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giovedì 11 gennaio 2018

Mons Nassar, arcivescovo di Damasco, sfugge alla morte


L'8 gennaio, gli attentati hanno colpito gravemente la città vecchia di Damasco, tra cui la cattedrale maronita e la residenza dell'Arcivescovo, sopravvissuto "per provvidenza". Pubblichiamo qui la testimonianza che il vescovo Samir Nassar ha appena inviato a Aiuto alla Chiesa che Soffre

Provvidenza
"Una granata  è caduta sul mio letto lunedì 8 gennaio 2018. Alle 13:20, mentre mi preparavo a fare un pisolino. Qualche secondo al lavandino mi ha salvato la vita ... il letto è pieno di schegge di mortaio.
La Provvidenza veglia sul suo piccolo servitore.
Ora sono esiliato, come 12 milioni di profughi siriani che non hanno più niente.
Il danno è importante: le porte della Cattedrale e  43 porte e finestre devono essere sostituite, dei fori da tappare, i serbatoi del gasolio e dell'acqua da riparare, la rete elettrica da rifare, una macchina danneggiata. 
La violenza è la sola padrona ... gli innocenti vengono sacrificati ogni giorno.
I preti mantengono alto il morale. Hanno pianto di gioia vedendomi uscire vivo dal fumo e dai detriti ... Grazie Signore per questo nuovo inizio. La mia vita ti appartiene.
Nell'unione di preghiera di fronte a Nostra Signora della Pace. "

+ Samir NASSAR 
Arcivescovo maronita di Damasco

mercoledì 29 novembre 2017

Aiuto alla Chiesa che Soffre: tre progetti per Natale per la città di Aleppo

Tre progetti per far rinascere la città di Aleppo. Tre doni che i benefattori italiani potranno lasciare “sotto l’albero” dei cristiani aleppini.
Quest’anno la campagna di Natale di Aiuto alla Chiesa che Soffre è infatti interamente dedicata alla comunità cristiana di Aleppo. 

 Il primo dono permetterà di rinnovare il sostegno al progetto Goccia di latte, che garantisce latte in polvere a 2850 bambini al di sotto dei 10 anni. Un regalo che, spiega il vicario apostolico di Aleppo e referente del progetto monsignor Georges Abou Khazen, non soltanto permette ai bambini - "le prime vittime del conflitto" - di crescere sani e forti, ma dona anche ai genitori la serenità di offrire nuovamente ai propri figli del latte, un alimento che, a causa della forte svalutazione della lira siriana, ha oggi un costo proibitivo per la maggior parte delle famiglie.
Il secondo intervento da sostenere è in favore dell’Ospedale Saint Louis, affidato alle suore di San Giuseppe dell’Apparizione. La Fondazione pontificia contribuirà all’acquisto di materiale sanitario e di generatori elettrici che consentiranno alle apparecchiature di funzionare nelle ore di blackout che ancora si verificano ad Aleppo.
Infine il terzo regalo di Natale permetterà di ricostruire l’asilo delle suore di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, danneggiato dalla guerra. Una volta tornato in funzione, almeno 50 bambini potranno di nuovo giocare e avere un luogo dove crescere, finalmente, nella pace.
"Le bombe e i combattimenti che in questi anni hanno distrutto Aleppo – afferma il direttore di ACS-Italia, Alessandro Monteduro – sono finalmente cessati, ma tanto resta ancora da fare nella martoriata città, un tempo roccaforte della cristianità in Siria. Quest’anno abbiamo voluto rivolgere il nostro pensiero alla comunità cristiana aleppina, affinché questo possa essere un Natale di rinascita. I progetti sono realmente essenziali. Garantiranno alimentazione, salute ed educazione e vedranno coordinatori, tra le più belle figure della grande famiglia cristiana. Il nostro augurio, e il nostro impegno concreto, è che le migliaia di fedeli partiti in questi anni possano tornare a casa, assieme agli altri, per vivere finalmente in pace e perpetuare la presenza cristiana in uno dei suoi luoghi simbolo. L’invito dunque è a sostenere numerosi i nostri fratelli nella fede in difficoltà".
QUI il LINK per donare: http://acs-italia.org/campagna-natale-aleppo-tw/

lunedì 6 novembre 2017

Ricostruire la fiducia sarà la vera sfida della convivenza tra siriani

  CRUX ottobre 2017, John L. Allen Jr.

Sebbene il conflitto sanguinoso in Siria sia ancora incombente dopo sei lunghi anni, la sua fine però potrebbe risultare meno complicata che il ritorno ai rapporti relativamente fiduciosi che una volta esistevano nel Paese tra Musulmani e Cristiani. Molti profughi cristiani siriani dicono che dopo aver visto i loro vicini musulmani unirsi per attaccarli, è impossibile immaginare di potersi nuovamente fidare di loro...

La fine della guerra in Siria potrebbe essere più facile che la ricostruzione della fiducia tra cristiani e musulmani.

Rana, una rifugiata cristiana siriana che vive nella città di Zahle nel centro del Libano, con la sua bambina di un anno. (Credito: Ines San Martin / Crux.)

