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martedì 6 dicembre 2022

Il popolo siriano sta morendo di fame. Basta sanzioni!

L’azione deliberata di schiacciare la Siria attraverso le sanzioni è un atroce crimine di guerra.

Il popolo siriano, che patisce indicibili tormenti da oltre undici anni a causa di una guerra iniqua ed efferata, è anche vittima di una vile e crudele coercizione morale e fisica attraverso il ricatto delle sanzioni che impediscono il soddisfacimento dei bisogni essenziali: salute, istruzione, cultura e nutrimento. Infatti, il cinico ''Caesar Syria Civilian Protection Act'', un vero e proprio strumento genocidiale,  fa parte degli strumenti di tortura, insieme all’occupazione USA dei campi petroliferi, agli incendi di campi di grano o al furto dei raccolti, che sta condannando al supplizio un intero popolo civile e valoroso.

Oltre 17 milioni di Siriani in questi giorni patiscono il freddo e la fame; gli ammalati non trovano farmaci; negli ospedali non c'è elettricità sufficiente; genitori non trovano latte per nutrire i loro bambini. E la situazione diventa sempre più disperata, come riporta da Damasco la giornalista Vanessa Beeley nel messaggio sottostante. 

Maria Antonietta Carta


Gli occidentali si lamentano dei propri problemi, ma pensiamo a ciò che la Siria sta attraversando in questo momento. 

1. Elettricità. Nella maggior parte di Damasco e della regione circostante è erogata solo 30 minuti - un'ora nelle 24 ore. Nel resto della Siria, soprattutto nelle zone rurali, niente elettricità per almeno 3 giorni.

2. Scarse prestazioni della rete telefonica fissa e di Internet terrestre a causa della mancanza di carburante per far funzionare i generatori durante il periodo di interruzione di corrente, e persino le torri alimentate dall'energia solare sono quasi spente a causa del tempo nuvoloso.

3. La maggior parte delle grandi fabbriche ha ridotto la distribuzione perché i loro mezzi di trasporto non hanno carburante, Molte terranno chiusi i battenti fino alla prossima settimana, paralizzando molte industrie e catene di distribuzione.

4. Alcune istituzioni governative non hanno potuto effettuare transazioni elettroniche mercoledì e giovedì per l’assenza di elettricità o di internet.

5. Negozi e mercati in tutta Damasco chiudono al tramonto perché non c'è combustibile per i loro generatori.

6. I panifici privati hanno ridotto la produzione di pane perché non possono far funzionare macchine e forni.

7. I ristoranti hanno ridotto la produzione e servono solo cibi freddi o barbecue per gli stessi motivi.

8. Il gasolio e il carburante sono scomparsi anche dal mercato nero, dove 20 litri di carburante B costavano 200.000 sterline siriane (lo stipendio medio è di 150.000, ma la maggior parte guadagna molto meno).

9. Quasi tutte le stazioni di servizio sovvenzionate dal governo sono chiuse.

10. Le code alle restanti stazioni di rifornimento durano più di 24 ore. Le quantità che arrivano non sono sufficienti per la domanda. C'è comunque una limitazione di 30 litri al mese.

11. Esiste un sistema per inviare un messaggio ai proprietari di auto affinché vengano a prendere la loro razione di carburante - ora ci sono ritardi di tre settimane per la ricezione dell'SMS. Prima era di pochi giorni.

12. Non c’è il gas domestico (bombole) e quando è disponibile al mercato nero una bombola, per altro di pessima qualità e pericolosa, costa 150.000 Lire siriane e oltre. Prezzo proibitivo per la maggior parte delle persone.

13. Fermi i trasporti pubblici. Le strade sono letteralmente vuote. Ciò rappresenta un enorme problema per dipendenti e datori di lavoro perché il personale non può raggiungere il posto di lavoro, ecc.

11 anni di guerra devastante e sanzioni barbare, disorganizzazione postbellica e confini insicuri. Le sanzioni del Caesar Act puniscono qualsiasi nazione disposta ad aiutare la Siria.

Il popolo siriano sta morendo di fame. Basta sanzioni! Gli Stati Uniti smettano di rubare il petrolio siriano e vadano via dalla Siria. La Turchia vada fuori.

 fonte: pagina Fb di Vanessa Beeley

sabato 3 dicembre 2022

MECC: “l'invito ai cristiani d'Oriente, specialmente ai giovani, che sono la luce del mondo e il sale di questa terra , a restare fedeli alla loro terra"

Riportiamo il documento conclusivo della  riunione del Comitato Esecutivo del MECC in cui sono espresse decisioni e raccomandazioni che toccano le tribolazioni prevalenti nella regione, nella speranza di riportare l'attenzione sulle situazioni di sofferenza in Medio Oriente, al fine di trovare soluzioni urgenti e pratiche. Tra i punti salienti delle raccomandazioni adottate c'è “l'invito ai cristiani d'Oriente, specialmente ai giovani, che sono la  luce del mondo e il sale di questa terra , a restare fedeli alla loro terra e a non cadere nella trappola delle tentazioni dell'emigrazione, che fa loro perdere la loro identità e fa perdere a questo Oriente una componente importante delle sue componenti e del suo tessuto sociale ”

