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venerdì 29 novembre 2013

Siria: quella suora non deve parlare…



Il caso di suor Agnes-Mariam, che denuncia la copertura a livello internazionale del "genocidio sirio"

di Marco Tosatti 

Quello che stiamo per riportare è solo un episodio, ma è indicativo del livello di violenza e di manipolazione che circonda in Occidente – Stati Uniti e Gran Bretagna in particolare – quello che sta accadendo in Siria. 
In Siria vive da venti anni una suora, Agnes-Mariam  che ha dato vita  un movimento chiamato Mussalaha (Riconciliazione), che chiede che la guerra si fermi e le diverse parti in conflitto si siedano al tavolo della trattativa. Di suor Agnes-Mariam de la Croix abbiamo parlato già varie volte, in passato; perché è grazie a lei che sono emerse notizie nascoste o trascurate dalla grande informazione, ed è stata data voce a chi in questa guerra sporca non ne ha:  le persone comuni, le vittime di sempre delle guerre.

Ma questa attività ha fatto sì che la lettura dominante della guerra fosse messa in discussione. Se da una parte c’era Bashar al-Assad, esponente di un regime dittatoriale e repressivo, dall’altra non c’erano i campioni della democrazia e dei diritti sbandierati da Gran Bretagna e Stati Uniti, ma un esercito ormai composto quasi in maggioranza da mercenari islamici finanziati da Arabia Saudita (regime notoriamente democratico) e Qatar, oltre che dai “falchi” occidentali. E i “ribelli” si mostravano senza esitazione più crudeli dell’esercito siriano.  
“In Siria tutti sono in pericolo – ha dichiarato due mesi fa suor Agnes-Mariam de la Croix - . C’è stato il caso di leader religiosi musulmani rapiti e decapitati. Sono stati umiliati e torturati. Gli ismaeliti, i drusi, i cristiani, gente di ogni parte della società siriana sono uccisi in massa. Voglio dire che se questi macellai non avessero l’appoggio internazionale, nessuno avrebbe avuto il coraggio di varcare quella linea. Ma oggi, sfortunatamente, la violazione dei diritti umani e il genocidio in Siria sono coperti a livello internazionale”.

Dopo quelle dichiarazioni alcuni fatti – come il massacro di Sadad, e altri, solo ora ammessi pubblicamente da Human Rights Watch – hanno confermato quanto c’era e c’è di vero nelle parole della religiosa. Tutto questo però va contro la fanfara guerresca messa in piedi da alcuni governi occidentali, e a cui l’informazione main stream, anglosassone in particolare, si è adeguata voluttuosamente, come già fece al tempo delle guerre irachene. 
Ma quella di suor Agnes-Mariam de la Croix è ormai una voce scomoda. Perché se no la gente potrebbe cominciare a chiedersi perché il proprio Paese appoggia, arma e finanzia gente che bombarda, stupra e massacra civili innocenti sotto la bandiera della “liberazione”.

Così quando si è saputo che la religiosa era stata invitata a parlare alla conferenza internazionale di “Stop the War” che avrà luogo a Londra il 30 novembre prossimo, è partita nei suoi confronti una campagna che definire di diffamazione è dire poco, via internet. “La suora preferita da Assad”, un' “apologa di Assad” veniva definita la religiosa, ma non da fondamentalisti islamici, bensì dai falchi della liberale Gran Bretagna. E allo stesso tempo partivano le pressioni verso gli altri oratori. Due di essi, Owen Jones e Jeremy Scahill sono stati tempestati di messaggi via Twitter affinché si rifiutassero di sedere allo stesso tavolo di suor Agnes-Mariam. Entrambi scrittori e giornalisti, si sono piegati alle pressioni. La religiosa ha risposto ritirandosi dalla Conferenza, con una lettera piena di dignità ( http://stopwar.org.uk/mother_<wbr></wbr>agnes.pdf). In essa diceva: “Qualcuno può sentire che se parlo alla Conferenza sarà fatta un’ingiustizia. Altri possono pensare che ci sarà ingiustizia se non parteciperò. Ma dal momento che la mia partecipazione può essere usata da qualcuno contro i vostri sforzi verso la pace, la non violenza e la riconciliazione, penso sia meglio ritirare la mia partecipazione”. 
Una lettera piena di dignità, che dovrebbe riempire di vergogna gli organizzatori della campagna di diffamazione, chi vi si è piegato, e chi pensa che la libertà di opinione sia reale in certi Paesi e su certi temi.

