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giovedì 6 agosto 2015

ISIS attacca l'antica città cristiana Al-Qaryatayn, da cui fu prelevato padre Jacques Murad 2 mesi fa: 150 ostaggi


Mercoledì mattina, lo Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham (ISIS) ha lanciato un'offensiva su vasta scala nella campagna orientale del Governatorato di Homs, dove attualmente sta prendendo di mira l'antica città siriaca cristiana di Qurayteen e l'importante Aeroporto Militare Tiyas che si situano al ovest di Palmira.
Il gruppo terroristico ha iniziato l'assalto all'alba di mercoledì, tentando di utilizzare un veicolo improvvisato imbottito di ordigno esplosivo (VBIED) per rompere le difese della prima linea delle Forze armate siriane 'al perimetro sud-est dell'aeroporto militare Tiyas;  tuttavia, questo tentato attacco suicida è stato respinto dalle guardie dell'esercito siriano prima che potesse raggiungere la destinazione.


Dopo il tentato attacco kamikaze, ISIS ha preso d'assalto il posto di blocco del Airbase Militare Tiyas, dove ha trovato forte resistenza da parte dell'esercito siriano e le Forze di Difesa Nazionale (NDF), riuscendo però a infiltrarsi oltre le difese della prima linea delle Forze Armate Siriane.
Nel frattempo, a sud-ovest dell' Aeroporto Militare, ISIS ha lanciato un assalto potente sulla città di Qurayteen, prendendo di mira i checkpoint alla periferia sud-est.
ISIS è riuscito a catturare due posti di blocco al di fuori di Qurayteen, il che gli ha consentito finalmente di entrare in città e trincerarsi lungo la strada che porta al quartiere est.
Scontri a fuoco tra il gruppo terroristico e le Forze armate siriane sono ancora in corso all'interno della città di Qurayteen, nonostante le recenti affermazioni di cattura da parte di attivisti dei social media pro ISIS.
Secondo una fonte militare di Homs est, le relazioni all'interno della città di Qurayteen hanno confermato la morte di 5 civili per mano di ISIS ed altri sono stati catturati dal gruppo terroristico nel distretto est della città.
foto di 'Chrétiens de Syrie pour la Paix'

Oltre ai numerosi profughi fuggiti precipitosamente dalla città, ISIS detiene 150 ostaggi.
E' lo stesso villaggio in cui viveva padre Jacques Mourad, qui rapito il 21 maggio dagli islamisti e di cui non si ha alcuna notizia.

 http://aramictv.com/isis-conducts-major-offensive-to-capture-an-ancient-christian-town-in-the-west-countryside-of-palmyra/


Aggiornamento da Radio Vaticana 7 agosto:

Testimonianza del patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan:

R. – Era previsto l’arrivo di questa gente: queste bande di terrore religioso hanno avuto dei complici nella città di Qaryatain … Adesso parlavo con il nostro amministratore patriarcale, che mi diceva che non si sa cosa potrà accadere alla nostra comunità e come andrà a finire. Dopo il rapimento del padre Jacques Murad, erano rimaste ancora circa 120 famiglie in Siria: alcune di loro sono riuscite a fuggire nei campi due giorni fa, ma non sono ancora arrivate… Non si sa cosa sarà di loro.
D. – Questi terroristi compiono una vera e propria pulizia etnica: vogliono cancellare il cristianesimo e i cristiani dalla Siria, come dall’Iraq…

R. – Noi non parliamo di etnie, perché noi siamo della stessa etnia di coloro che sono musulmani in Siria. E’ una pulizia religiosa! Quella che i vostri governanti non vogliono vedere: non ne vogliono sapere niente! A loro importa poco delle libertà religiosa di queste comunità, che sono riuscire a sopravvivere per centinaia di anni proprio perché attaccate al loro Salvatore e al Vangelo. E’ una pulizia religiosa! Non ci vogliono! Tutto questo è colpa di quei governanti machiavellici, che pensano solamente a cercare le opportunità economiche e che pensano che se quella gente - senza alcuna difesa, innocente - può rimanere che rimanga; se non può rimanere, che allora prenda il mare.
D. – Papa Francesco ha inviato una lettera al vicario apostolico di Giordania per sottolineare, appunto, quanto ci sia un’accoglienza dei popoli in questa vostra terra e invece un silenzio assordante della cosiddetta Comunità internazionale…

R. – Siamo sempre grati a Sua Santità Papa Francesco. Lui ci ricorda sempre nelle sue preghiere e sta cercando di fare qualcosa. Purtroppo, però, la ragione è sempre del più forte! Anche ai nostri giorni in cui ci dicono che ci sono delle istituzioni internazionali per la difesa dei diritti umani e della libertà religiosa… Ma dove? E’ una bugia! Il fatto è qui: a Qaryatain, fino a due mesi fa, c’erano circa 300 famiglie, che erano rimaste lì. Erano veramente degli eroi! Come il  loro parroco, il parroco siro-cattolico, padre Jacques Murad, che è stato rapito: era nel convento di Mar Elian a ricevere tanti musulmani, ad aiutarli… Che possiamo fare? Come è riuscito lo Stato Islamico ad arrivare lì, come è riuscito ad entrare e penetrare a Qaryatain, dove c’era l’esercito? Gli stessi abitanti, i sunniti, che sono pro questi terroristi, aspettavano solo il momento per attaccare i soldati…

venerdì 5 giugno 2015

Patriarca Younan: Daech è lo stesso in Iraq e in Siria

La 'lotta per la sopravvivenza' dei Cristiani in Siria 




Var.matin , 3 giugno 2015

Il Patriarca dei siro-cattolici ha lanciato a Tolone un nuovo grido d'allarme sulla situazione dei cristiani in Siria, lamentando che "i potenti di questo mondo" non intervengono.

