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venerdì 6 giugno 2025

La Pasqua di Sr Adriana

 

A cura delle Sorelle di Fons Pacis

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 Carissimi,

come sapete a distanza di sole tre settimane abbiamo accompagnato un’altra sorella attraverso il passaggio alla vita eterna; sr Adriana (Andreana in realtà) è morta la mattina del 31 maggio, festa liturgica della Visitazione. Ancora una volta una data significativa, quella in cui le comunità della nostra filiazione di Vaiserena rinnovano la consacrazione di ciascuna sorella a Maria, e una festa significativa per i nostri fratelli di Tibhirine, che nella Visitazione vedevano il mistero della loro presenza in terra d’Islam come portatori del Cristo e della sua salvezza.

 

 

Sapete anche che da anni sr Adriana era gravemente ammalata, con un tumore ormai in metastasi da molto tempo. Lei conosceva ogni dettaglio della sua malattia, e da tempo si preparava a questo momento della morte. In realtà, già da più di due anni, quasi tre. Perché nell’autunno 2022 il medico aveva detto chiaramente che la chemioterapia, che in precedenza aveva garantito una ripresa quasi miracolosa, non aveva più effetto, e che, secondo la sua esperienza ( dato che le zone tumorali erano molto estese, nel fegato, nel cervello, e in altre parti del corpo) aveva davanti davvero pochi mesi di vita.
Così abbiamo cominciato, un po’ nascostamente a dire il vero, a preparare il nostro cimitero.
Fin dall’inizio della fondazione avevamo deciso dove sarebbe stato: al confine ovest del terreno, in un punto panoramico da cui si vedono l’orizzonte del mare, le montagne del Libano, le colline della Siria...Alla fine di campi di melograni e mandorli. Un bel posto per risorgere !
Ma ancora non si era fatto alcun lavoro. Era tempo di preparare, e così abbiamo recintato il terreno con un muretto di sassi, abbiamo tracciato un sentierino di ghiaino bianco, preparato un altare con le pietre, messo la Croce. Senza dire nulla a Adriana. Ma lei un giorno, mentre eravamo insieme nella torretta dell’acqua ( lei che per anni a Valserena si era occupata delle manutenzioni, cioè dei piccoli e grandi lavori che si fanno all’interno del monastero per mantenere gli edifici e gli impianti), mi dice: “guarda che devi cominciare a preparare il cimitero, ci vuole tempo...”. Eravamo al terzo piano, e sorridendo le ho detto: “Guarda fuori, in fondo.. Vedi la croce bianca ? “..E lei: “...andiamo subito a vedere! “. Detto, fatto. Siamo andate, e le è piaciuto. Ha scelto il suo posto, quello dove l’abbiamo deposta pochi giorni fa. Non solo, alla fine dell’anno avevamo con noi per quindici giorni un sacerdote francese, Don Dominique, che era con noi per celebrare la Novena e il Natale. Così gli abbiamo chiesto di consacrare il cimitero, e siamo andate tutte insieme, in un bel giorno di vento e cielo blu.

