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mercoledì 20 dicembre 2017

Lettera natalizia dall'Ospedale di Aleppo


Aleppo, 18 dicembre 2017

Cari amici,
quest'anno festeggiamo due anniversari: la nascita di Gesù Bambino e quello della liberazione di Aleppo.

Dopo un lungo silenzio, ci piace condividere la nostra vita quotidiana nel cuore di questa città lacerata, martirizzata ...
Dopo questi lunghi anni di guerra, Aleppo si sta risollevando, tornando al normale corso della vita nonostante la fatica di riprendere il suo ritmo prebellico, perché tutte le sue capacità produttive sono state ridotte, così come le infrastrutture. I suoi abitanti dipendono dall'aiuto esterno da ogni punto di vista.
Potete immaginare tutte le tracce indimenticabili che questa guerra ha seminato nei cuori e nelle menti di tutti gli abitanti, specialmente i bambini.

Dopo la sua riunificazione, la città vive in un clima di calma, ma alla periferia ci sono sempre i jihadisti che ci fanno sentire di tanto in tanto, e soprattutto la notte, i colpi di mortai e di cannoni.
Nonostante questo, notiamo che le persone non si arrendono: le strade vengono ripulite, i blocchi stradali sono quasi tutti eliminati, i negozi stanno iniziando a riaprire, molte famiglie stanno tornando nei loro quartieri per ritrovare le loro case e vivono lì, nonostante la loro totale spogliazione (niente porte, niente finestre, niente rubinetti, niente prese elettriche, tutto è stato rubato o saccheggiato).

L'inverno inizia, il freddo si fa sentire, l'acqua e l'elettricità sono migliorate considerevolmente, tranne che in alcuni quartieri dove le tubature dell'acqua e le centraline elettriche non esistono più ...

Il grande problema è che la vita è troppo costosa, il peso delle sanzioni che durano da oltre 6 anni sta diventando insostenibile, l'embargo impedisce l'importazione di attrezzature, macchinari, pezzi di ricambio ecc ... e questo lo sentiamo anche noi molto pressante.

I giovani continuano a fuggire dal Paese per non prestare il servizio militare, altri si rinchiudono nella loro casa per non essere reclutati, da cui consegue che manchino molti tecnici e manodopera.
Chiese, parrocchie, riti, enti di beneficenza locali e internazionali come Caritas, JRS, AED, sostengono i progetti di ricostruzione, (micro progetti, cesti alimentari), vari aiuti per incoraggiare i cristiani a rimanere e non perdere la speranza.

La nostra vita quotidiana nell'Ospedale continua a essere difficile, ogni giorno ci viene chiesto di rispondere alle richieste di pazienti che non possono permettersi di pagare per l'ospedalizzazione. Fortunatamente, le varie Organizzazioni già menzionate sopra aiutano a pagare le cure mediche a prescindere dalle condizioni sociali o religiose.
Una piccola consolazione !!!!: il 29 novembre, in occasione del quinto anniversario dell'inizio del progetto "I civili feriti della guerra", è stata proclamata la sua chiusura, essendo finita la ragione della sua esistenza: Aleppo è stata risparmiata, grazie a Dio, da atti di guerra da 11 mesi. Una cena in famiglia ha riunito i 3 partner del progetto: i medici dell'ospedale St Louis, le suore dell'ospedale e i membri del gruppo dei Maristi Blu. Il dr. Nabil Antaki ha presentato un Power Point che riassume la storia, lo spirito, i risultati e i finanziamenti del progetto. Poi tutti i partecipanti hanno ricevuto un certificato di apprezzamento e una medaglia commemorativa in argento con il logo del progetto su un lato e il logo dei Maristi Blu sull'altro lato.
Ecco la sua dedica: "Cinque anni di dono gratuito per prendersi cura di centinaia di feriti gravi e per salvare le vite di decine, una generosità illimitata nelle procedure mediche e chirurgiche gratuite da parte dei medici, un'assistenza infermieristica esemplare e un amore infinito da parte delle Suore e del gruppo infermieri, un finanziamento senza tetto e amministrazione impeccabile da parte dei Maristi Blu. In chiusura, vogliamo ringraziare Dio per il successo di questo progetto unico ed esemplare e la sua protezione per tutte le persone che vi hanno lavorato. "