Il Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente dei siriaci, l'equivalente di un papa, è stato accolto ieri a Tolone dai rifugiati ed espatriati cristiani iracheni, siriani, libanesi della diocesi. Prima di celebrare la messa nella cattedrale, alla presenza del vescovo Dominique Rey di Fréjus-Toulon, Sua Beatitudine Ignace Joseph III Younan ha accettato di testimoniare.

Qual è la situazione dei cristiani in Siria?
La situazione è drammatica.  E non è solo la preoccupazione, siamo devastati da quello che accade. 
Non si tratta più di interrogarci su come potremmo migliorare le nostre condizioni di vita, ma di una lotta per la nostra sopravvivenza.  Si può parlare di ecatombe, con la complicità degli Occidentali, che tuttavia si dicono difensori della democrazia e dei diritti umani.

Voi capite la posizione della Francia in Siria, diversa da quella in Iraq?
No, il cambiamento di atteggiamento della Francia ci rattrista perché Daech è lo stesso in Iraq e in Siria.   L'opposizione moderata non esiste in Siria.  
I cristiani e le altre minoranze sono molto minacciati.  E sono impotenti, non possono mantenere la loro fede dentro i villaggi conquistati dalle orde barbariche dello Stato islamico. 
La situazione è allarmante, perché non riusciamo a convincere le potenze mondiali a intervenire per stabilire un vero dialogo. 
America e l'Unione europea conducono una politica ipocrita e machiavellica.

Quale messaggio vuol trasmettere oggi alla Francia?
Io non sono un politico, io sono un uomo di Chiesa.  Sono venuto a pregare con i miei, che sono stati sradicati dalla loro terra. E a congratularmi con loro di essere stati accolti dalla Francia, una nazione di libertà, uguaglianza, fraternità. 
Siamo molto grati ai cattolici francesi che ci hanno mostrato la loro solidarietà.

( trad FMG)

http://www.varmatin.com/toulon/les-chretiens-dorient-%C2%ABluttent-pour-leur-survie%C2%BB.2171507.html

NDR: e il grido del Patriarca vale anche per l'Italia, che - per altro- neppure concede il visto ai cristiani siriani!

mercoledì 29 aprile 2015

Il patriarca Younan: «Ad Aleppo è una tragedia»


Era la Cattedrale dei 'Quaranta martiri', dedicata ai quaranta martiri di Sebaste. appartenente alla Chiesa apostolica armena. Risalente al XV secolo, è situata nel vecchio quartiere cristiano di Jdeydeh, uno dei più antichi della diaspora armena e della vecchia città di Aleppo.
Distrutta il 28 aprile dai missili Jihadisti.





26 aprile : attraverso i tunnel, gli jihadisti hanno colpito con gli esplosivi il centro storico

Suor Marguerite Slim, dell'ospedale Saint-Louis, da Aleppo scrive:


Cari donatori di SOS Chrétiens d’Orient,

oramai da tre settimane non abbiamo più acqua, niente elettricità, niente internet, tutto è nelle mani di vari gruppi islamisti e non possiamo sapere quando tornerà. È quindi difficile per noi comunicare, ma volevamo ringraziarvi, il generatore che ci avete permesso di acquistare è fondamentale in questi giorni veramente difficili.
La benzina è diventata una merce molto rara e molto costosa a causa delle sanzioni internazionali e delle difficoltà a raggiungere Aleppo: il grande generatore che abbiamo usato finora consumava troppo.

La situazione si è aggravata la scorsa settimana a causa di molti missili inviati sui due quartieri cristiani di Aleppo dagli islamisti: noi siamo in sicurezza in ospedale, noi restiamo e ci portano i morti e molti feriti. Ci è possibile curarli, nonostante l'assenza di energia elettrica, grazie alla vostra generosità. Grazie da parte loro, dal profondo del cuore.

Ma abbiamo anche bisogno delle vostre preghiere perché la popolazione è disperata. A volte è così difficile avere fiducia...

La stragrande maggioranza delle persone dei quartieri cristiani è ormai fuggita a Latakia e Tartous, a causa della distruzione immensa causata da questi missili. Ci resta solo Dio.

In ospedale, riceviamo ammalati o feriti. Ci sono anche alcuni membri del personale che dormano qui perché è diventato impossibile per loro, o troppo pericoloso,  tornare a casa.

Sentiamo i combattimenti per tutto il giorno sulla città e la gente è spossata dai combattimenti. Aleppo è circondata da gruppi jihadisti, e i residenti hanno solo una parola in bocca: aiutateci, salvaci!

Facciamo tutto il possibile, e riusciamo grazie a Dio a fare il nostro lavoro nel modo più corretto possibile.

Vi ringraziamo ancora una volta dal profondo del cuore per la vostra generosità e la vostra preghiera, soprattutto non dimenticateci ... Il vostro sostegno è vitale, ora più che mai.

