Il rischio di conflitti religiosi nelle possibili derive oscurantiste della Primavera araba in Siria
"La crescita del fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la maggioranza". "Fra incudine e martello i cristiani non hanno scelta". Timori che il conflitto porti a inasprire l'antagonismo tra sunniti e sciiti libanesi.da Asia News - 05/04/2013
di Fady Noun
Lo slancio democratico della "primavera araba" nasconde
sempre meno il rischio, almeno in Siria, della discordia confessionale, che
minaccia di estendersi ad alcune regioni libanesi, e la possibile deriva
oscurantista. Alla viglia della sua partenza per la Francia il patriarca maronita, cardinale Béchara Raï, torna a ribadire la sua
presa di distanza da un fenomeno che aveva suscitato tante speranze.
"Forze
oscure - ha detto in tono grave lunedì scorso, davanti all'ambasciatore francese
Patrice Paoli - operano per disarticolare Stati e istituzioni, e cercano
instancabilmente di accendere la 'fitna' tra le diverse confessioni religiose
che, finora, coesistono pacificamente e questo, per ironia, in nome della
democrazia e della 'primavera araba'".
Le riserve espresse dal patriarca nei confronti della rivolta araba, in
particolare quella in Siria, chiaramente indicata dal capo della Chiesa
maronita, sembrano essere state capite meglio di quelle che egli aveva indicato
in occasione della sua prima visita nella capitale francese, nel settembre
2011.
In 18 mesi, in effetti, molte cose sono divenute più chiare sia per i
libanesi che per i responsabili francesi. Questi ultimi, d'altro canto, non
hanno appena deciso di rinunciare all'idea di armare l'Esercito libero siriano,
nel timore che le armi finiscano nelle mani di gruppi fondamentalisti?
Per ciò riguarda la valutazione del patriarca, essa riguarda, a quanto
sembra, sia i fondamentalismi jiahdisti di Jabhat al-Nosra, che consolidano la
loro presa su alcune zone di conflitto in Siria, sia il fondamentalismo politico
portato avanti dai Fratelli musulmani sul (cattivo) modello egiziano. Il fatto
che egli parli di forze "oscure" può far pensare che questi gruppi siano
manipolati.
"La Francia delle luci non sarà indifferente (...) di fronte alla crescita
del radicalismo e del fondamentalismo e al proliferare di un oscurantismo
rinforzato dalle contraddizioni politiche e dalle interferenze regionali e
internazionali", ha affermato il capo della Chiesa maronita, davanti
all'ambasciatore Paoli. E ha chiamato la Francia, per laica che sia, alla
"chiaroveggenza", chiedendole di non ignorare il ruolo di "fermento democratico"
che giocano i cristiani all'interno delle società arabe. "La crescita del
fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la
maggioranza. Essi rischiano di cadere nel pensiero fondamentalista, se i
cristiani perdessero la loro presenza effettiva e la loro influenza benefica
all'interno delle società arabe".
Evidenziando questo aspetto, il patriarca va contro alcune correnti che, per
ragioni esclusivamente politiche, non perdono occasione per demonizzare l'islam
e mettere musulmani moderati ed estremisti nello stesso fascio. Il cardinale
cerca anche di mettere in guardia l'Occidente sulle conseguenze che potrebbe
avere, anche per esso, la "desertificazione" della presenza cristiana in
Oriente.
E' per questo che, d'accordo con tutti i capi religiosi cristiani cattolici e
ortodossi, il patriarca torna a chiedere oggi, come aveva fatto per la prima
volta nel settembre 2011, la fine immediata delle violenze in Siria e una
soluzione politica del conflitto. A suo avviso, anche se non l'aveva mai
espresso apertamente, non si è mai trattato di appoggiare un regime, ma di
promuovere una soluzione politica che riduca il pericolo di un esodo dei
cristiani dalla Siria.
Fra incudine e martello, insistono a Bkerke, i cristiani
non hanno scelta, preoccupati dall'impatto attuale dei combattimenti che
rischiano di durare nel tempo, se non indefinitamente, più che dalle conseguenze
storiche a lungo termine.
Per un libanese cosciente del rischio, questa richiesta è anche autodifesa.
In diverse regioni libanesi, a cominciare da Tripoli, scontri sporadici
oppongono fondamentalisti sunniti e forze filo-siriane. Sul piano nazionale, si
inasprisce l'antagonismo tra sunniti e sciiti.
http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarca-maronita:-rischio-di-conflitti-religiosi-nelle-possibili-derive-oscurantiste-della-Primavera-araba-in-Siria-27578.html
"Europa, toccherà anche a voi se non combattete il terrorismo islamico che uccide i cristiani in Medio Oriente"
All'interno del convegno “La responsabilità dell'Europa nella persecuzione dei cristiani in Siria”, il vescovo di Zahleh, Issam John Darwish, non ha usato mezzi termini per descrivere la drammatica situazione dei profughi cristiani in fuga dalla Siria: “Se non risolveremo la situazione dei cristiani in Oriente arriverà anche il turno dell’Europa. L’estremismo islamico sulla sponda meridionale del Mediterraneo colpirà inevitabilmente anche la sponda settentrionale.”
Una considerazione severa che suona come un monito a tenere alta l’attenzione sulla condizione dei cristiani mediorientali. “In Siria non c’erano difficoltà di convivenza tra cristiani e islamici. Oggi dopo quella che voi in occidente chiamate ‘primavera araba’ – ha dichiarato monsignor Darwish - si sono deteriorate le condizioni della convivenza tra islamici e cristiani. In Siria oggi ci sono estremisti arabi provenienti da Qatar, Arabia Saudita, Libia, Pakistan e Cecenia uniti dalla volontà di uccidere i cristiani.”
“Dobbiamo dare speranza e futuro a queste popolazioni così gravemente colpite – ha proseguito il vescovo di Zahleh. Da due anni a Zahleh, dove vivono 160mila cristiani, accogliamo i cristiani in fuga dalla Siria: sono circa 700 le famiglie attualmente ospitate nella nostra diocesi. Siamo qui in Italia per far conoscere questa realtà e trovare il modo di aiutare queste famiglie, dal momento che i loro bisogni sono tanti.”
A chiusura del suo intervento monsignor Darwish ha chiarito che “L’unica possibilità per porre rimedio a questa tragica situazione è il dialogo: i potenti della Terra devono sedersi a un tavolo e negoziare con il Presidente Bashar Al-Assad, perché con le armi non si arriva da nessuna parte. Il Governo italiano deve farsi promotore di un incontro mondiale e svolgere un ruolo importante in questa mediazione, come protagonista del consesso europeo e come paese cristiano.” Il vescovo di Zahleh ha infine invitato i presenti a un incontro di preghiera per il Medio Oriente nel mese di ottobre a Cipro, cui prenderanno parte esponenti religiosi provenienti da 22 Paesi del mondo.
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