missile lanciato la sera del 22 ottobre dai jihadisti sul Carmelo di Aleppo: fortunatamente inesploso, altrimenti avremmo dato addio alla Comunità delle Sorelle Carmelitane!
di
Patrizio Ricci
IL
SUSSIDIARIO, 24 ottobre 2016
Continua
la campagna mediatica a tutto campo e le condanne contro Mosca e
Damasco: venerdì il consiglio dell'Onu per i diritti umani ha condannato i bombardamenti russi ad Aleppo ed è stata giudicata
"patetica" quella che rappresenta l'unica possibilità di
soluzione politica del conflitto: la richiesta di separare
l'opposizione armata dai gruppi jihadisti che il rappresentante russo
aveva chiesto di inserire come emendamento. La risoluzione non ha
avuto nessuna considerazione del fatto che la Russia dal 20 ottobre
ha interrotto i bombardamenti mirati sui quartieri di Aleppo est ed
ha aperto 8 corridoi umanitari (di cui 2 per i combattenti che
decidessero di uscire indenni) per consentire l'afflusso di aiuti
all'interno dell'enclave e la fuoriuscita di civili. E in tema di
"diritti umani", la risoluzione ha ignorato che la
cittadinanza residente ad Aleppo est è ostaggio dei terroristi.
Infatti i corridoi umanitari aperti dai russi sono sotto costante tiro delle armi leggere e delle bombe di mortaio dei guerriglieri.
L'agenzia Sir (Servizio Informazione Religiosa) ha riportato quando
sta accadendo: "Aleppo, al via la tregua decisa da Mosca e Damasco. Ma i jihadisti sparano sui civili che vogliono lasciare la parte Est della città". Ulteriori dettagli erano stati dati
durante il briefeing tenuto il 13 ottobre dal Capo di stato maggiore
delle Forze armate russe S.F. Rudskogo: la maggior parte dei
combattenti antigovernativi non solo rifiuta di lasciare le
proprie posizioni ma non consente neppure la fuoriuscita dei civili.
E se questi ultimi insistono, vengono giustiziati pubblicamente.
Il
sabotaggio dei ribelli ha impedito ai convogli umanitari promessi
dall'Onu di accedere ai quartieri isolati. In
questo contesto deteriore di grave sofferenza per i civili, la Ue ha
deciso di inasprire ulteriormente le sanzioni contro la Siria.
Intanto, i cannoneggiamenti sulle zone residenziali di Aleppo ovest non si sono mai interrotti: solo nella giornata di venerdì hanno
causato 8 morti e 30 feriti. La notizia di questo quotidiano
stillicidio umane, è confermata da tutti i vescovi di Aleppo. Il
problema di fondo è evidentemente che gli Usa ed i loro alleati
rifuggono la stessa idea di Aleppo in mano governativa: se avessero
voluto, minacciare i ribelli di togliere loro il supporto sarebbe
stato sufficiente per ottenere il rispetto delle tregue. E'
tragicomico che solo Erdogan abbia tirato fuori 150 uomini della
milizia Ahrar-al Sham ed abbia addirittura promesso a Putin di
adoperarsi per far uscire al Nusra. Tuttavia gli eventi hanno preso
un segno diverso: nella zona sudovest della città, ai jihadisti sono
arrivati di rinforzo più di 1200 uomini molto ben equipaggiati e
pronti a sferrare un contrattacco. Così la fragile tregua è già
caduta: ieri sono ricominciati i bombardamenti russi e gli scontri
tra l'esercito siriano e le milizie antiAssad lungo la linea
strategica nel sudovest di Aleppo dove queste ultime si stavano
riorganizzando.
Le
brutte notizie arrivano sempre insieme: un diplomatico russo ha
dichiarato all'agenzia Ria Novosti che ai terroristi dell'Isis che
lasceranno Mosul, sarà assicurata dalla coalizione Usa una via di
fuga verso il nord della Siria: "Più di novemila militanti Isis
saranno ridispiegati da Mosul alle regioni orientali della Siria
per sferrare una offensiva di grandi dimensioni, che comporterà la
cattura di Der Ezzor e Palmira". La notizia è confermata anche
dall'agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu.
Questa
prospettiva sembra sia presa molto sul serio dal comando
russo-siriano visto che due divisioni meccanizzate provenienti
da Damasco sono giunte sabato ad Aleppo. Anche la componente
aeronavale russa sarà rinforzata: la portaerei Kuznecov naviga nel
Mediterraneo e dirige verso la Siria accompagnata da un'imponente
squadra navale. Inutile dire che il capo della Nato Jens Stoltenberg
già vede la cosa come una minaccia. Purtroppo negli ultimi tempi
sembra che la Nato, in ogni momento di crisi, quando si è ad un
passo dal risolverla pacificamente, ritiri sempre la mano. Chi
oggi dice di "percepire la minaccia" è però lo stesso
Occidente che sta appoggiando la "rivoluzione" innescata da
gruppi settari che non si sarebbero mai mossi senza un sicuro
appoggio militare, politico e finanziario.
E' un mondo che, barando,
vuol cambiare le carte in tavola: nel caso siriano, anziché
rispettare e trarre vero profitto da secoli di cultura e memoria di
cui è ricca la Siria, vuole fare tabula rasa e poi lucrare secondo
le ambizioni di pochi.
Non
è questa la strada della presenza cristiana in terra siriana. Ed i
tanti monasteri cristiani che ne portano memoria, lo dimostrano. Sono
letteralmente piantati nel deserto, ma anche in mezzo alla guerra
costituiscono luoghi di amicizia concreta per cristiani e musulmani.
La presenza del monastero di Mar Yakub in Siria, nella località di
Qara sui monti Qalomoun, vicino al Libano, risponde alle molte
domande sollecitate da queste righe di cronache contraddittorie.
La risposta dei monaci è stata tener viva la fede. Quando la carmelitana francolibanese madre Agnese visitò per la prima volta nel 2000 quei luoghi, trovò solo dei ruderi. Ma da quelle rovine è nata una comunità monastica che ha scelto di pregare soprattutto per preservare l'unità della Chiesa. Poi, da quando è cominciato il conflitto nel 2011, la comunità ha cominciato ad organizzare distribuzioni per venire incontro ad un bisogno enorme. I convogli di cibo e abbigliamento, organizzati dalle monache e monaci del monastero, sono arrivati lontano, fino alla campagna a sud di Aleppo, dove ci sono parecchi campi profughi e non arrivano le organizzazioni umanitarie. Madre Agnese ha promesso alle famiglie, la maggior parte musulmane, di continuare a soccorrerle nei bisogni primari. Da qui la grande operazione della consegna quindicinale dei pacchi a cui ci chiede di collaborare. Potrete voi stessi visitare il sito Mar Yakub Charity per vedere le iniziative in corso. Non sono iniziative che fanno 'loop' su se stesse ma che indicano la speranza di cui tutti abbiamo davvero bisogno.
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