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domenica 3 gennaio 2016

Lettera aperta al mondo musulmano, di Abdennour Bidar



Abdennour Bidar è filosofo, specializzato in evoluzione contemporanea dell'Islam e delle teorie di secolarizzazione e post-secolarizzazione

Caro mondo musulmano, sono uno tra i tuoi figli allontanati, che ti guarda dal di fuori e da lontano, da questa Francia dove tanti dei tuoi figli vivono oggi. Ti guardo con occhi severi, occhi di un filosofo cresciuto con il taçawwuf (sufismo) e il pensiero occidentale. Ti guardo pertanto dalla mia posizione di barzakh, di istmo tra i due mari d'Oriente e d'Occidente.
E che cosa vedo? Che cosa vedo meglio che altri, siccome ti guardo da lontano con il distacco della distanza? Ti vedo in una condizione di miseria e di sofferenza che mi rende tremendamente triste, ma che rende ancora più duro il mio giudizio di filosofo! Questo poiché vedo che stai mettendo al mondo un mostro che preferisce essere chiamato Stato islamico e al quale qualcuno preferisce dare il nome di demonio: DAESH. La cosa peggiore è che ti vedo perdere il tuo tempo e il tuo onore, rifiutando di riconoscere che questo l'hai fatto nascere tu, è frutto dei tuoi vagabondaggi, delle tue contraddizioni, della tua interminabile scissione tra passato e presente, della tua duratura incapacità a trovare un posto nella civiltà umana.

Che cosa dici davanti a questo mostro? Qual è il tuo discorso? Tu urli "Non sono io!", "Non è l'Islam". Rifiuti che i crimini commessi da questo mostro siano commessi sotto tuo nome (hashtag #NotInMyName). Sei indignato davanti ad una tale mostruosità, insorgi quando il mostro usurpa la tua identità, e hai sicuramente ragione di farlo. È indispensabile che davanti al mondo proclami, ad alta voce che l'islam denuncia le barbarie. Ma è assolutamente insufficiente! Poiché tu ti rifugi nel riflesso dell'autodifesa senza assumerti anche, e soprattutto, la responsabilità dell'autocritica. Ti accontenti d'indignarti, quando invece questo momento storico sarebbe stata un'occasione incredibile per rimetterti in discussione! E come sempre, tu accusi invece di prenderti la tua responsabilità: "Smettetela, voi occidentali e tutti voi nemici dell'Islam, di associarci a questo mostro! Il terrorismo non è l'islam, il vero islam, l'islam buono che non vuole la guerra, ma la pace!".

Sento questo grido di rivolta che sale dentro di te e ti capisco, oh mio caro mondo musulmano. Si, hai ragione, come ciascuna delle grandi idee sacre del mondo, l'Islam durante la sua storia ha creato della Bellezza, della Giustizia, del Senso, del Bene, e ha potentemente illuminato l'essere umano nel cammino del mistero dell'esistenza... Combatto qua in Occidente, in ognuno dei miei libri, affinché tale saggezza dell'islam et di tutte le religioni non sia dimenticata e neanche disprezzata! Ma dalla mia posizione distante, vedo anche qualcos'altro, qualcosa che tu non riesci a vedere o che non vuoi vedere... E questo suscita in me una domanda, LA grande domanda: perché questo mostro ti ha rubato il volto? Perché questo mostro ignobile ha scelto il tuo viso e non un altro? Perché ha preso la maschera dell'islam e non un'altra? La verità è che dietro quest'immagine del mostro si nasconde un immenso problema che tu non sembri pronto a guardare in faccia. Tuttavia è necessario, è necessario che tu abbia il coraggio.

