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mercoledì 4 dicembre 2013

L'appello di Papa Francesco nel corso dell'Udienza generale 4 dicembre:


Piazza san Pietro -  mercoledì ,  4 dicembre 13
"Desidero ora invitare tutti a pregare per le monache del Monastero greco-ortodosso di Santa Tecla a Ma’lula, in Siria, che due giorni fa sono state portate via con la forza da uomini armati. Preghiamo per queste monache, per queste sorelle e per tutte le persone sequestrate a causa del conflitto in corso. Continuiamo a pregare e a operare insieme per la pace. Affidiamoci alla Madonna". (Ave Maria ...)

4 dicembre: memoria di San Giovanni Damasceno


 Padre Nostro in aramaico
con i suoi tremila abitanti, Maalula è uno degli ultimi posti al mondo in cui si parla aramaico, la lingua utilizzata quotidianamente anche da Gesù...

San Giovanni Damasceno Sacerdote e dottore della Chiesa 

Damasco, 650 – 749 


Cari fratelli e sorelle,
vorrei parlare oggi di Giovanni Damasceno, un personaggio di prima grandezza nella storia della teologia bizantina, un grande dottore nella storia della Chiesa universale. Egli è soprattutto un testimone oculare del trapasso dalla cultura cristiana greca e siriaca, condivisa dalla parte orientale dell’Impero bizantino, alla cultura dell’Islàm, che si fa spazio con le sue conquiste militari nel territorio riconosciuto abitualmente come Medio o Vicino Oriente. 
Giovanni, nato in una ricca famiglia cristiana, giovane ancora assunse la carica – rivestita forse già dal padre - di responsabile economico del califfato. Ben presto, però, insoddisfatto della vita di corte, maturò la scelta monastica, entrando nel monastero di san Saba, vicino a Gerusalemme. Si era intorno all’anno 700. Non allontanandosi mai dal monastero, si dedicò con tutte le sue forze all’ascesi e all’attività letteraria, non disdegnando una certa attività pastorale, di cui danno testimonianza soprattutto le sue numerose Omelie. La sua memoria liturgica è celebrata il 4 Dicembre. Papa Leone XIII lo proclamò Dottore della Chiesa universale nel 1890.
Di lui si ricordano in Oriente soprattutto i tre Discorsi contro coloro che calunniano le sante immagini, che furono condannati, dopo la sua morte, dal Concilio iconoclasta di Hieria (754). Questi discorsi, però, furono anche il motivo fondamentale della sua riabilitazione e canonizzazione da parte dei Padri ortodossi convocati nel II Concilio di Nicea (787), settimo ecumenico. In questi testi è possibile rintracciare i primi importanti tentativi teologici di legittimazione della venerazione delle immagini sacre, collegando queste al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio nel seno della Vergine Maria.






















martedì 3 dicembre 2013

Sciagurata conferma : le Monache di Santa Tekla di Maloula prelevate dal convento


















Ieri fino alle ore 16 le Monache erano ancora in Maalula, ma da allora abbiamo perso il contatto con la superiora ; anche le suore di Saydnaya  hanno perso il contatto con loro. Nel convento di Santa Tekla erano rimaste , dopo che in ottobre l'Esercito aveva spostato gli orfani e parte della comunità, 9 suore 2 novizie e 4 donne. E' molto probabile che le suore , le novizie e le donne siano state portate a Yabrud, località sede  della milizia islamista dell'ISIS. 



Le milizie anti- Assad hanno ripreso Maalula (in aramaico “entrata”), città simbolo della cristianità siriana e del mondo intero. Maalula è infatti un piccolo villaggio denso di storia cristiana, con i suoi monasteri e le sue chiese, testimonianze di una presenza che risale ai primordi dell’annuncio cristiano. Tra questi, il monastero di Santa Tecla, discepola di Paolo, le cui reliquie riposano proprio a Maalula. Dodici suore presenti nel monastero sono state sequestrate e ora si trovano nelle mani dei miliziani di al Qaeda. 
Il villaggio era stato già occupato in precedenza, questa estate, dalle forze anti-Assad, ma solo per tre giorni, durante i quali avevano seminato il terrore e ucciso tre persone a sangue freddo, oltre a depredare calici, sparare sulle icone e altre amenità varie, ma erano stati presto ricacciati dai militari di Damasco. Ieri a seguito di una controffensiva inattesa, il villaggio è caduto ancora una volta nelle mani di al Qaeda. Un paesino arroccato sul costone di una montagna, senza alcuna rilevanza strategica, ma che sembra fondamentale nell’economia di questa guerra, dal momento che le forze antigovernative hanno concentrato le loro forze per riconquistarlo. 
È possibile che chi ha progettato questa sortita intende colpire il cuore della cristianità siriana, dal momento che la Chiesa si sta spendendo in ogni modo per trovare una soluzione al conflitto che sta devastando il Paese. 
Tre giorni prima, tra l’altro, il Patriarca greco-melkita di Antiochia, Gregorios III Laham, nel corso di una sua visita a Roma, aveva consegnato al Papa una relazione sui tre cristiani assassinati a Maalula durante la prima occupazione, uccisi in odium fidei. Tre martiri dunque, che per la cristianità sono tesoro prezioso, dal momento che è la più grande testimonianza che si può rendere a Dio e agli uomini.
Maalula è uno dei pochi villaggi, quattro in tutto, dove ancora si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. Forse anche per questo motivo questo misero villaggio arroccato sul costone di una montagna è diventato un obiettivo di questa barbarie, che svela ogni giorno di più il suo volto satanico.

http://www.piccolenote.it/15912/siria-le-suore-di-maalula-sequestrate-dagli-islamisti


  ULTERIORI NOTIZIE QUI:










ECCO PERCHE' GLI ISLAMISTI ATTACCANO LE SUORE A MAALOULA  - intervista a Samaan Daoud

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/12/3/DALLA-SIRIA-Ecco-perche-gli-islamisti-attaccano-le-suore-a-Maalula/448893/

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Sono 5 e non 12 le suore rapite in Siria. Mons. Audo: preghiamo per la loro vita


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/03/sono_5_e_non_12_le_suore_rapite_in_siria._mons._audo:_preghiamo_per/it1-752191
del sito Radio Vaticana

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Il Patriarca Gregorio III: “A Maalula veri martiri”

http://www.fides.org/it/news/54131-ASIA_SIRIA_Il_Patriarca_Gregorio_III_A_Maalula_veri_martiri#.Up3lqW1d7wo

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Intervista a Maria Saadeh, deputata del parlamento siriano "La pace è nelle mani del Papa" 


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Maaloula Update: 12 Nuns Kidnapped, Orphans Safe, Monastery Desecrated 

http://araborthodoxy.blogspot.fr/2013/12/maaloula-update-12-nuns-kidnapped.html

The mother superior of a Syrian convent says 12 nuns have been abducted by opposition fighters and taken to a rebel-held town.
     
Febronia Nabhan, Mother Superior at Saidnaya Convent, said Tuesday that the nuns and three other women were taken the day before from another convent in the predominantly Christian village of Maaloula to the nearby town of Yabroud.
     
