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lunedì 17 aprile 2023

Siria: quale futuro in un “nuovo” contesto mediorientale?

 

Nota redazionale. Tutto sarà dimenticato?

Dopo dodici anni di guerra, terrorismo, isolamento, sanzioni e il recente terremoto come sale sulle ferite, quali spiragli si intravedono per il futuro della Repubblica Araba Siriana? I Paesi della regione, quegli stessi che negli anni hanno contribuito alla distruzione del paese, lasciando passare terroristi provenienti da mezzo mondo o finanziandoli e armandoli, sembrano volersi lasciare alle spalle i crimini inauditi da loro perpetrati, e perfino discostarsi dai tradizionali alleati occidentali. 

Pur auspicando, come necessari per la sopravvivenza e la ricostruzione, sia la riammissione della Siria nella Lega araba (dalla quale era stata espulsa dal 2012) che una generale ripresa di rapporti diplomatici ed economici, non dobbiamo dimenticare quello che i paesi del Golfo e la Turchia hanno fatto, insieme a Stati Uniti, Israele ed Europa. La Siria non è stata la loro prima vittima: fin dal 1991 con la guerra del Golfo all’Iraq, le petromonarchie hanno alimentato la belligeranza; dal 2011, poi, la Turchia di Erdogan ha assunto un ruolo distruttivo di primo piano, prima facendo da autostrada per il terrorismo e poi occupando intere porzioni della Siria. 

E adesso, con l’apparente svolta, almeno da parte di alcuni paesi arabi? Tutto sarà dimenticato? L’impunità legale ed economica per crimini e danni di guerra trionferà? Gli aggressori degli anni scorsi approfitteranno anzi della ricostruzione? 

Ed è scongiurato per sempre il rischio che simili aggressioni si ripetano? E davvero l’alleanza di ferro fra quei paesi mediorientali e i burattinai di Washington sta tramontando?

 Nota di Marinella Correggia


Colloquio di Steven Sahiounie con l’analista Elijah Magnier

Le sabbie mobili del Medio Oriente sono state coinvolte in un turbine il mese scorso, quando è stato annunciato l’accordo tra Arabia Saudita e Iran in Cina. Le due potenze rivali della regione si sono impegnate a lavorare per la pace e la prosperità di entrambe le nazioni.

Quali saranno gli effetti di questa nuova relazione su Siria, Stati Uniti, Israele, Turchia e Lega araba? Per approfondire questo sorprendente sviluppo nella regione, Steven Sahiounie di MidEastDiscourse ha intervistato  Elijah J. Magnier, veterano corrispondente da zone di guerra e analista politico con oltre 35 anni di esperienza in Medioriente e Nordafrica.

Magnier ha coperto molte delle guerre e degli scontri militari più importanti della regione, tra cui l’invasione israeliana del Libano nel 1982, la guerra Iraq-Iran, la guerra civile libanese, la guerra del Golfo del 1991, la guerra nella ex Jugoslavia tra il 1992 e il 1996, la guerra in Afghanistan del 2001, l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003 e la successiva guerra e occupazione, la seconda guerra del Libano nel 2006 e le più recenti guerre in Libia (2011) e Siria (2011-2019). Avendo vissuto per molti anni in Libano, Bosnia, Iraq, Iran, Libia e Siria, Elijah J. Magnier possiede una conoscenza unica degli affari culturali e tribali locali, delle realtà e delle tendenze geopolitiche e della storia di una regione che continua a porre sfide ai suoi abitanti e al mondo.

Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita si recherà a Damasco per invitare il presidente siriano Assad al prossimo vertice della Lega araba previsto per il 19 maggio a Riad. Quanto è significativa questa fine dell’isolamento per la Siria e cosa significa per le relazioni degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita?
È chiaro che l’Arabia Saudita non considera più solo l’interesse degli Stati Uniti, ma anche l’interesse saudita di porre fine a tutti i conflitti in Medioriente e di avviare un nuovo rapporto con i suoi vicini, anche quelli colpiti da illegali sanzioni unilaterali da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Dal 2015, l’Arabia Saudita ha smesso di finanziare i jihadisti in Siria. Da allora, ci sono stati diversi incontri tra funzionari dei due paesi a livello politico e di sicurezza. Naturalmente, gli Stati Uniti non vedono di buon occhio questo riavvicinamento, poiché mina l’efficacia delle loro sanzioni e separa l’Occidente dal Medioriente. Tuttavia, è prudente non precipitarsi a una normalizzazione completa tra Siria e Arabia Saudita, a meno che i sauditi non siano disposti a contribuire alla ricostruzione di oltre un decennio di guerra, in cui Riad è stata parte attiva e provocatrice. È troppo presto per giudicare finché non vedremo i risultati.

Riportare la Siria nella fratellanza delle nazioni arabe sembra una mossa coraggiosa da parte del principe ereditario Mohammed bin Salman. Come reagiranno le altre nazioni arabe a questa nuova politica?
L’Arabia Saudita non è la prima a tornare alle relazioni con la Siria. Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno riaperto la loro ambasciata e ripristinato le relazioni anni fa. Tuttavia, la mossa saudita di accogliere nuovamente la Siria nel vertice e nella Lega araba ha implicazioni significative per tutti quegli arabi che hanno boicottato la Siria e continuano a finanziare i jihadisti, come il Qatar. Anche in questo caso, resta da vedere come questo riavvicinamento sarà tradotto dagli altri Stati del Golfo, al di là delle foto di gruppo al prossimo vertice. 

L’Arabia Saudita intende invitare sia l’Iran che la Turchia al vertice della Lega araba. Il recente ripristino delle relazioni diplomatiche tra Riad e Teheran ha aperto la strada a questo invito. E la Turchia quale ruolo avrà nella nuova politica sulla Siria?
La Turchia è preoccupata per le elezioni presidenziali e l’attuale presidente Erdogan vorrà capitalizzare il suo incontro con il presidente Assad. Finora la condizione che i siriani hanno posto è stata l’impegno a un completo ritiro di Ankara dalla Siria. E’ un obiettivo difficile da raggiungere per Erdogan, perché significherebbe che decine di migliaia di jihadisti e takfiristi gli si rivolterebbero contro, essendo rimasti senza sponsor e copertura. Inoltre, gli Stati Uniti faranno pressioni sulla Turchia perché sperano che il presidente Assad non riprenda il controllo dell’intero territorio. Ecco perché Assad per ora tiene duro, nonostante le pressioni russe e iraniane per convincerlo a incontrare Erdogan. Non vedo cosa potrebbe guadagnare il presidente siriano dall’incontro con il suo omologo turco quando la Turchia è a un mese appena dalle elezioni.

Quali sono i vantaggi economici per il mondo arabo che derivano dal ritorno della Siria al tavolo del vertice?
La Siria ha bisogno di circa 300-500 miliardi di dollari per ricostruire il paese e sviluppare le sue risorse naturali. Se gli Stati Uniti lo consentiranno, le monarchie del Golfo avranno molto da guadagnare dalla partecipazione alla ricostruzione della Siria. Alla fine, il Golfo sta compiendo un passo positivo verso la Siria, ma questo non significa che gli Stati Uniti siano diventati un nemico. Al contrario, le conseguenze della guerra tra Stati Uniti e Russia in Ucraina hanno portato molti Stati ad adottare un approccio equilibrato e ad ampliare le proprie opzioni. È quello che stanno facendo gli Stati arabi: aprirsi all’Iran e alla Siria, ma tenere sotto controllo il livello di rabbia degli Stati Uniti.