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-30073/

Madre Marie-Agnes risponde alle critiche:



Madre Agnese Maria della Croce è portavoce del Media Centre cattolico della diocesi di Homs, Hama e Yabroud in Siria. La Madre è uno dei principali rappresentanti della "Mussalaha", l' iniziativa interreligiosa per la riconciliazione, che ha il sostegno di tutte le comunità religiose della Siria.
In questa intervista, risponde a molti dei critici che attaccano la sua iniziativa e chiarisce alcuni dei suoi obiettivi per aiutare il ripristino della pace in Siria, come ad esempio: 

• sostenere la risoluzione dei conflitti attraverso la negoziazione e l'attuazione di un processo democratico. 
•  fermare il flusso di armi alla Siria. 
•  stigmatizzare i metodi di guerra che sono contro la Convenzione di Ginevra. 
• sospendere le interferenze dall'estero nel conflitto siriano. 
•  fornire informazioni oneste sul conflitto siriano. 
• supportare i nuovi partiti politici che stanno proliferando e dando nuova forma al paesaggio politico siriano. 
•  fermare le sanzioni, che stanno danneggiando solo la popolazione civile. 
•  distribuire equamente gli aiuti umanitari. 
•  appello all'imparzialità tra le diverse ONG che operano nel conflitto siriano. 
• sostenere un nuovo stato che garantisca la parità di cittadinanza e libertà religiosa di ogni gruppo religioso ed etnico. 

Nonostante il perdurare del conflitto in Siria, Madre Agnese  crede che l'iniziativa è assolutamente necessaria in questo particolare momento ed è imperativo che l'iniziativa di riconciliazione Mussalaha sia riconosciuta, nutrita e sostenuta da tutti coloro che credono nella pace attraverso il dialogo. 
L'articolo originale qui




   read: 

Mother Agnes Mariam: In Her Own Words


lunedì 24 giugno 2013

Ucciso prete cattolico al nord di Aleppo

Il vescovo Hindo: ha offerto il suo martirio per la pace


La Stampa- Marco Tosatti
Secondo fonti siriane attendibili i militanti islamici di Jabhat al-Nusra avrebbero attaccato in giornata un convento latino nel nord della Siria, in località Ghassanieyh, vicino a Idlib e almeno un sacerdote sarebbe morto.
Fonti locali hanno riferito che i militanti del "Fronte della vittoria" avrebbero attaccato la chiesa latina, e la vittima sarebbe il rettore del convento di San Simone, padre Francois Murad.
I militanti inoltre avrebbero saccheggiato il monastero e tentato di dargli fuoco.
Si ignora se vi siano altre vittime; è difficile vista la situazione avere conferme e dettagli.
Jabhat al-Nusra è un'organizzazione vicina ad al-Qaeda. Quel movimento, e altri formati in maggioranza da elementi non siriani, si sono resi responsabili in maniera crescente di violenze contro cristiani, sciiiti, alawiti e sunniti moderati.
http://www.lastampa.it/2013/06/23/blogs/san-pietro-e-dintorni/siria-ucciso-prete-cattolico-9xCno6KZDPXsDXiWsmRTlN/pagina.html



