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giovedì 18 settembre 2014

INTERVISTA A MONS. ANTOINE AUDO: FERMATEVI NELLA DISTRUZIONE DELLA SIRIA!



A colloquio con il vescovo caldeo di Aleppo, il gesuita Antoine Audo, a margine dell’incontro di ‘Caritas internationalis’ sulla situazione in Medio Oriente – La minaccia incombente dello’ Stato islamico’ – Le differenze tra Iraq e Siria – L’azione della ‘Caritas’ per cristiani e musulmani – L’ ‘orchestrazione mediatica’ contro la Siria 




www.rossoporpora.org – 17 settembre 2014
di Giuseppe Rusconi

Il sessantanovenne Antoine Audo, gesuita e dal 1992 vescovo caldeo di Aleppo, è tra le figure più note del cristianesimo medio-orientale ed è molto impegnato sul fronte dell’aiuto ad Aleppo e in tutta la Siria a chiunque ne abbia bisogno, senza distinzione di religione, seguendo la stella polare della dottrina sociale della Chiesa. L’avevamo intervistato per “Il Consulente RE” 4/2008  e in quell’occasione ci aveva delineato con chiarezza significato e pratica della ‘dhimmitudine’ (condizione di sottomissione ad Allah che i musulmani poi chiedono, per loro stessi, ai cristiani). Proprio da quell’intervista siamo partiti per il colloquio odierno a San Calisto, a margine dell’incontro di Caritas internationalis sulla drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente…

Monsignor Audo, partiamo da una domanda dell’intervista del 2008: in Siria i cristiani oggi vivono o sopravvivono? 
Noi vogliamo sempre essere vivi. Molti tra noi sono attaccati al nostro Paese, alla sua bellezza, al vivere insieme… un sentimento profondo che ancora esiste malgrado tutto. Tuttavia devo aggiungere, per essere franco, che dopo quello che è successo due mesi fa in Iraq, soprattutto a Mosul e nella Piana di Ninive,  è come se a noi cristiani di Siria avessero dato il colpo di grazia: Ma è possibile che succeda questo?  Siamo storditi, sentiamo sempre di più la vicinanza del Daech, dello ‘Stato islamico’, di questo gruppo armato che può conquistare Aleppo, anche Damasco… intanto attacca villaggi cristiani nella regione di Hamah, tra Aleppo e Homs, con forte presenza greco-ortodossa. E’ una minaccia diretta che ci inquieta molto.

Sempre riferendoci all’intervista del 2008, a proposito della situazione dei cristiani in Iraq, Lei aveva detto: “Temo che tutto questo possa capitare anche a noi…. Allora  mi difendo cercando di trovare delle soluzioni preventive”. Un timore purtroppo giustificato… 
Credo che sia questione un po’ del mio modo di analizzare le cose che succedono. Conosco bene l’Iraq, i cristiani dell’Iraq… la mia famiglia è originaria dell’Iraq, sono un vescovo caldeo e conosco la mia Chiesa, i suoi fedeli e i suoi pastori… Vedevo la vicinanza tra Iraq e Siria… sono due Paesi che si somigliano per tanti versi… Dicevo dei miei presentimenti ai vescovi e patriarchi in Siria che mi consideravano un po’ pessimista. Ora invece hanno dovuto, purtroppo, ricredersi.

Però tra Iraq e Siria resta anche qualche differenza importante… 
Le somiglianze sono tante, ma è vero che la Siria non è l’Iraq. Da una parte i cristiani siriani hanno un radicamento storico, culturale, politico diverso da quello dei loro fratelli iracheni. In Siria i cristiani hanno inciso culturalmente e politicamente molto di più nel tessuto nazionale e hanno assimilato maggiormente tutto ciò che è arabo: cultura, nazionalismo, soprattutto tra i greco-ortodossi. D’altra parte è tre anni e mezzo  che in Siria c’è la guerra e, nonostante tutto, lo Stato siriano tiene, l’esercito tiene… la situazione è differente da quella irachena.

Ancora nell’intervista del 2008 aveva aggiunto di difendersi dalla prospettiva peggiore “cercando delle soluzioni preventive”… Le ha cercate e concretizzate? 
Ho cercato di accrescere l’impegno dei cristiani come tali e come cittadini del Paese, trovando ragioni di speranza: costruzione di chiese, creazione di sale parrocchiali, formazione dei sacerdoti… ora purtroppo ho un po’ l’impressione che tutto questo si stia sbriciolando… 

Molti cristiani hanno già abbandonato Aleppo, forse la metà di quelli che c’erano agli inizi del XXI secolo. Anche tra i ‘suoi’ caldei si registra il medesimo fenomeno? 
Soprattutto nel nord-est della Siria si sentono molto isolati e minacciati… per esempio in un villaggio su 150 famiglie caldee ne sono restate una cinquantina. Pensano ormai solo a partire. Ad Aleppo se ne sono andati soprattutto i più ricchi, circa un terzo. L’insicurezza è grande, la disoccupazione altissima… ci sono persone che lottano ogni giorno per non morire di fame… tante altre famiglie che sono costrette a vendere quel poco oro che hanno, i loro tappeti… la situazione è drammatica!

Tra il 2008 e il 2014 sono cambiati i rapporti con i musulmani? 
Non sostanzialmente. I cristiani sanno fare la differenza tra i musulmani estremisti e no. Sanno che in Siria è feroce la lotta per il potere tra sunniti e alawiti (cui appartiene Bashar Assad), una variante della lotta interregionale tra sunniti e sciiti, che si odiano. In genere i musulmani in Siria rispettano ancora i cristiani in quanto tali. Ne sono sicuro. Li considerano un esempio di ‘buoni cittadini’, soprattutto quando constatano l’attività della Caritas… 

Caritas, di cui Lei è presidente nazionale, aiuta anche i musulmani… 
Non si fanno distinzioni di religioni. Tutti i nostri programmi, pur se lavoriamo come Chiesa cattolica, sono al servizio dell’essere umano e della sua dignità. Ecco la novità fondamentale. Lavoriamo con donne col velo, con studenti musulmani, che vengono ai centri perché ne hanno bisogno: abbiamo programmi alimentari, sanitari, scolastici, per gli sfrattati che non riescono a pagare l’affitto, per gli anziani isolati e in difficoltà. Noi includiamo in questi programmi tutti quelli che ne hanno necessità… a volte ciò non è ben compreso dai nostri cristiani poveri che ci dicono: “Perché dare ai musulmani, considerato che loro non ci danno niente di niente?”..

Che cosa risponde monsignor Audo? 
Noi cristiani abbiamo una stella polare che è la dottrina sociale della Chiesa, che ci impone di dare dignità alla vita di ogni uomo, di essere solidali e di praticare la sussidiarietà quando lo Stato non ci arriva. Non è facile da far capire. Perfino alcuni vescovi non riescono a capire.

