Traduci

Visualizzazione post con etichetta Trappiste di 'Azeir. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Trappiste di 'Azeir. Mostra tutti i post

domenica 16 ottobre 2022

17 ottobre: S.Ignazio di Antiochia, patrono della Siria. Preghiera per custodire la speranza


O Dio del cielo e della terra,

Tu hai suscitato una schiera innumerevole di Santi che ci indicano la via della vera vita.

Tu hai donato alla terra Siriana uomini e donne secondo il tuo cuore, che l’hanno illuminata lungo i secoli con la luce della fede e la gioia della speranza.

Le hai dato come patrono Sant’Ignazio di Antiochia, martire per la fede, uomo che bruciava dal desiderio di Te, del tuo pane e del tuo sangue.

Per sua intercessione, nel giorno della sua festa, ravviva la fede del nostro popolo.

Donaci la vera pace, quella del cuore, che può venire solo da Te, e la pace sociale, quella che potrà esserci solo se taceranno le armi, e se le logiche della politica che regge il nostro mondo si convertiranno verso il vero bene di tutti i popoli.

Dona a chi ha il potere di farlo, di lavorare per il bene soprattutto dei più poveri, dona alla Chiesa che è nel mondo e a tutti gli uomini di buona volontà di non dimenticare le sofferenze del popolo Siriano, di custodirlo nella preghiera e di operare per la carità con verità e giustizia.


Sant’Ignazio aiuti tutti i figli della Siria a rafforzare il coraggio della fede, la certezza che la morte non ha l’ultima parola; la certezza che, anche quando si è al limite delle forze, nessuno può toglierci la dignità e la libertà che ci vengono da Dio..

Che i Santi e le Sante Siriani ci aiutino a ritrovare tutta la pienezza della vita: oggi che non solo il nostro cuore brucia, ma anche le nostre terre con i suoi boschi, i suoi ulivi, le sue case… perché possiamo ancora coltivare, piantare, costruire; costruire soprattutto la speranza che renda luminoso il futuro dei nostri figli.

Donaci pane… lavoro… pace… amicizia… perdono… solidarietà… fede…

Donaci ancora e sempre soprattutto il tuo Cristo, unica salvezza del mondo…


“Io ho fame del pane di Dio, che è il Corpo di Gesù Cristo.. e io ho sete del Sangue di Colui che è l’amore eterno.“ 

« Sono frumento di Cristo e debbo essere macinato dai denti dei leoni; se questi divenissero mansueti e volessero risparmiarmi, io stesso li aizzerò: le mie catene gridino a voi di stringervi in un’incrollabile armonia di fede e di preghiera ». 

( S. Ignazio di Antiochia)


    Preghiera delle Monache Trappiste di Azeir 

https://oraprosiria.blogspot.com/2020/10/il-17-ottobre-signazio-di-antiochia.html

giovedì 31 marzo 2022

Siria, la guerra che va avanti da 11 anni: la testimonianza delle monache trappiste

 La Comunità con il suo Vescovo Mons. Abou Khazen Vicario Apostolico dei latini


In questo marzo del 2022, un anniversario doloroso ha segnato le nostre giornate e la nostra preghiera. Passato un po’ sotto silenzio, a causa dei nuovi drammi e delle nuove preoccupazioni che affliggono il mondo, si sono compiuti ormai 11 anni dall’inizio della guerra in Siria! 

Una guerra che purtroppo non è ancora finita, anche se la maggior parte del territorio siriano è ormai consolidato sotto il controllo dello Stato. Resta la presenza fondamentalista nella zona di Idleb, al confine con lo Stato turco; ormai quasi un piccolo stato a sé, che utilizza la lingua e la moneta turca, una zona dove i cristiani rimasti sono sottoposti a dure condizioni e privazioni.

Resta l’occupazione americana a est del paese, nei territori verso l’Iraq, che sfrutta le risorse del paese, restano le zone curde, instabili e bellicose nel loro desiderio di autonomia che finisce per diventare un punto debole, una carta da giocare per chi li vuole manipolare… 

E, sempre nel nord est, la situazione tragica delle minoranze cristiane, le comunità siriache che si trovano intrappolate tra diverse forze contrapposte, in condizioni di insicurezza per non dire peggio. In questa parte della Siria, si può arrivare solo in aereo (dei piccoli voli interni) perché le strade sono ancora minacciate dai jihadisti…

Anche al sud, verso il confine con Israele, nella zona drusa, le tensioni ogni tanto si riaccendono… Continuano incessanti gli attacchi missilistici di Israele su obiettivi soprattutto iraniani (zone militari e logistiche presenti nel paese su invito del governo, per sostenere l’esercito regolare siriano) nel silenzio generale dell’informazione. 

Possiamo aggiungere la crisi del Libano, con l’esplosione al porto di Beirut, e pochi mesi fa l’attacco missilistico al porto di Lattakie, che hanno reso più difficile la situazione già precaria, indebolendo gravemente la classe imprenditrice del paese, in generale la possibilità di lavoro e approvvigionamento. 

L’ottantacinque per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà, con fatica a procurarsi anche solo il cibo quotidiano. Quattordici milioni e mezzo di persone bisognose di sussidi, e alcune stime dicono molte di più.  La vita è carissima, tutto è aumentato: un cartone di uova oggi costa 13000 lire siriane, una bombola del gas 110000, quando uno stipendio base è di 100000 !

Imperversano le mafie, queste bande di sciacalli che ogni conflitto, ogni guerra produce… Mafie che prosperano, anche con l’aiuto delle sanzioni internazionali, che nonostante gli appelli continui fatti da esperti di geopolitica, da statisti, da innumerevoli vescovi e laici siriani che combattono ogni giorno contro gli effetti della povertà, non solo continuano, ma sono rinnovate regolarmente dai nostri Stati europei ed anzi “migliorate”, aggravate, con banale disprezzo non dico della solidarietà umana ma anche del semplice buon senso. Le sanzioni non colpiscono MAI i potenti, ma solo la povera gente… Anche scrivere questo è un’ingenuità, perché in realtà appare sempre più evidente che quello che si vuole ottenere, da parte di chi ha mosso le fila di questa guerra, non è la giustizia, non è il benessere dei popoli, ma l’instabilità necessaria per mantenere le proprie strategie internazionali… Cose dette, ridette, scritte, spiegate… Ma vale la pena forse dirlo ancora oggi, perché magari qualcuno in più rifletta, e la nostra esperienza , il dolore della nostra gente, possa servire a qualcuno. 

