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lunedì 15 giugno 2015
Sanguinoso attacco senza precedenti sui quartieri civili di Aleppo
Notizia che ci giunge dai Maristi di Aleppo:
Dalle ore 11 di lunedì 15 giugno e fino a questo momento (20:30 ora locale), colpi di mortaio, bombe e razzi continuano a cadere su tutti i quartieri di Aleppo, senza eccezioni. Lanciati dai ribelli armati.
Hanno provocato, secondo un rapporto provvisorio, 22 morti e oltre 150 feriti. Alcuni edifici sono crollati sui loro occupanti. Le strade sono vuote, a parte le ambulanze incessantemente al lavoro.
Inoltre, raffiche di mitragliatrici pesanti sono udite ovunque.
Perché? si chiedono gli Aleppini in preda a panico e paura.
Chiediamo preghiere per questa popolazione stremata.
Particolarmente disastrati due isolati delle vie Faisal e Nilo e il quartiere di Syriane:
domenica 14 giugno 2015
"Madre, offro le mie sofferenze per la Siria e l'Iraq , e per tutti i cristiani perseguitati": il dono della vita di sr M Elisabeth
Pubblichiamo
la lettera di Madre Annachiara, superiora della Trappa di Mvanda, Congo, a Md. Marta
Luisa, Superiora della Trappa di Azeir, Siria, in occasione della morte improvvisa
di una giovane professa di Mvanda che aveva offerto la sua sofferenza
per la Siria e i cristiani perseguitati.
Sr
Marie-Elisabeth Durin,
nata
ad
Aubergenville (Francia) l’8 agosto 1981, era entrata in Mvanda il
12 giugno 2010, aveva iniziato il noviziato il 19 marzo 2012, e aveva
fatto professione temporanea il 19 marzo 2014; ha raggiunto
l’abbraccio del Padre il 22 novembre 2014 a Parigi, all’età di
33 anni, dopo una malattia folgorante.
venerdì 12 giugno 2015
Comunicato finale dell'incontro dei cinque Patriarchi di Antiochia , svoltosi a Damasco l'8 giugno scorso
Patriarcat
grec-orthodoxe d'Antioche et de tout l'Orient
1:
L'8 giugno 2015, su invito di Sua Beatitudine il patriarca Giovanni
X, patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente dei Greci Ortodossi,
si sono riunite nella chiesa al-Maryamiah a Damasco le loro
Beatitudini e Santità Mar
Béchara Boutros Al Raï, patriarca di Antiochia
e di tutto l'Oriente dei Maroniti, Mar
Ignace Efram II, patriarca di Antiochia e di
tutto l'Oriente dei siro ortodossi, capo supremo della Chiesa siriaca
ortodossa nel mondo, Grégorios
III Laham, patriarca di Antiochia e di
tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei greco cattolici
Melkiti e Mar
Ignace Youssef III Younan, patriarca dei siro
cattolici di Antiochia. Hanno partecipato a questa assemblea Sua
eccellenza il Nunzio apostolico in Siria, l'arcivescovo Mario Zenari,
e la gerarchia cristiana a Damasco, Il comunicato seguente è stato
emesso alla fine di questo incontro spirituale
Ai
nostri cari figli nel Signore delle chiese di Antiochia
2 : "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro,al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen." (Gal 1, 3-5)
Innanzi
tutto noi ringraziamo il Signore che ci ha permesso di incontrarci,
Noi Patriarchi a cui è stata affidata la missione della protezione
del popolo cristiano sparso nello spazio di Antiochia, a Damasco,
questa città benedetta che ha accolto Paolo, l'apostolo dei gentili.
Da questo Patriarcato fiorente che ha sempre difeso le giuste cause
nel corso del tempo, noi eleviamo la voce e preghiamo continuamente
Dio per voi perché in questi tempi tenebrosi “ voi conducete una
vita degna del Vangelo” , voi testimoniate senza vergogna per il
nostro Signore Gesù Cristo, “che ha annientato la morte e
illuminato la vita “, voi sopportate le difficoltà fiduciosi
della potenza di Dio e armati “dello spirito di forza, di carità
e di discernimento “. Non è necessario chiedervi, cari figli, di
pregare per noi vostri pastori, affinché il Signore ci dia la forza
di “seguire con dirittura la Sua parola” e di glorificare nelle
nostre azioni il suo nome santo mentre noi guidiamo il vascello della
Chiesa in queste circostanze storiche esistenziali.
3 : Dirigendoci
a voi, vorremmo esprimervi che la nostra grande gioia dovuta a questo
incontro fraterno si rinnova come si approfondisce attraverso il
nostro scambio e si accresce attraverso la cooperazione per un' unica
testimonianza cristiana antiochena perché è ad Antiochia che “
per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani “ ( Atti
degli Apostoli 11, 16) là dove Dio ha voluto che noi fossimo i suoi
testimoni, Di conseguenza, nel quadro della vostra piena fedeltà
alle vostre Chiese, alle sue dottrine e ai suoi insegnamenti, noi vi
chiamiamo ad aiutarvi mutuamente, a servire i poveri con dedizione, a
informarvi sul pensiero ricco delle nostre Chiese, a scoprire la
luminosa santità che ne emana, a radicarvi nell'eredità
Antiochena, a pregare per l'unità dei cristiani, a operare per
questa unità tanto desiderata, voluta dal Signore, sperando che essa
si realizzerà nel nostro mondo, a partire da Antiochia.
Noi
vi chiediamo anche di portare le vostre patrie nel pensiero e nelle
preghiere, di domandare con insistenza l'instaurazione della pace in
esse, che tutti i nostri figli sperimentino la vera gioia e vivano
insieme nella dignità dei “figli di Dio”. Non dimenticate di
operare per l'unità dei vostri paesi, il loro ammodernamento e lo
stabilirsi dello stato civile. Conservate la diversità in tutta la
sua ricchezza e non perdete né la vostra unicità né la vostra
differenza.
