Come ogni anno nell'anniversario della morte (26 ottobre 2015), ci è caro rinnovare il ricordo dell'indimenticabile Padre Nazzaro, a cui OraproSiria è particolarmente legata da affetto filiale.
Il suo compagno Padre Carlo Cecchitelli ripercorre per noi con la freschezza di una lunga amicizia la vita e il servizio di Padre Giuseppe, in questa spontanea bella intervista di Benedetta Panchetti.
Padre Cecchitelli, potrebbe darci un
ricordo suo personale di Monsignor Nazzaro nell’arco della vostra
vita, da frati e durante tutti gli impegni della custodia a
Gerusalemme?
Sì, io ho conosciuto padre Nazzaro già
dagli anni 1952, diciamo che il primo incontro con lui è stato al
Collegio Serafico Internazionale di Quarto Miglio a Roma, allora io
ero lì già come postulante e lui invece è venuto come seminarista
piccolo, lo ricordo come un ragazzo un po’ mingherlino, da ragazzo
non era come fu poi Padre Custode più robusto! Un ragazzo di
campagna che veniva da San Potito Ultra, un paesino dell’avellinese,
un biondino con gli occhi azzurri, un ragazzo semplice, ordinato,
intelligente, estroverso, nonostante che noi fossimo tanti come i
giovani ragazzi che eravamo, lui era sempre di buona compagnia, di
buona amicizia, era ordinato, negli studi e anche nel guardaroba.
Insomma era un ragazzo molto educato e simpatico. Noi abbiamo subito
fatto amicizia, io sono di un anno più grande di lui, perché io
sono nato nel 36 e lui è nato nel 37, quindi appena di un anno. Però
fin da allora ci ha uniti una bella amicizia, ci volevamo bene e poi
ci aiutavamo l’uno l’altro, spesso stavamo insieme durante il
periodo della ricreazione, si parlava del più e del meno. Poi io
sono andato al noviziato a Betlemme e lui ha fatto il noviziato un
anno dopo di me sempre a Betlemme, sicché durante il noviziato io
ero studente di filosofia, lui era novizio, però eravamo nello
stesso convento.
Quindi vi frequentavate?
Stesso convento, la preghiera insieme,
i pasti insieme, qualche volta la ricreazione insieme e quindi
quell’amicizia è continuata con lui. Io ero studente di filosofia,
lui novizio, ricordo che era molto osservante dei regolamenti, degli
atti comuni, puntuale, era un po’ tipo tedesco!
Era un campano tedesco!
Eh sì, un tipo tedesco! E quindi
avevamo questi momenti in comune, poi lui ha finito il noviziato ed è
entrato in filosofia, perché allora erano 4 anni di filosofia, dopo
ci siamo ritrovati insieme nella stessa comunità dello studentato
filosofico, io ero un anno avanti però a filosofia siamo stati
almeno 3 anni insieme. E durante la filosofia lui seguiva le lezioni,
era intelligente, studioso, aveva molta propensione per le lingue. A
noi già dal noviziato insegnavano l’arabo, quindi lui lo ha
appreso bene. Aveva studiato i primi elementi già a Roma, poi
durante il noviziato avevamo pure delle lezioni di un professore di
Betlemme, lui aveva facilità di apprendimento, quindi l’arabo l’ha
imparato da subito. E poi, sempre durante lo studentato di filosofia,
ha imparato anche il francese perché avevamo un professore proprio
di lingua francese, quindi ha imparato anche bene il francese. Poi io
per la teologia mi sono trasferito al seminario di teologia a
Gerusalemme e lui mi ha seguito un anno dopo. Sempre così, un anno
dopo! In teologia pure mostrava un carattere serio, convinto della
vita religiosa, non era uno che si lamentava, seguiva l’andamento
comune della comunità, quindi studiava, aveva bei voti.
Sempre diligente!
Sì, intelligente e diligente. Aveva
bei voti, si comportava bene. Poi io l’ultimo anno di teologia l’ho
fatto a Roma alla Pontificia Università Antoniana per motivi di
salute e lui ha fatto tutti e quattro gli anni di teologia a
Gerusalemme, a San Salvatore. Io sono stato ordinato sacerdote a Roma
e lui è stato ordinato a Gerusalemme nel giugno. Dopo il sacerdozio
per forza siamo stati un po’ divisi, nel senso che io sono stato
mandato a studiare a Napoli, lettere e filosofia, lui fu mandato a
Roma, catechesi, pastorale, queste cose, per reggere una parrocchia.
