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martedì 23 marzo 2021

Il Libano sull'orlo dell'abisso

distribuzione e composizione confessionale della popolazione libanese. 
fonte: https://twitter.com/DelamartinoJ/
status/1373324488117485575

Elijah J. Magnier , corrispondente di guerra ed analista politico specializzato su Medio Oriente, ci dà la sua visione della odierna preoccupante situazione del Paese dei Cedri, dal punto di vista del 'Partito di Dio' 

Tradotto da A.C. 

Non ha particolarmente stupito la notizia che il presidente israeliano Reuven Rivlin e il capo di stato maggiore delle forze armate Aviv Kochavi abbiano bussato alle porte dell’Eliseo (la residenza del presidente francese) per esprimere le loro critiche nei confronti di Hezbollah e ovviamente anche dell’Iran. Indubbiamente Israele non sarà mai in grado di accettare la presenza sui suoi confini di una forza militare molto potente, dotata di centinaia di missili di precisione in grado di coprire tutta la Palestina. Non solo, Hezbollah possiede anche decine di migliaia di missili modificati di precisione sebbene con un raggio più corto. Israele già nel 2006, quando l’organizzazione libanese possedeva molti meno missili e non aveva l’esperienza di oggi, non era riuscito a sconfiggerla. Per cui oggi un eventuale scontro avrebbe un prezzo altissimo e Israele non avrebbe affatto la garanzia di poterne uscire vittorioso. Così in seguito al tentativo fallito di dividere la Siria nel 2011 e l’Iraq nel 2014 e dopo aver cercato di piegare l’Iran attraverso sanzioni sempre più dure che gli Stati Uniti continuano a imporre alla “Repubblica Islamica” fin da quando è nata, le prospettive di debellare Hezbollah si riducono sempre più. 

Gli Stati Uniti e Israele hanno cercato di appoggiare la “rivoluzione libanese“, le ONG presenti nel paese, e hanno investito più di 10 miliardi di dollari per riuscire a paralizzare Hezbollah, senza risultati. Non restano a questo punto che due opzioni: fomentare un conflitto settario oppure ridurre alla fame la popolazione accusando Hezbollah e le sue forze armate e di sicurezza. Riusciranno nell’intento? Come si sta organizzando Hezbollah e che opzioni ha? 

Le recenti guerre in Siria, Iraq e Yemen hanno fornito a Hezbollah, uno dei principali partecipanti, un’esperienza bellica senza precedenti. Ha infatti combattuto insieme ad un esercito classico e a quello di una superpotenza, rispettivamente l’esercito siriano e quello russo. Ha usato carri armati, missili che si è costruito e droni armati e tra le tante operazioni che l’hanno visto protagonista ha condotto anche azioni di sabotaggio dietro le linee nemiche. Subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito la Russia un avversario e la Cina un concorrente pericoloso, una presa di posizione che ha avuto come risultato quello di favorire un inedito riavvicinamento tra questi due paesi e i nemici dell’amministrazione americana in Medio Oriente, soprattutto l’Iran e Hezbollah. 

Una delegazione del partito comunista cinese si è recata in Libano e ha incontrato la leadership di Hezbollah a cui ha proposto dei progetti del valore di 12 miliardi di dollari mirati a rimettere in sesto la rete elettrica, le comunicazioni, i trasporti e tutte quelle infrastrutture di cui il paese ha un impellente bisogno. E la Russia da parte sua ha invitato a Mosca una delegazione guidata da Haj  Mohamad Raad che ha incontrato il ministro degli esteri Sergei Lavrov e altre autorità del paese. 

E’ importante sottolineare che Hezbollah in Siria è schierato in 131 punti strategici, l’Iran in 115 e la Russia in 95 escludendo l’aeroporto militare di Hmaymeem e la base navale di Tartus (sotto il controllo russo). In conseguenza è d’obbligo un coordinamento strategico tra Hezbollah e la Russia soprattutto dopo che i servizi di intelligence americani riconoscono e prendono atto che Hezbollah è una potenza regionale senza contare che la accusano anche di essere in grado di interferire nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Ma la catastrofica situazione economica del Libano ha colpito duramente la maggior parte dei libanesi, Hezbollah incluso. E le sanzioni imposte dagli Stati Uniti all’Iran (a partire dal 1979) che hanno raggiunto il livello più alto nel 2020 e che Biden non ha revocato, hanno impedito a Teheran di essere generosa con i suoi alleati anche se non ha mai smesso di finanziarli regolarmente. L’Iran considera i suoi alleati una componente  essenziale della sua sicurezza nazionale. Sebbene il loro benessere sia fondamentale, tutti gli extra sono stati tagliati e i finanziamenti ridotti al minimo necessario. I salari di Hezbollah restano gli stessi e vengono regolarmente pagati. Ma solo un 20, 25% riceve lo stipendio in dollari americani e mentre prima a un dollaro corrispondevano 1.500 lire libanesi oggi il cambio è salito a 13.000. Una gran parte dei membri di Hezbollah non riceve alcun salario oppure viene pagata in moneta locale. La leadership dell’organizzazione ha creato un ente di beneficienza interno chiamato “Muwasat” (fondo di consolazione). I membri di Hezbollah pagati in dollari potranno sostenere economicamente i membri non pagati e le famiglie in stato di bisogno. 

