Visita
alla Siria
dal 2 luglio – 4
agosto
Introduzione
In
Siria, dopo ormai tre anni di conflitto armato, le persone e i giovani
sono rassegnati e hanno perso molta della loro speranza e fiducia, ma
non hanno perso la fede pur essendo provata. È molto difficile
andare avanti perchè è quasi impossibile prevedere quando la guerra
finirà e soprattutto è difficile capire cosa succederà dopo, e
quanto tempo ci vorrà per ricostruire tutto. E, come se non
bastasse, si ha grande paura degli estremisti islamici e di quello
che potrebbe accadere.
Per
questo motivo moltissime persone, senza alcuna distinzione religiosa,
stanno emigrando. La percentuale di cristiani che è partita è molto
elevata e questo fenomeno ha gettato nello sconforto le persone che
hanno deciso di rimanere. Pur di partire, intere famiglie sono pronte
a vendere tutti i loro averi e a correre rischi enormi.
La
perdita del lavoro, il caro-vita e una situazione politica molto
complessa sono sicuramente tra le cause di questo fenomeno migratorio
massiccio.
Non
dobbiamo poi dimenticare tutto ciò che sta accadendo attorno alla
Siria. Si pensi alla situazione dei Cristiani in Iraq, o a ciò che
sta accadendo in Libano.
Il
problema dell’emigrazione è un dramma da conoscere e da affrontare
e tutti, a partire dalla Comunità Internazionale e dalle Nazioni
Unite, dovrebbero contribuire a risolvere questa grande
catastrofe.
È
difficile continuare a mantenere viva la speranza, ma ci sono segnali
positivi che fanno capire che le persone che restano in Siria fanno
affidamento sul loro grandissimo coraggio. La vita continua, ci si
sposa, si organizzano feste. I giovani continuano ad andare a scuola
e all’università e chi può si inventa un nuovo lavoro, svolgendo
anche attività molto umili. C’è forte spirito di adattamento e
ogni occasione è buona per poter festeggiare. Chi rimane, non ha
alcun timore a mettersi in gioco, ma fino a quando questa forza di
volontà durerà?
Queste
considerazioni e riflessioni sono come una premessa e un risultato
della mia recente visita alle presenze Salesiane in Siria e al vicino
Libano. Questa mia comunicazione è come un resoconto di tale mia
visita, e in essa vorrei presentare sia l’aspetto umano e sociale,
sia le opere salesiane e le loro attività in tali frangenti.
Salesiani
di Kafroun
Mercoledì
2 luglio 2014 sono entrato in Siria dal Libano e ho immediatamente
visitato la comunità di Kafroun. La strada che ho percorso era
relativamente tranquilla, ma sono rimasto impressionato dalle
numerose foto, poste ai lati della strada, che sono lì a ricordare i
tanti caduti di questa guerra che dura ormai da tre anni.
La
comunità di Kafroun accoglie gli sfollati provenienti soprattutto
dalla famiglia Salesiana di Aleppo. Gli sfollati sono prevalentemente
familiari dei cooperatori, parenti dei Salesiani o familiari di
qualche collaboratore.
La
casa è meravigliosamente diretta da un unico missionario italiano,
Don Luciano Buratti, che può contare sul prezioso aiuto dei
cooperatori salesiani, tutti laici che portano avanti le attività
presso l’oratorio e il Centro Giovanile.
Per
la prima volta, all’interno dell’Ispettoria del Medio Oriente
(MOR), l’amministrazione della casa è stata affidata a un economo
laico, il Sig. Johnny Ghazi.
Durante
la mia visita ho avuto il piacere di partecipare alle attività
dell’oratorio e, in particolare, all’inizio dell’Estate Ragazzi
che ha visto la partecipazione di almeno 300/350 ragazzi di cui molti
sono sfollati. La zona di Kafroun è una delle più tranquille della
Siria. Per questo motivo molte famiglie provenienti da Homs, Damasco
e Aleppo sono venute a vivere in questa vallata.
Mi
hanno chiesto di inaugurare le attività e di fare un discorso di
apertura. Ho voluto parlare ai ragazzi della vera gioia, quella che
nasce dal cuore grazie al nostro incontro con Cristo. Ho detto loro
che nelle situazioni di grande sofferenza dobbiamo affidarci a Cristo
che sicuramente ci darà conforto.
In
oratorio sono stati aperti anche corsi di preparazione alla scuola
media e di preparazione agli esami di maturità. I Salesiani sono
riusciti a coinvolgere un buon numero di professori che ora insegnano
ai ragazzi.
Dobbiamo
ringraziare la Provvidenza che, tramite parecchi benefattori, negli
ultimi due anni ci è venuta incontro e ci ha permesso di accogliere
e ospitare gratuitamente una cinquantina di famiglie. Dobbiamo,
inoltre, ringraziare i tanti collaboratori e benefattori che ci hanno
aiutato e sostenuto nel portare avanti le attività dell’oratorio.
