Un articolo del
2023 e ... ancora oggi novembre 2024 la straziante agonia del popolo
siriano continua
René Naba, 20
maggio 2023, Décryptage
Traduzione di Maria
Antonietta Carta
Gli Stati Uniti
hanno trasferito nel nord-est della Siria lo schema di Guantanamo
Bay , affidando il subappalto dei prigionieri dell’ISIS ai Curdi;
centri di detenzione senza alcun controllo, nonostante i gravi abusi
che vi si stanno consumando e la corruzione delle guardie curde.
L’estradizione
dei prigionieri dell’ISIS in Turchia durante l’assedio di
Baghouz nel marzo 2019 fu il risultato di una transazione
finanziaria con le autorità curde nella zona autonoma della Siria
nord-orientale.
270 membri
dell’ISIS sono riusciti non solo a fuggire dalla prigione, ma
anche a raggiungere “aree sicure”, spesso armati di “ordini di
missione” con il sigillo dell’autogoverno curdo.
La rete di
comunicazione istituita all’interno della prigione di Gweran per
collegare i prigionieri dell’ISIS al mondo esterno, comprese le
comunicazioni cellulari, fu istituita con la tacita connivenza delle
forze curde.
Le autorità
curde de facto della zona autonoma hanno usato il caso della
prigione sia per dissuadere Ankara dall’impegnarsi in
un’operazione militare contro l’area curda, sia contro gli Stati
Uniti per dissuadere Washington dal ritiro dalla Siria
nord-orientale.
Il 20 gennaio 2022,
lo Stato Islamico (ISIS) lanciava l’assalto alla più grande
prigione di jihadisti nel nord della Siria, rilasciando centinaia di
suoi veterani sotto il naso e in barba alle forze curde sostenute dai
loro alleati americani.
Hassakeh, una città
controllata dai Curdi nel nord-est della Siria, durante quattro
giorni fu teatro di combattimenti molto violenti tra le Forze
democratiche siriane e i combattenti dell’ISIS in seguito
all’assalto islamista contro la gigantesca prigione di Gweran, il
più grande campo di detenzione di ex jihadisti e delle loro
famiglie. 185 persone furono uccise da entrambe le parti. A sostegno
delle forze curde, la coalizione guidata dagli Stati Uniti aveva
schierato elicotteri da combattimento che bombardarono ammutinati e
sacche di resistenza. La minaccia fu “contenuta”, ma centinaia di
prigionieri riuscirono a fuggire. Secondo la versione americana,
cellule dormienti introdotte tra le guardie carcerarie avevano
lanciato l’assalto, insieme ad autobombe, armando i prigionieri
dall’interno e innescando quattro giorni di feroci combattimenti.
1- MIT turco
dietro la rivolta dei prigionieri dell’ISIS
Lo spettacolare
assalto dell’ISIS a una prigione di Hassakeh, in mano ai delegati
curdi degli Americani, fu un’eccelente operazione di ‘’fumo
mediatico’’ con un duplice scopo:
- Permettere alla
Turchia di conquistare nuove porzioni di territorio siriano.
- Giustificare il
mantenimento della presenza militare statunitense in quella zona
petrolifera della Siria, senza alcuna base legale o giuridica,
sostenendo la permeabilità del settore.
Almeno questa è
l'impressione che emerge dalla dichiarazione del signor Noury
Mahmoud, portavoce delle YPG (Kurd People's Protection Units) non
appena finita l'insurrezione dei prigionieri dell'ISIS. Il signor
Noury Mahmoud accusò la Turchia di fomentare questa insurrezione al
fine di occupare Hassakeh e altre città della zona per mezzo dei
prigionieri dell’ISIS liberati durante l’assalto alla prigione.
Egli disse che Il MIT, servizio segreto turco, ‘’avrebbe
stanziato la somma di 15 milioni di dollari per il completamento di
questa operazione”, aggiungendo che con la riattivazione dell’ISIS
la Turchia intendeva rilanciare la minaccia terroristica presso
l’opinione occidentale, ancora sensibile sull’argomento, e quindi
giustificare il proseguimento dell’occupazione militare
statunitense nonostante l’illegalità della sua presenza nel
nord-est della Siria.
