Estratti dal Diario :
Il 30
ottobre 2016: l'offensiva dei ribelli armati è al suo terzo giorno.
Da una parte, avanzando dal lato ovest, hanno preso la Dahiyet al
Assad, e dall'altra parte bombardano con mortai tutte le zone di
Aleppo da tutti i lati: quello a ovest, da dove provengono gli
assalitori, e da est, dove stanno tutti quelli che sono assediati.
Gli abitanti di Aleppo sono molto terrorizzati. Soprattutto quelli
che abitano in Hamadaniye e ad Halab al Jadida hanno lasciato le
proprie abitazioni.
Da
venerdì 28 ottobre, ci sono stati molti morti e feriti tra la
popolazione civile e l'esercito siriano. Ci dicono che gli ospedali
sono sopraffatti dal numero dei feriti. Le autorità della città
hanno decretato la chiusura delle scuole per una settimana.
Oggi abbiamo vissuto la nostra "pausa" (incontro) mensile con la squadra dei Maristi blu. Abbiamo organizzato, Leyla ed io, questa giornata sul tema "Chi è il mio prossimo?". Abbiamo iniziato a leggere la parabola del buon samaritano per mettere in rilievo chi è il "prossimo" secondo la visione cristiana. Con tutto il gruppo, 10 persone: i 2 Fratelli George, Margot, Luma, Mirna, Hadi, Kamel, Aline, Leyla ed io, abbiamo iniziato la visita a 3 famiglie tra quelle che vengono da noi e usufruiscono dei nostri programmi.
La
famiglia "S." è composta dalla madre e da due fratelli
adulti disabili mentali e il papà, anche lui malato mentale che vive
presso le suore di madre Teresa. Già, in tempi normali, le piccole
stradine di Midane sono brutte, e ora, a causa della guerra, sono
terribili: piccole viuzze sporche, cavi elettrici che pendono
dovunque e dagli immobili fatiscenti proviene un odore nauseabondo.
Saliamo 5 piani per trovarci da questa famiglia. Un piccolo
appartamento: una camera da letto per le tre persone e un soggiorno
da 8 mq. La madre è anziana e deve fare tutto da sola, finanche
portare le taniche d'acqua fino al quinto piano. Z., il figlio, è
malato mentale e anche ipovedente. Ci ha parlato in "straniero",
lingua composta da parole di sua invenzione. Suo fratello, disabile
mentale come lui ma che si muove, non era a casa.
Poi
siamo stati ad Achrafiyé, quartiere popolare dei poveri, bombardato
dai ribelli-terroristi di Bani Zeid per 4 anni e considerato, prima
della guerra, come il quartiere dei curdi. Una grande folla nelle
strade, edifici per metà distrutti dalle bombe ma abitati.
Facciamo
visita ai "Sa." Il papà ha un problema di vista con un
restringimento del campo visivo che permane nonostante le 2
operazioni chirurgiche che ha subito e non può lavorare, la mamma
deve fare tutto e accudire 5 bambini di cui la maggiore ha 12 anni.
Abitano in un appartamento infetto, piuttosto un tugurio, senza
rubinetti né acqua. Per fortuna che la "Mezzaluna rossa"
ha installato 2 grandi serbatoi alla rotonda. Devono fare la spola
tutti i giorni per avere dell'acqua. Quando siamo arrivati, non
c'erano in casa che i bambini, i genitori erano al funerale del
cugino morto durante i combattimenti.
La
nostra terza visita ci ha portato dal lato della rotonda Chihane dove
vive la famiglia "H.R." una donna con i suoi 9 figli,
l'ultimo di 16 mesi non ha conosciuto suo padre che li ha lasciati da
più di un anno per andarsene da solo o con un'altra moglie in
Turchia. Questa famiglia viveva prima della guerra a Boustan al
Bacha. Nel luglio 2012, quando i ribelli hanno invaso Aleppo-Est, è
scappata ed è venuta a stabilirsi in una delle scuole di Cheikh
Maksoud dove l'abbiamo conosciuta.
