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domenica 30 ottobre 2016

Fra Ibrahim: "Ad Aleppo si combatte una guerra totale"

SIRIA. CRONACHE DI GUERRA E DI SPERANZA DA ALEPPOdi IBRAHIM ALSABAGH   Edizioni Terra Santa


Racconta la notte di Aleppo, Padre Alsabagh, “un istante prima dell’alba”. Come il titolo del suo libro, che raccoglie lettere e impressioni della vita del sacerdote dentro “l’apocalisse” del conflitto siriano.

Occhi della Guerra, 28 ottobre

Un istante prima dell’alba”

Racconta il dolore di “aspettare insieme ad una madre, le notizie dei due figli intrappolati sotto le macerie del quarto piano di un edificio, con le lacrime negli occhi ed il Rosario in mano”. Racconta il dolore di “accompagnare, mano nella mano, una madre e un padre al funerale del loro unico figlio di sette anni”. Padre Ibrahim Alsabagh, è, infatti, prima di tutto un sacerdote, che cura le anime afflitte di chi ad Aleppo resta anche solo “perché qui, almeno, ha un posto al cimitero”. Ma è anche un “vigile del fuoco, un infermiere, un badante”. In un posto in cui “la vita è impossibile”. Oggi ad al Shahba, un quartiere occidentale controllato dalle truppe governative, poco distante dalla parrocchia di Padre Alsabagh e dal convento dei frati francescani della Custodia di Terra Santa, sei bambini sono morti ed altri 15 sono rimasti feriti, nel bombardamento di una scuola da parte dei ribelli. Altri tre bambini hanno perso la vita in un altro attacco dei ribelli nel vicino distretto di Al Hamdaniya.

È una situazione impossibile per la vita”, racconta Padre Alsabagh presentando il suo libro ai giornalisti, “viviamo da più di tre anni senza elettricità, per settimane rimaniamo senza acqua, l’80% delle famiglie della nostra comunità sono senza lavoro, il 92% sono sotto la soglia della povertà e il 30% vive nella miseria più totale”. “Mancano ospedali attrezzati, mancano i medici perché la maggior parte sono scappati all’estero, mancano le medicine”, racconta il sacerdote. Sono molti quelli che scappano, “che si buttano nelle braccia dei pirati” pur di avere una possibilità di sopravvivere. “Ad Aleppo sono rimasti solo i più poveri”, spiega il sacerdote, “oppure quelli che sono convinti di rimanere, che sperano in un futuro migliore e pensano che valga la pena, dopo aver aspettato cinque anni, aspettare ancora un po’”. “Davanti al dramma di un popolo in agonia, ci siamo rimboccati le maniche, con la semplicità francescana e ci siamo inchinati davanti alle piaghe dell’umanità, davanti a chi viene privato ogni giorno, centinaia di volte, della propria dignità umana”, racconta Padre Alsabagh, “anche se nessuno, oggi, nel mondo è all’altezza di dare una risposta ad una crisi umanitaria come quella in corso in Siria, ed in special modo ad Aleppo”.

I civili ostaggio dei ribelli ad Aleppo Est

Abbiamo sentito di 12 persone ad Aleppo Est, uccise dai ribelli perché provavano ad uscire dai corridoi umanitari per consegnarsi all’esercito regolare e di un capo religioso musulmano, che aveva organizzato una manifestazione pacifica per chiedere il permesso alle milizie di fare uscire tutti gli innocenti, che è stato ammazzato dai ribelli”. 
Padre Alsabagh testimonia una realtà diversa da quella che siamo abituati ad ascoltare. “Bisogna evitare di fare una lettura parziale della crisi”, afferma il sacerdote. “Nella parte occidentale della città vivono 1,2 milioni di abitanti sotto la protezione di Assad e dell’esercito regolare, mentre la parte Est è un’area più piccola della città, controllata dalle milizie ribelli, dove vivono circa duecentomila persone”, spiega il presule, “da più di tre anni i ribelli bombardano i civili nei nostri quartieri per terrorizzare il popolo, come arma di pressione contro il governo”. Per questo, afferma Padre Alsabagh, “quando i giornali parlano solo dei bombardamenti dell’esercito di Assad o dei russi sulla parte orientale rimaniamo a bocca aperta”. Il sacerdote ha quindi ricordato che “quando si parla di Aleppo, bisogna parlare del martirio dei civili sia ad est, sia ad ovest, perché la violenza è cieca, e a pagare sono sempre gli innocenti, come succede anche in queste ore”.
i missili grad di cui sono appena stati riforniti i terroristi per la battaglia di Aleppo

Ad Aleppo si combatte la Terza Guerra Mondiale”

Nella città siriana il rischio, secondo il sacerdote, è quello di una “guerra totale”. La situazione, infatti, peggiora di giorno in giorno. “La città è divisa in due, a volte si combatte anche a distanza di due metri, con missili di tre metri, di grande potenza”, afferma il presule. Uno di questi è caduto pochi giorni fa nel monastero delle suore carmelitane. La comunità internazionale resta divisa. “Questa divisione si riflette nelle aule delle Nazioni Unite e nelle strade di Aleppo”, dice Padre Alsabagh. “Se la comunità internazionale non mostrerà maturità tutto il mondo sarà come Aleppo”, afferma il sacerdote, perché “la situazione sta precipitando non solo a livello umanitario ma, in generale, sul piano del dialogo internazionale”.

La Guerra Mondiale a pezzi, di cui ha parlato Papa Francesco, è già in atto”, afferma padre Alsabagh, “e noi da Aleppo ne cogliamo i segnali: nelle truppe sul terreno, nei camion carichi di armi, nei missili con enormi capacità distruttive”. “Ora sono i potenti che devono scegliere”, dice il sacerdote. Ed è una scelta netta, tra “continuare questa guerra all’infinito o cercare una soluzione attraverso il dialogo”. Padre Alsabagh è sicuro: “Oggi l’umanità si trova ad un bivio che segnerà la storia del mondo”. “Dove vogliamo andare?”, si chiede il parroco della città martoriata. “Verso una guerra totale?”.

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