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giovedì 5 dicembre 2013

Conferenza stampa Patriarca Yazigi: 'sospendiamo la nostra visita nel Golfo dopo il sequestro delle Suore di Maloula'.



Conferenza stampa tenutasi oggi , 5 Dicembre 2013 , da Sua Beatitudine il Patriarca Giovanni X di Antiochia  Primate della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia e di tutto l'Oriente per discutere le ultime vicende legate al rapimento di alcune monache ortodosse e orfanelle del convento patriarcale greco-ortodosso  di Santa Tecla  Maaloula  , che si è verificato il Lunedi 2 dicembre 2013

 "Nel mezzo delle tragedie , ha detto il Patriarca,  che avvolgono la Siria e dell'emorragia umana che colpisce il nostro popolo , ma anche dell'ambiguità che continua ad aleggiare sul destino dei nostri due vescovi di Aleppo , Jean ( IBRAHIM ) e Paul ( Yazigi ) , il nostro Patriarcato di Antiochia e di tutto l'Oriente ha accolto con grandissimo dolore la notizia della detenzione dei nostri figli , le suore e le orfanelle del monastero di Santa Tecla in Maaloula, lunedi 2 dicembre 2013 e del loro trasferimento fuori del loro monastero, in Yabroud . Dato che i primi tentativi di far liberare i nostri figli  prigionieri non hanno portato al risultato desiderato , il Patriarcato Greco Ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente lancia un appello urgente e rivolto  alla comunità internazionale e a tutti i governi per intervenire e compiere gli sforzi necessari per fare liberare le nostre sorelle , illese . Allo stesso modo , ha proseguito il Patriarca Giovanni , ci appelliamo alla coscienza di tutta l'umanità e ad ogni coscienza vivente che il Creatore ha posto nel cuore dei suoi figli , compresi quelli responsabili del rapimento , per far liberare le nostre suore e i nostri orfani . Facciamo appello alla comunità internazionale e, pur ringraziando tutte le espressioni di solidarietà , diciamo che non abbiamo più bisogno di disapprovazione , condanna o espressioni di preoccupazione per quanto riguarda gli eventi attuali che minano la dignità della persona umana , in quanto questo è radicato nella coscienza di ognuno di noi :  ma abbiamo bisogno oggi   piuttosto di azioni concrete ed effettive e non di parole . Noi  non sollecitiamo i responsabili , sia a livello regionale o internazionale , in modo che innalzino la voce per condannare e disapprovare , ma chiediamo  i loro sforzi , le pressioni e le azioni che portino al rilascio di coloro , le suore , che non hanno avuto altro torto che volersi aggrappare al loro monastero e non volerlo lasciare .

 Ribadiamo di nuovo il nostro invito  per la cessazione della logica della lotta in Siria e sostituirla con la logica del dialogo pacifico e a non tergiversare per ritardare l' avvio del dialogo al solo fine di ottenere bottini sul  terreno,  perché la Siria sanguina e del suo sanguinamento è sanguinante il nostro cuore . Bisogna che il  mondo intero sappia che una goccia del sangue di un innocente versato su questa terra è più sacra e più preziosa di tutti gli slogan del mondo . Che il mondo intero  capisca anche che le campane delle nostre chiese , noi cristiani d'Oriente , che sono state poste sulle nostre chiese e che hanno rintoccato fin dagli albori del tempo , continueranno a suonare e a far sentire al mondo intero la voce il nostro amore e della nostra pace per l'altro , qualunque sia la sua religione . La durezza del tempo presente  non ci strapperà dalla nostra terra , perché essa costituisce il nostro essere , il nostro rifugio e un pezzo del nostro cuore .

 "A causa di queste circostanze , dunque - ha continuato il Patriarca Giovanni - in merito alla detenzione delle nostre sorelle , suore e  orfanelle di Maaloula , dichiariamo con rammarico che abbiamo deciso di sospendere la visita  patriarcale, ufficiale e pastorale , ai nostri figli e alle nostre parrocchie nei paesi arabi del Golfo , che era stato programmato  avesse luogo tra il 6 e il 17 dicembre 2013 , e abbiamo deciso di andare a Damasco per monitorare tutti gli sforzi e i contatti relativi a questo ultimo evento ( rapimento delle nostre sorelle ) .

 Da questo luogo , saluto tutti i fedeli nella regione del Golfo arabo e  tutti e tutte coloro che hanno dato tanto e indefessamente per preparare il programma della visita menzionata, nella speranza che la mia visita presso di loro possa essere realizzata  alla prima occasione al più presto . E a voi , i nostri figli nella regione del Golfo arabo , posso dire che avevo un desiderio ardente di ritrovare domani i vostri visi  buoni e generosi e cari al mio cuore  , ma vi prego di accettare le mie scuse per la sospensione della visita per la quale avevate già preparato tutte le disposizioni per avere successo. Io vi invio in ogni caso la mia benedizione e il mio augurio per una buona salute e successo .

 Possa Dio proteggere la Siria e il Libano e l'Oriente , e la persona umana di questo Oriente .
Molte grazie ai media per aver fatto ascoltare il dolore di Antiochia , ma anche la sua speranza nel mondo . "

     ( traduzione FMG)
Antiochpatriarchate.org


«Stati influenti  non vogliono la pace in Medio Oriente»



Avvenire - 25 novembre 2013
intervista di Salvatore Mazza

«Purtroppo niente e cambiato». I cristiani «continuano a lasciare la loro terra», sotto la pressione della guerra e degli «attacchi non giustificati» rivolti contro di loro. Tutto questo perché «gli Stati influenti non vogliono la pace», mentre «si acuisce il conflitto tra sunniti e sciiti». È un quadro della situazione molto preoccupato quello che il cardinale libanese Bechara Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti, traccia della situazione attuale in Medio Oriente, all’indomani dell’incontro di tutti i Patriarchi orientali col Papa.

A poco più di un anno dalla visita di Benedetto XVI in Libano, la realtà in tutto il Medio Oriente sembra ancora più difficile. E pochi giorni fa, tra l’altro, la "novità" di un attentato diretto contro l’Iran. Che cosa è cambiato in questi mesi?
La visita di Benedetto XVI ha tracciato un cammino, e ha dato un impulso di fede e di speranza per il nostro popolo, sia in Libano, sia in altri Paesi del Medio Oriente. Tuttavia, se guardiamo agli avvenimenti in Siria, Iraq ed Egitto, come anche al conflitto politico tra sunniti e sciiti in Libano, legato a quello in corso nel Medio Oriente, particolarmente in Iraq e in Siria, purtroppo niente è cambiato.

Come mai?
La causa è che la comunità internazionale, gli Stati influenti, non hanno l’intenzione di stabilire la pace e la giustizia. Noi vediamo che gli interessi politici ed economici stanno acutizzando i conflitti armati, sanguinosi e politici tra i musulmani sunniti e sciiti, come tra moderati e fondamentalisti. Comunque noi confidiamo nella forza della preghiera come la vera arma per stabilire pace, giustizia e concordia tra i popoli e le nazioni.

Papa Francesco ha lanciato un forte appello perché i cristiani non lascino la vostra terra. Il fenomeno sta rallentando o è in crescita? E lo si può arrestare?
Finché persistono la guerra, gli attacchi e le minacce non giustificati contro i cristiani, questi ultimi sono costretti a lasciare i loro Paesi. Noi invece li incoraggiamo a rimanere nelle loro terre con le parole, e le iniziative che offrono loro le possibilità di lavoro e di sostentamento, ricordando loro che noi cristiani siamo cittadini nei nostri Paesi d’Oriente già da 2000 anni e che vi abbiamo seminato i valori del Vangelo e del cristianesimo, contribuendo molto allo sviluppo culturale, economico, sociale, commerciale e politico delle nostre nazioni. Però, bisogna che la comunità internazionale metta più sforzi per far cessare le guerre e dare soluzione politica ai conflitti in corso, a cominciare dal conflitto di base israelo-palestinese, diventato anche israelo-arabo, e arrivare a una intesa tra gli stati Sunniti e gli stati Sciiti. Non è ammissibile che gli interessi economici degli Stati e il commercio delle armi soppiantino i valori della pace e della giustizia tra i popoli e le nazioni, che le nostre Chiese continuano a promuovere.

