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lunedì 24 agosto 2020

Bachar al-Jaafari all'ONU: Siria o l'omicidio deliberato di un popolo



In considerazione della pandemia COVID-19, il Consiglio di Sicurezza tiene ancora le sue riunioni in videoconferenza. Si è incontrato la sera del 19 agosto per discutere della "situazione politica" in Siria. Una situazione costantemente segnalata e descritta dal dottor Bashar al-Jaafari, ma le cui conseguenze sono sempre più disastrose per il sommarsi di una guerra spietata diretta e poi indiretta che dura da più di nove anni, di misure coercitive unilaterali sempre più crudeli decretate dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, di una pandemia inizialmente ben controllata ma che sembra diffondersi rapidamente visto l'embargo sui bisogni essenziali per la vita di una nazione e, di conseguenza, il peggioramento della situazione umanitaria nonostante gli aiuti dei paesi amici.

Mouna Alno-Nakhal, Mondialisation.ca, 22 agosto 2020


Dal dottor Bachar al-Jaafari
Missione siriana presso le Nazioni Unite

traduzione Gb.P. OraproSiria

Signor Presidente,

Vorrei iniziare dando il benvenuto all'inviato speciale, il mio amico Geir Pedersen, e congratulandomi con lei e con l'amichevole Repubblica di Indonesia per la sua presidenza del Consiglio di Sicurezza questo mese.

Estendo le mie più sincere condoglianze al mio collega, il Rappresentante permanente della Federazione Russa, e al suo Paese amico, per il doloroso incidente avvenuto ieri, che ha provocato la morte di un Generale Maggiore e il ferimento di due soldati dell'esercito russo per l'esplosione di un ordigno piazzato da terroristi, il cui convoglio è stato preso di mira mentre tornava da una missione umanitaria nel governatorato siriano di Deir ez-Zor.

Signor Presidente,

Da quando il Consiglio di Sicurezza ha approvato il "processo politico" come base per risolvere la crisi nel mio Paese, alcuni dei suoi membri permanenti hanno cercato di minare questo approccio giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, al punto che purtroppo costoro sono arrivati ad abusare di questo Consiglio per sostenere efficacemente la guerra terroristica contro la Siria, per giustificare la loro occupazione del suo territorio e il loro sfruttamento sfrenato del terrorismo.

Ogni volta che abbiamo presentato una denuncia o informato di fatti riguardanti atti di sostegno al terrorismo, di aggressione, di occupazione, di saccheggio, di distruzione delle nostre risorse, la pressione occidentale è aumentata per deviare gli sforzi di questo Consiglio e per impedirgli di esercitare il suo ruolo di protettore delle disposizioni della Carta e di garante del rispetto delle sue risoluzioni riguardanti la Siria, in particolare il suo pieno impegno per la sua sovranità, la sua unità e la sua integrità territoriale; cosa che lei ha giustamente ricordato alla fine della sua dichiarazione, signor Presidente.

Il che solleva una serie di domande:

Cosa ha fatto il Consiglio di Sicurezza per porre fine all'occupazione americana di alcune zone del mio Paese?

Cosa ha fatto per porre fine all'occupazione turca e alle pratiche di sponsorizzazione del terrorismo da parte del regime di Erdogan a Idleb e altrove?

Quali misure ha adottato il vostro Consiglio per sostenere gli sforzi dello Stato siriano e dei suoi alleati nella loro lotta contro decine di migliaia di "terroristi senza frontiere" o "combattenti terroristi stranieri" nel linguaggio delle Nazioni Unite? e per ritenere responsabili i governi che li reclutano, li finanziano e li sostengono?

Signor Presidente,

Mentre dall'adozione delle loro prime risoluzioni relative alla situazione nel mio Paese, i membri del Consiglio di Sicurezza si sono impegnati fermamente a rispettare la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale della Repubblica Araba Siriana, le forze di occupazione americane hanno attraversato, sotto gli occhi delle Nazioni Unite e della comunità internazionale, una nuova fase di saccheggio delle risorse della Siria, tra cui petrolio e gas. Recentemente, come tutti sappiamo, la compagnia americana “Crescent Delta Energy”, sponsorizzata e sostenuta dall'amministrazione americana, ha stipulato un contratto con le cosiddette “Syrian Democratic Forces” / SDF - milizia separatista e scagnozzo delle forze di occupazione americane nella Siria nord-orientale - con l'obiettivo di rubare il petrolio siriano e quindi privare lo Stato e la popolazione siriana delle risorse necessarie per migliorare la situazione umanitaria, soddisfare i bisogni di sussistenza e di ricostruzione. Immaginate, Signore e Signori, una società sconosciuta, nata dal nulla, guidata da un ex ambasciatore degli Stati Uniti in Danimarca, James Caen; un ufficiale statunitense in pensione della Delta Force, James Reese; e un esperto di petrolio. Il tutto con la benedizione dell'amministrazione americana, che di fatto ha creato questa azienda.

Questo comportamento americano ostile alla Siria, in totale contraddizione con il diritto internazionale - "il defunto diritto internazionale" -, con la Carta delle Nazioni Unite - "la defunta e martire Carta delle Nazioni Unite" - e con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, non è stata una sorpresa, dato che l'amministrazione statunitense aveva già facilitato l'acquisizione e il traffico di petrolio siriano all'organizzazione terroristica Daesh (o ISIS), poi il contrabbando del petrolio rubato verso la Turchia, in collaborazione con il regime sponsor del terrorismo di Erdogan.

Inoltre, l'amministrazione statunitense ha continuato, attraverso la sua coalizione illegale, a lanciare ripetuti attacchi contro le forze dell'Esercito Arabo Siriano per impedirgli di liberare le aree occupate dall'organizzazione terroristica Daesh nel nord-est della Siria. E questo è esattamente ciò che significa il "caos creativo"!

Solo due giorni fa, due elicotteri militari statunitensi hanno attaccato un checkpoint dell'Esercito Arabo Siriano a sud-est della città di Qamichli, uccidendo un soldato e ferendone altri due. E tutti ricordiamo il pernicioso attacco delle forze di occupazione statunitensi alle posizioni dell'Esercito Arabo Siriano sul monte Al-Tharda il 17/09/2016, per consentire all'organizzazione terroristica Daesh di prenderne il controllo, e di conseguenza il controllo della vicina città di Deir ez-Zor. 

Inoltre, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo aver annunciato il 27/10/2019 la sua intenzione, e cito, "di stipulare un accordo con una compagnia americana per andare in Siria e ottenere la sua quota di petrolio siriano" , ha confermato questo obiettivo annunciando il 01/11/2019 che intendeva mantenerlo, perché egli “ama il petrolio” [*]! Inoltre, è risaputo che l'amministrazione statunitense aveva già autorizzato alcune compagnie petrolifere statunitensi, sotto la supervisione dell'ex vicepresidente americano Dick Cheney, ad estrarre petrolio dal Golan siriano occupato, in flagrante violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Da qui la nostra domanda: questo comportamento degli Stati Uniti, Paese ospitante la sede delle Nazioni Unite e membro permanente del Consiglio di Sicurezza responsabile di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, esprime il proprio rispetto per le leggi internazionali e per la Carta delle Nazioni Unite? e per una soluzione politica in Siria?

Signor Presidente,

Recentemente, la società americana "Creative Associates International" ha concluso un accordo di cooperazione con quello che hanno definito il "Consiglio civile della città di Deir ez-Zor" e l'ha posto sotto l'egida delle milizie delle suddette Forze Democratiche Siriane / SDF; queste stesse milizie avendo pubblicato, nei giorni scorsi, la presunta "legge di tutela e gestione dei beni degli assenti". Una legge il cui obiettivo è saccheggiare le proprietà dei siriani sfollati grazie agli sforzi congiunti delle SDF e di Daesh per cambiare la composizione demografica di queste regioni. Questo accordo, sponsorizzato dall'amministrazione statunitense e dalle sue forze di occupazione, è coerente con l'impegno per la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale del mio Paese?

