Un
paese dissanguato: più di 400.000 morti, 13 milioni di sfollati e
rifugiati, 2,1 milioni di bambini rimasti fuori dalla scuola e una
scuola su tre distrutta. La vita "ordinaria" in Siria?
Ecco a cosa assomiglia.
di Diane
Antakli , Presidente dell'ONG 'Baroudeurs de l'Espoir'
20 giugno 2019
trad. Gb.P. per OraproSiria
8
anni di guerra, 8 anni di un quotidiano senza prospettiva del futuro,
8 anni di tristezza, disperazione. 8 anni di un'infanzia, di
un'adolescenza, di una giovinezza che essi non hanno vissuto; un
trauma che pesa sulla vita quotidiana di tutti. La cifra di 400
miliardi di dollari è stata ipotizzata per sperare di ricostruire un
giorno la Siria. Ma quanto, per ricostruire le vite?
Ecco
la mia cronaca di una settimana "ordinaria" vissuta di
recente ad Aleppo con le squadre sul campo, con la nostra ONG
'Baroudeurs de l'Espoir' (Avventurieri della speranza).
Lunedì
mattina manca un bambino all'appello. Aya, 5 anni, non è venuta a
scuola. Il giorno prima, un ordigno è caduto sul suo edificio,
uccidendo e ferendo gravemente i membri di una famiglia
nell'appartamento sopra il suo. La paura si diffonde, i suoi genitori
chiamano le insegnanti per dire loro che Aya non riesce a uscire
dalla sua casa, paralizzata dalla paura. Una macchina viene
immediatamente inviata a prenderla e cercare di farle vivere una
normale giornata di scuola.
Martedì
sera. Una cena è organizzata nel parco giochi. La musica è in pieno
svolgimento. Al termine di una canzone, rimbomba tutt'altra musica,
quella di bombe, mortai e colpi di fuoco missilistico, e l'aviazione
che risponde. Poi la musica riprende, i telefoni squillano. Le
famiglie sono preoccupate, il viaggio non è sicuro. Riusciranno a
tornare tutti a casa?
Mercoledì.
Lo scuolabus ha deciso di cambiare il tragitto, per motivi di
sicurezza.
Giovedi.
Si esita a cancellare una competizione sportiva che riunisce
centinaia di adolescenti: un missile è caduto la settimana prima
sulla casa di uno dei responsabili dell'evento, molto vicino al luogo
della manifestazione. È lui però che vuole mantenere la
competizione. Egli si rifiuta di cedere alla paura.
Venerdì
sera. Sono nel piccolo giardino del cortile della scuola,
un'esplosione mi fa sobbalzare. Qualche minuto dopo, il suono delle
ambulanze molto vicino. Ma ci si abitua, davvero?
Sabato.
Una bomba di mortaio cade a poche decine di metri dalla competizione
sportiva per gli adolescenti. Quel giorno, il proiettile cade in una
sabbiera, limitando gli impatti.
Domenica.
Non scordiamolo. Le armi non si prendono un giorno libero.
Ad
Aleppo come in tutte le città della Siria, come in tutte le città
del mondo, i giovani desiderano vivere, uscire, amare, ascoltare la
musica e godersi il silenzio, respirare, sognare. I loro sogni sono
immensi, la loro sete di vita infinita. Non dimenticateli. Non
dimenticateli perché loro stanno in piedi, non arresi.