Il Papa ha ripetuto che "non è possibile rassegnarsi a un Medio Oriente senza cristiani", qual è l’impegno delle vostre comunità?
Noi, tutte le Chiese Orientali, operiamo collettivamente e singolarmente per la pace, per lo sviluppo, per il consolidamento della fede cristiana, per la formazione dei giovani, per la perseveranza e la pazienza dei cristiani e per l’unità della famiglia e la pastorale del matrimonio e della famiglia. Nello stesso tempo, le Chiese d’Oriente operano anche presso i responsabili politici per creare ponti di intesa, di dialogo e di riconciliazione, e sollecitano anche l’intervento del Santo Padre e la mediazione della Santa Sede, tenendoli informati oggettivamente su tutto quello che sta succedendo nella nostra regione.

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/intervista-a-patriarca-libanese.aspx


Radio Vaticana intervista il Patriarca Gregorios 


23 Novembre
Xavier Sartre ha intervistato il Patriarca siriano greco-cattolico di Antiochia, Gregorio III Laham:

R. - Con il Santo Padre abbiamo avuto una conversazione molto semplice, diretta, chiara, aperta, franca. Il Santo Padre ascoltava e ha detto: “non posso immaginare il mondo arabo senza la presenza cristiana”. I cristiani debbono avere un ruolo in questo mondo ed è per questo che noi vogliamo aiutare i cristiani a rimanere, ad essere presenti in Medio Oriente, in Terra Santa, dove l’islam, il cristianesimo e il giudaismo sono a casa e sono nel loro luogo di nascita. I cristiani hanno una presenza e un ruolo. L’altro aspetto affrontato è stato quello dell’apporto degli orientali in Vaticano e come questa attività si possa continuare oggi.

D. – Cosa ha caratterizzato questa plenaria?

R. – E’ stata proprio l’apertura totale: si poteva dire tutto, con franchezza, con fratellanza, con amicizia, con affetto. E questo è importante! Possiamo dire che tutti gli aspetti della vita della Chiesa, come l’abbiamo vista proprio in questi giorni, è già impregnata dallo spirito di Papa Francesco. Perciò ringraziamo per questo affetto e per questa cura e attenzione del Santo Padre per la Siria e per la pace in Medio Oriente specialmente. Sentiamo che c’è veramente una reale comprensione delle problematiche vissute in questa regione. Purtroppo alcuni Paesi d’Europa non hanno la nostra visione cristiana e non vogliono ascoltare quello che noi diciamo come cristiani, come capi delle Chiese di Terra Santa, Libano, Siria: non vogliono ascoltarci e vedere come noi capiamo questa crisi e quale possa esserne la soluzione.

D. – Qual è la vostra posizione al riguardo?

R. - Noi siamo per la riconciliazione: siamo una Chiesa che deve avere il ministero della riconciliazione. Questa è la garanzia della nostra presenza attuale e anche per il futuro. Quando finirà la crisi e la guerra saremo presenti perché abbiamo lavorato affinché tutti i siriani e tutti gli altri in Medio Oriente siano più aperti gli uni con gli altri.

D. – Qual è il senso della presenza dei cristiani in Medio Oriente oggi?

R. - La presenza cristiana in Medio Oriente è una presenza che ha un ruolo e una missione: una presenza cristiana senza missione non ha alcun valore; ma, al contrario, una presenza cristiana con una missione e con un ruolo speciale rappresenta il futuro della presenza stessa di questo gregge piccolo che ha una missione grande per essere luce, sale e lievito nella società del mondo arabo, a maggioranza musulmana, in cui noi abbiamo questo ruolo di essere una presenza cristiana con il mondo arabo e per il mondo arabo, affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.


Benedetto XVI: "Prego tutti i giorni per l'Iraq, la Siria e i cristiani d'Oriente"




Lo ha detto lo stesso papa emerito ai capi delle Chiese, che dopo la plenaria della Congregazione per le Chiese orientali sono andati a trovarlo al monastero Mater Ecclesiae. Il patriarca Sako ha invitato in Iraq papa Francesco, che "ha sorriso e ha promesso una visita".

(AsiaNews) - Dopo la plenaria della Congregazione per le Chiese orientali, i Patriarchi presenti a Roma hanno fatto visita al Papa emerito Benedetto XVI  "come dei pellegrini sotto la pioggia". Lo ha raccontato Raphael Louis Sako I, patriarca caldeo e arcivescovo di Baghdad, al sito della sua arcidiocesi: "Abbiamo avuto un incontro amichevole, gli abbiamo chiesto della sua salute e lui ci ha chiesto del Medio Oriente e della situazione dei cristiani orientali".

L'incontro è avvenuto nel pomeriggio del 23 novembre presso il monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, dove il Papa emerito ha scelto di passare il suo periodo di ritiro dal mondo.
Sua Beatitudine Sako ha detto a Benedetto XVI: "Santità, siamo venuti dal nostro hotel sotto la pioggia come pellegrini, e quindi meritiamo una benedizione speciale e una preghiera speciale per l'Iraq". In risposta, il Papa emerito ha detto: "Prego tutti i giorni per l'Iraq, la Siria e per il resto dell'Oriente".
Poi Mar Sako ha chiesto: "Siete in pensione, ma non c'è la possibilità di venire in Iraq?". E Benedetto XVI ha risposto concludendo l'incontro: "Sto invecchiando, e sono un monaco che ha deciso di passare il resto del suo tempo nella preghiera e nel riposo".
Subito dopo la messa solenne del 24 novembre, che ha chiuso l'Anno della Fede, il patriarca caldeo ha proposto anche a papa Francesco di visitare l'Iraq: "Gli ho detto che è arrivato il momento di venire a trovarci. Lui ha sorriso e ha promesso una visita".

http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarchi-orientali-da-Benedetto-XVI:-Prego-tutti-i-giorni-per-l'Iraq,-la-Siria-e-i-cristiani-d'Oriente-29673.html

venerdì 22 novembre 2013

La sfida della permanenza dei cristiani in Medio-Oriente. "Non incoraggiate i cristiani ad emigrare, ma favorite le condizioni perchè possano restare"




DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI


......
Il mio pensiero si rivolge in modo speciale alla terra benedetta in cui Cristo è vissuto, morto e risorto. In essa – l’ho avvertito anche oggi dalla voce dei Patriarchi presenti – la luce della fede non si è spenta, anzi risplende vivace. E’ «la luce dell’Oriente» che «ha illuminato la Chiesa universale, sin da quando è apparso su di noi un sole che sorge (Lc 1,78), Gesù Cristo, nostro Signore» . Ogni cattolico ha perciò un debito di riconoscenza verso le Chiese che vivono in quella regione. Da esse possiamo, fra l’altro, imparare la fatica dell’esercizio quotidiano di spirito ecumenico e dialogo interreligioso. Il contesto geografico, storico e culturale in cui esse vivono da secoli, infatti, le ha rese interlocutori naturali di numerose altre confessioni cristiane e di altre religioni.
Grande preoccupazione destano le condizioni di vita dei cristiani, che in molte parti del Medio Oriente subiscono in maniera particolarmente pesante le conseguenze delle tensioni e dei conflitti in atto. La Siria, l’Iraq, l’Egitto, e altre aree della Terra Santa, talora grondano lacrime. Il Vescovo di Roma non si darà pace finché vi saranno uomini e donne, di qualsiasi religione, colpiti nella loro dignità, privati del necessario alla sopravvivenza, derubati del futuro, costretti alla condizione di profughi e rifugiati. Oggi, insieme ai Pastori delle Chiese d’Oriente, facciamo appello a che sia rispettato il diritto di tutti ad una vita dignitosa e a professare liberamente la propria fede.
Non ci rassegniamo a pensare il Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù, inseriti quali cittadini a pieno titolo nella vita sociale, culturale e religiosa delle nazioni a cui appartengono.

