DALL'ENCICLICA DEL PATRIARCA BARTOLOMEO, APPELLO PER I VESCOVI DI ALEPPO
Un appello accorato per i due vescovi di Aleppo della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia Boulos al-Yazij e della Chiesa siro-ortodossa Youhanna Ibrahim rapiti il 22 aprile scorso e di cui non si hanno più notizie. È contenuto nella Enciclica patriarcale e sinodale diffusa dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I in occasione del 17° centenario della promulgazione dell’Editto di Milano. Un tema ed una commemorazione che sono stati in questi giorni al centro delle attività del Patriarca Bartolomeo prima con un viaggio a Milano e subito dopo con un seminario di studio promosso in collaborazione con il consiglio delle Conferenze episcopali europee. Ora il Patriarcato presenta un’Enciclica dedicata all’Editto di Milano in cui di nuovo esprime la sua profonda preoccupazione e angoscia per “le persecuzioni ancora dilaganti nella terra e in particolare di recente contro le popolazioni cristiane del Medio Oriente”. “Omicidi, rapimenti, minacce e azioni legali” contro i cristiani: “Condividiamo – si legge nella Enciclica del Patriarca Bartolomeo - il dolore, l’afflizione e le difficoltà che affrontano i cristiani in Medio Oriente e in Egitto, in particolare l’antico e venerabile Patriarcato di Antiochia”.
“Senza prendere alcuna posizione politica, condanniamo senza esitazione e ancora una volta ogni forma di violenza contro i cristiani, facendo appello ai potenti della terra perché facciano rispettare i diritti fondamentali dell’uomo, il diritto alla vita, la dignità e il diritto di avere un futuro, sapendo e lodando il loro comportamento pacifico e silenzioso, e il loro costante sforzo a stare lontano da ogni violenza e conflitto”. Da parte sua, “il Patriarcato ecumenico non cesserà mai di sostenere con tutti i messi spirituali a sua disposizione, gli sforzi di dialogo pacifico tra le diverse religioni per una soluzione pacifica dei conflitti e la creazione di un clima di tolleranza, di riconciliazione e cooperazione tra le persone di ogni religione e di ogni origine etnica”.
Pubblichiamo l'ultima parte del DISCORSO DI SUA SANTITA’ IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO DALLA PUBBLICAZIONE DELL’EDITTO
DI MILANO (Milano, 15 maggio 2013)
La preoccupazione che l’uomo sia sostenuto di fronte
a ogni ingiusta oppressione e privazione della sua libertà - espressa anche
dopo la Rivoluzione Francese con la “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo” – per
il Cristianesimo non è nuova cosa ma è contenuta nell’insegnamento divino-umano
sulla terra, di duemila anni fa, di Cristo e dei suoi Santi Apostoli (nei
Sacri Vangeli e negli scritti dei Padri Teofori).
E questa preoccupazione non può che avere
l’approvazione della Chiesa.
Ma la
democrazia per la Chiesa è legale solo quando dice la partecipazione del popolo
alla nomina dei capi e del governo, rispettando i diritti di Dio e le leggi
divine. La pretesa della nazione di auto-determinarsi come il supremo
fondamento dei canoni che ispira e istituisce le leggi, non può essere
accettata dalla Chiesa, ma viene bocciata come pretesa luciferina che conduce l’uomo
alla sua auto-distruzione.
Per la
Chiesa ogni sforzo per l’acquisto della libertà deve essere rivolto in primo
luogo verso l’uomo interiore e dopo essere esteso agli altri. Per la Chiesa
Ortodossa l’uomo reca intera la responsabilità di lottare per la realizzazione
dell’aspetto positivo della libertà nella sua persona, di diventare ogni giorno
autenticamente libero, negando sé stesso e la sua tendenza al peccato.
Tutti
i movimenti umani che hanno tentato di raggiungere la libertà fuori da Dio,
senza Cristo, alla fine non solo sono falliti, ma hanno avuto anche conseguenze
catastrofiche per l’umanità.
Non
si deve dimenticare che alla Rivoluzione Francese del 1789, con le sue
dichiarazioni progressiste, hanno fatto seguito le stragi degli anni 1792-94 e
i milioni di morti delle guerre napoleoniche. Non si deve dimenticare che alla
Rivoluzione d’Ottobre in Russia sono seguiti milioni di vittime delle
persecuzioni staliniste e dei terribili campi di concentramento in Siberia.