The final statement of the Executive Committee meeting of the Middle East Council of Churches. November 28 and 29, Notre-Dame du Puits Monastery - Lebanon

Beirut, November 29, 2022

The Executive Committee of the Middle East Council of Churches held a face-to-face meeting, for the first time after the end of the Corona pandemic, on Monday 28 and Tuesday 29 November 2022 at the Monastery of Notre-Dame du Puits Monastery in Bkennaya, Lebanon. The meeting was chaired by His Eminence Anba Anthonios, Metropolitan of Jerusalem and the Near East for the Coptic Orthodox  and the President of the MECC for the Eastern Orthodox Family, His Beatitude Patriarch John X, Greek Orthodox Patriarch of Antioch and All the East, and the President of the MECC for the Orthodox Family, represented by His Eminence Metropolitan Saba Esber, Metropolitan of Busra Houran and Jabal Al-Arab,  His Eminence Rev. Dr. Paul Haidostian, President of the Federation of Armenian Evangelical Churches in the Near East and President of the MECC for the Evangelical Family, His Beatitude Patriarch Raphael Bedros XXI Minassian, Catholicos of the House of Cilicia for the Armenian Catholics and President of the MECC for the Catholic Family, with the participation of members of the Executive Committee from Lebanon Syria, Iraq, Egypt, Jordan and Cyprus, representing 21 churches of the Middle East, the Secretary-General of the MECC Dr. Michel Abs, the two Associate General Secretaries Reverend Refaat Fikry and Father Nicolas Bustros, the Executive Secretary of the Association of Theology Institutes in the Middle East (ATIME), Reverend Michael Kanbar, in addition to the General Secretariat team of department directors and administrators.

The meeting also hosted a group of young people from Egypt, Iraq, Jordan, Palestine and Syria, in addition to Lebanon. They participated in the meeting as representatives of various churches and youth movements in a consultative dialogue session, in which they expressed their worries, shared their challenges, concerns and aspirations, and presented proposals that they see as ensuring a better future for them and for the Christian role in the region.

On the first day, the conferees observed a minute of silence and prayer for the Late Chrysostomos II, Archbishop of Cyprus, blessed be His memory, and recalled His ecumenical spirit, his solidarity with the issues of the region, and his permanent support for the Middle East Council of Churches. After the opening prayer and verification of the legal quorum, the agenda of the meeting was approved, the minutes of the previous Executive Committee meeting held on June 27, 2022 were approved, and the final statement drafting committee was appointed.

Then, an evaluation was made of the activities of the MECC’s twelfth general assembly, which was held in Egypt last May, and the results of this ecumenical event, which is held every 4 years, and which slogan was "Take courage! It is I. Do not be afraid!" (Matthew 14:27).

There was also a follow-up on the recommendations of the Assembly Working Groups that were approved in the General Assembly, the election of Ms. Seta Hadeshian as Associate Secretary-General for the Eastern Orthodox Family and the re-election of the two former Associate Secretary-Generals, Rev. Refaat Fikri for the Evangelical Family and Father Nicolas Bustros for the Catholic Family.

Members of the Central Committee of the Department of Service to Palestinian Refugees were also elected, and a committee was appointed to follow up the work of the MECC’s 50th jubilee, which falls on the year 2024.

The relations between the Middle East Council of Churches, the World Council of Churches, the ACT Alliance and international partners were presented, with an examination of the future prospects for this cooperation.

On the second day, a session of the Youth's Expectations was held, then there was a presentation and discussion of the financial situation and the sustainability of the MECC in the  light of the difficult and oppressive economic conditions that the region and the world are going through, and the future of cooperation with the international partners. It was also agreed to activate the work of the committees in the council and to appoint new committees for the various departments and programs after consulting with the heads of the council.

The Executive Committee concluded its meetings with a series of decisions and recommendations, through which the conferees emphasized the following:

First: Raising prayers for the cessation of wars and conflicts that exhaust the world, disrupt its security and stability, and impoverish its people, and ask all conflicting parties to return to dialogue because the language of violence and fire leads to nowhere. The meeting also shared the suffering of the Lebanese people, which has been prolonged at all levels, and called on the Lebanese officials to take a stand of conscience and find solutions to end this suffering in all available ways. They called on the members of Parliament to expedite the election of a president for the republic who guarantees the sovereignty of Lebanon and the dignity of its people and restores this country's pioneering role in the region and restores its cycle of democratic life to normal.

Second: Calling for an end to the suffering of the Syrian people, bringing peace to all the Syrian territory, as well as securing a dignified and safe return of the displaced to their homeland. Moreover, the meeting expressed its solidarity with Iraq, which is striving to restore its strength, supporting those who are steadfast in their land, and the return of those who were displaced to their homes and properties, while guaranteeing their civil and human rights on an equal basis and fair citizenship. On the International Day in Support of the Palestinian People, the conferees demand the implementation of international resolutions that achieve justice, guarantee the right of return for Palestinian refugees, guarantee their national identity, and protect the various societal and religious components in the Holy Land, especially the Christian ones.

Third: Calling Christians in the East, especially the youth, who are the light of the world and the salt of this land, to stick to their land and not fall into the trap of temptations to emigration, which makes them lose their identity and makes this East miss a major component of its components and social fabric.