Questo problema è quello delle radici del male. Da dove provengono i crimini di questo cosi detto "Stato islamico"? Te lo dirò, amico mio. E questo non ti farà piacere, ma è mio dovere di filosofo. Le radici di questo male che oggi ti ruba il volto risiedono in te, il mostro è uscito dal tuo ventre, il cancro è nel tuo corpo. E cosi tanti nuovi mostri, peggiori di questi, usciranno ancora dal tuo ventre malato, fintanto che tu ti rifiuterai di guardare in faccia questa verità e che impiegherai del tempo a ammettere e ad attaccare finalmente questa radice del male!
Anche gli intellettuali occidentali, quando dico loro questo, lo vedono con difficoltà: la maggior parte ha talmente dimenticato che cos'è la potenza della religione, nel bene e nel male sulla vita e sulla morte, che mi dicono " no, il problema del mondo musulmano non è l'islam, non è la religione ma la politica, la storia, l'economia, etc.". Vivono in società cosi secolarizzate che non si ricordano per niente che la religione può essere il cuore del reattore di una civilizzazione umana! E che nel domani il futuro dell'umanità passerà, non soltanto attraverso la risoluzione della crisi finanziaria e economica, ma in maniera più essenziale anche attraverso la risoluzione della crisi spirituale che attraversa tutta la nostra umanità, senza precedenti! Sapremo unirci tutti, a livello planetare, per affrontare questa sfida fondamentale? La natura spirituale dell'uomo ha paura del vuoto, e se non trova nulla di nuovo per riempirlo lo farà domani con delle religioni sempre più inadatte al presente e si metteranno quindi a produrre dei mostri, come fa l'islam attualmente.

Vedo in te, o mondo musulmano, grandi energie pronte a liberarsi per contribuire a questo sforzo mondiale che consiste nel trovare una via spirituale per il XXI secolo! In effetti, malgrado la gravità della malattia e l'entità delle ombre d'oscurantismo che vogliono ricoprirti interamente, vedo in te una molteplicità straordinaria di donne e di uomini pronti a riformare l'islama ricreare il suo genio al di là delle se forme storiche e a partecipare ugualmente al completo rinnovamento del rapporto che l'umanità mantiene fino ad adesso con i suoi dei! Nei miei libri mi sono rivolto à tutti coloro, musulmani e non musulmani, che sperano tutti insieme nella rivoluzione spirituale! Per dare fiducia, con le mie parole da filoso, a quello che intravede la loro speranza.

Nella Oumma (comunità di musulmani) ci sono delle donne e degli uomini civilizzati che sostengono l'idea di un futuro spirituale per l'essere umano. Ma questi uomini non sono ancora abbastanza numerosi e la loro parola non è ancora cosi potente. Onoro la lucidità e il coraggio di tutti loro, i quali hanno capito perfettamente che la nascita dei mostri terroristici dal nome di Al Qaida, Al Nostra, AQMI o dello "Stato islamico" è il risultato della condizione generale della profonda malattia del mondo musulmano. Hanno capito bene che risiedono là, su di un immenso corpo malato, i sintomi più gravi e più visibili delle seguenti malattie croniche: incapacità di istituire delle democrazie durature nelle quali la libertà di coscienza sui dogmi della religione, è riconosciuta come un diritto morale e politico; prigione morale e sociale di una religione dogmatica, idiomatica et ogni tanto totalitaria; fatiche croniche nel migliorare la condizione delle donne riguardo a uguaglianza, responsabilità e libertà; incapacità di distinguere a sufficienza il potere politico dal suo controllo da parte dell'autorità religiosa; incapacità d'istituire un rispetto, una tolleranza e un vero riconoscimento del pluralismo religioso e delle minorità religiose.

