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giovedì 21 novembre 2024

Il martirio: segno di viaggio nella fede – Simposio sui Martiri di Damasco

Nel 1219, San Francesco arrivò ad 'Acri con le Crociate che partivano dal continente europeo verso il Medio Oriente, ma arrivò in spirito d’amore, tolleranza e pace, Si incontrò con il Sultano che governava a quel tempo, cioè il Sultano Al-Kamil, il quale diede a San Francesco il permesso di visitare la Terra Santa e le sue chiese esistenti a quel tempo, e arrivò qui, a Gerusalemme, poi partì da Gerusalemme per Betlemme, e tornò a casa sua ad Assisi. Ma lasciò dietro di sé un piccolo gruppo di frati francescani, i Frati Minori, per stabilire il primo nucleo della presenza francescana in Terra Santa, quel nucleo crebbe, e il loro numero in Terra Santa si aumentò, e da qui, da Gerusalemme partirono verso altre città e anche verso altri paesi, così arrivarono anche in Siria, precisamente a Damasco. Andiamo insieme da qui, da Gerusalemme a Damasco.

Sabato 16 novembre, l’auditorium dell’Immacolata, presso il convento di San Salvatore a Gerusalemme, ha ospitato il simposio dedicato ai martiri di Damasco, canonizzati a Roma il 20 ottobre 2024. 

L’incontro, dal titolo “Il martirio. Segno di viaggio nella fede”, ha offerto l’opportunità di riflettere sul profondo significato del martirio cristiano, alla luce della testimonianza donata dai martiri francescani di Damasco.

I relatori hanno affrontato il tema del martirio da diverse prospettive. Fra Alessandro Coniglio, professore presso lo Studium Bilicum Franciscanum, ha esplorato le radici bibliche del martirio. Fra Ulisse Zarza, vicepostulatore delle cause dei santi della Custodia di Terra Santa, ha approfondito la dimensione ecclesiale del martirio, mentre Fra Narciso Klimas, direttore dell’archivio della Custodia, ha ricostruito il contesto storico che ha portato al martirio dei frati e dei laici maroniti a Damasco nel 1860. Il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, nel suo contributo ha offerto una riflessione sul significato del martirio nella vita francescana, sottolineando come il dono totale di sé sia un tratto distintivo del seguace di San Francesco. Il Custode ha affermato: “Secondo San Francesco il martirio è l’orizzonte della vita cristiana. Francesco non dice che bisogna confessare di essere religiosi ma confessare di essere cristiani. Il martirio è il dono della vita per testimoniare il proprio amore nei confronti di Gesù, pertanto è l’orizzonte della nostra vita”.

I martiri di Damasco sono stati un grande esempio di fede e di amore per la vocazione francescana. Da qui nasce l’importanza di celebrare e ricordare la loro storia. 

Fr. Marwan Di’Des, membro del comitato organizzatore del simposio, ha sottolineato l’importanza di ricordare i martiri di Damasco oggi: “I martiri di Damasco sono stati martirizzati in una situazione di grande rivolta e caos durante la quale tutto il quartiere cristiano venne saccheggiato. I martiri francescani avevano la possibilità di fuggire, ma rifiutarono, preferendo rimanere accanto alla gente. Questo è stato il servizio dei francescani in Terra Santa. La nostra missione è legata a questi Luoghi e sull’esempio dei martiri di Damasco noi oggi restiamo qui.”. Il simposio nasce pertanto con l’obiettivo di far conoscere la tematica del martirio da una prospettiva cristiana. Conclude fra Marwan: “Il martirio cristiano è  l’immagine di Gesù Cristo che è il martire per eccellenza. Così anche noi cristiani dobbiamo essere fedeli a Dio ed alla nostra fede anche a costo di offrire il nostro  sangue. Non per amore della violenza, ma per amore di Gesù Cristo.

di Lucia Borgato, Custodia Terrae Sanctae

lunedì 11 marzo 2024

Intervista a Jean Francois Thiry ad Aleppo

Associazione Pro Terra Sancta

 “La situazione è difficile. Noi non risolviamo i problemi della Siria, ma stiamo accanto alle persone. E questo è un importante segno di speranza per tutti”. 

Jean Francois Thiry vive ad Aleppo da alcuni mesi per coordinare i progetti di Pro Terra Sancta. In occasione dell’anniversario della guerra che ha devastato la Siria, lo abbiamo intervistato per comprendere la situazione attuale in questa nazione spesso trascurata dai media.

Jean Francois, rispetto alla crisi umanitaria, c’è stata una ripresa nell’arco degli ultimi mesi da quando sei lì, o la situazione è peggiorata?

In questi mesi ho incontrato una sola persona che desidera rimanere qui e contribuire al suo paese. Si tratta di un individuo impegnato nell’ambito educativo che ha deciso di non abbandonare la sua terra. Tutti gli altri parlano solo di fuggire e lamentano il peggioramento delle condizioni economiche. Non credo di poter fornire segnali positivi. È vero che si notano alcune attività commerciali riaperte, ma ciò è dovuto principalmente agli sforzi delle chiese locali che si adoperano per sostenere i cristiani. Tuttavia, la situazione macroeconomica è tragicamente precaria, con l’aumento dei prezzi del gas e la mancanza dei servizi essenziali. Risulta estremamente difficile individuare segni di ripresa.

Qual è l’importanza del lavoro delle chiese se manca la speranza?

Prima di tutto, il ruolo della Chiesa consiste nel rimanere al fianco della popolazione, soprattutto dei cristiani locali, fornendo loro supporto e non abbandonandoli, soprattutto gli anziani che non possono lasciare il Paese. In secondo luogo, il lavoro delle chiese favorisce la coesione tra le varie comunità religiose. Sebbene si parli di un’ottima intesa tra cristiani e musulmani, bisogna comprendere che ci sono ancora profonde divisioni e risentimenti legati alla storia e alla guerra. Perciò, il nostro impegno rappresenta un gesto di carità che spezza il ciclo dell’odio e del male. Lavoriamo con entrambe le comunità, sia cristiane che musulmane, per promuovere l’apertura e la collaborazione reciproca.

Il lavoro di Pro Terra Sancta è un segno di speranza?

