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sabato 4 gennaio 2014

Aleppo, tra martiri e vittime innocenti

3 gennaio 2014

Carissimi fratelli,
mi è appena giunta questa dolorosa notizia dai nostri confratelli di Aleppo. Stiamo vicini a loro e soprattutto alla famiglia così provata e a tutti i ragazzi, i giovani e le famiglie, colpite da questa guerra assurda, che finora non presenta alcuno spiraglio di speranza. 
Vi chiedo di pregare ogni giorno per la pace in Medio Oriente e specialmente per l’amata Siria.
Abuna Munir


Caro Abuna Munir,
con grande dolore ti comunico una triste notizia.
Oggi alle ore 14.30, mentre i ragazzi aspettavano l’autobus dell’oratorio per venire al catechismo, alla fermata del “Midàn”, zona da cui provengono molti nostri ragazzi, vicino al distributore di benzina sono caduti due mortai proprio vicino ai ragazzi,
Alcuni di loro sono rimasti feriti, li abbiamo seguiti fino all’ospedale. Erano più di quattro. Uno di loro aveva una scheggia alla testa e gli è stata tolta, sperando che passi il pericolo.
Invece uno di loro, di nome Jack Salloum, alunno della classe sesta elementare, è stato ucciso da una scheggia.
E’ volato verso il Cielo!
Un colpo molto doloroso per tutti noi! Io, don Simon, ho accompagnato i feriti , invece don Georges Fattal, insieme all’incaricata del catechismo Rania S. e Georgina B., sono andate a casa per presentare le condoglianze alla mamma e al papà. Erano addolorati e hanno detto che andava all’oratorio per il catechismo. La mamma diceva: E’ stato come Domenico Savio, andato in paradiso presto!

Don Georges e Don Simon 


Aleppo : città devastata

 Lettera di Mons. Jeanbart , Arcivescovo melchita di Aleppo , la seconda città del paese, ma prima città cristiana 


03/01/2014

Caro amico ,
Non so se la città di Aleppo è stata dichiarata "Città disastrata" dagli organismi internazionali o non ancora!  Quello che posso dire io stesso è che è davvero un disastro .
Sinistrata umanamente , sinistrata materialmente, economicamente depressa.

Gli abitanti di questa grande metropoli sette volte millenaria , dopo tre anni di una guerra insensata si trovano in una situazione disastrosa . La prosperità che distingueva  Aleppo situandola  tra le città più fiorenti della regione ha perso tutto il suo splendore .
Le distruzioni innumerevoli che hanno annientato le sue fabbriche e la sua industria fiorente , le sue infrastrutture e le istituzioni sociali e amministrative, il suo commercio e i suoi " souk " mitici , le sue antiche case, scuole e ospedali,  l'hanno ridotta alla miseria e hanno impoverito la sua popolazione in modo preoccupante e drammatico .
Dobbiamo ancora parlare di tutte le contrarietà che fanno soffrire  gli aleppini in questi giorni a causa dell’assedio , senza precedenti,  che i ribelli hanno imposto alla loro città da più di due mesi ? La mancanza di rifornimenti  ha creato penuria di cibo e di un gran numero di beni di prima necessità.

In una parola , la nostra popolazione soffre e subisce  innocentemente le conseguenze di una guerra ingiusta e devastante .


Ho il diritto di parlare del nostro arcivescovado che negli ultimi mesi è stato il bersaglio di missili di ogni tipo che hanno fatto un sacco di danni negli edifici e che hanno messo noi, il mio clero e me stesso, in grave pericolo ? Oppure di  lamentarmi , mentre una grande disgrazia sta colpendo molti degli abitanti di questa città che tutti noi amiamo ? In diverse occasioni i nostri appartamenti hanno subito notevoli danni , ma io credo che tutto questo sia insignificante rispetto a ciò che la città ha subito ... Che il Signore abbia misericordia di noi e permetta che la pace si stabilisca nel Paese .

È questo un buon modo per indirizzarmi agli amici in occasione di Natale e Capodanno ? A chi altri oltre voi , amici miei , posso confidare le mie preoccupazioni e il mio dolore  in questi giorni che portano la gioia e la consolazione al mondo ogni anno e che, purtroppo, ai miei non danno  che  sofferenza e amarezza ?
Il Natale per i fedeli di Aleppo, con la speranza e consolazione che porta con sé il neonato Salvatore, è tuttavia ancora una festa che celebriamo con gioia e addolcisce la nostra amarezza . Vorrei in questa occasione  dire a tutti coloro che pensano a noi, che noi speriamo che essi continuino  a sostenerci e a pregare insieme con noi perchè questa calamità distruttiva , che ci ricorda le grandi invasioni barbariche del Medioevo si fermi, e le cupidigie delle grandi nazioni si plachino . 
Questo permetterà, senza dubbio , ai poveri siriani di ritrovare la tranquillità e la serenità necessarie al dialogo , il solo che è in grado di condurre a un accordo e alla riconciliazione nazionale cui hanno più che mai bisogno !

Ancora , caro amico, voglio  qui  dirvi che vi amo con tutto il mio cuore e vi auguro un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo , non dimenticando  di ringraziarvi per la vostra gentilezza e generosità con cui avete voluto gentilmente aiutarci .
Con la mia gratitudine e vivo apprezzamento , vi prego di accettare l'espressione della mia riconoscenza .

+ J - C.JEANBART

http://www.oeuvre-orient.fr/2014/01/03/alep-ville-sinistree/

Per la Natività di Cristo, i ribelli offrono un regalo infernale ai cristiani di Aleppo



Le Veilleur de Ninive

Alep - le 25 décembre 2013 - Une journée encore plus infernale a traversé Alep, le 25 décembre 2013, le jour où les alépins devaient faire mémoire de la Nativité du Très Adoré Seigneur Jésus-Christ. Les quartiers chrétiens étaient la cible d'une pluie de roquettes. Heureusement que les célébrations de la Fête de la Nativité s’étaient déroulées à l’avance, le dimanche dernier 22 décembre, afin éviter l'exécution des menaces proférées par les takfiristes.


