Monsignor Vasil'di ritorno dalla Siria : "Una sofferenza che però porta in sé speranza della risurrezione"
Vescovi Cattolici di Siria |
Terrasanta.net
di Carlo Giorgi | 23 marzo 2016
«Pochi sanno che tre delle quattro suore di Madre Teresa trucidate in Yemen, avevano svolto un lungo
servizio in Siria. A Damasco ho incontrato le loro consorelle e ricordo bene le loro parole. Mi hanno ricordato il loro impegno per i siriani nonostante le difficoltà e, anzi, contro ogni speranza…».
L’arcivescovo Cyril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese orientali, è appena tornato dalla Siria dove si è recato per incontrare, prima della Pasqua, i cattolici locali.
Il 17 marzo ha partecipato all’Assemblea dei vescovi cattolici di Siria, nella città costiera di Tartus. Nei giorni precedenti però si è recato, grazie a una scorta militare, a Damasco, nelle città di Saydnaya e Yabrud; riuscendo a visitare anche il monastero di Mar Musa, del cui fondatore, padre Paolo Dall’Oglio, rapito dai fondamentalisti nel 2013, non si hanno purtroppo ancora notizie.
«Il Papa parla sempre de “la mia amata Siria” e anche il prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, il cardinal Leonardo Sandri, è sempre in contatto con clero e vescovi del posto – spiega mons. Vasil’ –. Così il mio viaggio è stato solo la conferma di questa attenzione della Santa Sede per i cristiani siriani.
Oltre ai vescovi, ho potuto incontrare sacerdoti, religiosi e laici. Ho trovato molto interessante poter parlare coi sacerdoti dei problemi pastorali in questa situazione di guerra: ad esempio, i pastori della diocesi di Bosra e Horan, a sud di Damasco, guidano piccole parrocchie di una zona abbastanza povera. Molti loro fedeli per via della guerra sono andati all’estero o si sono rifugiati nelle grandi città. Questo li pone in una situazione del tutto nuova».
Qual è l’atteggiamento dei cristiani oggi in Siria? Nella comunità cristiana convivono due desideri contrastanti. Da una parte c’è il desiderio di rimanere e continuare a vivere in patria nel modo più normale possibile. Dall’altra non si può negare che c’è una tendenza allo scoraggiamento. Si fatica a trovare una prospettiva per il futuro, non solo a causa delle persecuzioni dirette, ma anche per una situazione di tensione nei confronti dei cristiani che perdura da molto tempo. Così i cristiani sono portati a emigrare. Si tratta di due tendenze presenti in tutte le comunità parrocchiali, diocesane e nelle famiglie stesse… Spesso gli anziani preferiscono rimanere, ma al tempo stesso desiderano un futuro per i loro figli. Questo provoca grande sofferenza.
Oltre ai vescovi, ho potuto incontrare sacerdoti, religiosi e laici. Ho trovato molto interessante poter parlare coi sacerdoti dei problemi pastorali in questa situazione di guerra: ad esempio, i pastori della diocesi di Bosra e Horan, a sud di Damasco, guidano piccole parrocchie di una zona abbastanza povera. Molti loro fedeli per via della guerra sono andati all’estero o si sono rifugiati nelle grandi città. Questo li pone in una situazione del tutto nuova».
Qual è l’atteggiamento dei cristiani oggi in Siria? Nella comunità cristiana convivono due desideri contrastanti. Da una parte c’è il desiderio di rimanere e continuare a vivere in patria nel modo più normale possibile. Dall’altra non si può negare che c’è una tendenza allo scoraggiamento. Si fatica a trovare una prospettiva per il futuro, non solo a causa delle persecuzioni dirette, ma anche per una situazione di tensione nei confronti dei cristiani che perdura da molto tempo. Così i cristiani sono portati a emigrare. Si tratta di due tendenze presenti in tutte le comunità parrocchiali, diocesane e nelle famiglie stesse… Spesso gli anziani preferiscono rimanere, ma al tempo stesso desiderano un futuro per i loro figli. Questo provoca grande sofferenza.
I cristiani siriani vedono la convivenza con i musulmani ancora possibile? Ci sperano ancora perché nel recente passato non hanno mai avuto difficoltà di convivenza con i musulmani; anzi, la società siriana è stata contrassegnata da una fraterna e pacifica convivenza. Adesso una radicalizzazione del fondamentalismo islamico, spesso di radice straniera, ferisce questo tessuto. L’equilibrio di un tempo è danneggiato e purtroppo è difficile dire cosa avverrà in futuro.