Che dire delle nazioni arabe che hanno stretto patti di normalizzazione con Israele; accetteranno la posizione della resistenza siriana? E il Qatar: si è opposto al ripristino dei legami con la Siria. Come reagiranno?
Israele è il maggior perdente nel riavvicinamento tra sauditi, iraniani e siriani. Siria e Arabia Saudita sono stati nemici per oltre dieci anni, e Tel Aviv ha beneficiato di questa narrazione. Ora che la situazione sta cambiando, lo Stato Ebraico si sente a disagio e più isolato, soprattutto perché visite ufficiali programmate sono state rimandate a data ignota. Man mano che le conseguenze della guerra in Ucraina diventeranno più evidenti, gli Stati del Golfo si avvicineranno alla Siria e saranno coinvolti nella ricostruzione del paese. Esiste un notevole potenziale per una piena normalizzazione in prossimità delle elezioni statunitensi. Per quanto riguarda il Qatar, i sauditi devono trovare un equilibrio per la riconciliazione. Damasco non chiuderà le porte a Doha, ma questa dovrebbe interrompere il proprio sostegno finanziario ai jihadisti nella Siria occupata a nord-ovest.

Steven Sahiounie è un giornalista pluripremiato

https://www.mideastdiscourse.com/2023/04/12/saudi-arabia-has-an-interest-to-end-all-conflicts-in-the-middle-east-interview-with-elijah-j-magnier/

sabato 8 aprile 2023

CHRISTÒS ANESTI, ALITHÒS ANÉSTI : Cristo è risorto, è veramente risorto!

 

          Carissimi, l’annuncio gioioso della Risurrezione del Signore ci riempie di gioia, della vera gioia cristiana. Una gioia che nasce dall’ascolto e dall’accoglienza di questa Parola del Vangelo, un Vangelo che, come la pioggia, dovrebbe calare nei nostri cuori e nelle nostre vite.

          Notte di gioia, perché il Signore è risorto, ed è vivente, veramente presente in mezzo a noi. È Lui la forza, la vita, quella vita nuova che Lui stesso ci dà, attraverso la sua Parola, attraverso i Sacramenti della Chiesa, attraverso i fratelli, giovani e anziani, sani e malati, che accanto a noi e con noi, nella Chiesa, vivono in Cristo e con Cristo la stessa fede.

          Notte di gioia, perché dopo mesi e mesi di buio, di sofferenza, di malattia, di paura, possiamo celebrare questa Notte Santa nella speranza, nella fiducia che il Signore, risorto dai morti, ci porterà -e ci sta portando già sicuramente- tutti noi alla salvezza, alla salute, alla luce. A quella Luce Gioiosa che è Lui stesso, il Signore che è il “medico delle nostre anime e dei nostri corpi”, che oggi scende nell’Ade, e ci prende per mano e ci guida all’alba di un nuovo giorno, il “giorno della Risurrezione”. Il Signore che è entrato vittorioso a Gerusalemme acclamato come “Colui che viene”, oggi è presente e vivente in mezzo a noi. Il Signore che abbiamo atteso come Sposo, oggi è Lui che ci accoglie e ci porta alla sua camera nuziale. Il Signore che ci ha dato il Suo Corpo e il suo Sangue, oggi con la sua risurrezione ci fa membra vive del suo Corpo che è la Chiesa. Il Signore che abbiamo visto appeso, sofferente e morto sulla croce, oggi con la sua croce ci riporta alla vita.

          In questa notte Santa che, per grazia del Signore, siamo radunati per dire, per cantare, per proclamare ad alta voce la Risurrezione di Cristo, chiediamo a Lui il Vivente, il Vivificante, che venga ed abiti in mezzo a noi, ci guarisca, ci purifichi e ci salvi

  di Manuel Nin 

http://manuelninguell.blogspot.com/2021/04


BUONA SANTA PASQUA AI NOSTRI LETTORI 

mercoledì 5 aprile 2023

La colletta del Venerdì Santo: emergenza Siria

 Fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa e Presidente dell'Associazione Pro Terra Sancta, si trova in questo video ad Aleppo per essere vicino alle tante famiglie colpite dal tragico terremoto. Ha rivolto a tutti noi un appello per far risorgere Aleppo e le città siriane.

La “Colletta per la Terra Santa”, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”, nasce dalla volontà dei papi di mantenere forte il legame tra tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. 
Le offerte raccolte dalle parrocchie e dai Vescovi vengono trasmesse dai Commissari di Terra Santa alla Custodia di Terra Santa che verranno usate per il mantenimento dei Luoghi e per i cristiani di Terra Santa, le pietre vive di Terra Santa.

È continuato e si è intensificato in Siria, Giordania e Libano l’aiuto alla popolazione siriana ed irachena, cristiani ma non solo, che vive una situazione di estrema necessità, attraverso la presenza dei Frati della Custodia di Terra Santa grazie anche al sostegno finanziario della Colletta del Venerdì Santo.

  • In Libano
    Accoglienza e sostegno temporaneo per 14 famiglie irachene a Deir Mimas e oltre 47 nella zona di Harissa e Jounieh.
    Aiuto scolastico per 28 bambini iracheni e giovani iracheni a Deir Mimas, oltre 35 nella zona di Harissa e quasi 65 a Jounieh. Aiuto a giovani siriani a Jounieh e Beirut in numero di 40.
  • In Siria
    Aiuti attraverso le parrocchie di Aleppo, Damasco, Knayeh, Yakoubieh e Latakieh.  

Centro di emergenza di Aleppo presso la parrocchia e il Terra Sancta College:
– progetto di distribuzione di acqua potabile alla gente senza acqua
– pagamento delle spese dell’elettricità da generatori sparsi lungo la strada a più di 600 famiglie
– distribuzione del pacco alimentare per 3700 famiglie al mese
– assistenza sanitaria di emergenza (per una spesa di 70 mila $)
– cura per i bambini e la loro crescita sotto tutti i punti di vista (spirituale, umana fra cui educativa) e i loro bisogni primari di latte, pannolini…
– riparazione / ricostruzione di 1300 case danneggiati (di tre diversi livelli di danni)
– aiuto ad avviare piccole imprese e attività lavorative a circa 500 persone, che avevano perso lavoro
– progetto di “dopo scuola” a favore di 150 bambini
– sostegno a 1300 famiglie giovani con un pacco alimentare mensile
– assistenza sanitaria per la gravidanza, il parto, e l’assistenza post-parto sia alla madre sia al figlio
– distribuzioni di vestiti, due volte all’anno a più di 900 bambini…
– oratorio estivo per più di 1300 bambini
– progetto di adozione di 600 bambini musulmani profughi
– centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi

  • Damasco(Baba Touma, Casa di Anania, Tabbale e Salhie):
    – riparazione strutture danneggiate dai bombardamenti
    – aiuto famiglie e giovani poveri
    – medicine e interventi medici
    – bambini e studenti aiuto allo studio
    – ristrutturazione spazi interni piano terra parrocchia Bab Touma, per attività giovani
    – studio e ristrutturazione spazio per centro culturale parrocchiale per giovani alla Casa di Anania
    – aiuti accoglienza e sostegno ammalati
    – educazione, aiuto all’asilo bambini a Tabbale
    – centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi
  • Latakieh:
    – acquisto di un terreno per edificare un centro pastorale a servizio della comunità parrocchiale locale
    – distribuzione mensile di pacco alimentare a circa 300 famiglie
    – centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi
    Aiuti a rifugiati nei 3 villaggi di KnayeJacoubie Sjeide
  • https://www.collettavenerdisanto.it/emergenza-siria/
  • COME DONAREhttps://www.proterrasancta.org/it/come-sostenerci/

domenica 2 aprile 2023

La Settimana Santa nella Quaresima bizantina

croce proveniente da basilica situata nella zona delle 'città morte'
dell'antica Siria 
 