Oggi, da qui, vediamo preoccupati l’incoscienza con cui i nostri paesi occidentali, e l’Italia in prima fila, dimenticano la forza della diplomazia e della ragione per evitare (e almeno fermare) la guerra ucraina , (che si poteva evitare, la si prevedeva da anni…) e si lanciano spavaldamente in forniture di armi che, ve lo possiamo dire per esperienza, una volta caricate e messe in mano ai civili, continuano a sparare e a fare vittime per anni. Gli eserciti regolari si possono controllare, le armi in mano ai civili no. 

Come non essere addolorati per la prospettiva di una “nuova Siria” al cuore dell’Europa? Noi che ancora, giorno dopo giorno, vediamo partire i nostri giovani verso terre promesse che non esistono più… Conosciamo giovani, famiglie intere, che sono partite dalla guerra in Siria, e sono andate profughe in Ucraina. Ora si ritrovano in un nuovo esodo, ancora in fuga dalla guerra…

Fino a quando? 

Il “fino a quando” dipende anche da noi. Dipende dalla nostra capacità di giudizio, di discernimento sulle cose e sugli avvenimenti. Non possiamo solo “subire e sopportare” ciò che accade. Resistere è importante, e lo vediamo nella grande forza che i siriani hanno, nonostante tutto, di far fronte alla vita e alle difficoltà.  Ma oltre alla resilienza occorre l’intelligenza, cioè il “leggere dentro” le cose, farsi una opinione obiettiva, non unilaterale..  Avere una visione, e agire di conseguenza, là dove si può e come si può. 

In questa prospettiva condividiamo un evento importante, che si è svolto a Damasco dal 15 al 17 marzo. Un convegno, voluto fortemente da Roma, dal Vaticano e in particolare dalla Congregazione per le Chiese Orientali, il dicastero che segue e coordina la presenza di tutte le chiese cattoliche, cioè i vari e numerosi riti presenti in Siria e nell’Oriente cristiano.

Questo incontro ha riunito per la prima volta in modo così ampio Cardinali, Vescovi venuti da Roma, ma anche rappresentanti delle varie organizzazioni caritative internazionali ( tra cui Caritas, Aiuto alla Chiesa che Soffre, Oeuvres D’Orient, SOS Chrétiens d'Orient..) anche laiche, come le agenzie dell’ONU o la mezzaluna Rossa, insieme a Patriarchi, Vescovi , religiosi e laici di Siria impegnati nella solidarietà e nella carità.

Il tema, “ Chiesa: casa della carità: sinodalità e coordinazione”, è stato uno stimolo a importanti condivisioni, al tentativo prima di tutto di conoscersi, di confrontare le diverse prospettive, ma prima ancora di formarci insieme una coscienza, una visione appunto di ciò che stiamo vivendo, di ciò che è al cuore dell’esperienza dolorosa della nostra gente, ma anche delle sue speranza, delle possibilità reali di costruire, dopo tanta distruzione. 

Fra tutte, il contributo essenziale di Mons. Dal Toso, ha dato la vera prospettiva del nostro ritrovarci per riflettere insieme: la carità cristiana non è uno sforzo umano di solidarietà, di filantropia, di buoni sentimenti. La fonte della carità è Dio, che è amore, e la misura della nostra carità è il Cristo stesso, colui che per amore ha dato la sua vita. Per questo la nostra carità come cristiani non può nascere al di fuori della Chiesa: una Chiesa che come spiegava il Motu Proprio di papa Benedetto XVI “Deus Caritas est” , ripreso poi da papa Francesco, è una chiesa che proclama la Parola, cioè la Buona Novella, la celebra nei Sacramenti, e poi la serve nella carità.  Perciò la Chiesa offre delle persone che credono nell’amore di Dio, e crescono nella fede, prima ancora che offrire delle opere e dei progetti. Da qui nasce anche tutto l’impegno per la formazione di cristiani adulti e consapevoli. “Costruire personalità solide cristiane, è il più grande contributo che possiamo dare”. E questo ci è stato confermato anche dai fratelli musulmani presenti all’incontro, che ci hanno chiesto di prendere la nostra responsabilità specifica come cristiani nel ricostruire, nel coordinare, nel dare il nostro contributo alla rinascita di questo paese.

Solo parole ? beh, c’è sempre il rischio di fermarsi lì. Perché le sfide sono grandi: la coordinazione degli sforzi, e quindi la conoscenza reciproca, senza spirito di protagonismo ma piuttosto di collaborazione. La trasparenza nella gestione finanziaria, adottando soluzioni concrete contro la corruzione che inevitabilmente rischia di toccare anche la gestione ecclesiale delle cose. La professionalità nel preparare gli interventi di aiuto, l’attenzione ai bisogni non solo materiali ma anche spirituali delle persone. L’attenzione ai giovani, alle nuove famiglie, occupandosi di creare prospettive di lavoro, di inserimento nelle dinamiche di responsabilità della gestione comune, di risolvere il problema di alloggi a basso costo. La riqualificazione dell’insegnamento e delle scuole…

Perché le parole si realizzino, almeno fin dove si può, non si può far altro che partire da noi stessi. E’ solo l’impegno di tutti che può portare frutto.

Noi nella nostra piccola realtà cerchiamo di favorire gli incontri formativi, con gli ospiti che sempre più numerosi vengono al Monastero.. Cerchiamo di sostenere economicamente i bambini e i ragazzi per lo studio, di dare lavoro a qualche donna rimasta sola o con difficoltà in famiglia, appoggiamo qualche piccolo micro progetto (l’acquisto di qualche mucca per giovani che dopo dieci anni di servizio militare si ritrovano senza nulla in mano, per dare la possibilità di iniziare un lavoro con un po’ di reddito).....

Piccole cose, perché il vero problema è che qualunque attività si inventi, non c’è mercato. La gente non ha più nessun potere di acquisto, deve pensare al pane……

Ma lo facciamo con tutto il cuore, per contribuire a mantenere viva e reale la speranza.

E perché sappiamo che la Buona Notizia ha davvero il potere di cambiare la nostra vita, anche nelle difficoltà.

Sr Marta Luisa e la Comunità delle Monache Trappiste

da Azer -Siria, 30 Marzo 2022

sabato 30 ottobre 2021

Siria: 5 PROGETTI PICCOLI per la speranza GRANDE di ricostruire la vita

 Presentiamo i 5 progetti proposti dalle Monache Trappiste siriane alla vostra generosità

1 : ADOTTA UNA PIETRA


2 : CUORI E MANI PER LA VITA 

Questo gruppo è nato dalla necessità di trovare qualche piccola e semplice fonte di lavoro e guadagno per alcune famiglie più povere, in particolare per alcune donne che avendo bambini piccoli possono lavorare solo a casa e in modo discontinuo.