ZAHLÉ, Libano - Per sei anni, la fine di una sanguinosa guerra civile scoppiata in Siria nel 2011 ha sfidato i migliori sforzi di diplomatici e strateghi militari. Eppure fermare i combattimenti potrebbe rivelarsi la parte più facile, rispetto alla ricostruzione della fiducia tra cristiani e musulmani che, per molti versi, è stata la prima vittima della guerra.
"Non riuscirò mai a perdonarli, mai", dice Victoria, una rifugiata siriana fuggita da Aleppo e madre di due figli, che attualmente vivono in un appartamento sovvenzionato dalla Chiesa a Zahlé, Libano, nella valle della Bekaa. La sovvenzione è resa possibile da 'Aiuto alla Chiesa che Soffre', fondazione pontificia che supporta i cristiani perseguitati in tutto il mondo. Victoria chiede che il suo cognome non venga citato, dal momento che suo marito, Abed, è scomparso mentre era al lavoro in Siria poco prima che la famiglia fuggisse. Nel caso in cui egli sia ancora vivo, teme possa subire ritorsioni. A lungo termine vorrebbe avere un nuovo futuro per sé e per la sua famiglia "ovunque in Occidente", dice, e la sua prima scelta sarebbe verso l'Australia.
"I nostri vicini musulmani quando sono iniziati i combattimenti, ci hanno attaccato", dice. "Non riesco a perdonarli. Hanno distrutto tutto ciò che avevamo.".  Victoria è categorica: anche se la pace tornerà in Siria, lei ritiene "impossibile" vivere con gli stessi vicini senza temere continuamente che la stessa cosa possa accadere di nuovo.
Sana Samia, che è la responsabile per la raccolta di fondi e la gestione del progetto per l'arcidiocesi Greco-Melkita di Zahlé, ha affermato che uno degli obiettivi del loro sostegno ai rifugiati è quello di aiutare i Cristiani che vorranno tornare a casa quando sarà il momento giusto perchè possano riuscire a farlo con successo e, oltre all'istruzione e a un posto di lavoro, significa anche essere disposti a coesistere costruttivamente con i Musulmani. "Devono imparare a fidarsi di nuovo", ha detto Samia, "ma è estremamente difficile a causa di tutto quello che hanno visto e sperimentato".
Secondo i propri standard, l'impegno dell'arcidiocesi per aiutare i rifugiati è enorme, con una cifra di circa 2 milioni di dollari ogni anno, secondo padre Elian Chaar, che sovrintende alle finanze della chiesa.
A sua volta, questo è un riflesso della scala della crisi globale dei rifugiati nel paese, dal momento che il Libano ospita oggi una popolazione di rifugiati ufficialmente stimata a 1,5 milioni (anche se alcuni ritengono che il totale reale sia molto più alto) oltre ad una popolazione autoctona di poco più di 4 milioni. Come ha sottolineato il membro del congresso della California Issa Darrell in una recente udienza sul Libano, è come se gli Stati Uniti fossero costretti ad ospitare 100 milioni di rifugiati.
Padre Chaar ha dichiarato che la spesa di 2 milioni di dollari rappresenta all'incirca un aumento del 65% del bilancio dell'assistenza umanitaria dell'arcidiocesi da sei anni fa, con una gran parte del denaro proveniente dall'Aiuto alla Chiesa che Soffre. La chiesa locale sotto l'arcivescovo Isaam John Darwish sta facendo tutto quello che può per promuovere buone relazioni tra Musulmani e Cristiani. L'ospedale arcidiocesano, Tel Chiha, cura senza distinzione sia i Musulmani che i Cristiani, anche ospitando i pazienti musulmani con le loro esigenze dietetiche e di privacy, e lo stesso arcivescovo Darwish lavora attraverso le ONG che gestiscono i campi profughi retti da musulmani locali per fornire assistenza.
In ogni caso quale che sia il grande impegno che la Chiesa locale e i donatori internazionali attuino, la mancanza di fiducia può essere difficile da colmare.
Rana, che ha anch'essa chiesto di non dire il suo cognome, è una madre di tre figli dell'età di nove, cinque e un anno. In termini di personalità, è una persona solare e felice, nonostante viva in un micro appartamento con una piccola cucina, dove i materassi usurati devono essere messi di notte sul pavimento per permettere a tutti di dormire.  È raro non vedere Rana sorridere e avere una risata pronta. Eppure, quando le si chiede se può perdonare i Musulmani che l'hanno attaccata, si spegne improvvisamente, e il "no" che pronuncia è categorico. "Ci hanno pugnalato nella schiena", dice, riferendosi ai suoi vicini musulmani del suo villaggio siriano, dicendo che è fuggita a Zahlé proprio perché è noto per avere una forte maggioranza cristiana.
"Abbiamo vissuto sempre pacificamente con loro, ma hanno pianificato [l'attacco] sotto il tavolo", dice. "Quando sono incominciati i combattimenti loro ci sono venuti dietro". "Abbiamo vissuto insieme nello stesso posto", dice Rana, "ma avevano odio per noi e ci hanno mentito".
Racconta di aver visto che le persone con cui aveva vissuto e lavorato tutta la sua vita hanno iniziato a partecipare alle manifestazioni, chiedendo che i Cristiani fossero eliminati, e li ha poi osservati saccheggiare case cristiane che avevano preso di mira.  "Non potrò mai fidarmi di nuovo", dice. Inoltre, Rana confessa che la sfiducia è ora generalizzata verso tutti i Musulmani. Per scelta, lei non ha amici musulmani in Zahlé . Indicando la porta del suo piccolo appartamento, ci spiega che la sua vicina di casa è una donna musulmana, ma con lei non parla mai e non ha alcuna intenzione di farlo.
Naturalmente, per ogni storia di Musulmani Siriani che si sono uniti all'assalto anti-cristiano, ci sono anche resoconti di Musulmani che rischiano la loro vita per aiutare i loro vicini Cristiani. I Cristiani sono anche consapevoli del fatto che molti Musulmani stessi sono stati gli obiettivi dell'ISIS ed ora vivono una vita altrettanto difficile come la loro, perché anche quei Musulmani sono stati costretti a fuggire.
Padre Elie Chaaya,, accademico e pastore Greco-Melkita, però dichiara che la diffidenza non è generalizzata: nel villaggio dove si trova la sua parrocchia dice che c'è una popolazione mista di Cristiani e Musulmani sunniti e sostiene che i rifugiati cristiani possono vivere insieme ai musulmani "senza paura". 
 Chaar, tuttavia, per la sua esperienza dice che il sospetto spesso corre abbastanza profondo.
"Quando i Musulmani Siriani cominciarono a venire qui, tutti li temevano, Libanesi e rifugiati allo stesso modo", racconta. "Vuoi sapere, sì o no, se questo ragazzo è infettato con la cultura dell'ISIS? ... Non puoi aiutare preoccupandoti che potrebbero essere estremisti, cosa che rende difficile fidarsi di loro".
Samia dice, che nonostante la china sia ripida da risalire, ricostruire la fiducia è essenziale se i Cristiani vogliono rimanere in Medio Oriente.
"Vogliamo che i Cristiani siano in condizione di poter rimanere qui, nella terra dove nacque Cristo e dove nacque il cristianesimo", dice. "Se vogliamo restare, dobbiamo essere in grado di vivere bene con i musulmani".  “Non abbiamo un'altra scelta", conclude Samia.

