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giovedì 13 febbraio 2020

Il ministro della Difesa turco chiede alla NATO e all'Europa di intervenire a Idlib


Il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ieri, nell'intervista con AP, ha chiesto alla NATO e all'Europa di intervenire a Idlib al di là degli aiuti umanitari. Dovrebbero "prevenire questi attacchi indipendentemente dalle loro relazioni con Russia e Siria".

Akar ha detto esattamente:
I paesi della NATO, la NATO, l'Europa e il mondo devono esaminare più da vicino la questione e fornire un sostegno serio e concreto. Devono fermare questi attacchi non solo da una prospettiva umanitaria, a prescindere dalle loro relazioni con la Russia e la Siria.
Inoltre, ha sottolineato che la Turchia non lascerà nessuno dei suoi 12 posti di osservazione, alcuni dei quali si trovano in aree riconquistate dell'esercito siriano. Ha assicurato che se le truppe siriane li dovessero attaccare, la Turchia risponderebbe con attacchi di ritorsione molto "più potenti".

Con l'aiuto russo e iraniano, le truppe siriane sono in avanzamento a Idlib e vogliono sconfiggere l'ultima roccaforte estremista nel paese. Oltre a decine di villaggi e città che sono già stati riconquistati, le unità di combattimento siriane sono state recentemente in grado di riprendere il pieno controllo della superstrada M5 strategicamente importante, che collega la Siria meridionale e settentrionale, per la prima volta dal 2012.

Il ministro della Difesa turco ha chiesto che le truppe siriane si ritirassero da questa.
Abbiamo chiesto che le unità del regime si ritirino immediatamente dalla autostrada M5 e continueremo a farlo. A questo proposito, non abbiamo altri punti di vista, nessun cambiamento di posizione. Stiamo facendo tutto il possibile per garantire che questo tema venga realizzato al più presto. Allo stesso modo, abbiamo chiesto alla Russia di farlo attraverso una molteplicità di incontri, faccia a faccia o per telefono. Stiamo aspettando”

Ha esortato la Russia a usare la sua influenza sul governo siriano per fermare gli attacchi a Idlib.

La Russia, a sua volta, critica la Turchia, che non ha rispettato gli impegni assunti con Idlib secondo gli accordi comuni. Ha mancato di separare i nemici "moderati" del governo da quei terroristi radicali che si rifiutano di dialogare e che fanno affidamento su attacchi quotidiani.

La Turchia sostiene gli oppositori del governo a Idlib, nei cui ranghi si mescolano anche estremisti dell'ex Fronte di Al Nusra. Dopo due scontri diretti tra truppe turche e siriane che hanno provocato morti da entrambe le parti, le tensioni sono aumentate e la Turchia ha risposto con massicci contrattacchi, presumibilmente uccidendo dozzine di soldati siriani. Inoltre, la Turchia sta trasferendo massicciamente i militari turchi nella regione e si sta preparando per un'offensiva insieme alle milizie.

Il ministro turco ha anche chiesto alle forze siriane di ritirarsi dietro le frontiere dai negoziati di Astana.
Il regime si trova assolutamente nell'area della de-escalation ... c'è una mappa creata con il processo di Astana, ci sono linee di confine nella regione di Idlib dove si stanno diffondendo le tensioni, ed è per questo che vogliamo che il regime si tiri indietro su queste linee.
Il ministro ha affermato che l'obiettivo della Turchia a Idlib era sostenere un accordo di cessate il fuoco per Idlib e prevenire un flusso di rifugiati.”
Si dice che circa 700.000 persone siano in fuga dalla regione di Idlib .
Il presidente turco ha parlato di Idlib oggi e ha minacciato le truppe siriane:
“ A
nnuncio che da oggi in poi attaccheremo ovunque le forze del regime in caso di danni anche minori ai nostri soldati, senza essere vincolati dall'Idlib o dai limiti dell'Accordo di Sochi.”
   Fonte : https://deutsch.rt.com/


Gli accordi di Astana sono ora imposti dall'Esercito Siriano

di Eliah Magnier
Tradotto da Alice Censi

E’ dal 2012 che l’autostrada M5 che collega Damasco ad Aleppo è sotto il controllo dei gruppi jihadisti. L’esercito siriano l’ha appena liberata, riconquistando 140 città, villaggi e colline strategiche. La Turchia con gli Uzbeki, gli Uiguri e Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra) non è riuscita a proteggere le sue postazioni fortificate e le ha abbandonate ritirandosi nella zona attorno a Idlib. 
Per la prima volta l’esercito turco è stato bombardato da quello siriano. Cinque soldati turchi sono morti nell’aeroporto militare di Taftanaz, la base in cui sono radunati soldati turchi e jihadisti. Ankara è stata obbligata a schierare le sue truppe in Siria a sostegno dei suoi alleati jihadisti in evidente difficoltà dal punto di vista militare. 

La liberazione di tutti i 432 km dell’autostrada M5 dalla presenza dei jihadisti era prevista negli accordi di Astana siglati nell’ottobre 2018,  accordi che però la Turchia in questi anni non è stata in grado di rispettare. Da allora l’esercito siriano è avanzato per ben tre volte verso l’autostrada ma stavolta il governo ha preso la decisione  di riconquistarla definitivamente. E’ il messaggio, chiaro, della Russia e della Siria al presidente Erdogan in riferimento a Idlib: il tempo è scaduto. Ma la prova di forza tra la Turchia e la Russia va oltre i confini della Siria e si manifesta in Ucraina e in Libia dove la Turchia sta cercando di avere un ruolo importante. 