Il dolore dei più piccoli e dei più deboli, col silenzio delle vittime, pongono una domanda insistente: «Quanto resta della notte?» (Is 21,11). Continuiamo a vigilare, come la sentinella biblica, sicuri che il Signore non ci farà mancare il suo aiuto. Mi rivolgo, perciò, a tutta la Chiesa per esortare alla preghiera, che sa ottenere dal cuore misericordioso di Dio la riconciliazione e la pace. La preghiera disarma l’insipienza e genera dialogo là dove il conflitto è aperto. Se sarà sincera e perseverante, renderà la nostra voce mite e ferma, capace di farsi ascoltare anche dai Responsabili delle Nazioni.
Il mio pensiero va infine a Gerusalemme, là dove tutti siamo spiritualmente nati (cfr Sal 87,4). Le auguro ogni consolazione perché possa essere veramente profezia di quella convocazione definitiva, da oriente a occidente, disposta da Dio (cfr Is 43,5). I beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, instancabili operatori di pace sulla terra, siano nostri intercessori in cielo, con la Tuttasanta Madre di Dio, che ci ha dato il Principe della Pace. Su ciascuno di voi e sulle amate Chiese Orientali invoco la Benedizione del Signore.

 http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/november/documents/papa-francesco_20131121_plenaria-congreg-chiese-orientali_it.html




Grégoire III : « Nos plaies sont grandes, mais nous avons un rôle à jouer »

Alors que se tient à Rome une rencontre entre les primats des Églises catholiques orientales et le pape François, le patriarche melkite Grégoire III Laham s’inquiète de l’exode des chrétiens, notamment ceux de Syrie, dont il considère l’influence décisive pour l’avenir de la région.

leggi su:  http://www.la-croix.com/Religion/Actualite/Gregoire-III-Nos-plaies-sont-grandes-mais-nous-avons-un-role-a-jouer-2013-11-21-1064143

Why attack places of worship, and especially churches?


The Syrian crisis is severely affecting various sectors of civilian life and the number of victims of this “world” war is growing day by day. In this war against Syria the nature of th...e so-called opposition no longer resembles what it appeared to be on 16 March 2011 at the outset of the crisis.

Evidence of that can be found in the statements of envoy Lakhdar Brahimi and Mr Kofi Anan published in several European newspapers in September 2013, that there are some two thousand foreign groups fighting in Syria. They are all Salafist fundamentalists and extremists, relentlessly killing in cruel fashion in the name of Islam, although Islam has nothing to do with them or they with it.

These groups have committed the most cruel crimes and bestial acts that have horrified the minds of those who saw them on television or on modern social communication media and hurt the feelings of every man, woman and child both at home and abroad. It represents a return to the darkest episodes of antiquity and has even outstripped them.…

Those hordes have destroyed and laid waste places of worship (mosques and churches), and looted statues, furnishings, icons of Our Lord, the Virgin Mary and the saints.

Never before in its history has Syria experienced any such monstrous, criminal acts. All Christian and Muslim citizens used to live in harmony, affection, solidarity, mutual help, national community … such that it was considered an Arab and world model.

We wonder at these deeds and address the doers, reminding them of their humanity and the fact that they are created in the image and likeness of God, they are precious in God’s eyes and we acknowledge their worth, which is common to us all... We wonder and ask them, why do you commit these actions? Why destroy mosques and churches? They know very well that our churches are schools of peace and our institutions fields of service and dedication and that we have no political party, no hatred in our hearts, no vengeance against anyone whatsoever. On the contrary, we are agents of peace calling for love, living together, solidarity, reconciliation and forgiveness...

In writing this appeal, it is not at all my intention to condemn or judge those who destroy our churches: God alone is Judge. Instead we forgive them and pray for them and their salvation, imploring God to open their eyes to the beauty of faith, love, friendship, and tenderness that fills the pages of the Qur’an in every verse - the compassion of God for all. We advise and request them to return to their own countries and there live a humane, worthy life in their families and among their own people.

We write these lines and report the facts about the destruction of mosques and especially churches, and the inhumane acts, so that the world can wake up and open its eyes to the realisation of the true brutal reality of these things reported, and work to stop them and halt all kinds of killing and violence, for the victim of all this is man, created in the image and likeness of God.

We call upon everyone to coordinate their efforts and those of Arab and other countries to prevent such cruelties against the dignity of man, because they are war crimes against humanity. It is not always the perpetrator who is responsible, but the one who does not work to prevent and condemn them, but rather encourages, incites and funds them with money and weapons and fills hearts with hatred and enmity...

We decided to give the information contained in this appeal to highlight the brutality of these acts. We hope for the world’s conscience to be aroused to the realisation of this state of affairs and for everyone to agree to walk along the path of peace to Geneva II to build a new world where love and the values of our holy faith reign, as this should be the road for all of us Christian and Muslim politicians and leaders, and Eastern and Western heads of state. That is how we can respond to Pope Francis’s appeal, "No more war." That is why we are publishing these gloomy, black lists in the Appendix (attached).

We extend this appeal with an open evangelical Christian spirit of love to the conscience of those who have committed and continue to commit these actions and attacks, especially against Christian places of worship. We appeal to the conscience of those who stand behind them and even to the conscience of the whole world.

We hope and pray for the cessation of these actions that are destroying not just places of worship, but the image of God in man and are causing all kinds of suffering, disaster, grief and destruction.

I ask my dear faithful not to allow forgiveness to give way to hatred in your hearts. Resist feelings of fear, anxiety, frustration and discouragement despite the various reasons for them of which we are all aware. Face up to this with patience and faith. Do not leave; do not abandon your homeland Syria, which has been rightly called the cradle of Christianity! We have our origins and roots here, going back over two thousand years of history.

I hope that anyone reading this letter may accept it in a positive, civilised way.

We pray, Christ our God, confirm the holy Orthodox faith in our churches and monasteries unto ages of ages! Lord, save thy people and bless thine inheritance. Grant peace to Syria and to the world. And keep thy faithful!

Commemorating our most holy, most pure, most blessed and glorious Lady, Mother of God and ever-Virgin Mary, let us invoke her intercession and protection, and let us entrust one another and all our lives unto Christ our God! Deliver us, O Virgin, from every temptation, barbarian invasion and peril that we deserve due to our sins.

With my love and blessing

Gregorios III Patriarch

http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/Why-attack-places-of-worship-and-especially-churches




A l'heure de la rencontre du pape et des Patriarches des Église orientales, Mgr Gollnisch revient sur leurs préoccupations, et les enjeux de la rencontre.