La cosa più semplice è stata insegnare loro qualche nozione della tecnica macramé, cioè l’utilizzo di nodi con fili di piccole o grandi dimensioni. In particolare abbiamo scelto il micromacramè abbinato all’uso delle perline, per creare braccialetti, orecchini, portachiavi, accessori di piccole dimensioni.

Con questa attività riusciamo ad aiutare per ora quattro famiglie del nostro villaggio. Qualcosa riusciamo a vendere qui, ma data la povertà in generale della gente, teniamo prezzi molto bassi. Abbiamo mandato più di novemila braccialetti in Italia e ad altri amici che ci aiutano per venderli, però la situazione legata al virus ha limitato molto le visite ai botteghini vari.

Per questo stiamo cercando qualche ditta che possa comprarne una buona quantità, magari per farne piccoli regali abbinati ai prodotti, in modo da poter continuare questo aiuto alla nostra gente. O gli organizzatori di qualche evento, alla ricerca di oggettini omaggio…  In futuro vorremmo poter organizzare anche qualche piccolo artigianato del legno e del vetro, in modo da aiutare anche qualche ragazzo a guadagnare qualcosa…

Siamo alla ricerca di sbocchi in Italia, perché se è vero che c’è crisi ovunque, qui in Siria tutta la fatica è sempre di più…. Il paese, distrutto da dieci anni di guerra, stenta a ripartire e ogni cosa anche piccola aiuta a far fronte alle necessità quotidiane.

Ecco qualche foto del lavoro



3: LA SORGENTE PROGETTO PER GIORNATE MONASTICHE FORMATIVE APERTE A RAGAZZE E RAGAZZI

Sempre più ospiti vengono al nostro monastero, attirati in primo luogo dalla bellezza del luogo e dalla pace che vi trovano. Fra loro anche molti giovani.

Scoprono a poco a poco la comunità che vi abita, la liturgia che vi si svolge, il senso della giornata con le sue luci e le sue ombre, i suoi tempi per parlare e i tempi per rispettare il silenzio.. La passione per il lavoro manuale e per la natura con i suoi ritmi… Però gustare tutto questo non è immediato, soprattutto per i gruppi che vengono con un programma loro, già stabilito. E’ faticoso cogliere il senso della nostra vita, e allo stesso tempo c’è la percezione di poterne trarre qualcosa per se stessi, per sostenere il proprio quotidiano.

C’è anche sete di qualcosa di qualcosa di più profondo, di una esperienza più personale e allo stesso tempo ecclesiale di Cristo, della preghiera, della fede..

Gli altri consacrati, che vivono a contatto quotidiano anche con i giovani, ci dicono della mancanza generale di vocazioni, ma anche di una disponibilità di fondo alla vita consacrata, e del bisogno che qualcuno parli loro di questa possibilità, soprattutto con la vita e l’esperienza. I Focolarini, così come altri, stanno lavorando molto sul senso della vita come vocazione.

Noi vorremmo proporre il nostro modo, quello monastico, di seguire il Signore. La vita monastica ha in Siria le sue radici: è nata qui, allo stesso tempo che in Egitto, nel terzo secolo dopo Cristo. Molti Santi monaci hanno vissuto qui, durante i secoli. Sarebbe un dono di Dio vederla rifiorire oggi..

Concretamente:

Il programma prevede dei fine settimana ( giovedì pomeriggio, venerdì e sabato, che sono i giorni liberi per chi lavora) durante l’anno in cui invitare, con l’aiuto dei parroci, i giovani ad una esperienza strutturata secondo i nostri tempi. Preghiera della liturgia delle ore, celebrazione Eucaristica (o celebrazione della Parola), Lectio Divina guidata, lavoro manuale, pasti in comune con la lettura di tavola, tempo personale di meditazione e preghiera, e un momento di condivisione finale. L’esperienza di alzarsi presto, e gustare le ore della notte e del primo mattino per la preghiera. L’esperienza del lavoro e di un po’ di fatica anche fisica.. L’esperienza del silenzio. E di una parola più controllata; l’ascolto della natura e l’attenzione al servizio comune.

Ai partecipanti lasceremmo l’onere di pagarsi il viaggio, e 7000 SYP ( pari a due euro per due giorni) come quota di partecipazione, per responsabilizzare la partecipazione.  Per coprire le nostre spese, avremmo bisogno ancora di 10 euro per persona ( per due giorni).

Quindi, per un ritiro di dieci persone per un fine settimana, avremmo bisogno di 10 euro x 10 persone = 100 €, più qualche spesa di materiale = 130 € 

10 incontri = 1300 €




4:  TUTTI A SCUOLA ! PROGETTO DI SOSTEGNO PER SPESE SCOLASTICHE 2021/2022

Anche se l’anno scolastico è già iniziato, vorremmo dare un sostegno alle spese della scuola, che incidono non poco sull’economia della famiglia.

Ecco qualche dato: vorremmo aiutare un gruppo di 104 ragazzi.

55 delle elementari, 25 delle medie, 10 delle superiori e 14 universitari.

ELEMENTARI : 55 bambini

per ogni bambino :

abiti 200.000 SYP ( scarpe, 25000; pantaloni 25000; camicia 30000; zaino 30000. Gli abiti 2 volte nell’anno scolastico)

quaderni 22.000 SYP

penne 14.500 SYP

vanno a scuola al villaggio, non c’è trasporto. TOT. A bimbo 236.000 SYP = 63 €

236.000 SYP : 3400= 69,4 $ x 55 = 3818 $ : 1,1= 3470 €

MEDIE : 25 bambini

abiti 200.000 SYP

quaderni 26.000 SYP

penne 14.500 SYP

mezzi di trasporto al villaggio vicino 350.000 TOT. A bimbo 590.500 SYP = 158 €

590.500 SYP : 3400= 173,6 $ x 25= 4342 $ : 1,1 =3947 €

SUPERIORI : 10 ragazzi

abiti 230.000 SYP

quaderni 30.000 SYP

penne 20.000 SYP

mezzi di trasporto al villaggio vicino 350.000 TOT. A ragazzo 630.000 SYP = 168,5

630.000 SYP : 3400= 185,2 $ x 10= 1853 $ : 1,1 =1685 €

UNIVERSITA’ : 14 giovani

abiti 230.000 SYP

quaderni 30.000 SYP

penne 20.000 SYP

mezzi di trasporto ( alla città) 1.500.000 TOT. A giovane 1.780.000 SYP = 476 €

TOTALE IN EURO PER IL PROGETTO : 15.765 €

( N: B: i libri di testo in Siria sono dati gratuitamente dalla Scuola )



5: LA PICCOLA FATTORIA  MICROPROGETTO PER ALLEVAMENTO MUCCHE

La nostra è una richiesta di aiuto per un progetto di allevamento di mucche, nel villaggio di Azer ( Talkalakh, provincia di Homs).  Il villaggio di Azer è un piccolo villaggio cristiano Maronita, di circa 500 abitanti, molto vicino al confine con il Libano e circondato da villaggi Alauiti e Sunniti. E’ una zona rurale, l’economia si sostiene soprattutto, e a fatica, attraverso i lavori agricoli.