Vi racconto tutto questo perché credo sia stato molto importante, per sr Adriana e per la comunità, vivere la sua malattia e il suo cammino verso la morte parlandone apertamente, persino scherzando insieme.. Sì, perché poi.. i tre mesi previsti sono passati...e abbiamo celebrato il Natale del 22...E poi la Pasqua del 23...e il Natale 23. E la Pasqua del 24, e poi Natale del 24... Da brava sarda, ha avuto una resistenza incredibile alla malattia. La prendevamo in giro. Lei diceva: “Vi preparo il quaderno delle ricette...Qualcuno deve prendere l’incarico di guardare le olive, le marmellate. Ci vuole qualcuno che segua i fiori del giardinetto, perché io fra poco muoio.”. E noi “eh sì, tanto non ci crede più nessuno, continui a dire che devi morire ma tanto non muori mai”...
Chi ha conosciuto sr Adriana, può immaginare il sorrisetto di soddisfazione con cui reagiva a tutto questo. “Eh, sì.. hanno detto che non dovevo vivere più di tre mesi.”
L’oncologo, un medico musulmano, veramente bravo, era sconcertato: “Con sr Adriana io devo dimenticare tutto quello che ho imparato studiando medicina... Io non ho fatto nulla, questo viene da Dio !”.
 Credo che dobbiamo veramente ringraziare Dio, ed anche sr Adriana lo faceva, perché per il tipo di tumore che aveva avrebbe dovuto avere moltissimo dolore, da tanto tempo, e invece fino all’ultimo la malattia è stata sopportabile, e le ha permesso di partecipare quasi pienamente alla vita comunitaria. Le ha permesso di vedere questa nuova fase di Fons Pacis, con i lavori del monastero che avanzavano, l’esperienza di Ghada e Judit, l’arrivo di sr Carinia e sr Mikaela e un anno dopo sr Liliana. Ogni tanto facevamo qualche passeggiata sul cantiere, e lei diceva : “Sono contenta di essere arrivata a vedere tutto questo”. Infatti, quando ancora il cantiere era all’inizio, e si gettavano le fondamenta di quello che è il piano sotterraneo, lei aveva messo nel cemento la sua croce, il più vicino possibile a quello che sarebbe stato poi il luogo della chiesa...pensando di non vederne la realizzazione.
Certo, la sofferenza più grande, con l’avanzare del tempo, era quella di non poter fare più tutto quello che avrebbe voluto per aiutare la comunità; poco a poco camminare fuori, nel giardino, si è fatto difficile, ed anche camminare in casa. L’ultima volta che è venuta in refettorio con noi, è stato per il pranzo di Natale del 2024. Ma già usavamo un po’ la carrozzella, e poco a poco si è completamente allettata. Da gennaio non è più riuscita ad alzarsi, nemmeno per stare un breve tempo sulla poltrona. Già da un po’ di tempo si era trasferita nell’unica stanzetta che abbiamo a  pianterreno, vicino alla cappellina, e così poteva seguire la preghiera della comunità... E un po’ la vita comune..
Poco a poco la situazione è peggiorata, non eravamo molto sicure di quando fosse presente o meno. A volte evidentemente sì, le risposte erano pertinenti, ed anzi si poteva parlare a lungo con lei, che raccontava alle nuove arrivate tante cose della fondazione. Invece in altri momenti era completamente perduta, vedendo cose e persone nella sua stanza, confondendo i luoghi e parlandoci di Roma come fosse a dieci minuti di distanza... In questi mesi più volte un medico amico è venuto per toglierle liquido dall’addome, liquido dovuto alla crescita del tumore e che le rendeva più difficile la respirazione... Anche i dolori sono aumentati. Quando sr Marita è morta, lei non riusciva a darsene ragione. “ Ma come? Fino a ieri era qui a darmi le medicine, e così, in due ore è andata? E io che da anni aspetto, perché il Signore non mi prende?”. Ovviamente non ha potuto partecipare al funerale, ma ha voluto vedere sr Marita mentre la vegliavamo nella cappellina, e siamo riuscite a fare un breve collegamento video dalla chiesa alla sua stanza. E poi...

Mah, lei e sr Marita hanno vissuto molti anni insieme, hanno lavorato ai profumi a Valserena... E così ...è andata presto a farle compagnia, seconda pietra di questa fondazione.
Sr Adriana negli ultimi giorni ha cominciato a non mangiare più, non riusciva più neppure a bere. La pressione era quasi inesistente, e non eravamo sicure di quando fosse cosciente o meno.
Probabilmente, andava a momenti. Quindi abbiamo chiamato un infermiere perché le mettesse delle flebo; era già venerdi 30, e ha recuperato un po’ la pressione ma era chiaro che non era che un beneficio momentaneo. Già da mesi a turno dormivamo nella stanza accanto a lei, ma ora era necessario vegliarla continuamente, e così abbiamo fatto. Vedevamo i suoi riflessi diminuire a poco a poco, ed è difficile dire fino a quando è stata cosciente. Ho ascoltato con lei la Messa online del 31 maggio, e poco dopo l’abbiamo vista declinare rapidamente. Il respiro era ancora buono, ma il cuore sembrava affaticato e iniziava una emorragia cerebrale, visibile per un versamento di sangue nell’occhio sinistro.
 Abbiamo raccolto la comunità, pregato accanto a lei, raccomandato la sua anima, e verso le 9,45 abbiamo constatato e verificato la sua morte. Era la mattina del 31 maggio, e sr Mariangela aveva da poco posto sull’altare anche la sua rosa, insieme alle nostre, segno della sua offerta a Maria.