Ma come si è giunti a tale drammatica situazione? 
Da una parte vediamo la grande lotta tra sunniti e sciiti a livello interregionale, impersonati da Arabia Saudita e Iran. E’ un odio tenace che muove gli uni contro gli altri… penso che sia la ragione più profonda, il motore di quanto succede oggi… in Iraq, in Siria, nel Libano, anche negli Emirati come nel Bahrein. Dall’altra non saremmo in una Siria in guerra se essa non fosse stata nutrita dall’estero, con il denaro, con le armi, con l’aiuto dei media…

Certamente anche di molti media che hanno presentato la situazione in modo semplicistico, volutamente – si può pensare – semplicistico: di qua i presunti buoni, di là i presunti cattivi… 
Ero a Roma, alla Radio Vaticana, quando in Siria tutto è incominciato. Spontaneamente ho utilizzato l’espressione: “orchestrazione mediatica”… si diceva “Bashar Assad è un mostro, uccide i bambini, massacra le donne….”. Ero sorpreso… il regime di Bashar è un regime militare, certo non è un angelo, ma sarebbe meglio studiare seriamente una situazione molto complessa in un contesto storico altrettanto complesso…

Del resto l’ex-segretario di Stato americano Hillary Clinton, in un’intervista del 10 agosto a ‘The Atlantic’, ha definito “fallimentare” la politica estera statunitense in Siria, rilevando che ha finito per dare un aiuto importante alla crescita dello ‘Stato islamico’… 
E’ così. Il mostro si è ingrandito e si ritorce contro di loro.  Sono anche profondamente convinto che lo Stato islamico non ha alcun avvenire; secondo me lo Stato islamico (Isis, Daech) è un’altra delle invenzioni con l’obiettivo finale di abbattere Bashar Assad, ampliando il potere dei sunniti contro gli sciiti. Guardi la Turchia sunnita come strumentalizza l’Islam per i suoi fini, così come altre potenze ben note.

Chiudiamo con un appello… 
Bisogna prima di tutto cessare di armare lo ‘Stato islamico’, non strumentalizzare più la religione islamica indegnamente posta al servizio di obiettivi politici, distruzioni, violenze. E’ veramente un crimine distruggere un Paese così bello e così nobile come la Siria… una storia intensa, un’ammirevole convivenza tra etnie e religioni diverse, una presenza cristiana preziosissima e di grande valore storico-culturale. Basta con finanziamenti e forniture di armi dall’estero per obiettivi di potere: fermatevi nella distruzione della Siria! Se la Siria fosse distrutta, sarebbe un perdita gravissima per i cristiani del Medio Oriente, per la Chiesa universale, anche per l’Islam e il mondo arabo, che non avrebbe più al suo interno un’alterità di presenza ricca e portata al dialogo.
Come una certa volontà internazionale ha voluto puntare sulla distruzione della Siria, è ora fondamentale che ce ne sia un’altra che non permetta più di continuare il massacro e trovi urgentemente una soluzione politica adeguata. In caso contrario la violenza avrebbe partita vinta.

http://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/411-intervista-a-mons-antoine-audo-fermatevi-nella-distruzione-della-siria.html



SYRIE : « nous vivons dans la hantise de l’arrivée des islamistes »



AED ,Le 16 septembre 2014

Un extrait du discours de Mgr Audo, évêque chadéen d’Alep en Syrie, prononcé ce dimanche 14 septembre à Ausburg (Allemagne) lors d’une manifestation de soutien aux chrétiens persécutés organisée avec l’AED. L’évêque a notamment attiré l’attention sur la situation des deux grandesVILLES irakienne et syrienne; Mossoul et Alep.
icihttp://www.aed-france.org/actualite/syrie-nous-vivons-dans-la-hantise-de-larrivee-des-islamistes/

domenica 30 marzo 2014

Lettere di fede da Aleppo in agonia

Lettera N. 16 -  dai  MARISTI di Aleppo 

23 marzo 2014

Salire verso la Pasqua



E' bello questa mattina ad Aleppo .
 Mi sono svegliato presto . Devo controllare i serbatoi d'acqua della comunità ... La situazione dell' acqua e dell' energia elettrica è notevolmente migliorata in questi giorni ... Resta il fatto che essi sono razionati : l'acqua  ci arriva ogni due giorni e l'elettricità per tratti di due o quattro ore. Non ce ne lamentiamo ... ci sono così tante miserie intorno a noi che il razionamento dell'acqua e dell'elettricità non è più un grosso problema ... Gli Aleppini hanno talmente resistito che ogni volta che un servizio pubblico migliora anche solo un po', gioiscono . Se gli si chiede: "come stai ? "La prima risposta è " NECHKOR ALLAH ! " Grazie a Dio !
 Da dove viene tutta questa forza di resistenza tra gli abitanti della città ? È questa una Fede così radicata nella loro vita quotidiana , o è lo spirito di solidarietà e di aiuto reciproco o è una generosità di spirito che fa loro vedere la miseria degli altri e perciò dicono che va bene ...

La città continua ad essere divisa , separata e recintata . Si tratta di una separazione completa tra le due parti . Per passare da una parte all'altra  a volte occorrono da 10 a 16 ore , un percorso che, in tempi normali , sarebbe durato un quarto d'ora ...
E all'interno della zona in cui viviamo  ci sono così tanti posti di blocco, controlli, che a volte spostarsi in auto richiede una pazienza infinita ... E' normale ! Devono essere controllati per evitare le autobombe , per prevenire infiltrazioni , per ... per ... Ci si abitua alla guerra . Essa diventa parte integrante della nostra vita, del nostro quotidiano .... Ma possiamo abituarci alle separazioni... ai colpi di arma da fuoco, ai bombardamenti, ai cecchini ... agli scoppi di granate... ai mortai , alle scene di distruzione e di morte ? Possiamo accettare che il nostro patrimonio sia azzerato ?

 Quando le suore di Maaloula sono state liberate , è stato, per un attimo, un segno di speranza : Il dialogo è possibile , i negoziati potrebbero riuscire... Ma a quale costo , e chi può contribuire a ristabilire la pace quando prevale il rifiuto dell' altro e la sua esclusione ?

 La questione dell'emigrazione resta la prima questione che si pongono molti giovani e genitori ... Cosa rispondere ? Chi osa dar consigli? Chi ha abbastanza informazioni per poter decidere? Nessuno , nessuno ... Restare quando si ha paura , quando si è disoccupati , quando si è perso un genitore, quando l'orizzonte sembra buio e soprattutto quando pesa sui cuori una minaccia ... O partire, per dove , come, perché ? Partire per vivere all'estero, lasciando alle spalle la propria terra , la propria cultura , le proprie radici ...
Milioni di persone hanno lasciato il Paese ... Si parla del più grande disastro umanitario nel mondo ... Tutto questo ha ricadute su tutti e in particolare sui bambini :
 Nel suo rapporto sulla situazione dei bambini in Siria , dal titolo " In uno stato di assedio - Tre anni di devastante conflitto per i bambini in Siria " , l'UNICEF condanna i notevoli danni causati a 5,5 milioni di bambini oggi colpiti dal conflitto e chiede l'immediata cessazione delle violenze e un aumento del sostegno per questi bambini colpiti .
 L'UNICEF stima che il numero di bambini che hanno bisogno di aiuto o trattamento psicologico sia 2 milioni .
"Per i bambini in Siria , gli ultimi tre anni sono stati i più lunghi della loro vita . Devono subire un altro anno di sofferenza? " chiede il direttore esecutivo dell'UNICEF , Anthony Lake .
 Il rapporto avverte che il futuro dei 5,5 milioni di bambini che si trovano in Siria o che vivono come rifugiati nei Paesi limitrofi è in gioco, mentre la violenza , il collasso dei sistemi sanitari e di istruzione , lo stress psicologico intenso e l'impatto del deterioramento dell'economia sulle famiglie si combinano,  devastando un'intera generazione .