I nostri sforzi si concentrano su due fronti: da un lato, sosteniamo la sopravvivenza dei cristiani ad Aleppo, fornendo loro supporto materiale e riparando danni alle abitazioni. Dall’altro, promuoviamo l’interazione e la solidarietà tra le comunità cristiane e musulmane, cercando di superare le barriere culturali e di comprendere reciprocamente le difficoltà che ognuna affronta. È importante mostrare ai cristiani la situazione delle famiglie musulmane, anch’esse gravemente colpite dalla guerra. Questo ci aiuta a consolidare il senso di fratellanza e solidarietà tra le diverse fedi.

Qual è la percezione della popolazione riguardo a questa guerra interminabile?

Attualmente, molti ritengono che la guerra sia terminata, ma in realtà le sanzioni economiche impediscono la pace effettiva. Inoltre, vi è una diffusa corruzione interna che ostacola la ricostruzione e il progresso del Paese. La Siria è frammentata, con diverse aree sotto il controllo del governo di Assad, dei curdi o dei turchi. Questa situazione contribuisce ad alimentare l’instabilità e l’incertezza.

Cosa ti ha spinto ad andare lì e com’è vivere ad Aleppo?

Nel 2017 ho visitato Damasco e ho incontrato i cristiani siriani, rimanendo colpito dalla loro fede incondizionata. Ho visto persone disposte a sacrificare la propria vita per la loro fede. Da allora, ho nutrito il desiderio di fare qualcosa per sostenere questa comunità. Vivere ad Aleppo è un’esperienza intensa e impegnativa. Mi concentro sull’essere presente e condividere la vita con la popolazione locale. Nonostante le difficoltà, sono stato accolto con affetto e gratitudine, il che mi spinge a continuare il mio lavoro con rinnovato impegno e speranza. Sento una grossa responsabilità anche perché ci sono tante persone che donano per la Siria e vorrei che il loro aiuto arrivi e vada veramente a rispondere ai bisogni che ci sono. Sono veramente molto grato, perché penso che in Europa cominciamo a capire l’importanza che ci sia la comunità cristiana qui, proprio dove san Paolo si è convertito.

Un appello ad aiutare chi piange e chi muore per la follia della guerra

Lettera del Dicastero per le Chiese Orientali ai vescovi di tutto il mondo

L'annuale Colletta per la Terra Santa

Osservatore Romano,  8 marzo 2024

«Grazie a nome di chi piange e di chi muore per la follia della guerra. Grazie soprattutto a nome di chi ha perso i suoi bambini o li vede orribilmente mutilati. Aiutateci ad aiutarli!». Lo scrivono il cardinale Claudio Gugerotti e padre Michel Jalakh — dell’ordine antoniano maronita, proprio oggi nominato arcivescovo —, rispettivamente prefetto e segretario del Dicastero per le Chiese orientali, nella lettera inviata ai vescovi di tutto il mondo in occasione dell’annuale colletta del Venerdì santo per la Terra Santa. Eccone il testo.

«E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme». Come avremmo voluto che le parole del salmo 122 fossero la descrizione di ciò che accade ai nostri giorni! E invece tanti pellegrini restano lontani dalla città dei loro sogni, mentre gli abitanti della Terra Santa continuano a soffrire e a morire. In tutto il mondo risuona il rombo delle armi portatrici di morte. E non si vede tregua, anche se Dio ci ha assicurato che «Ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco». Questa è la profezia di Isaia (9, 4). Abbiamo visto e vediamo uomini in armi spargere sangue e uccidere la vita stessa. Eppure nel versetto successivo Isaia annunciava che «un bimbo ci è stato donato... il Principe della pace». Per noi Cristiani quel bimbo è Gesù, il Cristo, il Dio fatto uomo, il Dio con noi.

Papa Francesco non ha mai cessato di manifestare la propria vicinanza a tutti coloro che sono stati coinvolti nel conflitto in Terra Santa e di gridare, agli uomini e alle donne di buona volontà, la propria esortazione a operare per la pace e a rispettare la sacralità di ogni persona umana. Anche di recente così si è espresso: «Sono vicino a tutti coloro che soffrono, Palestinesi e Israeliani. Li abbraccio in questo momento buio. E prego tanto per loro. Le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta!» (Angelus, 12 novembre 2023).

Il pellegrinaggio a Gerusalemme ha una storia antica quanto il cristianesimo, e non solo per i Cattolici. Questo è reso ancora oggi possibile dall’opera generosa dei Francescani della Custodia di Terra Santa e dalle Chiese Orientali ivi presenti. Essi mantengono e animano i santuari, segni della memoria dei passi e delle azioni di Gesù, testimoni materiali di un Dio che assunse la materia per salvare noi, fango animato dal soffio dello Spirito. Per la loro dedizione in quei luoghi si continua a pregare incessantemente per il mondo intero.

Fin dalle sue origini la Chiesa ha coltivato ininterrottamente e con passione la solidarietà con la Chiesa di Gerusalemme. In epoca tardo-medievale e moderna, più volte i Sommi Pontefici intervennero per promuovere e regolamentare la colletta a favore del Luoghi Santi. L’ultima volta fu riformata dal santo Papa Paolo VI nel 1974 attraverso l'Esortazione Apostolica Nobis in Animo. Anche Papa Francesco ha spesso sottolineato l’importanza di questo gesto ecclesiale.

Cari fratelli e sorelle, non si tratta di una pia tradizione per pochi. Ovunque nella Chiesa Cattolica si fa obbligo ai fedeli di offrire il loro aiuto nella cosiddetta Colletta Pontificia per la Terra Santa che si raccoglie il Venerdì Santo o, per alcune aree, in un altro giorno dell’anno. Lo faremo anche quest’anno, sperando in una vostra particolare generosità.

E sapete perché? Perché, oltre alla custodia dei Luoghi Santi che hanno visto Gesù, ci sono, ancora viventi e operanti pur fra mille tragedie e difficoltà spesso causate dall’egoismo dei grandi della terra, i cristiani della Terra Santa. Molti nella storia sono morti martiri per non veder recise le radici della loro antichissima cristianità. Le loro Chiese sono parte integrante della storia e della cultura d’Oriente.