Le Pape a rencontré hier, au Vatican, les patriarches et archevêques des Églises orientales. Que doit-on attendre de cette rencontre ? 
Mgr Pascal Gollnisch : Cette rencontre prend place dans ce que l’on appelle la plenaria de la Congrégation pour les Églises orientales, c’est-à-dire une réunion de tous les conseils de cette Congrégation, qui est composée de cardinaux et d’évêques du monde entier.
C’est une réunion habituelle – la dernière a eu lieu en 2009 avec Benoît XVI – qui permet de discuter des orientations à prendre pour les trois années à venir. À cette occasion, le pape rencontre les patriarches des Églises historiques – Antioche, Alexandrie, Jérusalem, Damas, Bagdad – et les archevêques majeurs – sortes de patriarches dans des pays comme l’Éthiopie, l’Ukraine, la Roumanie, et l’Inde.
Ils vont pouvoir s’exprimer devant le pape et dire quelles sont leur préoccupations.
Plusieurs points devraient être évoqués :
  • la vie de ces Églises dans les pays qui sont actuellement en conflit – la Syrie, l’Égypte et l’Irak en particulier –,
  • les négociations diplomatiques entre le Saint-Siège et l’État d’Israël pour fixer le statut administratif des communautés chrétiennes en Terre Sainte,
  • la manière dont fonctionnent ces Églises,
  • la question du dialogue interreligieux et des relations avec l’Islam.
  • Une autre question qui sera sûrement abordée concerne la diaspora des chrétiens orientaux qui ont quitté leur pays d’origine. Cette diaspora est importante, notamment en Europe – par exemple en Suède – mais aussi au Canada, aux États-Unis, en Amérique latine et en Australie. Cette diaspora appauvrit d’un côté les territoires historiques, mais peut en même temps être une force car les chrétiens de la diaspora apportent un soutien à leur Église d’origine.
SB Sako et Mgr Gollnisch
SB Sako et Mgr Gollnisch
Le patriarche irakien, Mgr Sako, a récemment dénoncé la délivrance de visas aux chrétiens d’Irak par les ambassades et consulats étrangers, déclarant qu’il y avait « toute une stratégie pour aider les chrétiens à quitter l’Irak », même dans les zones où ils ne sont pas menacés. Qu’en pensez-vous ?
Mgr Pascal Gollnisch : Notre position est très claire sur ce point. Un certain nombre de chrétiens souhaitent quitter leur pays, surtout si ce pays est dans une situation difficile. Nous ne portons pas de jugement moral sur leur départ, mais nous sommes là pour aider ceux qui veulent rester. Je pense que nous n’avons pas à encourager ce départ, qui est souvent enraciné dans une sorte de rêve d’un Occident fantasmé. Or nous savons bien que l’Occident a aussi des difficultés. Je pense qu’il faut éviter que les diplomaties occidentales poussent à l’arrivée de chrétiens.
Il y a des effets d’annonce dans lesquels nous ne nous retrouvons pas, par exemple lorsque la France dit qu’elle va accueillir 500 réfugiés syriens, ou que l’Allemagne va en recueillir 3000. Nous ne nous reconnaissons pas dans ce type d’annonces parce que je pense que ce dont ont d’abord besoin ces réfugiés, c’est d’être aidés globalement.
Si on en accueille 500 en France – les réfugiés syriens sont entre 1,7 et 2 millions – à quoi cela sert-il ? En revanche, les moyens mis en œuvre pour les accueillir ici pourraient être utilisés sur place, en Jordanie, au Liban, en Turquie etc. Ensuite, comment choisir ces réfugiés ? Sur quels critères ? Pourquoi ces 500 et pas d’autres ? S’il y a effectivement des familles spécialement visées, menacées ou blessées, alors oui, il faut que la France les accueille dans le cadre général d’un accueil de réfugiés politiques.
Si les chrétiens veulent en effet émigrer, il est important qu’ils s’intègrent, mais également qu’ils gardent les racines de leur pays d’origine et qu’ils fassent en quelque sorte une «diaspora de soutien » pour leur Église d’origine.

Les minorités chrétiennes d’Orient sont-elles prêtes à rester dans leur pays au risque d’être menacées ?
Mgr Pascal Gollnisch : Oui, elles restent sur leurs terres au risque d’être persécutées. Il y a 500 000 catholiques en Irak, ils savent bien qu’ils encourent des risques…
Le véritable enjeu, c’est bien sûr d’éviter qu’ils soient persécutés, en aidant les pays concernés à avancer vers plus de modernité et vers une certaine pacification des tensions. Cela passe notamment par le fait qu’il ne faut pas qu’une majorité, sous prétexte qu’elle a été élue, s’arroge tous les droits au point de ne pas respecter ceux de ses citoyens qui appartiennent à des minorités. La maturité démocratique, c’est aussi une manière de considérer les droits des autres, et en particulier de ceux qui n’ont pas voté pour vous.
Il y a aussi certaines mouvances qui ont des volontés djihadistes et veulent sortir les chrétiens du Moyen-Orient. Il faut bien rappeler que ces courants djihadistes n’hésitent pas à multiplier aussi les crimes contre les musulmans : les musulmans modérés – par rapport aux musulmans radicaux – sont les premières victimes des djihadistes.
Il y a de nombreuses populations musulmanes qui refusent cette vision radicale, et avec lesquels les chrétiens peuvent travailler pour aider leur pays à entrer dans plus de modernité, de respect des droits de l’Homme, des libertés religieuses et qui permettront donc un avenir des chrétiens d’Orient, en Orient.

Concernant le conflit syrien, comment les minorités chrétiennes perçoivent-elles Bachar al-Assad ? Ne craignent-elles pas que la chute de Bachar al-Assad ne marque l’arrivée des islamistes au pouvoir ? 
Mgr Pascal Gollnisch : Il convient ici de dire que les communautés chrétiennes n’ont pas un point de vue unitaire. Les chrétiens peuvent faire des choix politiques différents.
Il est vrai que dans ce conflit syrien, nous voyons bien deux réalités qui ne sont pas de même nature. Sans porter de jugement sur l’un ou sur l’autre, on doit constater que d’un côté il y a un régime avec un président, un gouvernement, un État-major, une chaîne de commandement, et de l’autre côté, il y a une nébuleuse, dans laquelle ceux qu’on croit être les « grands chefs » ne font pas grand-chose, et les « petits chefs » n’en font qu’à leur tête.
Or, cette nébuleuse, que peu de gens arrivent à maîtriser, voit ses rangs djihadistes grossir, et des djihadistes violents. Par conséquent, si vous êtes chrétien, et quel que soit votre avis sur la situation et l’avenir politique de la Syrie, vous vous dites : « d’un côté il y a un régime structuré, et de l’autre, il y a l’incertitude. Que je le considère comme bien ou mal, le régime reste un moindre mal ».
Certains chrétiens préfèrent donc que le régime d’Assad reste, quitte à ce qu’il évolue (car il a évidemment des pratiques que l’on peut condamner), plutôt que de voir au pouvoir une nébuleuse inquiétante où l’on ne sait pas qui veut quoi, et dont on dit que certains veulent mettre les chrétiens hors jeu…

Quelle est la position des Églises orientales sur l’intervention étrangère dans la guerre en Syrie ?
Mgr Pascal Gollnisch : Elles ne sont pas unanimes sur cette position, mais globalement, le positionnement est un peu paradoxal. Je pense qu’elles auraient souhaité qu’aucune influence étrangère n’intervienne en Syrie.
Mais ce pays est en train de s’autodétruire, nous assistons à des drames tous les jours, et il semble que ceux qui veulent l’arrêt de cette guerre considèrent la présence de l’ONU comme indispensable à cela.

JOL Press : Aujourd’hui, certaines minorités chrétiennes d’Orient sont-elles plus menacées que d’autres ?
Mgr Pascal Gollnisch : Oui sans doute, il semblerait que les communautés arméniennes soient particulièrement visées. Mais dans l’ensemble, elles sont quand même unies dans la situation assez effroyable dans laquelle elles se trouvent.

http://www.oeuvre-orient.fr/2013/11/22/8117/

giovedì 5 settembre 2013

"E' molto difficile accettare che un Paese che si considera cristiano in una situazione di conflitto non possa concepire altro che l'azione militare"

  "Credo che l'intervento militare che si sta preparando costituisca un abuso di potere"

Intervista al Padre Generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás, sulla drammatica situazione in Siria, le prospettive di un intervento straniero e la promozione della pace. 


Il Santo Padre ha lanciato un appello fuori del comune a favore della pace in Siria. Qual è la sua opinione in proposito?  Non ho l'abitudine di fare commenti su questioni di carattere internazionale o politico. Ma in questo caso siamo di fronte a una situazione umanitaria che va oltre i limiti che normalmente mi farebbero restare in silenzio. Devo ammettere che non capisco che diritto abbiano gli Stati Uniti o la Francia ad agire contro un Paese in un modo che senza dubbio aumenterà le sofferenze di una popolazione che ha già sofferto abbastanza. La violenza o le azioni violente, come quella che si sta preparando, sono giustificabili unicamente come ultimo tentativo e in modo tale che solamente i colpevoli ne subiscano il danno. Nel caso di un Paese ciò è chiaramente impossibile e quindi mi sembra completamente inaccettabile. Noi gesuiti appoggiamo al 100% l'azione del Santo Padre e ci auguriamo con tutto il cuore che l'annunciato attacco contro la Siria non abbia luogo.