Dio continua la Sua opera attraverso la nostra povera presenza. Dal 15 novembre abbiamo risposto al progetto iniziato nel nostro ospedale "Ospedali Aperti - Syria", voluto e incoraggiato da Papa Francesco e da Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, segretario delegato del Dicastero per il servizio di sviluppo umano integrale, in collaborazione con il Nunzio Apostolico Cardinale Mario Zenari, che finanzia la cura dei bisognosi, l'acquisto di attrezzature mediche e un bonus salariale per il nostro personale. Questo è stato per loro un grande incoraggiamento per superare le loro difficoltà e soprattutto per rimanere! Questo progetto è in corso di sperimentazione da 3 mesi e dovrebbe durare 3 anni. Ciò ha creato nella città di Aleppo un grande passaparola, tipo telefono senza fili: “andate all'ospedale St Louis, vi curano gratuitamente !!!”.
È una gioia per noi, perché i poveri sono la nostra predilezione, ma ci dà un sovraccarico di lavoro e un rompicapo quotidiano per mancanza di posti, di personale qualificato e persino di Religiose. In un mese, abbiamo ricevuto circa 150 pazienti con questo progetto (senza contare gli altri pazienti !).

Cari amici, ecco il breve riassunto di ciò che abbiamo vissuto quest'anno.
Vi ringraziamo per la vostra vicinanza, il vostro sostegno e specialmente le vostre preghiere che ci hanno dato la forza e il coraggio di sopportare tutte le tempeste e i pericoli che abbiamo subito.
Una stella di speranza sorge sulla città di Aleppo per una Pace duratura, sia essa la nostra guida, la nostra strada per affrontare il nuovo anno e avere il coraggio di credere che con l'Emmanuel, Dio con noi, tutto diventa possibile.

La preghiera rimane la forza che ci unisce. Con tutto il mio cuore, vi abbraccio mentre vi auguro un buon Natale e un Buon, Felice, Santo anno 2018!

Sr. Arcangela
Ospedale St Louis, Aleppo

lunedì 18 dicembre 2017

L'essenza dell'icona: l'Incarnazione del Figlio di Dio

Nel Secondo Concilio di Nicea (787) viene definita la natura e il valore delle icone con l'affermazione che il fondamento di quest'arte sta nell'Incarnazione del Figlio di Dio, è quindi possibile rappresentare Dio, in quanto ha assunto la natura umana, assimilandola in modo inscindibile a quella divina,  come sottolinea san Giovanni Damasceno. Nel Concilio di Efeso l'icona è definita "tempio", cioè un luogo in cui chi è raffigurato è anche misteriosamente presente. Nell'icona il Dio-uomo si avvicina a noi, ricordandoci che anche noi siamo icona di Dio, che quindi il nostro destino è diventare come Lui.