 Se questo quadro appare troppo oscuro , è che dimentica che ci sono dei punti luminosi..
I Maristi continuano a credere , contro ogni previsione, che l'educazione è lo strumento principale per la costruzione dell'uomo e per fare di lui un attore di pace ...

Il nostro fondatore San Marcellino Champagnat diceva: " Educare i bambini a diventare cittadini virtuosi e buoni cristiani ... ". Adattandolo alla nostra situazione potrei dire "renderli cittadini virtuosi e buoni credenti ". Ispirati da questo, noi continuiamo con tanto coraggio e tanta fede ad offrire vari programmi educativi per bambini, adolescenti e adulti senza alcuna distinzione.


I Giovani del Progetto "Skill School " hanno celebrato la festa della mamma , festa celebrata in Oriente il 21 marzo, con questo tema: " Tendimi la tua mano " ... una mano tenera e accogliente , una mano che ama e perdona , che incoraggia e indica la strada ...
I bambini del Progetto " Imparo " hanno celebrato questa festa con le loro mamme , hanno espresso il loro amore verso l'essere a loro più caro.

 Nel mondo arabo , la festa della mamma coincide con l'inizio della primavera . Una parola che ha perso il suo colore e la sua speranza e che risuona così  nel cuore di milioni di persone : guerra , disoccupazione , distruzione , morte , sangue , destabilizzazione ...
Noi abbiamo scelto di utilizzare l'inizio della primavera per ancorare la nostra scelta di pace e di reciproco rispetto delle diverse culture . Questo è un valore essenziale .... Il Fratello Emili Turu , Superiore Generale, mi ha chiesto di condividere questa esperienza con voi ...
Porte aperte , andare incontro all'altro , invitarlo a casa,  stare intorno allo stesso tavolo , ascoltare , parlare con lui, condividere insieme i nostri valori comuni, accettare che la nostra fede in Dio è un percorso che ci unisce e non che ci separa, condividere lo stesso impegno a costruire un mondo più giusto, creare le basi per una pace che non esclude l'altro, creazione di reti di costruttori di pace ... Condividiamo con loro il nostro carisma come un percorso verso una umanità senza confini .
 I vari corsi di formazione della " MIT " vanno nella stessa linea . 3 sessioni di formazione sui seguenti argomenti : . " L'educazione, tesoro dell'umanità ", " Come risolvere i problemi e prendere decisioni " " Kaizen , o miglioramento continuo "  Inoltre tre conferenze hanno presentato  "la manipolazione positiva" e "l'amore in Dimensioni 3D " ...
Le 30 signore del " Tawasol " preparano per Pasqua la mostra dei loro lavori in vari temi artistici e manuali
 I giovani scouts hanno potuto godere di qualche giorno di vacanza per fare il loro campo invernale nei locali ... I campi terminano con una giornata di condivisione con i genitori.

Visto lo sviluppo nella distribuzione di cesti alimentari ( sempre più  siamo sollecitati dalle  famiglie per venire in loro aiuto ), abbiamo allestito un angolo per fare un ulteriore deposito in aggiunta ai diversi locali dove riponiamo cibo, vestiti, kit per l'igiene, materassi e coperte, e tutto ciò che può servire alle famiglie sfollate ). Una buona squadra è al loro servizio ...

Salendo verso la Pasqua , speriamo che la via della croce che stiamo vivendo sia completata dalla stazione XV : la Risurrezione ...
A tutti i nostri amici e benefattori , a tutto il mondo marista , auguriamo un buon viaggio verso la Pasqua ...

Aleppo 23 marzo 2014
Per i maristi blu,  F. Georges Sabe

Mons. Audo: Noi cristiani viviamo nella paura in Siria


La nostra fede è in pericolo mortale, in pericolo di essere condotta all' estinzione, lo stesso schema che abbiamo visto nel vicino Iraq

The Telegraph -  8 marzo 2014
di Mons. Antoine Audo

Oggi, la prima Domenica di Quaresima, si vedranno chiese affollate in tutto il mondo. Ma qui in Siria, dove San Paolo ha trovato la sua fede, molte chiese sono vuote, obiettivi per il bombardamento e la profanazione. Aleppo, dove sono stato vescovo per 25 anni, è devastata. Ci siamo abituati alla dose giornaliera di morte e distruzione, ma vivere in questa incertezza e paura esaurisce il corpo e la mente.

Sentiamo il tuono delle bombe e il crepitio degli spari, ma non sempre sappiamo cosa sta succedendo. E' difficile descrivere quanto è caotico, terrificante e psicologicamente difficile quando non avete idea di cosa succederà dopo, o dove il prossimo razzo cadrà. Molti cristiani fanno fronte alla tensione diventando fatalisti: che tutto ciò che accade è volontà di Dio.

Fino a quando è iniziata la guerra, la Siria è stata una delle ultime roccaforti rimaste per il cristianesimo in Medio Oriente. Abbiamo 45 chiese di Aleppo. Ma ora la nostra fede è in pericolo mortale, in pericolo di essere condotta all' estinzione, lo stesso schema che abbiamo visto nel vicino Iraq.
La maggior parte dei cristiani che potevano permettersi di lasciare Aleppo sono già fuggiti per il Libano, in modo da trovare scuole per i loro figli. Quelli che restano sono per lo più di famiglie povere. Molti non possono mettere il cibo sul tavolo. L'anno scorso, anche in mezzo a intensi combattimenti, si poteva vedere la gente per le strade che correva all'infinito cercando di trovare il pane in uno dei negozi.
Il sistema sanitario è anche andato a pezzi. Negli ospedali, molti medici sono stati minacciati e costretti a fuggire, così la gente ha paura che se resta colpita non ci sarà nessuno a curarla. Ringrazio Dio per i pochi medici coraggiosi che sono rimasti.
La maggior parte delle persone qui sono ora disoccupate, e - senza lavoro - la vita quotidiana manca di uno scopo. Le persone non hanno modo di lavare e i loro vestiti sono laceri. Non abbiamo quasi  elettricità, e la depressione regna nella notte. Ma quando arriva il buio, io prendo coraggio dal fatto che non è sempre stato così.