Il deterioramento della situazione economica in Libano è dovuto a una serie di motivi. Lunghi decenni segnati dalla corruzione a partire dagli anni 90 hanno portato alla “dollarizzazione” delle importazioni libanesi e inferto un duro colpo alla produzione locale. Negli anni passati la guerra fatta dagli Stati Uniti al governo di Damasco e le sanzioni americane e europee alla vicina Siria (Caesar Act) hanno giocato decisamente a sfavore dell’economia libanese. A livello interno il prosciugarsi dei dollari nel   mercato libanese avvenuto in seguito alla cattiva gestione, voluta, del Governatore della Banca Centrale, personaggio controllato dagli Stati Uniti, e l’influenza esercitata dagli Stati Uniti sui paesi ricchi del Golfo che li ha indotti a non sostenere finanziariamente il Libano, sono stati l’ennesimo colpo letale inferto all’economia libanese.Tutte queste cose messe insieme hanno iniziato a ridurre la popolazione alla fame, le medicine sono praticamente introvabili, mancano i generi alimentari, il crollo della moneta locale ha creato un’inflazione galoppante e così per una grossa fetta di popolazione sopravvivere sta diventando un’impresa quasi impossibile. 

La mancanza di cibo e medicine non necessariamente costituisce un motivo per scatenare un conflitto a livello militare. L’Iran potrebbe rifornire il Libano di medicine necessarie, di cibo (lo sta già facendo) e l’Iraq si è impegnato a consegnare al Libano il carburante necessario a far funzionare la rete elettrica e i trasporti. Ma il problema della sicurezza è quello più critico dato che molti gruppi schierati con gli Stati Uniti stanno chiudendo le strade più importanti in varie città, impedendo in questo modo le comunicazioni tra gli sciiti nella capitale e nelle periferie, nella valle della Bekaa e nel sud del Libano. Il blocco delle strade viene chiamato disturbo della “via dei rifornimenti” della resistenza, un’azione imperdonabile e pericolosissima che Hezbollah potrebbe considerare come una dichiarazione di guerra. 

E’ ancora vivo nel paese il ricordo del 7 maggio 2008 (il giorno in cui Hezbollah prese il controllo di un’area di Beirut in mano al governo filo-americano). Il governo filo-statunitense aveva deciso di chiudere la rete di telecomunicazioni di Hezbollah, un’azione che l’organizzazione interpretò come una dichiarazione di guerra. Lo scopo era quello di bloccare il circuito di Hezbollah e il suo sistema di comunicazione (fibra ottica) essenziale per permettere al comando dell’organizzazione di dirigere le  battaglie se ci fosse stato un conflitto. Durante la guerra del 2006 gli ordini di attacco erano coordinati e non furono mai interrotti anche quando Israele cercò di distruggere la rete senza riuscirci. La decisione era stata presa dal governo dell’ex primo ministro Fouad Siniora un politico nemico di Hezbollah e amico degli Stati Uniti e dei sauditi, accusato di corruzione ma salvato dall’intervento dell’ex primo ministro Rafic Hariri che lo nominò ministro delle finanze per proteggerlo da un procedimento legale ( succede solo in Libano). 

Secondo fonti libanesi ben informate, nelle manifestazioni delle ultime settimane i sostenitori del primo ministro Saad Hariri con la scusa della fame e della svalutazione della lira hanno chiuso la strada di Saadnayel che collega gli sciiti della valle della Bekaa a Beirut. Anche la strada di Alay è stata chiusa dai sostenitori del leader druso filo-americano Walid Jumblatt per impedire agli sciiti di raggiungere la periferia di Beirut. E pure  la strada di Jiyeh che porta nel sud del Libano veniva chiusa dai sostenitori di Hariri e di Jumblatt. Erano tutti movimenti coordinati che fanno capire  come lo scenario servisse a preparare il paese a qualcosa di più grosso e a  verificare la reazione di Hezbollah. 

Sta di fatto che anche la leadership dell’esercito libanese ha contribuito a peggiorare la situazione poiché il comandante in capo, il generale Joseph Aoun si rifiutava di obbedire ai ripetuti ordini del presidente Michel Aoun di riaprire le strade permettendo però ai dimostranti di manifestare a lato delle stesse. Il generale Joseph Aoun è candidato alla presidenza e probabilmente crede (ma si sbaglia) che l’appoggio degli Stati Uniti sia sufficiente a soddisfare le sue ambizioni politiche. 

Più di sei mesi fa successe la stessa cosa, vennero chiuse tutte le strade usate dall’ “Asse della Resistenza” che vanno nella valle della Bekaa e nel sud del Libano. Dopo ripetuti e inutili avvertimenti Hezbollah convocava più di 1.000 uomini delle forze di mobilitazione che vivono nella zona dove i dimostranti avevano bloccato le strade affinché si preparassero a sgombrarle con la forza. All’ultimo minuto l’esercito libanese, la cui leadership era stata informata, interveniva e allontanava i dimostranti chiaramente manipolati dai partiti filo-americani. 

Si sta prospettando uno scenario simile ma chiudere la via dei rifornimenti della resistenza non verrà permesso. L’ “Asse della Resistenza” ritiene che questa dichiarazione di guerra non sia nient’altro che un chiaro appoggio a Israele. Si pensa che ci vogliano dalle 24 alle 48 ore per liberare tutte le strade indipendentemente dal numero dei dimostranti e da quanto siano ben armati. 

Al Libano non è permesso di poter vivere in pace a meno che i suoi leader non siano pronti a concedere una parte dei loro  confini marittimi a Israele e Hezbollah venga disarmato, sempre, ovviamente, per far piacere a Israele. Gli Stati Uniti stanno portando il Libano al fallimento, non permettono che riceva gli aiuti dell’Iraq, della Cina e della Russia mentre  loro non sono intenzionati a sostenerlo. Più voci all’interno del paese , soprattutto la Forze Libanesi schierate con gli Stati Uniti e Israele, insistono sul disarmo di Hezbollah e descrivono Sayyed Hassan Nasrallah come la “testa del serpente” ( c’è un video sui social media).