Oggi la croce diventa fonte della grazia

di Manuel Nin 

La Grande e Santa Settimana della passione, della morte e della risurrezione di Cristo, è il momento centrale dell’anno liturgico in cui tutte le Chiese cristiane, di Oriente e di Occidente, attraverso i testi della liturgia, attraverso i diversi momenti e celebrazioni liturgiche di questi giorni, diventano veri e propri mistagoghi, che ci portano per mano all’incontro con il Signore, ci fanno vivere anche noi come Corpo di Cristo l’offerta volontaria, la morte e la risurrezione, nel suo corpo nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, del Verbo di Dio incarnato. Nella tradizione bizantina questa mistagogia inizia la Domenica delle Palme, e già in qualche modo il sabato che la precede con la celebrazione della risurrezione di Lazaro l’amico del Signore dai morti, e che nella sua malattia, morte e risurrezione diventa tipo e prefigurazione dello stesso Cristo nella sua passione, morte e risurrezione, ed anche di ognuno di noi feriti dal peccato, morti i esso ma risorti e salvati dal Signore.

A partire dalla Domenica delle Palme e lungo la Settimana Santa troviamo diversi aspetti che voglio sottolineare: Cristo che entra a Gerusalemme seduto su un puledro, il Signore che viene, si fa presente nell’umiltà della sua Incarnazione. Poi i diversi esempi biblici dei tre primi giorni della Settimana Santa: Giuseppe, uno dei patriarchi veterotestamentari, venduto, tradito dai propri fratelli; poi l’atteggiamento vigilante o non delle dieci vergini della parabola evangelica; infine, la donna peccatrice che unge i piedi di Cristo. Attraverso questi esempi, la tradizione bizantina ci propone un rapporto di amore totale con Cristo, di fedeltà, nell’ottica dell’immagine sponsale del rapporto tra Cristo e la sua Chiesa. Infine, già dal Giovedì Santo troviamo Cristo servo, che lava i piedi ai discepoli; che si dona ai suoi discepoli e a tutti nei Santi Doni del suo Corpo e del Suo Sangue, dopo che è diventato servitore di tutti.

Nella tradizione bizantina troviamo, e già durante la stessa quaresima e poi in questi giorni della grande Settimana, alcuni dei tropari che collegano il mistero dell’offerta volontaria di Cristo sulla croce al mistero del nostro battesimo. Uno dei tropari che apre l'ufficio del mattutino del Giovedì e del Venerdì Santi ci mette di fronte a questo mistero sia sacrificale e sia battesimale. È un testo, come tanti altri nella la tradizione bizantina, fatto da un intreccio di diverse citazioni bibliche: “Mentre i gloriosi discepoli erano illuminati nella lavanda della Cena (Gv 13,1ss), allora Giuda si ottenebrava (Gv 13,30), l'empio, malato di cupidigia (Sal. 33,22;). E consegna te, il Giudice giusto (2Tim 4,8), in mano ai giudici iniqui. Vedi l'amico del danaro (Gv 12,6), per questo finisce impiccato! (Mt 27,5). Fuggi l'anima insaziabile, che tanto ha osato contro il Maestro. O Signore buono con tutti, gloria a te. I due termini all’inizio del tropario, "illuminati" e "lavanda" -quest’ultimo potrebbe anche essere tradotto come “cattino”-, sono da collocare in un contesto chiaramente battesimale; la lavanda dei piedi fatta da Cristo ai suoi apostoli è vista quasi come il battesimo dei discepoli che precede e fa loro degni della cena eucaristica, che diventa l’adempimento di questa lavanda, di quest’illu­minazione. I discepoli sono illuminati, mentre Giuda entra nella notte, vista questa come spazio senza luce.

         Mi soffermo ancora in altri tropari, attribuiti a Sant’Andrea di Creta (660-740), vescovo di Gortyna nell’isola di Creta, teologo e poeta, e autore moltissimi testi liturgici, canoni e tropari, che in forma poetica cantano i misteri della nostra fede. Uno di questi testi è il canone penitenziale che le Chiese di tradizione bizantina celebrano nel periodo della quaresima. Di questo testo voglio presentare soltanto quattro tropari che in forma poetica e con delle immagini toccanti riescono a mettere in evidenza questo rapporto stretto tra il sacrificio della croce ed il battesimo, e riassumono quello che è veramente il mistero della fede cristiana, celebrato nella Grande Settimana che ci porta alla Pasqua.

       Il primo dei tropari ha un carattere fortemente battesimale, collegando la crocifissione di Cristo ed il nostro battesimo: ambedue, croce e battesimo, in un unico mistero, diventano per noi una vera e propria nuova creazione, un lavacro ed infine dono dello Spirito Santo: “Crocifisso per tutti, hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, o Verbo: il corpo per riplasmarmi, il sangue per lavarmi; e hai emesso lo spirito, per portarmi, o Cristo, al tuo Genitore”. Il corpo di Cristo crocefisso e poi risorto è il luogo dove avviene la nostra redenzione, la nostra nuova creazione; il sangue di Cristo versato diventa per noi un vero e proprio lavacro; infine, Cristo che emette lo Spirito e ci fa dono di una nuova nascita, ci porta al Padre.

         Un secondo tropario ci presenta un tema che troviamo spesso nei testi dei giorni santi: la croce di Cristo come chiame che riapre le porte del paradiso: Hai operato la salvezza in mezzo alla terra, o pietoso, per salvarci; per tuo volere sei stato inchiodato sull’albero della croce e l’Eden che era stato chiuso, si è aperto: ciò che sta in alto, ciò che è in basso, il creato, le genti tutte, da te salvati ti adorano”.

         Il terzo dei tropari riprende il tema del battesimo, con delle immagini che ci portano quasi alla liturgia battesimale, con il lavacro, l’unzione e la bevanda della vita: Sia mio fonte battesimale il sangue del tuo costato, e bevanda l’acqua di remissione che ne è zampillata, perché da entrambi io sia purificato, e venga unto, bevendo come crisma e bevanda, le tue vivificanti parole, o Verbo”. Il costato aperto di Cristo è il fonte battesimale, da cui sgorga anche il crisma dell’unzione che nella Parola di Dio si fa alimento ed acqua di vita. La stessa mistagogia battesimale la troviamo nel quarto dei tropari di Andrea di Creta: “Quale calice, la Chiesa ha avuto il tuo costato vivificante: da esso è scaturita per noi la duplice fonte della remissione e della conoscenza, quale figura dell’antico patto, del nuovo e dei due insieme, o nostro Salvatore”.

         Infine, un altro dei tropari, di autore anonimo, commentando il vangelo di Luca nella parabola del buon samaritano, presenta di nuovo come in un unico mistero il sangue e l’acqua del battesimo che sgorgano dal costato di Cristo trafitto, assieme all’olio dell’unzione, che diventano insieme balsamo di guarigione e di vita nuova: Uscendo dai tuoi divini comandamenti, come da Gerusalemme, e scendendo verso le passioni di Gerico, trascinato dallo splendore disonorevole delle contaminazioni della vita, sono incappato nei ladroni, cioè nei pensieri, e sono stato spogliato da loro della tunica della figliolanza e della grazia: ora giaccio senza respiro per i colpi… Tu, Signore, incarnato dalla Vergine in modo ineffabile, versando volontariamente dal tuo costato sangue e acqua salutari, o Cristo Dio, li hai fatti colare come olio, chiudendo le cicatrici delle mie ferite con questa applicazione, e unendomi al coro celeste, nella tua amorosa compassione”.

