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venerdì 9 aprile 2021

Ora sappiamo cosa ci avvicina ad altri popoli ...

La dignità, la fierezza, la tenacia, la consapevolezza, il coraggio e la bella semplicità dei Siriani, popolo nobilitato dalla sua civiltà plurimillenaria e dalle tradizioni sempre vive, che da dieci anni resistono a una guerra scellerata volta a distruggere il loro Paese e a sterminarli, sono riassunti mirabilmente in questa emozionante lettera della scrittrice damascena Nadia Khost (Siriana circassa nata nel 1935, laureata in filosofia presso l’Università di Damasco e dottorata in letterature comparate in Unione Sovietica con un saggio su: ‘’Influenza dell’opera di Anton Čechov sulla letteratura araba’’).

Autrice di numerosi saggi e racconti sulla storia, l'architettura, la conservazione e la protezione del patrimonio della civiltà araba, è anche un’indefessa testimone sulla guerra contro il suo Paese.

  Maria Antonietta Carta

Miei cari amici, 

 non ci siamo più visti dalla vostra lontana visita in Siria. E oggi siamo sparsi per il mondo, dato che l'ingresso in alcuni Paesi arabi ora è più facile per un Americano o un Israeliano che per un Siriano. 

Ho percepito un po’ di tristezza nelle vostre lettere. Avete ragione. La guerra mondiale che ha ispirato tanti poemi epici è durata solo quattro anni, mentre la guerra contro la Siria continua da dieci anni. Una guerra condotta con la partecipazione di grandi potenze oltre che di piccoli Stati e durante la quale i crimini commessi hanno ricevuto la copertura di conferenze stampa internazionali, incontri di capi di Stato europei, lacrime di organizzazioni umanitarie e un corteggio di intellettuali siriani. 

Comprendo la vostra tristezza. Dieci anni delle nostre vite e delle vite dei nostri figli sono stati ingoiati da una guerra che ha accorciato le nostre strade e ci ha derubato delle nostre foreste e delle nostre montagne, mentre le sabbie delle nostre spiagge hanno dimenticato i nostri passi. Dieci lunghi anni al termine dei quali anche la gioia normalmente ispirata dalla fioritura dei nostri melangoli e cedri non può più dissipare la nostra amarezza, poiché le ali della felicità nascono solo nei Paesi sicuri. 

Tuttavia, anche i bambini hanno resistito cantando. Alcuni hanno continuato a sfilare sotto i proiettili dei gruppi armati e noi li abbiamo seguiti. Una granata è caduta a un passo da noi e quando siamo tornati a casa sani e salvi abbiamo celebrato la nostra vittoria sulla morte nella terra del primo alfabeto.

Spero che gli esperti onesti scriveranno la verità su questa guerra intrapresa contro di noi, poiché i Siriani generalmente compiono imprese e le superano senza fissarle per la storia. Spero che ricorderanno quei giorni difficili, specialmente il giorno in cui il presidente francese Hollande disse a Putin che la mappa della Siria ora era come la scacchiera, a significare la divisione de facto del territorio dello Stato siriano. E questo, proprio mentre i terroristi tentavano di invadere il quartiere di Al-Qassa da Piazza degli Abbasidi ed entrare a Damasco da Daraya. 

Daraya, un sobborgo di Damasco occidentale trasformato in una caserma dei terroristi che ospitavano Americani, tra i quali un agente della CIA che inviò ogni genere di messaggeri per cercarlo; mentre i colpi di mortaio piovevano sulle strade di Damasco e interrompevano il silenzio delle sue notti, mentre "bandiere nere" fluttuavano sui vicini sobborghi di Jobar e Zabadani e mentre salutavamo i nostri figli e i nostri mariti, che andavano a studiare o lavorare, senza alcuna certezza di trovarli sani e salvi al loro ritorno. 