Ma Hezbollah non darà via le sue armi e cercherà di evitare la guerra civile ma non una battaglia se fosse necessaria. Hezbollah consolida la sua organizzazione che fa parte della società e continuerà a prepararsi militarmente per qualunque possibile scenario di guerra, in Libano o al confine. Ha spostato molte delle sue operazioni sottoterra dove stanno nascendo delle città proprio per affrontare in futuro le minacce americane e israeliane. 

Le forze statunitensi continueranno a collaborare con Israele per paralizzare Hezbollah. Il comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM), il generale Kenneth McKenzie è stato in Libano più volte nell’ ultimo anno. La sua visita più recente , avvenuta la scorsa settimana, è di fatto quella più importante: scortato da sei elicotteri dell’esercito libanese ha esplorato la zona di  Ghazzee-Mazraat Deir al-Ashayer con una squadra di ufficiali dell’intelligence e di esperti di topografia. Ha anche fatto visita al generale Joseph Aoun (capo dell’esercito) ma non ha incontrato il presidente e neppure altri leader politici o membri del governo.

Le fonti pensano che gli Stati Uniti stiano esplorando la zona strategica che sta al confine tra la Siria e il Libano che dista solo decine di chilometri da Damasco e potrebbe essere utilizzata come base dell’esercito libanese (una soluzione di facciata) controllata dagli Stati Uniti. E’ oltretutto la zona che collega la valle della Bekaa con il sud del Libano, molto vicina al Monte Hermon dove si pensa che Hezbollah abbia le sue basi e i suoi missili strategici. L’ambasciata americana a Beirut ha comunicato che il comandante del CENTCOM ha “inaugurato un impianto di pompaggio dell’acqua finanziato dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale -USAID” già in uso negli ultimi due anni per fornire acqua ad un villaggio quasi disabitato. Non è chiaro se inaugurare una pompa per l’acqua finanziata dagli Stati Uniti faccia parte delle competenze del generale McKenzie anche se l’ USCENTCOM è uno dei due comandi combattenti il cui quartier generale non si trova nella sua zona di responsabilità ma in Florida. 

Non si intravede nel breve periodo una soluzione per il Libano, un paese che cammina sull’orlo dell’abisso. I paesi del Golfo, gli Stati Uniti e Israele hanno deciso di spezzare il Libano e di far cadere il presidente Michel Aoun e il suo alleato Hezbollah. Ma saranno in grado insieme di far pendere la bilancia in loro favore? Non ci sono riusciti in Siria, in Yemen e in Iraq. Per Israele la guerra del 2006 è stata un fallimento e i  10 miliardi di dollari americani investiti per contrastare Hezbollah non hanno dato il via ad una rivoluzione e neppure ad una guerra civile. Hezbollah ha imposto un equilibrio della dissuasione in Libano e con Israele. E non ha nessuna intenzione di essere quello che comanda lo stato ma vive in un paese dove i politici hanno paura di far arrabbiare gli Stati Uniti. Il governo del Libano e i politici pro-Stati Uniti hanno timore a chiedere l’appoggio all’Oriente. Dipendono dalle esitazioni del nuovo presidente americano e della sua amministrazione che sta mantenendo inalterato lo status-quo di quella precedente (Trump). L’immobilismo e le minacce degli Stati Uniti stanno spingendo sempre più il Libano verso il precipizio.

https://ejmagnier.com/2021/03/23/il-libano-sullorlo-dellabisso/

venerdì 8 gennaio 2021

In Libano 'la speranza è il nostro pane quotidiano'


Aiuto alla Chiesa che SoffreGennaio 2021

Il Libano è spesso considerato un modello per l'intero Medio Oriente, non da ultimo a causa della relativa stabilità delle relazioni interreligiose all'interno del paese.  Eppure l'equilibrio è cambiato e la situazione è diventata sempre più instabile dopo che sempre più cristiani hanno lasciato la loro patria. Nell'agosto 2020 Beirut è stata scossa da una delle più violente esplosioni in tempo di pace nella storia umana. Ora la capitale libanese affronta una crisi esistenziale e con essa l'intero paese, che era già afflitto da cattiva gestione economica e corruzione, nonché da una crisi politica e bancaria.

Padre Jad Chlouk, 38 anni, è parroco della cattedrale maronita di San Giorgio a Beirut. Descrive come la Chiesa è presente e aiuta tutti i bisognosi. La cattedrale stessa è stata gravemente danneggiata dall'esplosione. Aid to the Church in Need (ACN International) sta finanziando i lavori di restauro di questa cattedrale e di altre 16 proprietà della Chiesa a Beirut

La vita a Beirut non è stata la stessa dall'esplosione di quattro mesi fa. Com'è l'atmosfera in città oggi?
Siamo ancora scioccati da quanto accaduto ad agosto. I ricordi di quel giorno orribile tornano spesso, soprattutto quando vediamo le case in rovina, le chiese, le scuole e gli ospedali, o quando sentiamo un rumore improvviso come un tuono. Non possiamo che ricordarci di quell'incidente! Lo stato d'animo è ancora angosciato e ansioso, ma nonostante tutto ci stiamo preparando il più possibile a rinnovare la nostra vita spirituale.

I quartieri cristiani sono stati particolarmente colpiti dall'esplosione di inizio agosto, perché vicini al porto. Anche la cattedrale maronita di cui sei parroco è stata danneggiata. ACN sostiene la ricostruzione. Fino a che punto sono progrediti i lavori di riparazione, all'inizio dell'inverno?

La riabilitazione della cattedrale maronita è iniziata un mese fa, quando abbiamo provato alcune misure temporanee per evitare ulteriori danni dalla pioggia proveniente dal tetto danneggiato e dalle finestre e porte frantumate. Prevediamo di terminare la riparazione del tetto in un paio di settimane, mentre per le altre aperture, il fissaggio dei serramenti danneggiati, questo lavoro è ancora in corso.