Ma il mondo non ha la responsabilità di fare qualcosa contro chi abusa del potere contro il suo stesso popolo, come nel caso di un governo che in un conflitto usa armi chimiche? Qui si tratta di tre diversi aspetti, che conviene separare con chiarezza. Il primo ha a che fare con il fatto che ogni abuso di potere deve essere condannato e rifiutato. E, con tutto il rispetto per il popolo degli Stati Uniti, credo che l'intervento militare che si sta preparando costituisca un abuso di potere. Gli Stati Uniti d'America devono smettere di comportarsi e reagire come il fratello maggiore del quartiere del mondo.  Questo porta inevitabilmente all'abuso, molestia e bullismo sui membri più deboli della comunità.
Il secondo è che se c'è stato l'uso di armi chimiche abbiamo comunque l'obbligo di mostrare chiaramente al mondo intero che un gruppo del conflitto e non l'altro le ha usate. Non è sufficiente che qualche membro del governo del Paese che intende intervenire emetta un verdetto di colpevolezza. Bisogna che dimostrino al mondo che è così, senza dubbi, affinché il mondo possa fidarsi di loro.  Questa fiducia oggi non c'è e sono già iniziate le speculazioni su altri motivi degli Stati Uniti per il previsto intervento.
E il terzo è che i mezzi considerati adeguati per punire l'abuso non danneggino le stesse vittime del primo abuso, una volta dimostrato che esso sia avvenuto. L'esperienza passata ci insegna che questo è praticamente impossibile (anche se chiamiamo le vittime con l'eufemismo di "danno collaterale") e il risultato è l'aumento delle sofferenze per il popolo innocente e estraneo al conflitto.  Tutti sappiamo che la grande preoccupazione dei Saggi e dei Fondatori Religiosi di tutte le tradizioni e culture era "come ridurre la sofferenza umana"? E' molto preoccupante che in nome della giustizia si pianifichi un attacco che aumenterà la sofferenza delle vittime.

Non è troppo duro con gli Stati Uniti? Non credo. Non ho mai avuto pregiudizi verso questo grande Paese e attualmente lavoro con alcuni gesuiti statunitensi la cui opinione e collaborazione tengo in grande considerazione. Mai ho avuto sentimenti negativi verso gli Stati Uniti, un Paese che ammiro molto per diversi motivi, tra cui l'impegno, la spiritualità e il pensiero. Ciò che più mi preoccupa è che proprio questo Paese, che io ammiro sinceramente, sta sul punto di commettere un grande errore. E potrei dire lo stesso della Francia: un Paese che è stato un vero leader in spirito, intelligenza, che ha contribuito notevolmente alla civilizzazione e alla cultura e che ora è tentato di condurre di nuovo l'umanità verso la barbarie, in aperta contraddizione con tutto quello che esso ha significato per molte generazioni. Che questi due Paesi si uniscano adesso per una decisione così oltraggiosa che suscita la rabbia di tanti Paesi nel mondo.  Non abbiamo paura dell'attacco, ci spaventa la barbarie verso cui siamo condotti.

Perché parlare così adesso? Perché il pericolo è adesso.  Perché il Santo Padre sta prendendo provvedimenti straordinari per renderci consapevoli dell'urgenza del momento.  L'aver dichiarato il sette settembre giorno di digiuno per la pace in Siria è una misura straordinaria e noi vogliamo unirci a lui.  Possiamo ricordare che in un passaggio del Vangelo quando i discepoli non riescono a liberare un giovane da uno spirito malvagio, Gesù gli dice: "Questa specie di spirito si può cacciare solo con la preghiera e il digiuno". Per me è molto difficile accettare che un Paese che si considera, almeno nominalmente, cristiano in una situazione di conflitto non possa concepire altro che l'azione militare e con essa portare il mondo nuovamente alla legge della giungla.

Gregorio III : un attacco e per noi sarà la fine


da Il Sussidiario - 3 settembre '13
INT. di Pietro Vernizzi

“Ma più la guerra! Mai più la guerra!”. Ha esordito così ieri mattina il Papa Francesco sul suo account di Twitter, mentre monsignor Mario Toso, responsabile del dicastero Giustizia e Pace del Vaticano, sottolineava: “La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l’intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”. Un appello che non ha per ora trovato ascolto Oltralpe, dove il premier francese Jean-Marc Ayrault ha annunciato che presenterà in Parlamento i documenti riservati dei servizi segreti che dimostrerebbero le responsabilità di Assad nell’utilizzo delle armi chimiche contro i civili. Ma per il patriarca cattolico di Antiochia con sede a Damasco, Gregorio III Laham, “da due anni e mezzo la Siria sta attraversando una tragedia umanitaria senza fine: quasi 100mila vittime, 2 milioni di bambini senza una casa, 450mila cristiani in fuga, 8 milioni di rifugiati. Il Paese è già un inferno e un intervento occidentale peggiorerà ulteriormente la situazione”.

Che cosa ne pensa dell’opzione militare verso cui starebbe propendendo Barack Obama?
Sono del tutto contrario, così come mi oppongo a qualsiasi violenza, a qualsiasi utilizzo delle armi e a qualsiasi conflitto. Non posso che unirmi all’appello del Santo Padre, che ha ribadito: “Mai più guerra”. L’Europa si adoperi per risolvere i problemi della Palestina, anziché creare ancora più scompiglio in Siria. Noi siriani siamo già vittime e il Paese è già un inferno, senza bisogno di un intervento che peggiorerebbe ancora la situazione.

Che cosa accadrà quindi se Obama metterà in atto i suoi piani?
Ci saranno ancora più vittime e avremo una guerra regionale che coinvolgerà anche il Libano, dove si contano già milioni di rifugiati siriani. Per non parlare dell’eccidio dei cristiani arabi, cui oggi ad Amman sarà dedicato un congresso con il Re di Giordania, Abdallah II. Anche in Iraq di recente si sono verificati diversi attentati, insomma l’intero Medio Oriente è in fiamme e si è trasformato in un inferno.

Obama ha dichiarato che intende intervenire per mettere fine alle uccisioni di civili
Obama può rimanere a casa sua. La Siria è uno Stato indipendente, non siamo i vassalli dell’America. Se l’Occidente e gli altri Paesi stranieri smetteranno di interferire con le nostre questioni interne, la situazione tornerà a migliorare. In Siria cristiani e musulmani, sciiti e sunniti, sono vissuti insieme in modo pacifico per oltre 1.400 anni.

Oggi però quella convivenza pacifica sembra un sogno lontano…
Il motivo è che ogni giorno Regno Unito, Francia e Belgio finanziano le bande armate che scorrazzano nel nostro Paese, mentre basterebbe che le potenze straniere smettessero di dividere il popolo siriano. Il vero problema sono i finanziamenti che non finiscono alle opposizioni politiche, ma ai banditi e ai criminali del mondo intero che sono venuti in Siria per fare la guerra.

Se la guerra non è la soluzione, quale via d’uscita vede per il conflitto siriano?
Il mondo intero organizzi una grande campagna per preparare la Conferenza di Ginevra II, in modo da trovare insieme una soluzione che si basi su pace, riconciliazione e dialogo. Il Santo Padre ha sottolineato chiaramente che è questa l’unica strada da seguire. La Conferenza era prevista per lo scorso giugno, ma è stata rimandata di mese in mese. Il mondo gioca con la Siria mentre qui si continua a morire.

La Conferenza di Ginevra II non si è tenuta perché Assad sta vincendo la guerra, e quindi non ha voluto sedersi al tavolo delle trattative …
Non è vero. Il governo siriano è pronto in ogni momento a dialogare e a partecipare alla Conferenza di Ginevra. Il motivo per cui i colloqui non si sono tenuti è che manca un’opposizione unita e con un programma chiaro. Le bande armate hanno preso il sopravvento su qualsiasi altra forma di dissenso, e firmare un accordo di pace con Al Qaeda sarebbe impossibile per qualsiasi governo.