Salesiani
di Aleppo
Sabato
5 luglio 2014, accompagnato da una famiglia, siamo partiti in auto
per raggiungere Aleppo. Abbiamo percorso una strada relativamente
sicura, ma che mi ha permesso di vedere la grande distruzione che
questa lunga guerra ha provocato. Ho pensato a quante persone hanno
combattuto, hanno sofferto e sono morte. Ho visto i segni di una
guerra feroce un po' dappertutto. Ho visto villaggi completamente
vuoti, case diroccate o completamente distrutte. La distruzione fa
piangere il cuore e la brutalità della guerra ha profondamente
colpito la vita quotidiana delle persone.
Dopo
quasi 7 ore di viaggio e diversi posti di blocco superati, siamo
arrivati ad Aleppo utilizzando una strada secondaria. Non venivo qui
da almeno un anno e mi ha davvero impressionato vedere una città
sofferente, interamente colpita e fiaccata dalla guerra. Si nota
chiaramente che in città regna il caos, come si capisce benissimo
che Aleppo è stata una delle città più colpite dal conflitto.
È
sempre molto emozionante arrivare al Centro Salesiano dove io sono
nato, sono cresciuto e ho vissuto da Salesiano. Ho gioito molto nel
vedere i Salesiani, i ragazzi e giovani. Sono stato accolto molto
calorosamente da tutti. Mi hanno abbracciato, baciato e gettato
addosso dell’acqua, ovvero il loro bene più prezioso. È da almeno
quattro mesi che manca l’acqua potabile!
Abbiamo
cantato, abbiamo gioito e ci siamo abbracciati. Il centro salesiano è
veramente un’oasi di pace e di speranza!
Prima
di andare a dormire sono rimasto colpito dal cartello che ho trovato
affisso sulla porta di camera mia. C’era scritto: “Benvenuto ad
Aleppo che resiste pur essendo considerata una delle città più
pericolose al mondo”.
La
domenica mattina ho celebrato una messa in ricordo di Jacques, un
ragazzo di 11 anni morto mentre veniva da noi al catechismo nel
gennaio 2014.
Durante
la mia permanenza ad Aleppo ho cercato di visitare diverse zone della
città e ho visto solamente distruzione e dolore. La quotidianità è
caratterizzata dai combattimenti e dalla mancanza di elettricità e
acqua. Si è cercato di sopperire alla mancanza d’acqua scavando
alcuni pozzi, ma parte della popolazione si è ammalata perché
l’acqua è infetta. In alcuni casi è possibile comprare acqua di
pessima qualità a prezzi molto alti e questo fa soffrire molto le
persone.
Ogni
famiglia ha un parente ferito, morto o rapito. I giovani non ce la
fanno più e vorrebbero partire, sarebbe disposti ad andare ovunque.
I giovani hanno perso la speranza. Negli ultimi due anni non sono mai
usciti dalla città e ogni giorno convivono con la morte, uscendo di
casa senza sapere se saranno in grado di tornarci a causa delle
continue esplosioni.
Le
persone sono stanche, stressate e depresse. Ecco perché molti di
loro hanno lasciato Aleppo per spostarsi in altre zone o per emigrare
all’estero.
I
Salesiani, assieme alla chiesa locale e a tutti gli uomini di buona
volontà non cristiani stanno facendo veri e propri miracoli per
sostenere in tutti i modi la popolazione. All’estate ragazzi si
sono iscritti più di 600 ragazzi e giovani. La popolazione ha
ringraziato i Salesiani per tutto ciò che stanno facendo attraverso
il sostegno economico alle famiglie e l’organizzazione di attività
spirituali e ricreative per tutti. Il direttore Don Georges Fattal,
assieme a Don Simon Zakarian e il diacono Pierre, che li ha aiutati
nel periodo estivo, hanno dato una grande testimonianza di
generosità, amore e dedizione per i giovani.
Ho avuto un bell’incontro con gli animatori che, nonostante tutte le varie difficoltà, danno gratuitamente il loro tempo per stare con i ragazzi e trasmettere loro gioia e un pò di serenità. Ho incontrato anche i Salesiani cooperatori, che sono indispensabili, e ho infine avuto modo di incontrare singolarmente alcune famiglie e alcuni giovani. È molto importante ascoltare le loro sofferenze: hanno bisogno di condividere spiritualmente e umanamente ciò che stanno provando. Avevano bisogno di sfogarsi e io ho fatto del mio meglio per confortarli.
Ho avuto un bell’incontro con gli animatori che, nonostante tutte le varie difficoltà, danno gratuitamente il loro tempo per stare con i ragazzi e trasmettere loro gioia e un pò di serenità. Ho incontrato anche i Salesiani cooperatori, che sono indispensabili, e ho infine avuto modo di incontrare singolarmente alcune famiglie e alcuni giovani. È molto importante ascoltare le loro sofferenze: hanno bisogno di condividere spiritualmente e umanamente ciò che stanno provando. Avevano bisogno di sfogarsi e io ho fatto del mio meglio per confortarli.
