vissuto la nostra "pausa" (incontro) mensile con la squadra dei Maristi blu. Abbiamo organizzato, Leyla ed io, questa giornata sul tema "Chi è il mio prossimo?". Abbiamo iniziato a leggere la parabola del buon samaritano per mettere in rilievo chi è il "prossimo" secondo la visione cristiana. Con tutto il gruppo, 10 persone: i 2 Fratelli George, Margot, Luma, Mirna, Hadi, Kamel, Aline, Leyla ed io, abbiamo iniziato la visita a 3 famiglie tra quelle che vengono da noi e usufruiscono dei nostri programmi.


La famiglia "S." è composta dalla madre e da due fratelli adulti disabili mentali e il papà, anche lui malato mentale che vive presso le suore di madre Teresa. Già, in tempi normali, le piccole stradine di Midane sono brutte, e ora, a causa della guerra, sono terribili: piccole viuzze sporche, cavi elettrici che pendono dovunque e dagli immobili fatiscenti proviene un odore nauseabondo. Saliamo 5 piani per trovarci da questa famiglia. Un piccolo appartamento: una camera da letto per le tre persone e un soggiorno da 8 mq. La madre è anziana e deve fare tutto da sola, finanche portare le taniche d'acqua fino al quinto piano. Z., il figlio, è malato mentale e anche ipovedente. Ci ha parlato in "straniero", lingua composta da parole di sua invenzione. Suo fratello, disabile mentale come lui ma che si muove, non era a casa.

Poi siamo stati ad Achrafiyé, quartiere popolare dei poveri, bombardato dai ribelli-terroristi di Bani Zeid per 4 anni e considerato, prima della guerra, come il quartiere dei curdi. Una grande folla nelle strade, edifici per metà distrutti dalle bombe ma abitati. 

Facciamo visita ai "Sa." Il papà ha un problema di vista con un restringimento del campo visivo che permane nonostante le 2 operazioni chirurgiche che ha subito e non può lavorare, la mamma deve fare tutto e accudire 5 bambini di cui la maggiore ha 12 anni. Abitano in un appartamento infetto, piuttosto un tugurio, senza rubinetti né acqua. Per fortuna che la "Mezzaluna rossa" ha installato 2 grandi serbatoi alla rotonda. Devono fare la spola tutti i giorni per avere dell'acqua. Quando siamo arrivati, non c'erano in casa che i bambini, i genitori erano al funerale del cugino morto durante i combattimenti.
La nostra terza visita ci ha portato dal lato della rotonda Chihane dove vive la famiglia "H.R." una donna con i suoi 9 figli, l'ultimo di 16 mesi non ha conosciuto suo padre che li ha lasciati da più di un anno per andarsene da solo o con un'altra moglie in Turchia. Questa famiglia viveva prima della guerra a Boustan al Bacha. Nel luglio 2012, quando i ribelli hanno invaso Aleppo-Est, è scappata ed è venuta a stabilirsi in una delle scuole di Cheikh Maksoud dove l'abbiamo conosciuta.

Nel marzo 2013, i ribelli avevano invaso il quartiere, quindi se ne vanno una seconda volta per sistemarsi a "1070" un complesso immobiliare incompiuto (a causa della guerra) con delle carcasse di immobili senza pareti né sanitari. Questa famiglia ha quindi cercato di realizzare lì uno pseudo-appartamento. Nel frattempo, la mamma ha fatto sposare 2 delle sue ragazze piuttosto giovani, 15-16 anni. I ragazzi, tra cui quello di 12 anni , lavorano a rovistare nella spazzatura per raccogliere la plastica e il cartone per venderlo al riciclaggio e guadagnare un po' di lire per far vivere la famiglia. Il lavoro di Hammoudé, 10 anni, il nostro protetto, consisteva nel trasportare le taniche d'acqua dal serbatoio centrale del complesso "1070" a "casa" e veniva ogni giorno a casa nostra per prendere alcune porzioni del pasto caldo che serviamo ogni mezzogiorno a più di 800 persone. Che il tempo fosse bello o brutto, sotto il sole o con la pioggia, camminava per più di un'ora per venire da noi e altrettanti per tornare a casa con i secchi di cibo. È biondo con gli occhi azzurri ma spesso così sporco che stava diventando marrone. Allora, si faceva il bagno a casa nostra e i suoi colori naturali tornavano. Da un mese, il "1070" è stato invaso dai ribelli e per la terza volta, la famiglia H.R. l'ha lasciato per rifugiarsi a casa di una delle ragazze sposate. Poi hanno trovato un rifugio al quinto piano di un edificio per metà distrutto alla rotatoria Chihane. Quando siamo tornati alla loro "casa", siamo rimasti sorpresi nel vedere i pezzi mancanti delle pareti sostituiti con assi di legno non fissati; vale a dire, che possono essere spostati con un dito per poi trovarsi davanti il vuoto.