In che misura la pandemia COVID-19 ha influito sul lavoro di ripristino e di aiuto umanitario?

La pandemia COVID-19 ha ritardato il processo di riabilitazione della cattedrale, soprattutto durante le due settimane del periodo di blocco, quando abbiamo dovuto richiedere permessi speciali per procedere con i lavori, rispettando allo stesso tempo sempre le misure di sicurezza, come il distanziamento sociale e così via. D'altra parte, abbiamo cercato di mantenere gli aiuti umanitari perché, con la crisi economica che sta attraversando il popolo libanese, dobbiamo essere molto vicini ai nostri fratelli e sorelle in difficoltà. Era rischioso, ma adottando tutte le misure di sicurezza, abbiamo mantenuto la nostra missione sulla buona strada per servirli.

Subito dopo il disastro, soprattutto molti giovani hanno annunciato la loro intenzione di lasciare il Libano ora, perché non vedono più alcun futuro per se stessi nel Paese. È successo in pratica, e cosa significa per la comunità cristiana in Libano?

Le statistiche mostrano che più di 380.000 richieste di emigrazione sono state presentate alle ambasciate dell'UE e dei paesi del Nord America, e che la maggior parte proveniva da cristiani, che purtroppo ora si sentono estranei nel proprio paese. Questo sta influenzando negativamente l'intera comunità cristiana, perché significa perdere la maggior parte dei suoi più brillanti e migliori, e specialmente i suoi giovani, che dovrebbero essere il futuro della comunità cristiana qui. Quindi, il numero di cristiani nel Paese sta diminuendo di giorno in giorno, e questo sta influenzando la situazione e causando ancora più pressione a coloro che rimangono, in una situazione in cui potrebbero presto subire persecuzioni. Questa non è una teoria del complotto: questa è la realtà a cui abbiamo assistito nei nostri vicini più prossimi, tra cui Siria, Iraq, Palestina, Giordania ...

Mentre guardi al nuovo anno, sei più preoccupato o questa preoccupazione è superata dalla speranza?
La speranza è sempre il nostro pane quotidiano, soprattutto in questi tempi bui. Nonostante tutto, guardiamo al futuro con speranza, perché sappiamo che nostro Signore Gesù Cristo è il Maestro della storia e che nelle sue mani giace tutta la nostra storia e la nostra vita. Con lui e per mezzo di lui siamo sicuri che “tutte le cose funzionano per il bene per coloro che amano Dio” (Rm 8:28).

 Tobias Lehner - ACN

Centinaia di migliaia di cristiani stanno cercando di lasciare il Libano dopo l'esplosione dello scorso agosto, sollevando timori per il futuro della Chiesa lì.

 I media libanesi hanno riferito che circa 380.000 richieste di immigrazione sono state presentate in seguito all'esplosione. Padre Chlouk ha sottolineato come in tutto il Medio Oriente il numero dei cristiani sia crollato.

 L'Iraq aveva 1,5 milioni di cristiani prima del 2003, ma ora potrebbero essere meno di 150.000.

 In Siria, si stima che i cristiani fossero meno di 500.000 a metà del 2017, in calo rispetto ai 1,25 milioni prima dello scoppio della guerra nel 2011.

"Nonostante tutto, guardiamo al futuro con speranza, perché sappiamo che il nostro Signore Gesù Cristo è il maestro della storia e che nelle sue mani giace tutta la nostra storia e la nostra vita".

 https://acnuk.org/news/lebanon-we-want-out/

giovedì 20 agosto 2020

Le esplosioni di Beirut hanno a che fare con la Nuova Via della Seta?



Verso la politica di sviluppo economico cinese questo articolo esprime grande entusiasmo, che non condividiamo.
Ci sembra però molto interessante l'illustrazione del più ampio contesto geopolitico in cui si colloca il drammatico evento dell'esplosione di Beirut e il ruolo del Paese dei Cedri nel 'Grande Gioco' del riposizionamento dei poteri mondiali.
OraproSiria

Libano: Perla sulla Nuova Via della Seta o Zona del caos dell'Età Oscura

di Matthew Ehret. Traduzione di Gb.P. OraproSiria

16 agosto 2020

Tante voci si sono affrettate ad entrare nel coro dei commentatori
ipotizzando le molteplici possibili cause delle devastanti esplosioni
avvenute nel pomeriggio del 4 agosto a Beirut che hanno portato all'anarchia di massa e alle sorprendenti dimissioni del governo l'11
agosto. Anche se non ho un notevole contributo innovativo da offrire
in quella crescente serie di ipotesi (che si stanno lentamente
trasformando in rumori), vorrei condividere una visione che affronta un aspetto troppo spesso trascurato del ruolo del Libano nel Grande
Gioco. Prima di procedere, è utile tenere presenti alcuni punti
fermi:

1) Il racconto ufficiale di un incidente casuale di fuochi d'artificio
turchi che provocano la detonazione delle 2700 tonnellate di nitrato di ammonio che erano rimaste nel porto di Beirut per sei anni è del
tutto incredibile.

2) Questo evento non deve essere considerato in alcun modo separato dal
modello molto anomalo di esplosioni e incendi dolosi che si sono
diffusi nel mondo arabo e africano nelle ultime settimane.

3) Questo modello di caos deve esso stesso essere visto nel contesto
dello scontro tra due sistemi: l'alleanza unipolare della NATO che sta collassando da un lato e l'alleanza multipolare guidata dalla Nuova Via della Seta dall'altro.