Sœur Marguerite Slim

http://www.soschretiensdorient.fr/2015/04/soeur-marguerite-slim-d-alep-ecrit-aux-donateurs-de-sos-chretiens-dorient/


Questo messaggio toccante è stato inviato da

 Aleppo dal gesuita Padre Sami Halla,  del 

Jesuit Refugee Service (JRS):


domenica 27 luglio 2014

Cristiani d'Oriente: l'Occidente ha sangue sulle mani , di Padre Henri Boulad sj


Intervento a Capitol Hill, Washington, il 26 giu 2014, 
di Padre Henri Boulad, SJ, 
Direttore del Jesuit Centre Culturel Alexandria (Egitto) 











Sì, l'Occidente ha sangue sulle sue mani, il sangue di milioni di esseri umani, perché ha tradito i suoi valori e calpestato i suoi principi, per grossolani  interessi materiali, politici, economici ...

 20 anni fa, scrissi un articolo intitolato: "Europa, attenzione a non perdere la tua  anima".  Oggi, è quasi fatta. L'Occidente ha perso la sua anima, quella che gli ha permesso di essere il veicolo di cultura, di civiltà, di umanesimo, di valori spirituali.

Ciò che ha reso l'Occidente il faro del mondo, che ha prodotto l'Umanesimo rinascimentale e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sta lentamente morendo sotto i nostri occhi. Ciò che ha generato i Michelangelo, Pascal, Einstein, Beethoven, George Washington, Abraham Lincoln e molti altri geni dell'arte, della cultura, della civiltà si sta estinguendo.

L'Occidente ha tradito, si è venduto per denaro sporco, petrolio, gas, dollari, euro ...

Il mio maestro, Gesù, disse una volta: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se perde la sua anima!"

L'Occidente ha perso la sua anima. L’ha venduta  al diavolo, sacrificata a questi Mammona chiamati: il denaro, il potere, la potenza, l'avidità ...

Quando una civiltà perde la sua anima, le rimane solamente da sparire, da spegnersi, da sgretolarsi. E questo è ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi. Recentemente un francese mi disse tristemente: "La Francia è moribonda, la Francia è morta."

Se l'Occidente non riprende se stesso, se non ritrova i suoi valori fondanti, umanistici, morali, spirituali ... è spacciato.

L'Occidente crollerà come sono crollati i grandi imperi del passato. Tradendo i suoi valori, l'Occidente si condanna a morte. Ciò non è ancora evidente, ma il verme è nel frutto. L'interno è in uno stato di lenta decomposizione.

Un giorno, questo magnifico edificio della civiltà occidentale crollerà da sé ...

Quando l’ESSERE UMANO  non è più al centro di una civiltà, questa civiltà, per quanto prospera sembri, è destinata a scomparire a più o meno breve scadenza.

Oggi, l'essere umano non ha più alcun valore. Cento morti, un migliaio di morti, diecimila morti ... poco importa. L’essenziale è la conquista di un territorio, l'accesso ad un giacimento di gas o di petrolio.


Centomila morti, come la Siria di oggi; un milione di morti, come in Iraq ieri; due milioni di morti, come nel Sudan prima di ieri ... Tutto questo non conta.

L'Occidente ha il sangue sulle  mani ... e, invece di riprendersi, di tornare alla ragione, esaminare la sua coscienza,  persegue la sua politica omicida e suicida .

Gli occorre ad ogni costo il Medio Oriente, questa regione maledetta, dove scorre l'oro nero. Contano solo i suoi interessi geo-politici e strategici.

Ma dov'è L’UOMO in tutto ciò? Conta così poco, così poco!

Il compito più urgente oggi è quello di riscoprire il significato dell’UOMO, per ricollocarlo   al suo posto al centro della nostra visione del mondo, del ripensare le nostre politiche, le nostre economie, le nostre strategie in funzione dell’ essere umano .

All'indomani della Seconda Guerra Mondiale, contando i suoi 80 milioni di morti, l'Europa era stordita. Allora si è chiesta che cosa era successo, quale demone l’ aveva posseduta, quale follia omicida si era impadronita di lei. La Germania ha quindi  intrapreso il consociarsi del Riarmo morale per sradicare il male alla sua base. Piuttosto che piangere  lacrime di coccodrillo su questo macello, su questa tragedia, la Germania si rese conto che era nella guarigione morale, in un soprassalto spirituale, in un supplemento d'anima, la soluzione.

Questo è esattamente quello di cui abbiamo bisogno oggi. L'Occidente saprà ritrovare le sue radici umaniste e spirituali? Riuscirà a rimettersi in discussione? Saprà fare la sua rivoluzione, come quella dell'Egitto, che ha aperto una strada?

Quando un popolo si sente ingannato dai suoi dirigenti, truffato da coloro che ha eletto "democraticamente", questi eletti perdono ogni legittimità e meritano di essere destituiti  e condannati per tradimento.

E’ tempo di uscire dalla nostra apatia, di mobilitare l'opposizione, di scendere in piazza a migliaia e milioni, di urlare la nostra rabbia, che la nostra indignazione scoppi.

E' tempo di smascherare l'ipocrisia dei media e di coloro che li manipolano - mafie, giganti finanziari e politici corrotti – per fare luce, gridare la verità, stabilire il diritto e la giustizia.

Il nostro mondo va male, il nostro mondo è malato, morente! Cerchiamo di svegliarci. Siamo agli sgoccioli!

Henri Boulad, sj
  
Direttore del Centro Culturale gesuita di Alessandria, Egitto

( traduzione FMG)

http://www.lalibre.be/debats/opinions/chretiens-d-orient-l-occident-a-du-sang-sur-les-mains-53d24e0c3570667a638da463#comments


Chi è il mostro? 