Il
Signore poi ci ha benedetti e ci ha donato una nuova vocazione,
l’unica di tutta l’ispettoria MOR (Medio Oriente) proviene da un luogo di grande
sofferenza.
Salesiani
di Damasco
Da
Aleppo sono dapprima tornato a Kafroun e poi mi sono diretto a
Damasco, accompagnato da una famiglia. Sulla strada che abbiamo
percorso si vedevano chiaramente le conseguenza della guerra in corso.
Arrivato
alla Casa di Damasco ho avuto la gioia di incontrare i confratelli,
ovvero il Direttore Don Alejandro Leon, il suo vicario Don Munir
Hanasci e Don Felice Cantele. I tre confratelli sono stati coadiuvati
dal prenovizio siriano Mehràn, delle zone della Mesopotamia, che
quest’anno parte per il suo periodo di noviziato a Genzano di Roma.
Ho
avuto il piacere di partecipare alle attività dell’Estate Ragazzi
che hanno visto l’afflusso di più di 350 ragazzi e giovani
provenienti da zone abbastanza lontane dal centro, a circa un’ora
di macchina. È stato bello vedere come i ragazzi abbiano voluto
partecipare alle attività, pur dovendo rischiare a causa dei
molteplici posti di blocco sulla strada. Per aiutarli i Salesiani li
vanno a prendere e li riportano a casa in pullman e garantiscono loro
almeno un pasto presso il Centro.
I
ragazzi partecipano con gioia alle tante attività preparate dagli
animatori e sono entusiasti di poter vivere qualche momento di
tranquillità, pace e spensieratezza.
Abbiamo
celebrato una Messa in cortile perchè la chiesa non riusciva a
contenere tutti i presenti e l’abbiamo terminata con una
processione e l’ostensione del Santissimo a cui abbiamo affidato la
pace in Siria.
Ho
discusso con i ragazzi di quello che sta accadendo nel loro Paese e
di come la Siria sia stata colpita dal Maligno. Nessuno di loro
riusciva ad accettare che fosse possibile compiere così tante
atrocità.
Ho
poi incontrato entrambe le comunità delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Nella prima le suore gestiscono una scuola per
l’infanzia e organizzano corsi di tagli e cucito per le donne,
mentre l’altra comunità gestisce l’ospedale italiano di Damasco.
Anche
qui a Damasco, come succede a Kafroun e ad Aleppo, i nostri Salesiani
portano avanti attività di supporto socio-economico per alcune
famiglie. Ho incontrato alcune di loro in diversi quartieri della
città. Una di queste famiglie, che vive in una zona di frontiera e
il cui padre è appena morto per malattia, mi ha fatto capire cosa
sia la rassegnazione. Pur essendo in zona di guerra nessuno di loro
vuole lasciare la propria casa, perché con la morte del loro padre
per loro la vita è finita. Continuavano a ripetermi Inte
u hàzzak,
dipende tutto da quanto sarai fortunato. Perciò, biddna
na’ìsh,
vogliamo vivere! Nonostante tutto, anche se solamente in alcuni
quartieri, la vita quotidiana continua e negozi e ristoranti sono
aperti.
I
Salesiani, infine, sono riusciti a organizzare un bel campeggio e
hanno portato i ragazzi e i giovani nel nostro centro di accoglienza
di Maarra e hanno passato diversi giorni tutti insieme in un clima di
fraternità e di serenità.
Da
Damasco sono tornato nuovamente in Libano per visitare e incontrare i
nostri confratelli Salesiani a Al Houssoun dove abbiamo un
oratorio/centro giovanile e a Al Fidàr dove c’è invece una scuola
tecnica. Anche in questa comunità i Salesiani, insieme con i
cooperatori, portano conforto e assistenza ai nostri profughi siriani
che vivono in situazioni difficili e possono contare su un sostegno
spirituale e socio-economico.
Conclusione
Ciò che sta capitando in Siria è molto complesso, poichè operano varie
componenti e potenze interne ed esterne, ed è difficile capire quale
sarà la soluzione di tutto ciò. Ad oggi non c’è alcun segnale
che faccia percepire la volontà di arrivare a una pace duratura. Ci
sono molti interessi in gioco e a pagarne le conseguenze sono le
persone comuni e i ragazzi e giovani, e in modo speciale anche le
minoranze cristiane.
È
un momento particolare per tutto il Medio Oriente, è un momento
delicato e di grande trasformazione storico-politica. Le conseguenze
di queste guerre porteranno alla costruzione di un altro Medio
Oriente che sarà ferito, debole e diviso, dove sono a rischio le
comunità cristiane ed altre minoranze.
Per
questo motivo chiediamo al Signore di darci la vera pace e di
purificare il cuore degli uomini, affinché ne possano capire il
senso e ambire a una convivenza il più possibile pacifica. Che il
Signore conceda forza, coraggio, costanza ai nostri fratelli
cristiani in questi momenti drammatici della nostra storia, e a tutto
il popolo “dell’amata Siria”.
Abuna
Munir El Rai
SDBMOR
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