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venerdì 7 febbraio 2014

Genocidio armeno e genocidio siriano

Quasi un secolo dopo il genocidio armeno, questo popolo è  ancora massacrato in Siria

E ora, quasi sotto silenzio nei media,
i loro luoghi sacri sono stati profanati



di Robert Fisk

Proprio oltre 30 anni fa, ho tirato fuori dal terreno le ossa e i crani delle vittime del genocidio armeno su una collina situata al di sopra del fiume Khabur, in Siria. Erano persone giovani – i denti non erano deteriorati – ed essi erano soltanto alcuni del milione e mezzo di armeni massacrati durante il primo Olocausto del ventesimo secolo, la distruzione di un popolo, deliberata, pianificata dai turchi Ottomani nel 1915.
Era difficile trovare queste ossa perché il fiume Khabur – a nord della città siriana di Deir ez-Zour – era cambiato. Erano così tanti i corpi ammucchiati nella sua corrente, che le acque andavano a est. Il fiume aveva alterato il suo corso. Però gli amici armeni che erano con me hanno presso i resti umani e li hanno sistemati nella cripta della grande chiesa armena di Deir ez Zour dedicata alla memoria di quegli armeni che erano stati uccisi – si vergogni lo stato turco “moderno” che nega ancora l’Olocausto – in quell’omicidio di massa su scala industriale.

E ora,  quasi non citati sui media, questi campi di uccisioni di massa sono diventati i campi delle uccisioni di massa di una nuova guerra. Sopra le ossa dei morti armeni si sta combattendo il conflitto siriano. E i sopravvissuti, discendenti dei cristiani armeni, che hanno trovato rifugio nelle vecchie terre siriane, sono stati costretti a fuggire di nuovo – in Libano, in Europa, in America. Proprio la chiesa dove le ossa degli armeni assassinati hanno trovato il loro presunto luogo finale di riposo, è stata danneggiata durante la nuova guerra, sebbene nessuno conosca i colpevoli di questa azione.

Ieri ho telefonato al Vescovo Armasi Nalbandian di Damasco che mi ha detto che, mentre la chiesa a Deir ez-Zour era davvero stata danneggiata, la cripta era rimasta intatta. La chiesa stessa, ha detto, era meno importante del ricordo del genocidio armeno – ed è questo ricordo che  potrebbe essere distrutto. Ha ragione. Ma la chiesa – un edificio non bellissimo, devo dire – è tuttavia un testimone, un monumento che ricorda l’Olocausto degli armeni, e ogni pezzetto è sacro quanto il monumento Yad Vashem alle vittime dell’Olocausto in Israele. E sebbene lo stato israeliano, con una infamia equivalente a quella dei turchi, sostenga che il genocidio armeno non è stato un genocidio, gli israeliani stessi usano la parola Shoah -Olocausto – per le uccisioni degli armeni.


Ad Aleppo, una chiesa armena è stata  danneggiata  dal Libero esercito siriano, i ribelli “buoni” che combattono il regime di Bashar al-Assad, finanziati e armati dagli americani e anche dagli arabi sunniti del Golfo. 

Però a Raqqa, la sola capitale regionale che è stata del tutto conquistata dall’opposizione in Siria, i combattenti Salafiti hanno distrutto la Chiesa cattolica dei Martiri e hanno incendiato i suoi arredi. 
E – Dio ci risparmi il pensiero – molte centinaia di combattenti turchi, discendenti degli stessi turchi che hanno tentato di distruggere la razza armena nel 1915, si sono ora uniti ai combattenti affiliati ad al-Qa’ida che hanno attaccato la chiesa armena. La croce in cima alla torre campanaria è stata distrutta per essere sostituita con la bandiera dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante.
E non è tutto. L’11 novembre, quando il mondo rendeva omaggio ai morti della Grande Guerra, che non aveva dato agli armeni lo stato che si meritavano, una bomba da mortaio è caduta fuori dalla Scuola Nazionale armena dei Sacri Traduttori, a Damasco,* e altre due sono cadute su degli scuolabus, provocando la morte di due scolari armeni: Hovahannes Atokanian e Vanessa Bedros. Il giorno dopo, i passeggeri armeni  di un autobus che viaggiava da Beirut ad Aleppo, sono stati derubati sotto la minaccia delle armi. Due giorni dopo, Kevork Bogasian è stato ucciso da una bomba di mortaio ad Aleppo. Il bilancio delle vittime  armene  in Siria è soltanto di 65, ma suppongo che potremmo calcolarlo in 1.500.065. Più di cento armeni sono stati rapiti. Gli armeni, naturalmente, come molti altri cristiani in Siria, non appoggiano la rivoluzione contro il regime di Assad, anche se  non potrebbero certo essere chiamati sostenitori di Assad.