La questione della causalità

Il Medio Oriente è stato etichettato come il "perno geopolitico"
dell'isola mondiale da devoti aderenti alla visione hobbesiana del
mondo, come Halford Mackinder, Zbigniew Brzezinski, Henry Kissinger e
Bernard Lewis. Oggi si capisce che chiunque possa stabilizzare o destabilizzare questa regione può controllare le leve per "l'isola del mondo" (Africa, Europa ed Eurasia) ... e come disse una volta Mackinder: "chi controlla l'isola del mondo, controlla il mondo". Nel caso del Libano, il ruolo che questa regione gioca come "Perla sulla Nuova Via della Seta" e intersezione di
tutte le principali civiltà del globo, ha plasmato le considerazioni
di politica globale a Washington, Londra e Israele negli ultimi anni.
Gli eventi distruttivi in corso in Libano non possono essere separati dalla diffusione mozzafiato dei progetti 'Belt and Road' in Iraq, Iran, Siria e altre nazioni arabe.

Più che Coincidenze

Nelle settimane precedenti il disastro del Libano, l'Iran si è trovata nel
mirino di una feroce sequenza di attacchi con incendi dolosi ed esplosioni che hanno avuto inizio dall'esplosione del 26 giugno al complesso di produzione missilistico di Khojir, l'esplosione del 30 giugno in una clinica che ha causato la morte di 19 persone, un'esplosione il 2 di luglio all'impianto nucleare di Natanz che ha riportato indietro di mesi il programma di produzione delle
centrifughe iraniane e gli incendi del 15 luglio all'impianto di Bushehr Aluminium. Inoltre, gli Emirati Arabi Uniti hanno anch'essi
sperimentato i propri incendi anomali che hanno devastato uno dei mercati più importanti di Dubai (fortunatamente vuoto a causa del Covid-19) il 5 agosto. Se una qualsiasi di queste anomalie fosse presa individualmente, il "caso" potrebbe sempre essere ritenuto colpevole. Tuttavia, quando si prendono tutti insieme e si riconoscono come rivoluzionari gli accordi BRI (Belt and Road
Initiative) attualmente in fase di finalizzazione tra Cina e Russia
con l'Iran, si ha una solida idea delle cause più profonde alla base di queste situazioni di caos apparentemente separate.

Iran e la Nuova Via della Seta

Il fatto è che il tanto atteso patto economico e di sicurezza Cina-Iran
da 400 miliardi di dollari, che è nelle sue fasi finali di negoziazione, include non solo il petrolio, ma importanti accordi infrastrutturali che forniranno all'Iran ferrovie avanzate e nuove reti energetiche. Questo programma include anche un'importante partnership militare/sicurezza che trasformerà drasticamente le
"regole del gioco" in Medio Oriente per generazioni. Gli elementi di questo patto includono non solo la difesa e le infrastrutture di condivisione dell'intelligence, ma anche il rafforzamento della nuova valuta digitale cinese, l'e-RMB, che eluderà i controlli occidentali sul commercio. Nel frattempo
l'annunciata proroga da parte della Russia dell'accordo ventennale di partenariato sicurezza/economia firmato per la prima volta nel 2001
dai presidenti Rouhani e Putin sarà certamente concluso nei prossimi
mesi. L'Iran ha anche reso noto il proprio interesse
nell'acquisizione del sistema S400 russo e tutti gli esperti
geopolitici capiscono bene che questo sistema che si sta diffondendo
rapidamente in tutta l'Eurasia, dalla Turchia alla Corea del Sud, rende impotenti e obsoleti i sistemi missilistici americani F-35 e THAAD.

Se il triangolo Cina-Russia-Iran potrà essere stabilito saldamente,
allora non solo la politica del regime di sanzioni americane si disintegrerà, ma verrà istituita una piattaforma vitale di sviluppo mediorientale per guidare meglio la crescita dei trasporti e dei corridoi di sviluppo avanzati dalla Cina verso est (e Africa) lungo la Nuova Via della Seta. Da novembre 2018 una ferrovia Iran-Iraq-Siria ha compiuto passi da gigante verso l'implementazione,
come parte della ricostruzione del Medio Oriente finanziata dall'Iran
e, infine, collegandosi al porto di Lattakia in Siria come hub per il Mediterraneo una ferrovia Shalamcheh-Bassora di 32 km è in una fase avanzata di sviluppo, con il ministro iraniano delle strade e dello sviluppo urbano Abbas Ahmad che afferma : "Il sistema ferroviario iraniano è collegato alle ferrovie dell'Asia centrale, Cina e Russia e se verrà costruita la ferrovia Shalamcheh-Bassora di
32 km, l'Iraq potrà trasferire merci e passeggeri in Russia e Cina e
viceversa".

Mentre la linea ferroviaria di 32 km sarebbe la fase uno, la seconda fase
dovrebbe essere una ferrovia e un'autostrada di 1545 km verso il porto siriano. La partecipazione regionale Iran-Iraq-Siria alla più ampia Nuova Via della Seta è incredibilmente importante, soprattutto da quando l'Iraq ha firmato un memorandum d'intesa nel settembre 2019 per aderire alla BRI (Belt and Road Initiative) nell'ambito di un nuovo programma di infrastrutture per il petrolio. Questo piano prevede la ricostruzione della Cina della regione dilaniata dalla guerra nell'ambito di un programma multifase di infrastrutture strategiche (ferrovia, strade, progetti energetici e idrici) ed altre infrastrutture (ospedali, scuole e centri culturali).