I terroristi hanno persino bombardato la Facoltà di Architettura nel centro della capitale e il Teatro dell'Opera di Damasco. Tuttavia, i venditori di ortaggi sono rimasti al loro posto, i negozi e le farmacie hanno tenuto le porte aperte, le cliniche hanno continuato a ricevere i pazienti, i funzionari hanno ricoperto i loro incarichi in diverse istituzioni, i musicisti non hanno interrotto le prove, i concerti sono continuati e gli ospiti alle serate culturali hanno risposto con la loro presenza. 

 Stavamo giocando con la vita e la morte? Probabilmente. Ma piuttosto, chiediamoci perché un destino così mostruoso abbia sottoposto la terra di così tante civiltà a così tante demolizioni e smantellamento e distruzioni. Ciò può essere spiegato solo con il fatto che Siria, Iraq e Libano hanno combattuto contro Israele e che insieme rappresentiamo il fronte orientale di questa lotta. Una spiegazione a cui va aggiunto l'odio del falso contro l'autentico così come l'odio degli incolti contro gli eredi della civiltà. Bush non ha forse detto che avrebbe riportato l'Iraq all'età della pietra? 

 Nonostante la nostra stessa sofferenza, sentiamo dolorosamente quello che è successo all'Iraq e temiamo quello che potrebbe ancora accadergli con la presenza degli Americani sul suo suolo, perché non siamo abituati a pensare solo alla Siria. Il nostro cuore è sempre rivolto a questi Paesi fratelli con la certezza che, da Baghdad a Beirut, ci è stata riservata la stessa sorte nella mappa delle partizioni israelo-americane. 

Una certezza basata sul complotto ordito contro la Siria dagli Stati Uniti a causa della sua importanza geopolitica? Certamente no! Lo sapevamo molto prima di loro, ma con una visione diversa dalla loro. Una visione che ci invita a difendere insieme la dignità dell’arabicità e della persona umana dalla barbarie occidentale che dobbiamo vincere ed estromettere dalla nostra storia.

Comprendiamo quindi perché contro di noi è scoppiata una nuova guerra: una guerra diretta contro la nostra lira siriana e il nostro pane profumato. 

Comprendiamo perché l'occupante statunitense e i suoi agenti curdi rubano il nostro grano oltre che il nostro petrolio e, come i loro antenati saccheggiatori, bloccano le strade che portano da noi, nella speranza di disegnare una nuova realtà sociale in cima alla quale starebbero i mezzani di guerra e nell'abisso il popolo impoverito. 

Comprendiamo perché ci mettiamo in fila fuori dalle stazioni di servizio e dai forni per il pane. Se chiedessi a qualcuno di coloro che aspettano in coda se acconsentirebbe a un accordo favorevole agli Stati Uniti e a Israele per porre fine alla crisi, lui si indignerebbe e direbbe: "Come potrebbero perdonarci i nostri anziani?"... Non furono i "Martiri di maggio" i primi a illuminarci sul sionismo? ". 

 Prima della guerra, non avrei mai immaginato che fossimo capaci di tanta pazienza e coraggio. È così perché siamo convinti che la nostra sconfitta farebbe precipitare la regione nell'oscurantismo e nella barbarie? È perché crediamo di dover pagare il prezzo per il cambiamento delle relazioni internazionali? Avremo infatti contribuito in larga parte all'avvento di una nuova realtà: quella di un mondo ormai multipolare.

 Amici miei, non preoccupatevi per me. Naturalmente, durante questa guerra, ho spesso pianto di tristezza per le sofferenze della gente e del Paese. Una tristezza che però non ha niente a che vedere con la rassegnazione o la debolezza. Inoltre, i Siriani non hanno mai chinato la testa, tranne quando sono stati decapitati dai terroristi wahhabiti.

D'altra parte, abbiamo perso le nostre illusioni che ogni Arabo sia più vicino a noi di un Russo, Iraniano e Venezuelano. Abbiamo scoperto che ciò che unisce o divide le persone è la visione, il comportamento e la consapevolezza.

  Nadia Khost

Trad.  Maria Antonietta Carta

https://arretsurinfo.ch/syrie-desormais-nous-savons-ce-qui-nous-rapproche-dautres-peuples/

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