Il Papa ha indetto una giornata di digiuno per sabato 7 settembre. Come valuta questa iniziativa?
Si tratta di un’iniziativa magnifica. Il mio Patriarcato sta preparando una lettera per i fedeli greco-cattolici di tutto il mondo per chiedere loro di partecipare alla preghiera e al digiuno indetti dal Papa. Tutte le Chiese siriane sono chiamate a unire i loro sforzi e ad accogliere i fedeli dalle 19 alla mezzanotte, consentendo loro di pregare e di cantare per la pace.

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/9/3/SIRIA-Gregorio-III-patriarca-cattolico-un-attacco-e-per-noi-sara-la-fine/423896/


Mgr Grégoire III : Stoppez les livraisons d’armes en Syrie !

Le patriarche Grégoire III Laham d’Antioche, primat de l’Eglise melkite catholique de Syrie fustige toutes les nations qui livrent des armes à son pays. Il confie dans un communiqué adressé à l’AED que, selon lui, les conséquences de ces livraisons d’équipements militaires sont « largement plus dangereuses » que la mise en œuvre d’armes chimiques.
http://www.aed-france.org/actualite/mgr-gregoire-iii-stoppez-les-livraisons-darmes-en-syrie/


 "Ci chiediamo come siamo riusciti in Siria ad attraversare la "linea rossa" ...

No to foreign military intervention in Syria

Appeal of H.B. Gregorios III Patriarch of the Melkite Greek Catholic Church
President of the Assembly of the Catholic Hierarchy in Syria

http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/No-to-foreign-military-intervention-in-Syria

mercoledì 28 agosto 2013

Come viviamo noi, cristiani siriani, in queste ore ....

Da Mar Yakub , PADRE DANIEL 


Cari Amici,
 sembra che il mondo  precipiti sempre di più verso una situazione apocalittica. Siamo nella battaglia contro i dominatori mondiali senza scrupoli che vogliono sottomettere tutti con i mezzi della menzogna e violenza. Cristo Gesù, che il Tuo Regno venga e che la Tua Volontà sia fatta, e quello  sarà  la cosa migliore per tutti.
 P. Daniel

( venerdì 16 agosto  – mercoledì 28 agosto 2013)


Sull’orlo di una nuova guerra mondiale Venerdì ci sono stati duri attacchi in Tripoli (Libano) che sono costati la vita a 42 uomini e 350 feriti. Sembra una rappresaglia perché Hezbollah sostiene l’esercito Siriano nella sua  battaglia contro il terrorismo. Dopo che l’esercito Siriano ha eliminato con successo altre importanti basi dei terroristi, c’è di nuovo un attentato in Damasco con tantissimi feriti. In tutto il paese, l’esercito Siriano  sta facendo pulizia dei terroristi, e per quello non ha neanche bisogno di armi chimiche. L’America e i suoi alleati, invece, vogliono a tutti costi la destabilizzazione della Siria.  Adesso stanno inventando un nuovo gesto offensivo. Come l’hanno già fatto per l’Iraq, la Jugoslavia e la Libia :  stanno producendo menzogne di ogni tipo per arrivare al loro scopo. Adesso annunciano che è certo che la Siria usa armi chimiche, dunque la linea rossa è stata superata. E tutto questo sotto il naso degli osservatori dell’ONU, che non hanno neanche avuto il tempo di redigere un rapporto! Tutto deve andare di fretta perché i terroristi in Siria sono quasi eliminati! Naturalmente non dicono che sono stati loro stessi che hanno organizzato questi attacchi chimici. L' America minaccia e invia già qualche nave con missili verso la Siria. Nel frattempo l’esercito Siriano ha scoperto una fabbrica di armi chimiche dei ribelli, ma la macchina di propaganda dell’Occidente continua a farneticare contro la Siria. All’arrivo delle navi Americane, la Siria, la Russia, l’Iran e  Hezbollah hanno fatto sapere esplicitamente che risponderanno ad ogni attacco e colpiranno sopra tutto Israele, il grande provocatore. La politica dell'America, impazzita, sembra all’inizio di una fase decisiva autodistruttiva, con conseguenze inimmaginabili tragiche per loro stessi, ma anche per una gran parte dell’umanità. Forse non succederà niente e gli Americani si accontenteranno di aver dimostrato di essere forti. Peccato per il loro insano apparato militare, con il quale hanno già cosparso il mondo intero. O il loro insano apparato militare è usato per portare morte e distruzione, oppure non è usato e allora saranno un sacco di quattrini sprecati, con i quali non hanno potuto saziare gli affamati del mondo intero.

Contro questo gesto offensivo militare, noi rispondiamo con un gesto offensivo spirituale. Tutta la domenica mattina, noi abbiamo fatto l’adorazione del Santissimo Sacramento. Inoltre decidiamo che durante i giorni consecutivi, dalle 6.00 fino alle 21.30 continueremo l’adorazione poichè il Regno di Dio trionferà.

La Domenica in generale è una giornata bellissima e libera, ma è meno piacevole quando non c’è più corrente durante la mattina. Senza luce si può pregare, ma preparare un pranzo è più difficile. Perciò abbiamo deciso di fare un piacevole pic-nic e faremo una buona cena. E così è stato. Flessibilità con le  proprie regole e usanze è una buona cosa per una sana vita cristiana.
 E’ cominciata  adesso la vera battaglia?  Martedì mattina c’è stato tanto traffico aereo con qualche sordo boato,  ma durante l’Eucaristia abbiamo provato un po’ di terrore. Dopo la messa ci siamo rifugiati nella cripta, dove abbiamo anche mangiato nella semi oscurità. Abbiamo ancora sentito qualche tuono sinistro e dopo c’è stato  un silenzio. Apparentemente c’era stata solo una preparazione  per un attacco breve ma forte. Dopo pranzo abbiamo lavato i piatti e non siamo più stati rintanati nei nostri rifugi.