Allo stesso modo, la Cina ha espresso l'intenzione di portare programmi di
ricostruzione reali in Siria ben noti e la strategia dei "Quattro
Mari" attesa da tempo dal presidente Bashar Al Assad annunciata
per la prima volta nel 2004 (e sabotata con la primavera araba) sta
finalmente tornando attuale. Il presidente Assad aveva convinto 7 paesi a firmare la sua costruzione entro il 2010 e prevedeva il collegamento di tutti e quattro i principali bacini idrici (Mediterraneo, Caspio, Mar Nero e Golfo Persico) tramite corridoi ferroviari e infrastrutturali come motore per la cooperazione vantaggiosa per tutti e per la modernizzazione regionale. Assad aveva detto del progetto nel 2009 "una volta che avremo collegato
questi quattro mari, diventeremo l'inevitabile intersezione di tutto il mondo in investimenti, trasporti e altro ancora".

Un video più completo di questo importante progetto può essere visualizzato qui:

Libano: perla della Nuova Via della Seta

La partecipazione del Libano a questo processo tanto atteso dovrebbe
essere evidente a tutti, condividendo appunto un importante confine con la Siria, ospita 1,5 milioni di rifugiati siriani e anche un porto vitale nel Mediterraneo che lo rende una chiave di volta dello sviluppo est-ovest. Collegando questa zona di sviluppo emergente all'Africa dove la Belt and Road è emersa come forza trainante del cambiamento e della speranza negli ultimi anni, il Libano si trova tra le chiavi di volta più strategiche. I progetti per la ferrovia che collegherebbe il porto libanese di Tripoli attraverso la Giordania e da lì attraverso l'Egitto, creerebbero un nuovo campo positivo di prosperità che potrebbe cambiare radicalmente le regole del Medio Oriente e dell'Africa per sempre.

Il 17 giugno 2020 l'ambasciata cinese ha pubblicizzato un'offerta per
estendere i progetti BRI al Libano con una moderna ferrovia che colleghi le città costiere nel nord con Tripoli attraverso Beirut a Naquora nel sud. La cinese National Machinery Import-Export Corporation, ha anche offerto la costruzione di tre nuove centrali elettriche da 700 MW ciascuna, una nuova rete energetica nazionale e la modernizzazione dei porti. Il comunicato stampa dell'Ambasciata
affermava: "La parte cinese è pronta a svolgere una
cooperazione pratica attivamente con la parte libanese su una base di
uguaglianza e di vantaggio reciproco nel quadro del lavoro congiunto per costruire la Belt and Road... La Cina è impegnata nella
cooperazione con altre nazioni principalmente attraverso il ruolo
delle sue aziende, il ruolo guida del mercato e il ruolo catalizzatore del governo e delle operazioni commerciali. Le aziende cinesi continuano a seguire con interesse le opportunità di cooperazione nelle infrastrutture e in altri campi in Libano ".

Queste offerte sono state applaudite da Hassan Nasrallah (leader degli
Hezbollah libanesi e partner nel governo di coalizione), che da anni
è stato un esplicito sostenitore della partecipazione del Libano
alla BRI. Nasrallah ha anche sostenuto la liberazione del Libano
dal FMI, i cui aggiustamenti strutturali e investimenti carichi di
condizionalità hanno portato il debito del piccolo paese a esplodere
fino a oltre il 170% del suo PIL senza nulla ricevere in cambio.

È interessante notare che lo stesso giorno in cui la Cina ha reso
pubbliche le sue offerte, Washington ha imposto il Caesar Syria
Civilian Protection Act per punire tutti coloro che desiderano
commerciare con la Siria che a sua volta non solo ha ulteriormente
schiacciato le aspettative siriane per la ricostruzione economica, ma
ha preso di mira direttamente il Libano che vede il 90% delle merci
siriane scorrere attraverso le sue frontiere verso il Mediterraneo.

Quando le delegazioni cinesi hanno reso nota per la prima volta la loro
visione per l' estensione della BRI al Libano nel marzo 2019, dove è stata illustrata l'autostrada araba da Beirut a Damasco e la ferrovia
verso la Cina, il fantoccio dell' occidente Saad Al Hariri ha detto
di no, preferendo invece firmare un piano del FMI da 10 miliardi di dollari. Più di un anno dopo, non è stata costruita nemmeno una
virgola di infrastrutture. Il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha
svolto un ruolo importante nell'impedire al Libano di "andare a
est" come Nasrallah e persino il presidente Aoun avevano
desiderato, quando dichiarò in una conferenza stampa del marzo 2019:
"Il Libano e il popolo libanese devono fare una scelta: andare
avanti coraggiosamente come nazione orgogliosa e indipendente, o
permettere alle oscure ambizioni dell'Iran e di Hezbollah di dettare
il proprio futuro ".

La spinta ossessiva di Pompeo ad eliminare Hezbollah e soprattutto
l'influenza di Nasrallah in Libano, ha meno a che fare con qualsiasi
minaccia percepita che Israele afferma di avere, e tutto a che fare
con l'abbraccio di Hezbollah e dell'Iran alla iniziativa cinese della
Belt and Road. Quando le offerte cinesi sono state rinnovate nel
giugno 2020, il fantoccio di Pompeo David Schenker (Assistente segretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente) ha rilasciato
un'intervista il 23 giugno affermando che Hezbollah "non è
un'organizzazione che cerca riforme, ma piuttosto una che vive di
corruzione". Schenker ha avvertito il Libano di non cadere nella “trappola cinese” e ha detto che le richieste di Nasrallah che il
Libano “guardasse ad est” erano “scioccanti”.

del debito cinese" (che in realtà è solo l'effetto degli imperialisti occidentali che proiettano le proprie pratiche sporche sulla BRI cinese), è sufficiente dire che è un mito al 100%. Una panoramica riassuntiva degli investimenti cinesi in Africa che sono numericamente simili agli investimenti americani dimostra che la differenza si trova interamente nella qualità poiché la Cina investe in modo univoco in costruzioni reali, produzione e persino banche africane che sono proibite da tutti gli imperialisti che desiderano usare l'Africa solo come un terreno di saccheggio per risorse e manodopera a basso costo.

