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lunedì 17 settembre 2012

"Pourquoi tant d’horreurs ? Pourquoi tant de morts ? J’en appelle à la communauté internationale ! J’en appelle aux pays arabes afin qu’en frères, ils proposent des solutions viables qui respectent la dignité de chaque personne humaine, ses droits et sa religion !": le Pape

 
 Histoire et évolution de la rébellion, le rôle de la presse, les joueurs et les perspectives du conflit, dans l'interview de Mère Agnès-Mariam de la Croix à RADIO NOTRE DAME, le 14 Septembre 2012 


http://radionotredame.net/wp-content/uploads/podcasts/interview-de-soeur-agnes-mariam/interview-de-soeur-agnes-mariam-14-09-2012.mp3




 Le siège de l’archidiocèse syro-catholique d’Hamidiyeh réduit en cendres


 
Maghreb Christians, citant l’Associated Press, nous informe que jeudi dernier l’archidiocèse syro-catholique d’Hamidiyeh, un faubourg chrétiens de la ville d’Homs contrôlé par l’Armée syrienne de libération (ASL), a été détruit par un incendie dont l’origine n’est pas établi. Un prêtre local, parlant sous couvert d’anonymat, a précisé que les habitants du quartier ont tenté de lutter contre l’incendie pendant près de quatorze heures, les camions de pompiers ne pouvant accéder dans cette zone sous occupation rebelle. Ce même prêtre a indiqué que ce quartier qui comptait 80 000 chrétiens avant le déclenchement de la rébellion en Syrie, n’en compterait plus que 85 ! C’est le deuxième bâtiment catholique détruit la semaine dernière en Syrie.

http://www.christianophobie.fr/breves/syrie-le-siege-de-larchidiocese-syro-catholique-dhamidiyeh-reduit-en-cendres




Un Patriarche fustige l'attitude de l'Occident à l'égard de la Syrie
2012-09-15 Radio Vatican
Depuis le début de son voyage, Benoît XVI presse les chrétiens de ne pas fuir la région, berceau du christianisme, en dépit de toutes les difficultés. La présence chrétienne "n'est ni nouvelle, ni accidentelle mais historique" écrit le Pape dans son exhortation post-synodale signée vendredi. « Un Moyen-Orient sans ou avec peu de chrétiens n'est plus le Moyen-Orient » souligne-t-il. Il invite les dirigeants politiques et religieux à éviter une politique ou une stratégie communautariste qui tendrait vers un Moyen-Orient monochrome.
Même si le Pape leur dit de ne pas avoir peur, les chrétiens sont inquiets de la poussée islamiste au Moyen-Orient. En Irak, ils étaient un million à l'époque de Saddam Hussein. Aujourd’hui, ils ne sont plus que 450 000, en raison des violences qui ont ensanglanté leur pays et les ont visés directement. C’est le scénario que tous les chrétiens redoutent.
Interrogé par Olivier Bonnel, Mgr Ignace Youssef Younan, patriarche syrien catholique d’Antioche, salue les encouragements du Pape mais il est pessimiste et accuse, en passant, les Occidentaux de ne pas comprendre la situation dans le monde arabe. Pour lui, ils sont soit naïfs, soit hypocrites : http://www.news.va/fr/news/mgr-younan-les-occidentaux-sont-soit-naifs-soit-hy

venerdì 7 settembre 2012

«Non temere, piccolo gregge»: colloquio con il patriarca di Antiochia dei siri sulla visita del Papa in Libano

Verità e giustizia in arabo
da L'Osservatore Romano - 7 settembre 2012
La parola araba haqq ha due significati: verità e diritto, nel senso di giustizia. Nessun’altra lingua, che io sappia, ha questa particolare ricchezza espressa da una sola parola. Per i popoli arabi non è forse una coincidenza significativa, e anche un impegno, che ci sia un legame così stretto tra verità e giustizia?». Per Ignace Youssif III Younan, dal 2009 patriarca di Antiochia dei Siri la cui sede è proprio nel quartiere siriano di Beirut, la capitale del Libano, «se la violenza è sempre un orrore in Medio Oriente lo è forse ancora di più». Parole che il patriarca pronuncia «con dolore», costatando quanto invece «la pace sia purtroppo al momento così tanto lontana dalla vita della nostra gente». Siriano di origine, il patriarca rilancia — nell’intervista al nostro giornale — la proposta di un tavolo per la pace per fermare le violenze e trovare una soluzione pacifica e condivisa che garantisca più democrazia e il rispetto dei diritti umani. E in questa prospettiva si aspetta molto dall’ormai imminente visita di Benedetto XVI, atteso a Beirut venerdì 14 settembre.