Fourth: A special conference shall be held on the issue of the kidnapped and forcibly disappeared, an issue that still deepens pain and sadness in the hearts of many, coinciding with the ten years of the kidnapping of Bishops Boulos Al Yazigi and Youhanna Ibrahim.

Fifth: The committee listened with great interest to the concerns and aspirations of the youth and discussed them in depth, out of concern for their basic role in the present and future of the church and decided to raise these concerns and aspirations to the heads of churches and to activate the participation of youth in the work of the MECC in order to follow up on them.

Sixth: The conferees stressed the need to move forward in dialogue in order to seek to unify the date of Easter, which is a pressing demand from the various parishes of churches in the Middle East and which does not negate the spirit of richness in diversity.

Seventh: The Executive Committee Recommended the convening of an extraordinary general assembly of the Middle East Council of Churches on the 50th anniversary of its founding, paving the way for it with a series of activities that embody the values of the Council and its mission, which is based on building bridges and spreading the ecumenical spirit, love, peace, social justice and the language of dialogue.

In conclusion, the conferees praised the work of the MECC’s General Secretariat team and the tremendous service performed by the Service and Relief Department – Diakonia, especially in Syria and the restoration of churches and religious institutions in various governorates. They also thanked the department for the efforts made to provide relief to those affected by the Beirut port explosion, in addition to rehabilitation programs in Jordan.

Finally, everyone prayed so that the MECC remains a prophetic voice in this East, renewing their hope in the Lord that their joint testimony be for Jesus Christ alone, in solidarity with their churches and parishes that bear witness to the Lord Jesus despite all the challenges, in application of the Sermon on the Mount:  14 “You are the light of the world. A town built on a hill cannot be hidden. 15 Neither do people light a lamp and put it under a bowl. Instead they put it on its stand, and it gives light to everyone in the house. 16 In the same way, let your light shine before others, that they may see your good deeds and glorify your Father in heaven” (Matthew 5:14-16)

Middle East Council of Churches - General Secretariat

https://www.mecc.org/mecc/2022/11/30/-3-ate8x


La sintesi in italiano del documento finale si può leggere anche sui siti di

FIDES: http://www.fides.org/it/news/73120-ASIA_LIBANO_Il_Consiglio_delle_Chiese_del_Medio_Oriente_ai_giovani_cristiani_rimanete_fedeli_alla_vostra_terra

e di ASIANEWS: https://www.asianews.it/notizie-it/Chiese-del-Medio-oriente:-pace-e-futuro-per-i-giovani-nella-loro-terra-57235.html

domenica 27 novembre 2022

Cristiani della regione di Jazira e assiri (caldei e siriaci) si uniscono nella preghiera contro l'aggressione turca

 

 Un invito a pregare durante il tempo di Avvento, chiedendo a Gesù Salvatore che viene di portare anche la pace e la fine di sofferenze e pericoli per le popolazioni del nord-est siriano, area da tempo sottoposta a bombardamenti e incursioni militari messe in atto in quelle regioni dalle forze armate turche contro obiettivi curdi. 

E’ questa la richiesta di natura spirituale rivolta in primis alle proprie comunità sparse in Medio Oriente e nel resto del mondo dal Patriarcato armeno cattolico, mentre proseguono bombardamenti aerei, attacchi con droni e colpi d’artiglieria messe in atto su input del governo turco contro le città di Hassaké e Qamishli e contro villaggi nelle province siriane di Aleppo, Raqqa, Deir ez Zor e Hassakè. 

Gli attacchi militari – si legge tra l’altro nell’appello alla preghiera diffuso dall’ufficio di comunicazione del Patriarcato armeno cattolico – colpiscono le infrastrutture, e in questo modo provocano il blocco della fornitura di acqua e di elettricità, ai danni delle popolazioni locali. Uno scenario di dolore e sofferenze in cui – si legge nell’appello – occorre implorare nella preghiera che il Signore aiuti il ritorno della pace per quelle terre e quelle popolazioni martoriate da interminabili situazioni di conflitto. 


Le incursioni militari turche vengono giustificate con l’obiettivo di colpire combattenti curdi nel nord-est siriano, area sottratta di fatto al controllo del governo di Damasco e sottoposta alla cosiddetta Amministrazione autonoma della Siria nord-orientale, guidata di fatto dalle Forze Siriane Democratiche, (Syrian Democratic Forces-SDF), alleanza di forze e milizie a guida curda formatasi durante gli anni del conflitto siriano. 

A fare le spese dell’escalation militare sono stati anche soldati dell’esercito siriano e la popolazione civile dell’area. Da ultimo, a Hassaké l’attacco a una centrale di gas ha provocato un colossale incendio, con morti e feriti tra i lavoratori, mentre i bombardamenti turchi nell’area di Deir ez Zor hanno messo in allarme anche le postazioni militari statunitensi dislocate in quella zona. 

Dopo un bombardamento con droni sul campo di El-Hol, decine di detenuti jihadisti legati allo Stato Islamico (Daesh) sono riusciti a fuggire.
Secondo diversi analisti, l’offensiva militare turca in tutte le aree siriani poste lungo il confine potrebbe preparare il terreno a un’invasione di terra. 