 

 Syriac Patriarch Ignace Joseph III Younan:

read:    http://www.catholicnews.com/data/stories/cns/1403099.htm

giovedì 9 gennaio 2014

Ginevra 2 nelle attese dei Vescovi siriani

Il Patriarca Ignatius Joseph III Younan: L'Occidente deve agire per proteggerci ...

evitare il "politicamente corretto" e valorizzare il contributo del cristianesimo alla libertà.

Damasco,  (Zenit.org



All'inizio di dicembre , i parlamentari britannici hanno parlato appassionatamente della mancanza di preoccupazione esibita dal Foreign Office verso i cristiani perseguitati . Erano , ovviamente , in diritto di esprimere le loro preoccupazioni e sono profondamente grato che lo abbiano fatto . 
Ma i governi occidentali devono andare oltre le parole . Hanno bisogno di agire. Sempre più spesso, varie parti della regione del Medio Oriente stanno diventando "no go zone " per i cristiani . Nonostante il contributo incommensurabile del cristianesimo alla civiltà nella regione negli ultimi due millenni - non ultimo in termini di libertà religiosa - non è esagerato dire che l'estremismo islamico sta facendo del suo meglio per cacciarci fuori . Ma dove è l'indignazione in Occidente - la regione una volta bastione della libertà religiosa grazie alla sua eredità cristiana ? Dove è l'azione politica ? I fondatori delle Nazioni Unite hanno in mente che l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sarebbe stata palesemente ignorata da tanti paesi, popoli e comunità in nome della supremazia di una religione ?: " Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione", afferma l'articolo . ". Tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo , e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche , nel culto e nell'osservanza dei riti."
Eppure molti governi occidentali ora non solo non ne tengono conto , ma anche stanno sostenendo attivamente alcuni di coloro per i quali questi principi sono anatema . Come possono le cosiddette 'nazioni amanti della  democrazia' - le nazioni più influenti nella scena internazionale - chiudere gli occhi verso le nazioni che discriminano, contro la libertà religiosa e la libertà di coscienza in nome di un amalgama di religione e stato , come praticato dagli estremisti islamici ? Come possono essere in grado di convincere i loro elettori della loro onestà quando stringono alleanze con i Paesi che ancora vietano ad altre fedi di esistere sul loro territorio ?

È vero, la discriminazione e la persecuzione contro i cristiani da parte delle nazioni a maggioranza musulmana non è nuova . Per quattordici secoli questa ha avuto luogo , portando alla cancellazione quasi totale del Cristianesimo in Nord Africa . Ma questo pericolo di estinzione sta diventando oggi fin troppo evidente in Medio Oriente . Come il mio fratello Patriarca Louis Sako di Baghdad ha detto in una conferenza sul cristianesimo e la libertà , organizzata dal Religious Freedom Project della Georgetown University a Roma, 850.000 cristiani iracheni hanno lasciato il loro paese dal 2003 , portando ad una perdita immensa per coloro che vi dimorano come pure per la cultura e la politica irachena. 
E questo è tanto più tragico perché il cristianesimo ha le sue radici in Medio Oriente e Nord Africa . I Cristiani erano la maggioranza e hanno formato la cultura dominante in Palestina , Siria, Libano , Iraq, Egitto , e gran parte del Nord Africa prima dell'arrivo dell'Islam . Per di più , essi hanno contribuito a promuovere la libertà e lo Stato di diritto . Come la conferenza di Georgetown ha sottolineato , alla fine del secondo e l'inizio del 3 ° secolo , il  padre della chiesa nordafricana Tertulliano divenne il primo pensatore nella storia ad usare la frase " libertà religiosa ". Inoltre, egli fu il primo a sostenere che la libertà religiosa è un diritto umano appartenente a tutte le persone senza distinzione di fede . Nel 4 °secolo , il padre della chiesa orientale  Gregorio di Nissa , con sede in quella che è oggi la Turchia , divenne la prima persona ad essersi mai opposta contro l'istituzione della schiavitù come fondamentalmente ingiusta .

La stessa visione radicale della libertà che ha ispirato Tertulliano e Gregorio conduce i cristiani in Egitto , Iraq e altri paesi del Medio Oriente oggi a lottare per la politica di inclusione e di libertà religiosa per tutte le persone - cristiani, musulmani , ebrei e perfino gli atei . Oggi , molti musulmani non conoscono , o non danno valore, all'importanza del cristianesimo nella promozione del pluralismo politico , la libertà religiosa, e la democrazia . Ma il peggio è che  i governi occidentali si rifiutano di sostenere o riconoscere questi fatti e agire su di essi - un approccio che non solo convalida questa ignoranza, ma dà soccorso agli estremisti islamici che vogliono cacciarci .

Per noi cristiani in Medio Oriente , questo approccio e le politiche dei paesi occidentali in generale appaiono come poco più di un tradimento . Come tante nazioni a maggioranza musulmana , voi sembrate essere tragicamente ignoranti delle vostre ricche radici e del patrimonio 
cristiano . E questo non è semplicemente una benevola ignoranza : ha le sue conseguenze , quelle che noi in Medio Oriente siamo costretti a soffrire .

Faccio appello a tutte le persone di buona volontà in Occidente perchè evitino la "correttezza politica" . Porre fine all' opportunismo economico che ha portato distruzione nei paesi della nostra amata regione . Resistere all'oppressione delle popolazioni che amano la libertà in tutti i luoghi . Agire per sostenere le libertà che voi stessi godete , e che hanno il loro fondamento nella nostra eredità cristiana .
  Siamo grati per la vostra simpatia e la preghiera , ma abbiamo anche bisogno di azione da parte delle nostre sorelle e fratelli in Cristo, occidentali.