Protesta contro i fratelli musulmani fanatici. Durante un processo non-democratico di Ergenekon del 5 agosto scorso, 275 capi militari, politici e altri, sono stati condannati per partecipazione ad un colpo di stato. Sono tutti uomini che si sono ribellati contro il totalitarismo dei fratelli musulmani e contro l’influsso onnipotente dell’ America e Israele. In Egitto è stato arrestato Mohamed Badie, il capo superiore dei fratelli musulmani . Il primo ministro Haxem-el-Beblaoui chiede che il movimento dei fratelli musulmani sia abolito come vaga confraternita  onnivalente e sia trasformato in una partito legale per poter partecipare in modo legale all’amministrazione del paese.
Una ripresa difficile in Siria.  Ci sono sempre più dichiarazioni di sostegno per la Siria. Alla Chiesa San Sepolcro di Gerusalemme, c’è stata una dimostrazione gigantesca per esprimere la solidarietà per i due vescovi rapiti in Aleppo e per i cristiani di Egitto. Nello stesso tempo, in tutta la Siria, l’esercito Siriano sta eliminando gruppi armati e i loro arsenali, soprattutto di al-Nousra.  Il 20 agosto, nella zona di Lattakia, hanno trovato una fossa comune di civili che sono stati assassinati dai ribelli. E sempre più chiaro che la Siria si batte contro un terrorismo sostenuto internazionalmente. La Siria rimprovera l’America di nascondere i suoi veri motivi con menzogne ed è molto chiaro che l ‘ America non vuole collaborare per la pace in Siria. Il gran mufti di Siria, Ahmed Baddar Eddin Hassoun ha incontrato in Damasco una delegazione Russa.  Egli ha dichiarato che la congiura contra la Siria ha come scopo di cambiare la tolleranza tra diversi credenti e mettere gli uni contro gli altri, come è già stato fatto in tanti paesi. “L’Amore è più importante che la preghiera”, ha concluso il Gran Mufti. Con questa occasione, il Gran Mufti ha ringraziato il ministro degli Affari Sociali Russo per il latte che la Russia ha regalato ai bambini Siriani e anche per le medicine e per tutto il sostegno Russo per la Siria. Vogliamo aggiungere che la Russia al momento è  il grande difensore dei cristiani. Nel giornale Siriano arabo si segnala anche che  in Belgio le città di Anversa  e Vilvoorde  hanno sanzionato le famiglie che hanno inviato terroristi in Siria. Il 21 agosto,  in un incontro a Damasco, Il Ministro degli Affari Esteri, Walid al-Moallem, ha disapprovato il comportamento di Israele, che dopo i suoi tre attacchi aerei nella Siria, si mostra contento che in Siria, Iraq e Egitto il terrorismo cresca, l’infrastruttura sia quasi distrutta e che l’economia sia paralizzata.
Purtroppo,  nel campo politico “il nostro fratello maggiore” è un protagonista della violenza crescente e  paralisi del Medio Oriente. La Siria è accusata di usare armi chimiche solo per provocare uno sdegno generale. E’ chiaro che al momento i ribelli hanno bisogno di aiuto (di armi). Ma forse stavolta queste menzogne non saranno più tanto facilmente accettate come prima. Il 21 agosto scorso l’esercito ha fatto un forte attacco nel sud-est di Damasco (Ghouta). Tantissime orrende immagini e filmati di cosiddette vittime di armi chimiche sono già stati distribuiti nella sera di 20 agosto. E lì si usano anche immagini dall’ Egitto. Teheran ha subito comunicato che ci sono abbastanza prove invece per l’uso di armi chimiche dai ribelli. La Cina ha ammonito gli ispettori di prendere contatto con il governo Siriano e di essere obiettivi. Anche il Vaticano è all’erta e dichiara che il governo Siriano non può essere accusato senza prove evidenti. In 2003, Colin Powell ha accusato l’Iraq dell’uso di gas tossici e aveva fatto un PowerPoint dimostrazione, di una bottiglia di gas che lui stesso aveva acceso. Dopo la distruzione dell’ Iraq, Colin Powell aveva ammesso la sua menzogna verso la comunità internazionale.

Ancora due testimonianze.
Qualche citazione di una  lettera aperta indirizzata al presidente della Francia e al suo ministro degli affari esteri. “…Sono un padre di una delle tante vittime della guerra in Siria. Mia figlia Pascal è stata uccisa nel bus che è stato attaccato da un gruppo armato dell’esercito Siriano libero che voi e i vostri alleati hanno sostenuto e incoraggiato dall’inizio…Se è vostro scopo di distruggere la Siria solo per proteggere Israele, credete veramente che la distruzione di un popolo porterà pace e tranquillità in Israele?...Lei  crede veramente di promuovere la civiltà con la distruzione dei cristiani? E’ vero, ci  sei riuscito, insieme con i tuoi alleati, a trasformare in pochi mesi l’amicizia tra musulmani e cristiani in Siria in una semi guerra confessionale. …come cristiani Siriani noi non vediamo le ragioni per lasciar distruggere il nostro paese e lasciar assassinare i nostri bambini, solo per idee corrotte che cambiano secondo gli interessi degli altri. “ (Claude Zerez, padre di Pascal che è morta a Homs il 9 ottobre 2012 all’età di 20 anni).

Monsignor Antoine Audo, gesuita e vescovo Caldeo di Aleppo, ha dichiarato di non partecipare al più grande evento di giovani a Rimini, organizzato dal Movimento Comunione e Liberazione, perché il vescovo vuole restare vicino ai suoi fedeli durante questa situazione tragica. Aleppo oggi è una città di martiri. Più della metà della popolazione è fuggita e l’ 80% non ha più risorse per sopravvivere. Tuttavia il Vescovo ci ricorda il festival coraggioso dei giovani ad Aleppo il 28 di luglio scorso e ci ha comunicato che alla fine di agosto ci sarà un nuovo “festival della speranza” , incoraggiata dalle parole e dall’attitudine di papa Francesco.

traduzione A.Wilking


Gregorio III: La democrazia si costruisce con la pace. L’attacco Usa è un atto criminale



Asia News 28/08/2013
 Il Patriarca cattolico di Antiochia invita i Paesi occidentali ad ascoltare l’appello del papa. Un’azione armata distruggerà qualsiasi ipotesi di dialogo e riconciliazione futura. I cristiani verranno relegati in un ghetto. Senza di loro non può esistere un islam moderato. La scomparsa dei cristiani è un pericolo per tutto l’occidente e per il mondo arabo.

"Ascoltiamo l'appello del Papa per la pace in Siria. Se i Paesi occidentali vogliono creare una vera democrazia devono costruirla con la riconciliazione, con il dialogo fra cristiani e musulmani, non con le armi. L'attacco pianificato dagli Stati Uniti è un atto criminale, che mieterà altre vittime, oltre alle migliaia di questi due anni di guerra. Ciò farà crollare la fiducia del mondo arabo verso il mondo occidentale". È quanto afferma ad AsiaNews Gregorio III Laham, patriarca greco-cattolico di Antiochia, di tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti. 
L'appello giunge a poche ore dalle voci di un attacco imminente degli Stati Uniti contro Damasco. L'operazione è appoggiata da altri Paesi: Francia, Gran Bretagna, Turchia e Lega Araba. In questi giorni il prelato ha diffuso in tutte le parrocchie della Siria l'appello pronunciato lo scorso 25 agosto da papa Francesco.
"La voce dei cristiani - afferma il patriarca - è quella del Santo Padre. In questo momento occorre essere pragmatici. La Siria ha bisogno di stabilità e non ha senso un attacco armato contro il governo".
Gregorio III si domanda: "Quali sono le parti che hanno condotto la Siria a questa linea rossa? Chi ha portato la Siria a questo punto di non ritorno? Chi ha creato questo inferno in cui vive da mesi la popolazione?". "Ogni giorno - spiega -  in Siria entrano estremisti islamici provenienti da tutto il mondo con l'unico intento di uccidere e nessun Paese ha fatto nulla per fermarli, anzi gli Stati Uniti hanno deciso di inviare ancora più armi". Il prelato sottolinea che l'attacco pianificato dagli Usa colpirà soprattutto la popolazione siriana e non è meno grave dell'uso di armi chimiche.
Secondo il Patriarca, i Paesi occidentali continuano a sostenere un' opposizione che non esiste, che non ha alcuna autorità sul campo. "I lavori per la conferenza di Ginevra 2 - sottolinea - sono fermi. La parola dialogo è ormai dimenticata. Per mesi i Paesi occidentali hanno perso tempo a discutere, mentre la gente moriva sotto le bombe di Assad e per gli attacchi degli estremisti islamici di al-Qaeda".
Gregorio III avverte che una eventuale vittoria degli islamisti darà vita a un Paese diviso in piccole enclavi, confinando i cristiani in un ghetto. "La nostra comunità si riduce ogni giorno. I giovani fuggono, le famiglie abbandonano le loro case e i loro villaggi". 
Per il prelato "la scomparsa dei cristiani è un pericolo non solo per la Siria, ma per tutta l'Europa". "La nostra presenza - afferma -  è la condizione essenziale per avere un islam moderato, che esiste grazie ai cristiani. Se noi andiamo via, non potrà esservi in Siria alcuna democrazia. Tale tesi è sostenuta anche dagli stessi musulmani, che temono la follia islamista. In molti affermano che non si può vivere dove non vi sono i cristiani". 

http://www.asianews.it/notizie-it/Gregorio-III:-La-democrazia-si-costruisce-con-la-pace.-L%E2%80%99attacco-Usa-%C3%A8-un-atto-criminale-28855.html



Un  SMS dalla Siria:


"Qua la gente e' in panico. Tutti parlano dell'attacco Americano".