Agenzia Fides 24/11/2022

martedì 22 novembre 2022

Una Nuova Luce: un film sulla Madonna di Soufaniyah, nel 40° anniversario delle apparizioni



Per comprendere il contenuto del documentario, tutto in lingua araba, il nostro amico Samaan Daoud qui ne riassume il contenuto, composto da varie interviste che testimoniano la storia meravigliosa di questa apparizione mariana ancora poco conosciuta in Occidente, di cui sul nostro sito avevamo già riportato molte notizie.


L'inizio è situato al Giovedì Santo del 2014,17 aprile: nella casa si svolge la preghiera e Mirna cade in estasi, durante l' estasi profetizza alcune parole: “la causa è uno solo. Le ferite che sono state versate su questa terra di Siria sono le stesse ferite nel mio corpo e la causa è uno, Ma vi assicuro che il suo destino sarà come quello di Giuda”.

In seguito la scena porta al 30 maggio 2014 nella chiesa di Saida in Libano. Mirna domanda: perché Dio ha scelto Damasco? Io non lo so ma quello che so di certo è che dal primo istante ho detto “ Signore prendi la mia volontà e fa' che la mia vita sia tutta nella tua volontà “.

È iniziata una piccola storia ma ora la causa è grande ed è L'UNITA'.

Tutto ebbe inizio quando Mirna al Akhras si sposò nel 1982 con un ortodosso di nome Nicholas, sei mesi dopo, la piccola icona di Kazan che Nicholas le aveva portato in dono da un viaggio cominciò ad emanare olio,

Appare padre Zahlaoui il padre spirituale e custode del segreto di Soufaniyeh e dice: “con l'emanazione dell'olio Rukia è guarito. E da allora le guarigioni continuano, sia tra cristiani e tra musulmani”. 

Il famoso cantante Wadi Al Safi era devoto di Soufaniyeh e cantò un inno da lui composto: “ le pietre della casa si sono rallegrate quando l'olio è uscito, rimani con noi a Madonna, rimani a pregare con noi “.

Il  marito Nicolas testimonia la guarigione di sua sorella e benché egli non volesse credere per non avere complicazioni nella sua vita, dovette arrendersi quando vide la guarigione di un bambino mussulmano che era entrato in casa con i bastoni e ne uscì con i suoi piedi. 

Il 15 dicembre 1982 durante la Quaresima orientale, Mirna preparava l'inno Akathistos e sentì la forza di una mano che la spingeva a salire verso i piani superiori della casa. Erano le 11,30 di sera e fu colpita da una grande luce come in pieno giorno e vide la figura di più di una signora, ebbe paura ed iniziò a urlare,

Si susseguirono dal 1982 al 1983 cinque apparizioni sul tetto della casa, padre Zahlawi affermò: “questa è la prima volta che la Madonna appare nella storia dell'Oriente e parla in lingua araba. Figli miei, ricordatevi del Signore, perché il Signore è con noi e voi sapete tutto e non sapete niente”. 

Dopo quel periodo iniziarono le estasi di Mirna che così racconta: “mentre pregavo sentivo che non potevo tenermi in piedi e cadevo”, i presenti la portavano a distendersi sul letto e Mirna durante le estasi perdeva coscienza e dal viso e dalle mani usciva dell'olio, Sono state registrate 36 estasi, la più corta durò cinque minuti, la più lunga un'ora e mezza, a cui assistettero diversi medici di ogni provenienza anche laici contrari alla religione che facevano prove per accertare che Mirna perdesse veramente tutti i sensi e quindi testimoniavano ciò a cui assistevano. 

Durante le estasi, Mirna riceve un messaggio vede una fortissima luce, e la voce del Signore che dice: “Io sono l'inizio e la fine”. Quando accade che la la data della Pasqua ortodossa e cattolica coincidono ( accadde sei volte) Mirna vede Gesù.

La sesta volta (2004) era presente una psicologa che vide apparire un taglio sul fianco di Mirna, ed erano presenti anche otto medici, Gesù le dà un messaggio da trasmettere,

L'essenza di Soufanieh e il messaggio da trasmettere a tutti si può riassumere con “pregare per l'unità della Chiesa “ e “preservare questo Oriente con la sua diversità”.


Nel video appaiono testimonianze di vari cantanti, poeti, medici e si riportano anche le spiegazioni che vengono ipotizzate da alcuni scettici : 1 che si tratti di una truffa, 2 qualcosa sia nascosto sotto la pelle, 3 che siano tutti complici.

Ma nessuno nella famiglia volle mai qualcosa del genere: Mirna non volle mai essere protagonista, ubbidì sempre alla chiesa con totale umiltà.

L'unità della Chiesa si è manifestata a Soufanieh ed anche l'unità della Siria.


venerdì 18 novembre 2022

L'attacco terroristico a Istanbul può provocare invasioni e deportazioni turche

 

Di Steven Sahiounie, giornalista e commentatore politico


Il 13 novembre, un'esplosione ha squarciato via Istiklal, un'affollata area pedonale nel quartiere Beyoglu di Istanbul. L'esplosione ha ucciso sei persone e ne ha ferite 81 intorno alle 16:30 ora locale. Tra i morti c'erano Arzu Ozsoy e sua figlia di 15 anni Yagmur Ucar, una bambina di nove anni e suo padre, e una coppia di sposi. Tutti erano cittadini turchi.