(Sua Beatitudine Ignazio Ephrem Joseph III Younan è Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente dei siriani per la Chiesa siro cattolica)



Il Vescovo caldeo di Aleppo: “Al Ginevra 2 si prenda atto che la Siria non è la Libia”



Agenzia Fides 4/1/2014


Aleppo  - “I partecipanti alla Conferenza di Ginevra due dovranno partire rispettando i connotati propri della Nazione siriana”. Così il Vescovo di Aleppo dei Caldei Antoine Audo descrive l'unico approccio che può assicurare risultati concreti alla prossima Conferenza internazionale di Pace sulla Siria in programma a Montreux, in Svizzera, il prossimo 22 gennaio.

 “Noi riteniamo che si deve rispettare il Paese con i suoi problemi, sostenerlo nel suo cammino progressivo verso la giustizia e la libertà” aggiunge il Vescovo caldeo “piuttosto che approfittare delle sue debolezze per tentare di annientarlo. Come uomini di Chiesa, è questa la prospettiva con cui guardiamo al presente e al futuro della Siria. E ci chiediamo a cosa e a chi serve il tentativo di distruggere un Paese che era stabile e custodiva anche tesori di civiltà. Forse qualcuno pensava che la Siria fosse come la Libia, che fosse facile cambiare il regime dall'esterno, magari per interessi economici. Come si è visto, si trattava di congetture fallaci”.
Il Vescovo Audo esprime riconoscenza “per quello che sta facendo Papa Francesco in favore della pace. Ho saputo che nei prossimi giorni ci sarà in Vaticano una giornata di studio sulla tragedia del popolo siriano. Anche da lì verranno elementi di riflessione che potranno essere utili alla Conferenza di Ginevra 2”. 



Ginevra II deve porre fine alla fornitura di armi e al finanziamento delle parti in lotta

«L’opinione pubblica occidentale è ostaggio dei mezzi di comunicazione, ma i media non comprendono quanto accade realmente in Siria e Medio Oriente. Non vi è alcuna primavera araba e quella che s’intende istaurare è una teocrazia».

Parole dure rilasciate ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da monsignor Issam John Darwish, arcivescovo melchita di Furzol, Zahle e Bekaa in Libano.

Il presule siriano ritiene il mondo arabo non ancora maturo per una forma di governo che implichi la separazione tra religione e stato. «Si tratta di una scissione ancora impensabile per molti musulmani. L’Occidente non può dunque esportare nella regione il proprio concetto di democrazia, ma deve lasciare che il Medio Oriente trovi il proprio». Per il momento le rivolte del mondo arabo hanno mostrato tutti i loro limiti, come accaduto in Egitto con il governo dei fratelli musulmani. «Jihadisti da tutto il mondo – ha aggiunto – si stanno riversando in Medioriente. È sufficiente pensare alle tante fazioni radicali che operano in Siria e che hanno soppiantato l’opposizione moderata».

Mentre si avvicina la data fissata per Ginevra II, monsignor Darwish si augura che la conferenza internazionale di pace sancisca la fine della fornitura di armi e del finanziamento alle parti in lotta. «Innanzitutto governo e opposizione devono essere indotti a riconciliarsi e ad accordarsi sulle riforme condivise da tutti i siriani. Ad esempio: garantire ai cristiani convertiti la libertà di registrarsi come tali».
 L’arcivescovo non immagina quale potrà essere il futuro di Assad, né chi potrebbe sostituirlo alla guida del paese. «La nostra unica grande paura è che i fondamentalisti possano conquistare il potere e imporre la propria ideologia. Uno scenario temuto da tutti i siriani».

Intanto i cristiani continuano ad abbandonare la Siria. Oltre 2mila famiglie hanno trovato rifugio in Libano e la città di Zahle – che con i suoi 200mila fedeli è il maggior centro cristiano del paese – ne ha accolte più 800. È difficile stimare il numero esatto di rifugiati cristiani poiché molti di loro non vivono nei campi profughi, ma sono ospiti di parenti o amici. «Ciò non significa che stiano bene – spiega il presule – La quasi totalità non ha di che vivere ed è emotivamente distrutta». Molti di loro provengono dalla città di Homs ed alcuni raccontano d’essere stati svegliati dai jihadisti nel cuore della notte e d’essere stati obbligati a lasciare la propria casa, senza poter portare nulla con sé.

Per paura di ritorsioni, spesso i cristiani evitano di registrarsi come rifugiati presso le Nazioni Unite. L’iscrizione al registro dell’Unhcr comporta infatti la redazione di una scheda comprensiva di foto ed impronte digitali, e in molti temono che i dati personali possano finire in mani sbagliate. La mancata registrazione li priva di molti benefici, tra cui l’assistenza medica.
«Non credo che debbano preoccuparsi e noi cerchiamo in tutti i modi di convincerli. Ma i nostri fedeli si fidano esclusivamente della Chiesa».

Nel 2013 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto i progetti in favore degli sfollati interni e dei rifugiati siriani in Giordania, Libano e Turchia per un totale di 2milioni e 200mila euro. Tutti gli aiuti sono stati distribuiti attraverso la Caritas e la Chiesa locale.