Syrian rebels captured large parts of Maaloula, some 60 kilometers (40 miles) northeast of the capital, on Monday after three days of fighting.
     
Nabhan told The Associated Press that the Maaloula convent's mother superior, Pelagia Sayaf, called her later that day and said they were all "fine and safe."
     
The state news agency SANA had reported Monday that six nuns, including Sayaf, were trapped in a convent in Maaloula.
  http://www.lbcgroup.tv/news/127907/lbci-news

Oh Maaloula ...



era il 25 ottobre 2013...
da: Mezzi Toni di Tony Capuozzo

Eccola, Maloula. Potrebbe essere un paese di Calabria, o dell’Abruzzo, accovacciato ai piedi della montagna. Con tante case incomplete, come da noi, e qualcuna, quella di chi ha fatto il pellegrinaggio a Gerusalemme, con una traccia di azzurro che sta scolorendo nel buio che cala. Non so come sia la via d’ingresso (Maloula, in aramaico vuol dire” ingresso”), perché ci siamo entrati nell’oscurità, attraverso i frutteti e i campi, attraverso il cimitero, in silenzio.
Maloula è una città morta.
Aveva duemila abitanti, e molti di più l’estate, per il fresco dei suoi milleduecento metri, e più ancora il 7 di settembre, alla festa della Santa Croce, con i suoi fuochi d’artificio e l’hotel Ambasciatori, in cima al paese, pieno di turisti.

Quest’anno, a settembre, il paese è caduto in mano ai jihadisti, per tre giorni. Hanno preso il paese facile facile: sono contadini, cristiani che volevano solo continuare in pace la vita di sempre: il grano nel piccolo tratto di pianura ai piedi del paese, un vino che sembra marsala, le albicocche e le noci, le pecore e un aspro formaggio salato. E nove chiese, campanile dopo campanile, su fino al convento di Santa Tecla con le suore e quaranta orfani, e le donne che salgono per pregare in una gravidanza, in un parto riuscito.
Sono rimasti tre giorni, e non hanno dovuto combattere, i fondamentalisti. Hanno ucciso tre persone a sangue freddo, e dell’unica vittima su cui ci sia testimonianza diretta è perché l’hanno ucciso davanti alla moglie, dopo che aveva rifiutato di convertirsi. Altre sei persone le hanno portate con sé, quando l’intervento dell’esercito li ha costretti a ritirarsi.

Poi l’esercito di Assad è passato ad altro, e i guerrieri di un Islam feroce hanno occupato l’albergo Ambasciatori e le alture tutte attorno. Da lì tengono il paese nel mirino.
Ci si può muovere solo di notte , e in silenzio, sotto un cielo stellato come in certi sfondi di carta dei presepi dell’infanzia, benedicendo una luna che non è piena. Nei vicoli soffia il vento, e nella notte c’è solo il latrare di cani diventati randagi. Dormi in una delle poche case non razziate, e i ragazzi che si sono organizzati in una difesa paesana ti lasciano un’arma, perché non si sa mai, “loro” possono calare nella notte.
Ma non c’è più nulla da conquistare, i duemila abitanti di Maloula sono tutti profughi, e il paese è rimasto solo un simbolo, senza nessuna importanza strategica.

Nella prima luce del mattino, due chiese, con le croci spezzate, e il resto di un saccheggio ignorante: hanno preso le urne dell’elemosina e i calici che erano o sembravano oro, e hanno lasciato icone quattrocentesche, accontentandosi di sparare su qualche immagine sacra. Su, a Santa Tecla sono rimaste cinque suore, e ogni giorno un blindato sale a portare qualcosa da mangiare. Per noi sarà l’unico modo di uscire, di percorrere senza vederla la strada principale, sferragliando veloci, perché lassù hanno anche i missili anticarro, oltre che i fucili di precisione.

Cinque suore e un civile, in quella casa a duecento metri da noi. Erano in due, i civili rimasti. Uno, Zaccaria, aveva poco più di cinquant’anni ed era, quello che prima del linguaggio politicamente corretto si chiamava lo scemo del villaggio. L’hanno ucciso con otto colpi, e il corpo si è potuto recuperare solo con il buio. L’altro – l’ultimo – si chiama Nicola. Lo vedo seduto sul muretto, dall’altra parte del vallone. Non ha voluto andare via, né a suppliche né a forza. Però urla e chiama i nomi dei vicini, chiede dove siano, e perché il forno del pane è chiuso. Non gli sparano, forse per un sussulto di umanità, o perché è il monumento di una sconfitta. Il suo urlo, ogni mattina, ha preso il posto di campane che tacciono. In mezzo alla strada c’è la carogna di un asinello. I ragazzi in armi l’avevano sentito ragliare, qualche giorno fa. Alla fine sono riusciti ad aprire la stalla, ma ha fatto qualche passo ed è crollato, vinto dalla fame, nella libertà di un vicolo buio. I cani hanno mangiato i suoi resti. Nella storia, il cavallo è stato l’animale dei re e dei guerrieri. L’asino, quello dei contadini. E Maloula, dove un ragazzo con il kalashnikov, dopo essersi tolto il berretto con un’effigie di Che Guevara, bisbiglia il Pater Noster nella chiesa devastata, nella lingua stessa di Gesù, è così: morta nel vicolo dopo essere stata liberata.

Ps. So che la Siria non appassiona gli italiani. Essendo scritta, questa lettera, per un social, avrei forse dovuto raccontarlo in modo più personale, tipo il momento in cui mi sono chiesto chi me lo avesse fatto fare, o i momenti in cui ho constatato di avere ancora la testa, ma non più il fisico per correre a lungo, appesantito da giubbotto, elmetto e il resto. O forse dire che so quello che succede dall’altra parte, ho visto reportages, ho letto libri e testimonianze, e poco tempo fa, quello sulla morte di Marie Colvin a Bab Amro, Homs: ma non faccio l’algebra degli orrori (mi basterebbe raccontare che il mio cameramen è stato sequestrato e gli hanno tolto quasi tutti i denti a uno a uno, prima di essere scambiato). O essere più intimo, e dire della paura, e dei ricordi che ti fanno compagnia, in quei momenti. Ma la storia è una storia che spetta di diritto a Maloula (il nome di Maloula mi è sempre piaciuto, perché mi ricorda una delle prime parole pronunciate da mia figlia, il dito puntato su una scena di un fumetto con una casa desolata: palula…). Aveva ragione.

http://mezzitoni.tgcom24.it/2013/10/25/lettera-da-damasco-4-e-ultima/#more-60

lunedì 2 dicembre 2013

MAALOULA: MONACHE DI SANTA TEKLA IN SALVO



Abbiamo chiamato alle ore 16 la suora Flomenia, una delle suore del monastero e ci riferito che sono ancora vive e sono dentro il monastero. Purtroppo la chiesa e' stata devastata dai ribelli. Le suore stanno cercando di mantenere la calma. 
I ribelli hanno riempito le ruote di gomma di esplosivi e le hanno buttate verso il villaggio causando un grosso incendio nel quartiere ovest.