Molti dei nostri giovani sono partiti, purtroppo; tanti sono ancora in servizio militare, e non hanno molte prospettive davanti a sé.  Chi vuole restare, ha bisogno di avere un lavoro, un minimo di possibilità di guadagnarsi la vita.

Sami Thome è un giovane di 33 anni, ha terminato da poco il suo servizio militare, durato 10 anni, ed ora non ha un lavoro stabile (anche se guadagna occasionalmente qualcosa come tassista). E’ fidanzato e vorrebbe sposarsi , restando a vivere nel villaggio.

Anche Hasib Dabboul è del villaggio : ha 34 anni, è sposato e padre di tre figli. Lui ha una professione, è uno scalpellino come tutta la sua famiglia, ma è ancora in servizio militare ( da ormai sei anni) e non può certo accettare del lavoro fisso.

Entrambi hanno un po’ di terra ed uno stabile dove ospitare le mucche, quindi potrebbero iniziare subito ad occuparsi degli animali.  Con il tempo, vorrebbero aumentare il numero delle mucche, e magari lavorando insieme pensare anche ad una piccola fabbrica di prodotti lattieri.

Ma questo in una fase successiva.  Sarebbe già molto per loro poter disporre di una risorsa immediata, vendendo il latte con le prime mucche a disposizione.



Vi ringraziamo in anticipo per il vostro interesse nel sostenere il popolo siriano, così provato anche nelle cose più basilari come il nutrimento, la salute, lo studio, il lavoro.

Sappiamo che la situazione sta diventando precaria anche in Occidente, e non è facile per nessuno.. Tutto ciò che potrete fare, sarà prezioso..

Da parte nostra, ci rendiamo garanti della serietà di queste persone e delle loro intenzioni.

Con riconoscenza, le sorelle di Fons Pacis


Per fare la tua donazione, ti chiediamo di seguire queste istruzioni:

Intestatario:
Associazione Nostra Signora della Pace
via Provinciale del Poggetto, 48 - 56040 Guardistallo PI

Bollettino su:
Conto Corrente Postale n. 12421541

oppure

Bonifico bancario su:
IBAN: IT61M0306909606100000002047
Codice SWIFT: BCITITMM

Nella causale del bonifico, puoi precisare una delle seguenti voci:

Monastero Trappiste di Azeir - Adotta una pietra , o il nome di uno dei 5 progetti proposti

Tutti i contributi saranno riconosciuti con gratitudine e sono deducibili dalle tasse ai sensi del D.L.G. 460/97.

Ass. Nostra Signora della Pace  https://www.nostrasignoradellapace.it/sostieni/

giovedì 28 ottobre 2021

Una casa di preghiera consacrata all'amore per il Signore presente, in Siria (2° parte)

  
Seconda parte della Lettera inviata dalle Monache Trappiste di Azeir agli amici, il 25 Ottobre  2021. 
Una 'casa di preghiera' .

....

Ancor di più, due cose ci “impegnano” nell’esercitare la speranza: la crescita della nostra comunità, anche con vocazioni locali. Siamo sempre in cinque, un po’ pochine..  Qualcuna ci contatta dall’Europa, e la strada è aperta per chi lo volesse.  Ma ovviamente desideriamo con tutto il cuore che la vita monastica, nata in Siria come in Egitto all’inizio del Cristianesimo, sia riscoperta dai siriani stessi e torni ad essere una fonte a cui tanti possano dissetarsi..

Noi abbiamo ricevuto così tanto dalla nostra forma di vita, che vorremmo che anche i nostri giovani, qui, potessero gustarla. Ci affidiamo alla preghiera (anche alla vostra!) cioè al Signore che dice di chiedere operai per la messe, ma ci impegniamo anche a far riscoprire la bellezza, la libertà e la gioia di una vita consacrata al Signore.. O sarebbe meglio dire “consacrata dal Signore” all’amore per Lui .

Stiamo preparandoci a fare delle giornate di proposta vocazionale, o comunque di esperienza di ritmo monastico così come lo viviamo nella nostra tradizione: preghiera delle Ore, un po’ di lectio, di lavoro, di vita comune e di silenzio… Una proposta “nostra”, di ritiro “a modo nostro”, per gustare lo scorrere del tempo e la bellezza di una vita “normale” vissuta al ritmo della preghiera.  Pensiamo di offrire il soggiorno a un costo minimo, ciò che serve per essere responsabili di una scelta seria…. Quindi se volete aiutarci in questo tipo di ospitalità…grazie !

Un sito internet , data la connessione internet che abbiamo, è una sfida, e così una sobria paginetta facebook ( che un ragazzo ci ha aperto, ma che non usiamo mai in realtà, per una sorta di rifiuto conscio e inconscio)..Ma prima o poi ci arriveremo, almeno per qualche comunicazione della comunità..

E infine, ma non ultima cosa, vivere la speranza ci ha portate, in quest’anno dedicato a San Giuseppe, a cominciare finalmente i lavori per il monastero vero e proprio.

Abbiamo ancora una volta ripreso in mano il progetto, per semplificarlo il più possibile, soprattutto a livello costruttivo, e per impostare tutto a partire dalla chiesa. Ormai è veramente necessario avere una chiesa più grande della nostra cappellina che amiamo molto ma che è troppo piccola anche per un gruppetto di una sola decina di ospiti che fa ritiro..

Qualche aiuto importante è arrivato, già da tempo in realtà; sia da una comunità del nostro Ordine, sia dalla Nazione Ungherese che sostiene con generosità le varie iniziative di ripresa in Siria; e poi tante altre comunità e privati che ci stanno aiutando, secondo le loro possibilità ed anche di più, con tanta generosità ( e con tutta la nostra gratitudine!). Il nostro Vescovo ci incoraggia, come molti altri sacerdoti e fedeli.. E…anche i nostri operai musulmani aspettano la Chiesa !

Anche su questo (cioè sul fatto di costruire) ci siamo fatte molte domande, data la situazione generale, la povertà così diffusa e la partenza continua dei siriani verso altri paesi.