Il vergognoso dossier degli Stati Uniti d'America contro dozzine di Stati membri risponde alla domanda e testimonia il disprezzo delle amministrazioni americane per i principi e gli obiettivi di questa organizzazione internazionale. Il mio Paese condanna queste pratiche e qualsiasi altra azione simile o accordi sospetti con milizie separatiste, entità terroristiche o organi artificiali che non hanno alcuno status legittimo. La Siria afferma che queste pratiche sono nulle, nulle e senza alcun effetto giuridico perché costituiscono un palese attacco alla sovranità della Repubblica Araba Siriana e alle risorse del suo popolo. Il defunto diritto internazionale deve ora rivoltarsi nella sua tomba, deplorando tale comportamento.

Signor Presidente,

Da parte sua, il regime turco continua le sue pratiche volte a rafforzare la sua occupazione di alcuni territori del mio Paese, territori il cui carattere legale, demografico, economico e finanziario sta cercando di modificare turchificando o spostando i loro abitanti, saccheggiando i loro beni immobili e le loro risorse, imponendo la valuta turca, dando nomi di personalità turche e ottomane alle loro piazze e strade, nonché alle organizzazioni ed entità terroristiche che supervisiona, dirige e sfrutta nelle sue guerre straniere in Libia e altrove. Permettetemi di darvi alcuni nomi di gruppi terroristici legati alla storia ottomana: Sultan Mourad Brigade, Sultan Muhammad al-Fateh Brigade, Nour al-Dine al-Zanki Movement, ecc.

Questa è solo una piccola parte dei crimini perpetrati dal regime di Erdogan, che non ha mai rispettato gli impegni presi in base agli accordi di Astana o agli accordi di Sochi e ha commesso tutti i tipi di crimini caratterizzati come tali: sostenere il terrorismo, facilitare l'infiltrazione di combattenti terroristi stranieri in Siria - quelli che io definisco "terroristi senza frontiere" -, fornire alle organizzazioni terroristiche sostanze chimiche tossiche da usare contro i civili e così fabbricare false accuse contro il Governo siriano.

Il regime turco ha inoltre commesso atti di aggressione e occupazione in diverse regioni del Paese, inclusi attacchi alla città di Kassab, incursioni nel nord e nord-ovest del Paese, incursioni in seguito alla cosiddetta operazione turca "Fonte di pace", il saccheggio delle fabbriche e dei beni della popolazione di Aleppo e della sua regione - 1441 fabbriche smantellate, rubate e inviate in Turchia solo nella regione di Aleppo! -, il furto o gli incendi provocati ai raccolti agricoli, il traffico di petrolio rubato e oggetti d'antiquariato saccheggiati da Daesh e altre organizzazioni terroristiche, ecc.

In questo stesso momento, più di un milione di cittadini siriani nella regione di Al-Hassaka vivono senza acqua potabile, sotto un caldo intenso e con la paura dell'epidemia di Coronavirus.

Tutto questo è il risultato del silenzio di questo Consiglio sull'uso permanente dell'acqua come arma di guerra da parte del regime turco, che ha già tagliato più di quindici volte l'acqua potabile della "stazione Alouk", per periodi che vanno da due a dieci giorni, e il resto del tempo riduce al minimo la sua capacità produttiva.

Per quanto tempo il vostro Consiglio rimarrà in silenzio di fronte ai crimini di guerra e ai crimini contro l'umanità commessi dal regime di Erdogan? Avete una risposta?!

La Siria ribadisce che la presenza di forze militari turche sul territorio siriano è un atto di aggressione, di occupazione e una flagrante violazione dei principi del diritto internazionale, delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite e del principio delle relazioni amichevoli e buon vicinato tra paesi confinanti.

Il mio Paese afferma inoltre che la confisca e l'annessione delle terre siriane, nonché la costruzione del cosiddetto "muro di separazione" su queste terre da parte del regime turco non modificherà in alcun modo il loro status giuridico e la loro appartenenza alla Repubblica Araba Siriana, né pregiudicherà in alcun modo i diritti legali e sovrani della Repubblica Araba Siriana, né costituirà un precedente per qualsiasi demarcazione bilaterale del confine in futuro.

L'adesione della Turchia alla NATO, che ella utilizza come scudo per attaccare i paesi vicini e violare i loro diritti sovrani, si aggiunge alla responsabilità di questa alleanza per l'instabilità dell'intera regione mediterranea e spinge l'escalation a livelli senza precedenti.

Signor Presidente,

La nostra delegazione nazionale si prepara a partecipare alla prossima serie di riunioni del “Comitato costituzionale”, che si terranno tra pochi giorni a Ginevra [annunciate da Geir Pedersen per il 24 agosto; NdT]. Riaffermiamo che questo processo appartiene ai Siriani, è e deve essere sempre condotto dai Siriani senza alcuna interferenza esterna, che le basi ed i riferimenti concordati su cui poggia devono essere mantenuti e rispettati con il divieto di qualsiasi manipolazione che possa deviarlo, sotto qualsiasi pretesto, dai compiti ed obiettivi ad esso assegnati.

Sì, diciamo e ripetiamo più e più volte che la soluzione è politica, che deve essere guidata dai Siriani a cui appartiene, senza alcuna interferenza straniera. Una soluzione i cui parametri sono stati fissati dagli stessi Siriani per proteggere il loro Paese dagli avvoltoi che vi si nascondono, non parametri fissati dall'amministrazione Usa e da Erdogan che attaccano la Siria e occupano i suoi ricchi territori.

Inoltre, emerge dalla dichiarazione della mia collega, Rappresentante permanente degli Stati Uniti, che la politica della sua amministrazione nei confronti del mio Paese si basa sul regolare i conti con qualsiasi Paese che sia a fianco del mio, contro la cospirazione che prende di mira la Siria e il Paese che la sostiene. Pertanto, non sorprende che abbia iniziato la sua dichiarazione parlando dell'Iran, come se l'argomento dell'incontro di oggi fosse discutere la difficile situazione dell'amministrazione statunitense a seguito del suo ritiro del "Piano d'azione globale comune" o, più succintamente, del JCPoA.

Signor Presidente,

La Siria rinnova ancora una volta la sua richiesta al Segretario Generale e al Consiglio di Sicurezza di adottare misure urgenti in risposta alla denuncia presentata il 31/5/2020, che condanna gli atti di aggressione, di occupazione e l'interferenza esterna negli affari interni della Siria, nonché gli effetti disastrosi delle misure coercitive unilaterali imposte dall'amministrazione statunitense e dall'Unione Europea nonostante gli appelli del Segretario generale, dell'Inviato speciale e di molti altri.

Queste misure impediscono ai Siriani di soddisfare i loro bisogni esistenziali in termini di cibo, medicine e attrezzature mediche nel bel mezzo della diffusione della pandemia COVID-19 e le sue conseguenze catastrofiche. Misure che corrispondono anche a un reato: quello di un “omicidio deliberato” della popolazione dei Paesi colpiti da queste sanzioni.

Un'ultima parola amichevole per il mio collega e amico, l'inviato speciale signor Pedersen: nella sua dichiarazione, ho sentito che descrive le forze di occupazione statunitensi come "Forze della Coalizione Internazionale".

Ovviamente, il DEFUNTO diritto internazionale, la DEFUNTA e martire Carta delle Nazioni Unite, il Consiglio, tutti, lei ed io… sappiamo tutti che la presenza delle forze americane nel mio Paese è illegittima e pura occupazione. Pertanto, la invito, amico mio, a riconsiderare l'uso di questo termine in futuro.

Molte grazie.
Dr Bashar al-Jaafari, Inviato permanente della Siria presso le Nazioni Unite


Introduzione e traduzione dall'inglese di Mouna Alno-Nakhal per Mondialisation
Fonte originale di questo articolo : video / La missione siriana presso le Nazioni Unite
https://www.youtube.com/watch?v=odVq6i0Z4DI

[*] Video del 1° novembre 2019: Trump dice "we were keeping the oil" quando gli viene chiesto il mantenimento delle truppe statunitensi in Siria ... "I like the oil"!
https://globalnews.ca/video/6116058/trump-says-were-keeping-the-oil-when-asked-about-us-troops-remaining-in-syria/

Copyright © Dr.Bachar al-Jaafari , Missione siriana presso le Nazioni Unite, 2020

lunedì 21 ottobre 2019

"Le guerre di Siria": resistenza, istruzioni per l'uso

"Mentono ... e sanno che mentono ... e sanno che noi sappiamo che mentono ... Eppure continuano a mentire sempre più forte"  

è la frase, scritta da Naguib Mahfouz, che Michel Raimbaud  mette in evidenza nel suo libro "Les guerres de Syrie".