  RAINEWS, IL PATRIARCA GREGORIOS III LAHAM ILLUSTRA LA SITUAZIONE  DI MALOULA:
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ContentItem-d0099243-79e1-4e10-ba2e-5000bb6cf51b.html

domenica 1 dicembre 2013

"Siamo sotto attacco degli jihadisti stranieri che portano morte e distruzione": serie di villaggi cristiani sotto attacco

 

“L’esodo dei civili cristiani da Qara, invasa da jihadisti stranieri”


Agenzia Fides 28/11/2013

 I villaggi, cristiani e non, a Nord di Damasco, nel massiccio del Qalamoun, sono nel mirino di gruppi armati di jihadisti stranieri che li stanno rastrellando, portando solo morte e distruzione. Lo racconta all’Agenzia Fides p. George Louis, parroco greco-cattolico della Chiesa di San Michele a Qara, che è stata devastata e bruciata. 
Il sacerdote spiega: “Maalula, Sednaya, Sadad, poi Qara e Deir Atieh, ora Nebek: i jihadisti armati applicano un medesimo modello: prendono di mira un villaggio, lo invadono, uccidono, bruciano, devastano. Per i civili, cristiani e non, la vita è sempre più difficile. I miliziani stranieri agiscono fuori controllo dei nostri compatrioti siriani dell’Esercito Libero Siriano (FSA), che invece sono rispettosi di tutti, e che non vogliono radere al suolo l’intero paese. Ma questi, purtroppo, in tanti casi hanno dovuto ritirarsi di fronte ai gruppi armati stranieri”.

P. Louis racconta quanto avvenuto a Qara fra il 16 e il 20 novembre. Da mesi il villaggio viveva in un particolare “status quo”, in un regime di “semiautonomia”, con il tacito accordo fra i siriani del FSA e l’esercito regolare. Non vi era conflitto, pur essendo la cittadina sotto controllo del FSA. Lo stato intanto continuava a fornire elettricità, acqua e servizi alla popolazione.
L’equilibrio è saltato, racconta p. George, quando “il 16 novembre, oltre 3.000 jihadisti calati dal villaggio sunnita di Arsal, piattaforma dei gruppi armati che penetrano in Siria attraverso il Libano, sono penetrati nel villaggio, trasformandolo in campo di battaglia. I soldati del FSA, in minoranza, si sono ritirati. La gente ha cominciato a fuggire. Circa 6.000 cittadini sono fuggiti immediatamente verso città e villaggi vicini”. 
Ma la comunità cristiana di Qara, raccolta nel centro storico, non voleva muoversi. Il prete racconta a Fides: “Sono iniziati lanci di razzi contro le case e per le strade. Con circa 35 famiglie cristiane. ci siamo rifugiati in chiesa a pregare. Il cancello della chiesa è stato colpito ed è saltato. Sono entrati combattenti armati a viso coperto, capelli lunghi, non siriani, non si capiva di quale nazionalità. Hanno detto: vogliamo uccidervi tutti, cani cristiani. E bruceremo questo luogo idolatrico”. A quel punto, uno dei parrocchiani , Emile, parlando in arabo, ha iniziato con coraggio a parlamentare con il capo del gruppo, citando versetti del Corano, dicendo che l’islam rispetta i cristiani e le altre minoranze. “L’uomo ha risposto che avrebbe chiesto al suo capo, per decidere la nostra sorte e conduce i suoi uomini fuori dall’edificio”, prosegue p. George. Nel frattempo il sacerdote e i fedeli escono dalla chiesa da un’uscita secondaria, e tutti fuggono nei vicoli del centro storico. Si dirigono sull’autostrada e si uniscono ad altri profughi, raggiungendo il villaggio di Der Atieh. Qui ricevono calorosa ospitalità dai cristiani locali, di altre confessioni: il parroco e i fedeli greco-ortodossi li accolgono con grande generosità. 

Intanto anche Deir Atieh finisce nel mirino dei jihadisti (vedi Fides 25/11/2013). I miliziani iniziano una “caccia all’uomo” e tengono i cristiani in ostaggio. “Ci siamo nascosti negli scantinati per 4 giorni e 4 notti, senza acqua, cibo, elettricità”, racconta p. Louis. “Dopo una notte di preghiera, abbiamo deciso di tentare la fuga. Alle 5 del mattino, siamo riusciti a uscire dal viaggio. Con una marcia forzata di sei ore, in gravi condizioni di percolo, siamo giunti a Sadad, altra città martirizzata (vedi Fides 31/10/2013). L’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh e i fedeli che sono rientrati in città ci hanno accolto con amore e benevolenza”.

Intanto a Qara la situazione è drammatica. Dopo giorni di combattimenti, vi sono macerie dappertutto. Molte case e strade sono state minate con esplosivi. La Chiesa greco cattolica di San Michele è stata devastata e bruciata. Altre chiese cattoliche ortodosse a Deir Atieh hanno subito la stessa sorte, come alcune moschee: è un monito ai musulmani moderati.
P. George precisa: “Questi sono combattenti stranieri estremisti, che vogliono solo seminare odio e violenza settaria, distruzione indiscriminata, del tutto privi di rispetto verso i civili. Non sono nel FSA. A noi non resta altro che pregare. 
In questo esodo, abbiamo provato la bella esperienza di solidarietà e affetto fra cristiani cattolici e ortodossi”. 

http://www.fides.org/it/news/54097-ASIA_SIRIA_Un_parroco_L_esodo_dei_civili_cristiani_da_Qara_invasa_da_jihadisti_stranieri#.Upc3H21d7wp


27 cristiani uccisi a Deir Al-Attiyeh e l'Arcivescovato greco melchita di Aleppo attaccato




29 novembre 2013 - Il corrispondente della TV Al-Khabar ha riferito che 27 corpi di cristiani uccisi dai ribelli dell'opposizione al regime siriano, sono stati trovati vicino alla chiesa nel villaggio di Deir Al-Attiyeh dopo che la bandiera della vittoria di al-Front Nosra è stata issata sulla cupola della Chiesa.

Aleppo - 28 Novembre 2013 - Alle 11 del mattino, la sede dell' Arcidiocesi cattolica che si trova nella città vecchia di Aleppo è stata il bersaglio di fanatici takfiristi che si stanno avvicinando. L'esercito arabo siriano  ha respinto l'attacco. Esso ha chiesto a tutti gli occupanti della Arcivescovado di evacuare.


http://www.fcsartheorient.com/nouvelles-d-orient/27chretienstuesadeiral-attiyehetlarchevechegrecmelkitedalepattaque


aggiornamento Maloula 2 dicembre! 