Ce jour-là, 25 décembre, les Églises étaient plutôt vides. Les tracts distribués par les extrémistes avaient fait pshitt…Mais le bilan est tout de même lourd autour des Églises ; les roquettes hawn projetées sur les zones résidentielles ont fait du mal, beaucoup de mal, mais peut-être pas autant que ne le souhaitaient les rebelles.


Plus d’une quarantaine de roquettes seraient tombées dans la journée.  Revoyons le fil de la journée, quartier par quartier :

- Souleymanieh et ‘Awjat al-Jab : 8 roquettes dont plus d’une, tombées sur l’Eglise Saint Georges faisant uniquement des dégâts matériels.

- Al-Midane : 8 roquettes.

- ‘Aziziyyeh : 1 roquette.

- Al-Jamiliyyeh : 5 roquettes tombées dans la zone définie par la descente al-Ram, la rue Baron, de la place  Saadallah Al-Jabiri et le jardin public.

- Quartier dit du Téléphone al-Hawai et Jabrieh : 3 roquettes tombées à quelques mètres de l’Eglise Saint-Dimitri durant la liturgie. Les quelques fidèles présents furent pris de panique et durent laisser l’Eglise précipitamment. Deux roquettes sont arrivées sur l'Eglise latine Saint-Antoine de Padoue qui se trouve dans le même quartier.

Dès les premières chutes de roquettes, on dénombrait trois victimes et une dizaine de blessés.

Par ailleurs des affrontements se sont déroulés près de l’Eglise Saint-Vartan à Sulaymanieh ; des tirs de blindés ont été entendus dans la soirée ; un jeune syrien d’origine arménienne, Ara Aramian a été tué. Il était élève en secondaire ainsi qu’un autre citoyen, le dénommé Ani Davidian.

lunedì 16 dicembre 2013

Avvento di sofferenza e speranza in Siria. L'amarezza di Monsignor Haddad e le evidenze di Samaan.

Il Papa ha lanciato un nuovo tweet: 
Non ci rassegniamo a pensare a un Medio Oriente senza i cristiani. Preghiamo ogni giorno per la pace”.

Mons Jeanbart: "Strage impressionante"


È un Natale macchiato di sangue quello che la comunità cristiana siriana si appresta a vivere.
Le stragi ad Aleppo di ieri, con bombardamenti che hanno provocato decine di morti, e quella ad Adra, nei pressi di Damasco, consegnano alla guerra in Siria una delle sue pagine più sanguinose. 

“Una strage impressionante che macchia la festa del Natale, ormai vicina”,  è il commento, rilasciato al Sir, dell’arcivescovo melchita di Aleppo, mons
ignor Jean-Clement Jeanbart, cui fa seguito lo sconforto del patriarca melkita, Gregorios III Laham,  “per tanta violenza. Non si riesce a comprendere - dichiara al Sir il patriarca - come il mondo resti in silenzio davanti a queste brutalità. Ad Adra sono stati barbaramente uccisi lavoratori, tecnici, gente comune. Una cosa terribile”. 

Tragedie che si aggiungono a quelle dei villaggi cristiani di Maalula, dove sono state rapite le monache del monastero di santa Tecla, e di Kanayé, nel Governatorato di Idlib, invaso da miliziani islamisti che terrorizzano la popolazione, minacciano di fare una strage e hanno imposto la legge islamica.

All'inizio dell'anno i "moderati" ribelli islamici  dell'Esercito Siriano Libero erano penetrati in Kanayè decapitando la statua mariana nella piazza della città. Ora Kanayè (Qunaya) è passata nelle mani di un gruppo ancora più aggressivo di estremisti affiliati ad al-Qaeda.


“Il mondo non vede la sofferenza di tutto il popolo siriano e non capisco come si possa ancora armare gruppi e bande crudeli. Fino a quando il mondo resterà in silenzio?”. 

Intanto per lenire le sofferenze della popolazione la Chiesa siriana sta cercando di promuovere delle azioni solidali insieme alla Caritas e Acs, Aiuto alla Chiesa che soffre, anche in vista del Natale. “Vogliamo fare un piccolo dono per tutte quelle famiglie, e sono tante, che hanno avuto vittime per la guerra al loro interno. Inoltre stiamo pensando a un regalo natalizio per tremila bambini bisognosi”. 
Per domani è prevista una riunione di “tutti i patriarchi e capi delle Chiese cristiane per pregare per la pace e prepararci al Natale”. Alla vigilia di Natale e il 25 dicembre sono previste Messe in tutte le chiese ma, avverte Gregorios III Laham, “in orari diurni per evitare problemi di sicurezza ai nostri fedeli”.  

http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/12/00276791_siria_mons_jeanbart_aleppo_strage_impress.html


C'E'  CHI NON VUOLE LA PRESENZA DEI CRISTIANI IN SIRIA



”Purtroppo anche in questo tempo di Avvento la guerra nella nostra Siria continua. Ma voglio ribadire che questo conflitto non nasce dall’interno, ma per colpa di chi, dall’esterno, con l’aiuto del terrorismo, ha voluto creare una ‘pseudo-primavera araba” per distruggere in realtà un Paese da sempre simbolo della convivenza tra religioni diverse che evidentemente dà fastidio a qualcuno”.