Ma certo siamo convinte che non è edificare un luogo per Dio che impoverisce gli uomini. Al contrario, un monastero, per quanto fragile sia, è sempre prima di tutto uno spazio di Dio, dove gli uomini possono ritrovarsi pienamente tali, e trovare la forza anche per far fronte alle logiche di profitto economico e ancor più di transumanesimo che, quelle sì, impoveriscono e rendono schiava l’umanità dei nostri giorni, e impediscono sistemi economici più giusti e partecipativi.

Costruire tra l’altro ha anche effetti immediati di aiuto, crea lavoro per molte persone. Proprio per questo non ci stiamo affidando ad una grande impresa, ma, con la supervisione dei direttori dei lavori e nostra, abbiamo scelto di coinvolgere per ogni tappa piccole imprese locali.

Chiamiamo questo progetto “Anatot.”

Sì, proprio come Geremia: quando tutto attorno sembrava crollare, e la prospettiva reale era l’esilio dalla propria terra, Geremia compra un campo in Anatot, certo del ritorno, certo che la vita fiorirà come e più di prima. Certo che il Signore farà ritornare il suo popolo.

Oggi, mentre così tanti lasciano la Siria, e soprattutto i più giovani….è il tempo di credere: che Dio non dimentica le sue promesse, che tutto si può ricostruire se si ricostruisce l’uomo; è tempo di impegnarci nella nostra vita cristiana perché restare qui valga la pena per tutti.

Tempo di costruire la nostra chiesa, per quelli che restano e per quelli che torneranno…

Così, senza averlo veramente programmato, per un insieme di circostanze abbiamo iniziato gli scavi l’8 di settembre, il giorno della Natività di Maria.. E il primo giorno di scavo, abbiamo trovato una pietra che serviva in passato come pietra di confine dei terreni…. e che porta incisa una croce sopra !

Il 14 settembre, solennità dell’Esaltazione della Croce e decimo anniversario dell’inizio della vita monastica regolare ad Azer, dopo aver celebrato la Messa con il nostro vescovo Latino, Mons. George Abu Khazen, siamo andate in processione, cantando le Litanie dei Santi, sul terreno del cantiere. Il Vescovo ha benedetto i lavori, ed anche i nostri operai, incoraggiandoli a “costruire” anche la loro vita nella pace e con fede nel Signore.

Ora gli scavi sono quasi ultimati, e potremo così a fine novembre passare alla fase dei cementi, della costruzione vera e propria.. Ci sembra un miracolo, dopo 16 anni ormai di presenza in Siria, dopo aver rimandato 10 anni a causa della guerra. Ogni giorno andiamo a seguire i lavori chiedendoci se sia proprio vero…

Legato alla costruzione del monastero, c’è l’idea di riutilizzare, per la copertura, delle pietre recuperate dalle macerie. In Siria le case, anche quelle povere, se non hanno muri solo di blocchetti non utilizzano gli intonaci in esterno perché, a causa della sabbia che si trova qui, non sono di buona qualità e non resistono alle intemperie. Le case sono normalmente ricoperte di pietre, con spessori variabili.

La guerra ha lasciato dietro di sé montagne di macerie, e c’è chi le acquista per ricavarne materiale edile. Vorremmo utilizzarle anche noi, per riscattare queste pietre che hanno visto tanta storia.. Per risparmiare, per non sprecare materiale, ma soprattutto per dire che si costruisce su una memoria, su una vita che ci ha preceduto e dalla quale veniamo, e che non si parte mai da zero. 

L’altra novità, questa molto più semplice ma molto simbolica per noi, è la realizzazione della fontana di Nostra Signora Fonte della Pace.

L’idea era lì, nella mente, fin dall’inizio e sapevamo dove avremmo voluto farla. Avevamo lasciato nella zona un po’ di grossi massi in attesa del tempo favorevole, che è arrivato circa quattro mesi fa, quando abbiamo chiamato una ruspa per tre giorni per sistemare i confini del terreno e prevenire i rischi degli incendi, che puntualmente si verificano attorno a noi a causa dell’imprudenza con cui si utilizza il fuoco per ripulire il terreno.

Il manovratore è un amico e alla fine del lavoro ci ha aiutato ad ammonticchiare un po’ dei sassoni disponibili. Ne è uscita la base della fontana; abbiamo ripulito da erbe, terra, abbiamo utilizzato un lastrone di pietra bianca, opportunamente dipinto con oro e posto sulla cima, per creare lo sfondo. E poi sassi e cemento, e avanzi di ceramiche rotte per fare la pavimentazione in stile mosaico.

Un grande amico della comunità, un sacerdote italiano che ha visto le foto dei nostri lavori, si è entusiasmato ed è diventato il mecenate della fontana.

Abbiamo dipinto su una lastra di pietra la “nostra” Madonnina, simile a quella della cappellina.  La fontana non è ancora terminata, lavoriamo poco a poco quando c’è del tempo utile.. Ma abbiamo già potuto benedirla, con i frati francescani che erano da noi a fare il loro ritiro annuale, il 7 ottobre, giorno della Madonna del Rosario.  E il 9 ottobre l’abbiamo inaugurata con la preghiera del rosario, insieme a un gruppo di amici disabili di Lattakie e le loro famiglie, a un amico che accompagnava i canti con il liuto, e alla gente del nostro villaggio. E’ stato un momento molto semplice e molto bello, abbiamo affidato tutti insieme a Maria le nostre preghiere, lasciandole scorrere dal cuore insieme all’acqua che ci rallegrava lo spirito.

Speriamo che possa diventare un luogo di preghiera per tutti quelli che vengono a far visita al Monastero, soprattutto i tanti che sono di passaggio solo perché il posto è bello.  Che Maria tocchi il cuore di tutti, consolando e dando nuova forza e soprattutto che, come nell’immagine, inviti ad andare a Cristo…

Quasi alla fine di questa cronaca, vogliamo dire grazie a tutti voi, amici che ci sostenete e ci aiutate in mille modi.

La fine di ottobre porterà alla Siria la visita del Card. Sandri, il Prefetto per la Congregazione delle Chiese Orientali; noi parteciperemo all’incontro che avrà con i sacerdoti e i religiosi della diocesi di Tartous.