Andate a fondo nella fede e testimoniate per “la speranza in voi” in
tutti gli ambiti della vostra vita. Non utilizzate mai la vostra fede
come elemento di separazione o come schermo che nasconde lo splendore
e la grandezza dell'altro.
4: Noi vi invitiamo cari figli a continuare a intrattenere le migliori
relazioni con i nostri fratelli musulmani, nostri compagni nella
patria e nel destino, con i quali noi viviamo su questa terra e con
cui condividiamo, in queste circostanze, le disgrazie della violenza
e del terrorismo generati dal pensiero takfiri e dalla assurdità
delle guerre che rinvigoriscono gli interessi dei grandi che
strumentalizzano la religione sfigurandola. I nostri vicini sentono
le vostre sofferenze e ne soffrono. Essi operano con le loro
gerarchie religiose per sradicare le radici del pensiero takfiri che
ha raccolto e non cessa di raccogliere sempre più decine di migliaia
di esseri umani. Con loro, con la fedeltà del compagno fedele, noi
alziamo la voce ed annunciamo che è il tempo di affrontare il
pensiero takfiri , di far seccare le sue sorgenti inculcando
un'educazione religiosa che diffonda la cultura dell'apertura, della
pace e della libertà religiosa. È necessario stabilire un pensiero
critico che conduca ad annullare l'espressione “casa della guerra”
e “soggetto non musulmano in uno Stato islamico” e a stabilire la
cittadinanza.
5:
Quale cattivo momento è il presente in cui i terroristi strumentalizzano
il nome di Dio per servire le proprie passioni, i propri interessi e
quelli dei grandi di questo mondo! In questo momento in cui dominano
la paura, la violenza, la schiavitù della donna, il rapimento, il
massacro, la distruzione e lo sfollamento forzato, dei criminali
senza Dio né misericordia obbligano gli individui a convertirsi. Essi non hanno compreso che per saggezza Dio ha creato i suoi
adoratori nella pluralità. I vostri assassini non comprendono che
assassinandovi essi si condannano alla miseria eterna e la loro
patria al sottosviluppo. Al centro di questa crisi oppressiva, non
dimenticate che il Signore ha promesso: “ non temere piccolo
gregge, perché è piaciuto al vostro Padre di darvi il Regno” (
Luca 12. 32). Sì cari figli, in questi giorni difficili in cui si è
raggiunto “l'apice della distruzione” e in cui si conducono le
persone come gregge al mattatoio, siate forti e non disperate. Siate
forti e potenti per la grazia che colma ogni debolezza. Custodite “la
resistenza dell'anima “ che si basa sulla purificazione, il perdono
e la carità. Seguite l'etica del Vangelo. Siate fiduciosi in Dio che
ha vinto il male e la morte perché “ egli non si allontanerà da
voi”. Egli è il vostro compagno sulle strade dell'esilio, della
partenza e dell'emigrazione. Egli è il vostro sostegno nella
povertà, la fame e il bisogno, Egli è la vostra consolazione quando
i giorni diventano ingiusti, ogni aiuto svanisce e il dubbio che Dio
abbia cura di voi aleggia tra di voi.
Egli
vi salva nella tribolazione, Egli è la luce che vi guida nelle
tenebre di questo mondo, Egli è la vostra resurrezione dalla
disperazione e morte, Egli è la vostra vittoria sul cattivo, sui
suoi trucchi e strumenti.
6: In
questo tempo di tribolazione, unitevi intorno alla Chiesa che è il
prolungamento del Cristo Dio nel mondo. Seguite le vostre Chiese,
perché lo spirito di responsabilità pastorale ci impegna a
moltiplicare i nostri sforzi, a renderci solidali con le persone di
buona volontà per intraprendere sempre più le iniziative necessarie
per conservare la nostra presenza sulla nostra terra, a far fronte ai
vostri bisogni familiari, esistenziali e a garantire un avvenire per
i nostri giovani. Essi sono la forza vivente e promettente nelle
nostre patrie. Noi esprimiamo i nostri ringraziamenti e la nostra
stima a tutti i volontari che si dedicano al servizio della carità
nelle nostre istituzioni. Riunitevi intorno alla Chiesa. Sollecitate
l'intercessione dei martiri caduti per la difesa della fede. Seguite
l'esempio dei martiri che hanno sofferto nel loro corpo per
rafforzare questa fede. Pregate per i perseguitati e le persone
rapite tra i vostri pastori e fratelli, in particolare per i due
Vescovi di Aleppo, Boulos
Yaziji et Youhanna Ibrahim, ma anche per i sacerdoti
sequestrati tra cui recentemente il padre Jacques Mourad.
Sostenetevi gli uni gli altri e condividete insieme le disgrazie e le
sofferenze, la gioia e le lacrime. Occupatevi dei poveri nella loro
disgrazia perché essi sono i prediletti di Cristo. Consolate le
vedove e gli orfani. Condividete il pane con gli affamati. Alleviate
la sofferenza degli sfollati, seguite l'opera caritativa delle vostre
Chiese nella loro organizzazione e nel loro servizio sociale. Donate
il vostro denaro con generosità e il vostro tempo in favore “ dei
piccoli fratelli di Gesù”.
7: In
riferimento ai nostri figli siriani.