I Siriani hanno vissuto insieme per molti anni come un Paese, come una civiltà e una cultura senza odio o  violenza. La maggior parte delle persone non è interessata a divisioni settarie. Vogliamo solo lavorare e vivere come abbiamo fatto prima della guerra, quando la gente di tutte le fedi coesisteva pacificamente.

I cristiani siriani possono affrontare un grande pericolo, ma abbiamo un ruolo cruciale da svolgere nel ripristinare la pace. Non abbiamo alcun interesse al potere, nessuna partecipazione in bottini di guerra, nessun obiettivo se non  ricostruire la nostra società.

Come presidente della Caritas Cattolica (aiuti di carità) , sono impegnato nel coordinamento degli aiuti di emergenza  per decine di migliaia di persone di tutte le fedi, che disperatamente mancano di cibo, di cure mediche e riparo, lavoriamo in zone tenute sia dal governo che dai gruppi armati di opposizione. Abbiamo molti centri dove le persone vengono a ricevere aiuto, e i nostri volontari escono per trovare quelli troppo deboli, malati, vecchi o giovani per aiutare se stessi. Sosteniamo le persone di tutte le provenienze.
E' un lavoro pericoloso. Cinque mesi fa, due razzi hanno colpito i nostri uffici, ed è stato davvero un miracolo che nessuno è stato ucciso.

Quanto a me, devo stare attento ad andare in giro per la città a causa del rischio di cecchini e di sequestro di persona. Il destino di due sacerdoti rapiti sulla strada  da Aleppo a Damasco rimane sconosciuto. La gente ha paura per la mia sicurezza e mi dicono di disfarmi delle mie vesti di vescovo o nascondermi del tutto.
Ma non posso lavorare se non sono nelle strade per capire la situazione e la sofferenza del popolo. Sono sostenuto dai gesti quotidiani di solidarietà dai miei fratelli e sorelle di tutto il mondo - compresi quelli dalla Chiesa inglese e la sua agenzia di aiuti Cafod - con le loro preghiere e donazioni. E mentre cammino attraverso la polvere e le macerie, non ho paura.

Le virtù di San Paolo di fede, di speranza e di amore raramente  sono state più necessarie, o sotto una maggiore pressione, mentre affrontiamo il quarto anno di questa guerra. Ma ho fiducia nella protezione di Dio,  speranza per il nostro futuro, e il mio amore per questo paese e per tutti i suoi abitanti  supereranno questa guerra. Devo crederlo, e io prego che voi in Gran Bretagna starete con noi fino a quando le nostre lotte dureranno.

Mons. Antoine Audo SJ è il vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria
 (trad. FMG)
http://www.telegraph.co.uk/news/religion/10684366/We-Christians-live-in-fear-in-Syria.html






Il Vescovo Audo: la guerra devasta i cuori; e per l'azione della Caritas si aprono nuovi fronti

Aleppo (Agenzia Fides) – Il perdurare del conflitto sta annientando la popolazione siriana anche a livello psicologico, e ciò spinge la Caritas a farsi carico di nuove urgenze, come quelle del blocco delle attività lavorative e dell'assistenza psico-sociale. Lo riferisce all'Agenzia Fides il Vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo, Presidente di Caritas Siria, offrendo un resoconto della settimana di formazione degli operatori Caritas siriani svoltasi in Libano, ad Harissa, nella prima decade di marzo.
  continua a leggere qui 


Missile su una chiesa armena di Aleppo durante la messa

Chiesa armena Zvartnots Santa Trinità Aleppo

Agenzia Fides 28/3/2014

La chiesa armeno-cattolica della Santissima Trinità ad Aleppo è stata colpita da un razzo mentre all'interno i fedeli partecipavano alla messa quotidiana. L'attacco ha danneggiato la cupola e infranto le vetrate, ma non ha provocato danni a persone. Lo conferma all'Agenzia Fides il sacerdote armeno cattolico Joseph Bazuzu, parroco della chiesa colpita. “Lunedì pomeriggio” racconta padre Joseph, “numerosi missili sono caduti sul quartiere di al-Meydan. Uno ha colpito e danneggiato la cupola della nostra chiesa, mentre all'interno era in corso la liturgia eucaristica. Grazie a Dio nessuno si è fatto male. E il giorno dopo, a messa, i fedeli presenti erano ancora più numerosi. Dopo tanti anni di violenze, la paura, è diventata un sentimento che accompagna ogni giornata. Le persone convivono con la paura”.
Il lancio di missili ha devastato alcune case nell'area circostante la chiesa, abitata quasi esclusivamente da armeni. “Prima dell'inizio del conflitto” riferisce all'Agenzia Fides padre Joseph, “le famiglie armene cattoliche di Aleppo erano circa 250. Ma le liturgie in lingua armena erano frequentate anche dagli armeni ortodossi, per un totale di ottocento famiglie. Adesso almeno trecento di loro hanno dovuto abbandonare le proprie case, soprattutto quelle che abitavano le zone al limite con le aree occupate dalle milizie degli insorti”.
All'alba di venerdì 21 marzo la città a maggioranza armena di Kessab, al confine con la Turchia, è stata occupata dalle milizie anti-Assad nel corso dell'offensiva da loro avviata per raggiungere la città costiera di Latakia. Centinaia di famiglie armene sono state costrette a fuggire. Secondo fonti armene, le tre chiese di Kessab sarebbero state profanate da miliziani islamisti di al-Nusra. 

giovedì 9 gennaio 2014

Ginevra 2 nelle attese dei Vescovi siriani

Il Patriarca Ignatius Joseph III Younan: L'Occidente deve agire per proteggerci ...

evitare il "politicamente corretto" e valorizzare il contributo del cristianesimo alla libertà.

Damasco,  (Zenit.org



All'inizio di dicembre , i parlamentari britannici hanno parlato appassionatamente della mancanza di preoccupazione esibita dal Foreign Office verso i cristiani perseguitati . Erano , ovviamente , in diritto di esprimere le loro preoccupazioni e sono profondamente grato che lo abbiano fatto . 
Ma i governi occidentali devono andare oltre le parole . Hanno bisogno di agire. Sempre più spesso, varie parti della regione del Medio Oriente stanno diventando "no go zone " per i cristiani . Nonostante il contributo incommensurabile del cristianesimo alla civiltà nella regione negli ultimi due millenni - non ultimo in termini di libertà religiosa - non è esagerato dire che l'estremismo islamico sta facendo del suo meglio per cacciarci fuori . Ma dove è l'indignazione in Occidente - la regione una volta bastione della libertà religiosa grazie alla sua eredità cristiana ? Dove è l'azione politica ? I fondatori delle Nazioni Unite hanno in mente che l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sarebbe stata palesemente ignorata da tanti paesi, popoli e comunità in nome della supremazia di una religione ?: " Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione", afferma l'articolo . ". Tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo , e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche , nel culto e nell'osservanza dei riti."
Eppure molti governi occidentali ora non solo non ne tengono conto , ma anche stanno sostenendo attivamente alcuni di coloro per i quali questi principi sono anatema . Come possono le cosiddette 'nazioni amanti della  democrazia' - le nazioni più influenti nella scena internazionale - chiudere gli occhi verso le nazioni che discriminano, contro la libertà religiosa e la libertà di coscienza in nome di un amalgama di religione e stato , come praticato dagli estremisti islamici ? Come possono essere in grado di convincere i loro elettori della loro onestà quando stringono alleanze con i Paesi che ancora vietano ad altre fedi di esistere sul loro territorio ?