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martedì 28 marzo 2023

Siria. 12 anni di guerra, di sanzioni e un terremoto devastante. Il calvario, il coraggio, la forza d’animo e la dignità di un grande popolo.

Innamorati che camminano tra le macerie. Aleppo, 17 agosto 2019.
 

Di Maria Antonietta Carta e Salima Karroum

La guerra.

Il 15 marzo del 2011 aveva inizio la guerra in Siria: ennesima aggressione occidentale contro un Paese sovrano spacciata come sempre, tra una balla mediatica e l'altra, per intervento umanitario. Una guerra che si protrae fino a oggi. Nei primi giorni sotto forma di rivoluzione colorata, ben presto si trasformò in conflitto sanguinoso di una violenza inaudita, soprattutto con la calata di gruppi terroristici provenienti da ogni parte del mondo. 

L’orrore. Hanno terrorizzato, decapitato, lapidato, impiccato e crocifisso. Hanno rapito, condannato a matrimoni forzati, commesso stupri, ridotto in schiavitù sessuale e costretto alla prostituzione donne e bambine: in un vero mercato di schiave a Raqqa, le più giovani e più belle prigioniere di DAESH erano vendute a caro prezzo.

Hanno rapito bambini e li hanno addestrati a uccidere.

Hanno deturpato la bellezza e tentato di cancellare il passato.

La splendida Palmira, la Aleppo monumentale, il grandioso santuario di S. Simeone stilita, Ebla, Raqqa, la Chiesa Memoriale dei Martiri Armeni, che commemorava il genocidio di 1.500.000 di Armeni nel 1915 perché la località fu uno dei principali luoghi della loro deportazione, la maggior parte delle chiese di Homs, tra cui la chiesa di Umm al-Zennar, tra le più antiche della Siria, le statue del grande poeta Abū al-Alāʾ al-Maʿarrī e centinaia di altre opere e siti di straordinario valore storico-culturale sono stati devastati da bande armate che per i media mainstream occidentali erano gentili “ribelli moderati”.

Hanno distrutto centrali elettriche, dighe, strade, ponti, scuole e ospedali.

Hanno fatto bottino a man bassa delle materie prime e di un numero incalcolabile di preziosi reperti archeologici di una civiltà plurimillenaria.

L’insigne archeologo Khaled al-Asaad, direttore generale delle Antichità e del Museo di Palmira, ora ipocritamente pianto e osannato in Italia, è stato ucciso per mano di criminali fanatici, sostenuti dalla brama di potere neo-coloniale imperialista e da Paesi arabi ignobili.

Rappresentanti di alcuni gruppi di vandali prezzolati e turpi assassini hanno partecipato a Ginevra e ad altre conferenze con la pretesa di candidarsi a governare quel Paese meraviglioso che stavano annichilendo.

Gli USA e la Turchia sono i cinici approfittatori della spoliazione ancora in atto. 

Oscurantismo. Assassinato dagli sgherri degli “esportatori di democrazia” perché era un poeta. 

Nel marzo 2016, l'ISIS giustiziava Muhammad Bashir al-Ani e suo figlio nella città di Deir Ezzor. Il suo crimine? Scrivere poesie. 

Dignità. Levateci l’embargo. La popolazione siriana non vuole mendicare l'aiuto dei grandi organismi umanitari per il suo diritto alla vita, ma vivere come tutte le altre popolazioni del mondo. Non possiamo essere dei mendicanti. Noi rivogliamo la nostra dignità. George Sabe, fratello marista. 

Sanzioni. L’assedio economico, che impedisce di importare i materiali per la ricostruzione edilizia e persino generi di prima necessità quali farmaci salvavita e macchinari ospedalieri, sta prostrando la popolazione.

Michel Raimbaud, ex ambasciatore di Francia, scrive: Le sanzioni sono armi di distruzione di massa finalizzate a minare una società civile e laboriosa. E per questo vengono utilizzati tutti i mezzi: spingere i Siriani a fuggire dal Paese, costringere le minoranze all’esodo e provocare l’emorragia delle élites con lo scopo di prevenire la successiva ricostruzione del tessuto sociale nazionale. Alla fine, è necessario chiamare le cose con il loro nome: gli aggressori della Siria legale, della Siria sovrana, che agiscono in violazione del diritto internazionale, sono delinquenti e criminali. https://oraprosiria.blogspot.com/2017/05/ex-ambasciatore-raimbaud-la-tragedia.html  

La guerra dentro Aleppo. Un grande massacro avviene proprio adesso. Sono state bombardate sia la parte est sia la parte ovest, con centinaia di vittime. Tutti gli ospedali e tutte le farmacie restano aperte e distribuiscono medicinali gratuitamente ai feriti. I civili si aiutano a vicenda nelle zone colpite dalla guerra. Issa Touma da Aleppo. Oggi, 29 aprile 2016. 

Un'immensa tragedia nella tragedia. L'infanzia negata. Poco o niente si parla di loro nei nostri Paesi 

1. Bambini rapiti e dispersi durante il periodo bellico in tutte le regioni siriane.

2. Bambini senzatetto nei campi.

3. Migliaia di bambini che soffrono il freddo e la fame nelle strade delle città e nei villaggi.

4. Bambini costretti ad abbandonare la scuola e prede di sfruttatori, che per contribuire al sostentamento della famiglia trasportano carichi pesanti, sono esposti a pesticidi e sostanze chimiche tossiche e trascorrono giornate lavorative interminabili.

5. Spose bambine. All'interno del Paese, ma soprattutto nei campi lager in Turchia, Libano e Giordania, dove sono innumerevoli anche i bambini siriani di strada o sfruttati nelle fabbriche e nell'agricoltura.

6. Bambini soldato nei territori controllati dall'ISIS sponsorizzato dall'Occidente.

Dal carcere Siria 3 anni fa.  Carissimi amici, qui in carcere non sono solo. Condivido questa cattività con tutti i miei connazionali. Noi Siriani, infatti, viviamo dal 2011 in una grande prigione imposta dalle politiche occidentali, dai Paesi che si arrogano il ruolo di difensori dei diritti civili ma mettono sotto embargo una nazione intera. Sapete perché siamo in questa prigione? Per aver difeso il nostro bellissimo Paese dai terroristi che volevano trasformare la Siria in uno Stato oscurantista.

Oggi, i grandi mezzi di informazione amano mettere in luce la storia di una bimba morta di freddo o una famiglia costretta a fuggire dai bombardamenti, ma questi stessi mezzi non vi parlano dei milioni di Siriani che soffrono il freddo per mancanza di gasolio, che non sempre possono godere di un piatto caldo per mancanza di gas da cucina. Non vi parlano degli studenti che non possono studiare dopo il tramonto per mancanza di corrente elettrica, non vi parlano degli anziani abbandonati perché i loro figli sono dovuti emigrare. Non vi parlano dell'altissimo carovita perché la lira siriana è precipitata ulteriormente, non vi parlano dei giovani soldati che combattono il terrorismo con temperature sotto zero e non sanno se potranno farcela, non vi parlano degli ammalati che non possono avere cure dignitose perché i terroristi “moderati” hanno distrutto la maggior parte degli ospedali e perché gli ospedali che funzionano non riescono a far riparare i macchinari a causa dell’embargo. E sicuramente non vi parleranno dei bombardamenti israeliani che hanno ucciso un giovane universitario due giorni fa e neanche dei discorsi apertamente ostili di Erdogan che ha deciso di introdurre nelle scuole elementari la nostalgia ottomana di riconquistare le terre limitrofe tra le quali anche la Siria. I grandi mezzi di informazione non vi parleranno neanche della gioia degli Aleppini da quando l’esercito nazionale è riuscito a liberare i sobborghi ovest di Aleppo, dai quali piovevano i mortai sui civili. Non vi parleranno mai della gioia di tutti i Siriani per la riapertura dell’autostrada Damasco-Aleppo e della rimessa in funzione dell’aeroporto internazionale di Aleppo che ha dato speranza di una possibile ripresa economica. Non vi parleranno dell’annuncio della riparazione della via ferroviaria tra la capitale siriana (Damasco) e la capitale industriale (Aleppo) e della possibilità di viaggiare in treno dopo nove anni di guerra. Perciò vi dico che siamo in carcere e che le nostre notizie, quelle vere, sono scarsamente diffuse. Talvolta, qualcuno viene a trovarci, ci fa sentire parte del mondo e ci dà la speranza di poter tornare a essere una nazione “normale”, non tagliata fuori dal mondo. Un messaggio di padre  Bahjat Karakach.  