Ecco alcuni esempi della sofferenza e della miseria di qualche migliaio di famiglie che abbiamo in carico e aiutiamo a sopravvivere.
Al nostro ritorno, ci siamo scambiati le nostre impressioni, discusso su chi è veramente il nostro prossimo, di come trasformare una persona diversa da noi nel prossimo, senonché di avvicinarci noi stessi a lei per farne un prossimo a prescindere da una vicinanza familiare, di clan, religiosa o sociale.

Abbiamo parlato molto di dignità da ridare, di rapporto da pari a pari, di uno sguardo d'amore che non giudica ma trasforma il "diverso" nel prossimo. Tutti questi valori sono alla base del nostro lavoro di solidarietà.

Durante la nostra visita ad Achrafiyé, abbiamo incontrato molte famiglie di Halab al Jadida in fuga dal loro quartiere, recanti fagotti, vagando per le strade alla ricerca di un rifugio, di un appartamento in affitto. Achrafiyé è saturo, anche gli edifici distrutti, le cantine, le terrazze, le scale senza inferriate sono abitate. Questa sera, A-H. D. ha telefonato per chiedere aiuto perché hanno finalmente trovato un rifugio a 30.000 Lire Siriane mensili. Gli abbiamo detto di affittarlo e poi il tempo di arrivare a casa sua con la somma dell'affitto per 6 mesi. Un quarto d'ora più tardi, Leyla e i fratelli Giorgio erano sul posto ma l'appartamento era già stato affittato da altri.

Continuiamo a portare all'ospedale persone ferite da arma da fuoco e da colpi di mortaio lanciati sui quartieri civili di Aleppo ovest dai "gentili ribelli moderati". Oggi la famiglia Ghazal al completo: il papà morto sul colpo, le sue figlie con ferite gravi, la più giovane, 20 anni, muore dopo essere stata operata d'urgenza e la maggiore è ancora in terapia intensiva in condizioni critiche. Il fratello aveva trovato la morte già un mese fa, raggiunto da un cecchino.

  dal dottor Nabil Antaki, Aleppo
    (trad OpS)

giovedì 3 novembre 2016

DA ALEPPO OVEST: le toccanti testimonianze degli abitanti in questi giorni terribili


Pierre Le Corf è un giovane volontario francese che ha scelto di trascorrere ad Aleppo alcuni mesi come testimone umanitario tra il popolo, la gente più semplice, e ne racconta la incredibile resilienza, i drammi, gli orrori e le speranze quotidiane su una pagina facebook dal significativo titolo 'We are superheroes'
esplosione di oggi, 3 novembre 2016 
Poiché in questi giorni non c’era connessione Internet, ho scritto questo su un pezzo di carta per eliminare le emozioni: 
"Soltanto un paio di giorni fa, un amico e volontario si è beccato alcuni frammenti di un razzo caduto vicino alla mia casa. Scrivo queste poche righe dal corridoio di casa sua, seduto a terra su alcuni fogli di carta. Nel momento in cui decine di proiettili hanno cominciato a sibilare, la gente per strada si è messa a correre per nascondersi dietro pali e portoni. Odio questo sibilo. I proiettili esplodevano sul marciapiede, sulle automobili e sui muri. Un attacco di una violenza estrema. I terroristi non erano lontani. Esplosioni per ogni dove. Mentre eravamo in auto, all’improvviso il sibilo di una bomba poi esplosa a poche centinaia di metri. Un’altra è esplosa un po' più lontano e le persone che facevano la coda per acquistare il pane hanno iniziato a disperdersi in tutte le direzioni; ma alcuni son rimasti. Di solito bisogna attendere ore per avere un po’ di pane, siamo partiti di colpo. L’auto tremava sotto le cascate di mortai e razzi. Viaggiavamo a tutta velocità, mentre la gente correva per salvarsi e per nascondersi. Il tempo sembra fermarsi. Si ferma la vita. Questa situazione è irreale e terrificante. Ieri, una pioggia di mortai e le vittime sono state oltre cinquanta. La televisione ha trasmesso le immagini all'ospedale pubblico. Le stanno trasmettendo anche in questo istante. È terribile! Non ho parole. Siamo seduti nel corridoio, mentre i terroristi sparano proiettili esplosivi in strada. I bambini stanno accanto a noi. Nonostante l’abitudine a dormire con le esplosioni, durante tutta la notte scorsa esse sembravano oltremodo terrificanti. Lavoro sui programmi sociali, ma sono esausto. Da troppi giorni non funzionano le reti telefoniche e internet. Ci si sente tagliati fuori dal mondo. È una sensazione strana, perché non puoi comunicare neppure con chi ti sta a fianco. Spesso non si può uscire e questo deprime. Potrei scrivere tante cose su quello che sta succedendo, ma gli avvenimenti, le emozioni sono troppe… Spero che torni internet per continuare a pubblicare tutto ciò che le persone stanno attraversando qui.”
Ci aggrappiamo. We are superheroes