Dopo
che il popolo innocente e pacifico della Siria è caduto sotto il
giogo di un terrorismo che le forze di questo mondo utilizzano per
frammentare la Siria, cancellare la sua civiltà, dominare i suoi
abitanti e cacciarli dalla loro terra, noi confermiamo il nostro
attaccamento alla unità di questo paese, al diritto dei suoi
cittadini di vivere in sicurezza, in libertà e in dignità. Noi ci
rivolgiamo al mondo perché operi seriamente per trovare una
soluzione politica a questa guerra assurda che percorre la Siria, una
soluzione che garantisca l'instaurazione della pace, il ritorno dei
rapiti, degli sfollati all'interno e all'esterno del paese, il
diritto del popolo siriano all'autodeterminazione, in piena libertà,
lontano da ogni ingerenza straniera.
Per
l'Iraq, Questo paese risente le ricadute di una successione di
guerre che hanno sradicato popoli interi dal territorio dei loro
antenati, come gli avvenimenti che si sono svolti lo scorso anno anno
a Mossul e nei villaggi e città della valle di Ninive. Sono state
commesse atrocità tali da ricordare al mondo intero le ferocie
commesse nel corso dei secoli più antichi ma che continuano a
distruggere civiltà antichissime allo scopo di servire progetti
razzisti e confessionali, estranei alla cultura dei iracheni.
Ma
per il Libano. Il paese è un messaggio. Noi invitiamo a
consacrare ogni fedeltà a lui solo, a servirlo e a servire gli
interessi del suo popolo, a eleggere un Presidente della Repubblica
che ridia alle istituzioni costituzionali il regolare svolgimento e
infine operare a costruire una patria che rallegri tutti i libanesi.
Ai
nostri amati in Palestina. I Padri assicurano con insistenza che
essi rimangono il centro della loro preoccupazione. La loro voce non
smetterà mai di difenderli e di difendere la loro causa anche se il
mondo intero tenta di ignorarla e di indebolirla suscitando guerre e
conflitti, il cui scopo consiste nel lasciare i violentatori della
terra palestinese vivere in pace e tranquillità,
8: Noi
domandiamo alla Comunità Internazionale di assumere la propria
responsabilità fermando le guerre sulla nostra terra, di trovare
soluzioni pacifiche e politiche ai conflitti, nell'operare con
serietà ad aiutare gli sfollati e gli emigrati a recuperare le loro
case e le loro proprietà e a proteggere i loro diritti come
cittadini. Noi diciamo loro che noi siamo i proprietari fin dalle
origini di questa terra, radicati in essa. Essa è stata irrigata dal
sudore della fronte dei nostri padri ed antenati. Noi assicuriamo più
che mai che noi vi restiamo per costruirla con i nostri compagni
nella cittadinanza. Noi abbiamo la responsabilità di questa terra
per la quale il nostro sangue è stato effuso per difenderla. Il
sangue dei nostri martiri è santificato. Noi ci rivolgiamo a tutte
le persone che vogliono occuparsi del nostro destino perché ci
aiutino a restare e a radicarci nella nostra terra per lavorarla,
svilupparla e godere dei suoi beni, e non a facilitare il furto del
nostro patrimonio, dei nostri beni, non a distruggere la nostra
cultura, non a sottomettere il nostro essere vivente alla schiavitù,
non ad imporci il cammino dell'emigrazione. Lanciamo il nostro grido
e rinnoviamo la domanda di mettere fine alla guerra sulla nostra
terra e di sostenere le basi della stabilità in tutta la regione.
9: O
nostri prediletti. In questo momento in cui si uccide in nome di
Dio, siamo chiamati a comprendere che “ la carità è più forte
della morte”. Uccidere in nome di Dio è ferire Dio. La nostra
fedeltà al nostro Cristo che dice: “ Beati gli operatori di pace
perché saranno chiamati figli di Dio” ci obbliga a diventare i
messaggeri di pace in questo Levante. Il nostro compito consiste
nell'affrontare ogni pensiero o ideologia che elevi al rango di sacro
la violenza, il massacro e la vendetta. La nostra fede in Dio non può
manifestarsi che nella carità e pace verso l'umanità, la protezione
della nostra terra e delle nostre Chiese nel quadro della libertà
dei figli di Dio di cui uno dei più semplici fondamenti è il
rispetto della diversità e della differenza.
10: Da questa chiesa al-Maryamiyah noi invochiamo la Madre di Dio, nostra
madre la cui intercessione è potente presso il Salvatore, perché ci
salvi, e di salvare le nostre patrie dalle difficoltà che
attraversiamo, di accordarci la forza per essere a sua immagine,
persone che testimoniano per Cristo nella notte di questo mondo.
Che
Dio vi accordi la benedizione e la forza per restare i Suoi testimoni
in questa regione. La vostra vocazione consiste nell'essere "il sale
del mondo e il piccolo lievito nel pane". Non trascurate questo invito
per la liberazione del mondo. Siate sicuri che in voi il Vangelo di
Cristo resterà presente e operante nella chiesa di Antiochia.
Traduzione
fatta dalla nunziatura apostolica a Damasco
(Traduzione dal francese di FMG)
martedì 9 giugno 2015
Chi finanzia l’Isis in Siria?
Intervista a Ghaleb Kandil, esperto di geopolitica libanese
di Naman Tarcha
ZENIT, 9 Giugno 2015
Ghaleb Kandil, giornalista libanese, è direttore dell’agenzia di stampa New Orient News, analista politico e membro della commissione per l’audiovisivo libanese, presidente del Centro Nuovo Medio Oriente per gli studi strategici di Beirut. ZENIT ha approfittato della presenza dell’illustre esperto di Medio Oriente, intervistandolo durante la sua visita in Italia, in occasione della quale è stato ospite dell’Associazione Amici del Libano.
Il cosiddetto “Stato Islamico” ha occupato Palmira, un sito archeologico di grande importanza e una zona strategica per Damasco. Malgrado la Coalizione Usa, l’IS avanza, come mai?
Palmira è un punto importante per la prossima controffensiva dell’esercito siriano, che sta combattendo lo Stato Islamico su ogni fronte. Nella guerra ci sono obiettivi, ritiri, offensive e controffensive. Diverse zone sono state occupate dai terroristi e liberate dopo mesi.