Sullo sfondo di una
prova di forza tra gli Stati Uniti e la Russia e di una guerra
psicologica tra i vari protagonisti del conflitto, la drammatica
situazione della popolazione è rimasta nascosta, nonostante essa
fosse anche peggiore di quella in cui vivevano i prigionieri di
Guantanamo. I media si sono limitati a trasmettere le dichiarazioni
delle varie organizzazioni siriane; le Nazioni Unite hanno deplorato
la tragedia di decine di migliaia di sfollati a causa delle ostilità
e l’UNICEF ha espresso la sua preoccupazione per il destino di 700
bambini nei piani superiori della prigione.
2- Un dramma che
colpisce 60.000 persone... banalizzato.
Tuttavia, quella
tragedia riguardava 60.000 persone (uomini, donne, bambini), stipati
in condizioni disumane nei campi di 20 prigioni; ostaggi di un
conflitto trattati da alcuni come appestati o usati da altri come
pedine in un gioco di negoziati. Con il tempo, quella situazione
anomala si è «normalizzata». In altre parole, è diventata banale.
I militari hanno
occupato il posto della politica e degli organi rappresentativi.
Mutatis mutandis, l'assuefazione a quel dato di fatto ha provocato
una assuefazione simile per la situazione di decine di migliaia di
detenuti nelle carceri siriane; vale a dire la normalizzazione o
addirittura la banalizzazione del loro status di detenuti; una
banalizzazione correlata alla situazione di diverse migliaia di
persone incarcerate nelle 11 prigioni costruite dai servizi di
sicurezza di Jabhat al-Nusra. La presenza di un numero così elevato
di prigionieri implicava che una soluzione politica poteva essere
raggiunta solo attraverso negoziati tra combattenti corrotti e con le
mani macchiate di sangue.
Gli organismi
istituiti dai Curdi per amministrare la regione autonoma ad est
dell’Eufrate sono passati sotto il diretto controllo dei leader
militari, compresi i giacimenti petroliferi e le aree agricole. Di
conseguenza, la maggioranza della popolazione araba ad est
dell’Eufrate si è trovata, de facto, sotto l’autorità
dell’esercito curdo; senza alcun contatto con un’amministrazione
civile. Personale militare che non concede alcun riconoscimento della
loro specificità, criminalizzandoli e accusandoli di appartenere
all’ISIS se esprimono un qualsiasi reclamo.
3 - Gli Stati
Uniti e l'attuazione del sistema di rendering nel nord-est della
Siria.
Gli Stati Uniti
hanno replicato il sistema di rendering nella Siria nord-orientale,
affidando ai loro delegati curdi il subappalto dei prigionieri
ingombranti. Il termine ‘’rendition’’ si riferisce infatti
all’azione di trasferimento di un prigioniero da un Paese
all’altro, al di fuori del quadro giudiziario; in particolare al di
fuori delle normali procedure di estradizione. Questo termine è
stato pubblicizzato come parte della “guerra al terrore”, in
particolare sulle operazioni della CIA nel contrabbando di
prigionieri, a volte precedute da un rapimento. Questi trasferimenti
sono regolarmente associati a una sorta di “esternalizzazione”
della tortura, con gli Stati Uniti che torturano i prigionieri nei
Paesi alleati mentre la vietano sul loro territorio. Le persone
interessate sono talvolta detenute in prigioni segrete della CIA al
di fuori del territorio degli Stati Uniti (noti anche come “siti
neri”).
Nel mondo arabo,
l'Egitto sotto la presidenza di Hosni Mubarak, il Marocco durante il
regno di Hassan II e la Giordania durante il regno del re Hussein
praticarono il sistema di ‘’rendering’’ per conto degli
Stati Uniti alla fine del XX secolo.
Nel ventunesimo
secolo, gli Stati Uniti hanno replicato questo modello con i loro
alleati curdi nel nord della Siria.
Per molteplici
motivi, relativi sia alla situazione in Medio Oriente sia per ragioni
di politica interna americana, gli Stati Uniti intendono rimanere in
Siria, benché la loro presenza non abbia alcuna base giuridica,
applicando la strategia “zero morti”.
A- Una transazione
commerciale alla base di un obiettivo militare: il petrolio siriano è
una fonte di finanziamento per i carcerieri curdi nel nord-est della
Siria.