Successivamente, i politici hanno visitato il sito in cui sono state esposte 1.200 bandiere turche insieme a fiori commemorativi per le vittime. Il 15 novembre, il ministro della Sanità Fahrettin Koca  ha dichiarato che 58 dei feriti sono stati dimessi dopo essere stati curati, mentre 17 erano ancora in ospedale, con altri sei in terapia intensiva.


Il sospetto

Secondo l'agenzia di stampa statale Anadolu, il sospetto autore è una donna siriana Ahlam Albasir, che dopo essere stata arrestata dalla polizia aveva confessato l'attentato e di aver agito per conto del gruppo terroristico del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).  Il sito afferma che sia stata addestrata dal PKK e dalla sua affiliata siriana, le Unità di difesa del popolo (YPG), e che sia entrata illegalmente in Turchia da Afrin, in Siria.

La polizia ha condotto un raid nel sobborgo di Istanbul di Kucukcekmerce all'inizio del 14 novembre, perquisendo 21 indirizzi, e prendendo in custodia almeno 46 persone nel corso delle indagini sull'attacco.

La polizia ha rilasciato il 16 novembre un filmato di sicurezza di una donna che indossava un velo, pantaloni mimetici, uno zaino e portava un sacchetto di plastica che attraversava piazza Taksim mentre si recava sul luogo dell'esplosione. In un altro filmato di sicurezza, la stessa donna si siede su una panchina alle 15:30, lascia lo zaino alle 16:11, si allontana verso piazza Taksim e quando si verifica l'esplosione fugge dalla scena.

Il ministro dell'Interno turco Suleiman Soylu  ha affermato che la polizia ha un telefono/audiocassetta che indica che il PKK aveva ordinato la sua uccisione per impedirne la cattura.

Tuttavia, il 14 novembre, il PKK e le forze democratiche siriane (SDF), composte principalmente da combattenti delle YPG, hanno negato la responsabilità dell'attacco.

"La sospettata dell' attacco terroristico a Istanbul sarebbe fuggita in Grecia oggi se non fosse stata catturata", ha detto Soylu il 14 novembre. Si riferiva al campo di addestramento del PKK a Lavrio, nel sud-est dell'Attica, in Grecia. Il campo di Lavrio è nato come campo profughi curdi, ma si è evoluto in un campo autonomo dove persino la polizia e le autorità greche hanno paura di entrare.

Le domande abbondano sul fatto che il sospetto catturato sia la stessa donna nel video. Per attuare l'attacco mortale, la polizia ha trovato il sospettato giusto? Gli attacchi terroristici in Turchia provengono dal PKK da decenni, ma esiste la possibilità di altri gruppi come Al Qaeda e Stato islamico (IS).

Curdi

Dal 2015 al 2017 il PKK e l'IS hanno effettuato attacchi in tutta la Turchia. Uno di questi attacchi si è verificato anche nella stessa via Istiklal nel marzo 2016, effettuato da un attentatore suicida dell'ISIS che ha ucciso quattro persone.

Mentre il PKK è considerato un gruppo terroristico da Turchia, Stati Uniti e Unione Europea, Washington si è alleata con l'YPG contro l'IS nel conflitto in Siria. Il gruppo combattente più agguerrito delle SDF è l'YPG, cioè i miliziani partner dell'esercito statunitense, e di cui si servono ancora nel nord-est della Siria, dove gli Stati Uniti mantengono diverse basi di occupazione militare illegali [per depredare la Siria delle sue risorse petrolifere* NdT]

Il presidente turco Erdogan e il presidente degli Stati Uniti Trump, e ora il presidente Biden, sono da tempo fortemente in disaccordo sul sostegno e l'alleanza dati dagli Stati Uniti ai separatisti curdi in Siria, amministrati dall'ideologia comunista fondata da Abdullah Ocalan, il leader imprigionato del PKK. 

Il PKK ha effettuato attacchi terroristici in Turchia negli ultimi tre decenni e ha ucciso più di 40.000 persone. L'YPG in Siria è direttamente collegato al PKK.  Il governo siriano ha il controllo della maggior parte della Siria, ad eccezione dell'enclave di Al Qaeda a Idlib e della regione nord-orientale sotto l'occupazione delle SDF e delle YPG.

La Turchia ha condotto tre invasioni nel nord della Siria contro le YPG. Erdogan ha da tempo minacciato un'altra incursione in Siria per perseguire obiettivi curdi, e il recente attacco a Istanbul potrebbe portare alla decisione di effettuare un nuovo attacco in Siria. L'esercito siriano non può attaccare la Turchia per il timore di dar adito all'articolo 5 della NATO.  Inoltre, i russi stanno tentando di mantenere la pace nella regione nord-orientale della Siria mentre negoziano con la Turchia su interessi condivisi.