Sarebbe pertanto tutto ciò un errore dell'Occidente? Quanto tempo prezioso, quanti anni cruciali perderai ancora, o mio caro mondo musulmano, a causa di questa accusa stupida alla quale tu stesso non credi più e dietro alla quale ti nascondi per continuare a mentire a te stesso? Se ti critico in modo cosi severo non è perché sono un filosofo "occidentale", ma perché sono uno tra i tuoi figli consapevoli di tutto ciò che hai perduto, della grandezza sbiadita da cosi tanto tempo che è diventata un mito!
In particolare dal XVIII secolo, è giunto il momento di confessartelo insomma, sei stato incapace di rispondere alla sfida dell'Occidente. O ti sei rifugiato nel passato in modo infantile e mortificato, con l'intollerante e cupa regressione del wahhabismo la quale continua a fare dei danni praticamente ovunque all'interno dei tuoi confini, un wahhabismo che tu diffondi a partire dai tuoi luoghi santi dell'Arabia Saudita come un cancro che partirebbe anch'esso dal tuo cuore. Oppure hai seguito il peggio di questo Occidente, producendo com'esso dei nazionalismi e un modernismo che è caricatura della modernità, voglio parlare di questa frenesia di consumo o meglio ancora di questo sviluppo tecnologico incoerente insieme ai loro arcaismi religiosi, che rende le tue ricchissime "élites" del Golfo soltanto delle vittime consenzienti della malattia oramai mondiale che è il culto del dio argento.

Che cos'hai di ammirevole oggi, amico mio? Che cosa rimane in te che sia degno di suscitare il rispetto e l'ammirazione degli altri popoli e civiltà della Terra? Dove sono le tue persone sagge? Hai ancora una saggezza da proporre al mondo? Dove sono i tuoi grandi uomini, chi sono i tuoi Mandela, i tuoi Gandhi, chi sono i tuoi Aung San Suu Kyi? Dove sono i tuoi grandi pensatori, i tuoi intellettuali i cui libri dovrebbero essere letti nel mondo intero come al tempo in cui i matematici e i filosofi arabi e persiani facevano riferimento dall'India alla Spagna? In realtà sei diventato cosi debole, cosi impotente dietro la certezza che risiede sempre in te... Non sai più chi sei né dove vuoi andare e ciò ti rende tanto infelice quanto aggressivo... Ti ostini a non ascoltare coloro che ti invitano a cambiare liberandoti finalmente dalla dominazione, che hai regalato alla religione, della vita intera. Hai scelto di considerare che Mohammed fosse profeta e re. Hai scelto di definire l'islam una religione politica, sociale, morale che deve regnare come un tiranno tanto sullo Stato quanto sulla vita civile, tanto per strada e in casa quanto all'interno di ciascuna coscienza. Hai scelto di credere e d'imporre che l'Islam significa sottomissione quando invece il Corano stesso proclama che "non c'è costrizione nella religione" (La ikraha fi Dîn). Tu hai fatto del suo Richiamo alla libertà l'impero della costrizione! Come può una civiltà tradire il suo testo sacro, fino a questo punto? Penso che sia il momento, nella civilizzazione dell'islam, di istituire questa libertà spirituale, la più sublime e difficile di tutte, al posto di tutte le leggi inventate da generazioni di teologici!

Oggi nella Oumma si sentono numerose voci che tu non vuoi sentire, che insorgono contro questo scandalo, che denunciano questo tabou di una religione autoritaria e indiscutibile di cui si servono i capi per diffondere la loro dominazione all'infinito... Al tal punto che troppi credenti hanno talmente interiorizzato una cultura della sottomissione alla tradizione e ai "maestri della religione" (imams, muftis, shouyoukhs, etc.), che non capiscono neanche che si parla loro di libertà spirituale et non ammettono che si osi parlare loro di scelte personali a proposito dei "pilastri" dell'islam. Tutto ciò costituisce per loro una "linea rossa", qualcosa di troppo sacro perché possano dare alla loro coscienza il permesso di rimetterlo in discussione! E ce ne sono tante di queste famiglie, di queste società musulmane nelle quali tale confusione tra spiritualità e servitù è radicata nelle loro menti dalla più giovane età e nelle quali l'educazione spirituale è talmente misera che tutto quello che riguarda la religione, in un modo o nell'altro, rimane pertanto qualcosa su cui non si discute!