Ma oggi molti di loro non ce la fanno più e abbandonano i luoghi dove i loro padri e le loro madri hanno pregato e testimoniato il Vangelo. Lasciano tutto e fuggono perché non vedono speranza. E lupi rapaci si dividono le loro spoglie.

I cristiani di Iraq, Siria, Libano e di tante altre terre si rivolgono a noi e ci chiedono: «Aiutateci a diffondere ancora in Oriente il buon profumo di Cristo» (2 Cor 2, 15).

Io mi rivolgo a voi perché il loro grido non resti inascoltato e il Santo Padre possa sostenere le Chiese locali a trovare nuove vie, occasioni di abitazione, di lavoro, di formazione scolastica e professionale, perché rimangano e non si perdano nel mondo sconosciuto di un Occidente, così diverso dal loro sentire e dal loro modo di testimoniare la fede. Se partiranno, se a Gerusalemme e in Palestina lasceranno i loro piccoli commerci destinati ai pellegrini che non vi si recano più, l’Oriente perderà parte della sua anima, forse per sempre.

Fate che sentano il cuore solidale della Chiesa!

Alle Chiese locali, ai Francescani, ai tanti volontari della carità, veri figli della pace, testimoni del Principe della pace, esprimo il grazie di Papa Francesco, come pure a tutti voi, per la vostra preghiera e il vostro contributo per la Terra Santa e per tutti coloro che vi abitano.

Il Signore vi benedica e vi ricompensi. Grazie anche a ciascuno dei Vescovi che terranno a cuore questa santa iniziativa.

Grazie a nome di chi piange e di chi muore per la follia della guerra. Grazie soprattutto a nome di chi ha perso i suoi bambini o li vede orribilmente mutilati. Aiutateci ad aiutarli!

Il Signore vi benedica di una larga benedizione e consolazione.



Per mantenere un legame con i cristiani del Medio Oriente 

 Iniziativa voluta dai Pontefici

La “Colletta per la Terra Santa” nasce dalla volontà dei Pontefici di mantenere forte il legame tra tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. È la fonte principale per il sostentamento della vita che si svolge intorno ai Luoghi Santi e lo strumento che la Chiesa si è data per mettersi a fianco delle comunità ecclesiali del Medio Oriente. Nei tempi più recenti, Papa Paolo vi, attraverso l’Esortazione apostolica Nobis in Animo (25 marzo 1974), diede una spinta decisiva in favore della Terra Santa, da Lui visitata nello storico pellegrinaggio del 1964. 

La Custodia Francescana attraverso la Colletta può sostenere e portare avanti l’importante missione a cui è chiamata: custodire i Luoghi Santi, le pietre della memoria, e favorire la presenza cristiana, le pietre vive di Terra Santa, attraverso tante attività di solidarietà, come ad esempio il mantenimento delle strutture pastorali, educative, assistenziali, sanitarie e sociali. 

I territori che beneficiano sotto diverse forme di un sostegno proveniente dalla Colletta sono: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq.

..

In Siria la situazione è molto più grave, vista la condizione precaria in cui versava il Paese già prima del terremoto. Il Dicastero, in collaborazione con la nunziatura apostolica in Siria, ha fatto un appello per sostenere la popolazione colpita dal terremoto. Il Comitato di Emergenza della Chiesa in Siria ha preparato un progetto a sostegno delle famiglie in difficoltà per affrontare l’inverno nel miglior modo possibile. Le regioni che ne beneficeranno sono quelle di Aleppo e Lattakia. I beneficiari totali del progetto sono circa 7.000 persone e il budget totale è di un milione di  us$  per una durata di 9-12 mesi. Il Dicastero, su richiesta del rappresentante pontificio in Siria, ha finora trasferito seicentomila us$ a questo scopo.  

Lo scoppio della guerra in Gaza, dopo gli avvenimenti del 7 ottobre scorso, ha paralizzato la Terra Santa. La mancanza di pellegrini e turisti ha messo in difficoltà migliaia di famiglie. Il Dicastero sta seguendo lo sviluppo della situazione, dimostrando la propria vicinanza attraverso la delegazione apostolica a Gerusalemme, il Patriarcato Latino e la Custodia di Terra Santa. Il Santo Padre ha l’intenzione di realizzare un progetto con finalità umanitarie in Gaza o Cisgiordania che possa aiutare la popolazione a riprendere una vita più dignitosa e che possa creare opportunità di lavoro, a guerra finita. Questo progetto potrebbe essere realizzato con le offerte dei fedeli di tutto il mondo che partecipano alla Colletta per la Terra Santa. 

COME DONARE: 

https://www.collettavenerdisanto.it/sostienici/

https://www.proterrasancta.org/it/come-sostenerci/#offline

sabato 23 dicembre 2023

“Proprio in un mondo così il Signore stesso è nato per darci speranza”

Custodia Terrae Sanctae

Pubblichiamo di seguito il messaggio di Natale dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme.

Poiché un bambino ci è nato, ci è stato dato un figlio; e il governo sarà sulle sue spalle, e il suo nome sarà chiamato “Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. (Isaia 9:6)

Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, trasmettiamo i nostri auguri di Natale ai fedeli di tutto il mondo nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, il Principe della pace, nato qui a Betlemme più di duemila anni fa .

Nell'estendere questi saluti, siamo ben consapevoli che lo facciamo in un periodo di grande calamità nella terra natale di nostro Signore . Negli ultimi due mesi e mezzo, la violenza della guerra ha portato a sofferenze inimmaginabili letteralmente per milioni di persone nella nostra amata Terra Santa. I suoi orrori continui hanno portato miseria e dolore inconsolabile a innumerevoli famiglie in tutta la nostra regione, evocando grida empatiche di angoscia da tutti i angoli della terra . Per coloro che si trovano in circostanze così terribili, la speranza sembra lontana e irraggiungibile.

Eppure è in un mondo simile che nostro Signore stesso è nato per darci speranza. Qui dobbiamo ricordare che durante il primo Natale la situazione non era molto lontana da quella odierna. Così la Beata Vergine Maria e San Giuseppe ebbero difficoltà a trovare un luogo dove far nascere il loro figlio. C'è stata l'uccisione di bambini. C'era un'occupazione militare. E c'era la Sacra Famiglia che veniva sfollata come rifugiata. Esteriormente, non c’era motivo di festeggiare se non la nascita del Signore Gesù .