Io rimasi 4 anni lì, lui mi pare 2-3 anni a Roma, e poi io tornai a
Gerusalemme come professore, invece a lui assegnarono subito la
parrocchia, perchè sapeva bene l’arabo, sapeva bene il francese,
sapeva bene l’italiano, quindi lo mandarono in Egitto, perché a
quel tempo la custodia di Terrasanta aveva molti conventi in Egitto.
Diversi anni dopo, il Ministro Generale ha voluto che le due entità
che erano in Egitto fossero una unità perché diceva “frati minori
quelli, frati minori questi, non ha senso che ci siano due unità,
facciamo una sola provincia religiosa”. E quindi la Custodia ha
ceduto tutto a quella che era la vice provincia di frati egiziani,
tutto, conventi, proprietà, tutto ciò che era della Custodia.
Questo è avvenuto quando io ero
Custode di Terrasanta e padre Nazzaro era il segretario della
Custodia e naturalmente anche mio segretario! Ci siamo ritrovati! Ma
dal periodo in cui ha finito i suoi studi universitari superiori,
fino a che è diventato segretario custodiale, lui praticamente è
vissuto in Egitto, nei vari conventi che avevamo: a Santa Caterina ad
Alessandria, san Giuseppe al Cairo, Bulacco al Cairo. E faceva bene,
faceva bene. Io che non ero in Egitto ma professore a Betlemme e poi
segretario custodiale a Gerusalemme e poi a Roma, sentivo ben parlare
di lui. Era guardiano, aveva un certa autorità, era uno dei frati
che avevano anche il senso del comando, anche di amministratore.
Sapeva fare, non era inesperto, sapeva condurre, rimase là finchè
non è stato mandato qui a Roma. Avevamo il Collegio Serafico
Internazionale e lui è stato nominato vice rettore di quel collegio,
era severo. I ragazzi filavano dritti! Mi pare che rimase 3 anni e
mentre lui era vicerettore a Roma io ero segretario custodiale a
Gerusalemme. E poi io sono andato a Roma come rettore e lui è
tornato in Egitto, come guardiano. E però ci sentivamo, ci
telefonavamo.
Quindi l’amicizia è andata
avanti nel Mediterraneo, su e giù!
Io sono stato 12 anni a Roma, lui nel
frattempo era sempre in Egitto e ci sentivamo. Poi capitava spesso
anche a Roma perché suo fratello con la mamma erano portinai del
Collegio Serafico, e quindi lui quando veniva in Italia per le
vacanze veniva al Collegio, perché oltre che amico mio aveva lì
anche la mamma e il fratello sposato. In seguito io, dopo 12 anni a
Roma, sono stato chiamato di nuovo come segretario custodiale e dopo
3 anni mi hanno nominato Custode di Terrasanta. A quel punto ho
cercato un segretario della Custodia perché il posto era vacante
essendo stato io il segretario, e siccome avevamo un certo feeling,
ho prima chiesto a un paio che hanno rifiutato e allora dissi al
Nazzaro che mi telefonava “vieni tu” ed è venuto lui.
Come segretario era serio, si faceva
rispettare, la segreteria funzionava, poi c’era questa amicizia,
con me Custode eravamo in buoni rapporti, ci aiutavamo a vicenda.
Dopo 6 anni in cui sono stato io il Custode e lui segretario, fu
eletto lui Custode. Quindi io sono stato Custode dall’86 al 92 e
lui è stato nominato Custode dal 92 al 98.
Il suo custodiato è stato buono: era
stimato, era benvoluto anche perché era di principi, le leggi, gli
statuti dovevano essere osservati, era uno che camminava dritto e
quindi mi è stato di aiuto durante il custodiato mio. E veramente
devo dire che insieme, come segretario e Custode avevamo spesso
colloqui, parlavamo di situazioni, del personale, di attività, di
opere, ci scambiavamo il parere e lui dava dei consigli, offriva
anche lui la sua opinione. E così abbiamo passato quei 6 anni
insieme. Poi una volta che io sono scaduto da Custode e lui è
diventato Custode, mi ha destinato qui a Napoli, al Commissariato di
Terrasanta, e quindi sono stato 6 anni io Commissario e lui Custode.