Dentro di me e di tantissimi siriani (compreso i cristiani) c'e’ un' angoscia ed una tristezza di tutto quello che si sta succedendo. 
Angoscia perchè ci sentiamo soli, abbandonati e sbattuti nel nulla. Tristezza perchè se l’America con i suoi alleati facessero un attacco noi civili siriani piangeremmo tantissimo per la caduta dei morti innocenti. Non mi raccontate la buggia delle armi intelligenti, perche abbiamo visto quanti morti sono finite tra le mani della Nato in Libia, Iraq…i missili intelligenti sanno chi e' il cattivo e chi e' il buono? Non esistono armi intelligenti, esistono solo disastri e massacri e che verranno fatti sotto il nome di "difendere i civili ". 
Quanti siriani devono morire ancora perchè l'Occidente capisca che la democrazia e la liberta’ non viene mai realizzata con le armi? Quante bugie deve raccontare l’America per convincere il mondo che quello che sta per fare e’ una mossa nobile, e quello che sta per fare e' per il bene del popolo siriano? Perchè l'America non aspetta il risultato del gruppo nazionale che’ stato mandato in Siria per vedere se e’ vero che il governo siriano ha fatto l’attacco chimico o no? Perchè le accuse sono pronte sempre prima? Perchè le Nazioni Unite ha mandato questo gruppo di scienziati chimici dopo 5 mesi dell’attacco chimico a Khan Al-Asal (periferia di Aleppo) ? forse perchè erano stati i ribelli? Perchè l’America dice che il governo siriano ha fatto ritardare l’entrata degli investigatori chimici nella periferia di Damasco, nonostante che il rappresentante dell' Onu e’ venuta sabato sera, e domenica si e’ messa d’accordo con il governo ad entrare e lunedi sono entrati. Allora che intende l’America nella parola “ ritardo “? Sembra che l’America non può più trovare una bugia ben fatta per attaccare la Siria per cui ha capito che deve interferire direttamente in Siria perchè tutti quelli che aveva usato contro di noi sono falliti. Ormai noi siriani (cristiani) nonostante l’angoscia e la tristezza, nonostante i colpi dei Mortai che ci regalano i ribelli in continuo e cadono sulle nostre case, sulle nostre chiese, sulle nostre moschee, sulle nostre scuole. 
Noi siriani (cristiani) continuiamo a vivere, e sperare nel domani. Perche la Madonna di Al-sufania ci ha detto:” Conservate e tenete duro il vostro cristianesimo orientale “.
Pregate per noi!
Samaan

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giovedì 8 agosto 2013

Auguri per Eid ul- Fitr

I saluti di Sua Beatitudine Gregorios per Eid ul-Fitr



Prot. 346/2013R
  Rabweh 8 ago 2013



Cari concittadini Musulmani !


Vi invio cordiali auguri di Eid ul -Fitr. Ci rallegriamo con voi mentre riflettiamo sui sublimi valori spirituali di questa festa, in particolare quello dell' abbandono alla volontà di Dio.

Stiamo soffrendo con voi e con tutti i nostri fratelli e sorelle Musulmani, specialmente quelli del mondo Arabo, di fronte a quelle situazioni tragiche che hanno colpito  nel vivo tutti i nostri cuori , dal momento che qualsiasi spargimento di sangue Arabo è il sangue dei figli e delle figlie di una stessa famiglia.

Stiamo pregando per la pace e la sicurezza e in particolare per l'unità del mondo Arabo e Musulmano.

Noi crediamo che questa unità è il fondamento per la pace e la prosperità nel mondo Arabo e Musulmano, e la purezza dell'Islam autentico, al fianco del quale abbiamo vissuto per 1434 [islamici] anni. 
Insieme abbiamo costruito una comune  società araba  Musulmano-Cristiana umana,  aperta 

Cari fratelli,
Noi crediamo che la divisione del mondo Arabo Musulmano è il vero pericolo per Musulmani e Arabi Cristiani e per l'Islam e il Cristianesimo. Questo è il vero pericolo per il nostro vivere insieme, la civiltà, la tradizione, il futuro, la missione e il ruolo nel nostro Oriente arabo e in tutto il mondo.

Ci congratuliamo con voi con tutto il cuore. Preghiamo per il compimento di una visione araba Musulmano-Cristiana condivisa, per un futuro migliore per le nostre nuove generazioni, e di soddisfare le aspirazioni, le grida e gli slogan della vera rivoluzione araba che scaturiscono dal desiderio di cercare di garantire una degna, miglior vita per i figli e le figlie di questo Oriente che è tanto caro a tutti noi.

I nostri migliori auguri per una felice festa, il nostro affetto e sincero augurio perchè la pace torni alla terra di pace!

+ Gregorios III

Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente
di Alessandria e di Gerusalemme



The Crisis in Syria and the Humanitarian Aid Challenge

7 8 2013


The Crisis in Syria and the Humanitarian Aid Challenge
Ain Traz Meeting hosted by Melkite Greek Catholic Patriarch Gregorios III
1-2 August 2013


giovedì 6 giugno 2013

Alla vigilia della seconda conferenza di Ginevra sulla Siria. Appello di Sua Beatitudine Gregorios III

 Possa la strada per Ginevra essere il cammino per la pace della Siria!



Rabweh 30.05.2013

"Venite a una parola comune." (Surat aal ʿ Im'ran 3: 64)

 Il Concilio Vaticano II afferma: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, soprattutto quelli che sono poveri o in qualsiasi modo soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo. "(Gaudium et Spes, Prefazione).

 San Paolo dice, "se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui." (I Corinzi 12: 26) San Paolo dice anche: "Dio ... ci ha dato il ministero della riconciliazione. "(2 Cor 5, 18).  Il Corano dice:" Venite a una parola comune ". Un hadith dice anche: "I credenti sono come una sola persona, se la testa fa male, tutto il corpo soffre con febbre e insonnia." (Sahih Muslim 6260)

 A partire da questi venerabili versi e gli insegnamenti sublimi, esprimiamo il nostro ottimismo per lo svolgimento di questa seconda Conferenza di Ginevra. Domandiamo la partecipazione a questa conferenza, in nome delle migliaia di vittime che sono cadute sul suolo della cara Siria, le vedove, gli orfani, gli handicappati, i malati, le persone in lutto, i rapiti, gli scomparsi, gli studenti, i giovani, quelli pieni di dubbi, feriti nella coscienza e nei sentimenti ... e ogni persona che soffre in Siria.

 A nome di tutti loro, e sulla base della nostra responsabilità pastorale, e come presidente dell'Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria,  rivolgiamo questo appello alla Federazione Russa e agli Stati Uniti d'America che hanno convocato questa conferenza, e a tutti coloro che parteciperanno: Stati sovrani, organismi, figli e figlie della Siria, in patria e all'estero, alleati e avversari. Tutti voi, lavorate con fiducia, in spirito di riconciliazione, di dialogo e di cittadinanza sincera ... Mettete tutti i vostri sforzi nel far sì che  questa conferenza abbia successo. Questa è una opportunità molto importante, in una fase decisiva centrale, e dentro la morsa di una storica, sanguinosa, distruttiva crisi, la più grave nella storia della Siria.

 Che la richiesta di riconciliazione, del dialogo, della solidarietà e della pace, sia più forte del frastuono di armi e armamenti.
 Noi domandiamo a voce altissima: "Siriani, arriviamo a una parola comune tra tutti noi!"
Chiediamo soprattutto ai nostri fedeli, i figli e le figlie delle nostre parrocchie, di innalzare preghiere e suppliche in chiese, monasteri, confraternite, associazioni parrocchiali, case e famiglie per il successo di questa conferenza, e per la sicurezza, la calma, la pace, la riconciliazione, il dialogo, la solidarietà e l'amore tra i cuori di tutti i cittadini.

  Preghiamo:
 Signore! Donaci la pace! Giacché ci hai dato tutte le cose! "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio". (Mt 5, 9)

  Possa la strada per Ginevra essere il cammino per la pace della Siria!
 

        + Gregorios III
Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente
 Di Alessandria e di Gerusalemme