Rifugiati siriani

I rifugiati siriani in Turchia temono la risposta del governo turco all'esplosione. Dal momento che si sostiene che il principale sospettato sia siriano, cosa succederà ai siriani rifugiati che sono rispettosi della legge all'interno della Turchia?

I partiti politici turchi sostengono le critiche dei cittadini turchi che ritengono che la recessione economica sia da biasimare a causa dei rifugiati siriani. I siriani sentono di non essere più i benvenuti poiché la violenza e il razzismo contro i rifugiati sono diventati sempre più comuni.

ISIS

Quando Trump ha chiesto aiuto a Erdogan nella lotta contro l'IS, gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali hanno notato che la Turchia non era disponibile. Trump ha commentato pubblicamente che tutti sono contro l'IS, ma la Turchia non ha condiviso quell'entusiasmo.

Elezioni turche

"Questo attacco, se seguito da altri, potrebbe far oscillare l'elettorato a destra e consolidarsi attorno al candidato che focalizza la sicurezza", ha detto ad Al Jazeera Soner Cagaptay, membro anziano del Washington Institute .

Cagaptay ha detto: "Questo è quello che è successo l'ultima volta che la Turchia ha subito una serie di attacchi terroristici nel 2015". Un'ondata di attentati e altri attacchi è iniziata a livello nazionale quando si è istituito un cessate il fuoco tra Ankara e il PKK a metà del 2015, prima delle elezioni di quell'anno.

Le elezioni turche sono fissate per giugno 2023; i sondaggi suggeriscono che Erdogan potrebbe perdere  dopo due decenni al potere. L'opposizione di Erdogan ha dichiarato che deporterà i rifugiati siriani se sarà eletta. Erdogan ha mantenuto questa promessa per ottenere il sostegno calante degli elettori prima delle elezioni. 

Le politiche fallimentari di Erdogan

La politica estera turca nei confronti della Siria è stata ordinata dal presidente degli Stati Uniti Obama prima dell'attacco alla Siria del marzo 2011 per ottenere il "cambio di regime". Erdogan e il suo partito AKP sono allineati con l'organizzazione globale dei Fratelli Musulmani, che si trova sulla stessa piattaforma politica di Al Qaeda e IS. Questa è l'ideologia politica nota come Islam radicale, a cui il presidente francese Macron ha dichiarato guerra.

All'epoca in cui gli Stati Uniti ordinarono il sostegno turco ai terroristi contro la Siria, le esportazioni turche in Siria eguagliavano tutte le esportazioni turche combinate a livello globale. La Siria in seguito ha vietato tutti gli affari con la Turchia e questo ha dato inizio alla discesa dell'economia turca. Ora è al suo punto più basso, con iperinflazione e svalutazione della valuta.

Dopo aver sostenuto i terroristi internazionali che attraversavano la Turchia per portare gli 'stivali sul terreno' in Siria, Trump ha interrotto nel 2017 i programmi della CIA e del Pentagono avviati da Obama per sostenere i terroristi che lottano per il 'cambio di regime' siriano. 

Di recente, Erdogan e i suoi alti funzionari hanno espresso pubblicamente le loro aperture verso Damasco e la loro volontà di ricucire le relazioni interrotte con il presidente siriano Bashar al-Assad.

La Siria è diventata un problema di sicurezza nazionale per la Turchia perché Erdogan ha sostenuto i terroristi islamici radicali che sono riusciti a creare il caos all'interno della Siria, il che ha spinto i curdi a sfruttare il vuoto di sicurezza per stabilire un'amministrazione comunista nella regione nord-orientale, che è tornata al punto di partenza per perseguitare Erdogan.

Il presidente Assad aveva da tempo detto di fare attenzione quando si dà da mangiare a un mostro perché in seguito può girarsi per morderti.

https://www.mideastdiscourse.com/2022/11/18/istanbul-terror-attack-may-prompt-turkish-invasion-and-deportations/

giovedì 27 ottobre 2022

"Uno dei modi per sentirci vivi è quello di trovare rifugio nella musica"

 La testimonianza dell'arpista siriana Rahaf Chikhani

“L’arpa è un po’ come la mia Siria. Uno strumento che ha le sue radici antiche nella mia regione e che poi si è sviluppata grazie all’incrocio e all’incontro di tante culture e di tanta gente. Forse è per questo che nelle sue note, nella sua eleganza io ci rivedo il mio Paese, con tutte le sue sonorità e colori, da quelli più tenui a quelli più brillanti”. Rahaf Chikhani è una musicista siriana, laureata in arpa al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma e oggi prima arpa dell’Orchestra nazionale siriana. Forte il suo legame con lo strumento, nato sin da bambina, da quando cioè, a Damasco, “studiavo il pianoforte al conservatorio. E proprio vicino la mia aula c’era quella di arpa. Ogni volta che la porta di quella aula si apriva entravo per vedere. E ogni volta pensavo che sarebbe stato affascinante suonare insieme ad altri strumenti quindi fare parte di un’orchestra. L’arpa, più del pianoforte, mi offriva questa opportunità”. Per Rahaf si consuma così il passaggio dai tasti del pianoforte alle corde dell’arpa. Una passione battezzata dalla sua insegnante russa che, al tempo, insegnava a Damasco.