 La riflessione amara è di mons. Mtanios Haddad, siriano, archimandrita melchita e rettore della Basilica romana di Santa Maria in Cosmedin.
 “Tre mesi fa – racconta padre Haddad – ero in piazza San Pietro a pregare e digiunare per rispondere all’appello di pace per la Siria di Papa Francesco. 
Ma, purtroppo, la ‘guerra degli interessi’, la guerra di coloro che vogliono vendere armi o liberarsi dei terroristi fanatici mandandoli in Siria, continua. Il vero scopo è creare uno stato islamista ma il popolo siriano resta unito e non lo vuole”. “Sono tredici secoli che cristiani e musulmani vivono insieme in Siria. Ci sono stati alti e bassi, ma abbiamo sempre creduto nella possibilità di convivere. Addirittura i musulmani del villaggio dove sono nato, vicino a Maalula, che sono la maggioranza, hanno pregato noi cristiani di restare per dare esempio di convivenza. Il fanatismo islamico invece mette in pericolo la presenza dei cristiani in Siria ”.

“Speriamo che alla Conferenza di Ginevra-2 - chiude p. Haddad – si prendano in considerazione soprattutto il popolo siriano e la sua volontà di ricostruire un Paese caratterizzato da convivenza e fratellanza pacifica”. P. Haddad ci racconta che venerdì 13 dicembre ha riunito a Santa Maria in Cosmedin otto cori dei collegi pontifici orientali di Roma, per cantare insieme per la pace in Medio Oriente e in particolare in Siria. 
“Abbiamo chiuso la celebrazione con le parole del messaggio del nostro Patriarca melchita, Gregorio III Laham: no alle armi, no alla violenza, no alla guerra. Sì alla pace, alla riconciliazione e al dialogo, unica condizione per continuare il cammino di convivenza in tutto il mondo”. 



Un appello a parlare davvero il linguaggio della fraternità, invocato dal Papa nel suo Messaggio per la giornata della pace, arriva anche da Samaan Daoud, cittadino cristiano di Damasco.

 “Non ci bastano questi due anni e 9 mesi di guerre e sangue versato in questo Paese? Non c’è altra soluzione se non il dialogo! Bisogna creare ponti, insistere sulle cose che ci uniscono, non su quelle che ci dividono, per ricostruire la Siria. Chi va a Ginevra-2 deve sapere che il bene da preservare è il bene dello Stato della Siria. Uno Stato che deve essere democratico, riconoscere tutte le confessioni e la libertà religiosa”.

Daoud commenta anche la vicenda delle otto suore ortodosse rapite il 2 dicembre a Maalula. “Le ho incontrate a settembre nel loro monastero e mi avevano detto che volevano rimanere lì, nonostante la guerra, per pregare per la pace. Per cui mi stupisco quando qualcuno dice che sono andate via volontariamente e che ora sono ‘ospiti’ di qualcuno. Mi pare una grande bugia”.
 “Nonostante tutto, mentre vediamo che il conflitto si fa sempre più settario e la violenza integralista non si ferma - conclude Samaan Daoud – noi cristiani siriani viviamo questo tempo di Avvento mantenendo la speranza che domani, un giorno non lontano, tornerà la pace. Ci prepariamo a ricevere Gesù Bambino che dovrebbe nascere nel cuore di ognuno”. 
(a cura di Fabio Colagrande)


Mons. Haddad: “La Siria? Una guerra importata”


da Vatican Insider 13-12-13
Marco Tosatti

Proprio nel momento in cui Stati Uniti e Gran Bretagna decidono di sospendere gli aiuti finanziari e di altro genere elargiti alle milizie fondamentaliste islamiche che combattevano una guerra religiosa contro il governo di Damasco e le minoranze (cristiane, alauita, sunnita, drusa e sciita),  la rivista delle Missioni della Consolata dedica spazio a un’intervista a mons. Mtianos Haddad, rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin. Santa Maria in Cosmedin è la basilica, vicina al Circo Massimo e al Teatro di Marcello, che ospita nel suo atrio esterno la famosissima “Bocca della verità”, il mascherone rotondo dove i turisti infilano la mano; leggenda vuole  che se sei  un bugiardo, la pietra si chiuda. E il prelato siriano assicura di dire la verità.

Parla della Siria, mons. Haddad; e come altri esponenti delle comunità cristiane (fino a oggi in Siria convivevano 7 etnie e 17 fedi religiose diverse) dipinge un quadro ben diverso da quello offerto dalla grande maggioranza dei media occidentali, per non parlare di televisioni come Al Jazeera e le organizzazioni di “attivisti” anti-Damasco. Da quest’intervista esce un quadro molto diverso da quello dipinto dalla maggior parte dei media internazionali. Mons Haddad è siriano, archimandrita della Chiesa cattolica greco-melchita.

“La Siria è una culla della cristianità – ha detto mons. Haddad alla rivista - . I cristiani e gli ebrei sono lì da ben prima dell’islam. Dopo 600 anni sono arrivati anche i musulmani. Un mosaico religioso, ben vissuto e ben accettato, che è diventato una ricchezza. Prima di questi ultimi 32 mesi, “maledetti” (mi scuso del termine, ma è così), la Siria era un esempio della convivenza e convivialità tra cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti), musulmani e comunità ebraiche. Come prova di quanto affermo, ricordo che, da tanti anni, il governo ha cancellato la voce “religione” dalla carta d’identità, cosa impensabile negli altri paesi arabi. Così, al momento di iscriversi all’Università, nessuno ti chiederà quale sia la tua fede. Ma c’è di più. Nelle scuole pubbliche, che sono gratuite, pure le differenze sociali tra ricchi e poveri sono state azzerate introducendo per ogni studente la stessa uniforme. Anche in questo modo il governo ha aiutato tutti noi a essere semplicemente cittadini siriani. Io sono orgoglioso di essere siriano».