30 novembre : Maloula di nuovo investita dall'attacco delle milizie islamiste

I ribelli occupano di nuovo Maaloula e si sono scatenati contro il villaggio. Hanno occupato l'antico Convento di S. Tecla e attaccano le reliquie che ospita, diffondono il terrore intorno a loro e hanno dato fuoco alle case ... Le altre Chiese e Conventi non sono risparmiati . Non conosciamo la sorte esatta delle suore che si trovano all'interno del convento ... ma sembra che sono state rapite dai takfiristi.




la chiesa di Raqqa trasformata in 'Ufficio per gli affari islamici'







si susseguono gli attacchi su Saydnaya 





It was the second attack on the area in nearly three months. Opposition fighters, including jihadis, stormed the village and held it for several days until troops launched a counter offensive in early September and regained control. Since then, most of Maaloula's 3,300 residents fled to safer areas.(AINA)

sabato 30 novembre 2013

Papa Francesco: "Il mio pensiero va subito ai fratelli e alle sorelle della Siria, che patiscono da lungo tempo una 'grande tribolazione'

Discorso di Papa Francesco al Patriarca dei Greco-Melkiti Gregorios III Laham e ai fedeli della Comunità Greco-Melkita in occasione del loro pellegrinaggio a Roma


Sala stampa della Santa Sede
30 novembre '13

Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza il Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, S.B. Gregorios III Laham, il Sinodo e i fedeli della Comunità Greco-Melchita, in occasione del loro pellegrinaggio a Roma.Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro nel corso dell’Udienza:

Beatitudine,
cari fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,
Con gioia vi accolgo presso San Pietro, dove siete venuti a riaffermare il profondo legame della Chiesa di Antiochia dei Greco-melchiti con il suo successore. Venite come testimoni delle origini apostoliche della nostra fede. Da allora, la gioia del Vangelo continua a illuminare l’umanità, e in essa voi camminate, nonostante le numerose prove che avete conosciuto nella storia e fino ai nostri giorni.
Il mio pensiero va subito ai fratelli e alle sorelle della Siria, che patiscono da lungo tempo una “grande tribolazione”; prego per quanti hanno perso la vita e per i loro cari. Voglia il Signore asciugare le lacrime di questi suoi figli; la vicinanza di tutta la Chiesa li conforti nell’angoscia e li preservi dalla disperazione.


Crediamo fermamente nella forza della preghiera e della riconciliazione, e rinnoviamo il nostro accorato appello ai Responsabili perché cessi ogni violenza e attraverso il dialogo si trovino soluzioni giuste e durature ad un conflitto che ha già causato troppi danni. In particolare, esorto al rispetto vicendevole tra le varie confessioni religiose, per assicurare a tutti un futuro basato sui diritti inalienabili della persona, compresa la libertà religiosa. La vostra Chiesa da secoli ha saputo convivere pacificamente con altre religioni ed è chiamata a svolgere un ruolo di fraternità in Medio Oriente.

Ripeto anche a voi: non ci rassegniamo a pensare al Medio Oriente senza i cristiani. Tuttavia, molti vostri fratelli e sorelle sono emigrati, e una folta rappresentanza dalle comunità in diaspora è qui presente. Le incoraggio a mantenere salde le radici umane e spirituali della tradizione melchita, custodendo dovunque l’identità greco-cattolica, perché la Chiesa intera ha bisogno del patrimonio dell’Oriente cristiano, di cui anche voi siete eredi. Al tempo stesso, siete segno visibile per tutti i nostri fratelli orientali della auspicata comunione col Successore di Pietro. In questa festa di sant’Andrea Apostolo, fratello di san Pietro, il mio pensiero va a Sua Santità Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, e alle Chiese Ortodosse.

Preghiamo il Signore che ci aiuti a proseguire il cammino ecumenico, nella fedeltà ai principi del Concilio Ecumenico Vaticano II. Aiuti voi ad essere sempre cooperatori dell’evangelizzazione, coltivando la sensibilità ecumenica e interreligiosa. Ciò è possibile grazie all’unità, alla quale sono chiamati i discepoli di Cristo (cfr At 4,32); e l’unità esige sempre la conversione da parte di tutti. Al riguardo, l’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente ha offerto indicazioni molto efficaci affinché i pastori e i fedeli vivano generosamente le rispettive responsabilità nella Chiesa e nella società. Le divisioni all’interno delle nostre comunità ostacolano seriamente la vita ecclesiale, la comunione e la testimonianza. Accompagno, perciò, il Patriarca e i Vescovi in questo impegno, affinché possano contribuire in tal modo all’edificazione del Corpo di Cristo. Ma vorrei tanto incoraggiare anche i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli laici ad offrire il loro essenziale apporto.
Invochiamo l’intercessione della Tuttasanta Madre di Dio, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e di sant’Andrea, al quale ci rivolgiamo con le parole della tradizione bizantina: «Tu, che fra gli Apostoli fosti chiamato per primo, come fratello del Corifeo, implora dal Signore onnipotente la pace per il mondo e la grande misericordia per le anime nostre» (Apolytikion della Memoria). Di cuore imparto a voi e alle vostre comunità la Benedizione Apostolica.

    Leggi anche:

Pace per la Siria! Non rassegnarsi a un Medio oriente senza cristiani




Papa: "soluzioni giuste e durature" per la guerra in Siria e rispetto per la libertà religiosa in Medio Oriente


venerdì 29 novembre 2013

Siria: quella suora non deve parlare…



Il caso di suor Agnes-Mariam, che denuncia la copertura a livello internazionale del "genocidio sirio"

di Marco Tosatti 

Quello che stiamo per riportare è solo un episodio, ma è indicativo del livello di violenza e di manipolazione che circonda in Occidente – Stati Uniti e Gran Bretagna in particolare – quello che sta accadendo in Siria. 
In Siria vive da venti anni una suora, Agnes-Mariam  che ha dato vita  un movimento chiamato Mussalaha (Riconciliazione), che chiede che la guerra si fermi e le diverse parti in conflitto si siedano al tavolo della trattativa. Di suor Agnes-Mariam de la Croix abbiamo parlato già varie volte, in passato; perché è grazie a lei che sono emerse notizie nascoste o trascurate dalla grande informazione, ed è stata data voce a chi in questa guerra sporca non ne ha:  le persone comuni, le vittime di sempre delle guerre.

Ma questa attività ha fatto sì che la lettura dominante della guerra fosse messa in discussione. Se da una parte c’era Bashar al-Assad, esponente di un regime dittatoriale e repressivo, dall’altra non c’erano i campioni della democrazia e dei diritti sbandierati da Gran Bretagna e Stati Uniti, ma un esercito ormai composto quasi in maggioranza da mercenari islamici finanziati da Arabia Saudita (regime notoriamente democratico) e Qatar, oltre che dai “falchi” occidentali. E i “ribelli” si mostravano senza esitazione più crudeli dell’esercito siriano.  
“In Siria tutti sono in pericolo – ha dichiarato due mesi fa suor Agnes-Mariam de la Croix - . C’è stato il caso di leader religiosi musulmani rapiti e decapitati. Sono stati umiliati e torturati. Gli ismaeliti, i drusi, i cristiani, gente di ogni parte della società siriana sono uccisi in massa. Voglio dire che se questi macellai non avessero l’appoggio internazionale, nessuno avrebbe avuto il coraggio di varcare quella linea. Ma oggi, sfortunatamente, la violazione dei diritti umani e il genocidio in Siria sono coperti a livello internazionale”.