Che impressione generale del Paese ha riportato? Gli effetti della tregua in atto si vedono? Ero stato in Siria anche un anno fa e ricordo che sopra Damasco sentivo continue esplosioni, mentre in cielo sfrecciavano aerei militari. Questa volta sono stato in zone sotto il controllo del governo centrale e tutto mi è sembrato sicuro e pacifico. Anche per la tregua, che sembra reggere, non ho visto alcun tipo di ostilità. La vita nelle grandi città sembra normale, se non fosse per i continui check-point della polizia e dell’esercito. Certamente la situazione non è così nelle zone in cui il conflitto è vivo. Non ho potuto verificare di persona, ma la testimonianza delle persone che vengono da zone periferiche conferma che la situazione è molto precaria sia per aspetti umanitari come cibo, acqua e corrente elettrica, sia per il pericolo immediato di essere feriti o rapiti anche dalla criminalità comune.
Mar Musa, il monastero di padre Paolo Dall’Oglio, è ancora abitato?
Sì. Questa volta ho potuto visitare anche fisicamente il monastero di Mar Musa, dove mi ero recato diverse volte anche prima della guerra. I monaci e le monache sono ancora presenti e svolgono la loro attività nella vicina cittadina di Nebeq. Ho potuto incontrarli assieme agli altri religiosi siriani.
Sì. Questa volta ho potuto visitare anche fisicamente il monastero di Mar Musa, dove mi ero recato diverse volte anche prima della guerra. I monaci e le monache sono ancora presenti e svolgono la loro attività nella vicina cittadina di Nebeq. Ho potuto incontrarli assieme agli altri religiosi siriani.
Via Crucis a Homs |
I cattolici siriani quest’anno riusciranno a celebrare la Pasqua?
Nelle grandi città, dove c’è libertà di culto e tranquillità, spero che il triduo si riesca a celebrare normalmente. Ricorderò sempre una frase che mi disse lo scorso anno il parroco della cattedrale siro-cattolica di Homs. Erano appena finiti i combattimenti e si cercava un luogo in città dove fare la via crucis. “Dove farla? Un luogo vale l’altro - diceva il parroco - tutto qui è un calvario”. All’epoca era tutto segnato da quella sofferenza che ricorderemo in questi giorni.
Una sofferenza che però porta in sé speranza della risurrezione. Una risurrezione che vogliamo per la Siria, per l’intera nazione e per i cristiani in modo particolare.
Nelle grandi città, dove c’è libertà di culto e tranquillità, spero che il triduo si riesca a celebrare normalmente. Ricorderò sempre una frase che mi disse lo scorso anno il parroco della cattedrale siro-cattolica di Homs. Erano appena finiti i combattimenti e si cercava un luogo in città dove fare la via crucis. “Dove farla? Un luogo vale l’altro - diceva il parroco - tutto qui è un calvario”. All’epoca era tutto segnato da quella sofferenza che ricorderemo in questi giorni.
Una sofferenza che però porta in sé speranza della risurrezione. Una risurrezione che vogliamo per la Siria, per l’intera nazione e per i cristiani in modo particolare.
http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=8229&wi_codseq=%20%20%20%20%20%20&language=it
Fra Ibrahim da Aleppo: La Pasqua è pace e misericordia per una comunità ferita dalla guerra
AsiaNews, 25 marzo 2016
La
comunità cristiana di Aleppo si avvicina alla Pasqua “preparando
le liturgie”, abbellendo le chiese “con fiori e addobbi preparati
dai giovani; stiamo cercando di coinvolgere tutti i fedeli,
soprattutto quanti hanno sofferto, persone che hanno avuto dei morti,
famiglie spezzate che abbiamo cercato di curare dal punto di
vista materiale, psicologico e spirituale”. È una festa
all’insegna della pace, della misericordia e della riconciliazione
quella che si apprestano a vivere i cristiani di Aleppo, città
martoriata da cinque anni di sanguinoso conflitto.
Come
racconta ad AsiaNews p.
Ibrahim Alsabagh, 44enne francescano, guardiano e parroco della
parrocchia latina di Aleppo, la “fragile tregua” nel conflitto
siriano, che “funziona in parte”, ha permesso alla gente “di
respirare, infondendo una nuova speranza”. Dopo mesi è tornata
l’elettricità e anche sul fronte dell’acqua la situazione è
migliorata, e questo ha portato sollievo fra gli abitanti.