AGGIORNAMENTI 24 GIUGNO


Il convento Francescano (Latino) del villaggio di Ghassanieh (Gisser Es-Choughour), sulle montagne vicine al fiume Oronte, è stato attaccato dai terroristi Jamaat El-Nousra che ha fatto irruzione sparando all'impazzata. Hanno saccheggiato tutto ciò che potevano trovare sotto mano, ed hanno trucidato il monaco di rito siriaco cattolico, P. François Mourad. 
Padre François era stato formato dai Padre Francescani di Terra Santa. Sentendosi chiamato ad una vita più contemplativa, lascia i Francescani, completa i suoi studi dai Trappisti a Latroun (Palestina), poi rientra in Siria ed è ordinato sacerdote dal Vescovo Siro Cattolico di Hassaké nel Giaziret siriano. Egli stava iniziando una nuova fondazione monastica, ispirandosi a San Simeone lo Stilita, aveva costruito il monastero nei pressi del villaggio di Ghassahieh ed aveva iniziato la formazione di alcuni giovani siriani. 
Con l'aggravarsi degli eventi di sommossa e con l'arrivo delle bande di prezzolati e senza coscienza, i giovani che erano con lui sono rientrati in famiglia. P. François rimane solo, e si appoggia sul convento-parrocchia del villaggio vivendo con il Parroco Francescano. Egli è uno dei pochi sacerdoti rimasti assieme ai pochi fedeli ed ai sacerdoti Francescani dei villaggi che nel gergo sono definiti "i villaggi dell'Oronte" riferendosi, appunto al biblico fiume Oronte che passa in quella zona.
Al villaggio di Ghassahieh, fin da quando sono entrate le masnade assassine che avevano costretti tutti a fuggire abbandonando ogni cosa, erano rimasti soltanto il Parroco Francescano, P. François, tre Suore del Rosario ed una dozzina di fedeli che vivevano tutti protetti dal convento. Qualche mese fa fu ucciso il capo della Comunità cattolica (latina) che era rimasto sul posto, ed un paio di giorno addietro hanno trucidato il Padre François. 
Un pietoso Padre Francescano è riuscito a raggiungere il villaggio di Ghassanieh ed ha portato via il corpo martoriato di P. François per dargli un cristiana sepoltura nel vicino villaggio cristiano di Kanayé, altro villaggio dove il parroco Francescano è rimasto sul posto per proteggere il suo popolo. Con il corpo del P. François sono state portate via anche le Suore del Rosario. Naturalmente gli assassini hanno raggiunto il loro scopo, perché già in quel villaggio avevano ridotta a stalla e latrina pubblica la Chiesa greca ortodossa, il parroco greco ortodosso era scappato con tutti i fedeli nei giorni in cui entrarono gli assassini Jamaat El-Noiusra.
A questo punto ci viene spontanea una considerazione: E' possibile che i governi occidentali non vogliono proprio riflettere che loro sono i responsabili morali dei morti cristiani, alawiti e sunniti moderati? E' possibile che la loro mente sia così ottusa da non comprendere che il mondo islamico non ragiona come pretendono ragionare loro? Le categoria mentali sono totalmente opposte alle loro e questi capi occidentali nella loro ottusità mentale non vogliono proprio capire che non hanno diritto di armare e sostenere gente che in nome di un Dio trucidano le persone. 
Questi assassini sono arrivati in Siria perché hanno avuto la visione delle vergini del paradiso islamico che, se dovessero morire martiri (come dicono loro) in Siria, le vergini li accoglierebbero immediatamente nelle loro braccia.

l'osservatore siriano d'Aleppo   


“Preghiamo” scrive nel comunicato il Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa OFM “perché questa guerra assurda e vergognosa finisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalità”

Agenzia Fides - 24/6/2013

Gassanieh - Domenica 23 giugno il sacerdote siriano François Murad è stato ucciso a Gassanieh, nel nord della Siria, nel convento della Custodia di Terra Santa dove aveva trovato rifugio. Ne dà conferma un comunicato della Custodia di Terra Santa inviato all'Agenzia Fides. Le circostanze della morte non sono del tutto chiarite. Secondo fonti locali, il convento in cui si trovava p. Murad sarebbe stato assaltato da miliziani legati al gruppo jihadista Jabhat al-Nusra.
Padre François, 49 anni, aveva fatto i primi passi nella vita religiosa con i frati francescani della Custodia di Terra Santa, e con essi continuava a condividere stretti vincoli di amicizia spirituale. Dopo essere stato ordinato sacerdote aveva iniziato nel villaggio di Gassanieh la costruzione di un monastero cenobitico dedicato a San Simone lo Stilita, nell'alveo della Chiesa siro-cattolica.
Dopo l'inizio della guerra civile, il monastero di San Simone era stato bombardato e p. Murad si era trasferito presso il convento della Custodia per motivi di sicurezza e per sostenere i pochi rimasti, insieme a un altro religioso e alle suore del Rosario.
“Preghiamo” scrive nel comunicato il Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa OFM “perché questa guerra assurda e vergognosa finisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalità”.
Riferisce a Fides l'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, titolare della arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi: “Tutta la vicenda dei cristiani del Medio Oriente è segnata e resa feconda dal sangue dei martiri di tante persecuzioni. Negli ultimi tempi, padre Murad mi aveva fatto arrivare alcuni messaggi in cui si mostrava consapevole di vivere in una situazione pericolosa, e offriva la sua vita per la pace in Siria e in tutto il mondo”.

http://www.fides.org/it/news/53051-ASIA_SIRIA_Ucciso_sacerdote_cattolico_Il_vescovo_Hindo_ha_offerto_il_suo_martirio_per_la_pace#.UchQAW1H45t



AsiaNews - 24/06/2013 11:49

Latakia, ucciso un monaco cattolico nel convento francescano di Ghassanieh
P. Franҫois Mourad, monaco eremita siriano era ospite del convento francescano di Sant'Antonio da Padova a Ghassanieh. Ancora incerta la dinamica dell'omicidio. Fonti parlano di un proiettile vagante, altre di un vero e proprio assassinio da parte dei ribelli islamisti che avrebbero depredato e distrutto l'edificio religioso.