Secondo il prelato siriano, quella siriana è una guerra importata...”Per abbattere il governo sono arrivati in Siria combattenti jihadisti da 17 paesi! Si parla di 80-100 mila uomini armati stranieri nel paese. Sono mercenari, jihadisti per vocazione o fanatici. Un esempio. Sono arrivati nella bellissima Aleppo, città di cultura e commerci, e si sono impossessati di un quartiere. Ebbene, questi personaggi hanno imposto la sharia nella zona conquistata. Hanno usato le persone come scudi umani, hanno ucciso bambini davanti ai familiari”. Haddad ricorda l’attacco a Maalula, una piccola città cristiana, uno dei pochi luoghi al mondo in cui si parli ancora l’aramaico. E dove i fondamentalisti islamici  hanno rapito un gruppo di suore ortodosse, della cui sorte non si sa nulla.

Secondo Haddad “la quasi totalità dei combattenti non sono siriani. Poi ci sono alcune persone che hanno lasciato la Siria perché avevano problemi con il governo”, fuori dal Paese da oltre 20 anni. I loro figli neppure sanno dove sia la Siria! “Io rispetto l’opposizione siriana che dialoga con il governo per cambiare le cose, ma non quella che chiede l’intervento di eserciti stranieri per colpire il paese. Questo è un tradimento. Questi personaggi (che spesso vivono in hotel a 5 stelle) non mi rappresentano. Adesso sono stati chiamati a partecipare alla conferenza di ‘Ginevra 2’, ma non ci vogliono andare perché pretendono di imporre le loro condizioni. Il governo al contrario non ne ha poste. A Obama hanno dato il premio Nobel della pace prima che facesse qualcosa. Vediamo se adesso saprà meritarselo”.

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-30600/

lunedì 30 settembre 2013

Ecco le cifre del disastro siriano

Macchinari per la lavorazione del cotone da Deir Ezzor smantellati verso la Turchia














Agenzia Fides -

25/9/2013

merci rubate dalle industrie di Aleppo, portate in Turchia 



Aleppo – Le cifre della catastrofe siriana non si fermano al devastante conteggio dei morti e dei feriti. 
In una nota inviata all'Agenzia Fides, l'Arcivescovo Jean-Clément Jeanbart, Metropolita di Aleppo dei greco-cattolici, raccoglie altri dati quantitativi che contribuiscono a far comprendere le dimensioni del disastro. 
“In questi ultimi mesi, solo a a Aleppo” racconta l'Arcivescovo “1400 fabbriche e officine sono state saccheggiate, demolite o bruciate, mentre in tutto il Paese più di duemila scuole sono state devastate o messe fuori uso, 37 ospedali insieme a un migliaio di piccole cliniche e dispensari sono stati vandalizzati. La gran parte dei silos di grano sono stati svuotati, le centrali elettriche sabotate, le linee ferroviarie smantellate e le strade bloccate e rese pericolose e impraticabili a causa della bande armate che terrorizzano i viaggiatori che osano spostarsi e si azzardano a uscire fuori città. 

Davanti a queste avversità e alle sventura in cui siamo precipitati” aggiunge mons. Jeanbart “non ci resta che affidarci alla Misericordia divina, la sola capace di liberarci e ristabilire la pace nel Paese. (…). Che la Santa Croce del Signore illumini quelli che hanno il potere. Noi non possiamo che ringraziare Papa Francesco per i suoi appelli ripetuti e insistenti alla preghiera per la pace in Siria.

http://www.fides.org/it/news/53606-ASIA_SIRIA_L_Arcivescovo_greco_cattolico_di_Aleppo_ecco_le_cifre_del_disastro_siriano#.UkNAKW1H4ic

I Patriarchi cattolici d'Oriente: la primavera araba si è trasformata in ferro e fuoco. A novembre un summit con Papa Francesco


Agenzia Fides 28/9/2013

Bkerké - Nella giornata di venerdì 27 settembre, il Consiglio dei Patriarchi cattolici d'Oriente si è riunito nella sede del Patriarcato maronita a Bkerké (Libano) per una riflessione condivisa davanti alle convulsioni che sconvolgono la regione mediorientale, mettendo a rischio il futuro di comunità cristiane di tradizione apostolica radicate in quell'area. Alla riunione, ospitata dal Patriarca maronita e cardinale Bechara Boutros Rai, hanno preso parte tra gli altri il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, il Patriarca greci-melkita Grégoire III Laham, il Patriarca siro-cattolico Ignatius Yusuf III Yunan e il Patriarca armeno cattolico Nerses Bedros XIX.

Nell'intervento d'apertura, il Patriarca Rai ha fatto riferimento al Sinodo ordinario sul Medio Oriente svoltosi in Vaticano nell'ottobre 2010, ricordando che proprio la fine di quel Sinodo “coincideva con l'inizio della Primavera araba. Disgraziatamente” ha commentato il Patriarca maronita “quella Primavera si è trasformata in inverno, in ferro e fuoco, in stragi e distruzioni, proprio quando i popoli aspiravano a una nuova vita e a delle riforme, nell'universo della globalizzazione”. Oggi più che mai – ha continuato il cardinale libanese - “questa regione ha bisogno del Vangelo di Gesù, quello della pace, della verità, della fraternità e della giustizia, perché se il mondo perde il Vangelo, conoscerà una situazione di distruzione, come quella che noi viviamo oggi”.