E poi a novembre avremo la visita della Madre da Valserena, insieme a madre Martha della comunità delle Acque Salvie a Roma, accompagnate da Padre Andrea. E dopo questo, un viaggio ad Aleppo, per concordare la fusione della campana che i nostri fratelli Francescani ci hanno regalato…

Ma tutto questo ve lo racconteremo nella prossima cronaca…

Con ancora tanta gratitudine per il vostro sostegno e la vostra amicizia…

le sorelle di Fons Pacis


La prima parte della Lettera delle Trappiste è disponibile a questo link: https://oraprosiria.blogspot.com/2021/10/cronache-di-vita-monastica-e-di.html

Nei prossimi giorni pubblicheremo nei dettagli i progetti proposti dalle Sorelle per sostenere varie esperienze di donne e uomini siriani rimasti fedelmente, e faticosamente, nel Paese, e per contribuire alla costruzione della chiesa del Monastero delle Monache.

mercoledì 27 ottobre 2021

Cronache di vita monastica e di intrapresa di carità in Siria

 Pubblichiamo la prima parte della Lettera inviata dalle Monache Trappiste di Azeir agli amici il 25 Ottobre  2021. Vi si accenna agli innumerevoli progetti di carità nati dall'iniziativa delle Sorelle di fronte ai bisogni della gente dei villaggi vicini: nei prossimi giorni li dettaglieremo con singole schede, invitandovi a scegliere quale sostenere col vostro contributo. Grazie a nome dei siriani!


Carissimi,

anzitutto riprendiamo alcune notizie che già vi avevamo inoltrato per tenervi informati sulla vita della nostra comunità.

Noi stiamo bene, grazie a Dio; nonostante la situazione che ci circonda, possiamo continuare a vivere la nostra vita monastica in questa terra, grazie anche al sostegno della vostra preghiera e agli aiuti concreti che ci fate arrivare.

Per quanto riguarda i contatti con l’Italia e con gli altri paesi, la situazione in Siria come per tutti nel mondo è stata di isolamento. I viaggi dall’estero stanno riprendendo solo ora, dopo quasi due anni.

Invece è sempre vivace e in crescita l’accoglienza al monastero di persone e gruppi per ritiri e giornate di preghiera. Anzi, a causa della chiusura dei confini col Libano, meta tradizionale di ritiri per tutte le comunità religiose, quest’anno abbiamo avuto la gioia di ospitare moltissimi gruppi di sacerdoti e suore di tutti i riti, buona occasione per rinnovare i legami di amicizia e conoscenza reciproca.

Molti sono anche i laici, che vengono un po’ da tutta la Siria (compatibilmente con la disponibilità di benzina..!). Fino ad ora, se chiedono di restare a dormire, possiamo accogliere solo gruppi piccoli, 10 persone normalmente, al massimo 15..

I gruppi più grandi possono venire per una giornata, ed hanno a disposizione una sala grande, con un cucinotto indipendente…Molti ne approfittano, e soprattutto i Padri Francescani di Lattakie che pur essendo a due ore di strada da noi, ci hanno “adottato” e portano volentieri da noi i vari gruppi parrocchiali, assicurandoci così ogni tanto anche la Messa e le confessioni.

Siamo infatti ancora senza cappellano; la domenica o nei giorni di festa per la Messa scendiamo alla parrocchia Maronita del villaggio, e poi…la Provvidenza provvede, e ogni tanto ci manda qualche sacerdote inaspettato proprio per le ricorrenze importanti….

Siamo particolarmente grate per aver avuto la presenza di un altro francescano, “prestato” dai Padri di Aleppo, durante il Triduo e la veglia Pasquale.

Se ci fosse qualche volontario per il prossimo anno, è il benvenuto !

Il virus e la povertà

Forse può stupire che il monastero non abbia chiuso agli ospiti, ma in generale in Siria non c’è stata una vera chiusura della vita pubblica, e neppure delle chiese, se non per brevi periodi o in modo molto parziale. In Siria il virus ovviamente è arrivato, ed ha fatto molte vittime. Ma dopo un primo periodo di allarme, l’anno passato, la gente si è abituata a convivere anche con questo rischio, che alla fine è uno fra i tanti.. Come può un padre di famiglia che guadagna 50000 lire al mese, spenderne 200 al giorno per ogni componente della famiglia, per comprare delle mascherine ? Come può la gente non lavorare, se già non sa come portare a casa da mangiare ?

In questo momento, sembra che la seconda ondata del virus sia più pesante, più contagiosa, ma la vita comunque continua abbastanza normalmente.

Abbiamo l’impressione che molti, almeno nella nostra zona, abbiano una sorta di immunità, perché in realtà nell’autunno 2019, precedente allo scatenarsi del virus, qui c’è stata una strana influenza, molti avevano una tosse asciutta e soffocante, noi comprese, senza altri sintomi; diverse persone sono morte. L’impressione è che qualcosa qui sia iniziato prima….

Da parte nostra comunque abbiamo esercitato un po’ di prudenza ( ad es evitando al mercato di comprare la cassetta di pomodori dove tutti hanno girato e rigirato la merce ), e poi abbiamo deciso di vivere in modo normale, senza chiudere il monastero.

In più, abbiamo avuto dosi industriali di vitamine dai nostri agrumi, suor Adriana che ci affumica di eucaliptus, suor Marita che ci distribuisce vitamine e zinco, e tisana di rosmarino (antibiotico naturale) tutte le mattine…E soprattutto siamo convinte che Maria e san Giuseppe abbiano steso un velo di misericordia sulla nostra comunità. Perché ad esempio all’inizio del virus, l’estate scorsa, le suore Salesiane dell’Ospedale Italiano di Damasco sono venute, per la settimana del loro ritiro annuale, divise in due gruppi. Dopo due giorni dal rientro, il primo gruppo si è ammalato, e il secondo che era qui è ritornato in fretta…e sono risultate tutte positive. Sono state molto male, una sorella è deceduta; e non ci spieghiamo come noi non abbiamo avuto proprio nessun sintomo, dopo dieci giorni con loro in cappellina, e nel servizio a stretto contatto in foresteria…

Più che il virus, in realtà è la situazione in sé della Siria che è ancora molto dura, quasi più che durante la guerra vera e propria ( che tra l’altro non è ancora veramente finita..) . L’impoverimento è generale, l’inflazione alle stelle, la lira siriana è arrivata a 4000/5000 rispetto al dollaro, ora è un po’ scesa ma i prezzi sono rimasti alti. Un litro di olio di semi, si compra a 9000 lire ! un chilo di lenticchie a 5000, uno di farina a 1300… I poveri sono sempre più poveri, ed ora il ceto medio non ce la fa a garantire tutti i pasti…

Le mafie imperversano, e guadagnano; soprattutto bloccano con le loro tangenti ogni iniziativa di lavoro. E nel paese mancano elettricità, benzina, gas, gasolio, a volte anche farina e quindi pane, medicine, pezzi di ricambio … Manca il potere di acquisto, e quindi non c’è mercato e diminuisce il lavoro. Partono i pochi medici e i professionisti rimasti.. Persino gli imprenditori…Partono i giovani, soprattutto i cristiani…Partono famiglie intere..