Damasco  - La Custodia di Terra Santa comunica la morte di p. Franҫois Mourad, monaco siriano, e l'assalto del convento francescano di Sant'Antonio da Padova a Ghassanieh, villaggio a maggioranza cristiana della provincia di Latakia nel nord ovest del Paese.
P. Halim Noujaim, sacerdote francescano , afferma in una lettera inviata alla Custodia che p. Hanna e p. Firas, religiosi francescani a Kanaieh (Latakia), si sono recati a Ghassanieh per prelevare la salma di p. Franҫois e avrebbero confermato la distruzione di parte del convento. Nella sua lettera, p. Halim lancia un appello all'occidente dove sottolinea i rischi di un sostegno armato ai ribelli anti-Assad, che appoggiano gli estremisti religiosi responsabili di diversi attacchi contro la minoranza cristiana.
http://www.asianews.it/notizie-it/Latakia,-ucciso-un-monaco-cattolico-nel-convento-francescano-di-Ghassanieh-28288.html



.....
Il racconto è avvalorato dalla testimonianza diretta di un francescano, padre Firas, che dalla località di Kanaieh avrebbe raggiunto Ghassanieh. Qui avrebbe parlato con le suore del convento e preso il cadavere di padre François per dargli degna sepoltura.
 “Vorrei che tutti sapessero - sono parole del Ministro regionale dei francescani di Siria, Halim Noujaim - che l‘Occidente nell‘appoggiare i rivoluzionari appoggia gli estremisti religiosi, e aiuta ad uccidere i cristiani. Di questo passo non rimarrà nessun cristiano in queste zone”. 

Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/24/siria._ribelli_attaccano_un_convento_francescano_a_ghassanieh:_mort/it1-704253
del sito Radio Vaticana


Chi è Padre François Mourad


di Giuseppe Caffulli | 24 giugno 2013


Si chiamava padre François Mourad (49 anni) il religioso ucciso ieri a Ghassanieh, nella valle dell’Oronte, in Siria, in una delle missioni dei frati minori francescani della Custodia di Terra Santa. Padre François si era trasferito nella zona da Aleppo, per aiutare i frati nel lavoro pastorale e nell’assistenza ai profughi. Secondo una prima versione, ad ammazzare il religioso sarebbe stato un proiettile vagante. Ma secondo una ricostruzione più precisa dei fatti, la morte di padre François sarebbe avvenuta in seguito a un’irruzione dei ribelli nel convento francescano, forse a scopo di rapina.
La salma del religioso è stata recuperata dai frati della Custodia del vicino villaggio di Knayeh, dove oggi si è svolgerà il funerale della vittima. Anche le Suore del Rosario che si trovavano a Ghassanieh hanno lasciato per motivi di sicurezza il loro convento.

Di padre François Mourad, fondatore di una nuova congregazione siro-cattolica che si ispirava alla spiritualità di San Simeone lo Stilita, avevamo parlato tempo fa sulla rivista Terrasanta (cfr novembre-dicembre 2006, p. 42) Siriano della provincia di Lattakia, saio grigio, modi gentili, padre François prima di ottenere dal vescovo siro-cattolico il permesso per dare vita alla nuova fraternità, era stato prima trappista a Latroun (Israele) e poi francescano.
Aveva dato vita ad un piccolo monastero ad Hwar, poco fuori Aleppo, dove viveva con alcuni novizi e postulanti: «Il carisma di San Simeone è il carisma della presenza, della contemplazione, dell’essenzialità e dell’ascolto – raccontava durante il nostro incontro –. Cerchiamo di vivere in questo modo, in semplicità, condividendo quello che abbiamo con le famiglie del nostro villaggio, per la gran parte musulmane, mostrando nella quotidianità il volto di Cristo. È un dialogo delle piccole cose che crediamo possa portare grandi frutti».

Come tanti siriani in questo frangente di guerra civile, padre François era stato costretto a lasciare la propria casa di Aleppo e a riparare nelle montagne dell’Oronte, dove si era messo al fianco dei francescani (con i quali coltivava stretti legami spirituali). A Ghassanieh viveva nelle ultime settimane insieme ad un frate francescano della Custodia di Terra Santa, impegnandosi nel portare sollievo alle persone in difficoltà con la semplicità che era il suo stile.
Fino a ieri, all’assalto che gli è costato la vita.