È vero, la discriminazione e la persecuzione contro i cristiani da parte delle nazioni a maggioranza musulmana non è nuova . Per quattordici secoli questa ha avuto luogo , portando alla cancellazione quasi totale del Cristianesimo in Nord Africa . Ma questo pericolo di estinzione sta diventando oggi fin troppo evidente in Medio Oriente . Come il mio fratello Patriarca Louis Sako di Baghdad ha detto in una conferenza sul cristianesimo e la libertà , organizzata dal Religious Freedom Project della Georgetown University a Roma, 850.000 cristiani iracheni hanno lasciato il loro paese dal 2003 , portando ad una perdita immensa per coloro che vi dimorano come pure per la cultura e la politica irachena. 
E questo è tanto più tragico perché il cristianesimo ha le sue radici in Medio Oriente e Nord Africa . I Cristiani erano la maggioranza e hanno formato la cultura dominante in Palestina , Siria, Libano , Iraq, Egitto , e gran parte del Nord Africa prima dell'arrivo dell'Islam . Per di più , essi hanno contribuito a promuovere la libertà e lo Stato di diritto . Come la conferenza di Georgetown ha sottolineato , alla fine del secondo e l'inizio del 3 ° secolo , il  padre della chiesa nordafricana Tertulliano divenne il primo pensatore nella storia ad usare la frase " libertà religiosa ". Inoltre, egli fu il primo a sostenere che la libertà religiosa è un diritto umano appartenente a tutte le persone senza distinzione di fede . Nel 4 °secolo , il padre della chiesa orientale  Gregorio di Nissa , con sede in quella che è oggi la Turchia , divenne la prima persona ad essersi mai opposta contro l'istituzione della schiavitù come fondamentalmente ingiusta .

La stessa visione radicale della libertà che ha ispirato Tertulliano e Gregorio conduce i cristiani in Egitto , Iraq e altri paesi del Medio Oriente oggi a lottare per la politica di inclusione e di libertà religiosa per tutte le persone - cristiani, musulmani , ebrei e perfino gli atei . Oggi , molti musulmani non conoscono , o non danno valore, all'importanza del cristianesimo nella promozione del pluralismo politico , la libertà religiosa, e la democrazia . Ma il peggio è che  i governi occidentali si rifiutano di sostenere o riconoscere questi fatti e agire su di essi - un approccio che non solo convalida questa ignoranza, ma dà soccorso agli estremisti islamici che vogliono cacciarci .

Per noi cristiani in Medio Oriente , questo approccio e le politiche dei paesi occidentali in generale appaiono come poco più di un tradimento . Come tante nazioni a maggioranza musulmana , voi sembrate essere tragicamente ignoranti delle vostre ricche radici e del patrimonio 
cristiano . E questo non è semplicemente una benevola ignoranza : ha le sue conseguenze , quelle che noi in Medio Oriente siamo costretti a soffrire .

Faccio appello a tutte le persone di buona volontà in Occidente perchè evitino la "correttezza politica" . Porre fine all' opportunismo economico che ha portato distruzione nei paesi della nostra amata regione . Resistere all'oppressione delle popolazioni che amano la libertà in tutti i luoghi . Agire per sostenere le libertà che voi stessi godete , e che hanno il loro fondamento nella nostra eredità cristiana .
  Siamo grati per la vostra simpatia e la preghiera , ma abbiamo anche bisogno di azione da parte delle nostre sorelle e fratelli in Cristo, occidentali.

(Sua Beatitudine Ignazio Ephrem Joseph III Younan è Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente dei siriani per la Chiesa siro cattolica)



Il Vescovo caldeo di Aleppo: “Al Ginevra 2 si prenda atto che la Siria non è la Libia”



Agenzia Fides 4/1/2014


Aleppo  - “I partecipanti alla Conferenza di Ginevra due dovranno partire rispettando i connotati propri della Nazione siriana”. Così il Vescovo di Aleppo dei Caldei Antoine Audo descrive l'unico approccio che può assicurare risultati concreti alla prossima Conferenza internazionale di Pace sulla Siria in programma a Montreux, in Svizzera, il prossimo 22 gennaio.

 “Noi riteniamo che si deve rispettare il Paese con i suoi problemi, sostenerlo nel suo cammino progressivo verso la giustizia e la libertà” aggiunge il Vescovo caldeo “piuttosto che approfittare delle sue debolezze per tentare di annientarlo. Come uomini di Chiesa, è questa la prospettiva con cui guardiamo al presente e al futuro della Siria. E ci chiediamo a cosa e a chi serve il tentativo di distruggere un Paese che era stabile e custodiva anche tesori di civiltà. Forse qualcuno pensava che la Siria fosse come la Libia, che fosse facile cambiare il regime dall'esterno, magari per interessi economici. Come si è visto, si trattava di congetture fallaci”.
Il Vescovo Audo esprime riconoscenza “per quello che sta facendo Papa Francesco in favore della pace. Ho saputo che nei prossimi giorni ci sarà in Vaticano una giornata di studio sulla tragedia del popolo siriano. Anche da lì verranno elementi di riflessione che potranno essere utili alla Conferenza di Ginevra 2”. 



Ginevra II deve porre fine alla fornitura di armi e al finanziamento delle parti in lotta

«L’opinione pubblica occidentale è ostaggio dei mezzi di comunicazione, ma i media non comprendono quanto accade realmente in Siria e Medio Oriente. Non vi è alcuna primavera araba e quella che s’intende istaurare è una teocrazia».

Parole dure rilasciate ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da monsignor Issam John Darwish, arcivescovo melchita di Furzol, Zahle e Bekaa in Libano.

Il presule siriano ritiene il mondo arabo non ancora maturo per una forma di governo che implichi la separazione tra religione e stato. «Si tratta di una scissione ancora impensabile per molti musulmani. L’Occidente non può dunque esportare nella regione il proprio concetto di democrazia, ma deve lasciare che il Medio Oriente trovi il proprio». Per il momento le rivolte del mondo arabo hanno mostrato tutti i loro limiti, come accaduto in Egitto con il governo dei fratelli musulmani. «Jihadisti da tutto il mondo – ha aggiunto – si stanno riversando in Medioriente. È sufficiente pensare alle tante fazioni radicali che operano in Siria e che hanno soppiantato l’opposizione moderata».