Quello che non viene riportato è il flusso di danaro, di armi e di jihadisti verso la Siria, attraverso il confine turco, giordano e libanese. Questo sostegno umano, militare e finanziario, proviene dalla Turchia, dal Qatar, dall’Arabia Saudita e dalla Giordania. Ogni volta che arriva questo supporto, lo Stato Islamico fa un passo avanti.
Chi finanzia lo Stato Islamico?
Oggi l’Isis è sostenuta finanziariamente dalla Turchia. Come accade? Lo Stato Islamico ruba il petrolio siriano e iracheno, lo trasporta tramite camion verso la Turchia, lo vende dai porti turchi nel mercato nero. Il denaro viene pagato attraverso società turche, alcune delle quali riconducibili perfino a parenti di Erdogan. Il gruppo che è al potere in Turchia prende la sua tangente e il resto di quei soldi finisce nelle casse dell’Isis.
Questa operazione è in corso, sotto gli occhi degli Stati Uniti e dell’Onu. E accade ogni ora di ogni giorno. Dal Qatar e dall’Arabia Saudita poi un flusso di finanziamenti arriva all’IS ma anche ad Al Nusra e ai Fratelli Musulmani, che dopo la riconciliazione, fra Arabia Saudita e Turchia, promossa da Usa, hanno riunito i gruppi terroristici sotto il nome di Jaish al Fath, per una nuova escalation di attacchi contro la Siria.
Come sta conducendo la battaglia contro i terroristi l’Esercito siriano?
L’esercito siriano agisce secondo i propri piani. Ha una lista di priorità dei suoi obiettivi, adeguata alle proprie capacità umane e pratiche. Cerca di contenere queste aggressioni e si prepara a lanciare le controffensive. L’esito della battaglia di Qalamon sarà decisivo, liberando la forza di migliaia di militari siriani che ora sono impegnati lì e sono appoggiati dalla resistenza libanese di Hezbollah, forte e al suo fianco, e in prima linea a difesa della Siria e del Libano.
lanciamissili turchi decisivi per la vittoria di al Nusra ad Idlib |
Come si può raggiungere una soluzione per la crisi siriana?
Bisogna fermare ogni attività terroristica, ogni rifornimento di soldi e di armi ai terroristi. Se ciò accadesse l’esercito siriano ci metterebbe pochi mesi per spazzarli via tutti. Chi è che sta impedendo la risoluzione o l’applicazione della risoluzione del consiglio di sicurezza Onu? Gli Stati Uniti, con la strategia di una guerra di logoramento.
Infatti tutte le soluzioni nasceranno dai pesi e dagli equilibri locali e dentro l’area. Non credo che con l'eventuale firma dell’accordo nucleare, l’Iran riuscirebbe ad imporre a Washington a rinunciare a questo progetto. Ci vorrebbe uno sforzo più ampio. Non basta l’Iran, insieme alla Russia o alla Cina, bisogna che si aggiungano voci europee.
La divisione della Siria in cantoni su base religiosa: uno stato sunnita, uno sciita, uno cristiano. Questa è una delle soluzioni promosse anche in Europa…
In Siria non ci sono i presupposti per una divisione o una spartizione. In Siria c’è una grande massa sunnita popolare che è al fianco del governo. Il presidente Assad non gode solo del consenso alawita o cristiano ma anche l’appoggio della comunità sunnita, perché in Siria c’è un vero stato nazionale. Ma poi c’è, da parte di Assad e del suo governo, una forte volontà politica a mantenere salda l’unità della nazione anche a costo di una lunghissima guerra.
Il Presidente Assad era il nemico da sconfiggere, ora invece, anche se l'Occidente non vuole ammetterlo, è un alleato nella lotta al terrorismo. Quanta ipocrisia c’è?
È vero, per l'Occidente lo Stato Islamico è terrorista, ma sottobanco, i potenti chiudono gli occhi riguardo l’appoggio di Erdogan ai terroristi dell' IS, e di Qatar e Arabia Saudita ad Al Nusra, oltre alle organizzazioni terroristiche sostenute e finanziate legate ai Fratelli Musulmani.
I Fratelli Musulmani, dapprima legati ai servizi segreti britannici e ora insieme agli americani, sono il fulcro di queste organizzazioni terroristiche. Diversi gruppi di intelligence europei hanno preso contatti in segreto con Damasco, perché i loro governi sono incapaci, miopi, e senza visione.
domenica 7 giugno 2015
Incontro ecumenico a Damasco con il Patriarca Bechara Rai
lI
patriarca maronita Rai è a Damasco.
Dalla
cattedrale di sant' Antonio a Bab Tuma ha detto queste parole:
“Il
popolo siriano paga il prezzo e si chiede come e quando finirà .
Per
questo domani ci riuniremo con i patriarchi di Antiochia.
Saremo
sempre davanti e dietro di voi per proteggervi..
Portiamo
la causa cristiana dovunque andiamo.
Chiediamo
la pace : occorre trovare una soluzione politica e condannare chi
fornisce armi ai gruppi in Siria”-
I
cinque patriarchi sono: John Yazigi patriarca
greco-ortodosso di Antiochia e primate
della Chiesa
greco-ortodossa di Antiochia.
Ignatius Ephrem II Patriarca di Antiochia e tutto l' oriente, capo
supremo della Chiesa ortodossa siriaca nel mondo. Gregorios III
Laham, Patriarca di Antiochia e tutto l'Oriente dei melchiti
cattolici. Ignatius Joseph III Younan, Patriarca dei cattolici
siriaci, oltre al Patriarca maronita cardinale Bechara Rai.