Un altro esempio: le scuole, a fine anno scolastico 2021, sono state chiuse per un periodo, ma non per il virus, ma perché studenti e insegnanti non trovavano benzina per andare a scuola, e non c’era gasolio per dare corrente e luce… Ma si è detto che era per il Corona.

E purtroppo gli avvenimenti di geopolitica non promettono nulla di buono: la situazione di instabilità in Libano, che ha colpito pesantemente tutta l’economia regionale, e poi il rinnovarsi delle sanzioni internazionali che soffocano la vita.. Le tensioni mondiali fra le varie potenze, che si giocano frequentemente sul terreno mediorientale…

E’ di qualche giorno fa un attentato a Damasco, che sembra provocato ad arte per ridestare l’attenzione su Idleb e ricreare tensione..

La speranza e i progetti

La speranza è una vera sfida, una virtù che è messa alla prova e che dobbiamo chiedere al Signore, per tutti.

E per vivere la speranza …. abbiamo piantato molti melograni e mandorli, un modo di poter guadagnare qualcosa dalla terra.

Sperare è continuare a cercare sbocchi sul mercato, in Europa, per il sapone di Aleppo, che la nostra comunità di Valserena ci ha aiutato a mettere in regola per le normative commerciali, e che vende fra i suoi prodotti, per guadagnarci da vivere e coprire almeno le spese ordinarie della comunità.  Anche alcuni amici ci stanno aiutando a farlo conoscere e diffonderlo, e da poco siamo riuscite a fare una spedizione di 18000 saponette, disponibili ora a Valserena..

Per l’accoglienza teniamo i prezzi dell’ospitalità minimi, giusto per coprire le spese, a volte neppure quello, e comunque lasciamo libere le persone secondo le loro possibilità. Lo consideriamo il nostro aiuto alla chiesa locale, altrimenti sarebbero penalizzati proprio i più giovani o i più poveri…Ma certo non è una fonte di guadagno per noi.

Sperare vuol dire che stiamo imparando a fare l’aceto in casa, che coltiviamo fagioli e legumi in quantità, e facciamo il formaggio da sole, perchè costa tantissimo ! E a volte non si trova neppure. Stiamo brevettando il “puro grana siriano”... e una discreta mozzarella.

Speranza è cercare di sfruttare quanto la natura ci dona, per noi e per gli altri. Ad esempio tanti ormai ci chiedono l’aloe per curarsi, comprano le nostre tisane. E stiamo pensando di sviluppare, per noi e anche come lavoro del monastero, la medicina naturale.

Come possiamo, con gli aiuti che ci vengono dall’Italia e dai benefattori, cerchiamo di garantire del lavoro almeno a qualcuno, come abbiamo fatto durante tutta la guerra; abbiamo in questo momento circa una decina di operai e così diverse famiglie riescono ad avere un sostegno .

Cerchiamo di essere aperte alle varie necessità, confidando nella Provvidenza: per cure mediche, per interventi urgenti di chi non può pagare; per aiutare i giovani per pagare i trasporti verso le scuole o le tasse scolastiche, perché non lascino il paese.

Naturalmente non abbiamo una vera e propria organizzazione, non è il nostro compito, e se possiamo indirizziamo alle associazioni presenti. Ma il monastero resta un luogo aperto a cui bussare, e le necessità sono sempre tante; vorremmo inventarci qualche forma di lavoro, perché continuamente ci chiedono un impiego, ma la mancanza di mercato blocca un po’ le iniziative. E senza un ritorno almeno delle spese, non possiamo permetterci altro.

Continuiamo comunque con il gruppetto “mani e cuore per la vita”, con qualche donna del villaggio che ha veramente bisogno di lavorare, ma che ha bambini piccoli che non può lasciare a casa. Abbiamo insegnato loro la tecnica del macramé, l’intreccio dei nodi, e così produciamo braccialetti vari, portachiavi, ecc. Col tempo speriamo di poter realizzare lavoretti in legno e vetro, e poter dar lavoro anche a qualche ragazzo.

Stiamo sostenendo un microprogetto agricolo per l’acquisto di qualche mucca e la sistemazione di una stalla, per due giovani del nostro villaggio: Sami ha 33 anni, ha terminato da poco il suo servizio militare, durato 10 anni, ed ora non ha un lavoro stabile (anche se guadagna occasionalmente qualcosa come tassista). E’ fidanzato e vorrebbe sposarsi, restando a vivere nel villaggio. Anche Hasib è del villaggio: ha 34 anni, è sposato e padre di tre figli. Lui ha una professione, è uno scalpellino come tutta la sua famiglia, ma è ancora in servizio militare (da ormai sei anni ! ) e non può certo accettare del lavoro fisso.

Siamo in ritardo per l’inizio delle scuole, ma stiamo lo stesso facendo un elenco dei bambini del villaggio e di qualche altra famiglia povera che conosciamo, per far arrivare loro un sussidio per le spese dell’anno scolastico.

......

[ fine della prima parte, seconda parte domani]

martedì 15 giugno 2021

Il Monastero delle Trappiste in Siria, un’oasi dentro il deserto

Presentiamo un bell'aggiornamento della vita delle Sorelle in Siria, tratto da una cronaca inviata alla casa-madre italiana, la Trappa di Valserena.


Nonostante questi tempi difficili per tutti, la vita ad Azer continua, ed è sempre vivace e in crescita l’accoglienza al monastero di persone e gruppi per ritiri e giornate di preghiera. Vengono un po’ da tutta la Siria (compatibilmente con la disponibilità di benzina), in particolare dalla parrocchia latina di Lattakie. Pur essendo a due ore di strada, i Francescani che reggono la parrocchia portano volentieri da noi i loro fedeli, assicurandoci così ogni tanto anche la Messa e le confessioni. Siamo particolarmente grate per aver avuto la presenza di un altro sacerdote francescano, che è invece ad Aleppo, durante il Triduo e la veglia pasquale. Abbiamo ospiti anche da Homs e da Damasco, grazie a Dio Azer si trova un po’ al centro della Siria… 

Sempre numerose sono anche le richieste di partecipare alla nostra preghiera da parte di religiose e religiosi, sacerdoti e consacrati. Il nostro Vescovo, Mons. George Abou Khazen, ci conferma nella bontà di questo sforzo “che offre la possibilità di un’oasi dentro il deserto”, e ci permette di testimoniare la tradizione benedettina dell’accoglienza, che cerchiamo di vivere come meglio possiamo, ( per noi che siamo poche è un lavoro impegnativo, ma che viviamo con gioia e aiutandoci reciprocamente) . 