Introduzione alla lettura, di Majed Nehmé
Mondialisation, 03 ottobre 2019
trad. Gb.P. per OraproSiria

Non è un caso che il primo capitolo del libro 'Le guerre di Siria' di Michel Raimbaud, ex ambasciatore, ex presidente dell'OFPRA, professore di scienze politiche e scrittore, si intitoli - riprendendo la famosa frase di Catone il vecchio "Carthago delenda est" (Cartagine deve essere distrutta) - "Delenda est Syria": una vecchia ossessione ".  Un vecchio accanimento senza dubbio perchè Catone, che era solito pronunciare questa formula ogni volta che iniziava o terminava un discorso davanti al Senato romano, qualunque fosse l'argomento, aveva anche partecipato alla guerra contro la Siria, al tempo guidata dal re Antioco III° il Grande! Quest'ultimo ebbe l'audacia di ricevere il fuggitivo Annibale nella sua corte e di aiutarlo ad armarsi contro Roma, allora unica potenza egemonica emergente.
Perché tanta implacabilità?
Vedendo in questa colonia fenicia una certa emanazione dell'antica Siria, Michel Raimbaud ricorda che dopo oltre due millenni la Siria di oggi sembra essere la Cartagine di questa Roma dei tempi moderni che è l'America, la vecchia ossessione è ancora lì (pagina 26). Riattivata dall'indipendenza, nel dopoguerra, è ancora più rilevante dopo gli anni '90 che hanno visto l'ascesa degli Hezbollah in Libano con il sostegno attivo della Siria. Questo supporto ha permesso a questo movimento di costringere l'occupante israeliano a ritirarsi, nel 2000, dai territori libanesi che deteneva dal 1978. Un importante punto di svolta geopolitico e una prima negli annali del conflitto arabo-israeliano. Dalla guerra del giugno 1967, Israele non era mai stato costretto a lasciare un territorio arabo occupato senza contropartita, o più esattamente senza capitolazione, come nel caso dei fallaci accordi di pace del 1979 risultanti dai negoziati di Camp David con l'Egitto di Sadat o dal trattato di pace del Wadi Araba del 1994 con la Giordania, o infine gli accordi di Oslo tra Israele e l'Olp nel 1993.  Questo mercato degli inganni ha solo portato a una maggiore occupazione e annessione di territori palestinesi senza che il fantomatico Stato palestinese promesso - in cambio del riconoscimento dello Stato di Israele - vedesse la luce del giorno! La Siria, da parte sua, ha rifiutato categoricamente questi colloqui e contrattazioni sotto la guida degli Stati Uniti, optando per negoziati multilaterali con all'ordine del giorno: pace, pace dovunque, contro la restituzione di tutti i territori arabi occupati in Palestina, Siria e Libano. Ossia, il diritto internazionale contro strategia del fatto compiuto. Il rifiuto dell'establishment sionista di ritirarsi da tutti i territori arabi occupati ha solo rafforzato la determinazione della resistenza libanese, sostenuta dall'Iran ma soprattutto dalla Siria, di liberare il sud libanese occupato. Ciò che fu fatto nel 2000.  Una sconfitta israeliana da una parte e una vittoria del nascente asse di resistenza dall'altra. Questo ritiro senza gloria dell'esercito israeliano fu sentito come un'umiliazione dai generali israeliani. Nel 2006, l'esercito israeliano, apertamente sostenuto dagli Stati Uniti, dai paesi occidentali e dai loro ausiliari arabi (Arabia Saudita, Egitto, Giordania) voleva cancellare questa umiliazione puntando alla distruzione di Hezbollah, primo passo per indebolire la Siria che non aveva lesinato sui mezzi per aiutare la resistenza irachena contro l'occupazione americana della Mesopotamia nel 2003. Fu a sue spese. A parte la distruzione delle infrastrutture civili libanesi, Israele ha dovuto ritirarsi vergognosamente, rassegnandosi ad accettare uno status quo con Hezbollah e non attraversare più il confine terrestre del Libano, anche se una piccola parte del paese dei Cedri, le fattorie di Chaba'a, restò occupato. La parte dei vinti non si limitò al solo Israele, ma si estese all'Arabia Saudita, alla Giordania e all'Egitto che avevano scommesso sulla sconfitta di Hezbollah, preludio alla caduta della Siria, poi dell'Iran, nei dossier dei neoconservatori americani.
Dopo il fallimento del vertice chiamato 'ultima chanche' che aveva riunito a Ginevra il presidente Hafez al-Assad, già gravemente ammalato, e il presidente americano Bill Clinton nel marzo 2000, gli Stati Uniti avevano disperato di riportare la Siria all'ovile. Il presidente siriano non aveva ceduto sull'integrità del territorio siriano. Senza il ritiro israeliano da tutto il territorio siriano occupato e una soluzione del conflitto palestinese in conformità con il diritto internazionale, nessuna pace. La Siria non voleva cadere nella trappola di un accordo quadro, come nel caso di Oslo, in cui ogni clausola doveva essere oggetto di infinite discussioni e colloqui bizantini. Anche se gli Stati Uniti avevano promesso alla Siria la bellezza di $ 40 miliardi in cambio della firma di un accordo quadro.
D'ora in poi, la Siria viene nuovamente designata come nemica da sconfiggere.
"Da un quarto di secolo", scrive Michel Raimbaud, "questo amabile paese figura in primo piano nella lista dell'Asse del Male (nelle parole dell'ineffabile Debeliou, imperatore dei bigotti e capo progettista di massacri seriali). Uno Stato canaglia, uno Stato paria, uno Stato "preoccupante" (a scelta), viene accostato all'Iran, all'Iraq di Saddam, alla Libia di Gheddafi, a Cuba, alla Corea del Nord, all'ex Unione Sovietica e la Russia di oggi, la Cina di sempre. "
Per i neoconservatori è necessario "dissanguare lentamente la Siria"
L'autore cita un articolo premonitore, pubblicato nel febbraio 2000, un mese prima del vertice Clinton-Assad, firmato dal neoconservatore David Wurmser. Quest'ultimo chiede inequivocabilmente di non dare tregua alla Siria, di intrappolarla in un conflitto in cui "sanguinerà lentamente fino alla morte"! Tutto un programma ...
'Le guerre di Siria' dà al lettore un'analisi storica e geopolitica senza precedenti per la sua chiarezza, la sua profondità geostrategica e il suo spirito di sintesi e dialettica, spiegando senza mezzi termini le vere ragioni dell'accanimento occidentale in generale e degli Stati Uniti in particolare contro questo paese chiave. È in linea con il suo precedente libro geopolitico, “Tempesta sul Grande Medio Oriente”, pubblicato nel 2015, ristampato nel 2017, tradotto in arabo con la prefazione di Richard Labévière. Attraverso la guerra contro la Siria, iniziata nel febbraio-marzo 2011, sulla scia delle mal soprannominate primavere arabe, made in USA, come dimostra il nostro amico Ahmed Bensaada nella sua magistrale indagine "Arabesque$" sul ruolo degli Stati Uniti nelle rivolte arabe (la prima edizione risale al 2011, una seconda edizione ampliata è stata pubblicata a Bruxelles e Algeri nel 2016), Michel Raimbaud rivela una moltitudine di guerre, almeno quindici: una guerra dell'Impero contro gli Stati recalcitranti; una guerra al servizio di Israele; una guerra per il controllo delle vie energetiche; una guerra contro la Russia, la tradizionale alleata (di Damasco ndt), che ha ritrovato, grazie alla resilienza di Damasco, la sua grandezza e il suo ruolo di protagonista nella scena internazionale; una guerra contro l'Iran, l'altro Stato paria, e contro la resistenza libanese, che, grazie in particolare alla Siria, ha somministrato una umiliante sconfitta all'occupante israeliano; una guerra mediatica senza precedenti nella storia e, ultimo ma non meno importante, una guerra contro l'internazionale jihadista sostenuta dalla Turchia, dalle monarchie del Golfo e dall'Occidente, senza tuttavia nascondere la guerra civile stessa.