Monastero di Mar Yakub: le icone che dipingiamo

Madre Agnès Mariam è un'iconografa professionista. Ha imparato le antiche tecniche della pittura bizantina nel monastero carmelitano di Harissa in Libano, dove ha vissuto per 21 anni. In questo articolo vi presenteremo come ha conosciuto la Chiesa di Antiochia, la Chiesa Madre delle icone bizantine. Nella seconda parte dell'articolo, leggerete una breve esposizione sull'icona bizantina. 
Madre Agnès Mariam: "Nel 1983 un monaco libanese visitò il nostro monastero, portandoci una grande icona della Vergine Maria (Nostra Signora di Ilige), che aveva sofferto molto durante la guerra. Egli ci chiese di restaurarla. Lavorando sull'icona, ho notato che aveva cinque strati sottostanti (il più antico risalente al X° secolo), e questi strati erano un po' come un riassunto di tutta la storia dei cristiani maroniti nel Medio Oriente. Quando ho iniziato a studiare questi strati ho fatto una scoperta che mi ha sconvolto ed ha determinato il resto della mia vita: avevo scoperto la Chiesa di Antiochia, la mia Chiesa, ed io non sapevo nemmeno che esistesse! È come se qualcuno stesse parlando a un cattolico sulla Chiesa di Roma ed egli rispondesse: "Cosa? Dov'è?”. Ero davvero sconvolta, com'era possibile che avessi lasciato tutto per Cristo entrando nel Carmelo e non conoscessi nemmeno la mia Chiesa?. Mi sono resa conto che i cristiani di questa regione - quindi il Libano, la Siria, la Palestina, l'Iraq e la Giordania- sono chiamati ad una grande missione, ma che la maggior parte lo ha dimenticato. Le persecuzioni e l'atteggiamento ostile nei confronti dei Cristiani li hanno immersi nella stanchezza. Oggi vedono la vita nella terra dei loro antenati piuttosto come un sopravvivere , cioè una sopravvivenza materiale. Per un Cristiano tutto inizia con la propria identità culturale. A Pentecoste lo Spirito Santo ha confermato questa identità. Gli Apostoli, su cui erano discese le lingue di fuoco, cominciarono a proclamare i miracoli di Dio. Tutti i presenti hanno ascoltato il messaggio di Salvezza nella propria lingua! Ciò dimostra l'importanza che lo Spirito Santo conferisce all'identità di ogni persona e di tutti i popoli.
Cosa sono le icone bizantine?
Nella seconda metà del XX° secolo, le icone bizantine hanno vissuto uno spettacolare risveglio sia in Oriente che in Occidente. In Grecia era già iniziato nel 1930, principalmente grazie a Photius Kontoglou. La ripresa fu ulteriormente stimolata alla fine degli anni '80 con il crollo del comunismo nell'Europa orientale. Sorprendentemente, tuttavia, molte persone in "Occidente" non hanno mai sentito parlare di icone bizantine o sanno cosa rappresentano. I paragrafi che seguono hanno lo scopo di colmare questa lacuna.
Le icone bizantine sono raffigurazioni sacre (icone, affreschi e mosaici) del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, della Santissima Madre di Dio, e di angeli e santi. "Bizantino" si riferisce all'Impero Bizantino in cui le icone divennero parte integrante della fede ortodossa. Caratterizzate da colori vivaci, spesso su sfondi dorati, le persone rappresentate nelle icone sembrano fluttuare e sono spesso più lunghe delle loro controparti naturali. Tutto nell'icona è simbolico. Per esempio, le orecchie di nostro Signore Gesù Cristo sono grandi e la sua bocca piccola. Significa che Egli sente tutto, ma parla solo con parole di santa saggezza. Icone e affreschi murali decorano ogni chiesa ortodossa [e cattolica di rito orientale] ad Est e ad Ovest. L'iconostasi è la parte centrale completamente composta da icone.
Significato profondo

Dopo aver contemplato diverse icone, si noterà che le icone sembrano avere solo una larghezza e un'altezza. La profondità, la terza dimensione (fisica), percepibile in quasi tutti gli altri dipinti chiaramente tradizionali (senza includere opere di arte moderna o astratta) sembra essere assente. La "terza" dimensione di un'icona va oltre ciò che l'occhio può vedere, è spirituale. Le icone hanno un significato profondamente spirituale. Un'icona è una finestra sul cielo. Questa finestra sul cielo permetterà alla persona che prega dinanzi alla persona rappresentata nell'icona di connettersi direttamente con essa: sia esso nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo o la Santissima Madre di Dio, un angelo o un Santo. Molte delle icone sono miracolose, visto che molti che pregavano davanti ad esse sono stati guariti dal male che li affliggeva. Un'icona è un modo efficace per conoscere Dio, la Santa Vergine, gli Angeli e i Santi. Un'icona non è semplicemente un'opera d'arte che illustra le Sacre Scritture. Essa costituisce un veicolo di verità religiose. Tenendo conto di quanto sopra, si può facilmente capire che un pittore di icone, o iconografo come viene comunemente chiamato, deve essere più che un artista. Un iconografo è un teologo tanto quanto un artista. Dipingere un'icona, presuppone da parte dell'iconografo uno stile di vita di preghiera, meditazione e digiuno.