E proprio l’indissolubilità tra verità e giustizia, su cui lei sta puntando tutto, sarà probabilmente anche il cuore del messaggio del Papa.
Verità e giustizia non si possono separare: è un fatto che nel mondo arabo dovrebbe essere sempre tenuto in considerazione assoluta ogni volta che si pronuncia, consapevolmente, la parola haqq. È un’idea che ho rilanciato intervenendo al Sinodo dei vescovi del 2008 dedicato alla Parola di Dio e ripreso poi al momento di iniziare il mio servizio come patriarca. È sotto gli occhi di tutti che non ci possa essere verità senza giustizia né giustizia senza verità. Soprattutto è un linguaggio comprensibile a tutti in Medio Oriente.

Di diritti umani e giustizia, tracciando quasi un profilo della primavera araba, ha trattato anche il Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente, nel 2010, di cui lei è stato presidente delegato.
Il Sinodo per il Medio Oriente ha suscitato nuove speranze e non nascondo che abbiamo forti aspettative per l’esortazione apostolica post-sinodale che il Papa verrà a consegnarci personalmente. L’idea di fondo è semplice: riaffermare a chiare lettere la volontà dei cristiani e dei musulmani di vivere insieme, in pace, collaborando per costruire un sistema più democratico di convivenza pluralista. Le religioni sono motivo d’incontro e non di scontro.

Quindi, secondo lei, in Medio Oriente dovrebbe essere impossibile, ancor più che altrove, commettere violenze usando il nome di Dio.
Il Medio Oriente resta la culla delle civiltà e delle religioni dove tutti abbiamo davanti un’unica strada: convivere pacificamente e lavorare insieme per il bene della nostra gente. La religione non può mai essere violenza.

Eppure ciò che sta avvenendo nella regione è ben lontano da prospettive di convivenza pacifica. Lei è di origine siriana, come vede la situazione nella Siria di oggi?
Con grande timore. Un timore purtroppo realistico, guardando anche all’esperienza irachena. La necessità di trovare presto soluzioni che aprano la strada al dialogo e a riforme di libertà e giustizia non è un’idea solo della minoranza cristiana, ma di tutti i credenti e degli uomini di buona volontà. Le violenze devono cessare e le parti in causa devono trovare il coraggio di sedersi intorno a un tavolo di pace per ricercare insieme le soluzioni giuste per tutti, nell’interesse della popolazione che chiede un futuro di pace. Si aggiunga anche la questione terribile dei profughi. In Libano ne arrivano tanti di cristiani in fuga: è sempre più complicato accoglierli e garantire loro una vita dignitosa.

Ma cosa sta accadendo in Siria?
Duole confessarlo, in Siria lo scontro non è soltanto una questione politica ma tocca anche le diverse confessioni religiose. Una constatazione che fa male perché quella è una terra che ha visto fiorire una cultura importante, antica, improntata all’accoglienza e alla tolleranza. I cristiani oggi sono una minoranza esigua e più che mai vulnerabile. Il messaggio che portano alla società, anche solo con la loro presenza, va infatti in senso contrario ai progetti radicali che invece non tengono per niente conto del valore della persona. Ancora una volta la questione di fondo è il riconoscimento e il rispetto dei diritti umani. Ai cristiani, invece, vengono sistematicamente negati i diritti più comuni.

sabato 25 agosto 2012

VERSO IL VIAGGIO DEL PAPA IN LIBANO. LAICITA': "Il Libano separa Religione e Stato, nel rispetto di Dio"

AED intervista il Patriarca Maronita cardinal Béchara Boutros Raï


Beatitudine, pensa che la guerra civile in Siria si diffonderà in Libano e porterà al conflitto religioso tra sunniti e sciiti? Quest'anno ci sono già stati antagonismi tra i due gruppi religiosi.
 Certo. La guerra civile in Siria tra sunniti (la maggioranza) e alawiti (di minoranza) sta già avendo il suo impatto sui sunniti e alawiti in Nord Libano (Akkar e Tripoli). D'altra parte, i libanesi si dividono ancora tra coloro che sostengono il regime di Assad e di coloro che sostengono l'opposizione. In terzo luogo, il conflitto politico in corso in Libano tra i sunniti (14 marzo) e sciiti (8 marzo) si fa più acuto a causa degli eventi in Siria.

La visita del Santo Padre allora potrà aver luogo?
  Nonostante le tensioni, la visita del Papa non è compromessa. Tutti i libanesi si stanno preparando intensamente. I cristiani del paese attendono l'arrivo del Santo Padre con immensa gioia.

Che cosa possono fare i cristiani in Libano per evitare ulteriori tensioni nel loro paese?
 I Cristiani in Libano dovrebbero essere più uniti e riprendere il controllo della loro responsabilità. Perché essi tendono sempre, per la loro cultura e spiritualità, alla pace, al progresso e a valori moderni. Essi amano la pace e  lottano per la giustizia, sono aperti alla cordialità e alla cooperazione con i musulmani, senza pregiudizi o secondi fini.