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=5323&wi_codseq=SI001 &language=it

martedì 4 giugno 2013

Pulizia etnica religiosa pianificata: ma l'Occidente non vuol vedere



Marco Tosatti  - Blog San Pietro e dintorni 
L’Associazione di Studiosi musulmani, un’organizzazione di Ulema islamici con sezioni in vari Paesi, ha emanato una lunga dichiarazione di appoggio alla “Jihad” religiosa contro il governo di Damasco, in particolare per quanto riguarda la battaglia di Qusayr, un nodo strategico importante fra Libano e Siria.
E’ in pratica una dichiarazione ufficiale del fatto che la guerra in Siria – alimentata da alcune potenze occidentali e dalla Turchia – sta assumendo sempre di più i contorni di un tentativo di pulizia etnica religiosa da parte dei fondamentalisti sunniti sostenuti dall’Arabia Saudita e dal Qatar contro i cristiani e soprattutto contro gli sciiti (indicati come Rafiditi, nel comunicato, un termine spregiativo) e contro gli alauiti, anch’essi definiti in maniera spregiativa come “Nusayris”.
E non mancano naturalmente attacchi agli ebrei – si parla di cospirazione ebraica – e di incitamenti a liberare la Palestina. E’ interessante notare che fra i firmatari non c’è nessun siriano; ci sono persone dell’Arabia Saudita, dello Yemen, del Sudan e anche del Kosovo. Una presenza inquietante, in un documento del genere, riferita ai Balcani. 
http://www.lastampa.it/Page/Id/1.0.2226306817


distruzione di una moschea sciita da parte delle milizie sunnite


Qualche giorno fa una bomba è stata lanciata in pieno centro di Aleppo, non lontano dalla Cattedrale Siro cattolica. Ha colpito l'Ospedale Salloum. Un giovane cristiano stava per essere dimesso quando l’esplosione l’ha ucciso. Sempre ad Aleppo, un Sacerdote Siro cattolico che accompagnava un funerale è stato fermato dalle squadre dei comitati popolari e gli è stato impedito di continuare ad adempiere il suo dovere sacerdotale. . Questa masnada ha preteso bloccare il corteo funebre perché dovevano passare loro: spesso si tratta di quattro o cinque ragazzotti su un pick up, fuori da ogni controllo, che col mitra in mano si fanno largo tra la gente sparando in aria all'impazzata.. Alle proteste del Sacerdote hanno iniziato a picchiare l'autista, poi si sono accaniti contro di lui e ora rischia di perdere la vista.



Nei villaggi cristiani della zona dell'Oronte (Gisser Choughour) le milizie Giamaat Al-Nousrah hanno rubato le campane della Chiesa parrocchiale latina del Villaggio di Ghassanieh. Questo villaggio fu occupato da queste masnade che entrando in villaggio minacciarono gli abitanti che li avrebbero sgozzati tutti, così scapparono lasciando loro libero il campo. Fino a poco tempo fa nel villaggio erano rimasti soltanto 18 fedeli cattolici, tra questi due religiosi latini e le tre Suore del Rosario. Oggi sono stati costretti a scappare pure loro. Giamaat Al-Nousrah detta legge incontrastata in quei villaggi. Le chiese sono state profanate, ridotte a stalle, e peggio ancora.
Gli altri villaggi cristiani della zona Knayé, Jacoubié, Jedeideh non stanno meglio. Gli episodi di violenza e di devastazione gratuita non sono più sporadici. Nel villaggio di Jedeideh il parroco ortodosso è stato costretto ad abbandonare il villaggio e successivamente la chiesa è stata profanata e distrutta.
Nei villaggi occupati si vive nel terrore. Le milizie ribelli mettono in atto una precisa strategia: si terrorizza la gente per costringerla ad abbondonare le case per poi impossessarsene. Le abitazioni e le proprietà con una "fatwa" vengono dichiarate islamiche e così i cristiani all’improvviso sono senza nulla, in strada per tutta la loro vita.

A questo punto c'è da chiedersi: L'Occidente si rende realmente conto di quel che sta favorendo in Siria? Ormai non si tratta di defenestrare il Presidente, ma si tratta di distruggere la comunità cristiana. Questo è quanto sta facendo l'Occidente: non vuol comprendere che con il suo modo di agire dà man forte ai salafiti, alle Giamaat Al-Nousrah ... ad applicare quanto a metà degli anni 80 gli Ulema radunati a Lahore dichiararono : " entro il 2020-25 non vi dovranno più essere cristiani nel Medio Oriente".