Ora diamo uno sguardo al tema della Natività di Cristo, rappresentato in un'icona bizantina (a sinistra)  e in un'immagine sacra (a destra) . È sorprendente vedere come la rappresentazione di questo evento nella Chiesa ortodossa e orientale-cattolica differisca da quella occidentale. In Occidente vediamo la nascita del piccolo Bambino, la bontà e l'umanità di Dio che nasce tra noi. La Chiesa ortodossa e cattolica orientale pongono maggiormente l'accento sul grande mistero della venuta di Dio tra gli uomini, sull'adempimento della promessa della venuta del Messia. C'è un personaggio centrale: che non è il Bambino Gesù, ma la Vergine Maria. Più grande degli altri personaggi, è mostrata al centro, appoggiata su un cuscino rosso. Significa prima di tutto che è lei che ci dà Dio, la Theotokos, la portatrice di Dio, la Madre di Dio. Spesso il suo viso non è rivolto verso il Bambino, ma verso di noi, a significare che lei è la Madre di tutti gli uomini. Un triplo raggio viene dal cielo, a rappresentare la Santissima Trinità. Giuseppe siede sotto a sinistra. Un Vangelo apocrifo dice anche che Satana è venuto a dirgli che è impossibile per un bambino nascere da una vergine. Inoltre, potete vedere che il piccolo Cristo Bambino è rappresentato in una grotta oscura. Questa oscurità rappresenta la nostra umanità decaduta nella quale Egli è nato. Ha scelto di scendere nella nostra miseria, nelle nostre tenebre, per dare la sua vita per tutti i figli di Adamo. Questo è il motivo per cui viene spesso chiamato "l'unico amico degli uomini" nella liturgia bizantina.

venerdì 15 dicembre 2017

La fondazione Agha Khan ricostruirà la Moschea degli Omayyadi e i suq di Aleppo

Il Sussidiario, 15 dicembre 2017
E' l'aprile del 2013 quando in seguito a furiosi combattimenti il minareto della moschea duecentesca degli Omayyadi di Aleppo crolla distrutto dalle bombe. Un danno doloroso per i credenti musulmani e tragico per l'intera umanità, in quanto patrimonio dell'Unesco, risalente addirittura al 1090, uno dei più antichi in assoluto. Originario di Aleppo, anche se in Italia da molti decenni, Radwan Khawatmi, imprenditore di successo, quel giorno di aprile è uno dei tanti che soffre per quanto accaduto. Si rivolge al principe Aga Khan IV, presidente della fondazione che porta il suo nome e che si occupa di oltre 150 progetti di sostegno economico, culturale, sociale in tutto il mondo per i più poveri e lo convince a dare vita a un progetto per la ricostruzione della moschea e dello storico minareto. Domani mattina alle ore 10, presso l'Hotel Ramadà Plaza in via Stamira Ancona a Milano, Khawatmi presenterà ufficialmente questo progetto che è già stato definito il più impegnativo e costoso al mondo per il recupero di un edificio storico. Interverranno anche Giampaolo Silvestri, segretario generale dell'Avsi, i senatori Paolo Romani e Mario Mauro e l'eurodeputato Massimiliano Salini. In questa conversazione Khawatmi ci ha anticipato l'evento.