Purtroppo
non sono solo il fondamentalismo e l’odio religioso a privare l’uomo dei suoi
basilari diritti. E’ anche la sete di libertà senza Cristo, la libertà immorale
che alla fine diventa prigione. Questa sete di libertà non troverà il suo
compimento se l’uomo Europeo non si ricollegherà con l’eredità cristiana di
Costantino Magno, grande e santa personalità che ha tracciato un segno nella
storia del mondo, come solo un santo poteva fare. Quando i popoli
dell’Occidente cercano fondamento alla morale e al diritto solo nell’uomo e
nella nazione dimenticando Dio, allora anche i diritti dell’uomo rimarranno
semplici dichiarazioni sulla carta.
La
stessa cosa succede anche oggi in Medio Oriente. Rivoluzioni, rovesciamento di
regimi, guerre per richiedere più libertà e l’instaurazione della democrazia.
Malgrado ciò i risultati non sono positivi e alcune volte molto scoraggianti.
La
violenza religiosa, l’odio, la mancanza di tolleranza di fronte ai cristiani,
continuano a dominare in Paesi teatro di rivoluzioni. Gli eventi politici che
accadono nel Medio Oriente - luoghi attraversati da Dio - le catastrofi
naturali, l’insicurezza verso il futuro, minacciano i cristiani, la loro vita
loro e quella delle proprie famiglie. In Siria i cristiani di ogni confessione,
chierici e laici, malgrado i grandi sforzi che compiono per rimanere neutrali
nel conflitto civile, malgrado la loro vita tranquilla e pacifica, vengono
provati e minacciati quotidianamente con sequestri e omicidi.
Il
Patriarcato Ecumenico condanna senza dubbi queste e analoghe situazioni.
Lontano da ogni posizione politica riproviamo - come capo spirituale e
Patriarca Ecumenico - l’uso della violenza e le persecuzioni dei cristiani
soltanto e solamente in quanto cristiani.
Non
abbiamo timore di quelli che usano la violenza contro i cristiani, perché la
Resurrezione del Signore ha vinto anche la morte. Come cristiani non abbiamo
paura delle persecuzioni, perché le persecuzioni sono la pagina d’oro della
storia della nostra Chiesa, hanno esaltato santi, martiri ed eroi della fede.
Ma anche non cessiamo di esprimere verso la Comunità Internazionale la nostra
protesta, perché 1700 anni dopo la concessione della libertà religiosa con l’Editto
di Milano, continuano in tutto il mondo, sotto molteplici forme, le persecuzioni.
Facciamo
quindi appello a tutti affinché prevalga la pace e la sicurezza tanto nel Medio
Oriente - dove il Cristianesimo tiene i suoi più venerabili e antichi santuari
e dove la tradizione cristiana è tanto profonda e collegata con la vita del
popolo - quanto in tutto il mondo, dove viene calpestata la libertà della fede
in Cristo con il pretesto del terrorismo, delle guerre, delle oppressioni
economiche e in molti altri modi. Situazioni che si correggono solo con
personali autocritiche, con la Grazia dello Spirito Santo. Tutto questo
condanniamo, proclamando la libertà in Cristo. La libertà è per il cristiano
modo di vita. La più elevata libertà è la purezza della nostra mente e perfetta
libertà è la purezza del cuore. Questa è la libertà di Dio che ha le sue
radici, la sua pienezza e la sua perfezione nella libertà dell’uomo. La libertà
dell’uomo è la libertà di Dio.
L’Editto
di Milano costituisce un momento culminante nella vita dell’umanità e per il
nostro travagliato mondo è speranza per un domani migliore. Ed è al tempo
stesso un suggerimento affinché il mondo comprenda che può raggiungere la sua
reale libertà soltanto in Cristo. Testimonia San Giovanni Crisostomo, Lui che
ha servito nella libertà: “Chi non cerca la gloria, già da ora riceve il premio;
di nessuno è servo, ma libero nella vera libertà” (A Giovanni, 73, P.G. 59,
349).
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