Il ruolo della disinformazione dei media mainstream.  Non considerano sufficienti le invasioni illegali - come se la Siria fosse una terra senza padroni da poter violare e saccheggiare a piacimento - la devastazione e la spoliazione, gli attentati contro civili, gli incendi, le violenze inumane di assassini mercenari, le incursioni aeree di Israele, i traditori e le sanzioni. I guerrafondai hanno fatto ricorso in modo massiccio alla propaganda menzognera, con accuse su fantomatici attacchi chimici o su mille bombardamenti di un “ultimo ospedale” di Aleppo o la morte reiterata di un “ultimo pediatra”. E ancora, immagini fabbricate ad hoc con bambini “vittime” sempre dell’esercito regolare o alleato, con messaggi di povere bimbe innocenti, strumentalizzate ignobilmente, che per l’età dovevano conoscere appena l’alfabeto arabo, ma in perfetto inglese imploravano se non la terza guerra mondiale almeno il bombardamento a tappeto della Siria. E, a completare l’opera, l’infame Caesar Act creato per costringere un popolo assediato alla resa o per condannarlo all’estinzione. Come se non bastasse, ecco questi guerrafondai ricorrere ancora a pennivendoli spregevoli, lacchè sempre pronti a inventare falsità, affinché con i loro articoli un pubblico poco attento continui a considerarli difensori dei Diritti Umani e della libertà. In questa turpe guerra, alimentata dunque anche dai professionisti amorali dei mass media, sono stati uccisi centinaia di migliaia di esseri umani e decine di migliaia sono feriti e mutilati o patiscono per sofferenze e privazioni di ogni genere. Intanto, giornalisti degni di questo nome, rischiano di finire e altri sono finiti in prigione per averci raccontato la verità. Come la terribile vicenda di Julian Assange insegna.

I nostri politici truffatori, i nostri giornalisti compiacenti, i nostri intellettuali smarriti o traviati partecipano, con poche eccezioni, all'enorme cospirazione della menzogna che fa passare la Siria sovrana e legale per usurpatrice e massacratrice, e i suoi aggressori e i loro padrini, orientali e occidentali, per i liberatori rivoluzionari... Michel Raimbaud, Les guerres de Syrie, ed. Glyphe

Il coraggio.   

Sweida. Una nonna di 72 anni era sola in casa con i nipotini, quando due terroristi dell'ISIS sono entrati per sterminarli. Lei, pur essendo stata ferita gravemente, riesce a uccidere i terroristi con un fucile e a salvare questi quattro bimbi. Però, anche essere costretti a questi atti di coraggio per salvare la vita propria e dei propri cari è una violenza subita a causa della guerra. Un trauma doloroso, sicuramente.


Il terremoto

Prostrazione. Dopo la seconda forte scossa del terremoto, non riuscendo a contattare per telefono una nostra amica le scriviamo un messaggio:

Speriamo che stiate bene. Ci hanno raccontato quanto è stato terrificante.

A dire il vero, siamo stanchi della povertà, delle malattie, della maledetta guerra e adesso ancora una volta il terremoto. Nura, Latakia. Il suo era un grido di disperazione. 

Che cosa ha tremato?   All'alba del 6 febbraio non ha tremato soltanto la terra sotto i nostri piedi ad Aleppo. Sono bastati quaranta secondi per sconvolgere tanti equilibri personali e collettivi.

Che cosa ha tremato? Forse tutto, almeno questo è ciò che possiamo sentire ed esprimere adesso. Sì, non ha tremato soltanto la crosta terrestre. Abbiamo tremato anche noi che dormivamo tranquilli sognando forse un giorno migliore e il sole che scacciasse i rigori dell’inverno.

Ci siamo svegliati scioccati e smarriti, senza fiato sotto la pioggia e al freddo.

Ogni pietra che precipitava dagli edifici su una famiglia o su un’automobile contribuiva a demolire l’equilibrio seppur precario che avevamo sognato di raggiungere. A ogni lacrima le nostre anime, che ancora cercavano di liberarsi dal lutto della guerra e delle sue ripercussioni, si intristivano. I nostri piedi nudi correvano ancora una volta sulle orme dell'ignoto. Verso il nulla.

La strada, che dieci anni fa era un luogo di pericolo, è diventata un rifugio. La casa, nicchia di affetti e sicurezza, è diventata un luogo di pericolo e anche di morte. Dopo dieci anni, la nostra pace ha tremato di nuovo, ma questa volta per paura di un'angoscia soffocata e incontrollabile. Il dubbio si è insinuato profondamente nella nostra fede con le sue domande: "Perché? Perché ancora noi? Perché adesso? Perché tanto dolore?" I volti infelici diventati inespressivi occultano dentro le rughe un misto di stupore, paura e rabbia. Sì, non ha tremato soltanto la terra. Tremano anche i nostri cuori e i nostri pensieri.

Aleppo ha conquistato di nuovo i titoli dei giornali di tutto il mondo, ma non la solidarietà. Purtroppo, i pregiudizi politici e le discriminazioni non si sono indeboliti nemmeno di fronte alle violente scosse della natura. Di fronte a questa catastrofe cosa abbiamo fatto? Non siamo rimasti fermi. Abbiamo aperto le nostre porte per accogliere e i nostri cuori per offrire il calore di un incontro e il conforto di una parola: Hamdellah assalamah (Grazie a Dio sei salvo) è stato ed è sempre il nostro mantra.

Non siamo rimasti in silenzio. Abbiamo alzato la voce per gridare al mondo che siamo ancora vivi e che vogliamo vivere ancora. Che non siamo vittime ma sopravvissuti. Un cuore grande per accogliere e una voce forte per chiedere giustizia in nome di tutti coloro che la vita ha sconvolto di nuovo. Cosa ha tremato? Tutto, tranne la speranza della solidarietà: essa ci rende saldi e attraverso di essa passa la nostra liberazione. Bahjat Azrie, psicologo. 

La vita continua. Inevitabilmente.  Questa mattina sono andato in ambulatorio con molte titubanze e sentimenti contrastanti, dibattendomi tra il senso del dovere e la riluttanza a restare chiuso tra quattro mura suscitando perplessità in chiunque aveva vissuto momenti terrificanti durante il terremoto. Il richiamo al dovere è stato più forte dell’esitazione, nonostante fossi certo che nessuno sano di mente avrebbe mandato i figli a curarsi i denti in queste circostanze. Mi sbagliavo. Sono arrivati quasi tutti, benché non si trattasse di cure indifferibili o di visite programmate. Sono arrivati, anche se vittime della catastrofe. Due di loro hanno dovuto abbandonare la propria abitazione e il terzo sta per lasciarla. Ognuno racconta a suo modo i momenti vissuti durante il terremoto. Le emozioni sono ancora vive. Il dolore e la tristezza sono dipinti sui volti, ma il loro spirito è forte e neppure il susseguirsi delle disgrazie è riuscito a minare la loro determinazione e l’attaccamento alla vita. La morte e la resurrezione quotidiana è il nostro destino e la nostra via. Dobbiamo rialzarci dopo ogni caduta. 