Ecco cosa sta favorendo e facendo l'incoscienza occidentale. Non solo, ma sta mettendo tutte le premesse per una islamizzazione dell'Europa.

Ma domani i "Signori della Guerra" di oggi saranno giudicati come degli ottusi e soprattutto degli incoscienti, perché hanno chiuso occhi ed orecchi mettendo in pratica il detto: non vi è peggior sordo di chi non vuole ascoltare, non vi è peggior cieco di chi non vuol vedere.

   l'osservatore siriano da Aleppo

lunedì 5 novembre 2012

“Preghiere e aiuti concreti per evitare la distruzione della Siria”

“La Chiesa e il monastero di Santa Maria, sulle rive del fiume Eufrate, sono state distrutte da un’esplosione sabato 27 ottobre. E’ un evento che ci ha sconvolto e per questo chiediamo le vostre preghiere e il vostro aiuto per la Siria”

Agenzia Fides 5/11/2012

E' quanto scrive, in un accorato messaggio inviato all’Agenzia Fides, S. Ecc. Mons. Eustathius Matta Roham, Arcivescovo metropolita Siro-ortodosso dell’Arcidiocesi di “Jazirah ed Eufrate”, nella Siria Orientale, dopo l’attentato all’unica chiesa siro-ortodossa della cittadina di Deir Ezzor (vedi Fides 27/10/2012). L’Arcivescovo racconta a Fides: “La comunità cristiana di Deir Ezzor era già fuggita, nella quasi totalità, la scorsa estate, per i pesanti combattimenti in città. Molti cristiani sfollati si sono rifugiati ad Hassake, dove c’è un centro della nostra Arcidiocesi. La comunità cristiana aveva lavorato instancabilmente, e con grandi sacrifici, per dieci anni, dal 1994 al 2004, per costruire la chiesa e la scuola cristiana di ‘Al-wahda’. Dei criminali hanno distrutto questa splendida opera in meno di un minuto. Ci chiediamo: sono forse questi i frutti della Primavera Araba?”. Il messaggio giunto a Fides si conclude con un invito a tutti i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà: l’Arcivescovo chiede “preghiere e azioni concrete per fermare l’inesorabile distruzione della creazione di Dio in Siria”.
 http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40235&lan=ita


La lenta agonia delle comunità cristiane. Il grido di allarme non giunge alla diplomazia mondiale

Vatican Insider, 3/11/2012
  di Marco Tosatti
E’ uno dei tanti esempi di vite spezzate da questa guerra “senza volto”, come qualcuno l’ha definita. E che nel racconto di una piccola famiglia cristiana fuggita in Francia : Fadi, Myriam e Teresa, (sono nomi falsi), esprime tutta la sua tremenda durezza. Sono riusciti a lasciare il Paese, e aspettano che venga loro riconosciuto lo status di rifugiati. “Aide a l’Eglise en detresse” in Francia ha raccolto la loro testimonianza.
Fadi e la sua famiglia abitavano a Bab Touma (la porta di Tommaso) a Damasco; il principale quartiere cristiano della capitale. Bab Touma è un quartiere protetto dai soldati dell’esercito regolare, ma a dispetto di questo la vita è diventata un inferno. “Davanti alle panetterie c’è la coda dalle 6 del mattino - raccontano . Una volta non abbiamo avuto pane per tre giorni”.
 Una parte delle scuole sono ancora aperte, ma per timore di attentati i genitori preferiscono tenere i bambini a casa. “A Jaraman, un quartiere vicino, una mia amica è andata a iscrivere la figlia a scuola, a settembre. Un’auto bomba è esplosa vicino a loro, e le ha uccise”.
 continua a leggere su: http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-cristiani-christians-cristianos-19408/


TESTIMONIANZA da ALEPPO



Aleppo - Lunedi, 5 Novembre 2012 - Giovedi sera 1 novembre, un colpo di mortaio è caduto sulla nostra casa di famiglia in Aleppo, che è stata bruciata e distrutta.
Questo è il luogo dove sono nato e dove erano i ricordi della mia infanzia. La casa della mia adolescenza e la mia giovinezza non esiste più.
Fortunatamente, nessun membro della mia famiglia è stato ferito, erano andati via tutti da Aleppo due mesi e mezzo fa per rifugiarsi in montagna.
Nei giorni scorsi,  niente nella vita  aveva più alcun senso per me. Ma dopo un fine settimana in stato di shock e depressione, ho deciso di affrontare il male per perseguire il bene, ho scelto di affrontare l'ingiustizia per essere più attivo e più al lavoro.
In questo primo giorno della settimana, ho voluto condividere il mio dolore.
D.H.
http://www.leveilleurdeninive.com/p/special-syrie.html