Nel triennio il Custode deve fare una
visita a tutti i conventi, e lui fece la visita anche qui a Napoli,
interrogando tutti i frati che c’erano. Allora eravamo nei
quartieri spagnoli, nel vecchio commissariato, e i frati si
lamentavano perché quel convento era diventato impossibile, nel
senso che quei quartieri brulicano di mafiosi della camorra, un
disastro! Specialmente i fratelli avevano difficoltà quando
tornavano il sabato dalla colletta e trovavano sempre le porte
sbarrate del garage, perché quelli mettevano le macchine ovunque.
Avevamo messo anche dei paletti di ferro per limitare, li hanno
tagliati di notte i paletti di ferro! Non c’era niente da fare. E
allora il Custode disse “è il tempo di cercare un nuovo
commissariato. Una nuova sede più confacente, dove non ci sono tutte
queste storie”. Così trovammo questa che era una villa abbandonata
da tempo e abbiamo comprato questo complesso, un ambiente vicino al
museo di Capodimonte, alla reggia, qui è gente del popolo, e siccome
confiniamo con la parrocchia, aiutiamo in parrocchia. Siamo stati
fortunati perché siamo riusciti a sistemarla come convento.
Quindi stato un po’ pragmatico
come decisione, nell’abbandonare l’altro convento.
Eh sì perché c’è una differenza
enorme. E così poi una volta che lui ha terminato di fare il
Custode, è stato destinato di nuovo in Egitto e dopo è stato
mandato in Siria. In Siria è stato mandato come parroco e superiore
a Damasco. Si intuiva che veniva mandato là in vista magari di
diventare vescovo della Siria e difatti, quando finì il vescovo
Bertolaso lui fu nominato vescovo della Siria.
La notizia fu ben accolta, lui
conosceva bene l’arabo, era un figlio della Custodia, fin da
ragazzo conosceva tutti gli ambienti arabi e divenne vescovo. Nel suo
incarico, fece sempre le visite alle nostre parrocchie della Siria,
dandosi da fare prima di tutto per coprire un po’ tutti i debiti
che purtroppo la diocesi aveva. La cosa più importante fu costruire
l’episcopio perchè prima i vescovi di Siria abitavano al convento
di san Francesco a Aleppo, nel centro della città. E invece mons
Nazzaro ha detto “il vescovo deve avere la sua sede, la sua
cattedrale”. E così si è dato da fare per cercare i fondi e ha
costruito la chiesa e tutto il resto. Ci ha messo le suore di madre
Teresa per i poveri, vicino c’era anche il monastero delle
Carmelitane. Ha lavorato, si è tanto dato da fare. Mi faceva vedere
i progetti, era entusiasta di questa cosa. Ha trovato a Roma buoni
appoggi dal prefetto per la Congregazione per le Chiese Orientali,
ha avuto i fondi e ha costruito.
Era un’esigenza impellente di
avere un episcopio finalmente funzionante?
Certamente! Io, quando ho terminato di
fare il Custode, in Siria non ci sono più andato o forse ci sono
andato qualche volta. Ma lui quando veniva a Roma mi metteva al
corrente di tutto quello che faceva. E dopo è venuta la guerra e
padre Giuseppe ha lottato molto. Lui certo aveva tutta l’esperienza,
sapeva cosa c’era sotto. I giornalisti scrivevano cose che non
corrispondevano alla realtà ma lui era al corrente di tutto. Quindi
sapeva chi aveva provocato la guerra, perché era venuta la guerra,
dal punto di vista politico aveva l’occhio giusto. E difatti in
seguito si è rivelato che aveva proprio ragione lui. Però poi a
causa della salute quando è arrivato all’età di 75 anni e c’è
la norma che i vescovi devono dare le dimissioni, a quel punto lui ha
chiesto di poter essere ospitato qui al Commissariato di Napoli e gli
è stato concesso. E gli ultimi anni li ha passati qui, poi la
malattia si è aggravata ed è poi è morto in ospedale. Però viveva
qui. Girava per l’Italia per fare le conferenze, poi tornava qua,
era qua la sua sede.
E qua con voi in quegli anni, lui è
venuto in pensione nel 2013 se non mi sbaglio, in quei due anni
parlavate della Siria, di quello che succedeva?