Il Patriarca Rai ha anche riferito che i Patriarchi cattolici d'Oriente si ritroveranno a Roma con Papa Francesco per un incontro “che avrà luogo a novembre e al quale si uniranno anche rappresentanti delle Chiese ortodosse”.
Fonti della Chiesa maronita confermano all'Agenzia Fides che l'incontro del Papa con i Patriarchi cattolici è previsto per il prossimo 22 novembre, dopo l'assemblea plenaria della Congregazione per le Chiese orientali. Nelle riunioni con il Papa e i suoi collaboratori, i Patriarchi cattolici del Medio Oriente, insieme agli Arcivescovi maggiori che guidano le altre compagini ecclesiali cattoliche di rito orientale, richiameranno l'attenzione su questioni pastorali e canoniche come l'elezione dei vescovi nelle Chiese cattoliche orientali. Il summit fornirà anche occasione per riflettere insieme sul futuro dei cristiani in Medio Oriente, nel tentativo di delineare criteri di discernimento pastorale condivisi davanti ai conflitti che dilaniano la regione, a partire dalla tragedia siriana.

http://www.fides.org/it/news/53626-ASIA_LIBANO_I_Patriarchi_cattolici_d_Oriente_la_primavera_araba_si_e_trasformata_in_ferro_e_fuoco_A_novembre_un_summit_con_Papa_Francesco#.Ukc2v21H4ic

lunedì 2 settembre 2013

Aleppo: Questa lettera sarà un annuncio di morte?


Lettera da Aleppo n. 13 (26 agosto 2013) 

dai Maristi Blu 

Coloro che vivono in Siria e  tutti coloro che seguono da vicino le notizie sanno molto bene che dalla Siria non giungono ormai altro che annunci di morte: bambini, adulti, giovani, donne, uomini... Tutti sono minacciati, attaccati, intrappolati, assassinati, rapiti, uccisi e massacrati...

Niente, non una buona notizia, non una notizia che porti un barlume di speranza, non una parola... niente, niente altro che l'ombra della morte che afferra e vince i corpi e le anime...

Le nostre cerimonie sociali sono i funerali...

I nostri luoghi di incontro sono chiese o moschee...

Le nostre preghiere sono per i morti...

I nostri saluti: "Allah yrhamna" "che Dio abbia misericordia di noi"...

Bisogna dipingere un quadro così scuro, una visione di paura e di vergogna affinchè  altri abbiano pietà di noi?

Fino a quando noi potremmo resistere? Perché continuare a rimanere nel paese? E cosa ci aspetta domani? Quale sarà il nostro destino? Dove sarà la nostra prossima destinazione? Come proteggere i nostri bambini? Dove andare con le nostre persone anziane o i malati? Quelli che sono fuggiti dall'inferno sono più felici di noi? Chi ha permesso che noi dobbiamo sopportare l'orrore? Chi è il mandatario? Perché noi? Perché questa ostinazione a trasformare l'uomo e la donna che siamo in oggetto di uccisione?
Come abbozzare una parola di speranza? Dove trovare le parole di consolazione?
Quale abito scegliere oltre che quello del lutto?
Quali  lacrime versare diverse da quelle dell'addio?
Addio mio paese, Addio my Darling, addio mio amore, Addio mio figlio, Addio mia figlia, Addio papà, Addio mamma...
Siamo diventati una parola d'Addio?

Sabato, 10 agosto, l'odio e la violenza hanno raggiunto i Maristi Blu con un duro colpo togliendo la vita al Dottor Amine, un vero Marista, un impegnato, un uomo del servizio e della bontà. Il Dr Amine rientrava ad Aleppo dopo un breve soggiorno presso i suoi figli. Rientrava nel paese per i suoi pazienti e per coloro che avevano bisogno di lui. Per lui e per molti altri uccisi ciecamente e gratuitamente, il nostro cuore di Maristi sanguina...
proclamata la "Repubblica Islamica d'Irak e di Syria" nel settore orientale  dello "Stato di Aleppo"






Sempre più il popolo innocente e impoverito paga assai caro il prezzo del blocco internazionale e locale. La città di Aleppo continua ad essere divisa... L'unica prospettiva degli abitanti è di sapere se si può oggi rifornire di pane, di acqua, di alimenti deperibili, di latte per bambini... Va detto che il domani non è più nel nostro immaginario... È solo l'oggi. Domani è talmente lontano e può essere così diverso che esso non esisterà più per molti di noi.

Abbiamo davanti altri grandi problemi: l'inverno e il rientro a scuola. Si avvicinano rapidamente... Coloro che erano rifugiati nelle scuole pubbliche dovranno lasciare il posto,  spostarsi di nuovo, partire...
I genitori hanno paura a mandare i figli in classe... E che sicurezza è garantita a loro? Se un mortaio viene a cadere su una delle scuole... Se le strade sono bloccate...

Davanti a questo quadro desolante, i Maristi stanno lottando per rimanere, per quanto possibile, un'oasi...
Persone vengono da noi per condividere la loro preoccupazione, chiedere consiglio, calmare i loro corpi e le loro menti, sapere che è ancora possibile fare affidamento su qualcuno... Alcuni ci mettono più di due ore per arrivare.
I 40 bambini del progetto "Imparare a crescere" finalmente prendono 3 settimane di vacanze. Ciò consentirà alle insegnanti di respirare, formarsi e aggiornarsi per affrontare un nuovo anno scolastico... Al fine di aiutare i genitori a organizzare questo tempo di vacanze, abbiamo proposto due giorni di formazione.


I giovani del progetto « Skill’s School » continuano... Stanno preparando una festa per celebrare la fine delle attività estive con i loro genitori.
Perchè l'orizzonte non sia completamente chiuso, e quindi conservino fiducia in giorni migliori, abbiamo lanciato un nuovo progetto... Così: 'Imparare inglese' è iniziato! Esso riguarda la dozzina e più di adolescenti che sono alloggiate presso i Maristi...

