Sr.
Marie Elisabeth, Mvanda (1981-2014)
Da 'Vita Nostra' , n°1- 2015
Rivista periodica dell'Associazione "Nuova Citeaux"
Carissima
Madre Marta e sorelle tutte,
sì,
le ultime parole che Marie-Elisabeth mi ha detto al telefono sono
state proprio:
« Madre,
j'offre mes douleurs pour la Syrie et l'Iraq et tous les chrétiens
persécutés...ça ira…".
Marie
Elisabeth è partita per la Francia il 13 Novembre (festa dei santi
benedettini) per poter rivedere i genitori dopo quattro anni.
Accusava un dolore alla gamba, forse al nervo sciatico. Volevo che
fosse visitata a Kinshasa, ma poiché il papà (agnostico)
l'attendeva con impazienza, ha preferito dirgli di prenderle un
appuntamento il venerdì pomeriggio giorno del suo arrivo. Cosa che
il papà ha fatto. Il medico di base ha trovato che aveva
un’infezione ai polmoni, il polso bassissimo e l'ha immediatamente
fatta ricoverare in ospedale, dove l'hanno messa in coma artificiale
(pare sia una prassi di routine).
Grazia Maria e Paola mi hanno
spiegato che il coma artificiale rende fragili i vasi. Paola ha
parlato col medico della rianimazione, sabato 15, e lui aveva detto
che le condizioni erano gravissime (e da noi è partita in buone
condizioni di salute, tranne per il nervo sciatico! Che choc
terribile!) ed era intrasportabile. Avevamo suggerito di portarla in
elicottero ad Anversa, al centro di malattie tropicali, specialisti
di tutti i virus congolesi, ma non era trasportabile. Nella notte i
medici l'hanno comunque trasferita nel migliore ospedale di Parigi,
clinica universitaria per emorragia celebrale.
Un filo tenuissimo di
vita e lunedì sera già il cervello era piatto. Io avevo preparato
tutto per partire, ma ho avuto un crollo e non ero capace di
muovermi: la testa funzionava, ma il corpo era KO! Così, Patrizia
che si trovava in Svizzera, a Grandchamp, per una sessione, ha preso
immediatamente il TGV per Parigi e quattro ore dopo era al capezzale
di Marie-Elisabeth. I medici, anche se lei respirava ancora, e
sembrava viva, assicuravano che era già al di là della vita
terrena! La mamma, pastore calvinista, ha chiesto di tenerla in vita
per poter donare gli organi. Elisabeth aveva espresso questa volontà
prima di venire in Monastero. E cosi da martedi a sabato l'hanno
tenuta in vita, ma lei era già dal 18 senza attività celebrale. Il
22 alle 11,45 i medici hanno desistito e detto a Patrizia e a papà e
mamma che dovevano staccare la spina: il corpo era tutto gonfio e
diventava nero.
Patrizia
l'ha vestita con un camice da prete, perché l'abito monastico non
entrava, il velo nero e lo scapolare, con lei c'era solo
un’infermiera. L'indomani, domenica, la Messa in rito
cattolico-maronita, è stata celebrata da un suo intimo amico
maronita, la consacrazione era in aramaico: Elisabeth conosceva a
memoria i quattro Vangeli e leggeva aramaico, ebraico e greco, per
arrivare più intimamente alle parole di Gesù e degli Apostoli.
Il
lunedì, la Comunità di Westmalle ha inviato il carro funebre e la
cassa di legno scuro, per il trasporto alla nostra Casa Madre.
Patrizia sempre con lei e l'autista (un italiano che lavora in
Belgio) in quattro ore sono arrivati in Belgio. Intanto io mi sono un
po' ripresa e sono arrivata a Westmalle il mercoledi mattina.
Sabato
abbiamo celebrato i funerali in quattro lingue: canti in Kikongo
(sette fratelli di Kasanza sono per gli studi in Belgio), Kyriale in
latino (lei l'amava molto!), parte dialogata in fiammingo, lingua
della comunità e parole di commemorazione in Francese. Una cerimonia
sobria, dolce, intima, intensa, erano presenti tanti missionari amici
di Mvanda, il papà e la mamma di sr. Elisabeth, sconvolti e solo
alla fine di tutto più pacificati, la Comunità dei fratelli di
Westmalle e le sorelle di Nazareth tutti in cocolla bianca e,
tenerezza di Dio, sepoltura nel cimitero all'esterno della Chiesa con
un raggio di sole e una temperatura quasi possibile, mentre il freddo
dei giorni prima era terribile!
Prima
di mettere la terra, benedizione dei presenti alla bara, fiori da
Mvanda e biglietti indirizzati a M. Elisabeth dalle sorelle e dagli
operai e amici di Mvanda, sparsi sulla bara in un grande silenzio
carico di commozione e di speranza.
Poi
tutti in foresteria a condividere quanto la Comunità aveva preparato
con tanta delicatezza. Solo papà e mamma non si sono sentiti di
rimanere e sono partiti per ritornare in Francia con l'abbraccio di
noi tutti e la promessa di continuare l'amicizia che ormai ci lega
per sempre nella comunione dei santi. Ecco, ho scritto di getto e
senza riflettere, mi perdonerete.
Marie-Elisabeth
certamente è nella gioia e veglierà su tutti noi, soprattutto per
voi in Siria e il suo amato Libano.
Vi voglio bene e grazie per la
prossimità che sentiamo cosi forte.
Md
Annachiara
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Una Pasqua inattesa
Le esequie di sr Marie Elisabeth (Mvanda)
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