Adesso questo non è sicuramente imposto dal terrorismo di qualche pazzo, da qualche gruppo di fanatici inviati dallo Stato islamico. No, questo problema è infinitamente più profondo e infinitamente più vasto! Ma chi lo vedrà e chi lo pronuncerà? Chi vuole ascoltarlo? C'è silenzio a questo proposito nel mondo musulmano e nei media occidentali si sente solo più parlare di questi specialisti del terrorismo che aumentano giorno dopo giorno la miopia generale! Bisogna fare in modo che tu, amico mio, non ti illuda credendo e facendo credere che quando si finirà con il terrorismo islamico, l'islam avrà risolto i suoi problemi! Poiché tutto quello che ho evocato, una religione tirannica, dogmatica, letteraria, formalista, maschilista, conservatrice, regressista, è troppo spesso, non sempre, ma troppo spesso, l'islam ordinario, l'islam quotidiano che soffre e fa soffrire troppe coscienze, l'islam della tradizione e del passato, l'islam deformato da tutti coloro i quali lo utilizzano politicamente, l'islam che riesce ancora a mettere a tacere le Primavere arabe e la voce di tutti i giovani che chiedono qualcos'altro. Allora quando farai la tua vera rivoluzione? Questa rivoluzione che nelle società e nelle coscienze farà definitivamente rimare religione con libertà, questa rivoluzione senza ritorno che si accorgerà che la religione è diventato un fatto sociale tra altri ovunque nel mondo, e che i suoi esorbitanti diritti non hanno più alcuna legittimità!

Sicuramente nel tuo immenso territorio ci sono degli isolotti di libertà spirituale: delle famiglie che trasmettono un islam di tolleranza, di scelta personale, di approfondimento spirituale; dei contesti sociali nei quali la gabbia della prigione religiosa si è aperta o semi-aperta; dei luoghi in cui l'islam da ancora il meglio di sé che corrisponde ad una cultura della condivisione, dell'onore, della ricerca di sapere e una spiritualità alla ricerca di questo luogo sacro dove s'incontrano l'essere umano e la realtà ultima chiamata Allah. In Terra islamica e ovunque nelle comunità musulmane del mondo ci sono delle coscienze forti e libere, ma esse sono condannate a vivere la loro libertà senza certezza, senza riconoscenza di un diritto veritiero, lasciate a loro rischio e pericolo di fronte al controllo comunitario o addirittura talvolta di fronte alla polizia religiosa. Fino ad ora non è mai stato riconosciuto il diritto di dire "Io scelgo il mio islam", "Ho il mio proprio rapporto con l'islam" da parte dell' "islam officiale" di coloro che hanno una dignità. Questi ultimi invece si ostinano a imporre che "la dottrina dell'islam è unica" e che "l'obbedienza ai pilastri dell'islam è la sola soluzione".