mercoledì 2 novembre 2016

Padre Jacques Mourad: Fermare la vendita di armi!

Durante il recente viaggio attraverso il Canada, padre Jacques Mourad,  monaco della comunità di Mar Mousa in Siria, ha parlato con Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Il sacerdote - già rapito e detenuto da Daesh (ISIS) da maggio a ottobre 2015 - chiede ai canadesi di riflettere sull'impatto della vendita di armi, in particolare quelle agli stati della regione del Golfo , che a suo dire, finiscono poi nelle mani dei combattenti in Siria.

31 ottobre 2016, 
 Aiuto alla Chiesa che Soffre Canada.

ACS: Cosa vorrebbe dire alla gente del Canada riguardo alla guerra in Siria?

Padre Jacques Mourad: Come primo punto, desidero ringraziare e trasmettere i miei ringraziamenti da parte dei cittadini della Siria, in particolare dei cristiani in Siria, alle persone canadesi che hanno aperto i loro cuori e il loro paese.

In secondo luogo, ciò che speriamo dai paesi democratici come il Canada, che pur non essendo in grado di fermare questa guerra, continueranno ad accogliere i profughi, così facendo salvano le loro vite, soprattutto la vita di coloro che si trovano nelle zone dove più sono in pericolo (come ad Aleppo tra l'altro).
Tuttavia, dico anche che l'emigrazione della popolazione siriana in Canada non è una buona soluzione.
E' possibile portare fuori l'intero Paese? Per tutti in Siria è pericoloso! Pertanto, lo sforzo necessario da un paese con un buon cuore e che possiede la sua libertà, come il vostro, è quello di fare tutto ciò che è necessario per sensibilizzare l'opinione pubblica, circa le conseguenze della guerra, e convincere il vostro governo a fare tutto quanto è in suo potere per fermare la vendita di armi.

Perché è con queste armi, come quelle che il Canada sta producendo e che vengono vendute nei Paesi del Golfo, è con queste armi, che finiscono nelle mani di tutti coloro che combattono, che la popolazione siriana viene uccisa. Non abbiamo idea del numero di morti, la miseria, ecc...! Il fatto che questo paese continua a produrre e vendere armi, vi rende in parte responsabili della guerra in Siria.
"I canadesi sono invitati a interpellare il loro governo, perché rifletta e prenda in considerazione il fatto che siamo consapevoli di ciò che sta accadendo, che siamo feriti e che stiamo soffrendo."

Padre Mourad invita tutti i Canadesi a pregare per le persone che sono in Siria e per l'avvento della pace . 

Fin dagli inizi della guerra nel marzo 2011, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto tante persone in Siria per mezzo di progetti di emergenza elaborati dalle Chiese locali, sia le necessità di sostegno richieste per l'alloggio di anziani e malati che non possono lasciare il paese, o per la distribuzione di pannolini, cibo e vestiti caldi per i bisognosi. La carità pontificia ha fornito il supporto per un importo di circa 19 milioni di dollari.