Mentre si avvicina la data fissata per Ginevra II, monsignor Darwish si augura che la conferenza internazionale di pace sancisca la fine della fornitura di armi e del finanziamento alle parti in lotta. «Innanzitutto governo e opposizione devono essere indotti a riconciliarsi e ad accordarsi sulle riforme condivise da tutti i siriani. Ad esempio: garantire ai cristiani convertiti la libertà di registrarsi come tali».
 L’arcivescovo non immagina quale potrà essere il futuro di Assad, né chi potrebbe sostituirlo alla guida del paese. «La nostra unica grande paura è che i fondamentalisti possano conquistare il potere e imporre la propria ideologia. Uno scenario temuto da tutti i siriani».

Intanto i cristiani continuano ad abbandonare la Siria. Oltre 2mila famiglie hanno trovato rifugio in Libano e la città di Zahle – che con i suoi 200mila fedeli è il maggior centro cristiano del paese – ne ha accolte più 800. È difficile stimare il numero esatto di rifugiati cristiani poiché molti di loro non vivono nei campi profughi, ma sono ospiti di parenti o amici. «Ciò non significa che stiano bene – spiega il presule – La quasi totalità non ha di che vivere ed è emotivamente distrutta». Molti di loro provengono dalla città di Homs ed alcuni raccontano d’essere stati svegliati dai jihadisti nel cuore della notte e d’essere stati obbligati a lasciare la propria casa, senza poter portare nulla con sé.

Per paura di ritorsioni, spesso i cristiani evitano di registrarsi come rifugiati presso le Nazioni Unite. L’iscrizione al registro dell’Unhcr comporta infatti la redazione di una scheda comprensiva di foto ed impronte digitali, e in molti temono che i dati personali possano finire in mani sbagliate. La mancata registrazione li priva di molti benefici, tra cui l’assistenza medica.
«Non credo che debbano preoccuparsi e noi cerchiamo in tutti i modi di convincerli. Ma i nostri fedeli si fidano esclusivamente della Chiesa».

Nel 2013 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto i progetti in favore degli sfollati interni e dei rifugiati siriani in Giordania, Libano e Turchia per un totale di 2milioni e 200mila euro. Tutti gli aiuti sono stati distribuiti attraverso la Caritas e la Chiesa locale.

Roma, 3 gennaio 2014

http://acs-italia.org/notizie-dal-mondo/ginevra-ii-deve-porre-fine-alla-fornitura-di-armi-e-al-finanziamento-delle-parti-in-lotta/#.UsgKgkaA05t



L'Arcivescovo Hindo: Ginevra 2 non trasformi la Siria in uno Stato islamista


Agenzia Fides 8/1/2014


Hassakè  – I cristiani di Siria “sperano che la Conferenza di Ginevra 2 apra per la Siria prospettive di democrazia, libertà e uguaglianza. Ma proprio per questo sono contrari a ogni deriva islamista che pretenda di imporre anche in Siria la Sharia come sorgente della giurisdizione corrente, riducendo la comunità cristiana al rango di “minoranza protetta”. 

Lo spiega a chiare lettere all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo, titolare della eparchia di Hassakè-Nisibi. “I cristiani” spiega l'Arcivescovo “saranno contenti se la cosidetta rivoluzione aprirà il cammino alla democrazia e alla libertà. Ma adesso anche i gruppi d'opposizione legati al Free Syrian Army – che pure vengono presentati come moderati rispetto alle formazioni jihadiste – si sono riuniti sotto la bandiera islamista, e dicono che nella nuova Siria dovrà essere applicata la Sharia, perchè così vuole la maggioranza. Questa è una prospettiva che i cristiani non possono accettare”.

A giudizio di monsignor Hindo, “Gli Usa, l'Arabia saudita, la Turchia favoriscono o accettano che si ripeta in Siria quello che è successo in Egitto, e abbiamo visto come è andata a finire”. Anche molti islamisti siriani sono legati alle posizioni dei Fratelli Musulmani. 
Ma i cristiani secondo l'Arcivescovo siro cattolico non possono accettare questa involuzione, che li ridurrebbe nel ghetto delle minoranze tollerate e rappresenterebbe anche uno stravolgimento del percorso storico della nazione. “In Siria” insiste mons. Hindo “i cristiani sono sempre stati parte integrante della Patria comune, cittadini a pieno titolo, e non 'minoranza'. Dopo il protettorato francese, i siriani avevano scelto un sistema laico e democratico, prima che iniziasse il regime imposto dal partito Baath”.
A chi si ostina a dire che i cristiani sono schierati con il regime di Assad, l'Arcivescovo Hindo risponde con determinazione: “All'inizio le manifestazioni contro il governo chiedevano libertà, democrazia, fine della corruzione. Poi sono venuti da fuori a rubarci la rivoluzione. Il popolo siriano non vuole la barbarie e la tirannia travestite con parole religiose. E tra due mali, è umano scegliere sempre il minore”. 


LA PRIMAVERA ARABA CHE NON C'E' MAI STATA


Lo sguardo di un  Vescovo del Libano sulla conferenza di pace siriana:  "Non c'è spinta per la democrazia : è una spinta per la teocrazia" ... 

New York, (Zenit.org)

lunedì 19 agosto 2013

Il vescovo-gesuita caldeo Antoine Audo spiega perché non potrà partecipare al Meeting di Rimini.

E racconta le paure, i fatalismi e i sorprendenti segni di speranza che convivono nella città sfigurata dalla guerra





Vaticaninsider - 11/08/2013
di Gianni Valente

«Dovevo andare al Meeting di Rimini, ma non è tempo di fare viaggi». Antoine Audo, gesuita e vescovo caldeo di Aleppo, preferisce stare accanto al suo popolo sofferente e non crede sia il momento di correre rischi inutili per partecipare a conferenze sulla condizione dei cristiani in Siria. Mentre spiega a Vatican Insider i motivi del suo forfait, Audo descrive la condizione attuale della città martire che era tra le più fiorenti del mondo arabo, e ora ha interi quartieri ridotti in macerie.


Da quando era iniziata la guerra, Lei era uscito e rientrato parecchie volte dalla Siria. E ora?