La Russia sta fornendo all’esercito siriano attrezzature militari d’avanguardia e decine di carri armati T-90 efficaci anche nelle offensive notturne. Tutto questo, unito alle centinaia di raid aerei condotti dall’aviazione russa ha fatto in modo che avvenisse la liberazione di tutta l’area a est dell’autostrada e di molte zone a ovest dove le operazioni militari continuano. La Russia ha inoltre garantito all’esercito siriano una intelligence militare senza precedenti, il suo aiuto nella pianificazione di questa operazione vincente e la sua partecipazione al bombardamento delle linee dei jihadisti anche alle loro spalle durante la ritirata. 

La cosa sorprendente è stata la scoperta di chilometri di tunnel sotterranei in tutte le aree liberate su entrambi i lati della M5 e nelle città più importanti come Saraqeb e El-Eiss, gallerie sotterranee in cui c’erano ospedali da campo, munizioni e vettovaglie per resistere ad un lunghissimo assedio. Questi tunnel erano collegati tra loro, univano i vari villaggi e alcuni erano anche profondi 20 metri, per proteggerli dai bombardamenti aerei. I jihadisti in fuga li hanno evacuati lasciandosi dietro ogni cosa. 
Una delle tattiche dell’esercito siriano negli ultimi anni è quella di lasciare una via aperta ai jihadisti che permetta loro di andarsene prima di essere circondati. Dopo la liberazione di Aleppo l’esercito siriano ha sempre evitato di assediare le città per non dare spago alla propaganda a favore dei jihadisti portata avanti dai mezzi di informazione e dagli interventisti stranieri che farebbero di tutto per impedire la liberazione della Siria e la sua riunificazione. Ecco perché c’erano sempre strade aperte per la fuga dei jihadisti prima dell’assalto finale.

La Turchia in realtà non è in grado di proteggere i suoi alleati jihadisti e non può intervenire con l’aviazione in loro soccorso. E’ la Russia che ha il controllo dello spazio aereo siriano e Damasco aveva avvertito la Turchia che avrebbe abbattuto i suoi aerei se avessero violato il suo cielo. 
La liberazione di Maarat al-Nu’man, di Saraqeb, di Tal el-Eiss e del distretto di Rashidin4 segna una svolta strategica nella guerra in Siria. Indica che alla lunga la Turchia farà molta fatica a proteggere i suoi jihadisti. La stabilità della Siria è strettamente legata alla liberazione di tutto il suo territorio ma non solo, questa stabilità è essenziale per la Russia e i suoi obbiettivi di sicurezza nazionale. La Russia è entrata nel Levante per metter fine alla guerra. E’ in gioco la sua credibilità. Ha una grande base navale che offre un accesso unico al mar Mediterraneo. E’ inoltre nell’interesse di Mosca eliminare al-Qaeda e tutti quei gruppi che ne condividono l’ideologia takfira nonostante abbiano priorità e nomi diversi. I jihadisti uzbeki e uiguri che si trovano in Siria non hanno nessun altro posto dove andare per cui molto probabilmente combatteranno fino all’ultimo. 

La Turchia sta mostrando i denti alla Russia, si rifiuta di riconoscere la Crimea e offre armi all’Ucraina per 33 miliardi di dollari. Sta cercando di avere un ruolo di primo piano in Libia e  il governo centrale ha richiesto ufficialmente il suo appoggio. La situazione in Siria però è diversa. Ankara sa che la sua presenza in Siria non può durare ancora a lungo e che la liberazione di Idlib, sebbene non sia prevista subito, avverrà a breve. E’ solo questione di tempo. 

Le forze d’occupazione statunitensi sono confinate in una zona limitata del nordest della Siria dove possono rubare il petrolio siriano, come ha affermato il presidente Trump. La loro presenza non è però una priorità per l’esercito siriano. Prima verrà liberata Idlib e poi Afrin. E questo è il motivo per cui la Turchia sta cercando di aumentare e stabilizzare la sua influenza in Siria. Quattro incontri ci sono stati tra membri di alto livello dell’intelligence siriana e turca per trovare nuovi accordi. La Turchia vorrebbe modificare gli accordi di Adana del 1998 con la Siria perché il suo esercito possa dare la caccia al PKK curdo in territorio siriano. 

La Russia e l’Iran giocano un ruolo importante nel cercare di sciogliere le tensioni esistenti tra Turchia e Siria ma un ritiro totale della Turchia dalla Siria è fondamentale. 
La Turchia ha comprato il sistema missilistico di difesa aerea  S-400 dalla Russia e il gasdotto TurkStream, che riduce il passaggio del gas russo dall’Ucraina, è stato inaugurato il mese scorso. Ma la Turchia fa anche parte della NATO e ha una importante base militare americana sui suoi confini. Ankara avrà mille difficoltà a stare in equilibrio tra le due superpotenze e contemporaneamente a proteggere i suoi jihadisti in Siria. E’ arrivato il momento, per la Turchia, di valutare con attenzione le diverse opzioni. 

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