Piccole Note, 20 luglio
Dal
26 giugno Aleppo è senza acqua corrente.
Un dramma che va ad aggiungersi al tormento
quotidiano fatto di bombardamenti
continui e scontri a fuoco.
Una siccità
che non è un accidente naturale della
guerra, bensì vi appartiene:
a chiudere le
condutture idriche ai quartieri
ancora sotto il controllo del governo
di Damasco sono stati i miliziani di al
Nusra,
reiterando un crimine già perpetrato
in passato.
Non è la prima volta, infatti, che gli jihadisti
ricorrono a questo metodo bellico,
un’arma di devastazione di massa che
colpisce indiscriminatamente
tutta la popolazione di Aleppo.
Da
giorni i civili sono costretti a file
estenuanti presso i pochi pozzi ancora
in uso, chi con qualche latta, chi con bidoni, chi con
qualche raffazzonata bottiglia di
plastica. A distribuire loro
l’acqua sono i fratelli Maristi e
la parrocchia armeno-cattolica
della Santissima Trinità, grazie ai
pochi pozzi ancora funzionanti.
In
questi giorni sembrava che qualcosa si
fosse sbloccato, dopo un accordo tra Damasco
e jihadisti. Ma era solo propaganda:
l’Osservatorio
per i diritti umani in Siria (sempre
pronto a denunciare malefatte –
vere o presunte – del regime e
alquanto reticente sui crimini
compiuti dall’altra parte) ha annunciato
il ritorno dell’acqua per il 18 luglio,
vero, ma in serata tutto è tornato come prima,
peggio di prima.
Nota
a margine. I Maristi hanno denunciato
pubblicamente l’ennesimo
crimine compiuto contro la popolazione
civile e hanno indicato una necessità
urgente. Serve gasolio per far funzionare
il pozzo della chiesa della Santissima Trinità
e soprattutto per acquistare
due furgoni-cisterne (e il gasolio
necessario) per poter portare l’acqua
alle persone che non possono
spostarsi per rifornirsi:
anziani, famiglie lontane, ammalati.
L’appello dei Maristi è stato
rilanciato dall’associazione
Aiutiamo la Siria! Onlus (Aiulas) che
sta raccogliendo fondi per comprare tali
furgoni.
Chiunque
voglia contribuire, può farlo inviando
una donazione al conto indicato qui, sotto alla descrizione del Progetto :
foto R. Casadei |
Il racconto di Samaan Daoud :