Dottor Khawatmi, ci può parlare del progetto che presenterà sabato mattina?
E' un progetto che riguarda la città di Aleppo. La guerra, che io non chiamo civile perché non esistono le guerre civili, ha portato alla distruzione della seconda più importante moschea del mondo islamico, ma importante anche per il mondo intero perché patrimonio dell'Unesco, e con essa il suo antichissimo minareto, esempio unico nell'architettura islamica. E' stata una tragedia per tutto il mondo islamico, soprattutto perché coloro che hanno distrutto questa moschea si dichiaravano musulmani, lascio immaginare che devastazione culturale e umana hanno portato queste bande di criminali. Come nativo di Aleppo, non potevo rimanere indifferente.
Cosa ha deciso di fare?
Ho chiamato il principe Aga Khan e gli ho espresso il desiderio di ricostruire il minareto e la moschea. Lui ha accettato e da quel momento è nato un progetto storico unico nel suo genere.
Ci spieghi.
Abbiamo individuato i migliori architetti europei e italiani, dell'Università Statale di Milano e di quella di Macerata. Ho voluto personalmente la presenza di italiani perché l'Italia è l'unico paese al mondo che ha sempre operato per motivi umanitari e di amicizia senza contropartite, a differenza dei francesi che sono andati in Libia solo per conquistare il potere o degli americani e degli inglesi che hanno invaso l'Iraq per qualche barile di petrolio. Io vivo in Italia da decenni e considero essere italiano una conquista, non un certificato che ti regala qualche partito.
A questo punto come avete proceduto?
Ci siamo recati ad Aleppo con ancora i combattimenti in corso, perché temevamo che le pietre crollate venissero rubate dai terroristi come avevamo visto in alcuni filmati. Abbiamo corso enormi rischi ma abbiamo cominciato a lavorare dentro la moschea, abbiamo catalogato tutte le pietre per poter realizzare un progetto architettonico unico nel suo genere.
Questo nonostante la guerra in corso?
Sì e senza voler offendere l'inviato dell'Onu, che non c'è riuscito, con i combattimenti in corso abbiamo riunito a un tavolo il governo, le autorità religiose, le autorità proprietarie dei beni islamici, il governatore della Siria del Nord, l'opposizione, il sindaco di Aleppo e tutti hanno accettato e appoggiato questo progetto. Tutto questo mentre c'era il rischio di essere rapiti dai miliziani dell'Isis.
La cultura e la bellezza sconfiggono anche la guerra…
Abbiamo inviato ad Aleppo i migliori esperti della sezione cultura della Fondazione per catalogare tutte le pietre originali che ancora si possono usare. Da quattro mesi stanno anche insegnando a 30 tra ingegneri e maestranze di Aleppo a lavorare alla ricostruzione, perché vogliamo che anche la popolazione locale sia coinvolta in questo progetto. I lavori di ricostruzione cominceranno il 27 dicembre, ci vorranno circa due anni perché vogliamo ricostruire il complesso con la stessa tecnologia di allora, nel pieno rispetto di com'è stata fatta. Non solo: ad Aleppo esiste il più lungo suq (mercato coperto, ndr) al mondo, 21 chilometri di lunghezza, andato del tutto bruciato. Ricostruiremo anche questo per ridare impulso economico e sociale alla città. Con queste due operazioni è ricominciata la ricostruzione della Siria.
Ma i siriani fuggiti stanno tornando?
Dalla Siria sono fuggiti undici milioni di persone su una popolazione di 22 milioni, la metà del popolo siriano. In Libano su 5 milioni di abitanti c'è un milione di siriani. Non per fare polemiche, ma in Italia le forze politiche si lamentano della presenza di 250mila profughi, meno dell'1% della popolazione. Il problema è che certe città sono andate distrutte al 60% e così le infrastrutture, le scuole, gli ospedali, i ponti, gli aeroporti. Il governo non può  far tornare tutti fino a quando non verrà ricostruito il paese, ma giornalmente rientrano tra 30 e 50mila siriani, il popolo siriano è sempre stato legato alla sua terra. Vogliono tornare a ricostruire la Siria.
La Siria era un esempio di convivenza tra culture e religioni diverse, sarà ancora così?
La convivenza tra le tre religioni ebraica, islamica e cristiana è sempre esistita in Siria. Le sinagoghe erano riferimento per gli ebrei, i musulmani potevano sposare i cristiani e le chiese e le moschee si facevano concorrenza a qual era la più bella. Un esempio di convivenza in tutto il Medio oriente. Per questo io credo che la Siria sia stata punita dal fanatismo islamico. Certamente tornerà la convivenza, è nel nostro dna il rispetto di ogni religione, sono tutti fratelli del Libro. Se apre il Corano leggerà che il più bel versetto è quello che parla della Verginità di Maria, per questo l'Isis ha voluto massacrare gli islamici moderati.
Ci vorrà un lungo lavoro anche di ricostruzione umana, non pensa?
Assolutamente. Purtroppo non avremo più una Siria come quella del 2011, perché 500mila morti lasciano profonde ferite. L'accanimento del terrorismo ha lasciato segni profondi. Avremo una Siria con lo stesso dna, ma una Siria diversa.

giovedì 14 dicembre 2017

Buone Notizie da Aleppo !





