Lettera
da Aleppo N° 29
15
marzo 2017
di
Nabil Antaki, per i Maristi Blu.
Per
gli abitanti di Aleppo, l’incubo terminò il 23 dicembre 2016. In
quel giorno l’ultimo convoglio di ribelli e di terroristi, che
occupavano i quartieri est e sud dal luglio 2012, con una
supervisione neutrale lasciò la città per una provincia vicina,
Idleb, ancora controllata dai terroristi di Al-Nusra. Gli Aleppini
esultarono per la liberazione della loro città. Non esisteva più
est e ovest. Aleppo era tornata ad essere, come è sempre stata,
un’unica città sotto il controllo dello Stato Siriano. Solamente
15.000 abitanti dei quartieri est scelsero di essere evacuati per
Idleb insieme ai ribelli. Gli altri, oltre 100.000, che avevano subito l’occupazione senza averla scelta, ma semplicemente perché le loro
abitazioni si trovavano lì, rimasero in Aleppo. Avevano sofferto
molto, ma finalmente si sentivano sollevati dopo quattro anni di
occupazione terrorista e tre mesi di assedio da parte dell’esercito
siriano.
Per
il milione e mezzo di abitanti dei quartieri ovest sotto controllo
governativo, la liberazione portò un sentimento di sicurezza perso
da più di quattro anni: la sicurezza di non ricevere più razzi,
bombole del gas trasformate in bombe e tiri di cecchini, ma ottimismo
prudente. Bombe continuano a cadere occasionalmente ancora oggi sui
quartieri periferici nella zona ovest, lanciate da ribelli tuttora
presenti ad alcuni chilometri nella periferia ovest.
Come
tutti gli Aleppini, anche noi abbiamo visitato le vecchie linee del
fronte, il quartiere storico Jdeideh, la città vecchia intorno alla
Cittadella e i quartieri est e sud. La vastità delle distruzioni
supera ciò che avevamo immaginato. A Midan, quartiere armeno, a
Jdeideh, quartiere storico dei cristiani, a Hanano, à Sukari etc.,
la realtà supera spesso l’immaginazione. Con la liberazione, la
città riprende un aspetto più normale e più civile. Tutte le
strade – la maggior parte erano state chiuse da barricate o muri di
pietra durante i quattro anni di guerra - sono state riaperte alla
circolazione. I pedoni riempiono le vie. La gente cammina serena,
senza temere la morte che la spaventava prima della liberazione. Il
traffico automobilistico è denso. I semafori e l’illuminazione
delle rotonde, alimentati da pannelli solari installati ad ogni
crocevia, funzionano di nuovo. È ripresa la raccolta dei rifiuti ed
i giardinieri comunali sono tornati al lavoro nei giardini pubblici e
nelle aiuole. Le scuole e l’Università funzionano normalmente, ma
cauto ottimismo.
La
vita quotidiana è ancora molto difficile. L’inverno è stato
particolarmente rigido, e per la penuria di oli combustibili e
assenza di elettricità è stato quasi impossibile riuscire a
scaldarci nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Come durante gli
ultimi due anni, e malgrado la liberazione, continuiamo ad essere
privi di elettricità. La acquistiamo, a prezzi molto alti, da proprietari di generatori privati che abbondano sui marciapiedi della nostra bella
città diventata molto brutta con questi generatori che inquinano ed i
cavi elettrici che pendono ovunque. Le autorità si sono impegnate
moltissimo per collegare nuovamente Aleppo attraverso l’alta
tensione al circuito nazionale. Sembra che l’operazione sia
riuscita e adesso abbiamo un’ora di elettricità al giorno. L’acqua
corrente è ancora tagliata. Durante l'occupazione, l'acqua
proveniente dall’Eufrate verso i bacini di trattamento fu bloccata
perché la stazione di pompaggio era nelle mani dei ribelli di Aleppo
est. Ora, la stazione di pompaggio è di nuovo sotto il controllo del
governo siriano, ma l’ISIS, che occupa la piccola città di Khafsa
sull'Eufrate, controlla il flusso dell’acqua. L'esercito siriano
sta cercando di riconquistare Khafsa, ma cauto ottimismo.
Nel
frattempo, un milione e mezzo di Aleppini continuano a utilizzare
l'acqua, spesso insalubre, dei 300 pozzi in città. Le infezioni
intestinali si sono moltiplicate. Alcune famiglie di sfollati sono
rientrate nelle loro case; altre devono fare grandi riparazioni;
altre aspettano il completamento dello sminamento e il ripristino
delle infrastrutture rovinate; altre ancora, le cui abitazioni sono
completamente distrutte, devono attendere la ricostruzione. I
progetti di riedificazione della città sono numerosi e molte
organizzazioni internazionali e nazionali hanno chiesto i permessi
per partecipare al rifacimento di dieci scuole, al ripristino di
duecento appartamenti, al restauro della città vecchia, etc. ... ma
cauto ottimismo. Nulla è ancora iniziato. Aspettare per vedere.