Ma la Costituzione libanese non pone ostacoli a questa vita insieme? Lo Stato e la sua amministrazione sono distribuiti lungo i confini dei gruppi religiosi; si potrebbe dunque pensare che il divario tra le religioni si consoliderà a lungo termine.
  In generale, musulmani e cristiani, con tutte le loro comunità e confessioni, convivono in zone miste. Il Libano, contrariamente a tutti i paesi del Medio Oriente, separa religione e Stato, nel rispetto di Dio e di tutte le religioni e fedi. Lo Stato non interferisce nelle materie inerenti alla Legge Divina: riconosce a tutte le fedi autonomia legislativa, legale e giudiziaria, in materia di religione e di matrimonio con effetti civili. Questo si chiama "Statuto Personale". Questo è un aspetto del confessionalismo. L'altro aspetto è la partecipazione paritaria tra cristiani e musulmani al potere e alla pubblica amministrazione. Per comprendere tale accordo, conosciuto come il Patto Nazionale, si deve ricordare che tutti i paesi arabi - e anche Israele- si basano sulla teocrazia musulmana o ebraica, mentre il Libano è uno Stato puramente civile, senza una religione di Stato né Testo Sacro come fonte di legislazione. Si tratta di una vita comunitaria organizzata tra i cristiani che naturalmente tendono alla laicità e musulmani che tendono alla teocrazia.

La situazione dei cristiani nel Vicino e Medio Oriente non è realmente migliorata: un centinaio di migliaia di copti hanno lasciato l'Egitto dopo la rivoluzione. In Siria, alcuni estremisti sunniti minacciano i cristiani. L’ islamismo sta per mettere fine alla presenza dei cristiani nelle Vicino e Medio Oriente?
 Mai! I cristiani sono radicati nel Medio Oriente da 2000 anni, dai tempi di Nostro Signore Gesù Cristo e degli Apostoli. Hanno permeato le culture locali dei valori cristiani ed evangelici. Hanno tutti i tipi di istituzioni e una presenza attiva nei loro rispettivi paesi. Tuttavia, la vita di pace e tranquillità offre loro le condizioni necessarie per prevenire la migrazione e di rimanere sempre attivi. Gli stessi musulmani riconoscono l'importanza della presenza dei cristiani per le loro qualità intellettuali, morali e professionali, per la loro fedeltà alla legge, alla nazione e alle autorità civili.

Il Santo Padre si recherà in visita in Libano il mese prossimo a rendere pubblica l'Esortazione Apostolica dopo il Sinodo del Medio Oriente nel 2010. Quali sono le sue aspettative su questa?
 L'Esortazione Apostolica certamente indirizzerà un piano pastorale per la Chiesa cattolica in Medio Oriente. Per molte parti, si concentrerà sulla comunione tra le Chiese, l'Islam e le altre religioni. Un'altra parte traccerà la linea di azione per una buona testimonianza cristiana, sia nella vita quotidiana di ciascuno, sia dei servizi resi dalla Chiesa, così come i contributi dei cristiani nello sviluppo dei loro rispettivi paesi. Inoltre, questa Esortazione apostolica potrà riaccendere la speranza e incoraggiare i popoli del Medio Oriente per rafforzare la loro unità e la vita comunitaria, ma anche per svolgere pienamente il loro ruolo nella comunità araba e internazionale.

Che ne è dei Maroniti in Siria? Sono colpiti dal conflitto?
 I Maroniti della Siria subiscono la stessa sorte degli altri cittadini cristiani e musulmani. La guerra civile e la violenza può colpire chiunque. Abbiamo tre diocesi in Siria: Damasco, Aleppo e Latakia. Non vi è alcun attacco diretto contro i Maroniti, perché essi sono rispettati e non interferiscono negli affari politici.
http://www.aed-france.org/actualite/laicite-le-liban-separe-religion-et-etat-tout-en-respectant-dieu/



Il Patriarca della Chiesa siro-cattolica di Beirut , Joseph III Younan, denuncia l’ipocrisia dell’atteggiamento dell’Occidente nel conflitto siriano

"Noi vogliamo il primato dei diritti umani, non il primato di una religione"

La Chiesa siro cattolica appartiene ad una delle 18 comunità religiose riconosciute dalla Costituzione libanese. Il Patriarca, Sua Beatitudine Ignazio Ephrem Joseph III Younan, è uno dei sette patriarchi cattolici del Medio Oriente.