 Autopsia di un "complotto confessato".
Con prefazione dello scrittore Philippe de Saint Robert, un gollista che fu al centro dell'elaborazione della politica araba della Francia sotto de Gaulle e Pompidou, oggi svanita, il libro è composto da 15 capitoli, densi, ricchi, didattici, e spiega le radici di queste guerre, addita i loro attori, analizza i loro metodi operativi e analizza, alla fine, le vere ragioni della sconfitta di questa vasta impresa criminale. Si va dalla "vecchia ossessione" di distruzione della Siria che ha guidato i passi dei suoi numerosi nemici, allo svolgersi della guerra stessa, alla creazione di un'opposizione esterna, al progetto che i neoconservatori stanno alimentando per l'asservimento della Siria, alla guerra dei media, alla strumentalizzazione del terrorismo per abbattere un potere secolare, alla genesi dell'asse di resistenza e, infine, alla guerra per la pace, la riconciliazione e la ricostruzione.
In tutti i capitoli, l'autore che aborrisce le principali tesi dei media mainstream che si sono distinti nell'arte di mascherare la realtà e di prendere i desideri dei loro sponsor per la realtà, chiama le cose con il loro nome. È uno dei rari geopolitologi che non si sono lasciati intimidire dai media, dagli esperti, dai politologi da operetta che, in una unanimità che non sopporta alcuna contraddizione, avevano profetizzato troppo rapidamente per lo Stato siriano un crollo certo e imminente. Ebbene, sono stati miseramente smentiti. La Siria, dopo nove anni di guerra che è durata più a lungo delle due grandi guerre mondiali messe insieme, è certamente ancora sanguinante, martirizzata, distrutta, assediata, ma ancora in piedi. Senza aspettare la liberazione delle ultime parti ancora occupate del suo territorio dagli Stati Uniti e dai loro ausiliari europei, la Turchia e i suoi burattini, daechisti e qaidisti, sta già iniziando a lavorare.  Ad Aleppo, Homs, Palmyra e ovunque siano stati spazzati via i parassiti terroristi, sono iniziati i cantieri di ricostruzione, senza attendere la revoca delle sanzioni occidentali, che sono criminali oltre che essere controproducenti. Il popolo siriano, che ha stupito il mondo per la sua capacità di resilienza, senza dubbio lo sorprenderà maggiormente per la sua capacità di ricostruirsi e ricostruire il suo paese contando prima di tutto su se stesso ma anche sui suoi alleati (Russia, Cina, Iran ...). Vale la pena ricordare che la Siria, sin dalla sua indipendenza, si è costruita e sviluppata senza l'aiuto dell'Occidente, perfino malgrado esso... La diga dell'Eufrate, i principali progetti di ristrutturazione sono stati completati contando innanzitutto sulle capacità e sul dinamismo del popolo siriano stesso con il sostegno dei suoi veri amici dei paesi orientali e dei non allineati.
Questo libro, afferma Michel Raimbaud "fornirà alcune idee, forse rispondendo alle domande di coloro che vorrebbero capire. È anche dedicato agli 'spiriti forti' a cui “non la si fa”, agli scettici che dopo tutto questo tempo 'non si pronunciano' tra "il massacratore" e "l'opposizione pacifica" che ha preso le armi in Siria, alle "anime belle" normalmente incredule quando si evoca di fronte a loro l'attivismo delle nostre "grandi democrazie". "Speriamo", scrive ancora, "che sarà in grado di aumentare la cultura dei fruitori del dibattito televisivo, di alimentare le informazioni degli intervistati del micro-marciapiede. Sarà utile ai manichini tentati dal riciclaggio, agli intellettuali bloccati nel loro schema "rivoluzionario", ai produttori di notizie rinchiuse nella loro menzogna, a coloro che avranno la memoria che vacilla e fingono di non ricordare molto bene. "
Il merito di questo libro non si limita all'informazione e all'analisi, alle confutazioni, che mettono le cose in chiaro sulla realtà della guerra contro la Siria. L'immensa qualità di questo libro risiede nel coraggio del suo autore, che attraverso i suoi scritti precedenti e in particolare il suo libro di riferimento sulle questioni geopolitiche di questo conflitto (Tempesta sul Grande Medio Oriente), è stato in grado di opporsi alla follia politico-mediatica e alla cecità collettiva riguardo alla Siria. Dallo scoppio della guerra mondiale contro la Siria nel febbraio-marzo 2011, poche persone stavano scommettendo un copeco sulla possibilità che lo Stato siriano emergesse vittorioso. Noi facevamo parte della redazione di Africa-Asia, questa minoranza che aveva scelto con lucidità, argomentazioni a sostegno, di smentire tutte le "Cassandre". Michel Raimbaud era uno di questi. Proprio come il nostro amico Richard Labévière, uno dei pochi geopolitici francesi ad aver analizzato a fondo i dettagli della "guerra globale" contro la Siria, in particolare dal punto di vista della lotta contro il terrorismo, e che ha pagato un pesante tributo per il suo impegno per la verità, che aveva messo in guardia in una famosa cronaca pubblicata nel numero di febbraio 2015 di Afrique-Asie con il titolo premonitore: "Terrorismo e diplomazia: diritti contro il muro suonando il clacson". Fondatore e capo-redattore del quotidiano online Proche et MoyenOrient, è anche uno specialista in relazioni internazionali e in particolare della Siria a cui ha dedicato molti libri, tra cui Le Grand Retournement. Baghdad-Beirut, dove descrive il travisamento della diplomazia francese e il suo cieco allineamento con i neoconservatori americani e annuncia, premonitore (il libro è stato pubblicato nel 2006), la futura guerra globale contro la Siria.
Come non menzionare anche i rari harakiri di chi aveva osato opporsi al linciaggio isterico sulla Siria, come nel caso di Frederic Pichon, autore di "Siria, perché l'Occidente aveva torto", o Bruno Guigue, che aveva dedicato innumerevoli analisi per stigmatizzare le menzogne e la truffa intellettuale di coloro che si erano costituiti come "siriologhi" (leggi in www.afrique-asie.fr la sua analisi "Disinformazione: le migliori perle dei ciarlatani della Rivoluzione siriana, settembre 2016).
"Le guerre di Siria" appare nel momento in cui l'esito vittorioso, ma così doloroso, del conflitto non è più in dubbio. Le edizioni Glyphe, che hanno avuto il coraggio di pubblicarlo, testimoniano la propria nobiltà di editori, che non esitano a rischiare a costo di offendere i detentori del pensiero unico. Rischiano al servizio della verità e della libertà di espressione; in breve: al servizio della democrazia.
Un libro indispensabile, magistrale. Da leggere e far leggere assolutamente. * Le guerre di Siria , di Michel Raimbaud, prefazione di Philippe de Saint Robert, edizioni Glyphe, Parigi 2019.