Nemmeno la guerra. Una passione che nemmeno la guerra, scoppiata nel 2011 e non ancora terminata, riesce a spegnere.

“Anni difficili – dice la musicista – ma il popolo siriano dimostra sempre una grande voglia di continuare a vivere nonostante i pericoli, le lacrime e il grande dolore. Uno dei modi per sentirci vivi è proprio quello di trovare rifugio nella musica e, più in generale, nella cultura”.

“La gente, anche negli anni più bui, continuava ad andare ai concerti, tra i quali quelli dell’orchestra sinfonica nazionale siriana. Questa partecipazione ha spinto l’orchestra a non mollare mai”. E anche i bambini, studenti di musica, non hanno mollato. Ricorda Rahaf: “nel 2013-2014 tenevo lezioni di arpa ai bambini di 9 anni, studenti alla scuola statale di musica, alla luce del cellulare. Venivano sempre a lezione nonostante il pericolo dei mortai che cadevano ovunque su Damasco”. A soffrire non erano solo studenti e musicisti ma anche gli strumenti musicali molti dei quali colpiti, e in parte danneggiati, dai razzi e dalle bombe cadute vicino al conservatorio. Messi per questo al sicuro dalla violenza della guerra, in attesa di poter essere restaurati e riconsegnati alla musica. Diventa questo il sogno di Rahaf che dal 2014 al 2018 si muove e studia tra la Siria, la Polonia, dove suona con la “Filharmonia Krakowska” e l’“Opera Krakowska”, e l’Italia. Al Conservatorio di Santa Cecilia frequenta con successo un biennio specialistico di arpa. Anni di studio durante i quali l’arpista siriana coltiva il suo sogno di far suonare di nuovo le arpe di Damasco e di fondare un corso di arpa proprio nella capitale siriana. A Roma il sogno comincia a diventare realtà: “la mia insegnante, Isabella Mori, una vita dedicata a sostenere gli allievi di arpa per svilupparne il talento, mi fece il nome di Pietro Morbidelli, un arpaiolo di Sarsina (Forlì-Cesena), che nei suoi oltre 46 anni di attività ha lavorato a stretto contatto con i più noti arpisti internazionali”.

Ed è proprio Morbidelli, “avvertito dalla Mori”, che il giorno prima della laurea chiama Rahaf per dirle che sarebbe stato felice di sostenere il corso di arpa dotandola di uno strumento da lui stesso costruito e offrendo la sua disponibilità per riparare quelli custoditi a Damasco. “Un regalo inaspettato per me e soprattutto per la Siria” afferma l’arpista che, sotto la guida esperta dell’arpaiolo romagnolo, collabora a restaurare i preziosi strumenti che tornano a vedere la luce a luglio dello scorso anno. A Damasco, per 10 giorni, Rahaf e Morbidelli, con diversi studenti e professori del Conservatorio, smontano pezzo per pezzo ogni arpa riparandone i danni e collaudandone il suono.

Il sogno si avvera. Il sogno si realizza del tutto l'1 febbraio, a Sarsina, con la consegna dell’arpa da parte di Morbidelli a Rahaf che l’ha suonata all’interno del museo archeologico della città plautina.

“È stato un concerto per la pace – afferma la musicista – e un modo per rimarcare che il desiderio dei siriani è vivere nell’armonia e non nel buio della guerra. E la musica è armonia. Dare alle nuove generazioni la possibilità di studiare, crescere nella cultura anche musicale, credo sia il modo migliore di costruire un futuro di pace, non solo in Siria”.

Ma c’è un nuovo sogno che sta nascendo. Rahaf lo dice sottovoce: “mi piacerebbe comporre una melodia per la Siria, ricca di note e di suoni consonanti e dissonanti. Per dare una vera immagine della Siria bisogna, infatti, rispecchiarne la diversità e la ricchezza. Armonie e contrasti che messi insieme creano l’emozione di una civiltà unica che il mondo non può perdere a causa della guerra e del terrorismo”.

 testo di Daniele Rocchi 

sabato 22 ottobre 2022

Giornata Missionaria Mondiale: testimonianza dalla Siria occupata dai jihadisti


Padre Jallouf (Idlib): “L’esito della guerra nelle mani di Russia e Turchia”

di Davide Rocchi, SIR 

Seppur sparita dai radar dell'informazione, la guerra in Siria, scoppiata nel 2011, continua a fare morti. Di questi giorni la notizia di scontri tra milizie ribelli nella zona di Idlib per il controllo dell'area, unica rimasta in mano agli oppositori jihadisti del regime del presidente Assad. Nella zona vive una piccola comunità cristiana, con due frati della Custodia di Terra Santa, padre Hanna Jallouf e padre Luai Bsharat. Il Sir ha raccolto la testimonianza di padre Hanna.

“Da qui sono passati tutti i gruppi di ribelli e terroristi, Isis, al-Nusra oggi Hayat Tahrir al-Sham. Viviamo così dal 2011 quando ha avuto inizio la guerra”. A parlare al Sir è il francescano Hanna Jallouf, parroco di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte (gli altri due sono Yacoubieh e Gidaideh) distante solo 50 km. da Idlib, capoluogo dell’omonimo Governatorato, ultimo bastione nelle mani dei ribelli che combattono contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad.