Tuttavia, in mezzo a tanto peccato e dolore, l’Angelo apparve ai pastori annunciando un messaggio di speranza e di gioia per tutto il mondo: “Non temete, perché ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà tutte le persone. Poiché oggi è nato per voi nella città di Davide un Salvatore, che è Cristo il Signore” (Luca 2:10–11).

Nell'Incarnazione di Cristo, l'Onnipotente è venuto a noi come Emmanuele, “Dio con noi” (Matteo 1:23), per salvarci, redimerci e trasformarci. Questo doveva adempiere le parole del profeta Isaia: “Il Signore mi ha consacrato con l'unzione. per portare la buona notizia agli oppressi, per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà ai catturati e la liberazione ai prigionieri; per proclamare l'anno di grazia dell'Eterno» (Isaia 61:1–2a; Luca 4:18–19).

Questo è il messaggio divino di speranza e di pace che il Natale di Cristo ispira in noi, anche in mezzo alla sofferenza. Perché Cristo stesso è nato e vissuto in mezzo a grandi sofferenze . Egli, infatti, ha sofferto per noi, fino alla morte di croce, affinché la luce della speranza risplendesse nel mondo, vincendo le tenebre (Gv 1,5).

È in questo spirito natalizio che noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, denunciamo tutte le azioni violente e chiediamo la loro fine . Allo stesso modo invitiamo le persone di questa terra e di tutto il mondo a cercare le grazie di Dio affinché possiamo imparare a camminare insieme sui sentieri della giustizia, della misericordia e della pace. Infine, invitiamo i fedeli e tutti coloro che sono di buona volontà a lavorare instancabilmente per il sollievo degli afflitti e per una pace giusta e duratura in questa terra che è ugualmente sacra alle tre Fedi monoteiste.

In questo modo, infatti, rinascerà la speranza del Natale, a cominciare da Betlemme e estendendosi da Gerusalemme fino ai confini della terra – realizzando così le consolanti parole di Zaccaria, secondo cui «un'aurora dall'alto sorgerà su di noi per dare luce a coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte, guidando i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).

— I Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme



For to us a child is born, to us a son is given; and the government will be upon his shoulder, and his name will be called “Wonderful Counselor, Mighty God, Everlasting Father, Prince of Peace.” (Isaiah 9:6)

We, the Patriarchs and Heads of the Churches in Jerusalem, convey our Christmas greetings to the faithful around the world in the name of our Lord Jesus Christ, the Prince of Peace, born here in Bethlehem more than two-thousand years ago.

In extending these greetings, we are well aware that we do so during a time of great calamity in the land of our Lord’s birth. For over the past two-and-a-half months, the violence of warfare has led to unimaginable suffering for literally millions in our beloved Holy Land. Its ongoing horrors have brought misery and inconsolable sorrow to countless families throughout our region, evoking empathetic cries of anguish from all quarters of the earth. For those caught in the midst of such dire circumstances, hope seems distant and beyond reach.

Yet it was into such a world that our Lord himself was born in order to give us hope. Here, we must remember that during the first Christmas, the situation was not far removed from that of today. Thus the Blessed Virgin Mary and St. Joseph had difficulty finding a place for their son’s birth. There was the killing of children. There was military occupation. And there was the Holy Family becoming displaced as refugees. Outwardly, there was no reason for celebration other than the birth of the Lord Jesus.

Nevertheless, in the midst of such sin and sorrow, the Angel appeared to the shepherds announcing a message of hope and joy for all the world: “Fear not: for, behold, I bring you good tidings of great joy, which shall be to all people. For unto you is born this day in the city of David a Savior, who is Christ the Lord” (Luke 2:10–11).

In Christ’s Incarnation, the Almighty came to us as Immanuel, “God with us” (Matthew 1:23), in order to save, redeem, and transform us. This was to fulfill the words of the Prophet Isaiah: “The LORD has anointed me . . . to bring good news to the oppressed, to bind up the brokenhearted, to proclaim liberty to the captives, and release to the prisoners; to proclaim the year of the LORD’s favor” (Isaiah 61:1–2a; Luke 4:18–19).

This is the divine message of hope and peace that Christ’s Nativity inspires within us, even in the midst of suffering. For Christ himself was born and lived amid great suffering. Indeed, he suffered for our sake, even unto death upon a cross, in order that the light of hope would shine into the world, overcoming the darkness (John 1:5).

It is in this spirit of Christmas that We, the Patriarchs and Heads of the Churches in Jerusalem, denounce all violent actions and call for their end. We likewise call upon the people of this land and around the globe to seek the graces of God so that we might learn to walk with each other in the paths of justice, mercy, and peace. Finally, we bid the faithful and all those of goodwill to work tirelessly for the relief of the afflicted and towards a just and lasting peace in this land that is equally sacred to the three Monotheistic Faiths.

In these ways, the hope of Christmas will indeed be born once again, beginning in Bethlehem and extending from Jerusalem to the ends of the earth — thus realizing the comforting words of Zechariah, that “the dawn from on high will break upon us to give light to those who sit in darkness and the shadow of death, guiding our feet into the way of peace” (Luke 1:78–79).

— The Patriarchs and Heads of the Churches in Jerusalem


sabato 1 luglio 2023

Gioia per i cattolici siriani: nomina del Vicario Apostolico di Aleppo dei Latini


 01 Luglio 2023

Il Santo Padre, Papa Francesco, ha nominato Vicario Apostolico di Aleppo dei Latini (Siria) fr. Hanna Jallouf, frate minore della Custodia di Terra Santa. Il religioso, che presto verrà ordinato vescovo, è al momento parroco di Knayeh e incaricato di Jisser El Chougur e succede a mons. Georges Abou Khazen O.F.M. 

A fr. Hanna vanno le felicitazioni di tutti i confratelli della Custodia di Terra Santa con l’augurio di continuare a servire la Chiesa locale di Aleppo come un pastore “che ha l’odore delle pecore”.