Roma, 3 gennaio 2014

http://acs-italia.org/notizie-dal-mondo/ginevra-ii-deve-porre-fine-alla-fornitura-di-armi-e-al-finanziamento-delle-parti-in-lotta/#.UsgKgkaA05t



L'Arcivescovo Hindo: Ginevra 2 non trasformi la Siria in uno Stato islamista


Agenzia Fides 8/1/2014


Hassakè  – I cristiani di Siria “sperano che la Conferenza di Ginevra 2 apra per la Siria prospettive di democrazia, libertà e uguaglianza. Ma proprio per questo sono contrari a ogni deriva islamista che pretenda di imporre anche in Siria la Sharia come sorgente della giurisdizione corrente, riducendo la comunità cristiana al rango di “minoranza protetta”. 

Lo spiega a chiare lettere all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo, titolare della eparchia di Hassakè-Nisibi. “I cristiani” spiega l'Arcivescovo “saranno contenti se la cosidetta rivoluzione aprirà il cammino alla democrazia e alla libertà. Ma adesso anche i gruppi d'opposizione legati al Free Syrian Army – che pure vengono presentati come moderati rispetto alle formazioni jihadiste – si sono riuniti sotto la bandiera islamista, e dicono che nella nuova Siria dovrà essere applicata la Sharia, perchè così vuole la maggioranza. Questa è una prospettiva che i cristiani non possono accettare”.

A giudizio di monsignor Hindo, “Gli Usa, l'Arabia saudita, la Turchia favoriscono o accettano che si ripeta in Siria quello che è successo in Egitto, e abbiamo visto come è andata a finire”. Anche molti islamisti siriani sono legati alle posizioni dei Fratelli Musulmani. 
Ma i cristiani secondo l'Arcivescovo siro cattolico non possono accettare questa involuzione, che li ridurrebbe nel ghetto delle minoranze tollerate e rappresenterebbe anche uno stravolgimento del percorso storico della nazione. “In Siria” insiste mons. Hindo “i cristiani sono sempre stati parte integrante della Patria comune, cittadini a pieno titolo, e non 'minoranza'. Dopo il protettorato francese, i siriani avevano scelto un sistema laico e democratico, prima che iniziasse il regime imposto dal partito Baath”.
A chi si ostina a dire che i cristiani sono schierati con il regime di Assad, l'Arcivescovo Hindo risponde con determinazione: “All'inizio le manifestazioni contro il governo chiedevano libertà, democrazia, fine della corruzione. Poi sono venuti da fuori a rubarci la rivoluzione. Il popolo siriano non vuole la barbarie e la tirannia travestite con parole religiose. E tra due mali, è umano scegliere sempre il minore”. 


LA PRIMAVERA ARABA CHE NON C'E' MAI STATA


Lo sguardo di un  Vescovo del Libano sulla conferenza di pace siriana:  "Non c'è spinta per la democrazia : è una spinta per la teocrazia" ... 

New York, (Zenit.org)

martedì 27 agosto 2013

«Chi vuole la guerra non vuole il bene della Siria». «Noi cristiani siriani, venduti dall'Occidente per il petrolio»

«Si fermi il rumore delle armi». Appello contro l’intervento militare in Siria 
Sottoscrivete l’appello di Tempi, Ora pro Siria e Samizdat-on-line contro l’intervento militare in Siria. Il testo con le firme sarà inviato ai parlamentari italiani e al ministro degli Esteri Emma Bonino

Mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico-osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, boccia senza sconti qualsiasi opzione militare per la Siria. Rilancia la via diplomatica e l’allarme per la moltiplicazione di presenze militari straniere e per la degenerazione del conflitto, di cui farebbero le spese le minoranze. In particolare quella cristiana che sta come un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.





AVVENIRE - 7 agosto 2013
intervista di Giorgio Paolucci

È ancora possibile un’azione diplomatica efficace per risolvere il caso siriano o dobbiamo rassegnarci alla logica delle armi?
Una soluzione militare non è realistica, sono convinto che la via della ragione possa prevalere. Anche se una parte vincesse, sarà necessario un periodo di riconciliazione e di ricostruzione politica, economica e sociale. La guerra civile non porterà alcuna soluzione, è un’assurdità e serve interessi estranei alla popolazione. Sta distruggendo non solo le infrastrutture ma anche l’economia e soprattutto le persone e il tessuto sociale, il futuro del Paese ne sarà condizionato per decenni. Chi vuole la guerra non ama la Siria. Rimane la possibilità di riprendere la conferenza diplomatica di Ginevra con la partecipazione dei Paesi della regione implicati nel conflitto, fermando l’invio di armi a tutti i combattenti e con l’obiettivo di formare un governo di transizione che includa tutti gli interessi e le comunità.

Quale ruolo può svolgere l’Onu che finora è stato un attore debole della vicenda?
La comunità internazionale, le Nazioni Unite in particolare, può avere una funzione di di facilitazione e pacificazione. I Paesi della regione e le grandi potenze devono smetterla di versare benzina sul fuoco e aiutare i belligeranti a dialogare e a trovare una soluzione condivisa. Inoltre hanno l’obbligo morale di provvedere un aiuto umanitario adeguato per le vittime. I numeri fanno rabbrividire: due milioni di rifugiati, centomila persone uccise, 3,6 milioni di sfollati interni, la violenza contro le donne usata come strumento di guerra.