martedì 2 aprile 2019

Quando gli americani definirono Daesh un "vantaggio strategico": la Guerra delle Ombre in Siria


di Ian Hamel

  trad. Gb.P. OraproSiria

Gli Stati Uniti e l'Europa non hanno sempre considerato Daesh un nemico. Al contrario, l'hanno ampiamente finanziato e armato, dice il giornalista indipendente Maxime Chaix ne "La guerra dell'ombra in Siria" , frutto di cinque anni di ricerche.
Maxime Chaix, traduttore di diversi libri del canadese Peter Dale Scott, autore di «The American War Machine»), non è affatto un complottista. A partire da fonti aperte, egli racconta che gli americani e i sauditi, nella loro ossessione di voler abbattere rapidamente Bashar al-Assad, hanno ampiamente aiutato i jihadisti in Siria già dal 2011. Per ingannare l'opinione pubblica, hanno battezzato «ribelli moderati» il Fronte al-Nusra, il ramo siriano di al-Qaeda. Daesh nacque nel 2013 da una scissione del Fronte al-Nusra. Fu solo molto più tardi, consci di aver favorito un mostro, che gli Occidentali dichiararono guerra allo Stato islamico, proclamato da Abu Bakr al-Baghdadi.
L'11 febbraio 2015, l'ex comandante della NATO, il generale Wesley Clark, spiega tranquillamente alla CNN, e quindi a milioni di telespettatori, che «Daesh [è stato] creato attraverso il finanziamento dei nostri amici e alleati [in Medio Oriente], perché ti diranno che se vuoi uomini che combattano Hezbollah [sciita] fino alla morte, non pubblicherai un manifesto di reclutamento del genere ... "Unisciti ai nostri ranghi, costruiremo un mondo migliore", preferirai piuttosto sostenere [in segreto] questi fanatici religiosi, questi fondamentalisti [sunniti]».
Un miliardo di dollari all'anno
Nell'ottobre 2011, Barack Obama autorizza David Petraeus, il direttore della CIA, a lanciare una guerra segreta in Siria, chiamata Timber Sycamore , coinvolgendo altri quindici servizi speciali, tra cui servizi europei, in particolare inglesi e francesi. «Nel corso degli anni, questa campagna è cresciuta a tal punto che il Washington Post l'ha descritta nel giugno 2015 come "una delle più grandi operazioni clandestine" nella storia della CIA, con un finanziamento quasi pari a un miliardo di dollari l'anno» scrive Maxime Chaix, le cui informazioni sono tutte corroborate da una moltitudine di note a piè di pagina.
Un'enorme rete di rifornimenti di armi destinate ai ribelli viene così creata da David Petraeus e poi dal suo successore a capo della CIA, John Brennan, "in coordinamento con i loro alleati turchi, petromonarchie, europei e israeliani". Il che fa affermare a Christopher Davidson, che ha condotto ricerche su Timber Sycamore , nel suo libro "Shadow Wars", che «Daesh non era considerato un nemico dall'ufficio di Obama e dai suoi principali partner, ma come un turbolento "vantaggio strategico"».
Al Qaeda ha fatto «un buon lavoro»
«La guerra dell'ombra in Siria» non risparmia neanche le grandi potenze europee. Il libro riporta che i servizi britannici dalla loro base militare a Cipro controllano i movimenti delle truppe siriane e ne informano i ribelli. Quanto a Laurent Fabius, allora Ministro degli Affari Esteri, non esita a dichiarare che il Fronte Al-Nusra fa «un buon lavoro». E si tratta del ramo di al-Qaeda nel Levante! La scissione tra Al-Nusra e Daesh ha avuto luogo nella primavera del 2013. Il fronte di Al-Nusra è stato ribattezzato Jabbat Fateh al-Sham nel luglio 2016, e Hayat Tahrir al-Sham nel gennaio 2017.
Nel dicembre 2015, il deputato di LR Alain Marsaud, ex giudice antiterrorismo, intervistato in questo libro, ricorda di aver avuto «l'opportunità di mostrare all'Assemblea Nazionale le foto di combattenti di Al-Nusra in possesso di fucili d'assalto francesi». Quanto al deputato socialista Gerard Bapt, riconosce che gli aiuti francesi ai ribelli in questo paese «e più in generale il sostegno occidentale a loro favore, sono continuati anche dopo gli attentati contro Charlie Hebdo e l'Hyper Kosher, benchè rivendicati da al-Qaeda».
«La guerra delle ombre in Siria» è tanto più intrigante perché il suo autore non risparmia il regime siriano. Ricorda che Bashar al-Assad ha anch'egli un'innegabile responsabilità nella crescita dell'islamismo in Medio Oriente «specialmente dopo l'invasione dell'Iraq condotta dagli Stati Uniti nel 2003». Maxime Chaix ricorda anche che in un'altra epoca la CIA ha subappaltato ai suoi partner siriani la detenzione extragiudiziale e la tortura dei sospetti jihadisti dopo averli rapiti illegalmente.

(*) Maxime Chaix, «La guerre de l’ombre en Syrie. Cia, pétrodollars et djihad» , Eric Bonnier Editions, febbraio 2019.

lunedì 7 gennaio 2019

«Non dimenticheremo mai i crimini degli "Emirati" contro la Siria»


  Parole fiere, potenti, sofferte quelle che Khaled al-Abboud, segretario del Parlamento siriano, dedica ai governanti degli Emirati Arabi in occasione della riapertura della loro Ambasciata a Damasco.
  Parole di grande dignità, che bene illustrano la tragedia di un popolo ingiustamente aggredito, affamato, martoriato, oltraggiato, ma che neppure tanti anni di guerra atroce sono riusciti a spezzare.
  Parole severe e implacabili che fanno apparire evidente la pochezza morale di re, reucci e principi mediorientali indegni. Vili e servili.
  Parole che traducono la consapevolezza di come il duro cammino percorso dal popolo siriano e la sua lotta strenua contro la barbarie, per salvaguardare l'identità e l'indipendenza, possano essere esemplari e destabilizzanti per quei regni oscurantisti.
 Parole infine che denunciano l'ipocrita vuotaggine dei ridicoli cerimoniali diplomatici.
 La Siria, pur con difficoltà immani, con imperfezioni e manchevolezze resta un faro luminoso nello squallore di tanti Paesi arabi ''fratelli''.

  Maria Antonietta Carta


''L'Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti ha riaperto a Damasco dopo sette anni di sospensione delle relazioni diplomatiche con la Siria, apparentemente per "riattivare il ruolo arabo nella regione ed evitare il pericolo di interferenze regionali negli affari siriani ", secondo il ministero degli Esteri degli EAU.
Alcuni osservatori locali ritengono che non si sarebbe potuto raggiungere questo risultato senza il via libera dell'Arabia Saudita e degli Stati Uniti e che altri Paesi arabi seguiranno, rassegnati alla vittoria della Siria contro tutti gli agenti della coalizione del terrorismo internazionale. Altri evocano una corsa contro il tempo tra i due campi rivali, Turchia-Qatar e Arabia Saudita-Emirati, nel nord della Siria: entrambi notoriamente alleati degli Stati Uniti. Altri ancora si congratulano con la Siria per questa vittoria diplomatica e per la riunione di due Paesi fratelli, suscitando l'ira della larga maggioranza dei loro omologhi siriani che non capiscono come gli Emirati Arabi Uniti, coinvolti direttamente e indirettamente nella guerra terroristica che ha insanguinato la Siria, siano tornati sulla scena siriana con falsi pretesti e senza il minimo pentimento e la minima pubblica ammenda dei loro errori.
Senza soffermarsi sulle considerazioni degli uni e degli altri, Khaled al-Abboud, segretario del parlamento siriano, non meno preoccupato del tradimento dei cosiddetti Paesi fratelli, si esprime diversamente nella sua pagina ufficiale.'' 
Mouna Alno-Nakhal