Intervista per AED a cura di Jürgen Liminski - 24 Agosto 2012

Beatitudine, da un lato si sente molto parlare della situazione dei rifugiati cristiani e delle tensioni in Libano. D'altra parte, vi è l'aspetto politico della presenza cristiana in Libano e in Medio Oriente. Questa presenza è minacciata?
  Patriarca Ignatius Joseph III Younan Efrem: "La situazione dei cristiani in Libano è fondamentalmente diversa da quella dei cristiani in altri paesi del Medio Oriente. La Costituzione libanese riconosce diciotto religioni ufficiali, undici dei quali sono cristiane. Ma ciò che conta ovunque, sono i diritti umani. Non c'è mancanza di soldi o mancanza di vocazioni. Noi siamo oppressi da coloro che non vogliono riconoscere  che una sola religione. Noi cristiani non domandiamo alcun privilegio, noi vogliamo beneficiare degli stessi diritti di tutti gli altri. Vogliamo la libertà di coscienza, la libertà di religione, noi vogliamo la libertà anche per coloro che non credono in niente. Questa uguaglianza di fronte al Diritto e alla legge non esiste. Questo sta seriamente minacciando la nostra sopravvivenza in tutta la regione.”

C'è anche una differenza tra ciò che dicono le Costituzioni e la realtà delle cose ...
 Le questioni di diritto determinano la vita pratica. Esse costituiscono il quadro della dignità della persona. I nostri giovani non vogliono mendicare il diritto di poter lavorare e vivere nel proprio paese. In Iraq, essi mi chiedono: “Che cosa dobbiamo fare? Dove siamo ancora sicuri?” Per quanto riguarda la vita pratica… : Quando un giovane cristiano si innamora di una giovane donna musulmana e anche lei lo ama, egli deve convertirsi all'Islam per poter sposarla. Dov'è la libertà di culto in tutto questo? Un altro esempio: abbiamo accolto qui una famiglia proveniente dall’ Iran, i cui membri vogliono essere battezzati. Ma rischiano la vita in questo modo. Dov'è la libertà di religione in questo caso? L'Islam non tollera la conversione ad altre religioni. La situazione è simile in Turchia. Possiamo osservare le conseguenze di una libertà che è solo sulla carta. Le proprietà dei cristiani sono stati confiscate, molte chiese sono state distrutte. Ma i cristiani vivevano in Asia Minore prima che i musulmani. Anche in Iraq, i loro diritti sono ufficialmente riconosciuti, ma nessuno li protegge, nessuno è contro la persecuzione dei cristiani. E adesso la Siria. Anche in questo caso, la nostra presenza è minacciata.

Lei sostiene Assad o l'altra parte?
 Noi non siamo sostenitori di nessuno. Lo ripeto: Vogliamo solo godere degli stessi diritti di tutti gli altri. Supponendo di prendere le parti, sarebbe per il popolo siriano. Ma al giorno d'oggi, se qualcuno non manifesta contro Assad, subito si dice che è a favore di Assad. Voi sapete esattamente chi è dall'altra parte e se queste forze riconosceranno i diritti civili, la Carta delle Nazioni Unite?

 L'Unione Europea si sbaglia, schierandosi con i ribelli?
  Sarò franco. Siamo in presenza di un sacco di ipocrisia. Molti governi perseguono solamente i loro interessi economici. Il destino dei cristiani in Medio Oriente, non ha nessuna importanza per loro. Se non fosse così,  questi governi si impegnerebbero a favore della parità di fronte alla legge, per il rispetto dei diritti umani per tutti, anche in paesi in cui la cosiddetta Primavera araba non si è verificata. Da più di un anno, abbiamo già detto che la primavera araba avrebbe portato il caos e la guerra civile. Non si tratta di prender partito a favore o contro Assad  o per uno degli altri potentati della regione. Si tratta di una questione di diritti uguali per tutti. Si tratta del primato dei Diritti Umani e non del primato di una religione. L'integrazione e la convivenza non possono funzionare che se si rispetta questo primato. L’ho detto al governo francese a Parigi e lo ripeto. A lungo termine, l'Islam fondamentalista rifiuta il dialogo tra uguali. Se l'UE prendesse sul serio i suoi principi dei diritti dell’Uomo, si impegnerebbe apertamente in favore del futuro delle giovani generazioni di questa regione del mondo. Ma siamo di fronte a un sacco di opportunismo economico.

 E ciò è diverso in tutto il Medio Oriente?
  No. I rifugiati che attualmente vengono da noi ci dicono: Non abbiamo più alcuna fiducia, se non nella Chiesa. Fuggono città particolarmente grandi, Aleppo, Homs, Damasco. Lì, sono in pericolo. La maggior parte di loro vogliono continuare il loro viaggio e emigrare negli Stati Uniti, Grecia, Australia ed Europa. In particolare la classe media, che ha ancora qualche riserva. Essi cercano paesi in cui possano essere uguali davanti alla legge.