Domenica scorsa,i Maristi Blu hanno condiviso la gioia della celebrazione della comunione solenne. Una dozzina di bambini sfollati dal quartiere di "Jebel el Saydeh".
 Anche se gli alimenti sono sempre più rari (olio, formaggio e latte sono quasi inesistenti e, se si trovano, sono a prezzi esorbitanti), ci sforziamo di continuare a fornire settimanalmente o mensilmente ceste di cibo per i progetti "Sallet el Jebel", "Orecchio di Dio" rivolti agli sfollati.
Abbiamo aggiunto nei cestini di cibo anche il pane che altrimenti sarebbe disponibile per le famiglie solo dopo una lunga attesa, a volte un giorno intero davanti alla panetteria in interminabili code a rischio di essere feriti da arma da fuoco o colpi di mortaio.
Il progetto 'Vittime di guerra' continua a salvare vite innocenti che soffrono le conseguenze di questa follia.

Vogliamo terminare con l'augurio che ha formulato Papa Francesco durante l'angelus di domenica 25 agosto 2013: 
"Fermare il rumore delle armi in Siria".

Fr. Georges SABE per i Maristi Blu


Aleppo è tagliata fuori dal mondo


Aleppo | 1 settembre 2013 

 In un momento in cui il mondo intero punta gli occhi e le orecchie  verso l'America , la Francia e il Regno Unito, il cui leader lusingano il proprio ego facendo finta che saranno i salvatori dell'umanità e del popolo siriano , Aleppo è assediata dai ribelli e da al- Djebhat Nosra che minacciano tutto ciò che non è musulmano nella città. 
Questo pomeriggio , siamo riusciti a raggiungere il nostro corrispondente locale che ci ha informato che tutte le comunicazioni, tranne che per la linea telefonica fissa, sono bloccati con il resto del mondo. Acqua e cibo disperatamente carenti, il chilo di pane che il nostro corrispondente è stato in grado di procurarsi questa mattina è vecchio di una settimana. La popolazione in loco è molto scoraggiata e vuole che le cose cambino , anche a costo di un conflitto più ampio .

Nel frattempo, le potenze occidentali cercano la coalizione che aiuterà ad aggiungere più morti ai morti  già causati.Un grande panico si è impadronito dei cristiani di Aleppo perchè quattro giorni fa i mercenari di Djebhat al- Nosra hanno conquistato la città di Khanasser che era l'unico passaggio per il rifornimento di cibo , farina, olio , ecc .... ed era anche l'unica strada sotto il controllo dell'esercito che permetteva di recarsi in altre città .
A questa grande preoccupazione, si uniscono le minacce degli 
interventi esteri 

degli Stati Uniti e turchi .

Ad Aleppo i panifici sono chiusi per mancanza di farina e olio , le verdure sono scomparse dal mercato , l'acqua è diventata scarsa e interruzioni di corrente si ripetono più e più volte. Pregate!Pregate , pregate, pregate costantemente per sostenere i nostri fratelli di Aleppo. 

E per quelli fuori della Siria: che esprimano la loro insoddisfazione verso la politica dei loro governi farisei.
Quanto a voi fratelli e sorelle che non avete lasciato Aleppo, pur nel mezzo di ansia e di panico siate fiduciosi nel Signore , perchè , voi e tutti noi discepoli di Cristo in Aleppo e altrove, noi continueremo un giorno la nostra vita al di là della gioia totale di essere salvati da Dio , il nostro Dio , il Dio vero .


Omelia di Mons. Jean- Clement Jeanbart , Arcivescovo greco- cattolico di Aleppo  

25 agosto 2013

"Mi fa male il cuore nel vedere :

 
1 - il fuoco della guerra consumare il nostro paese attraverso morte e distruzione .

 
2 - sugli schermi televisivi, altri innocenti massacrati dai barbari .

 
3 - il numero dei nostri martiri crescere ogni giorno.

 
4 - l'ipocrisia dei paesi che pensavamo essere " civilizzati " che, mentre lamentano l'ingiustizia e la morte dei siriani, allo stesso tempo sostengono i ribelli, fornendo loro armi e denaro .

 
5 ° - l'indifferenza dei capi di Stati che pretendono anche di essere i difensori dei diritti umani , sostenitori del dialogo, della riconciliazione e della pace .

 
6 - l'evidenziarsi dei veri obiettivi del conflitto nella ricerca di interessi economici e politici che sono stati camuffati da "parole d'ordine della democrazia" e che in realtà sono costati più di 100.000 vite .

 
Nonostante tutti questi problemi , la nostra fede nell' avvento del nuovo giorno , pieno di speranza , non si dissolve . Non disperiamo , perché il fine della nostra vita è il regno di Dio e non la morte sulla terra .

 
Ma il mio cuore anche 

si allieta 

nel vedere che:

 
1 - i nostri cittadini resistono e sopportano  la morte dei loro cari , la fame e la perdita dei loro beni . Essi credono fermamente che non durerà . I cristiani sono attaccati alla vita e continuano a superare tutti gli ostacoli .

2 - Il futuro promette una nuova pagina e la fine del conflitto con il fallimento della congiura internazionale , della disinformazione e delle bugie , attraverso la resistenza e la "consapevolezza" del popolo e alla fedeltà dell'esercito .

 
3 - la maggioranza dei siriani ha dimostrato al mondo la sua lealtà verso la patria , rifiutandosi di lasciare il suo paese .

 
Tuttavia,  coloro che bussano alle porte dei consolati e delle ambasciate dei paesi occidentali rischiano di essere delusi perché pensano che il cielo è lì , ma è solo un miraggio .