Dopo quelle dichiarazioni alcuni fatti – come il massacro di Sadad, e altri, solo ora ammessi pubblicamente da Human Rights Watch – hanno confermato quanto c’era e c’è di vero nelle parole della religiosa. Tutto questo però va contro la fanfara guerresca messa in piedi da alcuni governi occidentali, e a cui l’informazione main stream, anglosassone in particolare, si è adeguata voluttuosamente, come già fece al tempo delle guerre irachene. 
Ma quella di suor Agnes-Mariam de la Croix è ormai una voce scomoda. Perché se no la gente potrebbe cominciare a chiedersi perché il proprio Paese appoggia, arma e finanzia gente che bombarda, stupra e massacra civili innocenti sotto la bandiera della “liberazione”.

Così quando si è saputo che la religiosa era stata invitata a parlare alla conferenza internazionale di “Stop the War” che avrà luogo a Londra il 30 novembre prossimo, è partita nei suoi confronti una campagna che definire di diffamazione è dire poco, via internet. “La suora preferita da Assad”, un' “apologa di Assad” veniva definita la religiosa, ma non da fondamentalisti islamici, bensì dai falchi della liberale Gran Bretagna. E allo stesso tempo partivano le pressioni verso gli altri oratori. Due di essi, Owen Jones e Jeremy Scahill sono stati tempestati di messaggi via Twitter affinché si rifiutassero di sedere allo stesso tavolo di suor Agnes-Mariam. Entrambi scrittori e giornalisti, si sono piegati alle pressioni. La religiosa ha risposto ritirandosi dalla Conferenza, con una lettera piena di dignità ( http://stopwar.org.uk/mother_<wbr></wbr>agnes.pdf). In essa diceva: “Qualcuno può sentire che se parlo alla Conferenza sarà fatta un’ingiustizia. Altri possono pensare che ci sarà ingiustizia se non parteciperò. Ma dal momento che la mia partecipazione può essere usata da qualcuno contro i vostri sforzi verso la pace, la non violenza e la riconciliazione, penso sia meglio ritirare la mia partecipazione”. 
Una lettera piena di dignità, che dovrebbe riempire di vergogna gli organizzatori della campagna di diffamazione, chi vi si è piegato, e chi pensa che la libertà di opinione sia reale in certi Paesi e su certi temi.

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-30073/

Madre Marie-Agnes risponde alle critiche:



Madre Agnese Maria della Croce è portavoce del Media Centre cattolico della diocesi di Homs, Hama e Yabroud in Siria. La Madre è uno dei principali rappresentanti della "Mussalaha", l' iniziativa interreligiosa per la riconciliazione, che ha il sostegno di tutte le comunità religiose della Siria.
In questa intervista, risponde a molti dei critici che attaccano la sua iniziativa e chiarisce alcuni dei suoi obiettivi per aiutare il ripristino della pace in Siria, come ad esempio: 

• sostenere la risoluzione dei conflitti attraverso la negoziazione e l'attuazione di un processo democratico. 
•  fermare il flusso di armi alla Siria. 
•  stigmatizzare i metodi di guerra che sono contro la Convenzione di Ginevra. 
• sospendere le interferenze dall'estero nel conflitto siriano. 
•  fornire informazioni oneste sul conflitto siriano. 
• supportare i nuovi partiti politici che stanno proliferando e dando nuova forma al paesaggio politico siriano. 
•  fermare le sanzioni, che stanno danneggiando solo la popolazione civile. 
•  distribuire equamente gli aiuti umanitari. 
•  appello all'imparzialità tra le diverse ONG che operano nel conflitto siriano. 
• sostenere un nuovo stato che garantisca la parità di cittadinanza e libertà religiosa di ogni gruppo religioso ed etnico. 

Nonostante il perdurare del conflitto in Siria, Madre Agnese  crede che l'iniziativa è assolutamente necessaria in questo particolare momento ed è imperativo che l'iniziativa di riconciliazione Mussalaha sia riconosciuta, nutrita e sostenuta da tutti coloro che credono nella pace attraverso il dialogo. 
L'articolo originale qui




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Mother Agnes Mariam: In Her Own Words


mercoledì 27 novembre 2013

11.000 bambini sono stati uccisi in quasi tre anni di conflitto in Siria: testimonianze

Sono oltre 11 mila i bambini morti in Siria dall'inizio del conflitto, spesso uccisi da bombe, ma anche finiti nel mirino di cecchini e a volte torturati. L'allarmante dato arriva da un rapporto dell'Oxford Research di Londra, anticipato da alcuni media, che cita anche "esecuzioni sommarie": delle 11.420 vittime sotto i 17 anni, 2.223 sono morti nella zona di Aleppo; 389 sono stati uccisi da un cecchino, 764 "sommariamente giustiziati, e più di 100 sono stati "torturati", sottolinea il rapporto.  ansamed.ansa.it


Maria Saadeh: 

" Tenete la guerra lontana dai nostri bambini!"



«Se i ribelli avessero a cuore il popolo siriano, non permetterebbero ai terroristi di massacrarlo»

Tempi, 27 novembre 2013 
intervista di Leone Grotti


Maria Saadeh è architetto e deputata cristiana del Parlamento siriano eletta nel 2012 tra le fila di una lista indipendente e non all’interno del partito Baath del regime di Bashar Al Assad. Non ha mai risparmiato critiche al governo, affermando più volte che «fa acqua da tutte le parti», e anche davanti alla prospettiva di un cambio di regime si è preoccupata soprattutto che «venga preservata la natura laica della Repubblica siriana». In questi giorni però Saadeh è in Italia per «dare voce al mio popolo» e testimoniare che «quello che succede in Siria non è quello che raccontano i vostri media: i terroristi e i jihadisti stranieri stanno cercando di distruggere lo Stato siriano con la violenza». 

La guerra viene dipinta dalla maggior parte dei media occidentali come uno scontro tra il popolo siriano e il governo.  Non è così, non sta succedendo niente di tutto ciò. Io sono venuta in Italia per spiegare che in Siria è in atto una guerra contro lo Stato, non contro il governo. Per distruggerlo, paesi stranieri fomentano il conflitto sociale, etnico e religioso.

L’obiettivo dei ribelli non è cacciare Assad?  Bisogna capire che lo Stato siriano e il regime sono due cose diverse. Non essere d’accordo con il regime non significa smettere di sostenere lo Stato. Lo Stato siriano infatti garantisce l’esistenza e la sicurezza della società, dei cristiani, dei musulmani, del popolo. Se lo Stato viene distrutto, tutto piomberà nel caos. La comunità internazionale deve rispettare la nostra sovranità e il nostro diritto a scegliere da chi vogliamo essere rappresentati come popolo siriano. Non vogliamo interventi stranieri.

Perché parla di «interventi stranieri»?  Perché quello che sta succedendo ora in Siria è pilotato da Stati come Arabia Saudita, Qatar e Turchia che inviano nel nostro paese uomini, armi e soldi con cui finanziano jihadisti, terroristi e salafiti che imbracciano la religione come arma politica. A uccidere i civili e bombardare le nostre città non sono siriani ma soprattutto jihadisti stranieri. Nell’ultimo mese poi si è verificato un fenomeno inquietante.