Ora è molto più pericoloso uscire da Aleppo. Devo essere prudente. E in ogni caso non è il momento di lasciare la mia gente. La tensione aumenta, e la presenza dei vescovi qui adesso è più importante per le nostre comunità, anche a livello psicologico. 
Si sente minacciato?
Tutti ripetono a me e agli altri vescovi di muoversi con discrezione, di non indossare le vesti episcopali quando usciamo per non essere rapiti anche noi come è successo al vescovo siro-ortodosso Yohanna Ibrahim e a quello greco- ortodosso Boulos al-Yazigi.
Che ne è stato di loro?
Girano tante voci. Le ultime, attribuite dai giornali a un politico degli Usa, collegavano il rapimento a un “complotto” con implicazioni ecclesiastiche per costringere il Patriarcato siro ortodosso a lasciare Damasco e a trasferirsi in Turchia. Ma non sono cose serie. Sono solo speculazioni interessate.
È circolata la notizia della sparizione di padre Dall’Oglio?
Ne parlano tutti. Tutti si chiedono quale fosse lo scopo del suo rientro in Siria. Il conflitto, il caos e la lotta tra le varie fazioni rende tutto ambiguo e problematico da spiegare.
Anche a Aleppo la situazione è confusa?
Qui cresce da mesi l’incertezza e la paura. Tutti si fanno in continuazione la stessa domanda: che ne sarà di noi? E l’inquietudine è particolarmente sentita nei quartieri cristiani. Secondo me, Aleppo continua a vivere la situazione peggiore, almeno dal punto di vista psicologico.
Per quale motivo?
Gli abitanti delle altre zone, compresa Damasco, hanno delle vie di fuga, se i loro quartieri vengono travolti dal conflitto. Da Damasco, da Homs, da Lattakia e dalla costa possono fuggire verso il Libano, la valle dei cristiani e Beirut. Aleppo invece è chiusa nella morsa delle forze in guerra. La Turchia lascia passare  le armi e i gruppi che entrano per combattere il regime di Assad, e il primo obiettivo rimane Aleppo. Mentre dicono che nel nord-est si consolida sempre di più il controllo dei curdi.
Dalle immagini satellitari diffuse da Amnesty si vedono quartieri di Aleppo ridotti in macerie.
Almeno in mezzo milione hanno dovuto lasciare le loro case. Ci sono zone completamente abbandonate. L’80 per cento della popolazione non lavora da mesi e mesi. Tanti non hanno più soldi nemmeno per mangiare.  Si respira dovunque una povertà disperata, in una città che una volta era fiorente e dinamica.
Quale stato d’animo registra tra i suoi fedeli?
In molti cresce il fatalismo: qualsiasi cosa accadrà - dicono - sarà volontà di Dio. Sono i discorsi che si fanno per tirare avanti. Altri provano a reagire, e la reazione più immediata e realista è la fuga, che è già iniziata da tempo. Chi ha ancora soldi e mezzi fugge verso il Libano, i Paesi del Golfo, o l’Europa. I poveri rimangono tutti qui.

O la fuga, o la rassegnazione.  Non c’e nient’altro?
I giovani, loro sono incredibili. Oggi quelli dei gruppi Scout hanno rimesso a posto le sale e gli impianti sportivi che gestiscono per ricominciare le loro attività. Vogliono uscire fuori dalla paura e dal senso di rovina che sembra inghiottire tutto.

 Il 28 luglio, mentre Papa Francesco era a Copacabana, più di mille giovani hanno partecipato a una giornata di preghiera e convivenza in comunione di spirito coi milioni di loro coetanei radunati dalla Gmg di Rio. Io e altri tre vescovi della città abbiamo partecipato a diversi momenti di quella giornata. E il prossimo fine settimana, dopo l’Assunta, circa 200 giovani organizzano un festival sulla speranza. Nella condizione in cui vivono, i nostri ragazzi sono molto colpiti e confortati quando sentono Papa Francesco che li invita a non farsi rubare la speranza.


E Lei?
Come vescovo e come gesuita mi sembra di cogliere dettagli importanti del suo stile, del suo modo di vivere la sua relazione con Cristo. Alla rinuncia di Benedetto XVI mi sono chiesto in che modo la Chiesa sarebbe mai potuta ripartire, dopo che si metteva da parte un teologo così grande e sensibile. Papa Francesco è stata la risposta inimmaginabile venuta dallo Spirito Santo. Come vescovo sento che è una ripartenza, un nuovo inizio.

http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-audo-meeting-rimini-27102/


ALEPPO: Il dolore della comunità dei Fratelli Maristi e di tutta Aleppo per l'assassinio del dottor Amine Antaki



Le strade che conducono alla città  di Aleppo sono sempre sotto attacco da parte di gruppi terroristici. Sabato 10 agosto. un autobus civile, che trasportava civili provenienti dal Libano ad Aleppo è stato attaccato da un gruppo terroristico della cosiddetta "opposizione armata" in Siria. Il Dr. Amine Antaki, uno dei passeggeri degli autobus, è stato ucciso durante l'attentato, come attestano i testimoni.

I terroristi hanno sparato contro il bus sulla strada Khanaser ad Aleppo per fermarlo. Il Dr. Antaki che sedeva dietro al conducente, è stato ucciso da un colpo in testa durante l'assalto. I terroristi responsabili dell'attacco sono membri di un gruppo estremista jihadista. Sua moglie, seduta accanto a lui,  è sopravvissuta all'aggressione.

 Il Dr. Amine Antaki, nato nel 1944 in Siria, è stato un ginecologo molto conosciuto in Aleppo. Egli è stato considerato come uno dei migliori medici in Siria. Egli è stato anche coinvolto in molte attività sociali.
Viene ricordata da tutti la sua bontà, la timida modestia e la grande generosità con cui si è speso senza riserve nel dispensare la propria competenza di ginecologo famoso ma semplice.

"Amine era un vero Marista per l'educazione, la sua spiritualità e la sua testimonianza".
Della sua collaborazione all'opera di solidarietà dei Fratelli Maristi abbiamo raccontato qui: 
http://oraprosiria.blogspot.it/2013/07/lettera-da-aleppo-notizie-dai-maristi.html

venerdì 31 maggio 2013

Mentre i Paesi occidentali e arabi discutono sul futuro della Siria e se inviare armi ai ribelli, la Chiesa continua il suo lavoro discreto e silenzioso fra poveri e sfollati


Intervistato da AsiaNews, mons. Antoine Audo, arcivescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria racconta la "straordinaria vitalità dei giovani cattolici". Affrontando i rischi della guerra, migliaia di ragazzi lavorano nelle mense e nei centri di raccolta della Caritas locale  e hanno grande attenzione anche per le attività spirituali, spesso rivolte anche a membri di altre religioni .
"Ogni giorno - afferma mons. Audo - cerchiamo di compiere la nostra missione ovunque vi sia bisogno. I giovani responsabili che ci seguono sono diverse centinaia. Insieme ai loro coetanei essi sono attivi in molte attività caritatevoli".
Per il prelato questo impegno dei ragazzi siriani è commovente e straordinario "per una città come Aleppo, che sempre di più è descritta dai media come un luogo sull'orlo della distruzione, in preda al caos, agli odi inter-religiosi".

gruppi scout di Aleppo 
"Lo scorso 17 maggio - continua - oltre mille giovani delle parrocchie di Aleppo si  sono riuniti per prepararsi alla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro". Fino ad ora non è chiaro se qualcuno di loro avrà la possibilità di fare il viaggio. In questi mesi pochissimi riescono ad uscire dal Paese e rientrare senza problemi. "Ogni due mesi - spiega - i giovani organizzano una giornata di attività di riflessione per prepararsi spiritualmente a questo grande evento". Mons. Audo elogia la cura delle celebrazioni, la bellezza dei canti, l'attenzione che questi ragazzi dedicano ai nuovi arrivati. Il tutto mentre nell'aria riecheggiano colpi di obice e le scariche dei mitragliatori.