Fra due anni commemoreranno il centesimo anniversario del loro Olocausto. Ho incontrato molti sopravvissuti, oramai tutti morti. Però lo stato turco, con il suo appoggio all’attuale rivoluzione in Siria, celebrerà la sua vittoria a Gallipoli in quello stesso anno (1915),  una battaglia eroica in cui Mustafa Kemal Ataturk ha salvato il suo paese dall’occupazione alleata. Anche gli armeni hanno combattuto in quella battaglia – con l’uniforme dell’esercito turco, naturalmente – ma scommetterò quanti dollari volete che nel 2015 essi non saranno ricordati dallo stato turco che doveva così presto distruggere le loro famiglie.
..........
*http://www.30giorni.it/articoli_id_426_l1.htm

http://znetitaly.altervista.org/art/13334
Originale: The Indipendent 
http://www.independent.co.uk/voices/comment/nearly-a-century-after-the-armenian-genocide-these-people-are-still-being-slaughtered-in-syria-8975976.html




Le vittime del genocidio armeno saranno canonizzate

Questa immagine, scattata da un giornalista tedesco e conservata
negli archivi del Vaticano,  documenta il massacro
delle donne cristiane armene nel deserto di Deir ez-Zor - Siria ,
il 24/04/1915 durante il genocidio da parte dei soldati turchi.

Agenzia Fides, 5/2/2014

 A quasi cent'anni dal genocidio armeno – perpetrato nei territori dell'attuale Turchia nel 1915 – la Chiesa armena apostolica conferma in maniera decisa e definitiva l'intenzione di procedere con sollecitudine alla canonizzazione per martirio delle vittime di quello che gli armeni chiamano “il Grande Male”.



I Leader cristiani siriani chiedono  agli USA di smettere il  supporto per i ribelli anti-Assad

Padre Michael Kayal, prelevato esattamente un anno fa dai ribelli dell' Esercito Siriano Libero , insieme a Padre Isaac, mentre viaggiavano  su un autobus


da: TIME Swampland
30 gennaio 2014


Le storie raccontate da cinque principali leader cristiani siriani sugli orrori  che le loro chiese stanno vivendo per mano di estremisti islamici sono bibliche nella loro brutalità.

Mons. Elias Toumeh, rappresentante del patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente, racconta del funerale che ha celebrato dieci giorni fa per il corpo senza testa di uno dei suoi parrocchiani in Marmarita.  Il Rev. Adeeb Awad, vice moderatore del Sinodo Nazionale Evangelico della Siria e del Libano, spiega come i ribelli hanno fatto saltare la sua chiesa e poi puntato il dito contro il regime.  Mons. Armash Nalbandian, primate della Chiesa armena di Damasco, dice di aver ricevuto la comunicazione  su Facebook da un collega vescovo di Aleppo che due membri della congregazione erano in viaggio quando i combattenti dell'opposizione hanno fermato il loro bus, e quando hanno presentato la loro Carta d’Identità di armeni,  li hanno  portati via. I combattenti, racconta Nalbandian, hanno restituiti ai compagni di viaggio poche ore dopo con una scatola, che hanno detto che essere di dolci. Dentro c'erano le due teste degli armeni.

Le storie dei vescovi sono difficili da verificare in modo indipendente, e i morti della guerra vanno ben al di là delle sole  comunità cristiane in Siria: più di 130.000 persone sono state uccise dall'inizio dei combattimenti, e almeno due milioni di altre hanno lasciato il paese. Ma stanno emergendo come parte di una spinta concertata dai cristiani siriani per far giungere agli Stati Uniti la richiesta di fermare il loro sostegno ai gruppi ribelli che combattono il presidente siriano Bashar al Assad. "Gli Stati Uniti deve cambiare la loro politica e devono scegliere la via della diplomazia e del dialogo, non sostenere i ribelli e non  chiamarli  “combattenti per la libertà", dice Nalbandian.