Quale?  I ribelli per la prima volta hanno cominciato ad attaccare le scuole, soprattutto quelle dei quartieri cristiani. Io non so perché lo fanno ma noi chiediamo alla comunità internazionale, all’Onu e al mondo di tenere la guerra lontana dai nostri bambini. Lo Stato oggi ci protegge anche da questo. Io chiedo: se cade, piomberemo nel caos e che cosa succederà allora? I terroristi potranno liberamente attaccare tutti i civili.

coalizione-nazionale-siriana-ribelli

Il 22 gennaio dovrebbe cominciare la Conferenza di pace “Ginevra 2“. Che cosa vi aspettate?  Prima di tutto bisogna chiedersi qual è lo scopo. Se quello che vogliamo è fermare la guerra e porre fine alle violenze dei gruppi armati, perché i siriani vogliono questo oggi e non un cambio di governo, allora domandiamoci: chi deve sedersi al tavolo delle trattative? Chi è che controlla i gruppi armati, i terroristi, i jihadisti, i salafiti? Chi può fermarli?

L’opposizione rappresentata dalla Coalizione nazionale siriana?  Mi permetta di parlare liberamente: la guerra non finirà se l’Arabia Saudita non smette di inviare sul nostro territorio armi, soldi e guerriglieri. Per quanto riguarda il Cnr, è evidente a tutti che non fanno niente per il popolo siriano. Che cos’hanno mai fatto in questi anni? Stanno in paesi stranieri, vivono in hotel a cinque stelle, hanno i loro interessi e non si stanno muovendo per fermare la guerra. Se avessero a cuore il popolo, non permetterebbero che venisse massacrato. La verità è che non hanno alcun controllo dei gruppi armati in Siria, tantomeno vogliono la pace.

Lei è cristiana, qual è la vostra situazione?  Se i cristiani vengono attaccati è perché i terroristi vogliono sgretolare il tessuto connettivo della società siriana e distruggere lo Stato, non il governo. I cristiani sono sempre stati protetti dallo Stato. La Siria non solo è l’unico paese della regione che rispetta i cristiani, ma li considera anche la sua storia, la base della società e non permetterà che se ne vadano via. Per proteggere la società, e quindi garantire l’esistenza di noi cristiani, ora abbiamo bisogno di fermare i terroristi.

Come si può riconciliare la società?  Perché avvenga la riconciliazione del popolo, perché sia instaurato un clima di dialogo e di rispetto reciproco, per prima cosa abbiamo bisogno della stabilità. E per ottenerla c’è bisogno di collaborazione a livello internazionale.

Cosa chiede al governo italiano?  Il vostro governo deve capire che la nostra sovranità va rispettata. Voi siete sempre stati amici dei siriani, le relazioni tra i nostri due paesi sono ottime da sempre. È necessario che a livello istituzionale venga ristabilita la relazione tra i nostri due popoli. Serve dialogo.

http://www.tempi.it/se-i-ribelli-avessero-a-cuore-il-popolo-siriano-non-permetterebbero-ai-terroristi-di-massacrarlo#.UpXGx9LuI_o


"Dalle colline i ribelli bombardano ogni giorno le nostre scuole e chiese"



   Intervista a  Samaan Daoud

Dalle colline vicine i ribelli siriani lanciano ogni giorno i mortai sulle scuole e sulle chiese del quartiere cristiano di Damasco, chiamato Kassa. Samaan Douad, un cattolico che ha studiato in Italia e che vive nella Capitale siriana insieme alla famiglia, racconta che l’altro giorno una bomba è esplosa a quattro metri da uno dei suoi figli che stava uscendo dalla lezione. Douad, in questi giorni in Italia dove ha incontrato diverse personalità politiche e culturali, alla fine di questa breve “vacanza” ritornerà in Siria. Insieme alla parlamentare cristiana Maria Saadeh sta lavorando con cristiani e musulmani per ricostruire una possibilità di dialogo nel Paese sconvolto dalla guerra e prepararsi alle elezioni presidenziali del 2014.

Qual è la situazione nel quartiere di Kassaa?
Viviamo in una situazione di grande terrore legata al tiro di colpi di mortaio. Una settimana fa un ordigno ha colpito la piazza del quartiere, all’ora dell’uscita delle scuole. La bomba ha colpito a soli quattro metri dal punto in cui si trovava mio figlio. L’altro ieri una pioggia di colpi di mortaio ha raggiunto tre scuole, e mio figlio stava accanto a una di queste due scuole, quella di San Giovanni Damasceno. Tutti i bambini si sono dovuti nascondere nel seminterrato per salvarsi la vita.

In che modo i cristiani vivono questa fase del conflitto?
I cristiani stanno vivendo un momento molto difficile e in tanti stanno cercando di fuggire in Europa. C’è un piano programmatico per cacciare i cristiani dalla Siria. Hollande di recente ha parlato della sua preoccupazione verso i cristiani, ma la Francia dovrebbe impegnarsi in prima persona per calmare i fanatici tra le fila dei ribelli. I colpi di mortaio contro il quartiere cristiano arrivano infatti dalla zona periferica di Damasco dove sono accampati gli stessi ribelli.

Quali sono le sofferenze cui sono sottoposti i civili a Damasco?
Nella capitale non si vivono le stesse sofferenze che si registrano in altre città siriane, ma c’è comunque una situazione sempre instabile. Nel quartiere dove abitavo fino a pochi mesi fa, Jaramana, si sono verificati 18 attentati con autobombe e 2.600 colpi di mortaio. Ho visto con i miei occhi le sparatorie dei ribelli nella zona vicina all’aeroporto.

Chi c’è dietro al piano per cacciare i cristiani dalla Siria?
Ogni volta che qualcuno mi fa questa domanda, sono solito rispondere che Gesù Cristo non ci ha insegnato la Guerra Santa. Nel Cristianesimo non c’è la cultura della Jihad, e in quanto cristiani non portiamo le armi né andiamo a combattere e aiutare un cristiano che ha bisogno. Questa cultura esiste invece nella teologia e nella cultura degli islamisti che si danno da fare per difendere un altro musulmano che vive in Serbia, in Pakistan, in Afghanistan o magari in Siria. Chi paga il conto di queste guerre assurde e di questo odio verso l’altro sono quindi i cristiani. Il cristiano è un uomo che non è nato per la Guerra Santa bensì per l’amore, come ci ha insegnato Cristo.

Lei sta collaborando con la parlamentare cristiana Maria Saadeh. Qual è il vostro progetto?
Maria Saadeh ha formato un gruppo di giovani, cristiani e musulmani, insieme ai quali cerchiamo di fondare una cultura del dialogo e dell’amore che si contrappone a quella della violenza. Accettiamo l’altro a prescindere dalla setta dalla quale proviene o dalla religione cui appartiene. Il nostro motto è “Crediamo, vogliamo, possiamo”. Se vogliamo una cosa e crediamo in essa, riusciremo a farla. Insieme a un gruppo di giovani laici, cerchiamo di creare una base di dialogo per il futuro del Paese.

