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martedì 28 febbraio 2012

Emergenza Siria. L’appello del Custode di Terra Santa

27 febbraio 2012

Dopo il cambiamento avvenuto in Egitto, la situazione in cui si trova la Siria indica in maniera inequivocabile come stia trasformandosi il panorama in Medio Oriente. Fino a un anno fa sarebbe stato impensabile prevedere simili scenari.
In questi mesi di grande tensione, quando la Siria è dilaniata da scontri interni e il conflitto sembra assumere, sempre più, le caratteristiche di guerra civile, i francescani, insieme a pochi altri esponenti della chiesa latina, sono impegnati a sostenere i bisogni della popolazione cristiana locale.

La Custodia è presente in diverse zone del Paese: Damasco, Aleppo, Lattakiah, Oronte.
I dispensari medici dei conventi francescani, secondo la tradizione della Custodia, diventano luogo di rifugio e accoglienza per tutti, senza alcuna differenza fra etnie di Alawiti, Sunniti, Cristiani o ribelli e governativi.

In un momento di totale confusione e smarrimento, molte aziende, soprattutto d’import-export, hanno chiuso i battenti. Delle migliaia di turisti, che alimentavano una moderna e florida industria, con un indotto di centinaia di posti lavoro nel settore dei trasporti, alberghiero, servizi, non rimane alcuna traccia.

I produttori agricoli sono in grave difficoltà. L’embargo internazionale impedisce ogni possibilità di esportazione e i prezzi sono crollati. Le fasce più deboli sono colpite in modo ineludibile e subiscono la mancanza di approvvigionamento energetico e di acqua. Nelle grandi città la corrente elettrica manca per diverse ore ogni giorno, se non del tutto; il gasolio è razionato. Tutto ciò crea enormi disagi alla popolazione, costretta ad affrontare le temperature invernali senza possibilità di riscaldarsi.

Stare con la gente, accogliere e assistere chi si trova nel bisogno, senza distinzione di razza, religione e nazionalità. Garantire, con fiduciosa presenza, il servizio religioso ai fedeli perché comprendano l’importanza di restare nel proprio Paese.

Questo rimane il senso della missione francescana. In tempi non così dissimili da quelli in cui Francesco si rivolgeva ai frati esortandoli a mantenere saldi i valori del Vangelo. Nelle sue semplici esortazioni Francesco rifletteva la grazia ricevuta dal Signore e, nell’esperienza di vita quotidiana, testimoniava l’accoglienza della fede, come il bene più caro e prezioso da coltivare e rinvigorire. Noi frati, che ci ritroviamo ricchi di questo straordinario esempio, ereditato senza alcun merito, abbiamo il compito di emulare e diffondere l’insegnamento del nostro maestro alle future generazioni, perché possano proseguire la strada da lui tracciata con immenso amore e umile dedizione.

Chiediamo a tutti gli amici di ATS Pro Terra Sancta di sostenere, con un gesto concreto, i numerosi cristiani siriani e le opere di carità della Custodia di Terra Santa. Gli aiuti raccolti saranno consegnati, tempestivamente, ai frati residenti in Siria, che provvederanno ad utilizzarli in maniera oculata e attenta.

Grati, se potrete diffondere quest’appello, porgiamo ogni augurio di Pace e Bene!

Fra Pierbattista Pizzaballa, OFM

Fonte: www.proterrasancta.org

30 dicembre 2011
In questa vigilia di Natale, la Siria in cui noi serviamo il Corpo di Cristo è in lutto a causa di tragici avvenimenti. Aldilà del can can mediatico e del rumore sempre più forte delle armi, sono i civili, innocenti, uomini, donne, vecchi e bambini che Dio ha creato a Sua immagine e somiglianza a pagare il prezzo del sangue, della miseria e della carestia. Come sempre, sono i poveri a finire vittime della follia dei grandi. 
A seguito di una missione d’informazione con alcuni media cattolici, sono stata condotta a visitare la città di Homs e i dintorni. Sono stata scossa fin nel più profondo della mia coscienza dalla tragedia che vive la popolazione civile, in particolare i cristiani. Questi ultimi sono concentrati soprattutto nei quartieri centrali della città, che sono divenuti il rifugio di bande armate che nessuno fino a oggi è riuscito a identificare. Il fatto sta che queste bande impongono una legge marziale in virtù della quale gli impiegati statali che vanno a lavorare sono suscettibili di rappresaglie, compresi gli insegnanti nelle scuole pubbliche. Allo stesso modo gli artigiani, i commercianti e persino quelli che hanno una professione liberale sono bersaglio di atti terroristi volti a paralizzare la vita sociale.

I risultati di questi metodi coercitivi sono terribili: ogni giorno degli innocenti sono sgozzati o rapiti. Le famiglie perdono così il padre, il figlio o il fratello. Vedove e orfani versano nella necessità. Quelli che non hanno affrontato lo spettro della morte devono sopportare il sequestro forzato nelle loro case dove cercano di sopravvivere senza lavoro. I bilanci già magri di queste famiglie si assottigliano. La maggior parte sono di un livello medio o medio-basso. Ormai la penuria si fa sentire e l’inverno si annuncia rigido. Il gasolio scarseggia e diventa urgente un aiuto alimentare e medico di prima necessità. Di ritorno a Qara, ho notato che gli insorti applicano gli stessi stratagemmi che a Homs e a Qusayr. Da un lato continuano a organizzare manifestazioni-parate a uso dei canali satellitari (Al Jazeerah, Arabia, BBC, France 24 e connessi) mentre fanno regnare il terrore appena cala la notte. A Qara è ormai vietato circolare, a rischio della vita, dopo le 6 di sera. Una settimana fa trenta uomini armati sono arrivati in cinque camionette sulla piazza del villaggio con dei martelli pneumatici. Hanno sventrato il marciapiede e, in completa impunità, hanno tagliato i cavi del telefono e li hanno trascinati via con loro per gettarli nel deserto. Due giorni fa, i miliziani hanno forzato la scuola municipale e l’hanno saccheggiata.

Come superiora dell’antico monastero di San Giacomo l’Interciso a Qara, nella diocesi greco-melkita cattolica di Homs, Hama e Yabroud, e avendo visto con i miei occhi l’immensa sofferenza di queste famiglie, lancio un appello ai nostri amici e benefattori per un progetto urgente: venire in soccorso alle famiglie siriane colpite dalla guerra, che non hanno più i mezzi di sussistenza.

Madre Agnes-Mariam de la Croix
Testo originale: qui
Traduzione tratta da http://www.oasiscenter.eu/node/7590