Nel
periodo di Quaresima e nella Settimana Santa la parrocchia ha
coinvolto “bambini e giovani” nell’organizzazione delle
celebrazioni: “Ieri hanno preparato l'adorazione - racconta p.
Ibrahim - e i più piccoli hanno seguito con attenzione il gesto
della lavanda dei piedi fatta dal vescovo. Un rito che insegna loro
il senso dell’autorità e il valore della responsabilità”.
Sempre ieri si è svolta una processione, con i bambini
“contentissimi” nel “portare le candele”. Un gesto che hanno
compiuto anche “in occasione della festa delle Palme. Oggi
celebreremo la Via Crucis - aggiunge - mentre domani ci saranno i
battesimi, per far sentire anche i bambini partecipi delle iniziative
della comunità”.
Per
rendere ancora più gioiosa la festa di giovani e piccoli, fra quanti
hanno sofferto di più per la guerra, la parrocchia ha deciso di
distribuire dolci e alimenti legati alla festa: “Due settimane fa -
sottolinea il sacerdote - abbiamo realizzato che nelle case non ci
sono cioccolatini, uova, carne. Per questo abbiamo organizzato una
piccola festa nella sala parrocchiale, in cui verrà riservato un
angolo ai bambini per dipingere le uova e preparare gli addobbi,
sotto la guida attenta degli scout”.
Nell’anno
della Misericordia, anche la comunità di Aleppo ha voluto insistere
sull’importanza del sacramento della riconciliazione: “I fedeli -
spiega p. Ibrahim - si sentono chiamati a tornare ad attingere alla
fonte della misericordia, accostarsi alla lavanda dei piedi,
l’adorazione e le confessioni. A ogni funzione le chiese sono
gremite di fedeli”.
Certo,
prosegue, i fedeli “aspettano tempi migliori” ma “sono pieni di
gratitudine” per quanto è stato fatto. “La gente da sola non
riesce a sostenersi - prosegue - perché manca il lavoro, i prezzi
sono alti, non sempre vi è l’elettricità. Il sostegno che ha dato
la Chiesa in questi mesi è immenso e loro ce ne sono grati, lo
vedono come segno e gesto di misericordia. Fra le molte iniziative vi
sono la riparazione di case danneggiate dalla guerra, il pagamento di
debiti bancari, la distribuzione di cibo, cisterne di acqua, etc…
tutte cose rese possibili grazie all’impegno della Chiesa e il
contributo di molti benefattori”.
In
queste settimane il vicariato latino di Aleppo ha insistito sul fatto
che è necessario coinvolgere i fedeli nella preparazione delle
feste, per far comprendere il valore del sacrificio, della
partecipazione. Per questo durante la Quaresima i parrocchiani “hanno
visitato anziani e malati, messo da parte piccoli quantitativi di
denaro e altri beni, per offrirli ai più poveri”, all’insegna
dello slogan: “C’è sempre un piatto, un oggetto o un bene in più
da donare. Tutti, anche i poveri, devono essere partecipi e donare a
chi è ancora più povero”.
Lo
scorso 21 marzo si è celebrata la festa della mamma. Per l’occasione
i giovani hanno distribuito più di 200 pacchi di dolci alle madri
del quartiere. Mamme che vivono da sole perché i figli sono scappati
e il marito non c’è, e poi le vedove, alcune delle quali giovani e
con figli. Una distribuzione che ha coinvolto tutte le mamme, senza
distinzioni fra cristiane e musulmane perché “la mamma è di
tutti” afferma il sacerdote.
Domenica,
infine, è prevista la solenne celebrazione presieduta dal vicario
apostolico dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, alla quale
parteciperà l’intera comunità, cui seguirà il tradizionale
scambio di auguri. Il giorno successivo, dopo alcuni anni in cui
l’iniziativa era “sospesa per via della guerra”, le classi del
catechismo e le loro famiglie (600 persone) andranno al Collegio di
Terra Santa, dove vi è “un grande spiazzo all’aperto in cui si
celebrerà la messa; poi un pranzo al sacco in comune”. La guerra,
la crisi, hanno “distrutto molte famiglie e persone”, conclude p.
Ibrahim, ma al contempo “hanno fatto tornare tante famiglie al
Padre, alla Chiesa, al valore della misericordia. Ha risvegliato in
loro qualcosa di dimenticato e abbandonato, per questo godiamo di
questa gioia e siamo contenti di vivere la comunione e la
testimonianza”
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