Alla porta della "Ambasciata degli Emirati" a Damasco 

Prima di immergermi nel tran-tran delle pubbliche relazioni e nel protocollo di visite, dichiarazioni e sorrisi gelidi, prima di essere invitato a partecipare alla cerimonia organizzata dall'Ambasciata degli Emirati a Damasco, prima che le mie parole prendano in prestito lo zibaldone di un vocabolario insulso, prima di tutto ciò voglio garantire che non dimenticheremo.
Finché vivremo, non dimenticheremo ciò che gli "Emirati" hanno fatto contro la Siria e il suo popolo.
Non dimenticheremo il ruolo degli "Emirati" nella volontà di sopprimere la Siria. Non dimenticheremo che sono stati tra i principali attori dell'aggressione inaudita, che l'hanno finanziata e promossa. Né dimenticheremo come hanno sfigurato il nostro Paese, come hanno partecipato all'uccisione, all'esodo, alla pauperizzazione dei Siriani e come hanno contribuito all'immane devastazione che ci è stata inflitta.
Voi non avete riaperto la vostra Ambasciata a Damasco per favorire l'unità territoriale della Siria, ma per la difesa del vostro trono, scosso dalla sua resistenza, dalla resistenza della sua gente quando avete provato a cancellarla dalla faccia della Terra.
Voi non siete riusciti a prendervi gioco della realtà, perché siete molto più piccoli di quanto pensiate e più insignificanti di quanto pensa il mondo.
I Siriani non dimenticano di aver contribuito alla costruzione e alla protezione degli "Emirati" e di essere tra coloro che hanno sanguinato per farvi crescere. Voi non avete ricambiato rettamente ma, agendo in conformità con la vostra indole, avete operato per la sconfitta e la rovina della loro nazione.
I prossimi giorni ci imporranno qualche messinscena, senza pertanto evitare le conseguenze della nostra resilienza nei vostri confronti, per portarci a scambiare sorrisi e saluti e parole a cui non crediamo, come non crediamo in voi.
Parleremo a lungo di fraternità e di arabismo, consapevoli dei pugnali nascosti nelle vostre abbaye.
Parleremo del vostro sostegno alla Siria nella sua disgrazia, consapevoli che essa ha potuto compiersi mediante la vostra attitudine, il vostro contributo e il vostro odio sempre acceso.
A voi, insignificanti e servili, non diamo il benvenuto. 
Il sangue dei nostri martiri non tollera la vostra presenza, ma gli interessi della gente di Siria e della gente degli "Emirati" ci impongono di compiere la nostra vittoria su di voi, sulla vostra cupidigia e sul vostro odio attraverso la vostra Ambasciata, per i nostri popoli negli "Emirati" e a Damasco. 
Sì, un'Ambasciata per il popolo degli "Emirati" e non per i "regimi politici arabi" che sono stati una spada alzata contro Damasco quando l'universo si aggregava per bagnare di sangue e distruggere la Siria.
Khaled al-Abboud
Segretario del Parlamento siriano
27/12/2018

La fonte originale di questo articolo è il Parlamento siriano
Copyright © Khaled al-Abboud, Parlamento siriano, 2018

sabato 30 settembre 2017

Lasci stare la Siria, signor Macron. Lei è "fuori".

di BRUNO GUIGUE
20 settembre 2017
Dinanzi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, lei ha trattato il signor Bachar al-Assad come un "criminale" ed ha dichiarato che egli dovrà rendere conto alla "giustizia internazionale". Infliggendo una smentita a coloro che insistevano nel vedere un punto di svolta nella sua politica, ha pronunciato questa gravissima accusa contro il legittimo Capo di Stato di uno Stato membro dell'ONU. Quale giurisdizione, sig. Macron, l'ha autorizzata a emettere dei mandati di arresto contro leader stranieri che, al proposito, potrebbero avere qualcosa da dirle? Con quale diritto un capo di Stato europeo, che rappresenta l'ex potere coloniale in Siria (1920-1946), si permette di rilasciare certificati di buona o cattiva condotta ai suoi omologhi del Medio Oriente?
Questa ingerenza è ancora più spaventosa in quanto, come i suoi predecessori, lei persevera nel compiacere quelle petromonarchie a cui vende armi che servono a massacrare il coraggioso popolo Yemenita. Lei denuncia i crimini che imputa al presidente siriano, ma distoglie lo sguardo da quelli dei tagliatori di teste, questi ricchi tanto cari all'Occidente. I 10.000 morti, i 500.000 bambini malnutriti dello Yemen, l'epidemia terribile di colera causata dai bombardamenti sauditi non la disturbano, non le causano alcun rimorso, e lei vorrebbe che prendessimo sul serio la sua indignazione contro la Siria?
Che il dramma siriano abbia causato migliaia di vittime innocenti, che questo bagno di sangue sia durato troppo a lungo e che debba essere trovata una soluzione politica una volta che il conglomerato terroristico sarà eliminato, tutti lo sanno. Mentre lei parla, i Russi, gli Iraniani e i Turchi radunati ad Astana ci lavorano. Ma quando imputa crimini al presidente Assad, di cosa sta parlando? A partire dalla primavera del 2011, le proteste contro il governo sono state inquinate da ribelli che hanno aperto il fuoco sulla polizia. La Missione degli Osservatori Arabi in Siria è andata sul posto dal 24 dicembre 2011 al 18 gennaio 2012 su richiesta della Lega Araba. Nonostante le pressioni saudite, la loro relazione denuncia la violenza condotta da entrambe le parti. In Siria non ci sono né buoni né cattivi, signor Macron. Il mito di una "rivoluzione pacifica" ha fatto il suo tempo, e sarebbe ora di dire addio a questa versione romanzata.
Premeditata dagli sponsor dell'opposizione, questa guerra è il risultato di un tentativo di sovvertire lo Stato siriano. Il regime Baathista avrà avuto i suoi difetti, ma la Siria era un paese senza debito, produttivo, dove coesistevano popolazioni e confessioni di origini diverse. Le maggiori manifestazioni nel 2011 erano a favore del governo e delle riforme. Addossare la responsabilità della guerra a un governo che ha affrontato un'insurrezione armata sostenuta da stranieri è distorcere la realtà. È sostenere certi fatti perché servono alla narrazione che si vuole difendere. La smetta, sig. Macron, di stravolgere i fatti così come lo fa con le vittime! Crudele come tutte le guerre, questa ha conosciuto la sua quota di esazioni. Ma chi sono i responsabili, se non coloro che volevano prendere Damasco per stabilirvi la sharia Wahhabita con l'aiuto degli Stati Uniti, della Francia, della Gran Bretagna e dei re del petrolio?
Anche nei bilanci pubblicati dall'OSDH, organizzazione vicina all'opposizione, il 40% delle vittime, a partire dall'estate 2011, apparteneva alle forze di sicurezza, il 35% ai gruppi armati e il 25% ai civili stretti nella trappola di combattimenti generalizzati. Se una guerra potesse risparmiare i civili, questo si saprebbe. La guerra che la Francia supporta in Yemen non lo fa, come non lo fanno i bombardamenti occidentali su Mosul o Raqqa. Ma accusare l'esercito siriano di aver deliberatamente commesso crimini contro la propria popolazione è un insulto al buon senso. Questo esercito è un esercito fatto di coscritti che difendono il proprio territorio nazionale dalle orde di fanatici. Mentre lei sproloquia all'ONU, sig. Macron, "i soldati di Assad" attraversano l'Eufrate per regolare i conti con Daech.
Naturalmente, come carta principale in questo gioco di illusionisti, le rimane sempre la "false -flag" chimica per far girare le rotative della manipolazione. Sfruttando questa telenovela made in CIA, lei ha persino preteso di fissare una "linea rossa"! Che poi un esperto del prestigioso MIT abbia dimostrato che l'attacco del 21 agosto 2013 avrebbe potuto provenire solamente dalla zona ribelle, a lei non importa affatto. Che gli stessi esperti americani abbiano denunciato la vacuità del fascicolo accusatorio contro Damasco riguardo all'attacco di Khan Cheikhoun (aprile 2017), non la turberà ulteriormente. Né ha letto le notevoli indagini pubblicate dal miglior giornalista americano, Seymour Hersch, che demolisce la versione dell'attacco chimico siriano.
Attento, signor Macron, perché questa farsa chimica, vero mantra della propaganda occidentale, finisce per dare la nausea. Spodesta nella classifica delle menzogne di Stato quella precedente di Colin Powell, che brandiva la sua fialetta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ogni giorno che passa, perde la sua forza d'incantesimo. Coloro che ancora ci credono sono quelli che vogliono credervi, o quelli che pensano che i governi occidentali non mentono mai. Ma la maggioranza del popolo siriano non ci crede, e questo è l'essenziale. Quando un'area viene liberata dall'esercito, i rifugiati vi ritornano, la vita riprende, la speranza rinasce. Agitare le sue piccole braccia dal podio delle Nazioni Unite non cambierà nulla, e questo chiacchiericcio inutile si sta già perdendo nel brusio dei media. Il suo "gruppo di contatto", Sig. Macron, è un gadget nato-morto di cui non si parlerà più fra otto giorni.
Ma perché sto ancora ascoltando il presidente francese? Questa presidenza, a prescindere da chi ne sia il titolare, che dal 2011 ha demonizzato il governo siriano, che ha portato alle stelle i traditori del loro paese mascherati da oppositori, che ha sostenuto l'opposizione armata violenta, che ha incoraggiato la partenza dei terroristi verso la Siria, che ha chiuso il Liceo francese a Damasco, che ha rifiutato la cooperazione per la sicurezza con i servizi siriani, che ha fornito armi ai gruppi estremisti, che ha rifiutato di combattere contro Daech quando Daech combatteva Damasco, che ha auspicato l'assassinio di un legittimo capo di Stato, che ha inflitto al popolo siriano un embargo sui medicinali, questa presidenza che ha violato il diritto internazionale ed è tornata al peggiore dei neocolonialismi, chi ancora la ascolta? Scegliendo di interferire negli affari di altri, la Francia si è posta fuori gioco. Lasci perdere, signor Macron, lei è "fuori"!
  (trad. Gb.P.)

sabato 10 maggio 2014

Un grido dal cuore di Aleppo

" Bisogna che tu dica..."