E, come per sr Marita, subito tutto il villaggio ci è stato vicino. I nostri operai, i nostri vicini, già sapevano cosa fare, ed hanno preparato tutta la chiesa e il cimitero. La celebrazione era prevista  per il giorno seguente, domenica. Evidentemente era difficile per il nostro vescovo venire, ma padre Fadhi, il nostro “parroco” francescano di Lattakie, si è detto disponibile a venire, fra una messa e l’altra ( Lattakie è a due ore di distanza).
 Le signore ci hanno offerto il loro aiuto, hanno preparato il caffè cerimoniale, e dopo che abbiamo preparato sr Adriana con l’abito monastico e l’abbiamo posta nella bara, è cominciata la veglia di preghiera, delle sorelle ma anche di tanti che hanno fatto visita. Ci hanno commosso le lacrime di tante persone, quelle della signora che aiutava in cucina, o dell’operaio che ha lavorato con sr Adriana nel giardino, quando lei non aveva più la forza di zappare i fiori.
Il giorno dopo, domenica, abbiamo terminato di preparare tutto, i fiori, i canti; sono arrivati per la celebrazione, che era alle 11 del mattino, anche il parroco del villaggio, P. Abdallah, e un amico sacerdote, anche lui Maronita, padre Bassam. Così il corpo di Adriana ha ricevuto, come sr Marita, la doppia benedizione secondo i due riti ( segno bello di comunione e di unità), questa volta però prima di iniziare la Messa.... 
 Tanti amici non hanno potuto venire; perché era domenica, e perché le strade da Aleppo non sono troppo sicure. Altri, che non avevano potuto partecipare al funerale di sr Marita, sono arrivati invece questa volta, vivendo con noi questo “kairos”  forte per la comunità della doppia pasqua delle nostre sorelle...

Ed è cominciata la processione.. Verso la chiesa nuova, e poi verso il cimitero. Quando siamo arrivate alla chiesa nuova, nell’abside c’erano, messe lì come prova del prossimo lavoro, tre pietre, scolpite a mano e preparate per edificare. Ci è sembrato un segno commovente. Sr Marita, sr Adriana, e dietro la roccia vera, che è Cristo. Questa volta eravamo un po’ più preparate, e così alla fine tutte abbiamo asperso la salma con l’acqua benedetta, prima dell’ultimo bacio e saluto, dato anche da parte di tutta la sua famiglia. 

 Come la volta precedente, anche i nostri operai musulmani erano presenti.. Ed hanno aiutato a portare la bara. Le parole di P. Fadhi  all’omelia hanno illuminato il senso cristiano del dare la vita con gioia per il Signore, con il sorriso sulle labbra, là dove il Signore ci ha posti, nella semplicità della vita quotidiana. E ancora una volta, l’esperienza di un funerale ed una sepoltura nel segno della speranza, con il cimitero luminoso e fiorito, ha aiutato molti a sentire il Signore presente in mezzo al suo popolo. 
“Non sembra nemmeno un funerale”... Ecco, va bene così, se funerale è un pianto senza speranza. Desideriamo che le nostre lacrime, come tutta la nostra vita, siano simili a quelle di Gesù, che nel dolore umano che anche lui ha vissuto non ha perso la fiducia nel Padre buono, e a lui si e affidato..

Per la comunità, è un passaggio forte. In meno di un mese, due delle quattro fondatrici sono scese nella terra, salite nel cielo. Se è vero che il regno dei cieli va preso un po’ anche con la forza, allora benediciamo il Signore per la forza del dono della vita (e di tutte se stesse) di queste due sorelle, pietre fondatrici, che una dopo l’altra, in questo mese di maggio dedicato a Maria, hanno pronunciato un voto di stabilità in questa terra di Siria, bagnata dal sangue della violenza ma anche da quello di tanti martiri e santi che hanno fecondato la chiesa ed anche la vita monastica.

Molti di voi ci hanno scritto, e ci sono vicini, certi che questi due semi di grano porteranno molto frutto.. Ne siamo certe anche noi, e affidiamo il nostro cammino alla vostra preghiera.

Le sorelle di Fons Pacis.