dal dottor Nabil Antaki : Messaggio ai media, e a quella parte dell'opinione pubblica disinformata, che parteggiano per i gruppi armati di Aleppo perché li considerano ribelli rivoluzionari e non quel che sono in realtà: terroristi.


Da una settimana, Aleppo ovest (cioè la zona più estesa e popolata della città, sotto il controllo dello Stato siriano) è bombardata brutalmente dai terroristi. Le vittime sono più di cento, il numero dei feriti ancora maggiore, e migliaia di abitanti (per la maggior parte già sfollati da altri luoghi) sono fuggiti verso quartieri più sicuri. Sin dal 2012, i gruppi armati, che occupano la parte orientale della città, bombardano quotidianamente Aleppo ovest con colpi di mortaio e bombole di gas riempite di chiodi ed esplosivo. È vero che queste armi soltanto di rado distruggono completamente gli edifici, ma sono molto letali.
Aleppo è una grande città che al suo interno non ospita caserme o altre sedi militari, quindi tutti i proiettili, da quattro anni, continuano a provocare distruzione e morte nei quartieri residenziali. I raid aerei su Aleppo est mirano a colpire i ribelli armati, che si sono insediati tra i civili, mentre i bombardamenti di Aleppo-Ovest colpiscono intenzionalmente i civili, non essendoci militari.
Perché nessuna voce si è elevata in Occidente per denunciare come terroristi coloro che, da quattro anni, stanno bombardando e uccidendo solo civili disarmati? Perché i media tacciono questa realtà, mentre continuano a trasmettere ossessivamente immagini ripetitive sui danni causati ad Aleppo est dai raid aerei? Dove sono i difensori dei Diritti Umani, che dovrebbero classificare come crimini di guerra i massacri di civili di Aleppo-Ovest da quattro anni? Dov’è quel “Marchingegno" con le sue ‘’Agenzie’’, i suoi ‘’Rappresentanti’’ e il suo ‘’Inviato speciale’’ che spalancano la bocca solo per criticare l'Esercito siriano, che ha l'obbligo di liberare il territorio del suo Paese e un milione e cinquecentomila abitanti bersaglio dei "buoni" terroristi moderati?
È vero! esiste tra i media e i governanti occidentali (non cito l'opinione pubblica perché è disinformata, per non dire manipolata) un doppio standard di giudizio e di valori. L'onestà presso i governanti e l'etica professionale presso i giornalisti sono, purtroppo, soltanto una farsa. Se non stessimo parlando di un Paese distrutto, di centinaia di migliaia di civili uccisi, [e di feriti e di mutilati, N.d.T.] potremmo riderne.

Traduzione di Maria Antonietta Carta


Aleppo est - Sotto il giogo dei terroristi al comando del saudita al Muhaysini.

   il signor Abdel Kaddour, che vive in Aleppo ovest, mi scrive:

"Cara Maria Antonietta, Al Muhaysini è un ufficiale dei servizi segreti Sauditi e si trova nella regione di Idleb, ad ovest di Aleppo. Egli è responsabile diretto per il finanziamento e l'addestramento di tutti i giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni della regione tra Idleb e Aleppo. Le sue truppe si trovano ancora nel centro storico e impediscono agli abitanti di allontanarsi.
Oggi, ho contattato un residente di Aleppo Est e mi ha riferito che sono bloccati nelle loro case e non possono muoversi perché sotto stretto controllo delle milizie, che uccidono chiunque esprima la volontà di allontanarsi. Inoltre, esse si sono impadronite di tutte le provviste e le vendono a 50 volte il prezzo originario. Per i civili disarmati, non c'è più nulla da mangiare e non possono difendersi scappando. Un pacchetto di sigarette costa 15.000 lire siriane un chilo di spinaci 700 lire siriane..."
Maria Antonietta Carta