Rami M. dentista pediatrico, Latakia, che due anni fa scriveva: Si sa che niente dura per sempre, che tutto muta e che nella nostra terra natale c’è davvero qualcosa per cui resistere e vivere. Siamo tutti in attesa della liberazione affinché la nostra esistenza migliori, ma anche per ritrovare il diritto di fare i conti con i corrotti e i negligenti. Insomma, perché la ruota della vita torni a girare normalmente. Questa nostra vita che perde gusto e colore se non concediamo spazio alla speranza che sia fatta giustizia e nel ritorno dei bei vecchi tempi. A come eravamo.

L’arte. La bellezza come resistenza 

Cinema, teatro, letteratura, pittura, arti plastiche, musica, fotografia, restauro dei monumenti devastati dalla guerra e persino semplici momenti di gioia o di festa, che ostinatamente si mantengono vivi nonostante l’estrema durezza della vita quotidiana, testimoniano la grande forza d’animo del popolo siriano, che non vuole morire. 

Ho terminato questo dipinto ieri, non so come intitolarlo: terremoto, bombardamenti israeliani, migrazione o coda per il pane? L'importante è che rappresenti un Siriano torturato. Mouaffak Makhoul ( موفق مخول) pittore. Noi pensiamo che potrebbe intitolarsi L’inferno siriano.

E ancora Mouaffak Makhoul: Oggi ho realizzato la scena della distruzione del terremoto e la ricerca delle vittime e dei dispersi.  Il titolo: Alla ricerca delle nostre anime tra le rovine.

É un dipinto che per certi aspetti ricorda le icone ospitate nelle chiese e nei monasteri siriani. Le variazioni cromatiche, l’impiego della luce e del movimento suggeriscono una grande tensione interiore nei personaggi: lo sbigottimento, l’ansia e il dolore lacerante provati la mattina del 6 febbraio 2023; ma l'aureola che li circonda conferisce al dipinto una connotazione sacra. Le figure senza lineamenti, il contrasto tra bagliore e oscurità diventano simboli dell’Umanità sofferente.


Fotografia di una famiglia aleppina dentro la casa sventrata dal terremoto. Si prende il caffé, si fuma, si conversa seduti attorno alla gabbietta degli uccelli che funge da tavolino. Bambini in piedi ascoltano attenti. Sul soffitto è rimasto appeso un ventilatore a pale. É una atmosfera che potremmo definire teatrale. Nello sfondo sembra drizzarsi un albero. E non mancano gli spettatori in basso nella strada. Impressiona questa scena di ordinaria vita familiare, tipicamente siriana, in quelle tragiche circostanze. La sicurezza non più tra le pareti di una casa, ma il rifugio negli affetti in attesa di un domani, come se ci fossero la speranza e la fede o la consapevolezza che finché l’uomo è vivo i muri potranno essere elevati nuovamente. 







   

Il “mosaico” intitolato La Siria è stata distrutta dal terrorismo, che lo scultore Nizar ‘Ali Badr ha realizzato con dei ciottoli, è la rappresentazione naïve, immediata nella percezione ma allo stesso tempo potente, del supplizio tremendo inflitto ai Siriani. La luce illumina le figure sullo sfondo nero come a voler suggerire che il popolo martirizzato conserva la sua innocenza primigenia. È sicuramente un’opera poetica densa di tenerezza compassionevole.



Anno nuovo. Il mercato della festa dei poveri. Issa Touma, Aleppo 30 gennaio 2022


In questo bellissimo ed emozionante video di performance art, intitolata The Last Temptation, si racconta il dramma di Aleppo attraverso i resti di un pianoforte.

Parte prima. Un venerdì mattina mi sono perso nel vecchio palazzo che è stato devastato, proprio come il quartiere e i suoi ricordi che non torneranno mai più. Ma tra le rovine possiamo ancora trovare qualcosa che ci ricorda il tempo andato e l’anima dorata della città. Ho trovato un pianoforte, il pianoforte più antico e bello abbandonato tra le rovine del palazzo. Sono stato tentato dal pianoforte a improvvisare Impromptu op. 12 n. 2 di Aleksandr Skrjabin, cercando la melodia nella mia mente e nella mia anima. I tasti erano proprio come Aleppo, metà integri, metà danneggiati. Ho sentito un legame profondo con quel pianoforte che è simile a noi, triste e spezzato. Paradossalmente nostalgico del passato e curioso del futuro allo stesso tempo. Le chiavi danneggiate risuoneranno sempre nella mia mente e non so se gli ho reso un po’ di vita. Non so se ho ridato la vita alle sue chiavi danneggiate o se esse hanno riacceso in me la luce che era stata sempre nel profondo della mia anima. Quando tornai tempo dopo, purtroppo il pianoforte aveva già perso altri pezzi e sembrava che stesse aspettando il mio aiuto per l’ultima performance, il suo ultimo palpito.

Parte seconda. Mia nonna Jenny Poche Marrache è stata l'ultima a risiedere in questa bellissima casa. Una dimora antica e ricca che aveva ospitato uno dei primi consolati al mondo (Consolato di Venezia Repubblica Marinara, aperto nel 1548). Ricordo di esservi tornato nel 2016, e la prima cosa che vidi attraverso la finestra rotta fu questo bellissimo pianoforte. Era caduto attraverso due piani crollati. Fui scioccato e sopraffatto da una profonda tristezza, aggravata dal fatto che era l'unico pezzo rimasto in casa perché troppo pesante per essere rubato. Eppure, guardo questa foto dell'ultima Signora dei Suk che suona il piano e sorrido. Alla fin fine, non è stata l'ultima a suonarlo. Sorrido di nuovo perché la casa e la città vecchia di Aleppo hanno sentito ancora una volta musica.

Film di Issa Touma. Interpretazione di Anna Maria Kouzouian. Compositore Aleksandr Skrjabin  https://www.youtube.com/watch?v=xc7HufHJC10

Il linguaggio letterario come resistenza e impegno civile.

Dieci anni delle nostre vite e delle vite dei nostri figli sono stati ingoiati da una guerra che ha accorciato le nostre strade e ci ha privato delle nostre foreste e delle nostre montagne. Le sabbie delle nostre spiagge hanno dimenticato i nostri passi. Dieci lunghi anni al termine dei quali anche la gioia normalmente ispirata dalla fioritura dei melangoli e cedri non può più dissipare la nostra amarezza...

Una granata è caduta a un passo da noi e quando siamo tornati a casa sani e salvi abbiamo celebrato la vittoria sulla morte nella terra del primo alfabeto...

I terroristi hanno persino bombardato la Facoltà di Architettura nel centro della capitale e il Teatro dell'Opera di Damasco; tuttavia, i venditori di ortaggi sono rimasti al loro posto, i negozi e le farmacie hanno tenuto le porte aperte, le cliniche hanno continuato a ricevere i pazienti, i funzionari hanno ricoperto i loro incarichi in diverse istituzioni, i musicisti non hanno interrotto le prove, i concerti sono continuati e gli ospiti alle serate culturali hanno risposto con la loro presenza.  