I progetti continuano a svilupparsi. Insieme con il rinnovo del progetto per il latte e pannolini per aiutare le famiglie, l'organizzazione sostiene sacerdoti anziani e religiose che stanno vivendo al limite dell'esaurimento, con collette e offerte di messa. Infine, 600 famiglie riceveranno aiuto per pagare il riscaldamento questo inverno, visto che il costo del mazut (un olio combustibile) resta proibitivo.

   (trad. OpS)

mercoledì 12 ottobre 2016

Le Carmelitane di Aleppo e l'altro versante della sofferenza

Le religiose del Carmelo di Aleppo scrivono ad 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' questa lettera, testimonianza di ciò che le popolazioni vivono nel quotidiano.
Un appello che accompagna quelli già pubblicati nei giorni scorsi, dei Vescovi e dei Patriarchi delle diverse confessioni cristiane presenti in Siria e ad Aleppo in particolare. Parliamo di Mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo greco-melkita di Aleppo; Mons. Joseph Tobji arcivescovo maronita di Aleppo; Gregorio III Laham, patriarca cattolico siriano con doppia sede a Damasco e Beirut; Mons Samir Nassar Arcivescovo maronita di Damasco; Mons. Antoine Audo Vescovo caldeo di Aleppo, e altri...
Tutti loro raccontano angolature diverse di una storia che stride duramente con il racconto quotidiano dei media internazionali, in cui trovano spazio solamente le sofferenze della parte della città occupata dai jihadisti sottoposta ai bombardamenti siriani.
Le Suore del Carmelo di Aleppo che partecipano del quotidiano calvario della Siria e della loro città, accoratamente manifestano le stesse preoccupazioni dei Vescovi: 
supplichiamo insieme a loro la protezione della Vergine Maria per la conversione dei cuori e la fine delle atrocità.



ALEPPO: Non ne possiamo più!

11 ottobre 2016

«Come già sapete dalle informazioni fornite in Occidente, i bombardamenti su Aleppo est sono numerosi. Ma la situazione ad Aleppo ovest non è affatto migliore, sebbene i media non ne parlino. Questa parzialità delle notizie ci addolora molto, perché siamo tutti i giorni direttamente o indirettamente testimoni, per le notizie che riceviamo dai preti o da persone vicine e conosciute, di tutti i disagi vissuti in numerosi quartieri ovest della città: granate, missili ed armi sempre più sofisticate, senza parlare della mancanza totale di acqua e di elettricità, (tagliate dai gruppi armati nemici) che fanno sempre più vittime; i morti e i feriti si contano a decine tutti i giorni anche là».

«Da una settimana, questo prete non smette di seppellire vittime civili»

«L'altro giorno, un sacerdote che celebra per noi la messa una volta alla settimana è arrivato in lacrime: abita a Midan, un quartiere popolare che da tre anni, senza tregua, è obiettivo di attentati. Questo sacerdote, da una settimana, non smette di seppellire le vittime civili. In un altro quartiere molto popolare, quasi totalmente abitato da musulmani, vicino all'ospedale San Louis gestito dalle suore di San Giuseppe dell'Apparizione, alcuni obici hanno fatto qualche giorno fa una decina di morti e più di 70 feriti.

NON NE POSSIAMO PIU' e chiediamo INCESSANTEMENTE LA FINE DEI COMBATTIMENTI nella città e DOVUNQUE, insieme a una maggiore OBBIETTIVITA' nelle notizie, per semplice rispetto verso tutti questi poveri che soffrono (perché si tratta praticamente di famiglie molto modeste, se non poveri ed anche miserabili!).»

«Contemplative al cuore della violenza»

«Detto questo, non smettiamo di confidare che un giorno la verità trionferà e che il male, la menzogna e la corruzione, a qualunque parte appartengano, saranno presto sconfitte dalla verità, dalla riconciliazione e da veri progetti di pace, per la nostra conversione al Signore. Siamo le prime a riconoscere questo bisogno di conversione nel cuore di ciascuna di noi!

Ringraziamo per la preghiera affinché tutto ciò che viviamo nell'oscurità della nostra vita nascosta o nella nostra povera testimonianza di contemplative nel pieno cuore della violenza e della guerra, sia vissuto in umiltà, pace e verità.

In questo mese del Rosario, vi affidiamo tutti e tutte alla protezione materna, tutta tenerezza e misericordia della santa Madre di Dio, e Madre nostra, che ci conduca con il suo esempio e ci ottenga di amare col suo stesso cuore»

 (trad OpS)

venerdì 23 settembre 2016

Patriarca Gregorios: dramma rifugiati, la vera risposta è mettere fine alla guerra.