Le Chiese cattolica e ortodossa, sono rimaste le uniche realtà autorevoli e neutrali presenti ad Aleppo e in gran parte dei territori siriani. Tale consapevolezza ha spinto sacerdoti e prelati a chiedere con urgenza un sinodo locale della Chiesa cattolica ad Aleppo. "I giovani sacerdoti - spiega - mons. Audo -  lo stanno chiedendo da diverso tempo, vogliamo comprendere come essere uniti in questo periodo difficile, per dare una speranza alla popolazione e ai nostri fedeli".
Fino ad ora l'unica organizzazione in grado di distribuire viveri e offrire ospitalità alle migliaia di sfollati della provincia di Aleppo è la Caritas locale, che opera attraverso le parrocchie e i conventi sparsi nelle varie province. Di recente la Chiesa ha organizzato una giornata di formazione per tutti i responsabili dei centri per l'assistenza ai poveri e agli sfollati.
"Vi erano oltre 100 giovani - racconta mons. Audo - e ciò dimostra quante iniziative silenziose e gratuite sono presenti in questa città, dove si sente il pericolo della guerra, di morire, di essere rapiti, derubati, ma si va avanti, con fede e speranza".

http://www.asianews.it/notizie-it/Assad-apre-forse-al-dialogo.-Ad-Aleppo-giovani-cristiani-offrono-la-loro-vita-per-i-poveri-28009.html

martedì 7 maggio 2013

La Pasqua nel pianto dei nostri fratelli ortodossi e gli sforzi per liberare i due Vescovi di Aleppo rapiti

"Hanno cantato 'Cristo è risorto', e mentre ripetevano quelle parole di giubilo e vittoria, avevano tutti le lacrime agli occhi. Tutte le loro preghiere si confondevano con il loro pianto”. 


 Agenzia Fides - 6/5/2013

Con quest'immagine il vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo sintetizza all'Agenzia Fides la Pasqua appena celebrata anche in Siria dalle comunità cristiane orientali che seguono il calendario giuliano. Alle sofferenze che la guerra civile infligge a tutto il popolo, per le comunità cristiane aleppine si aggiunge anche l'apprensione per i pastori finiti nelle mani di sequestratori non identificati. Due sacerdoti sono stati rapiti ormai da tre mesi, e sono trascorse due settimane del sequestro di Mar Gregorios Yohannna Ibrahim e di Boulos al-Yazigi, i vescovi siro-ortodosso e greco ortodosso di Aleppo. “Tutta la gente” riferisce a Fides mons. Audo “continua a parlare di loro. Tutti si domandano cosa ne sarà dei vescovi, dei sacerdoti e di se stessi. Il tempo che passa non è buon segno”.

La lotta quotidiana per la sopravvivenza impedisce anche di avere una chiara percezione d'insieme riguardo all'andamento del conflitto, alle conseguenze dei raid aerei israeliani e ai pericoli di contagio su scala regionale. “Siamo spesso senza elettricità, manca l'acqua, è difficile vedere la televisione o trovare il tempo per informarsi. Come presidente della Caritas passo tutto il tempo a ricevere persone in cerca di aiuto. E ho dovuto cancellare anche ogni spostamento fuori da Aleppo, perchè ogni movimento è diventato pericoloso”.
http://www.fides.org/it/news/41461-ASIA_SIRIA_Il_vescovo_Audo_la_Pasqua_nel_pianto_dei_nostri_fratelli_ortodossi#.UYi1X21H45s


 Sforzo internazionale per il rilascio dei Vescovi rapiti, ma attenzione ai falsi mediatori

Agenzia Fides 7/5/2013  

E’ in corso un grande sforzo internazionale ed ecumenico per cercare di salvare la vita e liberare i due Vescovi di Aleppo rapiti in Siria due settimane fa, il siro-ortodosso Gregorios Yohannna Ibrahim e il greco-ortodosso Boulos al-Yazigi. 
Lo conferma all’Agenzia Fides il Vescovo metropolita Timoteo Matta Fadil Alkhouri, Assistente Patriarcale nel Patriarcato Siro-Ortodosso di Antiochia, confratello del Vescovo Gregorio Yohanna Ibrahim. “Siamo in trepida attesa – racconta il Vescovo a Fides – non sappiamo dove siano i Vescovi e con chi. Aspettiamo e preghiamo. Speriamo siano ancora vivi. Abbiamo appena celebrato la Pasqua, la Resurrezione di Cristo. Abbiamo affidato la vita dei Vescovi al Cristo Risorto”. 

Intanto si percorrono tutti i sentieri possibili per cercare un canale con i rapitori: “Continuiamo a connetterci con altre persone, leader religiosi e politici, a tutti i livelli. I nostri vescovi in Turchia, in Siria, in Libano hanno attivato i loro canali. Alcuni hanno contatti con l’Esercito Libero Siriano. Chiediamo a ogni uomo e a ogni gruppo, bussiamo alla porta di ogni governo. Abbiamo interpellato Vescovi di altre Chiese, nazioni e confessioni. Il Patriarcato greco-ortodosso in Libano, ad esempio, ha buoni contatti in Russia. Abbiamo inviato messaggi al Papa ma anche alla Chiesa Anglicana. I nostri Vescovi negli Stati Uniti sono in contatto con le autorità civili americane. C’è uno sforzo internazionale. Chiunque può cerca di dare il suo contributo”.

In questi tentativi a tutto tondo, “vi sono alcuni leader musulmani che sono sinceri e stanno cercando di aiutarci, che amano la pace e amano i cristiani”. Vi sono però “anche loschi personaggi che cercano di sfruttare il momento per ottenere denaro, presentandosi come mediatori”, nota il Vescovo. La galassia dei falsi intermediari, di chi cerca di speculare sulla tragica sorte dei Vescovi, è, dunque, un'altra delle insidie che si presentano in queste ore.
In particolare il Vescovo dice: “Siamo molto felici di aver ricevuto il sostegno e la preghiera del Santo Padre, Francesco. Sappiamo che il Papa prega per i nostri Vescovi e per la Siria, ha la Siria nel suo cuore. Gli chiediamo di continuare a pregare per noi”. Restano ancora sotto sequestro anche i due sacerdoti Michel Kayyal (armeno cattolico) e Maher Mahfouz (greco ortodosso) rapiti da un gruppo di ribelli armati il 9 febbraio: “Non ne abbiamo notizie e siamo preoccupati anche per loro”, conclude il Vescovo.

Durante la Santa Messa di Pasqua ortodossa, celebrata due giorni fa, anche il Patriarca Greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente, Yuhanna X Yazigi, ha nuovamente espresso il desiderio che i due arcivescovi rapiti in Siria siano liberati, rilanciando un accorato appello alla comunità internazionale: “Mi auguro che i due tornino fra noi sani e salvi: aiutateci”.