Sul campo

Lo scorso 17 dicembre, in Vaticano, fr. Hanna è stata una delle tre personalità che hanno ricevuto direttamente dal Papa il premio "Fiore della gratitudine" per il loro impegno nel contrasto alla povertà. In quell’occasione aveva rilasciato un’intervista al sito della Custodia. Padre Hanna da anni - insieme ai confratelli - si spende per i poveri nel contesto della guerra siriana, rappresentando un punto di riferimento per la comunità cristiana locale. Nel 2018 Papa Francesco aveva inviato una lettera a fr. Hanna e fr. Louai, in risposta a una loro missiva in cui raccontavano della situazione in Siria. Nell’ottobre 2014 è stato rapito e tenuto prigioniero per un paio di giorni dai jihadisti, nel contesto della guerra civile siriana. 

Il curriculum

P. Hanna Jallouf O.F.M. è nato a Knayeh, Comune di Jisser El Chougur, Provincia di Idlib (Syrian Arab Republic) il 16/07/1952 ed è di nazionalità Siriana. 
Ha vestito l’abito francescano il 01/03/1974; 
ha emesso i primi voti il 17/02/1975; 
ha fatto la professione solenne il 14/01/1979. 
È stato poi ordinato diacono il 18/03/1979 e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 29/07/1979. 
È un religioso della Custodia di Terra Santa dell’Ordine dei Frati Minori. 
Parla Arabo, Italiano e Francese. 
Ha svolto i seguenti servizi: Vicerettore in Amman (1979-1982), Rettore del Seminario Minore in Aleppo (1982-1987), Vicario Parrocchiale a Casalotti in Roma (1987-1990), Superiore e Parroco a Ghassanieh e Jisser el Chougur (1990-1992), Direttore del Terra Sancta College di Amman (1992-2001), Superiore e Parroco a Knayeh (2001-2013); Superiore e Parroco di Knayeh, incaricato di Jisser El Chougur e Ghassanieh (2013-2016); Superiore e Parroco di Knayeh e incaricato di Jisser El Chougur (2016). 
Attualmente è Superiore e Parroco a Knayeh e incaricato di Jisser El Chougur. 
Ha ottenuto la Licenza in Storia (Beirut) e la Licenza in Pastorale giovanile e catechetica (Università Pontifica Salesiana – Roma). 

martedì 30 maggio 2023

Aleppo. Il racconto dopo il terremoto. A che punto è la notte?



In una città determinata a sopravvivere, dopo anni di guerra e i devastanti terremoti del 6 febbraio, fra Bahjat Karakach, parroco francescano della chiesa cattolica latina, racconta come la comunità sta reagendo

da Eco di Terrasanta - maggio giugno 2023 

La nostra gente ha vissuto una tragedia dopo l'altra; portando la croce e percorrendo la via del calvario, la croce della paura e della povertà, la croce dell'incertezza di ciò che riserva il futuro. Non c'è dubbio che la vita ad Aleppo sia cambiata radicalmente a causa dei due terremoti. È un'esperienza forte, potente e violenta che richiederà del tempo per essere superata”.

Fra Bahjat Elia, francescano della Custodia di Terra Santa e, da pochi mesi, parroco della comunità cattolica latina della più grande città siriana, racconta la situazione di Aleppo in una lettera che prima di Pasqua ha indirizzato ad amici e sostenitori.

Dopo le sofferenze di 12 anni di conflitto e la pandemia, è stata la volta delle due fortissime scosse di terremoto del 6 febbraio, con epicentri in territorio turco, ma che hanno interessato tutta la Siria nord occidentale.

Le vittime sono state oltre 57.000, di cui almeno 7000 in Siria, e 120.000 in tutto i feriti. 

Per questo, come osserva fra Bahjat, sembra che ad Aleppo sia impossibile vivere senza ansia e paura. “Oggi la città sta gradualmente tornando alla normalità, ma molte famiglie sono ancora sfollate perchè innumerevoli case sono diventate invivibili e molte scuole, perfino gli edifici universitari, hanno subito danni. Quindi la prima sfida è ricostruire e riparare questi edifici. Le Chiese di Aleppo hanno lanciato un'iniziativa unitaria e congiunta per restituire case e pace alle loro famiglie”.

Fra Bahjat spiega che sono stati invitati tecnici e ingegneri dall'Italia per aiutare a valutare lo stato degli edifici dopo il sisma. Quattro di loro sono stati ospitati nel convento francescano, hanno fatto i sopralluoghi, anche in collaborazione con le autorità cittadine.

Nella parrocchia di San Francesco ad Aleppo, dopo aver messo in sicurezza la chiesa, sono riprese le celebrazioni e i momenti di preghiera. Sono state riavviate le attività della confraternita che raccoglie gli anziani, dei gruppi scout, il catechismo, il doposcuola, eccetera. 

Un aiuto viene dato alle famiglie musulmane povere che abitano nella parte orientale di Aleppo: “ Cerchiamo di fornire loro un sostegno psicologico e un po' di materiale di prima necessità, attraverso i quattro centri di assistenza francescani lì presenti”.

Continua poi l'attività della mensa di beneficenza “ cinque pani e due pesci”, che fornisce pasti quotidiani a tutti i bisognosi della nostra città.

Ad Aleppo, conclude fra Bahjat, all'approssimarsi della Pasqua crediamo che il Signore non ci lascerà, anzi tenderà la sua mano attraverso voi verso di noi, verso ogni persona sofferente e addolorata, povera e affamata, sola e senza speranza, e insieme aiuteremo Aleppo a rialzarsi in piedi, rispolverando le sue macerie, per risorgere di nuovo con la forza di Cristo “.

mercoledì 5 aprile 2023

La colletta del Venerdì Santo: emergenza Siria

 Fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa e Presidente dell'Associazione Pro Terra Sancta, si trova in questo video ad Aleppo per essere vicino alle tante famiglie colpite dal tragico terremoto. Ha rivolto a tutti noi un appello per far risorgere Aleppo e le città siriane.

La “Colletta per la Terra Santa”, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”, nasce dalla volontà dei papi di mantenere forte il legame tra tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. 
Le offerte raccolte dalle parrocchie e dai Vescovi vengono trasmesse dai Commissari di Terra Santa alla Custodia di Terra Santa che verranno usate per il mantenimento dei Luoghi e per i cristiani di Terra Santa, le pietre vive di Terra Santa.