 
Tradotto e riassunto da Claude Zerez


Aleppo consacrata al Cuore Immacolato di Maria 




ZENIT-  22 Agosto 2013 - 

I vescovi cattolici di Aleppo hanno consacrato il 15 agosto, Solennità dell’Assunzione, la città siriana al Cuore Immacolato di Maria. Come ha raccontato un testimone, l’evento ha mobilitato il convento carmelitano di Nostra Signora di Siria e i cattolici dei vari riti. Su iniziativa di sacerdoti e laici di Aleppo, la statua della Madonna della Pace ha compiuto il giro di tutte le chiese e parrocchie della città a partire da fine giugno. In ogni chiesa è rimasta tre giorni. 
Provenendo dalla Cattedrale latina, vicina al monastero, la statua mariana è arrivata al convento delle suore carmelitane domenica 4 agosto, alle ore 19. Secondo il programma, l’effige è rimasta al monastero fino alla tarda mattinata di mercoledì 7 agosto. Canti, rosari e preghiere si sono susseguiti per tutta la durata della permanenza della statua. La comunità carmelitana e i suoi amici hanno aggiunto “con grande fiducia” le loro intenzioni a tutte quelle già affidate al Cuore Immacolato della Vergine. Il triduo che ha preceduto la Solennità dell’Assunzione è stato caratterizzato da un programma speciale. In tutta la città, il lunedì è stato riservato ai sacerdoti, il martedì ai religiosi e il mercoledì ai laici. Ogni giorno, sono state organizzate delle cerimonie penitenziali che hanno dato ai fedeli la possibilità di confessarsi e dei momenti di preghiera comunitaria.Da parte loro, le monache carmelitane hanno osservato, il lunedì, un intero giorno di digiuno. Martedì hanno invece recitato insieme il rosario e mercoledì si sono raccolte per un giorno in adorazione eucaristica.

La mattina del 15 agosto, la Messa è stata celebrata da mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente della Caritas Siria. La cerimonia della consacrazione della città è stata preceduta da una breve processione con la statua della Vergine Maria, portata dalla Chiesa latina alla cattedrale siro-cattolica, dedicata all'Assunzione della Vergine Maria.
La solenne Messa è stata celebrata alle ore 18.30. La consacrazione di Aleppo è avvenuta in seguito, con la lettura del Vangelo della Visitazione, un'omelia e canti tradizionali arabi. E' seguita poi un'altra processione all’interno della Chiesa, accompagnata dal canto delle Litanie della Beata Vergine. Infine l'assemblea ha pronunciata la preghiera di consacrazione.La cerimonia è stata presieduta da quattro vescovi cattolici di Aleppo: greco, armeno, siriaco e caldeo. Non hanno potuto partecipare altri due vescovi cattolici, ovvero quello latino, dimessosi pochi mesi fa per motivi di salute, e quello maronita, attualmente in Libano, sempre per motivi di salute. La presenza dei quattro presuli è stata percepita come una grande grazia per tutti, poiché mostrava la comunione dei cattolici dei diversi riti di Aleppo. 
Preghiere speciali sono state sollevate al cielo per i due vescovi ortodossi (greco e siriaco), rapiti nell’aprile scorso, di cui non si hanno più notizie. La partecipazione alla cerimonia è stata molto sentita e molto numerosa, tanto che nella cattedrale non c’era posto per tutti. Molti sacerdoti, religiosi e suore hanno accompagnato i loro vescovi. 
L'evento, ha riferito il testimone, è stato “un soffio di speranza e di fiducia che è passato in tutti i cuori”, e ha aggiunto che anche i musulmani hanno accolto la processione “con grande rispetto”. “Possa nostra Madre in tutti far germogliare nei cuori un vero desiderio di pace, ancorata nell’amore del Signore”, ha auspicato la fonte, "ci rallegriamo molto per la prossima consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria da parte di Papa Francesco, il 13 ottobre prossimo". Le monache carmelitane si sono unite spiritualmente alla celebrazione, recitando il rosario all’ora della consacrazione, alle 19.30. 
La comunità carmelitana di Aleppo ha inoltre un legame molto speciale con quella del Fayum, in Egitto, dove la situazione continua a peggiorare.

Il 10 aprile scorso, mons. Audo aveva descritto a Fides la difficile situazione ad Aleppo. “Si va avanti alla giornata", aveva detto. "Ho l'impressione che le persone sono sempre più spossate. Sono tutti divenuti poveri e ognuno è alla continua ricerca di qualcosa da mangiare per sè e per la propria famiglia. Per le strade di Aleppo si vedono le persone che girano senza posa con le buste in mano, cercando un po' di pane”, aveva raccontato il presule.

(A cura di Anita Bourdin)

Foto: syrcata.org











lunedì 11 febbraio 2013

Oremus pro Pontifice nostro Benedicto: Dominus conservet eum et vivificet eum et beatum faciat eum in terra et non tradat eum in animam inimicorum eius

Tutta la Chiesa d'Occidente e di Oriente si raccoglie in preghiera per Benedetto XVI

11 febbraio 2013: Nostra Signora di Lourdes

شكرا لكم، أيها الأب الأقدس، البابا بنديكت السادس عشر، من قبل الكنيسة كاملة من الغرب والشرق




Siria: le reazioni alla dimissioni del Papa dell'arcivescovo greco-melchita di Aleppo