La Siria è un Paese sempre più diviso, non solo pro e contro Assad, ma anche nel fronte degli oppositori al regime. E tra costoro aumenta l’influenza dei gruppi più estremisti. Ammesso e non concesso che Assad prima o poi cadrà, chi governerà la Siria il giorno dopo? Ci sono pericoli reali che si arrivi a uno stato confessionale islamico a forti tinte radicali?
I pericoli, per nulla ipotetici, sono il rischio di un allargamento regionale della guerra, l’esacerbarsi delle relazioni tra le potenze coinvolte e l’inasprimento del conflitto tra sciiti e sunniti che tenderebbe ad estendersi al di là dei confini. L’attuale presenza di migliaia di mercenari (si parla di almeno 6mila combattenti stranieri da più di 40 Paesi, ispirati da un islamismo radicale) non promette certo un cammino verso la pacificazione. Questa situazione allontana ancora di più la ricostruzione di una società dove ogni cittadino abbia gli stessi diritti, indipendentemente dalla comunità di appartenenza. Fin d’ora si dovrebbe insistere sul concetto di cittadinanza come premessa per una vera soluzione politica e per un futuro di convivialità.

I cristiani, che rappresentano il 10 per cento della popolazione, appaiono sempre più come vasi di coccio tra vasi di ferro. Le violenze di cui sono oggetto (rapimenti, attacchi alle chiese, minacce) sono una vendetta contro il “fiancheggiamento” di molti di loro al regime, oppure si può dire che sono esposti alla violenza come tutti i siriani?
La situazione dei cristiani in una società pluralista ma dominata da spaccature religiose e confessionali è molto delicata. L’esempio dell’Iraq fa paura e incrina la loro fiducia in un avvenire sicuro. La posizione politica dei cristiani nei confronti di Assad non è uniforme. La loro situazione non può essere avulsa dall’insieme del conflitto e in particolare dalla situazione di tutte le minoranze siriane. I cristiani possono giocare un ruolo di ponte tra le comunità e svolgere un compito umanitario al servizio di tutte le realtà nazionali. Altrimenti non rispondono alla loro “ragion d’essere” nel Medio Oriente, che purtroppo diviene sempre più frammentato e dove i diversi gruppi religiosi ed etnici vivono nel conflitto e nell’isolamento

Come si sta muovendo la Santa Sede?
La voce di papa Francesco si è fatta sentire chiaramente: la strada della guerra non porta ad alcuna soluzione. I rappresentanti pontifici alle Nazioni Unite hanno ribadito senza ambiguità che ci vuole la volontà politica di dialogare includendo tutte le componenti della società siriana e di fermare ogni invio di armi. La Santa Sede incoraggia e coordina un ampio fronte di attività umanitarie per assistere rifugiati e sfollati dentro e fuori della Siria con il coinvolgimento quotidiano di organizzazioni cattoliche, parrocchie locali, comunità religiose.

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/Tomasi-nunzio-guerra-non-vuole-bene-Siria.aspx

Patriarca Younan: «Noi cristiani siriani, venduti dall'Occidente per il petrolio»


Terrasanta.net- 26 agosto 2013

I cristiani siriani «sono stati traditi e venduti dall’Occidente» attacca il patriarca siro-cattolico Youssef III Younan. Nei giorni in cui si discute di un intervento militare, il patriarca critica ancora una volta «la politica cinica e machiavellica» delle potenze che in questi due anni e mezzo hanno armato i ribelli, salvo poi rendersi conto che non può esserci una soluzione militare alla crisi.

Patriarca Younan, nei giorni scorsi un altro dei vostri sacerdoti è stato ferito a Damasco. Che cosa si sa sulle sue condizioni? Si tratta di padre Amer Qassar. Ha 34 anni ed è stato ordinato sacerdote della diocesi di Damasco nel 2003. È parroco della nostra chiesa di Qatanah, nel sud della capitale. Lo scorso mercoledì 21 agosto intorno alle 18 stava andando alla chiesa di Nostra Signora di Fatima, nel centro di Damasco, quando una bomba è esplosa a pochi metri da lui, ferendolo gravemente al volto, allo stomaco e alle gambe. È stato sotto i ferri per ore e, da quanto mi ha detto suo fratello, grazie a Dio sta un po’ meglio, ma non può parlare. Preghiamo per la sua guarigione.

Gli Stati Uniti e la Francia stanno pensando di intervenire militarmente. Lei che ne pensa?
Invece di aiutare le varie parti in conflitto a trovare vie per la riconciliazione, avviare il dialogo per delle riforme basate su un sistema pluralista di governo, queste potenze fino ad oggi hanno armato i ribelli, incitato alla violenza e avvelenato ancora di più le relazioni fra sunniti e sciiti. L’Occidente pensa che con i sunniti al governo la democrazia rimpiazzerà la dittatura, ma questa è una grande illusione: cambiare il regime con la forza, senza dare sicurezza ai partiti d’ispirazione laica, scatenerà un conflitto peggiore che in Iraq.

Lei ha additato spesso l’ambiguità dell’Occidente verso le monarchie del Golfo. Ritiene ancora questi Paesi corresponsabili della guerra in Siria?Certamente, perché siamo delusi dalla politica cinica, machiavellica di questi Paesi e dell’Occidente: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti… non vedono che il petrolio e dimenticano i loro principi. Sono più di due anni che, insieme alla Turchia, vanno dicendo che il regime cadrà: questa è la più grande bugia raccontata alle rispettive opinioni pubbliche o il peggiore errore di calcolo che sia stato fatto negli ultimi dieci anni. Il regime è ancora lì, il Paese è distrutto e più di 100 mila persone sono morte. Noi cristiani siamo stati traditi e venduti per il petrolio. L’Occidente sostiene nel nome della democrazia dei regimi che non hanno niente di democratico: Qatar e Arabia Saudita sono fra i Paesi più retrogradi del mondo. I loro capi vengono ricevuti nei palazzi occidentali quali eroi di democrazia di pluralismo politico e di tolleranza!