Nadia Khost  https://oraprosiria.blogspot.com/2021/04/ora-sappiamo-cosa-ci-avvicina-ad-altri.html 


Dopo dodici anni di guerra terroristica globale e di sanzioni

ll 90% della popolazione vive in povertà

Oltre 7 milioni di sfollati interni.

Servizi essenziali e infrastrutture in rovina.

Oltre il 50% delle strutture sanitarie funziona solo parzialmente.

Migliaia di persone hanno perso i loro cari.

Migliaia i feriti.

Migliaia di case crollate.

Migliaia di case rischiano di crollare.

Migliaia di case da riparare.

Migliaia di persone hanno perso le loro speranze e i loro sogni. 


La Siria ha affrontato una guerra mondiale a cui 80 Paesi hanno partecipato con l'invio di quasi 200.000 terroristi e un finanziamento stimato sui 400 miliardi di dollari. 135 miliardi sono stati spesi dal Qatar.

Il popolo siriano è il bersaglio di un “etnocidio”, un termine che descrive l’attività di decostruzione e disgregazione in atto. L’obiettivo generale è quello di rompere la sua coesione, che non è il prodotto di trent’anni di mandato francese e neanche di quattro secoli di impero ottomano, ma il risultato di una storia plurimillenaria, prima ancora dell’avvento del Cristianesimo e  dell’Islam. 

https://oraprosiria.blogspot.com/2017/05/ex-ambasciatore-raimbaud-la-tragedia.html

mercoledì 22 marzo 2023

Siria, un mese dopo il sisma non arrivano gli aiuti: "Situazione drammatica"


 Nelle prime ore del 22 marzo, l'aviazione israeliana ha lanciato un nuovo attacco missilistico nelle vicinanze dell'aeroporto internazionale di Aleppo, principale punto di arrivo dei soccorsi ai terremotati

Vatican News intervista Andrea Avveduto, dell'Associazione Pro Terra Sancta, : "Mancano le medicine e c'è il rischio di epidemie sanitarie". 

L'Unione Europea ospita oggi una conferenza a Bruxelles con l'obiettivo di raccogliere fondi internazionali per aiutare le vittime del devastante terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria.
Il terremoto di magnitudo 7,8 del mese scorso ha raso al suolo intere città, uccidendo più di 50 mila persone nel sud-est della Turchia e in regioni della Siria dilaniata dalla guerra. "Ad Aleppo, la situazione è immutata. Non ci sono mezzi per togliere le macerie.  E sotto le macerie ci sono ancora vittime intrappolate. Si scava ancora a mani nude", afferma a Radio Vaticana - Vatican News, Andrea Avveduto, portavoce dell'Associazione Pro Terra Sancta.

Sono ancora  tantissime le persone intrappolate sotto le case crollate. "A questo si aggiunge il fatto - prosegue Avveduto - che abbiamo visto i topi che cominciano ad andare dentro le macerie per mangiare i cadaveri. La settimana scorsa ho accompagnato una piccola squadra di specialisti provenienti dall'Italia per fare una prima ricognizione delle case e almeno il 30% dei palazzi di Aleppo deve essere demolito completamente. Altre case sono inagibili e possono crollare da un momento all'altro anche perchè sono state costruite male negli anni. È una situazione che si trascina da più di un mese. Non ci sono, purtroppo, gli aiuti internazionali e tutto ciò crea anche il rischio di epidemie, dovute, soprattutto ai topi. Abbiamo infatti incontrato tante persone che hanno perso i loro familiari che sono ancora sotto le macerie". 

Gli aiuti internazionali

Gli aiuti non stanno arrivando e quei pochi che arrivano sono insufficienti, riferisce ancora il portavoce di Pro Terra Sancta. "Le persone si sentono abbandonate da alcuni Paesi che fingono di aiutare ma utilizzano e strumentalizzano la vicenda del terremoto per pura propaganda. Le sanzioni che sembravano essere state allentate in realtà restano tutte. D'altronde, sapevamo che l'annuncio dell'allentamento delle sanzioni rappresentava un atteggiamento poco chiaro perchè le sanzioni alla Siria già permettevano, in caso di necessità, l'invio di aiuti umanitari. Di fatto non sono arrivati strumenti per scavare le  macerie. C'è poi un problema evidente dovuto all'incuria nell'edilizia per il modo in cui sono state costruite le case che rendono vulnerabili interi paesi e città".

Il sostegno dei Francescani

I frati di Aleppo, intanto, continuano con le attività di accoglienza delle persone. Alcune famiglie sono ritornate a loro rischio nelle case e non abbiamo più le migliaia di sfollati nei centri di  accoglienza. Prosegue pure l'attività della mensa e della distribuzione dei pasti caldi. "Anche perché - spiega ancora Andrea Avveduto - il terremoto in Siria arriva dopo dodici anni di guerra civile e dopo una crisi economica che sta raggiungendo livelli davvero preoccupanti per il Paese. Continua poi la distribuzione di beni di prima necessità, ma non si trovano più le medicine e questo è un altro problema che stiamo affrontando. Il punto è che non c'è oggi un'alternativa per cui si vive in questa condizione di pericolo continuo".

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2023-03/terremoto.html

sabato 18 marzo 2023

Lettera da Aleppo: terremoto, un’altra sfortuna nella tragedia siriana.

Lettera n° 46. 

Di Nabil Antaki.  Trad. Maria Antonietta Carta

Alle ore 04:17 di lunedì 6 febbraio 2023, sono bastati quarantacinque secondi per gettare in strada l'intera popolazione di Aleppo. Era buio, pioveva e faceva freddo, 2 gradi Celsius, quando la terra tremò. Gli edifici crollavano, altri si spostavano, soprattutto i piani superiori. I mobili ballavano, ninnoli e quadri cadevano a terra, i vetri si rompevano, i muri si crepavano, sassi, pezzi di cemento o intonaco cadevano dalle pareti o dai soffitti ferendo gli abitanti, bottiglie di olio, sciroppi, detersivi uscivano dai loro armadietti in cucina rovesciandosi sul pavimento e, soprattutto, il rumore assordante, un rumore terrificante, delle porte che sbattevano e delle finestre che si aprivano. Durò 45 secondi. Un'eternità.

L'Aleppo addormentata si svegliò di soprassalto: i bambini urlavano, gli adulti erano terrorizzati non sapendo cosa stesse accadendo. Finché non si resero conto che si trattava di un terremoto (Zelzal in arabo).

Il panico. La gente si mise a correre, a scendere le scale, a urtarsi; alcuni caddero e si spezzarono gli arti. E tutti, due milioni di persone, si ritrovarono per strada in pigiama o scalzi, sotto la pioggia e al freddo mentre crollavano gli edifici, crollavano i piani alti e piovevano pietre ferendo o uccidendo.

Un caos. Chi possedeva un'auto tentò di fuggire dal suo quartiere per parcheggiare in aree libere da edifici, ma gli ingorghi rallentavano la fuga. Gli altri cercarono rifugio nei parchi pubblici, nelle chiese o nelle moschee. I viali principali e la tangenziale si riempirono di auto parcheggiate lungo i marciapiedi con famiglie che trascorsero la notte in macchina.

Migliaia di famiglie hanno piantato tende in tutti gli spazi vuoti e vivono ancora lì dopo il terremoto. Gli stadi sportivi sono affollati da migliaia di persone e quasi tutta la popolazione ha trascorso giorni "per strada". Abbiamo appreso in seguito che il terremoto era di magnitudo 7,8 sulla scala Richter con epicentro in una città nel sud della Turchia a circa 100 km a nord di Aleppo.