Parlando di questo problema, e della speranza per il Libano più in generale,
il BRIX svedese Hussein Askary ha dichiarato : “Sta diventando
ovvio che un paese come il Libano, piccolo ma completamente sovrano e
indipendente, può rompere le reni di un impero globale scegliendo di
seguire la via del progresso, della sovranità nazionale e della cooperazione internazionale secondo il modello di vantaggio reciproco offerto dalla Cina. Questo non significa tagliare tutti i ponti a ovest. È necessario mantenere quelli che sono nel vero interesse del Libano e del suo popolo. Se gli Stati Uniti e l'Europa volessero cambiare le loro politiche e unirsi alla Cina nell'offrire al Libano energia, trasporti, acqua e investimenti agroindustriali, il popolo e la leadership libanese li prenderebbero a braccia aperte".

https://www.strategic-culture.org/news/2020/08/16/lebanon-pearl-on-new-silk-road-

or-zone-dark-age-chaos/

domenica 10 novembre 2019

Preghiamo per il Libano nella bufera

Dopo tredici giorni di proteste popolari il primo ministro libanese Saad Hariri ha rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente Michel Aoun, che gli ha chiesto di restare in carica per la gestione degli affari correnti, aprendo così una crisi i cui sviluppi non sono al momento ipotizzabili ma che apre uno scenario preoccupante per le sorti del piccolo paese mediorientale e multiconfessionale, già dilaniato nel passato da una lunghissima guerra civile.

La scintilla che ha fatto scoppiare le proteste è stata l’istituzione di una tassa sulle comunicazioni a mezzo internet che sono molto utilizzate nel paese a causa dell’alto costo delle tariffe della telefonia mobile. Ma i motivi del malcontento popolare erano ben più ampi a partire dalla crisi economica che attanaglia il paese ormai da anni e non vede sbocchi, dalle infrastrutture carenti e malfunzionanti, e dall’impossibilità del governo a farvi fronte stante l’altissimo debito pubblico e la situazione internazionale, non ultima la guerra in Siria che ha riversato in Libano circa un milione di profughi su una popolazione residente di quattro milioni di abitanti. A tutto questo va aggiunta la corruzione endemica e, nell’immediato, i provvedimenti dell’amministrazione USA che, per strangolare economicamente Hezbollah, ha posto sotto embargo le banche libanesi legate al movimento politico sciita limitando i trasferimenti di dollari verso tutte le banche libanesi. Il presidente della Banca centrale del Libano, Riad Salameh, ha poi introdotto ulteriori restrizioni al prelievo dai conti in dollari il che in un paese come il Libano dove il dollaro circola esattamente come la lira libanese ha provocato un ulteriore malcontento.

Le proteste avevano una loro intrinseca ragione d’essere, cionondimeno hanno da subito mostrato l’esistenza di una regia alle loro spalle. Molti sono gli indizi di questa regia occulta. Anzitutto il fatto che i blocchi stradali e le barricate sono stati disposti strategicamente, per paralizzare il paese, da gruppi di dimostranti che si muovevano in motocicletta e in molti casi sono stati riconosciuti come sostenitori di Shamir Geagea. Questi blocchi e queste barricate non sono comparsi nelle aree del paese controllate da Amal o da Hezbollah anche se pure in queste aree ci sono state manifestazioni popolari imponenti. 

Gli unici ministri ad aver aderito dopo solo quattro giorni di proteste, e prima che il governo offrisse risposte al malcontento popolare, alla richiesta di dimissioni sono stati i quattro rappresentanti delle Forze Libanesi nella compagine governativa. 

Nel corso delle manifestazioni sono comparsi a più riprese simboli riconducibili a OTPOR, l’agenzia con cui i servizi USA addestrano i militanti con cui animare “Primavere arabe” o “Rivoluzioni colorate”. 
Da ultimo, ma non ultimo come importanza, il modo con cui buona parte dei media libanesi e mediorientali, in testa l’Orient Le Jour, equivalente libanese del nostro “corrierone” e come quest’ultimo legato a “Project Syndicate” fondato da George Soros, ha dato copertura agli avvenimenti. I media, pur dando spazio agli slogan contro il caro vita e la corruzione, hanno tranquillamente ignorato il fatto che la rabbia popolare si sia indirizzata inizialmente contro il mondo bancario e in particolare contro il presidente della Banca centrale di cui si sono chieste a gran voce le dimissioni quando non l’immediata carcerazione. Di contro si è voluto indicare come bersaglio principale della protesta contro la corruzione il presidente del partito che rappresenta il 70% dei Maroniti, il CPL, Gebran Bassil. Questi oltre ad essere il genero del Presidente Aoun e quindi obbiettivo trasversale ideale per chi non può permettersi di attaccare un uomo della popolarità del presidente, è anche nel mirino del principe ereditario Saudita avendo contribuito, come ministro degli esteri libanese, alle pressioni internazionali che portarono al rilascio di Saad Hariri arrestato a Ryad nel 2017.

Appare chiaro comunque che in Libano, come contemporaneamente in Iraq, il duopolio Saudita\Israeliano spalleggiato dallo stato profondo statunitense sta cercando la rivincita per la sconfitta dell’operazione siriana. In un paese fragile come il Libano questo può portare al riaccendersi di contrapposizioni laceranti. Oggi più che mai è necessario, come del resto auspicato dalle componenti maggioritarie dell’attuale compagine governativa, Presidente Aoun in testa, che si arrivi ad una riforma della legge elettorale che esca dal confessionalismo puro fonte di corruzione e di instabilità. Allo stato la cosa appare impossibile tanto che alcuni commentatori ritengono che l’unica via di uscita sia una presa di potere dell’esercito che nomini una costituente. Perché è evidente che una costituente eletta con le pastoie confessionali difficilmente partorirebbe una costituzione che ne sia priva.