In occasione del 5° anniversario dell'inizio del nostro progetto "Civili feriti di guerra", abbiamo proclamato la chiusura del progetto: la ragione della sua esistenza è infatti finita, Aleppo è stata risparmiata, grazie a Dio, da atti di guerra ormai da 11 mesi. 
Durante una cena familiare che ha riunito i 3 partner del progetto: i medici dell'ospedale Saint Louis, le suore dell'Ospedale e i membri della squadra dei Maristi Blu,  il dottor Nabil Antaki ha presentato un power point che riassume la storia del progetto, la sua specificità e scopo, i suoi risultati e il suo finanziamento. Poi tutti i partecipanti hanno ricevuto un certificato di apprezzamento e una medaglia commemorativa in argento su cui compare da un lato il logo del progetto e sull'altro il logo dei Maristi Blu.

Cinque anni di dono gratuito per curare centinaia di feriti colpiti molto gravemente e salvare la vita di decine, una generosità senza limiti in interventi medici e chirurgici gratuiti da parte dei medici, cure infermieristiche esemplari e un amore infinito da parte delle Religiose e dello staff delle infermiere, un finanziamento senza tetto e un'amministrazione limpida da parte dei Maristi Blu.

In conclusione, vogliamo ringraziare Dio per il successo di questo progetto unico e esemplare e per la Sua protezione verso tutte le persone che vi hanno lavorato.

I Maristi Blu di Aleppo 

lunedì 11 dicembre 2017

Una carità per il Natale, per i poveri del Libano



Notiziario di un gruppo di volontari libanesi membri di “Oui pour la vie”, associazione di volontariato con sede a Damour in Libano, legalmente riconosciuta e operante in favore dei più poveri 

Dicembre 2017 n 14
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha da poco comunicato che circa mezzo milione di profughi siriani è rientrato nel proprio Paese. In Libano, nei campi profughi informali dove vivono i siriani più poveri, migliaia di bambini sono costretti a lavorare per aiutare le loro famiglie a sopravvivere.
I nostri volontari di Oui pour la Vie continuano ad animare la cucina di Damour alla quale affluisce un numero sempre crescente di profughi.
Hind, la ragazza siriana che aiutiamo, va meglio e sta terminando la radioterapia. Chiediamo a tutti di aiutare e sensibilizzare davanti a queste urgenze.
Una vedova siriana, rifugiata in Libano e con 2 bambini, purtroppo aveva un cattivo carattere e creava problemi ai vicini e alla sua famiglia, addirittura fin da quando erano in Siria. Nessuno pero’ conosce il motivo del suo cambiamento da quando e’ giunta da noi insieme agli altri profughi, nonostante che anche al momento del suo arrivo, alcuni avevano addirittura sporto denuncia ed era stata espulsa dal sindaco del paese.
Due volontari della nostra associazione di Oui pour la Vie l’hanno visitata nella sua dimora. Hanno dovuto insistere un po’ per entrare perche’ ricevevano insulti e minacce. Poi pero’, conoscendola personalmente, hanno visto la sua poverta’ di sentimenti e la mancanza di amore nella quale lei vive. Dopo diverse visite, la vedova ha cambiato il suo comportamento. Adesso lei conserva sempre il sorriso, aiuta sempre i vicini e talvolta anche noi di Oui pour la Vie.

Quando abbiamo domandato ai volontari come hanno potuto ottenere questo cambiamento, hanno risposto con una sola parola: “lamore, l’amore senza limiti, l’amore senza giudicare, lamore senza domandare niente in cambio. Una persona che vive con una carenza di amore, originata dal fatto che non lo riceve da nessuno, non può essere in grado di donare amore, in quanto lei vive come un corpo senza anima, come un pozzo senza acqua.
Quando bisogna veramente vedere la verità, si deve chiudere gli occhi e guardare attraverso il cuore, per essere sicuri di quello che vediamo. Il cuore può vedere meglio degli occhi!”.