Il gruppo è la prima delegazione del suo genere che visita Washington dall'inizio della crisi tre anni fa, e i suoi cinque membri rappresentano  diverse comunità cristiane del paese. Awad, Toumeh, e Nalbandian sono stati raggiunti dal Rev. Riad Jarjour, pastore presbiteriano da Homs, e il vescovo Dionisius Jean Kawak, metropolita della Chiesa ortodossa siriana. L'Istituto Westminster e Barnaba Aid, due gruppi che si concentrano sulla libertà religiosa e di soccorso per le comunità di fede minacciate,  hanno sponsorizzato il  loro viaggio.

Dato il  'maggiore sostegno degli Stati Uniti ai gruppi ribelli non-terroristici dovuto al  ricorso del regime di Assad ad armi chimiche’ , la missione dei leader religiosi è un colpo forte.  I vescovi chiedono agli Stati Uniti di esercitare pressioni su paesi come l'Arabia Saudita, Qatar e Turchia perchè smettano di sostenere e inviare  combattenti terroristi in Siria.


"Il vero problema è che l’ opposizione militare forte sul terreno è un'opposizione straniera," Awad spiega, sostenendo che il sostegno ai gruppi di opposizione da parte degli Stati Uniti significa  il supporto per i combattenti terroristi stranieri. "Sono quelli che uccidono e attaccano le chiese e il clero e le suore,  danno fiamme alle case e mangiano  fegati e i cuori degli uomini e tagliano le teste", dice Awad.

Le chiese cristiane siriane non  chiedono  sostegno a titolo definitivo  al regime di Assad. Così facendo, sarebbero ulteriormente in pericolo i loro seguaci e pregiudicata la componente morale della loro richiesta,  per via del  presunto uso da parte del regime di armi chimiche contro i civili.  Invece, si sono riuniti in privato con i legislatori, diplomatici e gruppi di esperti.
E’ stato difficile   guadagnare credito, se non altro per la ragione che il sostegno per i cristiani e le minoranze minacciate di estinzione può apparire come il supporto per Assad, e che un intero paese viene distrutto dalla guerra, non solo le comunità cristiane. Il presidente Obama ha solo brevemente accennato alla Siria nel suo discorso sullo Stato dell'Unione martedì. "In Siria, noi sosteniamo l'opposizione che rifiuta l'ordine del giorno delle reti terroristiche", ha detto. " La Diplomazia americana, sostenuta dalla minaccia dell’uso della forza, è il motivo per cui le armi chimiche della Siria sono stati eliminate, e continueremo a lavorare con la comunità internazionale per inaugurare il futuro che il popolo siriano merita, un futuro libero dalla dittatura, terrore e paura. "

Leader più recenti come Aderholt vedono che è tempo di prendere una posizione: "La maggior parte degli americani non si rende conto che i cristiani in tutto il Medio Oriente sono in grave pericolo e sono stati spesso costretti a lasciare i loro paesi di origine a causa di persecuzioni e minacce da musulmani radicalizzati," dice. "Se vogliamo che una vera democrazia emerga da questa regione, i cristiani e altre voci di minoranze religiose devono condividere il processo decisionale, e certamente non possono essere perseguitati e vivere nella paura per la propria vita a causa di elementi estremisti che si riversano in Siria."

Le storie dei vescovi sono simili ad altre cupe relazioni di violenza contro i cristiani durante la guerra. Le scuole cristiane a Damasco sono stati colpite da mortai nel mese di novembre. Il mese successivo, una dozzina di suore ortodosse greche sono state prelevate  dal monastero di Mar Takla in Maaloula. I gruppi ribelli hanno rapito due vescovi nei pressi di Aleppo lo scorso aprile. Il sacerdote gesuita Paolo Dall'Oglio, di cui TIME ha scritto nel 2012, quando ha visitato gli Stati Uniti per un viaggio di supporto, è stato prelevato e da luglio lo si teme morto .

http://swampland.time.com/2014/01/30/syrian-christian-leaders-call-on-us-to-end-support-for-anti-assad-rebels/



E nel frattempo....  Il Senatore John McCain si scaglia contro i leader cristiani siriani.
Continuando a ignorare la presenza di al-Qaeda, al-Nusra, ISIS e i Fratelli musulmani fra l’opposizione in Siria, l'ex-candidato alla presidenza degli Stati Uniti John McCain si scaglia contro chiunque denunci questa mostruosa realtà:

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