"Benedetto XVI è stato un uomo coraggioso - afferma mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo per la Chiesa greco-melchita - che non ha avuto paura di difendere la verità di fronte al mondo. 
È stato il primo e per molti mesi l'unico a lanciare appelli per una fine della guerra in Siria, attraverso il dialogo e la diplomazia. Noi siamo molto grati per quello che ha fatto per la nostra Chiesa e per la nostra popolazione martoriata dal conflitto. La sua visita in Libano è stata un esempio emblematico della sua sincera vicinanza. Ci dispiace molto che abbia presentato le dimissioni, ma abbiamo fede nella sua saggezza e nella sua profonda spiritualità che lo ha portato a questa scelta. Negli anni di pontificato - afferma il presule - lui ha sempre mostrato un amore alla Chiesa e a Gesù Cristo senza mezze misure. Egli è stato un Papa straordinario in un momento molto difficile per il mondo e per i cattolici. Ha saputo esprimere ciò che la Chiesa  pensava. La volontà di Dio senza timidezza ed esitazione, anche con espressioni semplici e forti di verità, chiarezza e trasparenza. 
Nel suo discorso a Regensburg si è rivolto per la prima volta ai musulmani indicando la strada dei valori fondamentali e della ragione per un vero dialogo fra le fedi in grado di contrastare il dilagare del fondamentalismo islamico. 
Oggi, l'estremismo di cui parlava il Papa è diventata una realtà non più isolata. Esso dilaga e rischia di distruggere i Paesi del Medio Oriente, in particolare la Siria. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo - afferma mons. Jeanbart - e di parlare insieme a lui in privato una volta sola. Avevo scritto un libro sulla vita di Giovanni Paolo II in arabo ed ero giunto a Roma per donarglielo. Sono stato commosso di essere ricevuto da lui, nonostante ci fossero dietro di me molti vescovi e persone importanti. Ricordo ancora con commozione quei momenti e soprattutto la sua capacità di ascoltare. 
In questi anni - conclude l'arcivescovo greco-melchita di Aleppo - egli è stato un vero padre e un pastore per tutti i vescovi e i sacerdoti, soprattutto per i cristiani del Medio Oriente". (R.P.)

Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/02/11/siria:_le_reazioni_alla_dimissioni_del_papa_dell'arcivescovo_greco-mel/it1-663969
del sito Radio Vaticana

venerdì 17 agosto 2012

“Chiedo alla comunità internazionale, chiedo ai cristiani d’Europa, d’America e di tutto il mondo, chiedo ai governi di avere pietà di questo popolo siriano e di fare tutto il possibile per spingere tutti quanti a sedersi attorno ad un tavolo per dialogare, trovare una riconciliazione e risolvere questo problema in modo civile, umano. La guerra non fa che distruggere, non fa che uccidere: è una guerra fratricida."

Syrian Archbishop of Aleppo appeals for dialogue, peace

Listen to Tracey McClure's full-length interview with Archbishop Jeanbart: RealAudioMP3
http://www.radiovaticana.org/EN1/Articolo.asp?c=613395




INTERVISTA A MERE MARIE AGNES :
Free" "Syrian" "Army" Terrorists are killing Christians, burning and destroying Christian Churches 






Bartolomeo I: Pace in Siria e nel mondo intero
di NAT da Polis
Istanbul (AsiaNews) - In occasione della Festa della Dormizione della Vergine (in occidente: l'Assunzione di Maria al Cielo), il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ha diffuso un comunicato in cui egli esprime "profonda preoccupazione" per la situazione della Siria e delle comunità cristiane di quel luogo. Il patriarca non dimentica altre zone di tensione in tutto il Medio oriente, la Nigeria e il Sudan e domanda la fine dell'uso politico del fondamentalismo religioso.
Ieri, per il terzo anno consecutivo, Bartolomeo si è recato a celebrare la festa mariana al monastero della Madonna di Sumela, sul Mar Nero. Dal 2009 il governo turco ha dato il permesso per celebrare una messa il 15 agosto, dopo 80 anni di divieti e dopo la trasformazione dell'antico monastero in museo.
Il patriarca ha focalizzato il suo intervento sulla crisi che sta colpendo l'umanità intera e la conseguente diffussione della violenza nel mondo.
"Il Patriarcato Ecumenico - dice il comunicato - è profondamente preoccupato per la diffusione della violenza in tutto il mondo d'oggi. Ci troviamo di fronte a fenomeni di intolleranza che non solo indeboliscono la pace globale, ma costituiscono una negazione della dignità umana. Fenomeni come omicidi, atti di razzismo, genocidi, pulizie etniche, antisemitismo, distruzioni di luoghi di culto, sono espressioni di barbarie, e devono essere condannati in modo categorico e inequivocabile, in particolare quando [tali atti] sono perpetrati in nome della religione".
"Il Patriarcato ecumenico - prosegue il comunicato - esprime le sue particolalori preoccupazioni soprattutto per la situazione creatasi in Medio Oriente , Nigeria e Sudan. Gli scontri e i conflitti tra cristiani e musulmani in questi luoghi, devono e possono essere superati soltanto con il rafforzamento dell'amor verso il prossimo, in quanto espressione di legame di pacifica coesistenza".
"Il Patriarcato Ecumenico - si aggiunge - è anche molto preoccupato per il futuro del popolo siriano e il futuro del cristianesimo su quella terra e rivolge un appello a tutti i protagonisti del conflitto, per far tacere immediatamente le armi, per urgenti motivi umanitari".
"La soluzione di tutti questi conflitti - continua - passa principalmente attraverso il dialogo. Perché, il dialogo è l'unico e miglior strumento di comprensione e di riappacificazione delle nostre differenze, e costituisce un agente di cambiamento e di riconciliazione. Pertanto, i capi religiosi di tutto il mondo, hanno il dovere e l'obbligo morale di opporsi ai conflitti e promuovere la pace come l'unica necessità. La religione non deve essere stumentalizzata ed utilizzata come pretesto per i vari conflitti, facendo leva sul fondamentalismo per uso politico. Il crimine commesso in nome della religione, è un crimine contro la religione".
http://www.asianews.it/notizie-it/Bartolomeo-I:-Pace-in-Siria-e-nel-mondo-intero-25557.html