Rosario contro le persecuzioni in Siria

11 Novembre Piazza della Rotonda (davanti al Pantheon) ore 16.30-17.30
Rosario per la persecuzione dei Cristiani in Siria aperto a tutti i gruppi, senza bandiere di partito, ma solo con simboli cristiani.

per contatti info@militiachristi.it
 

martedì 23 ottobre 2012

I cristiani sono usati come oggetti in una sfida al governo. COSA FA IL MONDO CRISTIANO OCCIDENTALE?

Due fedeli rapiti e uccisi. Il Patriarca Laham: “I cristiani sono strumentalizzati nel conflitto”

Agenzia Fides 23/10/2012

Due fedeli cristiani sono stati rapiti e uccisi ieri a Damasco, mentre un’autobomba è esplosa ieri sera nei pressi della chiesa di Sant’Abramo, nel quartiere di Jaramana, nel Nord di Damasco. I due fedeli uccisi sono il fratello e il cugino del giovane sacerdote p. Salami, parroco greco-cattolico di Damasco. Come riferito a Fides, ieri i due stavano viaggiando da Qusair a Damasco. Un gruppo armato li ha fermati e sequestrati, poi ha chiesto un riscatto di circa 30mila dollari alla loro famiglia. Dopo due ore, i sequestratori hanno comunicato di averli uccisi.
Nella tarda serata di ieri il terrore ha sconvolto i cristiani e i drusi residenti nel quartiere di Jaramana, già noto per aver subito circa un mese fa altri attentati dinamitardi. Fonti locali di Fides comunicano che una violenta esplosione è avvenuta nei pressi della chiesa greco-cattolica di Sant’Abramo, danneggiando gli edifici circostanti, ma non è tuttora chiaro se vi siano vittime e feriti.
Interpellato dall’Agenzia Fides, il Patriarca greco cattolico Gregorio III Laham, in Vaticano per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione, spiega: “I cristiani sono usati come oggetti in una sfida al governo. Non c’è persecuzione, non sono uccisi per la loro fede, ma sono vulnerabili e vengono strumentalizzati per raggiungere altri obiettivi”. Il Patriarca ricorda con preoccupazione che “anche il fratello del Rettore del nostro Seminario maggiore in Libano è stato rapito dal 15 luglio e non se ne hanno più notizie. Questi episodi creano grande angoscia fra i fedeli”.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40151&lan=ita

Il vescovo gesuita caldeo Antoine Audo racconta la persecuzione che i cristiani stanno subendo in Siria a opera dei ribelli islamici.

 
di Marco Tosatti
Aleppo in rovina, a Homs tutte le chiese cristiane sono state sconsacrate: è questo il quadro desolante disegnato dal vescovo gesuita caldeo Antoine Audo al Parlamento inglese il 18 ottobre scorso. I vescovi di Aleppo hanno deciso di restare con i cristiani ancora presenti in città. “Non vogliamo lasciarli soli. Se mi allontano dalla città per troppo tempo, la gente si sente sola”. “Non siamo andati in Libano per incontrare il Papa per dirgli che siamo in pericolo” ha aggiunto, riferendosi al viaggio che Benedetto XVI ha compiuto in Libano dal 14 al 16 settembre. “Gli abbiamo scritto una lettera chiedendo il suo appoggio”.
Audo ha accettato di viaggiare per qualche giorno in Gran Bretagna per accrescere la consapevolezza della prova dei cristiani siriani e per chiedere aiuto. Ad Aleppo scuole, ospedali e gli altri servizi pubblici non funzionano. L’80 per cento delle persone non hanno lavoro. La povertà sta diventando un problema molto serio, a causa del rialzo dei prezzi.
“E’ il caos. Non c’è sicurezza, tutto è sporco, non ci sono autobus né taxi”.“Nella città di Homs, che ospitava la seconda più numerosa comunità cristiana del Paese, quasi tutti i cristiani sono stati obbligati a fuggire dopo un’ondata di persecuzione. Tutte le chiese sono state sconsacrate”. I ribelli islamici hanno minacciato di morte la popolazione cristiana della città, obbligandola a lasciare le loro case.