Sempre sempre sempre. Lui era molto
acuto nell’interpretare le situazioni, e capiva bene anche perché
sapeva tutti gli arretrati. E comunque era sempre interessato alla
Siria, anche quando stava qua. Sapeva tutto quello che succedeva.
Quindi oltre all’impegno che ci
metteva nel fare le conferenze, quando era qui la Siria era sempre il
suo pensiero?
Sì nel suo pensiero e nelle sue
preghiere e ci soffriva anche, perché lui è stato pastore di quei
cristiani. Ci soffriva anche per questo. Lo vedevo, perchè
l’amicizia nostra di sempre è continuata ancora, fino agli ultimi
anni. Volevo dire che durante il custodiato lui è stato uno dei
custodi migliori nel senso che ha tenuto fermo il punto. Lì il
Custode aveva a che fare con gli ortodossi, con il Patriarcato
latino, con il Nunzio Apostolico, con i consoli e gli ambasciatori
delle varie nazioni, insomma è Gerusalemme. Ma lui ha difeso sempre
la Custodia, amava la Custodia. La amava e ci teneva che le cose
andassero bene sia sotto l’aspetto religioso, disciplinare,
liturgico, sia sotto l’aspetto amministrativo perché insomma la
Custodia la guarda tutto il mondo, i pellegrini.. si trova a dover
amministrare. Ma lui teneva il punto ed era difensore dei diritti
della Custodia, non transigeva sullo status quo!
Sapeva difendere la Custodia su
tutto i piani, anche quello più politico, delicato?
Sì sì, per questo non era duro, era
sempre diplomatico ma fermo. La Custodia era la Custodia, e lui era
figlio della Custodia, perciò ci teneva. Durante il custodiato ha
fatto molte opere, era presente, visitava spesso i frati, quello che
prometteva lo faceva. Mi sembrava che fosse benvoluto. Ha mantenuta
alta la bandiera.
…. che è una bandiera
impegnativa!
Eh come no! Io son stato 6 anni pure
Custode, quelli più difficili anche politicamente. Il suo custodiato
è ricordato ancora, anche se sono passati 20 anni ma è ricordato.
Ha fatto tante cose. C’è da dire che è stato uno dei Custodi che
è passato alla storia. È giusto dargli la riconoscenza per quello
che ha fatto. Durante il suo custodiato e il suo episcopato lui è
stato molto attivo, molto dinamico e molto creativo. Ha accettato con
entusiasmo anche l’episcopato e si è dato da fare. Non è stato
un vescovo curiale che se ne sta lì in Curia. No, girava, faceva,
guardava, spronava. Era attivo, questi sono stati i periodi più
belli di padre Nazzaro. Prima che diventasse segretario custodiale
aveva occupato posti di responsabilità e di una certa gravità in
Egitto soprattutto. Lui già da fratino, lì al Collegio Serafico,
poi in teologia, filosofia, poi i primi anni di sacerdozio, gli studi
in Egitto, ha vissuto una vita attiva, anche come guardiano ci teneva
alla disciplina, alla preghiera, alle funzioni liturgiche. Sotto
questo aspetto è stato un buon guardiano. Quando è diventato
Custode conosceva i frati, conosceva tante cose.
Quindi conosceva davvero i paesi
principali del Medio-Oriente.
Sì sì, e poi anche situazioni
politiche, perché quando siamo arrivati noi negli anni 50 tutta la
Cisgiordania apparteneva alla Giordania, Gerusalemme vecchia
apparteneva alla Giordania. Noi stavamo nella vecchia città di
Gerusalemme e abbiamo visto tutte le evoluzioni, le guerre, tutto. E
io ho visto 5 guerre! Ma siamo sempre andati avanti. Anche in Egitto
ha fatto bene, ha fatto belle esperienze in Egitto, gli è servito.
Ma è servito anche a me, perché io andavo in Egitto come Custode
per le visite canoniche, ma lui conosceva tutti i frati, tutte le
situazioni, tutti i conventi, tutti i problemi. E quindi è stato
utile sotto questo aspetto. E poi ha conosciuto la Siria: prima
ancora di diventare vescovo, parroco a Damasco. E poi come vescovo,
naturalmente ha vissuto tutte le vicende della Siria, ha cercato di
fare del suo meglio. È stato bravo.
Padre Carlo, la ringraziamo di cuore!
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