È continuato e si è intensificato in Siria, Giordania e Libano l’aiuto alla popolazione siriana ed irachena, cristiani ma non solo, che vive una situazione di estrema necessità, attraverso la presenza dei Frati della Custodia di Terra Santa grazie anche al sostegno finanziario della Colletta del Venerdì Santo.

  • In Libano
    Accoglienza e sostegno temporaneo per 14 famiglie irachene a Deir Mimas e oltre 47 nella zona di Harissa e Jounieh.
    Aiuto scolastico per 28 bambini iracheni e giovani iracheni a Deir Mimas, oltre 35 nella zona di Harissa e quasi 65 a Jounieh. Aiuto a giovani siriani a Jounieh e Beirut in numero di 40.
  • In Siria
    Aiuti attraverso le parrocchie di Aleppo, Damasco, Knayeh, Yakoubieh e Latakieh.  

Centro di emergenza di Aleppo presso la parrocchia e il Terra Sancta College:
– progetto di distribuzione di acqua potabile alla gente senza acqua
– pagamento delle spese dell’elettricità da generatori sparsi lungo la strada a più di 600 famiglie
– distribuzione del pacco alimentare per 3700 famiglie al mese
– assistenza sanitaria di emergenza (per una spesa di 70 mila $)
– cura per i bambini e la loro crescita sotto tutti i punti di vista (spirituale, umana fra cui educativa) e i loro bisogni primari di latte, pannolini…
– riparazione / ricostruzione di 1300 case danneggiati (di tre diversi livelli di danni)
– aiuto ad avviare piccole imprese e attività lavorative a circa 500 persone, che avevano perso lavoro
– progetto di “dopo scuola” a favore di 150 bambini
– sostegno a 1300 famiglie giovani con un pacco alimentare mensile
– assistenza sanitaria per la gravidanza, il parto, e l’assistenza post-parto sia alla madre sia al figlio
– distribuzioni di vestiti, due volte all’anno a più di 900 bambini…
– oratorio estivo per più di 1300 bambini
– progetto di adozione di 600 bambini musulmani profughi
– centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi

  • Damasco(Baba Touma, Casa di Anania, Tabbale e Salhie):
    – riparazione strutture danneggiate dai bombardamenti
    – aiuto famiglie e giovani poveri
    – medicine e interventi medici
    – bambini e studenti aiuto allo studio
    – ristrutturazione spazi interni piano terra parrocchia Bab Touma, per attività giovani
    – studio e ristrutturazione spazio per centro culturale parrocchiale per giovani alla Casa di Anania
    – aiuti accoglienza e sostegno ammalati
    – educazione, aiuto all’asilo bambini a Tabbale
    – centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi
  • Latakieh:
    – acquisto di un terreno per edificare un centro pastorale a servizio della comunità parrocchiale locale
    – distribuzione mensile di pacco alimentare a circa 300 famiglie
    – centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi
    Aiuti a rifugiati nei 3 villaggi di KnayeJacoubie Sjeide
  • https://www.collettavenerdisanto.it/emergenza-siria/
  • COME DONAREhttps://www.proterrasancta.org/it/come-sostenerci/

mercoledì 1 marzo 2023

Secondo comunicato sulla crescente spirale di violenza in Terra Santa

 

28 Febbraio 2023


We, the Patriarchs and Heads of the Churches in Jerusalem, are saddened by the latest escalation of violence in the Holy Land. 

On Sunday night, February 26th, dozens of Israeli settlers rampaged through the Palestinian town of Huwara near Nablus, killing a man, injuring dozens of people with metal rods and tear gas, and torching scores of buildings and cars. This took place as a retaliation after a Palestinian gunman killed two Israeli settlers near the same town—an act itself in response to the killing of eleven Palestinians in Nablus the week before.

 This recent escalation came during and following the conclusion of a rare meeting between Israeli and Palestinian leaders in Aqaba, Jordan, in which Israel promised to halt settlement expansion in the Palestinian areas, and to stop, along with the Palestinians, a spiraling and senseless escalation.

 These painful developments make it ever more necessary not only to immediately de-escalate tensions in words and deeds, but also to find a more lasting solution to the Israeli-Palestinian conflict, in accordance with international resolutions and legitimacy. 

With all people of good will, we pray to the Lord for peace and justice in our beloved Holy Land, where all have been tormented by this painful, long-term conflict.


Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, siamo addolorati per l'ultima escalation di violenza in Terra Santa. Domenica notte, 26 febbraio, dozzine di coloni israeliani si sono scatenati nella città palestinese di Huwara vicino a Nablus, uccidendo un uomo, ferendo decine di persone con spranghe di metallo e gas lacrimogeni e incendiando decine di edifici e automobili. 

Ciò è avvenuto come rappresaglia dopo che un uomo armato palestinese ha ucciso due coloni israeliani vicino alla stessa città, un atto a sua volta in risposta all'uccisione di undici palestinesi a Nablus la settimana prima. 

Questa recente escalation è avvenuta durante e dopo la conclusione di un raro incontro tra i leader israeliani e palestinesi ad Aqaba, in Giordania, in cui Israele ha promesso di fermare l'espansione degli insediamenti nelle aree palestinesi e di fermare, insieme ai palestinesi, una vertiginosa e insensata escalation . 

Questi dolorosi sviluppi rendono sempre più necessario non solo un immediato allentamento delle tensioni nelle parole e nei fatti, ma anche la ricerca di una soluzione più duratura al conflitto israelo-palestinese, in conformità con le risoluzioni e la legittimità internazionali. Con tutte le persone di buona volontà, preghiamo il Signore per la pace e la giustizia nella nostra amata Terra Santa, dove tutti sono stati tormentati da questo conflitto doloroso e di lunga durata. 

I Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme


https://www.custodia.org/en/news/second-statement-regarding-increasing-cycle-violence-holy-land

giovedì 10 febbraio 2022

Da Aleppo: “riaccendere la speranza” dei siriani


 Fuori dalla parrocchia latina di “San Francesco”, i ruderi degli edifici distrutti da dieci anni di guerra in Siria, resistono immutati, ricordandoci che Aleppo è ancora una città ferita. Anche se i riflettori del mondo non sono più puntati sulla crisi siriana, il popolo di Aleppo continua la sua battaglia quotidiana, per ricostruire le proprie case, famiglie e cuori. I frati francescani della Custodia di Terra Santa, che servono la parrocchia latina di Aleppo, conoscono tutte le sofferenze più cieche e le gioie più insperate. “ Mai come in questi anni ho sentito la disperazione della gente”, dice il parroco p. Ibrahim Alsabagh,che è ad Aleppo da oltre sette anni, insieme ad altri tre frati. “Ricordo che per ogni persona morta a causa dei missili, caduti tra il 2014 e il 2016, ho dovuto lavorare in ogni modo possibile, per almeno tre settimane, per riportare la speranza nel cuore di chi è rimasto indietro. Fino ad oggi, mai in vita mia avevo sentito dire così tanti anziani: “Lasciami morire” o “Non voglio più vivere”. Ho sentito molte persone maledire il giorno in cui sono nate, come Giobbe. Anche oggi la nostra difficoltà, o meglio, la nostra sfida, è riaccendere la speranza».

Prima della crisi siriana, la parrocchia latina di Aleppo contava 1.800 famiglie ma, a seguito dell'emigrazione di circa due terzi delle famiglie, oggi i fedeli sono circa 3.000 (608 famiglie). “Purtroppo la situazione delle persone è peggiorata e, secondo le nostre statistiche, il 92% vive al di sotto della soglia di povertà”,  continua p . Ibrahim. “Le ragioni di questa precaria situazione economica sono molteplici: la divisione del Paese, lo sfruttamento frenetico delle sue risorse sotterranee di gas e petrolio, la crisi senza fine che va avanti da più di dieci anni, la distruzione degli impianti industriali di Aleppo, la corruzione, il Covid, la crisi libanese. Tutti questi fattori contribuiscono a rendere disumane le condizioni di vita delle persone”. 

Ad Aleppo, dove gli inverni sono molto freddi, non  c'è gasolio per il riscaldamento né gas per cucinare, mentre il pane si compra solo in piccole quantità e dopo aver fatto la fila per ore. Negli ultimi due mesi, a causa del freddo e dell'impossibilità di riscaldarsi, è morto il 60% degli anziani, ai quali i frati hanno fatto la comunione nelle loro case. 

Nell'impossibilità di avere qualsiasi assicurazione sanitaria e, mentre gli ospedali restano semidistrutti e senza medicinali, il Covid continua a contagiare e uccidere molte persone “Chi vuole salvarsi va nelle cliniche private, ma conosciamo esempi di persone che, per pagare una permanenza di pochi giorni in terapia intensiva, hanno dovuto vendere la propria casa, alla metà del prezzo reale”, continua il parroco di Aleppo.

Sostegno spirituale e materiale

In questa situazione di sofferenza, la parrocchia di San Francesco cerca di offrire ogni giorno un sostegno spirituale che si concretizza nella Parola, nei sacramenti e nell'accompagnamento comunitario e  personale dei fedeli. “Da quando sono arrivato, ho visto che per sostenere i fedeli che stanno vivendo questo momento di prova, è necessario prima di tutto dare loro la Parola in abbondanza”. dice p. Ibrahim. «Per quattro anni abbiamo dato il catechismo agli adulti e poi abbiamo proseguito con la dottrina sociale della Chiesa. Mai, come in questi anni abbiamo lavorato sulla qualità del catechismo per i bambini.”. 

Ogni settimana, le sei messe domenicali ei servizi pastorali si rivolgono a più di duemila persone, seguite da 11 dipendenti e 104 volontari. Accanto al supporto spirituale, anche il supporto materiale è molto forte. Nel 2021 sono stati 42 i progetti attivi di cui 25 per tutti i cristiani di riti diversi,  in “sofisticato coordinamento” con le loro Chiese per coltivare la comunione ed evitare di realizzare iniziative parallele. Si tratta di progetti di prima necessità: sostegno economico alle famiglie, distribuzione di pacchi alimentari, finanziamento di spese e operazioni mediche, adozioni a distanza di bambini, consulenza legale e copertura delle spese legali.

“Un progetto di grande attualità in questo momento si chiama  Cinque pani e due pesci e garantisce un pasto caldo a 1.000 persone al giorno. Si rivolge anche ai nostri fratelli musulmani che hanno bisogno. Stiamo anche cercando di aiutare i giovani che vogliono sposarsi, con il progetto  Regalo di nozze , con il quale possono pagare l'affitto per un anno o acquistare i mobili per la loro casa”, continua p. Ibrahim. 

Fondamentali anche le iniziative a sostegno dell'istruzione  , con attività di doposcuola per 90 alunni e borse di studio per studenti universitari. 

Secondo le statistiche dei francescani, 25.568 persone si recano ogni mese nei vari centri di aiuto e soccorso della parrocchia, sostenuti anche dalla Ong Pro Terra Sancta .

Al lavoro sulla ricostruzione

Tra i progetti di ricostruzione rientrano quelli volti a coprire le spese di riparazione delle abitazioni danneggiate (dal 2016 sono state riparate circa 1.700 abitazioni), il microcredito per giovani e disoccupati e iniziative di sostegno a parrocchie e sacerdoti in difficoltà.

“L'emorragia di emigrazione che ha colpito la nostra comunità (sono emigrati i due terzi delle famiglie più ricche) è quasi cessata negli ultimi due anni”, spiega il parroco della chiesa di San Francesco. “ Invitiamo coloro che sono partiti e coloro che si preparano a partire a non trascurare la loro fede mentre sono lontani, a prendere parte alla vita della Chiesa locale, a non dimenticare i loro genitori e parenti che sono ancora bisognosi. "

Nonostante le difficoltà, p . Ibrahim ha anche storie di speranza da raccontare : “Tanti anni fa, dopo un incontro con giovani studenti universitari che avevo incoraggiato a sognare e a progettare il loro matrimonio in futuro, un giovane di ventuno anni mi disse di avere una ragazza di diciotto anni. ed era pronto a sposarla il prima possibile. Questo mi ha dato una grande consolazione e mi ha anche fatto sorridere, perché mi ha fatto pensare che, dopo tutti i bombardamenti di quel periodo, c'era ancora delle persone normali". Dopo un accompagnamento di alcuni anni, i due giovani si sono sposati e la loro bambina è stata accolta in chiesa molto recentemente, durante la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. 

