SIRIA. CRONACHE DI GUERRA E DI SPERANZA DA ALEPPOdi IBRAHIM ALSABAGH Edizioni Terra Santa |
Racconta la notte di
Aleppo, Padre Alsabagh, “un istante prima dell’alba”. Come il
titolo del suo libro, che raccoglie lettere e impressioni della vita
del sacerdote dentro “l’apocalisse” del conflitto siriano.
Occhi della Guerra, 28 ottobre
“Un istante prima dell’alba”
Racconta
il dolore di “aspettare insieme ad una madre, le notizie dei due
figli intrappolati sotto le macerie del quarto piano di un edificio,
con le lacrime negli occhi ed il Rosario in mano”. Racconta il
dolore di “accompagnare, mano nella mano, una madre e un padre al
funerale del loro unico figlio di sette anni”. Padre Ibrahim
Alsabagh, è, infatti, prima di tutto un sacerdote, che cura le anime
afflitte di chi ad Aleppo resta anche solo “perché qui, almeno, ha
un posto al cimitero”. Ma è anche un “vigile del fuoco, un
infermiere, un badante”. In un posto in cui “la vita è
impossibile”. Oggi ad al Shahba, un quartiere occidentale
controllato dalle truppe governative, poco distante dalla parrocchia
di Padre Alsabagh e dal convento dei frati francescani della Custodia
di Terra Santa, sei
bambini sono morti ed altri 15 sono rimasti feriti, nel bombardamento
di una scuola da parte dei ribelli.
Altri tre bambini hanno perso la vita in un altro attacco dei ribelli
nel vicino distretto di Al Hamdaniya.
“È
una situazione impossibile per la vita”, racconta Padre Alsabagh
presentando il suo libro ai giornalisti, “viviamo da più di tre
anni senza elettricità, per settimane rimaniamo senza acqua, l’80%
delle famiglie della nostra comunità sono senza lavoro, il 92% sono
sotto la soglia della povertà e il 30% vive nella miseria più
totale”. “Mancano ospedali attrezzati, mancano i medici perché
la maggior parte sono scappati all’estero, mancano le medicine”,
racconta il sacerdote. Sono molti quelli che scappano, “che si
buttano nelle braccia dei pirati” pur di avere una possibilità di
sopravvivere. “Ad Aleppo sono rimasti solo i più poveri”, spiega
il sacerdote, “oppure quelli che sono convinti di rimanere, che
sperano in un futuro migliore e pensano che valga la pena, dopo aver
aspettato cinque anni, aspettare ancora un po’”. “Davanti al
dramma di un popolo in agonia, ci siamo rimboccati le maniche, con la
semplicità francescana e ci siamo inchinati davanti alle piaghe
dell’umanità, davanti a chi viene privato ogni giorno, centinaia
di volte, della propria dignità umana”, racconta Padre Alsabagh,
“anche se nessuno, oggi, nel mondo è all’altezza di dare una
risposta ad una crisi umanitaria come quella in corso in Siria, ed in
special modo ad Aleppo”.
I civili ostaggio dei ribelli ad Aleppo Est
“Abbiamo
sentito di 12 persone ad Aleppo Est, uccise dai ribelli perché
provavano ad uscire dai corridoi umanitari per consegnarsi
all’esercito regolare e di un capo religioso musulmano, che aveva
organizzato una manifestazione pacifica per chiedere il permesso alle
milizie di fare uscire tutti gli innocenti, che è stato ammazzato
dai ribelli”.
Padre Alsabagh testimonia una realtà diversa da
quella che siamo abituati ad ascoltare. “Bisogna evitare di fare
una lettura parziale della crisi”, afferma il sacerdote. “Nella
parte occidentale della città vivono 1,2 milioni di abitanti sotto
la protezione di Assad e dell’esercito regolare, mentre la parte
Est è un’area più piccola della città, controllata dalle milizie
ribelli, dove vivono circa duecentomila persone”, spiega il
presule, “da
più di tre anni i ribelli bombardano i civili nei nostri quartieri
per terrorizzare il popolo,
come arma di pressione contro il governo”. Per questo, afferma
Padre Alsabagh, “quando i giornali parlano solo dei bombardamenti
dell’esercito di Assad o dei russi sulla parte orientale rimaniamo
a bocca aperta”. Il sacerdote ha quindi ricordato che “quando si
parla di Aleppo, bisogna parlare del martirio dei civili sia ad est,
sia ad ovest, perché la violenza è cieca, e a pagare sono sempre
gli innocenti, come succede anche in queste ore”.
i missili grad di cui sono appena stati riforniti i terroristi per la battaglia di Aleppo |
“Ad Aleppo si combatte la Terza Guerra Mondiale”
Nella
città siriana il rischio, secondo il sacerdote, è quello di una
“guerra totale”. La situazione, infatti, peggiora di giorno in
giorno. “La città è divisa in due, a volte si combatte anche a
distanza di due metri, con missili
di tre metri,
di grande potenza”, afferma il presule. Uno di questi è caduto
pochi giorni fa nel monastero delle suore carmelitane. La comunità
internazionale resta divisa. “Questa divisione si riflette nelle
aule delle Nazioni Unite e nelle strade di Aleppo”, dice Padre
Alsabagh. “Se la comunità internazionale non mostrerà maturità
tutto il mondo sarà come Aleppo”, afferma il sacerdote, perché
“la situazione sta precipitando non solo a livello umanitario ma,
in generale, sul piano del dialogo internazionale”.
“La
Guerra Mondiale a pezzi, di cui ha parlato Papa Francesco, è già in
atto”,
afferma padre Alsabagh, “e noi da Aleppo ne cogliamo i segnali:
nelle truppe sul terreno, nei camion carichi di armi, nei missili con
enormi capacità distruttive”. “Ora sono i potenti che devono
scegliere”, dice il sacerdote. Ed è una scelta netta, tra
“continuare questa guerra all’infinito o cercare una soluzione
attraverso il dialogo”. Padre Alsabagh è sicuro: “Oggi l’umanità
si trova ad un bivio che segnerà la storia del mondo”. “Dove
vogliamo andare?”, si chiede il parroco della città martoriata.
“Verso una guerra totale?”.
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