 DONNE, BAMBINI E ANZIANI CRISTIANI RAPITI

 22 ottobre 2012 - Passeggeri  cristiani che si trovavano in un minibus che li portava dai tre villaggi Jdaydeh , Yacoubieh e Qnayeh ad Aleppo, sono stati rapiti quando il loro minibus si trovava a 35 km dalla sua destinazione.

 A bordo del veicolo pubblico vi erano donne, bambini e anziani, perchè gli uomini giovani e maturi non si muovono più, per paura di essere rapiti.

L'autobus avrebbe dovuto giungere alle 11 ad Aleppo. Non vedendolo arrivare, una madre ha preso contatto telefonico con il suo giovane figlio, ed ha così saputo che è stato preso in ostaggio insieme con gli altri passeggeri.

Comment peut-on encore admettre et tolérer ce genre de délits ? Mais qu'attend donc le monde chrétien pour se lever et s'élever contre ce mal que représente la barbarie idéologique et confessionnelle ?
Oui vous avez bien lu...Qu'attend le monde chrétien pour décréter la mobilisation générale de toutes les forces caritatives et spirituelles ?
Que fait-il ? Dort-il ? Ronfle t-il ?
 

Témoignage d’une famille chrétienne de Damas qui a fui le pays


« Il nous reste la foi ».
Pour une raison qu’ils qualifient de « miraculeuse », Fadi, Myriam et Teresa*, un couple de Syriens chrétiens et leur petite fille, ont obtenu leur visa pour l’Europe. Ils attendent aujourd’hui la reconnaissance de leur statut de réfugiés. Anciens résidents de Bab Touma, le principal quartier chrétien de Damas qui vient d’être touché par un attentat sanglant pour la première fois depuis le début de la guerre, ils évoquent douloureusement ce qu’ils viennent de quitter : un pays en guerre certes, mais aussi parents et amis. Nous les avons interrogés quelques heures avant l’attentat du 21 octobre qui a fait 13 morts et des dizaines de blessés dans leur quartier.
Comment se déroulait le quotidien avant votre départ ?
Fadi
: La vie a évidemment beaucoup changé à Bab Touma. Avant, il y avait du monde dans les rues jusqu’à minuit. Aujourd’hui, vers 20h, il n’y a plus un chat. Chacun se terre chez soi. La moitié des restaurants sont fermés, il n’y a plus d’activité. Nous avons souvent des problèmes d’alimentation de pain. Devant les boulangeries, les gens font la queue dès 6h du matin. Une fois, nous n’avons pas eu de pain pendant trois jours. Bab Touma est un quartier protégé par les soldats de l’armée. En revanche, les quartiers voisins sont bombardés. Dès qu’une bombe explosait, c’était toute notre maison qui tremblait.
Mais la vie civile suit son cours ?
Myriam
: A Bab Touma, une partie des écoles sont encore ouvertes, mais les parents y amènent de moins en moins les enfants. A Damas, de manière plus générale, la plupart des institutions sont maintenant fermées. Les hommes armés font pression pour que la vie civile s’arrête. A Jaraman, un quartier voisin, une de mes amies est allée inscrire sa fille à l’école, en septembre. Une voiture piégée a explosé à côté de la mère et la fille et les a tuées toutes les deux.
Fadi : Les opposants disent aux écoles de fermer. Ils veulent mettre fin à toute vie normale. L’armée dit aux gens de continuer à vivre normalement, qu’elle les protège. Les gens sont entre deux feux. Ils doivent obéir aux deux s’ils veulent rester en vie. Ma tante était institutrice à Homs. Elle disait à ses élèves de continuer à venir. Elle militait pour que la vie continue coûte que coûte. Son mari l’a retrouvée égorgée. Sur le mur, ils avaient marqué, avec son sang, « Allah akbar ».
Les chrétiens osent encore aller à la messe ?
Myriam
: En Syrie, une des grandes fêtes de l’année, c’est les Rameaux. Tout le monde va à l’église, on habille les enfants en blanc. Cette année, à Bab Touma, beaucoup ne sont pas allés à la célébration. A la fin, le prêtre a dit aux fidèles de se disperser en petits groupes, silencieusement. Les groupes supérieurs à quatre étaient obligés de se séparer. Evidemment les chrétiens se sentent visés. L’année précédente, pour les rameaux, une des églises avait été taguée avec cette petite phrase : « chrétiens, c’est à votre tour ». Au début dans les manifestions de l’opposition au régime, on entendait : « Les alaouites au tombeau et les chrétiens à Beyrouth ». Maintenant, c’est plutôt « les alaouites et les chrétiens au tombeau ».