Auguri di un Santo Natale e buon 2018!!


Cosa è 'Oui pour la Vie'? : Il nostro progetto è in favore delle vedove e dei loro figli provenienti sia dalla Siria, in seguito alla guerra civile iniziata 6 anni fa circa hanno dovuto abbandonare la loro terra per fuggire alle distruzioni, che dall’Iraq, a causa del quasi annientamento della presenza cristiana in quel paese ad opera di gruppi islamici integralisti che li hanno in poche ore cacciati dalle loro case commettendo un’infinità di violenze e soprusi. 'Oui pour la Vie' li sostiene nel suo regolare impegno in favore di “tutti quelli che hanno bisogno” per diffondere motivazioni evangeliche di perdono e di accettazione della povertà coinvolgendo nelle sue iniziative di sostegno alle singole famiglie e di animazione, volontari e bisognosi di tutte le appartenenze, tra i più abbandonati del Libano e I profughi di Palestina e Siria e Iraq, la terribile novità di questo periodo.
La nostra opera in generale consiste essenzialmente nel sostegno a situazioni di particolare indigenza individuate tra le donne vedove siriane e i loro figli.  Per loro occorrono: aiuti per vitto e per questo abbiamo organizzato una cucina che offre circa 300 pasti, pagamento di spese per trattamenti sanitari, vestiario, arredamento di base per luoghi di rifugio di prima accoglienza (ad esempio serre dismesse utilizzate per la coltivazione degli ortaggi o abitazioni veramente fatiscenti). 
La nostra associazione è costituita da circa 50 volontari, opera stabilmente nei quartieri più abbandonati delle periferia di Beirut, affrontando situazioni di degrado di ogni genere. 
La situazione di queste famiglie e’ sempre piu’ grave e purtroppo sono costrette a spostarsi continuamente quando vengono cacciate dalle loro dimore per mancanza di pagamento di affitti, (molto esosi) o per abusi subiti. Sono circa un milione e trecentomila in tutto i rifugiati in Libano, legalmente registrati, ma con i clandestini si arriva a circa 2.000.000. La profonda crisi istituzionale del Libano determina gravissime conseguenze a livello economico con una gravissima estensione della disoccupazione e aumento dell’indebitamento delle famiglie. Questo ci ha anche costretti a rivedere le nostre prospettive di aiuto concentrandosi innanzitutto su alcune situazioni conosciute. Se troveremo gli aiuti necessari, cercheremo di aiutare anche le altre che con dolore abbiamo dovuto lasciare da parte.

Chi è interessato a maggiori informazioni o a conoscere le modalità per una testimonianza in Italia o per un contributo in favore della nostra opera può inviare un sms al 333/5473721 o scrivere una email a: info@ouipourlavielb.com
o contattarmi con il mio nome su facebook. P. Damiano Puccini 
o email p Damiano Puccini in Libano: pdamianolibano@gmail.com

E’ possibile sostenere la missione in Libano con versamento su
Conto Corrente Bancario intestato a Puccini Damiano
>> Codice IBAN: IT48E0200870951000103411714 presso Banca Unicredit Codice BIC Swift: UNCRITM1G05
>> Agenzia Cascina (PI): 526

giovedì 7 dicembre 2017

Ave Maria per le figlie di Homs

Dedichiamo l'Ave Maria in arabo alle vittime del vile attentato del 5 dicembre a Homs: l'esplosivo era sistemato sul pulmino del trasporto degli studenti! Qui alcune giovani cristiane, tra le 13 vittime: 


Assalamu alaiki, ya Mariam ya moumtalika neema al Rabbu maaki
Moubaraka anti bayna al nissaa wa Moubaraka samrat batniki Yassuah.
Ya eddissa Mariam ya walidat Allah
salli li aglina nahnou al khataa
alaan wa fi saat maoutina.
Ameen.


nelle immagini del video di RT la città di Homs dopo la battaglia, e la Vergine di Maaloula :
che Dio riceva in Cielo con la Sua Santa Madre le vittime ed abbia pietà dei persecutori