Maria Saadeh è con o contro Assad?
Maria Saadeh sta dalla parte della Siria, e in questo momento Assad è il presidente e rappresenta il Paese. Nel 2014 ci saranno le elezioni presidenziali e si deciderà se Assad debba continuare a restare al potere o meno. La scelta spetterà al popolo, e noi non permetteremo a nessuno di imporci un presidente che non è voluto dai cittadini. E’ ciascun siriano con il suo voto che stabilirà chi deve essere il presidente della Repubblica. Ne va della nostra indipendenza.



da: Il Sussidiario ,  giovedì 14 novembre 2013

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/11/14/DIARIO-SIRIA-Dalle-colline-i-ribelli-bombardano-ogni-giorno-le-nostre-scuole-e-chiese-/443836/

Dal blog di Hana: a scuola sotto le bombe

Hana è una donna cristiana che vive a Damasco con suo marito. La coppia ha due bimbe piccole. Lavora in una scuola. Ci racconta com’è la vita nel mezzo del caos della guerra civile.



La situazione è in continuo peggioramento e la guerra pesa sempre di più. È stata una settimana terribile per le scuole che si trovano nell’area cristiana del paese. Lunedì era circa mezzogiorno quando mio marito ed io siamo usciti dalla scuola per tornare a casa. Si udivano più spari del solito. Mentre stavamo percorrendo la via di ritorno, in lontananza, abbiamo visto una folla che si dirigeva verso di noi. Quando siamo stati abbastanza vicini abbiamo capito che era composta da padri e madri che, piangendo, stavano correndo verso le scuole dei loro figli. Ho capito che qualche colpo di mortaio era caduto su una delle scuole cristiane. Io e mio marito siamo corsi verso casa perché non ci sentivamo al sicuro.
Ieri sono dovuta tornare nuovamente a scuola, ma i colpi di mortaio erano più vicini. I genitori ci telefonavano in preda al panico per sapere se i loro figli stavano bene. Quindi ho deciso di portare tutti i bambini nei locali della chiesa. Così tutta la scuola ha iniziato a pregare. Ai bambini piace molto una canzone speciale che parla della protezione divina su tutta la Siria. Abbiamo cantato soprattutto quella. Erano tutti sulle loro ginocchia e qualcuno ha iniziato a piangere. Mi sono accorta che la canzone li rendeva più sereni, meno ansiosi. La sera mi ha chiamato una delle madri dei bambini: non si trattava di una persona particolarmente religiosa, ma ha visto i suoi bambini pregare e ciò ha avuto su di lei un grande impatto. Mi ha confessato che sembrava che i suoi figli non volessero smettere di pregare e che questo ha trasmesso in casa qualcosa di molto speciale, una vera pace. Lei stessa aveva dunque constatato come la preghiera avesse cambiato i suoi figli.
Oggi è stata una giornata orribile. Diverse scuole sono state attaccate e alcuni bambini sono morti. La nostra scuola non ha subito attacchi, ma non potevamo, per questo motivo, vivere la giornata come un giorno qualsiasi. Quindi, invece di svolgere le nostre lezioni, abbiamo pregato. Un’ ex alunna, che ora va in un'altra scuola perché è più grande, è venuta a parlare ai bambini di ciò che è accaduto nella sua scuola. Un colpo di mortaio è caduto nella sua classe, ma non è esploso: “Questo perché stavamo pregando”, ha detto. Dopo aver pregato insieme abbiamo rimandato i bambini alle loro case e abbiamo detto loro di non venire a scuola per qualche giorno. Non sappiamo ciò che accadrà domani.

La vita quotidiana è particolarmente dura, ma ci sentiamo lo stesso benedetti perché Dio ci sta proteggendo e ci sta donando quello di cui abbiamo bisogno. Le persone che pregano per me sono sempre nella mia mente.  Quando mi sento scoraggiata, Dio mi mostra che non devo portare questo peso da sola, ma che posso condividerlo con le persone sparse in tutto il mondo che intercedono per me. Non sono sola. Quindi, per favore, continuate a pregare  per noi… abbiamo disperatamente bisogno delle vostre preghiere.

http://www.porteaperteitalia.org/persecuzione/notizie/2013/2803672/2830410/

martedì 26 novembre 2013

27 novembre: le apparizioni di Soufanieh e il mistero della scelta dei cristiani di Syria




Beloved believers of our Lord Jesus Christ, 

Pastors , Priests , Monks , Nuns, Deacons and Everyone.. 

I appeal to all of you without any exception, all over the world, East and West, in these difficult days that are passing over The nations of The East.. The East which is the cradle of Christianity, where the Christians of all churches of Our crucified East are facing and suffering for the name of... Jesus Christ, and going through the most difficult challenges since the early centuries of the emergence of Christianity, especially in the beloved Syria, the heart of the East, the country that is experiencing pain after pain.

You all know that our Lord Jesus Christ and His Mother Virgin Mary handed me messages to all of you, during their apparitions to me and during my spiritual ecstasies, between 1982 and 2004. These messages have stopped since 2004, when Jesus Christ gave me His last message to us saying:

This is my last commandment to you:
Each one of you, return back home,
however, hold the East in your hearts.
From here a light emerged anew.
You are its radiance in a world seduced by materialism, sensuality and fame,
so much as to have almost lost its values.
As for you, hold on to your Eastern identity.
Do not allow your will, your freedom and your faith in this Orient to be taken away from you.

He has been giving us signals, signs and messages for more than 22 years , to show us clearly His desire to achieve the unity of Christians, through the consolidation of our hearts, and the unity of the feast of His glorious resurrection.

I always hear people asking :
"Where is Jesus now that all of this is happening to His church??!
Where is He now that all these wars are taking place in The East and in Syria?
Why isn't He listening to us??"

My beloved ones, Jesus Christ and Mother Mary has already spoken for years and years! They asked us things we did not achieve not even one single thing of them!
Aren't we obliged first to achieve their desire, in order to reap what we are asking from them!!! like peace, harmony and stability?!

I believe Heaven Has asked us first!! how can we skip Heaven's appeal, and have all these requests to ask from God without even trying to obey God's desire?!!!!

The Lord Jesus Christ in his Message given to me on November 26th , 2001 said:
"Prove your love to Me, because through love I walk at your side..."

In order for us to prove our love to Him, we must do something on this earth, because we can't rejoice just theoretically in His messages to us!!

I have contemplated in a section of the Gospel of Mark, which is about the healing of the daughter of the Canaanite pagan Syrian woman, who's heart was touched by The Lord Jesus, and who in return touched Jesus's heart with her faith and was able to snatch a miracle of healing for her daughter.

Mark 7:27-29
But Jesus said unto her, Let the children first be filled: for it is not meet to take the children's bread, and to cast it unto the dogs. And she answered and said unto him, Yes, Lord: yet the dogs under the table eat of the children's crumbs. And he said unto her, For this saying go thy way; the devil is gone out of thy daughter.

How beautiful this faith is! What a beautiful dialogue! The Lord rewarded her saying to her:
"For this saying go thy way; the devil is gone out of thy daughter".

This paganism woman proved her faith and her love for Jesus, and what He did was that He responded immediately to her request!