Quale che sia l’esito di questa nuova tragica vicenda invochiamo su questo paese simbolo di convivenza la protezione della Vergine di Harissa e di San Marun.

Massimo Granata


Fonte:  http://www.appunti.ru/articolo.aspx?id=1111&type=home

mercoledì 17 aprile 2019

Un documento segreto rivela piani per guerra civile in Libano, false-flag israeliane e invasione


di Tyler Durden
Durante la sua visita con il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, il presidente libanese Michael Aoun avrebbe ricevuto un documento israelo-americano che dettagliava i piani per la creazione di una guerra civile in Libano con operazioni segrete sotto falsa bandiera ed eventuale invasione israeliana. Sebbene la fonte del documento sia Israeliana e creata in collaborazione con Washington, nessuno sa chi l'ha presentata ad Aoun. La stazione televisiva libanese Al-Jadeed  ha inizialmente riportato il documento sulla TV libanese e un video sul suo sito web. Geopolitics Alert ha tradotto il report per questo articolo.
Israele e Stati Uniti fomentano una guerra civile in Libano
Il documento descrive i piani americani di frammentare le Forze di Sicurezza Interne libanesi, un'istituzione nazionale separata dall'Esercito libanese. I piani prevedono che Washington investa 200 milioni di dollari nelle Forze di Sicurezza Interne (ISF) con il pretesto di mantenere la pace, ma con l'obiettivo segreto di creare un conflitto settario contro Hezbollah con 2,5 milioni specificamente dedicati a questo scopo. Il documento afferma che l'obiettivo finale è destabilizzare il Paese creando una guerra civile in Libano che "aiuterà Israele sulla scena internazionale". Gli Stati Uniti e Israele hanno in programma di realizzare ciò sostenendo "le forze democratiche", con un linguaggio straordinariamente simile al stessa strategia utilizzata in Siria, Libia, Venezuela e altrove. Secondo il documento, anche se "il pieno carico della nostra potenza di fuoco si scatenerà", in qualche modo non prevede alcuna vittima.
Tuttavia, si aspettano che la guerra civile "scateni le richieste" di intervento da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) che Israele dovrà accettare solo dopo estrema riluttanza. Il documento dice che Israele svolgerà anche un ruolo importante creando "operazioni segrete false flag" mentre il conflitto progredisce. Forse queste operazioni potrebbero includere attacchi chimici simili agli attacchi chimici sui civili in Siria o persino attacchi diretti a civili libanesi o israeliani per incolpare Hezbollah e giustificare l'intervento internazionale.
Il documento ammette che gli Stati Uniti e Israele avranno bisogno di una quantità senza precedenti di credibilità per farcela e ammette anche che l'Esercito Libanese potrebbe essere un ostacolo, probabilmente a causa della diversa composizione dell'Esercito. Come partito politico legittimo con membri in tutti gli aspetti della società libanese, Hezbollah ha già membri e alleati in tutte le ISF e nell'Esercito.
Clicca sulle immagini per ingrandirle. Schermate di Al-Jadeed
Mike Pompeo si incontra con i funzionari libanesi
Durante l'incontro con il presidente libanese Michael Aoun, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha presentato un ultimatum: contenere Hezbollah o aspettarsi conseguenze senza precedenti.
Secondo Foreign Policy , Pompeo ha detto ad Aoun che se non riuscisse a completare l'impossibile compito di rimuovere Hezbollah dalle istituzioni governative ed a reprimere le sue attività militari, il Libano dovrebbe aspettarsi la fine degli aiuti statunitensi e persino potenziali sanzioni.
"Dovrete prendere coraggio perché la nazione del Libano si opponga alla criminalità, al terrore e alle minacce di Hezbollah", ha affermato Pompeo.
A cena, Pompeo ha riferito di aver avvertito i funzionari libanesi che loro stessi erano potenziali bersagli per sanzioni come membri del Movimento Patriottico Libero, il partito del presidente Aoun che ha la maggior parte del suo sostegno proveniente dai Cristiani Libanesi.
Potenziali sanzioni saranno probabilmente comminate al Ministero della Salute Libanese, attualmente gestito da un membro eletto del partito politico di Hezbollah. I civili di tutto il Libano si affidano a un Ministero della Salute funzionante per le medicine sovvenzionate e le cure mediche generali, quindi queste sanzioni creerebbero immense sofferenze a tutta la popolazione Libanese.
Il piano di guerra civile dettagliato nel documento non avrà probabilmente successo secondo i piani degli Stati Uniti. Le Forze di Sicurezza Libanesi non sono un gruppo omogeneo. I membri di Hezbollah e i loro alleati Cristiani detengono molte posizioni non solo nell'ISF ma in tutto l'Esercito Libanese e in diversi rami del governo. La costituzione libanese e il sistema politico richiedono che tutte le parti abbiano una rappresentanza adeguata nel governo. Come tale, una potenziale guerra civile prefabbricata si concentrerebbe probabilmente sulla riscrittura della costituzione libanese come massima priorità.
Non è chiaro se lo staff di Pompeo si sia presentato ad Aoun con questo documento come una minaccia prima del loro incontro. È chiaro, tuttavia, che gli Stati Uniti e Israele stanno tramando a porte chiuse per creare un conflitto settario nella società libanese e nel suo processo politico democratico, simile alle azioni in Siria, Libia, Yemen, Venezuela, Iran e così via.
    trad. GB.P.  OraproSiria
https://www.zerohedge.com/news/2019-04-07/secret-document-reveals-plans-civil-war-lebanon-israeli-false-flags-invasion?