A Tartous la prima moschea del mondo islamico dedicata alla Vergine Maria
Il ministro siriano degli Affari Religiosi ha inaugurato il 06/06/2015 la prima moschea nel mondo arabo e islamico che porta il nome di "Vergine Maria", nella città di Tartous. |
venerdì 5 giugno 2015
Patriarca Younan: Daech è lo stesso in Iraq e in Siria
La 'lotta per la sopravvivenza' dei Cristiani in Siria
Var.matin , 3 giugno 2015
Il
Patriarca dei siro-cattolici ha lanciato a Tolone un nuovo grido
d'allarme sulla situazione dei cristiani in Siria, lamentando che "i
potenti di questo mondo" non intervengono.
Il
Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente dei siriaci,
l'equivalente di un papa, è stato accolto ieri a Tolone dai
rifugiati ed espatriati cristiani iracheni, siriani, libanesi della
diocesi. Prima di celebrare la messa nella cattedrale, alla presenza
del vescovo Dominique Rey di Fréjus-Toulon, Sua Beatitudine Ignace
Joseph III Younan ha accettato di testimoniare.
Qual
è la situazione dei cristiani in Siria?
La
situazione è drammatica. E non è solo la preoccupazione,
siamo devastati da quello che accade.
Non
si tratta più di interrogarci su come potremmo migliorare le nostre
condizioni di vita, ma di una lotta per la nostra sopravvivenza.
Si può parlare di ecatombe, con la complicità degli Occidentali,
che tuttavia si dicono difensori della democrazia e dei diritti
umani.
Voi
capite la posizione della Francia in Siria, diversa da quella in
Iraq?
No,
il cambiamento di atteggiamento della Francia ci rattrista perché
Daech è lo stesso in Iraq e in Siria. L'opposizione
moderata non esiste in Siria.
I cristiani e le altre minoranze sono molto minacciati. E sono impotenti, non possono mantenere la loro fede dentro i villaggi conquistati dalle orde barbariche dello Stato islamico.
I cristiani e le altre minoranze sono molto minacciati. E sono impotenti, non possono mantenere la loro fede dentro i villaggi conquistati dalle orde barbariche dello Stato islamico.
La
situazione è allarmante, perché non riusciamo a convincere le
potenze mondiali a intervenire per stabilire un vero dialogo.
America
e l'Unione europea conducono una politica ipocrita e machiavellica.
Quale
messaggio vuol trasmettere oggi alla Francia?
Io
non sono un politico, io sono un uomo di Chiesa. Sono venuto a
pregare con i miei, che sono stati sradicati dalla loro terra. E a congratularmi con loro di essere stati accolti dalla Francia, una
nazione di libertà, uguaglianza, fraternità.
Siamo
molto grati ai cattolici francesi che ci hanno mostrato la loro
solidarietà.
( trad FMG)
( trad FMG)
http://www.varmatin.com/toulon/les-chretiens-dorient-%C2%ABluttent-pour-leur-survie%C2%BB.2171507.html
NDR: e il grido del Patriarca vale anche per l'Italia, che - per altro- neppure concede il visto ai cristiani siriani!
mercoledì 3 giugno 2015
Mons Abou Khazen: I cristiani non giustificano mai la vendetta con argomenti religiosi
Vescovo di Aleppo: poco attendibili le voci sullo jihadista decapitato da un soldato assiro. E i cristiani non giustificano mai la vendetta con argomenti religiosi
Agenzia Fides 30/5/2015
Il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, considera “poco attendibili e comunque non verificabili” la voce diffusa da Londra dal Syrian Observatory for Human Rights e rilanciata dai media inglesi secondo cui un miliziano jihadista affiliato allo Stato Islamico (Is) sarebbe stato decapitato “per vendetta” da un soldato cristiano assiro, dopo essere stato preso come prigioniero nella provincia siriana nord orientale di Jazira. Secondo l'organizzazione operante a Londra, il soldato cristiano avrebbe catturato il combattente jihadista a Tal Shamiram, uno dei villaggi della valle del Khabur recentemente abbandonati dalle milizie dello Stato Islamico dopo un' occupazione durata più di 3 mesi e tornati sotto il controllo delle formazioni militari curde e assire. Una volta scoperta l'appartenenza del prigioniero alle milizie jihadiste, il soldato assiro lo avrebbe decapitato “per vendetta davanti agli abusi compiuti da quel gruppo nella regione”.
La vicenda è presentata in termini generici, senza precisarne i dettagli o senza citare i nomi dei protagonisti e degli eventuali testimoni.
“La manipolazione dell'informazione” fa notare a tale proposito il Vescovo Abou Khazen “è anche essa uno dei mezzi usati per moltiplicare le violenze e gli orrori di questo conflitto. E alcune centrali sono specializzate in manipolare le cose per fomentare o giustificare rappresaglie. In questo caso” prosegue il Vescovo francescano “sappiamo che più di 230 cristiani assiri sequestrati nei villaggi del Khabur sono ancora ostaggi dei jihadisti. Solo uno sconsiderato potrebbe aver compiuto un gesto del genere, quando gli altri sono in pericolo, e tutto può essere preso a pretesto per giustificare ritorsioni. E soprattutto” aggiunge il Vicario apostolico di Aleppo “noi cristiani non giustifichiamo alcuna vendetta o violenza con argomenti religiosi. L'unica vendetta che conosciamo è il perdono, per essere anche segno di luce per tutti, e mostrare che ci sono alte vie da percorrere. Le vendette approfondiscono solo le ferite, e allungano la spirale dell'odio” .
Il Vescovo Abou Khazen conferma che “questo sentimento si ritrova in tutti i cristiani, soprattutto nei più semplici, che vivono le sofferenze come agnelli in mezzo ai lupi: sono loro i primi a ripetere che il circolo perverso della violenza e della vendetta va interrotto da qualcuno, e questa è l'unica strada per non soccombere e aprire strade di riconciliazione”.
