Accorato appello del Papa per la riconciliazione in Siria, ormai da molti mesi entrata nel gorgo di una lotta intestina probabilmente alimentata da precisi interessi stranieri. Il Papa si recherà anche in Libano dopo l'estate per consegnare ufficialmente gli esiti del Sinodo dei Vescovi dedicato al Medio Oriente.
Medio Oriente e Mediterraneo sono il test più drammatico della fatica che il mondo contemporaneo fa nel ricercare forme e modi di convivenza pacifica.
Medio Oriente e Mediterraneo sono il test più drammatico della fatica che il mondo contemporaneo fa nel ricercare forme e modi di convivenza pacifica.
L'apparente calma garantita dalle dittature del mediterraneo è stata travolta dalle rivolte della cosiddetta primavera araba che hanno destato l'entusiasmo un po' ingenuo di tanti intellettuali occidentali e anche solleticato gli interessi economici di tante potenze europee.
Il dramma della Libia, tutt'altro che pacificata dopo un conflitto di cui non si capisce ancora a chi abbia giovato se non a quei paesi che hanno rapidamente sostituito l'Italia nei rapporti economici soprattutto petroliferi; la situazione in bilico dell'Egitto; il terrorismo salafita in Tunisia che pure sembra essersi incamminata positivamente verso forme democratiche; tutto questo testimonia della complessità di una situazione che non può essere compresa né aiutata applicando rigidamente schemi buoni per le democrazie occidentali.
L'Europa che ha sdegnosamente messo ai margini della politica il riferimento alla propria identità storica (le famose radici cristiane per cui tanto si spese Giovanni Paolo II) si trova incapace di un vero dialogo con paesi in cui la religione gioca un ruolo fondamentale nel progettare il proprio futuro.
Analoga incapacità troviamo nei confronti della Siria dove la dittatura di una minoranza (quella che esprime la famiglia degli Assad, peraltro insediati in quel ruolo dalla Francia che ebbe il protettorato su quel territorio dopo la seconda guerra mondiale) aveva consentito la presenza di una forte comunità cristiana (circa il dieci per cento della popolazione, forte rispetto ad altri paesi arabi).
La parola di Benedetto suona così anche come la proposta politica più forte perché invita a ricercare le condizioni di una riconciliazione nazionale unico modo per impedire la dissoluzione dello Stato. Tutelare e difendere i cristiani della Siria dovrebbe essere un compito assai più presente alle cancellerie europee di quanto non succeda normalmente. La via di Damasco non è una strada qualunque ma - luogo della conversione di san Paolo, l'apostolo delle genti- sta proprio all'origine della civiltà europea e della cultura occidentale. Perderne la memoria sarebbe in qualche modo perdere il senso stesso della nostra civiltà.
http://www.dipopolo.it/sulla_via_di_damasco.html
Il dramma della Libia, tutt'altro che pacificata dopo un conflitto di cui non si capisce ancora a chi abbia giovato se non a quei paesi che hanno rapidamente sostituito l'Italia nei rapporti economici soprattutto petroliferi; la situazione in bilico dell'Egitto; il terrorismo salafita in Tunisia che pure sembra essersi incamminata positivamente verso forme democratiche; tutto questo testimonia della complessità di una situazione che non può essere compresa né aiutata applicando rigidamente schemi buoni per le democrazie occidentali.
L'Europa che ha sdegnosamente messo ai margini della politica il riferimento alla propria identità storica (le famose radici cristiane per cui tanto si spese Giovanni Paolo II) si trova incapace di un vero dialogo con paesi in cui la religione gioca un ruolo fondamentale nel progettare il proprio futuro.
Analoga incapacità troviamo nei confronti della Siria dove la dittatura di una minoranza (quella che esprime la famiglia degli Assad, peraltro insediati in quel ruolo dalla Francia che ebbe il protettorato su quel territorio dopo la seconda guerra mondiale) aveva consentito la presenza di una forte comunità cristiana (circa il dieci per cento della popolazione, forte rispetto ad altri paesi arabi).
La parola di Benedetto suona così anche come la proposta politica più forte perché invita a ricercare le condizioni di una riconciliazione nazionale unico modo per impedire la dissoluzione dello Stato. Tutelare e difendere i cristiani della Siria dovrebbe essere un compito assai più presente alle cancellerie europee di quanto non succeda normalmente. La via di Damasco non è una strada qualunque ma - luogo della conversione di san Paolo, l'apostolo delle genti- sta proprio all'origine della civiltà europea e della cultura occidentale. Perderne la memoria sarebbe in qualche modo perdere il senso stesso della nostra civiltà.
http://www.dipopolo.it/sulla_via_di_damasco.html
chi non conosce e comprende storia, politica, personaggi, tradizioni, non dovrebbe scrivere tante scempiaggini in cosi' poche righe: in Siria non c'e' nessuna dittatura e non si possono giudicare le cose sempre solo col nostro 'democratico' metro.
RispondiEliminaArticolo penoso, scritto superficialmente da un incompetente. Quel che meraviglia e' che l'abbiate pubblicato...