Meno di mezz'ora dopo il terremoto, noi Maristi Blu abbiamo aperto le porte della nostra residenza per accogliere coloro che cercavano rifugio. Avevamo lanciato messaggi su diversi social network e risposto a decine di telefonate per dire “sei il benvenuto”. In poche ore sono arrivate più di mille persone di tutte le fedi, intirizzite dal freddo, inzuppate dalla pioggia, tremanti di paura, urlanti, piangenti. Rapidamente, i nostri volontari, subito accorsi, hanno distribuito una bevanda calda e le poche coperte e materassi che avevamo. Bisognava confortare, calmare, rassicurare, ascoltare e riscaldare le persone in tutte le stanze della residenza, compresa la cucina. Fortunatamente, i due cortili del convento sono coperti e chi non trovava posto dentro vi si rifugiò aspettando l'alba. Al mattino bisognava dare da mangiare a tutti, cucinare per mille persone, dare il latte ai bambini, sistemare coperte e materassi per tutti e fare posto a tutti per la notte successiva. A malapena le persone si calmarono dopo una seconda scossa di magnitudo 7,7 avvenuta alle 13:24. Aleppo non aveva subito un terremoto simile dal 1822.

Nelle settimane successive, si sono verificate ogni giorno piccole scosse che spaventarono la popolazione e il lunedì 20 febbraio alle 20:04 un terzo terremoto di magnitudo 6.3.

Il bilancio sale, nella sola Aleppo, a 458 morti, più di mille feriti, 60 edifici crollati e completamente distrutti, centinaia di edifici non riparabili da abbattere, migliaia di edifici gravemente danneggiati e inabitabili allo stato attuale e centinaia di migliaia di persone che non vivono più nelle loro case. Anche se dall'esterno sembrano intatti, molti edifici non sono abitabili perché le fondamenta o i vani scala o i muri portanti sono danneggiati. Oltre ad Aleppo, sono state colpite altre città siriane: in particolare Latakia, Hama e Jable dove sedici edifici dello stesso complesso sono crollati uccidendo 15 medici e 16 farmacisti.

Per più di 20 giorni, la nostra residenza ha continuato ad accogliere centinaia di persone. Riceverle, nutrirle, curarle, offrire la possibilità di un bagno caldo e di nuovi indumenti (perché arrivavano con solo gli abiti che avevano addosso), confortare, prendersi cura dei bambini, organizzare i dormitori erano i nostri compiti quotidiani. Molte famiglie restavano con noi perché avevano paura di tornare a casa in attesa di una quarta scossa; altri avevano le loro case gravemente danneggiate o completamente distrutte.


Abbiamo creato un comitato di ingegneri dei Maristi Blu per ispezionare gli appartamenti degli sfollati. Se le condizioni dell'appartamento sono accettabili, rassicuriamo le persone invitandole a tornare a casa. Se gli alloggi sono inabitabili, affittiamo loro un appartamento per un anno; il tempo di effettuare le necessarie riparazioni o restauri. Altre associazioni e chiese hanno fatto lo stesso. Per quattro settimane, abbiamo interrotto i nostri consueti progetti per alleviare le sofferenze e assistere gli sfollati, ma nell'ultima settimana abbiamo lentamente ripreso le attività nonostante la depressione dei nostri volontari e dei nostri beneficiari. Oltre al pesantissimo tributo umano e materiale, il trauma psicologico in tutte le fasce di età è molto pesante. Ora, 35 giorni dopo il terremoto, adulti e bambini sono ancora sotto shock, ansiosi, disperati, hanno incubi e pensano che il peggio debba ancora venire. La Mezzaluna Rossa e tante associazioni benefiche si sono mobilitate, come noi, per aiutare le centinaia di migliaia di sfollati ospitati nei centri di accoglienza; una mobilitazione come non ne abbiamo mai viste. La solidarietà e la generosità di altre città siriane nei nostri confronti così come quelle dei nostri vicini del Libano e Iraq sono state esemplari. I Siriani della diaspora hanno, dal primo giorno, organizzato raccolte di denaro e materiali e intrapreso iniziative per inviarci fondi. I nostri amici occidentali hanno fatto lo stesso con grande generosità. Senza dimenticare il ruolo importantissimo di tanti enti di beneficenza e associazioni di solidarietà internazionale, soprattutto cristiani, che hanno dedicato più tempo che mai a soddisfare i nostri bisogni primari. I Paesi amici hanno inviato squadre di soccorso e rimozione delle macerie o squadre mediche. All'aeroporto di Aleppo sono atterrati circa 100 aerei provenienti da Marocco, Tunisia, Algeria, Giordania, Egitto, Venezuela e persino dal Bangladesh, solo per citarne alcuni.

Poi, l'aeroporto di Aleppo, dove sono atterrati gli aerei che portavano assistenza, è stato bombardato dai nostri vicini a sud (Israele, n.d.t.), rendendolo impraticabile.

Mentre centinaia di aerei occidentali hanno portato soccorsi in Turchia, soltanto un aereo europeo è atterrato in Siria. Che peccato!  

Intervento del dott Nabil Antaki all'incontro all'ONU di Ginevra sull'effetto delle sanzioni sulla Siria e sui terremoti

I governanti dei Paesi dei Diritti umani e della "democrazia" sono convinti che la popolazione colpita della Siria soffra meno di quella della Turchia perché vive in un Paese sotto sanzioni? Non potrebbero annullare le loro sanzioni per fornire assistenza umanitaria a una popolazione colpita da un disastro naturale? È scandaloso a dir poco. Avevano affermato per anni che gli aiuti umanitari e le attrezzature mediche erano esenti da sanzioni. In realtà, questa è una menzogna. Se fosse vero, perché hanno allentato le sanzioni per gli aiuti umanitari, durante 180 giorni, se già ne erano esenti? Fortunatamente, gli uomini e le donne di questi Paesi hanno reagito diversamente dai loro governanti e hanno mostrato solidarietà e generosità esemplari. 

Le sanzioni, che i Paesi occidentali impongono alla Siria da oltre 10 anni, sono inefficaci e ingiuste. Esse hanno impoverito la popolazione, che sta soffrendo una gravissima crisi economica a causa della mancanza di investimenti esteri vietati appunto dalle sanzioni. Ci fanno patire mettendo un embargo che provoca anche la carenza di olio combustibile, benzina, pane ed elettricità. Le sanzioni uccidono. La maggior parte degli edifici crollati durante il terremoto, ma già gravemente danneggiati dalla guerra (e ce ne sono decine di migliaia), erano abitati da persone che non avevano altra scelta perché non potevano essere ricostruiti, in quanto la ricostruzione è vietata dalle sanzioni. Per non parlare delle decine di persone sepolte vive sotto le macerie e morte perché non soccorse in tempo, per mancanza di macchinari pesanti per lo sgombero.

Esattamente 12 anni fa, il 15 marzo 2011, iniziava la guerra. La popolazione siriana da allora ha sofferto abbastanza ed è stremata: la guerra, le sanzioni e la penuria, la crisi economica, il Covid-19, il colera e ora il terremoto. Quante disgrazie su un Paese che un tempo era bello, prospero, sicuro e sovrano.

Sono bastati quarantacinque secondi per mettere in strada l'intera popolazione di Aleppo; una popolazione già a terra dopo 12 anni di tragedie e disgrazie. Ma il popolo siriano è un popolo orgoglioso e dignitoso, anche nelle avversità e non chiede altro che poter vivere, di nuovo, normalmente, in pace. Aiutateci a far revocare le sanzioni.

Grazie per la vostra amicizia e solidarietà.

Dottor Nabil Antaki per i Maristi Blu, Aleppo il 15 marzo 2023