La
crisi economica è molto grave. In sei anni di guerra, la popolazione
si è impoverita a causa della disoccupazione, e il costo della vita
è aumentato vertiginosamente. Situazione paradossale: gli Aleppini
non trovano lavoro, ma le piccole imprese che cominciano a
timidamente a riaprire non trovano lavoratori qualificati. La maggior
parte dei giovani è arruolata nel servizio militare o come
riservista o ha lasciato il Paese per lidi più sicuri. Gli Aleppini
hanno, ora più che mai, bisogno di aiuto per sopravvivere.
Nel
frattempo, la guerra continua con il coinvolgimento di numerose forze
straniere. Una parte del territorio e molti piccoli centri sono stati
ripresi all’ISIS. Alcuni si trovano nuovamente sotto il controllo
dello Stato siriano, altri sotto il controllo di Curdi, Turchi o
islamisti. Negli ultimi due mesi, si sono svolti negoziati
inter-siriani sotto gli auspici di Iran e Russia a Astana e sotto
l'egida delle Nazioni Unite a Ginevra. Non c’è stato alcun
progresso, ma cauto ottimismo. Si è stabilito ed accettato un elenco
dei problemi, ed è stata fissata la data per la ripresa dei
negoziati.
Nessuna
delle centinaia di famiglie sfollate che beneficiavano dei vari
programmi dei Maristi Blu è potuta tornare a casa. Abbiamo anzi
inserito molte famiglie di nuovi sfollati che vivevano nei quartieri
orientali e che sono venuti ad abitare con dei vecchi sfollati loro
parenti. Noi, Maristi blu, non abbiamo né i mezzi né le competenze
né la missione di partecipare alla ricostruzione fisica della città,
ma riteniamo che la ricostruzione dell'uomo sia fondamentale e, per
quanto ci è possibile, vi mettiamo tutto il nostro impegno.
Abbiamo
ulteriormente sviluppato i nostri progetti educativi e ne abbiamo
avviato di nuovi. Il nostro centro di formazione per adulti, "il
M.I.T." continua ad organizzare due seminari al mese su
tematiche ben definite per persone dai 20 ai 45 anni. Nel mese di
febbraio, frère George ha tenuto un seminario su: "il perdono per
la riconciliazione" e stiamo prendendo in considerazione, data
la sua importanza, di riproporlo ad altri gruppi il prima possibile.
Convinti della necessità di aiutare i giovani a lavorare per vivere
e sfuggire al circolo vizioso guerra - catastrofica situazione
economica - disoccupazione - povertà - assistenzialismo o
migrazione, abbiamo organizzato, alla fine del 2016, un seminario di
100 ore in due mesi per i giovani di età compresa tra i 20 e i 35
anni sul tema: "Come realizzare il proprio progetto." Venti
partecipanti hanno appreso dai migliori esperti come pensare, creare
e sviluppare un progetto. Alla fine del corso, la giuria ha
selezionato i quattro migliori, fattibili in termini di redditività
e prospettive di successo, e li abbiamo parzialmente finanziati. Dato
il buon esito dell’iniziativa, abbiamo appena ricominciato con altri
quindici partecipanti.
Recentemente, hanno preso il via diversi
programmi educativi e di consulenza.
- "Taglia e cuci" insegna ad una trentina di signore a cucire e a confezionare vestiario per la famiglia e anche per trovare un posto di lavoro nelle fabbriche di abbigliamento che riaprono e cercano operaie. Il primo gruppo sta per completare i quattro mesi di apprendimento e le iscrizioni al prossimo corso sono già numerose. Approfittiamo della loro partecipazione a corsi di cucito per offrire anche principi di formazione personale e supporto psicologico.
- "La speranza" è un progetto che si propone di insegnare una lingua straniera, inglese o francese, a giovani madri con bambini che frequentano la scuola elementare. Infatti, l'insegnamento di una lingua straniera inizia dalla prima elementare. Le madri sono contente, perché oltre alla soddisfazione personale sarà loro possibile seguire l’istruzione dei propri figli.