Questo rifiuto del diritto alla libertà religiosa è una delle fonti del dolore di cui tu soffri, o mio caro amico mondo musulmano, uno dei ventri oscuri dove crescono i mostri che fai infuriare da qualche anno davanti ai volti spaventati del mondo intero. Poiché questa religione del fare impone una violenza insostenibile interamente a tutte le tue società. Questa rinchiude sempre troppe delle tue figlie e tutti i tuoi figli in una gabbia di un Bene e di un Male, di un lecito (halâl) e di un illecito (harâm) che nessuno sceglie ma che tutti subiscono. Imprigiona le volontà, condiziona gli spiriti, impedisce o ostacola qualsiasi scelta di vita personale. In troppi dei tuoi paesi tu associ ancora religione e violenza, contro le donne, contro i "cattivi credenti", contro le minoranze cristiane o altre, contro i pensatori e gli spiriti liberi, contro i ribelli, in modo tale da arrivare a confondere questa religione e questa violenza , tra i più squilibrati e i più fragili dei tuoi figli, nella mostruosità del jihad!
Pertanto, ti prego, non ti stupire, non fare più finta di stupirti che dei demoni come il cosi detto Stato islamico ti abbiano rubato il volto! Poiché i mostri e i demoni rubano solo i volti già deformi a causa di troppe smorfie! E se vuoi sapere come fare per non mettere più al mondo tali mostri, te lo dirò. È allo stesso tempo semplice e molto difficile. Devi iniziare dal riformare tutta l'educazione che fornisci ai tuoi bambini, è necessario che tu riformi ciascuna delle tue scuola, ciascuno dei tuoi luoghi di sapere e di potere. È necessario che le riformi per dirigerle secondo dei principi universali (anche se non sei il solo a non rispettarli o a persistere nella loro ignoranza): la libertà di coscienza, la democrazia, la tolleranza e il diritto di cittadinanza per ogni diversità nella visione del mondo e nelle credenze, l'uguaglianza dei sessi e l'emancipazione delle donne sotto tutela maschile, la riflessione e la cultura critica del religioso nelle università, la letteratura, i media. Non puoi più tornare indietro, non puoi più fare di meno di tutto ciò! Non puoi più fare meno della rivoluzione spirituale la più completa! È il solo modo per te per non mettere più al mondo tali mostri e se non lo fai sarai ben presto distrutto dalla potenza della distruzione. Quando avrai correttamente portato a termine questo compito colossale, invece che rifugiarti ancora nella malafede e nell'accecamento volontario, allora più nessun mostro spregevole potrà venire a rubarti il volto.

Caro mondo musulmano... Sono solo un filosofo e come sempre alcuni diranno che il filosofo è un eretico. Pertanto io cerco soltanto di far risplendere di nuovo la luce, è il nome che mi hai dato ad ordinarmelo, Abdennour, «Serviteur de la Lumière».
Non sarei mai stato cosi severo in questa lettera se non credessi in te. Come si dice in francese: "Chi ama profondamente, castiga bene". Al contrario, tutti coloro i quali non sono abbastanza severi con te attualmente, che ti scusano sempre, che ti voglio considerare sempre una vittima, o che non vedono la tua responsabilità in quello che ti accade, tutti loro in realtà non ti fanno del bene! Credo in te, credo nel tuo contributo nel fare del nostro pianeta un universo più umano e allo stesso tempo più spirituale! Salâm, che la pace sia in te.

3 commenti:

  1. I due estremi opposti.
    L'Islam che genera azione violenta dei credenti e dall'altra parte il cristianesimo che produce solo parole ma nessun tipo di azione dei fedeli.
    Il Papa dice cose molto belle, la sua opera diplomatica ha prodotto dei frutti importanti ma il popolo cattolico è inerte e la Chiesa non fa nulla perché prenda coscienza.
    I padri gesuiti sudamericani da vent'anni denunciano l'ideologia neoliberista, un noto sacerdote ignaziano francese ha scritto un libro sulle cause della crisi di questi anni con dei giudizi di grande durezza verso il sistema economico governato dalle oligarchie finanziarie globaliste ma nelle parrocchie o agli esercizi spirituali questi temi sono tabù e ci si rende conto che i cristiani praticanti non hanno alcuna coscienza né cultura politica.
    La Chiesa Cattolica agisce per il bene ma pretende che il proprio popolo stia zitto e buono come un bambino piccolo mentre lei cerca di convincere i potenti a convertirsi progressivamente.
    Per la Chiesa esistono sempre una élite e un popolo, dominanti e subalterni, persone autorizzate a sviluppare coscienza, consapevolezza e soggettività politica e altri che devono solo obbedire come pecore col pastore.
    Vorrei tanto essere un cristiano ma a queste condizioni mi è davvero impossibile.

