Pechino lavora a una road map per una soluzione politica della crisi
DAMASCO, 9. Nuove violenze in Siria. Sono almeno 56 le persone uccise ieri dalle forze di sicurezza in varie località del Paese. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locale degli attivisti, che forniscono un bilancio documentato e dettagliato delle vittime. Di queste, 44 sono morte a Homs. Il Governo attribuisce la responsabilità degli scontri a gruppi di terroristi.
Intanto, sul fronte internazionale, la Cina cerca sostegno per il suo piano per trovare una soluzione politica alla crisi. Arabia Saudita, Egitto e Francia sono le tappe della missione di sette giorni — che inizierà domenica — dell’inviato di Pechino, Zhang Ming.
L’obiettivo, hanno spiegato dal ministero degli Esteri, è presentare una nuova road map per la pace. Liu Weimin, portavoce del dicastero, ha precisato che al Cairo Zhang Ming incontrerà responsabili della Lega Araba. Il piano cinese prevede l’immediato stop delle violenze in Siria e l’avvio di un dialogo, senza precondizioni, tra Governo e opposizioni. Negli ultimi giorni la Cina, che ha posto per due volte (insieme a Mosca) il veto in Consiglio di Sicurezza Onu a risoluzioni contro la Siria, si è detta disponibile per una mediazione tra le parti con l’aiuto di Nazioni Unite e Lega Araba.
L’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Kofi Annan, ha ribadito dal Cairo il rifiuto dell’intervento militare straniero. A questa posizione si sono unite la Turchia e la Tunisia. Quest’ultima ha annunciato di esser pronta a inviare un contingente per una eventuale «forza di mantenimento della pace». Nella capitale egiziana si reca oggi il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, per incontrare i rappresentanti della Lega Araba. Annan è atteso sabato a Damasco.
È intanto tornato a quasi 12.000 il numero di profughi siriani accolti nelle tendopoli del sud della Turchia. Lo riferiscono siti turchi citando una fonte ufficiale del ministero degli Esteri turco che ha parlato alla Reuters. Circa ottocento persone sono arrivate nella sola settimana scorsa con un flusso triplicato rispetto a quello degli ultimi due mesi. L’afflusso nei campi della provincia di Hatay viene spiegato con i bombardamenti su Bab Amro, la martoriata zona di Homs. I profughi vengono alloggiati in sei tendopoli nella provincia sul Mediterraneo. Un picco di quasi 12.000 profughi era stato registrato nel giugno scorso, al culmine della crisi dei rifugiati creata dalla repressione siriana.
Come annunciato il mese scorso — e confermato da diverse fonti della stampa — l’ente case popolari turco Toki sta allestendo 2.000 prefabbricati nella vicina provincia di Kilis per alloggiare 8.000 persone dal 17 aprile.
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