Il popolo di Aleppo ripete le parole di Cristo sulla Croce: "Ho sete..." 

Mercoledì, 30 aprile :

" L'elettricità è finalmente tornata ad Aleppo . Ho potuto caricare il telefono e raggiungere  i nostri figli per rassicurarli . Siamo vivi ! Ma per quanto tempo ? Si dovrebbe chiederlo a tutti coloro che speculano sulle nostre spalle,  per non dire sui nostri cadaveri ! Inoltre, da dove siamo, vediamo il cortile dell’ospedale “ al-... " [ Intenzionalmente oscurato ] ... mucchi di cadaveri ... civili e anche soldati apparentemente. Non possiamo nemmeno attraversare la strada per vedere di chi si tratta.

Per quanto riguarda l'acqua , evviva , un filo ! Passo sopra i dettagli delle sfide che mi sono prefissata per cavarmi l’ idea che "loro" alla fine riusciranno a farmi vivere in una casa sporca ... mi dico che le nostre nonne conoscevano questa miseria ... salvo che loro disponevano di  bacinelle adatte all'età della pietra ... e soprattutto l’olio . Settecento lire siriane al litro ! Centocinquanta  £ un mazzo di prezzemolo ... Andiamo , passo così sulla lista della spesa .

Chi ? Ma i profittatori di guerra naturalmente. E ' bella la  rivoluzione!  Trabocca di fantasia un rivoluzionario !  La loro ultima scoperta : organizzarsi  per vendere uno stock incredibile di "generatori " ad un prezzo fissato sulla testa del cliente;  questo spiega ... penso che tu mi capisci .

Sì , l'ultima volta che ho parlato con te , ho concluso su una nota di speranza [ * ] . Ma oggi , devo confessarti che dopo aver vissuto gli orrori delle ultime due settimane , abbiamo sicuramente la sensazione che Aleppo è abbandonata ... E’ forse ingiusto parlare di abbandono quando tanti dei nostri soldati sono caduti . Rimane tuttavia che Aleppo è " sgranocchiata " . Noi lo vediamo bene!

Ma io non ti chiamo per questo . Volevo dirti che ti leggo . No ... non hai tradito né le mie parole né il mio pensiero . Pensi che la gente ti leggerà ? Cosa si può fare ? Qui , nessuno si aspetta di essere ascoltato. Più nessuno pensa di risvegliare le coscienze . Anche i nostri media , quando riusciamo ad ascoltarli , non rispecchiano la realtà delle tragedie che ci uccidono . Vien da chiedersi se sono consapevoli del fatto che nelle ultime due settimane è la " m .... " !
Mio Dio ! Hai sentito ? Un rumore terribile ... " .

Comunicazione interrotta... Niente da fare! E poi infine, va, poi taglia, poi riprende: 

"Non preoccuparti ... solo le finestre! E’ stata una granata. Dico granata, mentre io non so cosa  veramente fosse. L'esplosione ha scosso tutti gli edifici del quartiere. E continua ...

Ho sentito che ci sono persone colpite nella nostra strada. Ciò significa che, entro  cinque minuti, vedremo arrivare i taxi gialli trasformati in  ambulanze per l'occasione ; le cabine servono per il trasporto  dei feriti ; i cofani sono riservati ai cadaveri senza vita . Si dirigeranno agli ospedali , almeno quello che ne è rimasto, per essere curati o identificati dai loro parenti ... un'ultima volta per tutte .


Le notizie che ci arrivano si riassumono nel  dire che nessuna soluzione si profila all’orizzonte . Aleppo è un disastro , e ora ecco che ci viene predetto che nei prossimi giorni sarà peggio! Ci viene detto che Erdogan ha deciso di demolire la Cittadella per rialzare il morale delle sue truppe di  sanguinari ... Dopo la conferma della tenuta delle  presidenziali alla data prevista , sembra che egli sia riuscito ad aprire tutte le porte dell’ inferno . Gira una voce che il nostro esercito è determinato a finirla , che non è lontano e che si mette male più che mai . Quindi, ci si consiglia di prepararci. Prepararci?!?

Giovedì, 1 maggio:

"L'elettricità è tagliata di nuovo, e quindi niente acqua, in quanto è necessaria per  pompare. "Loro" stanno giungendo al loro scopo ... Siamo circondati!
No, non siamo armati. Difenderci? Contro dei cecchini? Contro mine sotterranee che esplodono ovunque? Contro  bombe che polverizzano  interi edifici? La prova che Erdogan e la sua banda intendono entrare in Aleppo svuotata dei suoi abitanti. Sì ... ne siamo convinti. D’altro canto, tutti coloro che potevano andarsene se ne sono andati . Dove? Alcuni ancora in direzione di Latakia, ma la maggioranza va in Libano e in Turchia. Sì ... in Turchia. Potete immaginare!

Tu puoi  capire che ormai il nostro unico modo per difenderci è la preghiera, lo sprezzo del pericolo, così come il disprezzo per questo avido Occidente che ci gioca la sua partizione umanitaria?

Bisogna che tu dica tutto il disgusto che i vostri dirigenti  ci ispirano, essendo l’ "errore" dei nostri non aver immaginato fino a che punto essi avrebbero potuto dimostrare ancora la loro infamia ; infamia, senz’altro più elegante e sofisticata di quella di Erdogan e dei despoti ignoranti dei paesi del Golfo, ma comunque infamia inconcepibile !

Bisogna che tu dica ai vostri "diritto-umanitaristi" corrotti e che si presentano come  "liberatori" del popolo siriano , che oggi grazie alla loro preoccupazione ignobile tutti i civili siriani hanno uguali diritti sotto le bombe ! Tutti i civili : Mohamad,  suo cugino  Hussein, e suo fratello Georges, non  dispiacciano loro ! essi saranno senz’altro felici di sapere che le vittime nelle zone "controllate dal regime" sono per il 99 % popolazione civile; vittime innocenti che, se fossero cadute nelle zone apparentemente " liberate dai ribelli " avrebbero attirato l' attenzione dei vostri media bugiardi che accusano  "il regime di accanirsi , per via aerea , sui suoi cittadini innocenti ".

Bisogna che tu dica che i loro cosiddetti "ribelli" non sprecano il loro tempo e fanno  il massimo uso delle elargizioni di questo Occidente che passa sotto silenzio i loro misfatti, e i propri!

   Abbiamo bisogno che tu dica ... ".
 ___________________________

No ... non posso dirti che la gente mi legge. Sono così pochi in grado di sfuggire alla doxa dominante. E se mi leggono, ciò è probabilmente con la punta degli occhi e la mente altrove! Ma ti prometto, lo dirò. Abbi cura di te e dei tuoi! E perdonami  per non essere in grado di fare nulla ... 

Mouna Alno-Nakhal
1 maggio, 2014 

http://www.mondialisation.ca/cri-du-coeur-dalep-temoignage-il-faut-que-tu-dises/5380236




9 Maggio  
Un crimine contro  l'umanità è in corso ad ALEPPO : 

per il quinto giorno consecutivo, l'acqua è tagliata in Aleppo.

L'estate scorsa, Aleppo ha subito un blocco completo di persone e merci per settimane e nessuno ha detto niente.