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  2. Non pare che nella lettera di Abdennour Bidar si parli del cristianesimo ma comunque sì, sono due opposti: Dio nell’Islam è impenetrabile ed assoluto. Manca Cristo. Colui che è venuto a rivelare la dignità di ogni uomo, quindi i diritti dell’uomo, la libertà dell’uomo anche di fare il male, perché Dio non s’impone con la forza, ma aspetta a sua volta riconoscimento la libera corrispondenza. In definitiva è il passaggio che dovrebbe fare l’Islam.
    Allora dando per scontato che non sarà la Resurrezione di Cristo chi accompagnerà l’Islam a fare la strada che Abdennour giustamente sollecita come urgente?
    E’ attingendo da ciò che è iscritto nel proprio cuore: l’umanità, il riconoscimento che tutto è datto e che nulla ci appartiene e quindi che tutto merita rispetto.
    Sarebbe allora possibile una riconciliazione interna e un’amicizia tra uomini che non abbiano rinunciato alla propria umanità.
    Per quando riguarda la pretesa volontà da parte dei pastori di zittire i fedeli , è un giudizio contraddittorio.
    Come potrebbero i pastori riservare a loro il giudizio quando appunto il riconoscimento e la libertà è proprio il frutto dell’incontro con Cristo, ciò che Lui si aspetta dall’uomo? La nostra fede ci dice il contrario: di giudicare tutto e di non stare zitti.
    Il popolo è deficitario di un giudizio perché non fa più esperienza. Questo avviene perché anche i cristiani subiscono sempre più gli effetti di una massiccia opera di omologazione da parte del potere . E’ un potere che innanzitutto si preoccupa di perpetuare se stesso proponendosi come l’unica soluzione possibile e difensore dei diritti di tutti. E’ un potere indifferente al bene comune e succube, acritico e incapace di opporsi ad un modello economico e politico ingiusto ed inefficace che privilegia solo pochi. E’ un potere che ha paura di adoperarsi per il bene comune cioè di far crescere la società culturalmente nella memoria e nella tradizione. Serve invece un individuo slegato dal tutto , quindi più manipolabile, desideroso tutt’ al più di raggiungere la sua ‘riuscita’ sociale e possedere una certa ricchezza. E’ un potere che ha paura di un uomo protagonista della sua storia che alzandosi la mattina possa dire ‘io valgo’.
    A quest’uomo solo Gesù ha detto ‘tu vali’ , tu non morirai. Quindi come potrebbe la chiesa fare un’altra cosa? E’ proprio per questo che i cristiani sono i più perseguitati sulla faccia della terra.
    Si potrebbe fare di più da parte dei pastori per sollecitare e favorire lo sviluppo di una maggiore coscienza critica? Sì ma la strada deve essere fatta da noi e nessuno la farà al posto nostro.

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  3. Lei ha appena scritto che il popolo non ha "il giudizio" poi ha affermato che forse i pastori dobrebbero fare di più ma "la strada la dobbiamo percorrere noi".
    Noi chi? Perché se "noi" decidiamo di percorrere la strada significa che possediamo il giudizio e allora, nell sue parole, non siamo "popolo". E al popolo chi ci pensa?
    Come si può pensare che il cristianesimo possa resistere all'attacco progressivamente sempre più feroce del neoliberismo borghese (che Cacciari definisce senza mezzo termini il vero Anticristo) se non si va a risvegliare quel popolo che lei stesso definisce "senza giudizio" e quindi non solo incapace di agire o reagire ma destinato inevitabilmente a essere preda inerme delle menzogne, delle minacce e delle lusinghe del potere?
    Eppure non succede, anzi si è guardati malissimo se si cerca di portare la discussione su questi temi e il livello di coscienza politica ed donomica dei fedeli è disastroso, se non di più almeno "come" quello delle persone comuni.

    Scusate ho disturbato abbastanza, col vostro permesso ho espresso il mio profondo rammarico per aver dovuto riconoscere, dopo vari tentativi, che proprio non posso essere cristiano, dato che considero questa religione incarnata necessariamente politica e necessariamente rivolta all'azione a favore del popolo che soffre e subisce: il Cristo in croce di fronte a noi sono il nostro prossimo in difficoltà, le persone oppresse, abbrutite dalla miseria, sfruttate, e noi dovremmo fare di tutto per tirarle giù dalla croce.
    Evidentemente è solamente una mia personale interpretazione.


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