IL SUSSIDIARIO
16 settembre 2016

Gregorio III : in mezzo ai profughi ci sono anche i jihadisti

Ben 75mila profughi siriani si trovano intrappolati in un deserto al confine con la Giordania, dopo che le autorità del Paese hanno chiuso il confine per il timore di infiltrazioni da parte dei terroristi. Un rapporto di Amnesty International basato su immagini riprese dal satellite, filmati e testimonianze in prima persona mostra la drammatica situazione all’interno dell’area nota come il Berm. Il numero dei rifugi improvvisati fuori da Rukban, uno dei due valichi tra la Siria e la Giordania, è cresciuto da 363 di un anno fa a 6.563 del luglio scorso a 8.295 di settembre. I profughi nel deserto del Berm sono senza cibo né assistenza medica, con una diffusione impressionante di malattie e una mortalità molto elevata. Ne abbiamo parlato con Gregorio III Laham, patriarca cattolico siriano con doppia sede a Damasco e Beirut.

Che cosa è possibile fare per i 75mila profughi intrappolati al confine tra Siria e Giordania? 
Tutto ciò che posso fare è invitare il mondo intero a lavorare per la pace. Queste vittime e tragedie nascono dal fatto che qualcuno fa la guerra, manda i soldati e arma i terroristi. Tutto ciò è frutto di questa mancanza di un progetto di pace in Siria da parte della comunità internazionale. Se ci fosse la pace tutti i rifugiati rimarrebbero nelle loro case e avrebbero sia da mangiare sia da bere. Mentre finché c’è la guerra, ciascuno è sotto il bastone del terrorismo internazionale. Dateci la pace per favore, è questo che mi sento di gridare al mondo intero.

Lei che cosa ne pensa del fatto che la Giordania non lascia entrare chi fugge dalla guerra? 
La Giordania ha paura del traffico di terroristi. Sono tanti i jihadisti che transitano dopo essersi infiltrati in mezzo ai rifugiati, e ciò ha costretto le autorità di Amman a chiudere le frontiere. I terroristi stanno facendo tanto male sia all’interno sia all’esterno della Siria.
Chi dovrebbe prendersi cura dei rifugiati nel Berm? 
Sia la Siria sia la Giordania, ma quando c’è la guerra i rifugiati rimangono ovunque senza nessun aiuto, diventando spesso vittime e ostaggi. E i rifugiati non sono soltanto i 75mila del Berm, ce ne sono molte altre migliaia. Sono tutti aspetti della guerra. Per questo Papa Francesco ha invitato i Paesi del Medio Oriente a pregare per la pace.

In che modo è possibile ricostruire la pace in Siria? 
Questo è il vero dilemma per tutti. Quando nel 2014 Papa Francesco si recò in viaggio in Giordania, invitò tutti a “operare per la pace” in modo da formare un’alleanza internazionale con la partecipazione di Stati Uniti, Russia, Ue e Paesi arabi ed evitare la tragedia delle vittime della guerra. E’ soltanto un’alleanza internazionale che può mettere fine alla guerra e al terrorismo, nessuno può costruire la pace da solo. Unione Europea, Stati Uniti e Russia devono formare un’alleanza internazionale che prenda delle decisioni comuni, e l’Arabia Saudita seguirà.

Secondo lei i Paesi europei dovrebbero accogliere un numero maggiore di rifugiati? 
In teoria sì, ma la vera questione è mettere fine alla guerra per risolvere il problema dei rifugiati alla radice. I Paesi europei non sono preparati per questo flusso migratorio. E’ molto difficile fare fronte a tutti i bisogni dei migranti per quanto riguarda l’abitazione, il cibo e la scuola. E’ inutile quindi discutere su chi debba accogliere i rifugiati, la vera risposta è mettere fine alla guerra.

Intanto che c’è la guerra però bisogna fare qualcosa per i rifugiati. Che cosa? 
I Paesi europei stanno già facendo tanto per accogliere i rifugiati e non possono fare di più: il numero delle persone ospitate è già molto alto. Gli Stati del Vecchio Continente non sono preparati per un’ondata migratoria così massiccia.
Qual è l’impegno della Chiesa in Siria? 
La Chiesa in Siria sta lavorando per aiutare la gente a ricostruire chiese e case e per venire incontro ai bisogni dei bambini. Stiamo lavorando per ricostruire il Paese.

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2016/9/16/SIRIA-Gregorio-III-Damasco-in-mezzo-ai-profughi-ci-sono-anche-i-jihadisti/723602/


Lettera di mons Samir Nassar, arcivescovo di Damasco

AED France
La famiglia disgregata
Sei anni di guerra son riusciti a svellere il baluardo della società siriana: la famiglia, la cellula di base che ha assorbito i colpi e le disgrazie di questa violenza senza fine, salvare il paese e la Chiesa fino al 2014 ... L'insicurezza, l'intolleranza, la violenza e la distruzione caotica hanno sradicato più di due milioni di famiglie. Prive di casa e disperse un po' ovunque,  come le famiglie potrebbero ancora portare questa prova così pesante?
Le madri eroiche
Dall'inizio della guerra, dal 15 marzo 2011, è comune vedere una la famiglia incentrata su una mamma. Sono gli uomini che vanno in guerra e muoiono lì spesso. Un detto popolare recita: "un ragazzo senza padre non è un orfano"  ; la famiglia è riunita attorno alla madre che assicura l'unità e la sopravvivenza della casa ... In questa lunga e pesante sofferenza, queste madri eroiche vivono in povertà e nelle lacrime, hanno onorato la loro vocazione, vivendo in tende e pagando con la vita.  C'è un sacrificio più grande?

