Guerra in Siria, i limiti del "modello Kosovo"
SIR- Lunedì 26 Agosto 2013
di Stefano Costalli
Sembra ormai certo che alle
atrocità della sanguinosa guerra civile siriana si sia aggiunto anche l’uso di
armi chimiche su vasta scala. Medici Senza Frontiere, organizzazione
solitamente affidabile, parla di oltre 350 morti causati da un attacco con gas
sarin effettuato il 21 agosto.
Non è ancora chiaro se l’attacco sia stato
deciso dal regime di Assad o dai ribelli, ma chiunque sia il responsabile aveva
ben presente che l’uso di armi chimiche era stato individuato dal presidente
Obama come la linea da non oltrepassare, oltre la quale gli Stati Uniti
avrebbero seriamente pensato a un intervento armato nel conflitto.
Il ricorso alle armi chimiche è
una grave violazione del diritto internazionale, poiché provoca sofferenze
inutili a chi viene colpito e non permette neppure di provare a discriminare
fra combattenti e civili. Tuttavia, da un punto di vista politico complessivo,
la guerra in Siria non per questo cambia.
Lo stesso numero di vittime avrebbe
potuto essere ucciso a colpi di mortaio, che finora non risulta abbiano
discriminato molto fra obiettivi consentiti e vietati dal diritto
internazionale. Fissare la cosiddetta “linea rossa” sull’uso di queste armi
sembra dunque essere stata l’ennesima dimostrazione dell’assenza di una visione
politica e diplomatica seria e lungimirante da parte degli Stati Uniti e
dell’Occidente. Se un effetto vi è stato, è stato semmai quello di fornire un
incentivo a chi fosse sufficientemente cinico da ricorrere all’uso dei gas per
mettere la comunità internazionale all’angolo e accusare il proprio nemico
dell’attacco proibito.
Dopo i fatti degli ultimi giorni,
gli Stati Uniti stanno avvicinando la Sesta Flotta al teatro del conflitto,
mentre Francia e Gran Bretagna parlano già di intervento armato sul “modello
Kosovo”, anche in assenza di un via libera da parte dell’Onu, che difficilmente
arriverebbe data la contrarietà di Russia e Cina.
Davanti al rullo dei tamburi
di guerra sorgono alcune domande: se le considerazioni umanitarie sono così
importanti, non erano sufficienti i centomila morti della guerra precedenti
all’attacco chimico per impegnarsi seriamente e a fondo sulla via diplomatica?
E ammesso e non concesso che le situazioni siano paragonabili, l’intervento in
Kosovo del 1999 è davvero un esempio positivo da seguire? Non va dimenticato
che le cifre delle stragi erano state gonfiate ad arte per provocare
l’intervento, che l’Uck era una formazione ben più estremista di quanto si
credesse e che sono occorsi anni per dare una sistemazione appena soddisfacente
ad un territorio ben più piccolo e molto meno cruciale dal punto di vista
geopolitico di quanto lo sia la Siria.
Obama ha chiarito più volte che
se anche ci sarà un intervento, questo non implicherà l’uso di truppe a terra.
E chi gestirà poi la fase post-conflittuale?
La Siria è al centro dello scontro
fra sciiti e sunniti in Medio Oriente e l’intervento non risolverà i problemi etnici,
tribali, religiosi del Paese (o della regione).
Purtroppo, come più volte
abbiamo notato, la capacità diplomatica su cui gli Stati Uniti e l’Occidente
hanno costruito i loro maggiori successi in politica estera sembra in qualche
modo perduta. Negli ultimi decenni si tende a ricorrere sempre più all’uso
della forza per risolvere le crisi, con un’efficacia peraltro molto scarsa.
L’Iran e in questa fase soprattutto la Russia avrebbero un ruolo cruciale per
tentare di forzare la mano ad Assad con metodi diplomatici, ma i rapporti fra
Russia e Stati Uniti sono molto tesi, mentre l’Ue è muta come al solito.
Papa
Francesco invece si è pronunciato, con parole forti e vere sia dal punto di
vista etico che politico. Se solo venissero ascoltate.
La nostra selezione di articoli e note di stampa
Siria: vescovo di Aleppo contro intervento militare
«Aspettiamo una forza internazionale
che aiuti a dialogare e non a fare la guerra». Intanto, Bonino conferma «alcuni
contatti flebili» riguardo a padre Dall’Oglio e Domenico Quirico.
«Se ci fosse un intervento militare,
questo vorrebbe dire una guerra mondiale». Lo ha detto mons. Antoine Audo,
vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente di Caritas Siria, in un'intervista a
Radio Vaticana, sottolineando che in Siria «di nuovo c'e' questo rischio. La
cosa non e' cosi' facile»
leggi qui: http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-27390/
Siria, gli Usa pronti a una seconda Libia
Seduti...a guardare il vulcano
Sull'altra sponda del mare Mediterraneo si sviluppano crisi potenzialmente devastanti
USA, Armi Chimiche e Abominevoli “Pretesti Democratici”
leggi qui: http://www.quieuropa.it/usa-armi-chimiche-e-abominevoli-pretesti-democratici/
Siria. Bombardamenti col gas nervino? «Abito a 500 metri» dal luogo degli attacchi e «non ho sentito niente»
Intervista a Samaan che dubita dell’uso di Sarin da parte dell’esercito siriano. I ribelli? Ormai hanno smesso di avanzare e «non sono i paladini della democrazia e della libertà»
leggi qui: http://www.tempi.it/siria-bombardamenti-gas-nervino-abito-a-500-metri-dal-luogo-dei-presunti-attacchi-e-non-ho-sentito-niente#.Uhw2621H7wp
Il turbolento contesto di Raqqa e la missione di p. Paolo Dall’Oglio
leggi qui: http://www.fides.org/it/news/53382-ASIA_SIRIA_Il_turbolento_contesto_di_Raqqa_e_la_missione_di_p_Paolo_Dall_Oglio#.Uht0r21H7wq
Patriarca maronita: Le bombe a Roueiss e a Tripoli un crimine contro Dio, l'umanità e il Libano
Nell'omelia di ieri, il card. Bechara Rai domanda unità fra i politici per salvare il Libano. La riconciliazione vissuta dalla popolazione. Visita alla moschea di al-Taqwa , a Tripoli. Le tragedie di Roueiss (nella banlieue sud di Beirut) e di Tripoli sono "nostre tragedie perché siamo un solo corpo e una sola famiglia".
leggi qui: http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarca-maronita:-Le-bombe-a-Roueiss-e-a-Tripoli-un-crimine-contro-Dio,-l%27umanit%C3%A0-e-il-Libano-28836.html
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