Abou Khazen conferma all'Agenzia Fides che nella parrocchia latina della città di Aleppo, tra tante difficoltà e sofferenze, i padri e i loro collaboratori hanno comunque aperto il “campo estivo” per i bambini e i ragazzi: “E' un segno di speranza, in questa città martire. E' un'occasione per dare un po' di sollievo a tanti poveri bambini, permettere loro di uscire dalle case dove vivono costantemente reclusi, e dove spesso manca anche la luce e l'acqua”.
domenica 31 maggio 2015
APPELLO CONTRO LA DISTRUZIONE DELLA SIRIA, DELL'IRAQ E DEL MEDIORIENTE
di 'Coordinamento Nazionale per la pace in Siria'
Come Associazioni che seguono da vicino la crisi siriana abbiamo da tempo documentato questo stato di cose. Oggi in prossimità del 'punto di non ritorno' poniamo alcune domande evitate accuratamente dai governi e dalla grande stampa (che sembra essere diventata anzichè una garanzia democratica per i cittadini il contro-coro del potere). Rivolgiamo un appello a tutte le persone oneste del nostro paese, di ogni colore politico e credo religioso. Aiutateci, fate sentire la vostra voce in ogni ambito, affinchè i nostri governi occidentali si trovino a dover giustificare questo loro immorale comportamento. Aiutateci perchè si interrompa una politica dissolutrice che soddisfa solo le alleanze dei paesi arabi produttori di petrolio ( fondate solo sul tornaconto economico) e che mira a costruire un mondo le cui rovine sono oggi anticipate davanti ai nostri occhi e che, vediamo chiaramente, non è fatto di giustizia e di progresso.Non possiamo tacere. Nessuno può tacere davanti a tutta questa devastazione, agli stermini di massa e al grido disperato che si leva da quelle regioni in cui l'occidente , anzichè operare per la pace e la riconciliazione, arma ed addestra e rifornisce chi perpetua la devastazione ed infligge nuovi lutti e sofferenze alla popolazione civile.
DUNQUE
L’OCCIDENTE VUOLE CHE L’ISIS PRENDA SIRIA, IRAQ, YEMEN…?
L’evidente
incapacità della sedicente “coalizione internazionale anti-Isis”
di fronte all’avanzata dei terroristi in Siria e in Iraq è forse
frutto di una strategia? Il ministro Alfano ha detto in
Parlamento: “Facciamo parte della grande comunità occidentale che
combatte al meglio il terrorismo”. Doveva dire: “la comunità
occidentale che aiuta al meglio il terrorismo”...
Perché
in Iraq nella provincia di Anbar la sedicente coalizione
anti-Isis non è riuscita a fermare con bombardamenti aerei una
visibilissima colonna motorizzata di terroristi armati nel deserto
iracheno (ecco le
foto http://www.thegatewaypundit.com/2015/05/isis-holds-massive-military-parade-in-west-anbar-celebrating-victory-in-ramadi-wheres-the-coalition/)?
Come mai gli Usa hanno intimato giorni fa al governo iracheno di
respingere nelle retrovie le milizie sciite anti-Isis, e lo stesso è
accaduto a
Tikrit (http://nena-news.it/iraq-ora-baghdad-ha-bisogno-di-teheran-per-riprendere-ramadi/#sthash.WNozyjdp.dpuf)?
Come
mai l’Italia non vede quel che sta succedendo a Palmira e in tante
altre parti della Siria dove
l’avanzata dei terroristi lascia una scia di assassini settari?
Come mai non vede che se le forze jihadiste prenderanno il paese, la
mattanza in corso si estenderà dappertutto assumendo dimensioni
inimmaginabili di vendetta settaria e catastrofe umanitaria? Presto
non ci sarà un luogo dove fuggire. L'unica forza residua che può
contrastare questa funesta prospettiva è il governo e l’esercito
siriano, in grave difficoltà per la mancanza di rifornimenti e la
scarsità di uomini. Quindi volenti o nolenti esortiamo i governi
coinvolti a far prevalere la ragione.
Bisogna mettere da parte ogni considerazione di natura politica e salvaguardare la vita umana: il pericolo che incombe non è solo un pericolo per i siriani è un pericolo per tutti, è il pericolo che diciamo a parole di fronteggiare anche nei nostri paesi. Bisogna togliere dall'agenda la 'non soluzione' di rovesciare il governo, sorpassata abbondantemente dagli eventi ma che inopinatamente è ancora l'obiettivo numero uno della coalizione occidentale e delle monarchie del Golfo. L’azione delle autorità siriane va appoggiata, non boicottata.
Bisogna mettere da parte ogni considerazione di natura politica e salvaguardare la vita umana: il pericolo che incombe non è solo un pericolo per i siriani è un pericolo per tutti, è il pericolo che diciamo a parole di fronteggiare anche nei nostri paesi. Bisogna togliere dall'agenda la 'non soluzione' di rovesciare il governo, sorpassata abbondantemente dagli eventi ma che inopinatamente è ancora l'obiettivo numero uno della coalizione occidentale e delle monarchie del Golfo. L’azione delle autorità siriane va appoggiata, non boicottata.
Perché
invece l’Occidente lavora per indebolire l’esercito siriano,
avversario dell’Isis, addestrando
i gruppi armati islamisti – lo fanno gli Usa in Turchia e Giordania
con la coalizione di salafiti, al Nusra, Fratelli musulmani detta
Esercito della Conquista che controlla Idlib
(http://www.analisidifesa.it/2015/05/i-nostri-amici-dello-stato-islamico/)?