L'esodo di giovani
La mobilitazione generale decretata nel mese di ottobre 2015, chiamando tutti i giovani con meno di 45 anni al servizio militare, ha messo in difficoltà quelle famiglie che non hanno potuto partire e aspettavano sul posto la fine di questa guerra interminabile. Questa fascia di età è la spina dorsale delle attività economiche ancora rimanenti ... Questi giovani sono scomparsi rapidamente. Alcuni hanno raggiunto le caserme e gli altri hanno scelto di fuggire, seguendo l'immigrazione clandestina spesso irreversibile, destabilizzando il mercato del lavoro e la modesta vita familiare privata delle risorse.. Quale futuro per  una comunità senza giovani?
La Chiesa indebolita
Gli effetti di questi cambiamenti hanno indebolito la Chiesa. Le famiglie spesso scelgono di raggiungere il figlio partito ... Da qui l'esodo accelerato delle famiglie ... uno svuotarsi vertiginoso di fedeli in tutte le parrocchie. Squilibrio demografico: in assenza di giovani, le nostre figlie lasciate sole si sposano con musulmani poligami. Quindi ci sono meno matrimoni e un minor numero di battesimi. Per la prima volta, la Chiesa si trova ad affrontare un problema cruciale: un prete su tre presente a Damasco ha scelto di trasferirsi in altri paesi ... più tranquilli. Come trattenere i sacerdoti a Damasco? Cosa diviene la Chiesa senza preti?

Guardiani di pietre
Le Città morte nel nord della Siria sono una forte fonte di ispirazione su ciò che potremmo diventare ... Come evitare di diventare guardiani di pietre? Tocca ai cristiani orientali di riconsiderare la loro vocazione e di vivere nella scia della chiesa primitiva, piccola minoranza che viveva senza garanzie nè protezione. Saremo in grado di assumere questa sfida apostolica?  "O ci ridurremo a guardiani di pietre? "

14 settembre 2016- Festa della Croce Gloriosa 
+ Samir Nassar, Arcivescovo maronita di Damasco
http://www.aed-france.org/syrie-lettre-de-mgr-samir-nassar-archeveque-de-damas/

martedì 31 maggio 2016

Giornata mondiale di preghiera con i bambini della Siria: Bambino Gesù, donaci la pace!

La Giornata Internazionale del Bambino – ha detto il Papa – sarà in Siria l’occasione, mercoledì prossimo, per una speciale preghiera che unirà le comunità cattoliche ed ortodosse:  “Vivranno insieme una speciale preghiera per la pace che avrà come protagonisti proprio i bambini. 
I bambini siriani invitano i bambini di tutto il mondo ad unirsi alla loro preghiera per la pace."
PiccoleNote,  30 maggio 2016

Per il primo giugno, nella giornata internazionale del bambino, i patriarchi e i vescovi cattolici e ortodossi della Siria hanno chiesto ai bambini del loro Paese di unirsi in preghiera perché sia concesso al loro Paese il dono della pace.
Una iniziativa promossa dalla Chiesa che soffre, che domenica papa Francesco ha invitato ad accogliere e ad accompagnare con la nostra, certo più povera, preghiera.
Bello che come “patrono” di tale momento di preghiera sia stato scelto il bambino Gesù che con una mano regge il mondo e con l’altra lo benedice (nel caso specifico la statuetta di Praga). Quel bambino Gesù che, come i bambini siriani, ha voluto farsi inerme nonostante la sua onnipotenza. E come loro ha conosciuto l’odio del mondo, tanto da dover essere riparato da Maria e Giuseppe, esule, in Egitto.
Una preghiera bambina alla quale così, di lontano, possiamo partecipare per grazia anche noi, poveri peccatori. Di fronte alla potenza del mondo, tale iniziativa palesa tutta la sua inermità. 
  Che però può dire, con le parole di papa Benedetto XVI: Signore «ti ringraziamo per la tua bontà, ma ti preghiamo anche: mostra la tua potenza».
Marmarita

1° Giugno 2016: I Patriarchi della Siria lanciano 

un appello ai nostri bambini:

" La giornata internazionale dell'infanzia è celebrata il 1° Giugno, al fine di promuovere la dignità e i diritti del fanciullo. La dignità speciale dei bambini è al centro del messaggio cristiano. Gesù ha benedetto i bambini, li ha stretti al suo cuore, e ha promesso il regno dei cieli alle persone che assomiglino loro. Il Salvatore stesso è venuto al mondo come un bambino indifeso che ha dovuto subire la povertà, la persecuzione e l'esilio.