Perché l’escalation di violenza contro i cristiani? Tutta la popolazione soffre, ma i cristiani in particolare. Sono vittime dell’odio di una comunità che pensa di difendere la causa di Dio anche con la forza. Due mesi fa un altro nostro sacerdote, François Mourad, è stato ucciso nel convento di Ghassanieh, nel nord Ovest della Siria, al confine con la Turchia, dai terroristi di Jabhat Al-Nusrah. Un’altra strage di una ventina di cristiani è avvenuta una decina di giorni fa a ovest di Homs.

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=5447&wi_codseq=SI001 &language=it

venerdì 18 gennaio 2013

Il Patriarca Ignace Joseph III Younan di Antiochia: Stati Uniti, Europa e Paesi del Golfo fomentano l'odio in Siria

  "In questa guerra, nata come una Primavera araba pacifica hanno una enorme responsabilità Stati Uniti, Unione Europea e Paesi del Golfo. Sostenendo la ribellione, che non ha un fronte unito, essi fomentano l'odio fra la gente. Noi cristiani siamo molto delusi dal comportamento di questi Paesi, che con il loro denaro e petrolio hanno comprato le coscienze del mondo, giustificando la violenza". 



ASIA NEWS 17/01/2013

È quanto afferma ad AsiaNews, mons. Ignace Joseph III Younan, dal 2009 Patriarca di Antiochia dei siri. Per il capo della comunità medio-orientale, "i cristiani rimasti in Siria sono gli unici che possono ancora testimoniare con la loro vita e i loro valori la possibilità di una riconciliazione, ormai esclusa a priori e dal regime e dai ribelli".

Il patriarca sottolinea che la Siria è ormai a un punto di non ritorno, la sua stessa esistenza potrebbe essere cancellata e finire sotto i bombardamenti: "La situazione si fa ogni giorno più dolorosa e difficile. Qui non siamo più di fronte a una Primavera araba, ma a un conflitto confessionale fra la minoranza alawita e la maggioranza sunnita".

Nelle regioni controllate dall'esercito continuano gli attacchi suicidi delle milizie al-Nousra, gruppo terrorista legato ad al-Qaeda, responsabili dell'attentato di due giorni fa all'Università di Aleppo. Il bilancio parziale è di 87 vittime e centinaia di feriti. 

Due kamikaze si sono fatti esplodere ieri a Idlib, la principale città del nord ovest della Siria, uccidendo 22 persone. Gli attacchi dei giorni scorsi hanno scatenato una dura offensiva dell'esercito, che sta utilizzando ogni mezzo a sua disposizione, comprese le bombe a grappolo, per riguadagnare almeno la provincia di Damasco. Testimoni raccontano che un'offensiva senza precedenti è in corso a Daraya, a Sud-Ovest della capitale. Fino a prima della guerra la città aveva oltre 200mila abitanti, ma ora è deserta e i pochi sopravvissuti rischiano di morire sotto i bombardamenti. 

Ieri, Maher al-Assad, colonello dell'esercito siriano e fratello del presidente Bashar, ha dato ordine di "liberare Daraya dai ribelli, a costo di radere al suolo ogni abitazione". L'offensiva dell'esercito continua anche ad Homs, dove secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, i militari avrebbero compiuto un nuovo massacro della popolazione, uccidendo oltre 106 persone, fra cui molte donne e bambini.

Mons. Ignace Joseph III Younan sottolinea che negli anni passati la Chiesa ha più volte invitato il regime a cambiare il sistema di governo totalitario, favorendo la democrazia. "Io stesso - dice - ho espresso questa opinione alla televisione di Stato siriana. Il cambiamento deve avvenire, ma non con la violenza, frutto dell'odio confessionale, che potrebbe durare decenni anche a guerra finita". Per questa ragione il prelato indica che l'unica strada è una riconciliazione vera anche con la partecipazione di membri del regime. "Non si possono fare accordi - spiega - con delle precondizioni. In caso di una salita al potere dei ribelli, che vogliono la testa di Assad, la comunità alawiti scomparirebbe e forse anche le altre minoranze. Lo stesso rischio vi è con le condizioni imposte dal presidente che vuole cacciare dal Paese tutti i sunniti".

"Guardando ai fatti accaduti in Iraq - aggiunge - e alle conseguenze della guerra siriana in Libano, noi cristiani del Medio oriente siamo di fronte alla sfida più grande della nostra storia: restare nelle nostre città e parrocchie e convincere i nostri giovani a non fuggire. Il nostro ruolo è fondamentale per la riconciliazione di popolazioni divise dall'odio. Come ci ha indicato il Papa dobbiamo pregare e lavorare per la pace, il dialogo, la riconciliazione e la difesa dei diritti umani di tutte le comunità presenti in Siria".
Damasco: quartiere cristiano di Bab Touma

La comunità dei siro cattolici è presente in tutto il Medio oriente. La maggior parte dei fedeli vive in Iraq (42mila) e Siria (26mila), dove la comunità più importante risiede proprio ad Aleppo. Come il resto delle chiese mediorientali, la chiesa siro-cattolica soffre la diaspora dei suoi membri. Secondo le stime sono oltre 55mila le persone rifugiate nei Paesi occidentali.  

http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarca-siro-cattolico-di-Antiochia:-Stati-Uniti,-Europa-e-Paesi-del-Golfo-fomentano-l'odio-in-Siria-26896.html