Perché l’Italia
e i paesi occidentali non interrompono le collusioni dirette e
indirette che favoriscono l’avanzata delle forze jihadiste in Siria
e Iraq, dove
diversi membri della sedicente coalizione
anti-Isis (Arabia saudita, Turchia, Qatar, Stati uniti) continuano ad
appoggiare l’avanzata di gruppi terroristi rifornendoli di armi e
denaro, facendoli passare attraverso le frontiere,
addestrandoli (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2687)?
Perché il
sedicente “Gruppo di lavoro per il contrasto al finanziamento
dello Stato islamico” presieduto
da Arabia Saudita, Italia e Stati Uniti
(http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2015/03/costituzione-del-gruppo-di-lavoro.html)
non fa nulla, o peggio? Doveva contrastare lo sfruttamento delle
risorse della regione (petrolio, beni archeologici, depositi bancari
trafugati), interrompere il flusso di fondi dall’estero (donazioni
o riscatti). Ha forse fatto il contrario? L’Isis ottiene quel che
vuole ed “esporta” petrolio. A chi?
Perché
l’Italia non si è opposta ai bombardamenti dell’Arabia
saudita sullo Yemen che
hanno causato moltissimi morti civili e danni enormi, favorendo
l’espandersi di al Qaeda? Perché l’Italia continua a essere
complice della distruzione di interi paesi?
Perché
la sedicente Coalizione anti-Daesh raduna i padrini di tutte le al
Qaede, Stati
che hanno alimentato, protetto, foraggiato, politicamente agevolato i
gruppi terroristi? Prima con la guerra di Bush in
Iraq (http://www.telesurtv.net/english/news/Hillary-Clinton-Says-Killing-of-Thousands-in-Iraq-a-Mistake-20150519-0052.html).
Poi con la guerra della Nato in Libia. Poi con il sostegno a
“ribelli” siriani. L’Italia è grande alleata commerciale e
politica dell’Arabia
saudita (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2934),
regno che, secondo lo stesso ex ambasciatore statunitense in Siria
Robert
Ford (http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11418),
ha praticamente fondato – con il consenso Usa – l’Isis nella
regione per destabilizzare i governi di Siria e Iraq, alleati
dell’Iran.
Firmato: Rete No War, Coordinamento nazionale per la pace in Siria (SiriaPax),
Assadakah Centro italo-arabo e del Mediterraneo
- qui la traduzione in inglese
- qui la traduzione in francese
- qui la traduzione in spagnolo
- qui la traduzione in russo
- qui la traduzione in arabo
parliamone insieme il 27 giugno a Roma
giovedì 28 maggio 2015
Appello da Aleppo: "Solo il Papa può salvare la Siria"
La testimonianza di un medico dei Maristi di Aleppo e l’appello al Santo Padre : ‘solo Lei ci può salvare’
Intervista realizzata dal 'Coordinamento per la Pace in Siria' a Nabil Antaki, medico e direttore di uno degli ultimi due ospedali funzionanti ad Aleppo. Nabil Antaki appartiene alla congregazione dei Maristi blu, che conta tra i suoi membri sia laici che religiosi. Quando la guerra ha investito Aleppo nel maggio 2012 lui ha deciso di rimanere con la moglie. «La Siria è il nostro Paese, le nostre radici sono qui. È qui che possiamo fare il nostro dovere e rendere il nostro servizio».
Dottor Nabil, sulla base di quanto a lei consta, cosa pensate dei reports di Amnesty International e di Medici senza frontiere, che parlano di una Aleppo distrutta (compresi diversi ospedali) dai barili bomba dell'esercito siriano?
Aleppo
è divisa in due parti, la parte est con 300.000 abitanti è nelle
mani dei gruppi armati e la parte ovest con 2 milioni di abitanti è
sotto il controllo dello Stato siriano; lì viviamo e operiamo noi.
Noi non sappiamo quello che accade nell'altra parte della città,
dunque io non posso né confermare né smentire, ma so due cose. La
prima è che noi siamo
bombardati quotidianamente dai ribelli e molti ospedali dalla nostra
zona della città sono stati distrutti, bruciati o danneggiati dalla
loro azione. La seconda è che siamo in una situazione di guerra ed è
possibile che le bombe sganciate dall’esercito siriano abbiano
toccato un ospedale, ma sicuramente non in modo intenzionale. Gli
statunitensi e gli occidentali con le loro armi tanto sofisticate
hanno spesso mancato i loro bersagli e causato dei ' danni
collaterali '…Ciò che rimprovero a Medici senza frontiere è che
danno conto delle sofferenze solo dell'altro lato della città, la
parte ribelle, e mai delle sofferenze della nostra parte. I loro
rapporti sono parziali.
Cosa
pensate della proposta di Sant'Egidio e dell'ex ministro Riccardi di
fare di Aleppo una “città aperta” e anche di introdurre una no-
fly-zone?
L'iniziativa
di Sant'Egidio era buona quando fu lanciata, nel luglio 2014. Allora
l'acqua era stata tagliata in Aleppo (dai gruppi armati) per ben 70
giorni consecutivi. Bisognava “salvare Aleppo” in primis. Ora
questa iniziativa è superata. Noi non abbiamo più bisogno che
Aleppo sia dichiarata città aperta e che siano aperti dei corridoi
umanitari. Benché la situazione sia cattiva, Aleppo non è più
sottoposta a un blocco come un anno e mezzo fa. Le persone e i
prodotti entrano ed escono attraverso una strada che l’esercito ha
aperto 17 mesi fa. I viveri entrano, nessuno muore di fame anche se
l'80% della popolazione deve ricevere un aiuto alimentare. Sì, la
città è accerchiata ma c'è sempre questa strada che ci collega
all'esterno. La città è danneggiata ma le persone continuano a
vivere adattandosi alla penuria di acqua, di elettricità --- Dunque,
attualmente i vantaggi della proposta di Sant'Egidio sono meno
importanti che il pericolo rappresentato da una no-fly-zone e da una
forza di interposizione, che avvantaggerebbero i gruppi armati e
metterebbero la città e i suoi abitanti in pericolo, alla mercè di
Daesh e al Nusra.