Brothers and sisters, Do you think that this Canaanite woman is more important than us (His church) all over the world and in the Middle East?!
Should we not prove our faith and our love for Him by uniting our word, and uniting our hearts and uniting our Church?!
Do you think if we did as the Canaanite woman did, we won't be able to touch the Lord's heart? won't He respond to our requests?! and walk with us side by side? He would just because we have walked with Him?!!

The Lord Christ is reproached at us and at the same time He warned us and that shows clearly when he told us in one of his messages:

“My children …
I have given you a sign for My glorification. Stay on your path, and I am with you.
Otherwise, I will close the gates of heaven in your faces.
But here is Mother suffering … praying … saying to me: ‘O Lord, You are love in its totality!
And I say: ‘Do not despair, O Gate of Heaven, because I love them and I want them to respond to this love with giving.’
Holy Saturday, April 14th , 2001

My beloved, I wrote these words because I feel that we all must do something on this Earth.. It's very beautiful to have conferences and permissions and speaking Words here and there, but it does not benefit anything, and it becomes ugly to God and to people if we do not translate it and demonstrate it on the ground in obvious actions of love.

If I'm who just a regular person I find my heart torn, as if the fire is burning it in grieve for what is happening in Syria and in the Middle East and to all the Christians! How would the heart of Mother Mary be?? and how would the heart of Her Son be?? (The righteous God trieth the hearts and reins)??? He who knows everything?!

I'm hoping that we respond to the desires of our Lord Jesus Christ, may He be gloried forever..
I'm hoping that we delight the heart of The Mother of us all, Virgin Mary..

I leave you in the peace of the Lord Jesus Christ...

Your sister Myrna Nazzour


lunedì 25 novembre 2013

Putin e il Papa più vicini, per la difesa dei cristiani (che l'Occidente ignora). Visita in Italia della deputata Maria Saadeh.

Oggi l’incontro in Vaticano: il presidente russo si propone come difensore dei cristiani  in Medio Oriente

Conferenza di pace Ginevra2‬ sarà 22 Gennaio 2014




Questo pomeriggio il presidente russo Vladimir Putin incontra Francesco. Non è la sua prima visita in Vaticano - Putin venne ricevuto da Giovanni Paolo II nel 2000 e nel 2003, e da Benedetto XVI nel 2007 - ma oggi lo scenario al di là del Tevere, con il Papa venuto «dalla fine del mondo», è cambiato.  

Per il Cremlino l’udienza riveste «un significato particolare», dopo l’oggettiva convergenza verificatasi nei mesi scorsi tra Santa Sede e Russia nell’affronto della crisi siriana, entrambe contrarie a un intervento armato occidentale e favorevoli a un’iniziativa diplomatica per arrivare alla distruzione delle armi chimiche possedute da Assad. 
Francesco, che aveva scritto a Putin lo scorso settembre, alla vigilia del G20 di San Pietroburgo, riconosce il ruolo di Mosca sulla scena mondiale e il suo contributo per la soluzione dei conflitti. Da parte sua, il leader russo è interessato a presentarsi come un protettore dei cristiani in Medio Oriente. Nell’agenda dei colloqui ci saranno soprattutto la situazione internazionale, la Siria, l’Iraq e la Terra Santa: Putin vuole ringraziare Francesco per l’impegno della Santa Sede in favore della pace e non mancherà un giro  d’orizzonte sulla situazione delle comunità cristiane minacciate dal fondamentalismo. 

 http://www.lastampa.it/2013/11/25/esteri/putin-e-il-papa-pi-vicini-grazie-alla-siria-Hcxlou4c3AN3KnzzFr6jnO/pagina.html

Arriva in visita ufficiale in Italia e in Vaticano l'Onorevole Maria Saadeh Deputata eletta al Parlamento siriano. 



 Architetto e designer, laureata ad Aleppo e Beirut, pluripremiata ha collaborato con prestigiose case di design a Parigi, insegna alla Facoltà di Architettura all'Università di Damasco. 
Impegnata con gruppo di giovani siriani per la promozione della cultura e del  dialogo interreligioso. Oggi è testimone diretta è impegnata a raccontare in giro per il mondo ciò che accade in Siria. 
 L'Onorevole sarà a Roma da oggi fino al 2 dicembre e sarà disponibile per rilasciare interviste concordate su appuntamento.
 Per contatti: 
Naman Tarcha نعمان طرشه Giornalista e Conduttore tv
 Email: namantarcha@hotmail.com  Twitter: @NamanTarcha





Invaso dagli islamisti il villaggio Deir Atieh: cristiani identificati e trattenuti

Agenzia Fides 25/11/2013

Facendosi strada con due attentati suicidi, militanti di fazioni islamiste hanno invaso nella cittadina di Deir Atieh, a Nord di Damasco seminando terrore, morte e distruzione. Come informano fonti di Fides nella Chiesa greco ortodossa, l’attacco è avvenuto il 22 novembre. I militanti sono entrati il nell’ospedale municipale e hanno preso in ostaggio i malati. Il museo di Deir Atieh che accoglieva migliaia di opere e preziosi reperti archeologici è stato devastato. Moschee e chiese sono state colpite e danneggiate. Numerose case sono state saccheggiate e i civili catturati e usati come scudi umani.

La situazione risulta particolarmente preoccupante per i cristiani. La popolazione, circa 25mila persone, ha iniziato a fuggire. I miliziani esaminano i documenti di identità di chi intende lasciare la città e trattengono quanti hanno nomi cristiani. Per poter uscire dal villaggio, un prete greco-ortodosso ha dovuto dire di essere sposato e presentarsi con una donna: è stato lasciato andare solo perché il suo nome era arabo e non aveva nessuna ascendenza o riferimento cristiano.
Padre F.H., che in una nota inviata a Fides chiede l’anonimato per motivi di sicurezza, prega la comunità internazionale e la Santa Sede di mobilitarsi per organizzare per il rilascio degli ostaggi e salvare il villaggio di Deir Atieh. Non è chiaro, nota la fonte di Fides, cosa abbia spinto le bande armate a penetrare nel villaggio. 
A Deir Atieh si erano rifugiati anche centinaia di abitanti di Qara, altro villaggio siriano sulle montagne del Qalamoun, a 90 km da Damasco. Nelle scorse settimane Qara era stata attaccata da combattenti islamici provenienti dalla città di Arzal. Tra i rifugiati di Qara, spostatisi a Deir Atieh, vi sono anche il sacerdote greco-cattolico padre George Luis e tutti i suoi parrocchiani. 


  PIU' DI 60 CHIESE E MONASTERI DISTRUTTI

   LEGGI SU : http://french.ruvr.ru/news/2013_11_22/Syrie-plus-de-60-eglises-et-monasteres-detruits-5079/


Comment échapper à l’agression, l’enlèvement et l'assassinat des mains des djihadistes et des rebelles de l’Armée Syrienne « Libre », telle est l’inquiétude de l'ancienne communauté chrétienne de Syrie craint qu’un pogrom religieux ne soit prêt d'éclater.

   leggi su:  http://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/les-chretiens-de-syrie-fuient-les.html


Mismiyye, un village entièrement chrétien encerclé par les takfiristes qui préparent leur entrée.

   leggi suhttp://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/mismieh-un-village-entierement.html