Il mese scorso, Aleppo ha subito un taglio di elettricità per 11 giorni consecutivi e nessuno ha protestato.
E ora, 'loro'  hanno tagliato l'acqua per 5 giorni e voi state zitti!
Una città di 2,5 o 3 milioni di abitanti privi di acqua per 5 giorni e voi non scendete per le strade!
Quelli che sanno e che non protestano sono complici di questo crimine. Per molto meno, avete manifestato,  gridato la vostra rabbia, scritto sui forum, avete fatto reportages e chiesto le sanzioni.
Per meno di questo, i vostri ministri degli affari esteri e i vostri presidenti hanno alzato la voce, hanno fatto riunioni, hanno sostenuto le sanzioni, hanno minacciato di accusare davanti alla Corte penale internazionale.
Ma per loro e per voi, le vittime sono i colpevoli; in quanto al  popolo di Aleppo che soffre la sete, non è un fatto vostro.
Il vostro atteggiamento è una vergogna.
Voi dovreste essere perseguiti per crimini di guerra e contro l'umanità per complicità passiva. 

Nabil Antaki, volontario Marista di Aleppo 


Esplosione distrugge albergo di Aleppo.  Ginevra, conferenza delle Chiese cristiane di Siria




Radio Vaticana , 8 maggio 2014

Il Fronte Islamico ha fatto esplodere ieri il famoso hotel Carlton ad Aleppo, provocando 14 morti tra i soldati e i miliziani pro-regime. Ma secondo altre fonti, i morti sarebbero molti di più: almeno 40. La città è spaccata in due: il sud controllato dai lealisti, mentre i ribelli sono asserragliati nel nord. E intanto ieri a Homs si è conclusa anche l’evacuazione degli ultimi ribelli che, dopo aver firmato un accordo con il regime, hanno lasciato la città. Secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, tuttavia, alcuni gruppi islamisti che non facevano parte dell’accordo con il regime, hanno ostacolato l’evacuazione, cercando di limitare l’ingresso dei viveri a Zahra e Nabul, due villaggi controllati dai ribelli....

Intanto a Ginevra prende il via stasera la conferenza internazionale dal titolo: “I cristiani in Siria, la sfida di parlare con una sola voce”. All’evento prendono parte rappresentati delle comunità cristiane del Paese, per portare la loro testimonianza sulle sofferenze delle comunità locali, dopo oltre tre anni di guerra. Presenti ai lavori, esponenti delle Chiese greco ortodossa, siriaco ortodossa, greco melkita e cattolica, oltre all'osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu della città elvetica, mons. Silvano Maria Tomasi. L’incontro è organizzato, tra gli altri, dal Consiglio mondiale dei Siri e dal Centro cattolico di studi di Ginevra. Durante la sessione di domani, in cui una delegazione incontrerà pure una rappresentanza delle Nazioni Unite, i partecipanti elaboreranno un documento per una comune strategia volta a invocare pace e stabilità in Siria. 

Ad intervenire, anche l’arcivescovo Dionysius Jean Kawak, responsabile dell’ufficio patriarcale a Damasco della Chiesa siriaco ortodossa. Giada Aquilino lo ha intervistato:RealAudioMP3 

R. - Non mi piace parlare soltanto della situazione dei cristiani. Tutti in Siria, inclusi i cristiani, stanno soffrendo per la situazione di poca stabilità del Paese. Comunque, non posso negare che i cristiani stiano soffrendo un po’ di più, perché sono una minoranza. E non posso negare che stiano soffrendo perché c’è un aumento dell’estremismo islamico. 
Maalula, Kessab, Homs sono città dove c’è una presenza cristiana e sono state attaccate proprio per questo motivo. 
Nei giorni scorsi, i radicali prima di ritirarsi dalla città di Homs hanno bruciato una delle più antiche chiese cristiane, la chiesa della Vergine Madre della Cintura, la cattedrale siro-ortodossa.




D. – Queste violenze colpiscono dunque tutte le comunità, indistintamente?

R. - Tutte le comunità, tutta la gente della Siria, tutto il popolo siriano. Stanno soffrendo tutti. Per questo è importante chiedere alla comunità internazionale di intervenire, ma non mandando armi: noi non vogliamo più armi per la Siria, vogliamo un altro tipo di aiuto.

D. – Di quale aiuto avete bisogno?

R. - Aiutare a metterci d’accordo per parlare e dialogare. Ci sono sempre altri mezzi, ha detto Papa Francesco, per ristabilire la pace.

D. - La via della pace, allora, per dove può passare?

R. - Attraverso il popolo siriano. L’intervento internazionale deve essere diretto ad aiutarci a sedere intorno ad una tavola rotonda, senza però intervenire nel nostro destino e nel dialogo. Deve solo aiutarci a far dialogare le due parti, i ribelli ed il governo.
D. - Quanto è importante in questo momento il dialogo ecumenico, ma anche interreligioso per il futuro della Siria?

R. - Penso che in Siria non abbiamo avuto questo problema interreligioso: la Siria è stata sempre conosciuta per la coesistenza. Mi sembra ci sia qualcuno al di fuori della Siria che ha tentato di rovinare questo modo di vivere insieme. Perciò è necessario sedere ancora insieme e promuovere il dialogo interreligioso. 

D. - Qual è il messaggio che porta alla conferenza di Ginevra per il futuro della Siria?

R. - Parlerò tra l’altro dei diritti delle minoranze, cercherò di richiamare l’attenzione sul fatto che la comunità cristiana sta diminuendo molto: prima si parlava del 10% - circa due milioni di persone - adesso è un po’ difficile dire quanti sono i cristiani, forse un terzo. Al termine del mio intervento chiederò alla comunità internazionale di aiutarci appunto nel dialogo, ma anche dal punto di vista umanitario. Dobbiamo aiutare coloro che si trovano fuori dalla Siria, ma anche coloro che si trovano all’interno del Paese, specialmente i cristiani: perché se non aiutiamo coloro che si trovano all’interno, forse cercheranno un modo per uscire.




All’appuntamento di Ginevra prende parte anche mons. Giuseppe Nazzaro, già vicario apostolico di Aleppo. 
Al microfono, parla della situazione dei cristiani siriani oggi:RealAudioMP3 



R. – E’ gente che ormai non ha più nulla, gente che ha perso tutto, a cui restano solo le lacrime per piangere. E’ questa la situazione che posso testimoniare. Se si aggiunge poi ciò che succede quotidianamente… bombe, missili che cadono, tutti che sparano, nessuno che tiene conto del fatto che così si porta distruzione e morte.

D. – Lei conosce bene Aleppo: questa mattina c’è stata una potente esplosione che ha distrutto un albergo nella città vecchia. Queste continue esplosioni, questi attacchi cosa provocano tra la gente, oltre alla violenza e al dolore?

R. – Provocano panico e voglia di scappar via: ma dove possono scappare? Ormai la gente non ha più nulla, non ha più neanche i mezzi per poter fuggire: le strade sono chiuse. Si cerca di sopravvivere! E chi riesce a sopravvivere, si affida alla Provvidenza per poter campare. Purtroppo non sempre si pensa a questi fratelli che soffrono e questo per me è il peccato più grande dell’Occidente. La gente soffre, la gente muore e noi continuiamo a vendere armi, continuiamo a distribuire armi, da una parte e dall’altra. 

D. – Le violenze in corso in Siria colpiscono poi indistintamente tutte le comunità…

R. – Sì, tutte le comunità. Non possiamo dire che siano soltanto i cristiani a soffrire: una bomba cade su tutto. E queste bombe, dove cadono, portano morte e distruzione. 

D. – Qual è l’appello della Chiesa cristiana di Siria?

R. – L’appello della Chiesa cristiana di Siria è che tutti quelli che sono costituiti in qualsiasi modo in responsabilità gridino contro lo scempio che sta succedendo in Siria. 

D. – Il Papa, più volte, ha pregato per la Siria e ha voluto una giornata di preghiera e digiuno nel settembre scorso. Qual è il messaggio che è arrivato in Siria?

R. – E’ stato molto positivo. La gente è stata contenta di sapere che il Papa pensa e prega per la Siria. Ma il Santo Padre è il solo che grida? E gli altri che fanno? Tutti dobbiamo domandarci cosa facciamo per quei cristiani, nostri fratelli di fede, e per quella gente, per quei figli di Dio, perché tutti sono stati creati ad immagine di Dio.

http://it.radiovaticana.va/news/2014/05/08/esplosione_distrugge_albergo_di_aleppo._a_ginevra,_conferenza_delle/it1-797488