“Di recente, scherzando con alcuni nostri parrocchiani, ho detto che  siamo una parrocchia piena di sofferenza e di “tragedia”, ma allo stesso tempo “piena di grazia”  perché il Signore non ci ha mai abbandonato”, dice il parroco di Aleppo. “La nostra sofferenza, quella di oltre dieci anni di crisi, non è ancora finita. Le nuvole nere sono ancora presenti sul nostro Paese. Siamo una nazione sulla carta, una delle tante, nelle mani di “grandi attori globali” che stanno conducendo la “terza guerra mondiale a pezzi” (Citazione Papa Francesco). Con la fede e la speranza che Egli dona alle sue pecore, si eleva la mia preghiera perché Egli possa inviare frati che amano il gregge e non hanno paura di donarsi totalmente al servizio delle persone”.

Beatrice Guarrera


https://www.custodia.org/it/news/la-sfida-dei-francescani-di-aleppo-ravvivare-la-speranza-dei-siriani

giovedì 16 dicembre 2021

L'obiettivo è cacciare i cristiani da Gerusalemme e dal resto della Terra Santa, secondo i vertici della Chiesa.

 

Il 13 dicembre i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme hanno firmato una  dichiarazione congiunta su “L'attuale minaccia alla presenza cristiana in Terra Santa". Leader cattolici, ortodossi e protestanti hanno lanciato un appello alle autorità civili di Israele, Palestina e Giordania sulla situazione prevalente della comunità cristiana in Terra Santa.  

“Dal 2012 ci sono stati innumerevoli episodi di aggressioni fisiche e verbali contro sacerdoti e altro clero, attacchi a chiese cristiane, con luoghi santi regolarmente vandalizzati e profanati, e continue intimidazioni nei confronti dei cristiani locali che cercano semplicemente di adorare liberamente e di svolgere la loro vita quotidiana .”

Gli obiettivi del dialogo richiesto:

“(1) Affrontare le sfide presentate dai gruppi radicali a Gerusalemme sia alla comunità cristiana che allo stato di diritto, in modo da garantire che nessun cittadino o istituzione debba vivere sotto la minaccia della violenza o dell'intimidazione; (2) Avviare il dialogo sulla creazione di una speciale zona culturale e del patrimonio cristiano per salvaguardare l'integrità del quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme e per garantire che il suo carattere unico e il suo patrimonio siano preservati per il benessere della comunità locale , la nostra vita nazionale e il resto del mondo”.

Organizzazioni cristiane in altre parti del mondo hanno rapidamente aggiunto il loro sostegno all'appello.  Anche le Chiese per la pace in Medio Oriente (CMEP), un gruppo di difesa delle Chiese ortodosse, cattoliche e protestanti con sede negli Stati Uniti, hanno aderito all'appello, affermando che le comunità cristiane sono una parte importante della Terra Santa e custodi dei luoghi santi cristiani.  

“Mentre i cristiani si preparano a celebrare il Natale”, si legge in una dichiarazione del CMEP, “abbiamo vivo il pensiero dei  nostri fratelli in Terra Santa che continuano a portare avanti le tradizioni nel luogo in cui è iniziata la nostra fede”.

Di seguito il testo della "Dichiarazione congiunta su l'attuale minaccia alla presenza cristiana in Terra Santa.":

Throughout the Holy Land, Christians have become the target of frequent and sustained attacks by fringe radical groups. Since 2012 there have been countless incidents of physical and verbal assaults against priests and other clergy, attacks on Christian churches, with holy sites regularly vandalized and desecrated, and ongoing intimidation of local Christians who simply seek to worship freely and go about their daily lives. These tactics are being used by such radical groups in a systematic attempt to drive the Christian community out of Jerusalem and other parts of the Holy Land.

We acknowledge with gratitude the declared commitment of the Israeli government to uphold a safe and secure home for Christians in the Holy Land and to preserve the Christian community as an integral part of the tapestry of the local community. As evidence of this commitment we see the government’s facilitation of the visit of millions of Christian pilgrims to the holy sites of the Holy Land. It is therefore a matter of grave concern when this national commitment is betrayed by the failure of local politicians, officials and law enforcement agencies to curb the activities of radical groups who regularly intimidate local Christians, assault priests and clergy, and desecrate Holy Sites and church properties.

The principle that the spiritual and cultural character of Jerusalem’s distinct and historic quarters should be protected is already recognised in Israeli law with respect to the Jewish Quarter. Yet radical groups continue to acquire strategic property in the Christian Quarter, with the aim of diminishing the Christian presence, often using underhanded dealings and intimidation tactics to evict residents from their homes, dramatically decreasing the Christian presence, and further disrupting the historic pilgrim routes between Bethlehem and Jerusalem.

Christian pilgrimage, in addition to being the right of all the Christians around the world, brings great benefits to Israel’s economy and society. In a recent report by the University of Birmingham, it was highlighted that Christian pilgrimage and tourism contributes $3bn to the Israeli economy. The local Christian community, while small and decreasing in number, provides a disproportionate amount of educational, health and humanitarian services in communities throughout Israel, Palestine, and Jordan. In accordance with the declared commitment to protect religious freedom by the local political authorities of Israel, Palestine, and Jordan, we are requesting an urgent dialogue with us the Church Leaders, so as to:

1. Deal with the challenges presented by radical groups in Jerusalem to both the Christian community and the rule of law, so as to ensure that no citizen or institution has to live under threat of violence or intimidation.

2. Begin dialogue on the creation of a special Christian cultural and heritage zone to safeguard the integrity of the Christian Quarter in Old City Jerusalem and to ensure that its unique character and heritage are preserved for the sake of well-being of the local community, our national life, and the wider world.

—The Patriarchs and Heads of Churches in Jerusalem

13 December, 2021


https://www.custodia.org/it/news/statement-current-threat-christian-presence-holy-land