Forse può stupire che il monastero in questi tempi di Covid non abbia chiuso agli ospiti, ma in generale in Siria non c’è stata una vera chiusura della vita pubblica, e neppure delle chiese, se non per brevi periodi o in modo molto parziale. In Siria il virus ovviamente è arrivato, ed ha fatto molte vittime. Ma dopo un primo periodo di allarme, l’anno passato, la gente si è abituata a convivere anche con questo rischio, che alla fine è uno fra i tanti. Come può un padre di famiglia che guadagna 50000 lire al mese, spenderne 200 al giorno per ogni componente della famiglia, per comprare delle mascherine? Cioè diciamo almeno mille lire se ha tre figli? Come può la gente non lavorare, se già non sa come portare a casa da mangiare? 

Da parte nostra, abbiamo esercitato un po’ di prudenza e per il resto abbiamo avuto dosi industriali di vitamine dai nostri agrumi; Adriana ci affumica di eucaliptus i polmoni; Marita ci distribuisce tisana di rosmarino come antibiotico tutte le mattine… e soprattutto siamo convinte che Maria e san Giuseppe abbiano steso un velo di misericordia sulla nostra comunità. Perchè accogliamo la gente normalmente, da qualunque parte della Siria venga. Non osserviamo particolari distanze, e non utilizziamo la mascherina, anche quando andiamo fuori per delle spese, come del resto la maggior parte dei siriani, almeno nelle campagne. 


La situazione della Siria si è fatta molto grave, quasi più che durante la guerra vera e propria (che tra l’altro non è ancora veramente finita…). L’impoverimento è generale, l’inflazione alle stelle (la lira siriana è scambiata a 3000 rispetto al dollaro, quando durante gli anni più duri si era arrivati al massimo a 600/650). Un litro di olio di semi, si compra a 20000 lire, un chilo di lenticchie a 4000 e uno di farina a 1500! I poveri sono sempre più poveri, ed ora il ceto medio non ce la fa a garantire tutti i pasti… Le mafie imperversano, e guadagnano, ma nel Paese mancano benzina, gas, gasolio, a volte anche farina e quindi pane, medicine, pezzi di ricambio. Manca il potere di acquisto, e quindi non c’è mercato e diminuisce il lavoro… Partono i pochi medici rimasti. Partono i giovani, soprattutto i cristiani. Partono famiglie intere. Un altro esempio: le scuole ora sono chiuse, ma non per il virus, ma perché studenti e insegnanti non trovano benzina per andare a scuola, e non c’è gasolio per dare corrente e luce. 

Purtroppo gli avvenimenti di geopolitica non promettono nulla di buono: prima l’attentato al porto di Beirut, che ha colpito pesantemente tutta l’economia regionale; poi l’inasprimento del confronto con Russia e su altri fronti; la richiesta di nuovi corridoi umanitari in Siria (cioè canali per fare entrare ancora armi...) e così via… E le sanzioni internazionali che soffocano la vita.

Ci sono state le elezioni, che non commentiamo perché troppe parole sono già state spese un po’ inutilmente: la vera aspettativa è “il dopo”, è vedere se e come cambierà qualcosa in questi mesi…. E ciò dipenderà molto, come sempre, da cosa decideranno i paesi “altri” rispetto alla Siria. 

Nel frattempo la speranza è una vera sfida, una virtù da chiedere al Signore, per tutti. 

 Sperare vuol dire anche che… abbiamo piantato molti melograni e mandorli, un modo di poter guadagnare qualcosa dalla terra. E che continuiamo a cercare sbocchi sul mercato, in Europa, per il sapone di Aleppo, che Valserena ci sta aiutando a mettere in regola per le normative commerciali, per guadagnarci da vivere.

Sperare vuol  dire che stiamo imparando a fare l’aceto in casa, che coltiviamo fagioli e legumi in quantità, e facciamo il formaggio da sole… perchè costa tantissimo! e a volte non si trova neppure… stiamo cercando di sfruttare quanto la natura ci dona, per noi e per gli altri. Tanti ormai ci chiedono l’aloe per curarsi, e probabilmente dovremo produrre per noi e per loro la medicina naturale.

Sperare vuol dire… avere il monastero pieno di braccialetti, che qualche donna del villaggio confeziona lavorando a casa, col nostro aiuto, e che speriamo prima o poi di vendere… 

Con gli aiuti che ci vengono dall’Italia e dai benefattori, cerchiamo, come possiamo, di garantire un po’ di lavoro almeno a qualcuno; di aiutare chi è nella necessità per cure mediche, per interventi urgenti che non possono pagare; di aiutare i giovani per pagare i trasporti o le tasse scolastiche, perché non lascino il paese. Le necessità sono sempre tante, ed anche se vorremmo inventarci qualche forma di lavoro per aiutare, la mancanza di mercato blocca un po’ le iniziative. (…)

potete acquistare il sapone di Aleppo delle Trappiste a questo indirizzo: https://www.prodottivalserena.com/prodotto/sapone-di-aleppo/ 

Anche i Padri Francescani di Aleppo, con l’aiuto della bella stagione e delle giornate più lunghe, stanno adottando il monastero, e avremo la gioia di ospitare la loro settimana di ritiro in ottobre, potendo partecipare con loro alle meditazioni che si faranno e celebrando insieme la festa di San Francesco !

Da loro, stiamo per ricevere in dono – con molta gratitudine!- le campane per la chiesa del nostro monastero, che speriamo proprio di poter finalmente costruire.

Affidiamo alla vostra preghiera la costruzione della chiesa, così necessaria per noi e gli ospiti, che la sollecitano giacchè la nostra attuale cappellina è davvero minuscola: segno di speranza per gli uomini ma anche di gloria per Dio, senza il quale non avremmo né respiro, né vita, né esistenza alcuna … 

  Le Sorelle di Azer 


Per donazioni ai progetti delle Monache Trappiste della Siria : https://www.nostrasignoradellapace.it/progetti/siria/


giovedì 1 aprile 2021

«Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi», cantano le Sorelle nella Pasqua della Siria


Dalla Liturgia delle Ore delle Monache di Azeir in Siria: 


Dio Santo, 
Dio Forte,
misericordioso salvatore,
liberaci dalla morte.

A Te gridarono i nostri padri,
gridarono 
e Tu li hai esauditi,
in Te riposero la loro speranza 
e Tu li hai liberati.

A chi andremo nell'ora della prova
quando il nemico è in agguato contro di noi
per ghermire con i suoi artigli la nostra vita?

Gloria a Te o Padre 
per il tuo Figlio Gesù Cristo 
nello Spirito Santo consolatore.

 
Nel monastero delle Trappiste tanti cristiani siriani cercano
silenzio, fraternità e speranza
per ancorarsi ancora di più a Cristo
presente nella Via Crucis senza fine della Siria.