Perché
anche i gruppi cristiani sul luogo esitano a parlare delle cause
della loro sofferenza?
Avete
ragione quando dite che parliamo soltanto della sofferenza degli
aleppini e non delle cause. Lo
facciamo per molte ragioni. Uno: per essere ascoltati dall'opinione
pubblica occidentale che è stata a tal punto disinformata che le
dichiarazioni in ambito politico che dicono la verità non sono
neppure lette, ascoltate, prese in considerazione. Dunque, a partire
dalle sofferenze degli aleppini e dei siriani, riusciamo almeno a far
passare il messaggio che i ribelli armati sono responsabili della
sofferenza dei siriani o, perlomeno, corresponsabili. Quanti amici
intimi occidentali ho perso, all'inizio degli avvenimenti, perché io
dicevo loro la verità sulle interferenze esterne! Essi mi
rispondevano: voi arabi, vedete complotti ovunque! Adesso utilizzo
un'altra tattica: non parlo più di complotto o di piano
prestabilito, ma dico che ciò che era accaduto e che accade
attualmente in Siria non era affatto spontaneo… E ora il mio
discorso è accettato. L'importante è far passare il messaggio. In
secondo luogo, le persone hanno paura per le loro vite e dunque
parlano soltanto delle sofferenze e non delle cause e dei
responsabili delle nostre disgrazie. Hanno paura di essere uccisi. È
più facile parlare quando si vive all'esterno della Siria.
Cosa
pensate dei media che parlano di Aleppo e della Siria? Perché essi
credono a fonti non affidabili? Perché per esempio descrivono come
angeli i cosiddetti “elmetti bianchi” di al Nostra?
I
giornalisti che ci intervistano orientano sempre l'intervista verso
il piano umanitario e rifiutano che si parli di altre cose. E
tuttavia, noi tentiamo di dire la verità. In tutti i miei scritti io
dico che noi siamo bombardati dai gruppi armati ribelli che ci
lanciano mortai, razzi e bombole di gas riempite di esplosivi e
chiodi. Dal 2011, i siriani hanno compreso che ciò che accadeva non
era una rivoluzione per portare in Siria una maggiore democrazia, un
maggior rispetto dei diritti umani e minor corruzione. I siriani
sapevano, fin dall'inizio, che la “primavera araba” era il nome
nuovo del “caos costruttivo” di Condoleeza Rice e del “nuovo
Medio-Oriente” dell'amministrazione Bush e che questa “primavera”
in Siria sarebbe sfociata o nel caos e nella distruzione del paese o
in uno Stato islamico. Disgraziatamente, le due alternative forse
riusciranno entrambe.
Per
tornare ai media occidentali, essi non hanno che una sola fonte di
informazione, l'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo basato a
Londra, che nasconde, sotto un nome molto credibile, un centro di
diffusione della disinformazione.
Il
giorno di preghiera per la Siria organizzato dal Papa Francesco nel
settembre 2013 è stato molto importante, ha contribuito a evitare
gli imminenti bombardamenti statunitensi in seguito alla
disinformazione sulle armi chimiche a Ghouta. Cosa pensate che egli
potrebbe fare ora? Cosa dirgli?
Direi
a
Papa
Francesco: fin dal primo giorno del vostro pontificato, i siriani L’hanno
amata e hanno adottata. Le Sue svariate dichiarazioni, omelie,
tweets, sono tanto apprezzati e diffusi tra di noi. Noi sentiamo che,
in Lei, il Vangelo è al centro di tutto, sfidando la burocrazia e il
politicamente corretto di una falsa diplomazia.
Lei
ha domandato più di una volta ai cristiani di Siria (e del Medio
Oriente) di non lasciare la terra dei loro antenati, di restare
attaccati alle loro radici per dare un senso alla loro appartenenza e
alla loro presenza in Siria. È esattamente ciò che il mio gruppo e
io stesso ci sforziamo di fare da decenni (in allegato un video realizzato ormai vent'anni fa *)
Diverse
organizzazioni cattoliche internazionali (e molte Ong tra cui la
nostra) fanno del loro meglio per dare sollievo alle sofferenze dei
siriani e in particolare dei cristiani sul piano umanitario.
Santo
Padre, La imploriamo di fare ancora di più. Le
dichiarazioni, il sollievo alle sofferenze, l'incitazione a restare
nel paese non hanno impedito alla metà dei cristiani di Aleppo di
andarsene definitivamente. I cristiani di Siria hanno una duplice
paura: temono fisicamente i fanatici islamisti di Daesh, e hanno
anche paura di perdere il loro futuro e quello dei loro figli a forza
di pazientare e di aspettare la fine del conflitto. Se si vuole che
l'altra metà dei cristiani rimanga, bisogna fermare la guerra.
Noi
La imploriamo di usare la Sua autorità morale, il Suo prestigio
incontestabile per fare pressione sui diversi governi affinché
cessino di armare e di finanziare i gruppi armati, perché lottino
effettivamente contro Daesh e perché facciano fermare il passaggio
dei terroristi attraverso le nostre frontiere del Nord.
Perché
una soluzione politica negoziata possa riuscire, bisognerebbe che
l'opposizione accetti l'attuale governo della Siria, perché non si
può negoziare con qualcuno di cui si esige, come precondizione,
l'eliminazione.
Santo
Padre, solo Lei può fare qualche cosa per fermare la
distruzione del nostro bel paese, per far cessare la morte di
centinaia di migliaia di esseri umani e per permettere ai cristiani
di Siria di restare, o di ritornare, nel loro paese.
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