- "Douroub" accoglie bambini di 10-11 che sono stati finora trascurati dai nostri vari progetti. Con un team di tre guide, si incontrano per le attività educative e ricreative." ‘’La lotta contro l'analfabetismo" continua su due livelli. Il livello superiore, per coloro che hanno già partecipato alla prima sessione di due mesi per gli insegnamenti della terza elementare: cioè comporre frasi, lettura e scrittura. Il livello per principianti, con un nuovo gruppo di genitori e giovani analfabeti che insegna a scrivere e leggere le parole.- "Discipline di crescita personale e professionale" per 75 adolescenti, "Impara a crescere" e "voglio imparare", con 200 bambini dai 3 ai 6 anni, proseguono con entusiasmo i loro bei programmi per educare e sostenere i bambini ed i giovani.- I nostri vari programmi di soccorso continuano ad aiutare gli sfollati e i poveri. "I Maristi Blu per gli sfollati" aiuta quasi 1.000 famiglie, cristiane e musulmane, a sopravvivere per mezzo di una congrua distribuzione di panieri alimentari mensili, denaro contante per pagare un ampere di energia elettrica acquistata da generatori privati e un buono al mese per carne o pollo. Aiutiamo anche famiglie sfollate a pagare l'affitto per la loro sistemazione temporanea.
- Il programma "Feriti civili di guerra" che, per anni, ha curato e salvato migliaia di feriti, per fortuna ha rallentato, grazie alla liberazione di Aleppo, ma continuiamo a curare sia nuovi feriti da mine, lasciate dai ribelli prima della loro partenza, sia vecchie lesioni già curate, ma che richiedono altre cure o un intervento chirurgico. Invece, il ‘’Programma medico Maristi Blu" si è sviluppato in modo significativo a causa dell'aumento della povertà, della disoccupazione e del costo della vita. Per i pazienti che non hanno i mezzi, abbiamo contribuito alle spese di interventi chirurgici, trattamenti in ospedale o per i farmaci (il prezzo dei farmaci di fabbricazione locale è aumentato del 400%) di radiografie, ecografie e test di laboratorio.
- Il programma "Ho sete" distribuisce ogni giorno, con i nostri quattro camioncini, l'acqua nelle case di 40-45 famiglie. Per la difficoltà di riempire i furgoni ai pozzi scavati ovunque in Aleppo e presi d’assalto dalle 8 del mattino alle 10 di sera con lunghe code d’attesa, abbiamo iniziato la trivellazione dei nostri pozzi. Possiamo quindi riempire rapidamente e distribuire acqua a un maggior numero di famiglie.
- Infine, il programma "Goccia di latte" è giunto al ventiduesimo mese, con la distribuzione a 3000 bambini. Questo progetto chiave per la crescita e lo sviluppo dei nostri figli non ha smesso un solo giorno, malgrado le difficoltà di approvvigionamento del latte, in particolare quello speciale per neonati, e l'alto costo.
- Dopo la liberazione di Aleppo e nonostante il nostro cauto ottimismo, il compito diventa ancora più importante di prima. Anzi, enorme! Saremo in grado fisicamente, moralmente e finanziariamente di affrontare le sfide? Di aiutare gli sfollati a tornare a casa quando sarà il momento? I disoccupati a trovare un lavoro? I traumatizzati a guarire le loro ferite? I disperati a ritrovare la speranza? I bambini a vivere la loro infanzia rubata dalla guerra? Le persone a perdonare? A riconciliarsi? Saremo in grado di convincere le persone a non lasciare il Paese? L'esodo continua, e ogni giorno amici, conoscenti, volontari, dipendenti o beneficiati ci dicono un arrivederci che assomiglia di più a un addio. Nonostante tutto, continuiamo a vivere il nostro impegno e, con cauto ottimismo, appoggiamo questo estratto dal bel testo del nostro amico P. Jean Debruynne: "Resistere è ostinarsi a guardare lo stesso pezzo di cielo, anche quando è grigio o nero, anche se è come un fazzoletto imprigionato tra mura troppo alte. Resistere è non rinunciare mai a guardare il sole dall’apertura di un tombino. Resistere è essere abbastanza testardo per vedere sorgere il giorno dietro il filo spinato. Resistere non è cedere all'obbligo di tacere. Resistere è fierezza. Resistere è rifiutare l'intolleranza, l'indifferenza e la negazione delle differenze. Resistere è non mollare mai. Resistere è non accettare mai la tranquillità. Resistere è scegliere di essere responsabili. Resistere è stare in piedi davanti a Dio. In piedi e non proni o in ginocchio. Perché resistere è inventare l'amore. "
Nabil Antaki | 15 marzo 2017 | Per i Maristi Blu
Traduzione
: Maria Antonietta Carta
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