Nel
marzo 2013, i ribelli avevano invaso il quartiere, quindi se ne vanno
una seconda volta per sistemarsi a "1070" un complesso
immobiliare incompiuto (a causa della guerra) con delle carcasse di
immobili senza pareti né sanitari. Questa famiglia ha quindi cercato
di realizzare lì uno pseudo-appartamento. Nel frattempo, la mamma ha
fatto sposare 2 delle sue ragazze piuttosto giovani, 15-16 anni. I
ragazzi, tra cui quello di 12 anni , lavorano a rovistare nella
spazzatura per raccogliere la plastica e il cartone per venderlo al
riciclaggio e guadagnare un po' di lire per far vivere la famiglia.
Il lavoro di Hammoudé, 10 anni, il nostro protetto, consisteva nel
trasportare le taniche d'acqua dal serbatoio centrale del complesso
"1070" a "casa" e veniva ogni giorno a casa nostra per
prendere alcune porzioni del pasto caldo che serviamo ogni
mezzogiorno a più di 800 persone. Che il tempo fosse bello o brutto,
sotto il sole o con la pioggia, camminava per più di un'ora per
venire da noi e altrettanti per tornare a casa con i secchi di cibo.
È biondo con gli occhi azzurri ma spesso così sporco che stava
diventando marrone. Allora, si faceva il bagno a casa nostra e i suoi
colori naturali tornavano. Da un mese, il "1070" è stato
invaso dai ribelli e per la terza volta, la famiglia H.R. l'ha
lasciato per rifugiarsi a casa di una delle ragazze sposate. Poi
hanno trovato un rifugio al quinto piano di un edificio per metà
distrutto alla rotatoria Chihane. Quando siamo tornati alla loro
"casa", siamo rimasti sorpresi nel vedere i pezzi mancanti
delle pareti sostituiti con assi di legno non fissati; vale a dire,
che possono essere spostati con un dito per poi trovarsi davanti il
vuoto.
Ecco
alcuni esempi della sofferenza e della miseria di qualche migliaio di
famiglie che abbiamo in carico e aiutiamo a sopravvivere.
Al
nostro ritorno, ci siamo scambiati le nostre impressioni, discusso su
chi è veramente il nostro prossimo, di come trasformare una persona
diversa da noi nel prossimo, senonché di avvicinarci noi stessi a
lei per farne un prossimo a prescindere da una vicinanza familiare,
di clan, religiosa o sociale.
Abbiamo
parlato molto di dignità da ridare, di rapporto da pari a pari, di
uno sguardo d'amore che non giudica ma trasforma il "diverso"
nel prossimo. Tutti questi valori sono alla base del nostro lavoro di
solidarietà.
Durante
la nostra visita ad Achrafiyé, abbiamo incontrato molte famiglie di
Halab al Jadida in fuga dal loro quartiere, recanti fagotti, vagando per le strade alla ricerca di un rifugio, di un appartamento in
affitto. Achrafiyé è saturo, anche gli edifici distrutti, le
cantine, le terrazze, le scale senza inferriate sono abitate. Questa
sera, A-H. D. ha telefonato per chiedere aiuto perché hanno
finalmente trovato un rifugio a 30.000 Lire Siriane mensili. Gli
abbiamo detto di affittarlo e poi il tempo di arrivare a casa sua con
la somma dell'affitto per 6 mesi. Un quarto d'ora più tardi, Leyla e
i fratelli Giorgio erano sul posto ma l'appartamento era già stato
affittato da altri.
Continuiamo
a portare all'ospedale persone ferite da arma da fuoco e da colpi di
mortaio lanciati sui quartieri civili di Aleppo ovest dai "gentili
ribelli moderati". Oggi la famiglia Ghazal al completo: il papà
morto sul colpo, le sue figlie con ferite gravi, la più giovane, 20
anni, muore dopo essere stata operata d'urgenza e la maggiore è
ancora in terapia intensiva in condizioni critiche. Il fratello aveva
trovato la morte già un mese fa, raggiunto da un cecchino.
dal dottor Nabil Antaki, Aleppo
(trad OpS)
(trad OpS)
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