“Ringrazio Dio – disse Papa Wojtila – per la vita di tutti coloro, ovunque essi siano, che soffrono per la loro fede in Dio, per la loro lealtà a Cristo Salvatore, per la loro fedeltà alla Chiesa. Ogni epoca passata, presente e futura produce per l’edificazione di tutti luminosi esempi della potenza che è in Gesù Cristo”. “In duemila anni di storia ai cristiani è stata chiesta non poche volte la prova suprema del martirio. Restano vivi nella memoria soprattutto i martiri della prima era cristiana. Ma anche nei secoli successivi sono molti coloro che in diverse circostanze hanno versato il sangue per Cristo, tanto in oriente, quanto in occidente. Ai martiri si rivolge con particolare intensità la venerazione del popolo di Dio che in essi vede rappresentata dal vivo la passione di Cristo. Il sangue dei martiri, diceva Tertulliano, è seme di nuovi cristiani. Esso è anche linfa di unità per la Chiesa, mistico corpo del Cristo”.
L’attentato, rivendicato dallo Stato Islamico, è stato compiuto nel distretto di Busayra, nella regione sotto controllo delle forze curdo-siriane, nel villaggio di Zar, nel distretto di Busayra, a est di Deir ez-Zor. A ricostruire al Sir la dinamica dell’attacco è padre Nareg Naamo, rettore del collegio armeno a Roma, amico del sacerdote ucciso che, afferma, “era sposato e padre di tre figli, due femmine e un maschio”. Quest’ultimo è un aspirante salesiano che studia fuori la Siria. “Padre Hanna era alla guida della sua auto. Nel sedile a fianco era suo padre, dietro un diacono ed un altro laico. L’auto è stata affiancata da due sconosciuti in moto che hanno aperto il fuoco uccidendo sul colpo il padre. Una volta che l’auto si è fermata i due hanno continuato a sparare colpendo il sacerdote al petto. Il diacono e il laico sono riusciti a salvarsi uscendo di corsa dall’abitacolo. Subito soccorso padre Hanna è stato portato all’ospedale a Deir ez-Zor e poi trasferito in ambulanza in quello di Hassaké per cure più efficaci. Ma qui è giunto morto. Padre Hanna stava andando a Deir ez-Zor per seguire una missione e verificare lo stato dei lavori di ristrutturazione della chiesa della città e di altri ambienti collegati. Non era la prima volta che vi si recava. Oggi è stata l’ultima”.
“Nella sola giornata di oggi – afferma padre Naamo – Qamishli ha subito ben tre attentati, provocati da un’autobomba e da due motocicli. Il bilancio parla di 6 morti e 20 feriti. Non possiamo tacere questa tragedia e dobbiamo pregare per tutti. Colpire il pastore significa colpire anche il gregge”.
“Siamo vicini alla famiglia e a tutta la comunità. Conoscevo bene il padre con cui ho collaborato per tantissimi anni. Sono sconvolto”, conclude padre Naamo.
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