A tal fine, gli
Stati Uniti hanno fatto ricorso al
‘’rendering’’
nel nord della Siria affidando il
trattamento dei prigionieri ingombranti ai Curdi e imponendo le
“Forze democratiche della Siria” per questo compito, ma di fatto
l’apparato di sicurezza e le YPG (Durd People’s Protection Units)
sono sotto il controllo americano. In cambio, come ricompensa per
questa prestazione, gli Stati Uniti assicurano ai Curdi i proventi
delle risorse energetiche siriane (petrolio e gas) per finanziarsi e
ridurre di conseguenza le spese americane in questo settore. Una
transazione commerciale per un obiettivo militare. Di conseguenza, i
Curdi si assumono la responsabilità degli eventi che si svolgono
nell’area del loro dispiegamento, dei campi di raggruppamento della
popolazione e delle prigioni. Allo stesso tempo, l'FBI è pronta, in
caso di necessità, a dare una mano ai subappaltatori curdi degli
Americani.
B- Vetted
Syrian Opposition (Opposizione siriana
autorizzata) o Processo di rispettabilità degli alleati USA in
Siria, i gruppi terroristici e i delegati curdi.
Mai privi di
immaginazione quando si tratta di realizzare i loro progetti, gli
Stati Uniti hanno creato una sorta di etichetta AOC (designazione di
origine controllata), per conferire rispettabilità ai gruppi
terroristici islamisti che intendeva utilizzzare. Ad esempio, Jabhat
al-Nusra, il franchising siriano di al-Qaïda, ha beneficiato
dell’etichetta “VSO” – Vetted Syrian Opposition – per
beneficiare del diritto di partecipare alla coalizione
dell'opposizione off-shore petro monarchica. Per sopraggiunta, gli
Stati Uniti si sono impegnati a conferire una «rispettabilità» ai
loro subappaltatori curdi attraverso l'apertura nella capitale della
zona curda di missioni di rappresentanza dei Paesi membri della
«Coalizione internazionale contro l’ISIS», favorendo inoltre
visite sul campo di una decina di consoli con il pretesto di
informarsi sulla sorte dei loro cittadini detenuti nelle carceri
curde, o ancora la ricezione da parte delle autorità curde di
personalità occidentali.
4- Il passaggio
ai fatti: Il bersaglio, una prigione di 3.600 prigionieri dell’ISIS
e 700 minori.
Il passaggio
all'azione è avvenuto sullo sfondo di quello spettacolare
dispiegamento di menzogne offerto all'opinione internazionale per
abusarne. Due volontari dell’ISIS, Abu Abdel Rahman e Abu Farouk
della Brigata Muhajirin (un gruppo armato jihadista composto da
diaspore musulmane e molto attivo dal 2013 al 2015 durante la
‘’guerra civile siriana’’) furono impegnati in un’operazione
suicida con due autobombe, colpendo le mura della prigione di Gweran,
un ex istituto industriale di Hassakeh trasformato in centro di
detenzione che ospitò 3.600 membri dell’ISIS e 700 minori.
Quell’assalto ha
riportato sotto i riflettori la Siria, con la consueta processione di
esperti sul fenomeno del terrorismo e le loro speculazioni sui danni
collaterali, tra cui i rifiuti umani e guerra al terrore. Se gli
Stati Uniti non si fossero subito impegnati in un'operazione commando
per eliminare Abdallah Quraysh, il successore del capo dell'ISIS Abu
Bakr al-Baghdadi, la Siria sarebbe stata nuovamente cancellata
dall'attualità e la tragica sorte delle prigioni e dei campi di
contenimento per le famiglie dei detenuti sarebbe stata occultata
allo stesso modo.
5- Il precedente
della prigione irachena di Abu Ghraib.
Il 'Baghdad Central
Detention Center', meglio conosciuto come Abu Ghraib Prison, era una
prigione della città di Abu Ghraib, 32 km a ovest di Baghdad. Fu
usata dagli Statunitensi come centro di tortura per i detenuti
iracheni. Lo scandalo Abu Ghraib, scoppiato nel 2004 in seguito alla
trasmissione di foto delle torture inflitte dall’esercito USA ai
prigionieri iracheni causò il trasferimento della prigione alle
autorità irachene nel 2006.