Nel nostro paese, la Siria, i bambini sono i fratellini e le sorelline di Gesù bambino che soffre. Da più di 5 anni essi sono feriti, traumatizzati, uccisi da una guerra crudele. Molti hanno perso i loro genitori e tutto ciò che era loro caro. Tanti bambini sono nati durante la guerra e non hanno mai conosciuto la pace. Le loro lacrime e le loro sofferenze gridano verso il cielo.
Ecco perché i bambini cristiani di molte città della Siria ( Damasco, Aleppo, Homs, Tartus, Marmarita ) vogliono unirsi il 1° giugno nella preghiera in questa "giornata internazionale del bambino" e pregare insieme perchè la pace si stabilisca, finalmente. 
Noi, patriarchi cristiani di Siria, vorremmo invitarvi tutti a partecipare a questa preghiera. "

Il 1° Giugno, a mezzogiorno, per favore pregate in comunione con i bambini della Siria:
O Cristo, re dell'universo,
Ti chiediamo di benedire I bambini della Siria.
Tu che sei l'unico a poter portare la pace,
Ti supplichiamo:
Proteggi e salva i bambini di questo paese!
Esaudisci ora le nostre preghiere!
Non indugiare più a lungo a offrire la pace al nostro paese!
Guarda le lacrime dei bambini,
Asciuga quelle delle loro madri,
Fa' infine cessare le grida di dolore.
Amen


«Speriamo che questa azione non finisca finché brilli la luce della pace», affermano i vescovi siriani.  In particolare i bambini nelle scuole e nelle parrocchie del mondo intero sono invitati a partecipare ad incontri di preghiera per i loro coetanei in Siria.

martedì 9 febbraio 2016

Mercoledì delle ceneri, 10 febbraio, giornata mondiale di preghiera e digiuno per la Pace in Siria e in Iraq

«Pregate e digiunate affinché il Signore abbia misericordia di noi».



Aiuto alla Chiesa che Soffre promuove una giornata mondiale di preghiera e digiuno per la Pace in Siria e in Iraq, invitando tutti i cristiani del mondo ad aderire all’iniziativa che porta il titolo: 
«Porterai la loro Croce per un giorno? Nel mercoledì delle ceneri prega e digiuna per Iraq e Siria»
È possibile prendere parte alla campagna anche attraverso i social network, utilizzando gli hashtag #fastandpray #carrythecross e #AshWednesday.
imposizione delle Ceneri lunedì 8- 02-2016 ad Aleppo


«Da cinque anni ormai continuiamo a camminare nel deserto – scrive il patriarca Gregorios III – ed il vostro costante aiuto è stato per noi come la manna che il Signore ha fatto scendere dal cielo per gli Israeliti». Il patriarca pone l’accento sulla drammatica situazione in cui versano la sua comunità e l’intero popolo siriano. «Assistiamo alle atroci sofferenze dei bambini, all’agonia dei loro genitori e siamo costantemente circondati dall’odio e dalla morte. L’unico nostro desiderio è di tornare a vivere in pace».
mercolediceneriIl prelato siriano chiede a tutti i cristiani del mondo di pregare e digiunare per aiutare i loro fratelli nella fede mediorientali. «In questa Quaresima, portate la nostra Croce come Simone di Cirene ha fatto con Gesù».
Un appello cui si unisce il patriarca Sako, denunciando la sofferenza della sua comunità. «Chi poteva lasciare l’Iraq lo ha già fatto. Milioni di bambini nei campi profughi hanno fame, ma hanno soprattutto sete di futuro: vogliono una scuola ed una casa. Avete fatto tanto per noi, ora vi chiedo: pregate e digiunate perché possiamo rimanere nella nostra amata patria e perché chi l’ha già lasciata possa farvi ritorno. Così che in questa Pasqua, nella terra di Abramo, i cristiani possano finalmente, risorgere dalle ceneri».

Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di ozio, di curiosità, di superbia e di loquacità.
Concedi invece al tuo servo uno spirito di saggezza, di umiltà, di pazienza e di amore.
Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amin.
O Dio, sii propizio a me peccatore e abbi pietà di me.
Sì, Signore e Sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amin.

venerdì 4 dicembre 2015

Avvento 2015 ad Aleppo: da 5 anni sotto le bombe...

Aleppo si svuota ogni giorno un po' di più dei suoi abitanti:  lettera di Suor Marguerite Slim


Aleppo, 18 novembre 2015

Cari benefattori,
Orrore e speranza convivono nel nostro mondo. Ora è il vostro turno di essere colpiti e, avendolo vissuta, noi conosciamo la misura della vostra sofferenza. Condividiamo il vostro dolore, piangiamo la perdita di tanti giovani. Preghiamo per tutte le vittime e le loro famiglie, e anche per gli autori di tali orrori.

Nonostante questo contesto, vorremmo dire un grande ringraziamento insieme con la comunità di Azzizié, per avere ancora una volta risposto alla nostra chiamata, che ci aiuta a continuare a fornire assistenza nelle migliori condizioni possibili ai malati e ai feriti di guerra che riceviamo.  Non abbiamo mai dubitato della vostra generosità, ma ancora una volta siamo stati colpiti per la vostra vicinanza e il vostro affetto a questa missione, che è opera di Dio.  A tutti e a ciascuno individualmente, assicuriamo la nostra preghiera chiedendo al Signore di donarvi per la misura del vostro cuore e che porti a compimento tutti i vostri progetti.

Che cosa dirvi della nostra vita quotidiana e della vita della gente?
Le carenze continuano .... L'acqua è sempre razionata, per fortuna ci sono pozzi in chiese o moschee per raccogliere l'acqua quando i tagli sono troppo lunghi, e da 25 giorni non abbiamo avuto neanche un'ora di elettricità al giorno. (Normalmente, quando le cose vanno bene abbiamo un'ora al giorno!)

La strada principale che porta ad Aleppo è stata chiusa per due settimane dai ribelli ... E' stata riaperta dall'esercito siriano negli ultimi giorni, il che ha permesso di far arrivare cibo, gasolio, benzina e medicinali ... ma purtroppo a prezzi esorbitanti. L'apertura della strada ha anche permesso l'arrivo dell' UPS che abbiamo aspettato a lungo.  In questo momento gli ingegneri stanno cercando di montarlo.

Nonostante l'ottimismo della popolazione da quando sono iniziati i bombardamenti della Russia sui ribelli, nulla è cambiato nella vita quotidiana, così che la gente continua a lasciare il paese.  Molti dei nostri medici specialisti, dei nostri interni, dei nostri tecnici medici così come il piccolo personale di servizio lasciano o si stanno preparando a partire ....  Aleppo si svuota ogni giorno un po' di più dei suoi abitanti!

In un quadro così, per la grazia di Dio noi perseveriamo e resistiamo con la nostra presenza e la nostra testimonianza di vita!

Insieme, continuiamo a pregare nella fiducia che il Signore viene a visitarci e che Egli ci donerà la Pace, nella giustizia e nella verità.

Suor Marguerite Slim
Responsabile e Direttore dell'Ospedale St. Louis, Aleppo

(L’Œuvre d’Orient ha finanziato il generatore che alimenta il nuovo scanner dell'ospedale per superare le numerose interruzioni di corrente).
  

4 dicembre: san Giovanni Damasceno, dottore della Chiesa
nacque a Damasco in Siria, nel 676 circa.
Qui la Catechesi di Papa Benedetto su questo santo:
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090506.html

"Questo è il quinto anno che celebriamo il Natale sotto le bombe" Arcivescovo Jeanbart


Natale 2015

Cari amici,
ecco, da cinque anni si celebra la festa della Natività sotto le bombe.  
Non so se molti tra voi hanno potuto vivere questa esperienza tanto triste e deprimente? Ma devo assicurarvi, è doloroso dover passare questi bei giorni, tanto attesi ogni anno, nel bisogno e nella insicurezza, senza acqua o elettricità e inoltre tagliati fuori dal mondo per un severo e ben stretto embargo . Un motivo in più per me per uscire da questo recinto, anche solo qualche minuto per avere una boccata d'aria fresca e piacevole scrivendovi queste parole che vengono dal mio cuore e che vorrei riempire di tutto l'affetto che nutro per voi!

Devo dire, ho avuto una grande pena nel conoscere la grande disgrazia che ha colpito i nostri fratelli innocenti in Francia e chiedo al Signore di risparmiare all'Europa questa prova infernale; l'esperienza che viviamo qui, a causa dei terroristi, è terribile per non dire amara e insopportabile. Non la auguriamo a nessuno, nemmeno ai nostri nemici, sono sempre gli innocenti che pagano. Dio onnipotente abbia misericordia di noi tutti, e faccia regnare l'amicizia tra gli uomini, la pietà nei cuori e la pace tra i popoli della terra.

Nonostante tutto, noi continuiamo in questa situazione più difficile che mai ad affrontare la tempesta che colpisce i nostri poveri fedeli, ridotti all'indigenza e direi anche alla miseria.  Facciamo tutto il possibile per sostenerli e aiutarli in questa avversità che li colpisce senza pietà. Ci sforziamo di stare al loro fianco per alleviare le loro sofferenze e dare loro coraggio. I nostri programmi di aiuto umanitario vanno avanti. Oltre alle sovvenzioni finanziarie, offriamo a migliaia di persone borse di studio, cure mediche e cesti di viveri e prodotti sanitari.  Abbiamo lanciato quest'anno un servizio di fornitura di acqua nelle case e per molte famiglie disagiate siamo riusciti ad installare trecento serbatoi da 500 litri che consentono loro di avere una fornitura di acqua disponibile e in più un team di giovani è stato incaricato di rifornire con acqua potabile a casa i più vecchi. Molte famiglie povere possono simultaneamente essere collegate ai circuiti dei generatori che distribuiscono energia elettrica agli iscritti.  Abbiamo appena lanciato poco tempo fa un centro di formazione professionale per i mestieri dell'edilizia e di impresa di restauro di molte case danneggiate a causa dei bombardamenti. Mille famiglie hanno beneficiato quest'anno di aiuto per acquistare il gasolio per scaldarsi. 
Se dovessi continuare l'elenco sarebbe lungo, quindi preferisco fermarmi qui a dire che è grazie a voi e alla generosità dei benefattori, il mio staff ed io non eravamo in grado di fare tutto ciò che è stato fatto per alleviare le sofferenze di migliaia di cristiani presi in ostaggio in casa propria .

In questi giorni benedetti, sicuramente penseremo a voi e alla bontà che avete dimostrato verso di noi continuamente in questo momento di grande prova. 
Con tutto il cuore vi auguriamo un Buon Natale e un buon Anno 2016 pieno di salute e di gioia serena! 

+ Jean-Clément JEANBART " 


    (traduzioni OpS)