Non pare sorpreso, il religioso, davanti alla notizia che l’esercito turco, nelle ultime ore, ha dispiegato mezzi e uomini nel nord-ovest della Siria, dopo un accordo raggiunto tra Ankara e la coalizione di milizie qaediste – guidate da Hay’at Tahrir ash Sham (Hts) – che nei giorni scorsi avevano conquistato gran parte del distretto di Afrin allontanando le fazioni più vicine alla Turchia, in particolare il Fronte di Liberazione Nazionale (Faylaq Al-Sham). Duri combattimenti che avevano provocato decine di morti tra due milizie che pure avevano combattuto insieme contro l’esercito regolare siriano. L’area è interessata da più di due anni da una tregua russo-turca per la spartizione del nord-ovest della Siria in due zone di influenza: una russo-governativa siriana a sud e una turca più a nord.

“Non è una sofferenza nuova”. “Non è una sofferenza nuova” dice padre Hanna che, con il confratello, padre Luai Bsharat, tengono unita la piccola comunità cristiana locale – poco più di 1.100 ‘anime’, tra latini, armeno-ortodossi e greco-ortodossi – intorno ai conventi di san Giuseppe e di Nostra Signora di Fatima. I due, infatti, sono gli unici religiosi rimasti nella zona, perché ricorda il frate, “quando è scoppiata la guerra tutti i preti e i sacerdoti che c’erano sono andati via o fuggiti. Molte chiese e luoghi di culto armeni e greco ortodossi sono stati distrutti o bruciati. Tra questi il nostro convento di Ghassanie”. Padre Hanna nel 2014 fu anche rapito dai qaedisti, insieme a 16 parrocchiani e rilasciato dopo qualche giorno. Ma ora non serve rivangare il passato, perché, rimarca, “la guerra e le sanzioni hanno prodotto, non solo morti e distruzione, ma anche tantissima povertà. I bisogni di oggi sono impellenti, manca praticamente tutto, acqua corrente, elettricità, medicine, i prezzi sono altissimi, ma dobbiamo continuare a vivere”. “La popolazione tira avanti come può – racconta il frate – si cerca di risparmiare sui costi dell’energia. Un barile di 200 litri di gasolio necessario a mandare avanti un generatore elettrico arriva anche a 250 dollari, un’enormità per le tasche dei siriani. Così molti cercano di recuperare le vecchie stufe a legna, più economiche, che permettono di cucinare e di scaldarsi al tempo stesso”.

“Un qualcosa del genere – aggiunge il religioso – dovrà farlo anche l’Europa ora che i costi di gas e di energia elettrica, saliti vertiginosamente a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, stanno facendo lievitare le bollette. Potrebbe essere l’occasione per riscoprire stili di vita più essenziali e sobri”.

“Noi viviamo in guerra dal 2011 e queste scelte sono diventate la nostra quotidianità” sottolinea padre Hanna che pure non manca di evidenziare un qualche segnale positivo “almeno per noi cristiani che viviamo qui nella valle dell’Oronte”. E spiega: “Gli scontri dei giorni scorsi tra fazioni ribelli hanno provocato l’allontanamento di jihadisti che avevano preso di mira noi cristiani, rubando nelle nostre case, requisendo i terreni, con vessazioni di ogni tipo. Ora la situazione appare più tranquilla e questo ha spinto, nell’ultimo periodo, sette famiglie cristiane a rientrare in uno dei nostri villaggi, Gidaideh. Erano sfollate ad Aleppo e Latakia. Abbiamo parlato con i capi del posto e siamo riusciti ad ottenere indietro le loro case e i loro terreni. I rapporti con l’autorità locale sono impostati al massimo rispetto e dialogando riusciamo ad avere qualche margine di movimento”.

I problemi di sempre. Ciò non toglie che i problemi di sempre, per i cristiani, restano e sono quelli noti: celebrare i riti solo dentro la chiesa, i luoghi di culto non devono avere all’esterno croci, campane, statue e immagini sacre e anche padre Hanna e padre Luai non possono vestire il saio fuori dal convento. Se con le autorità qualcosa sembra muoversi lo stesso non si può dire per i rapporti con i musulmani locali: “in molti permane ancora una certa mentalità tipica dell’Isis che vede i cristiani come infedeli. C’è stato un imam – ricorda padre Hanna – che era solito, nei suoi sermoni in moschea, rivolgere parole di odio verso i cristiani fomentando i fedeli presenti. Abbiamo fatto le nostre rimostranze e l’autorità locale lo ha rimosso. Ora va meglio. Non c’è più chi ti sputa in faccia, chi ti calunnia e ti odia. La convivenza passa attraverso il rispetto e la conoscenza che costruiamo ogni giorno. È il senso della nostra presenza qui in questo lembo di terra”, dove la vita scorre in mezzo a tante difficoltà.

Le sorti della guerra. “In parrocchia non manca l’impegno pastorale. Abbiamo anche organizzato dei corsi scolastici per i nostri 21 alunni, di tutte le fasce di età, che riuniamo nel convento e anche nelle case delle maestre. Non vanno nelle scuole locali. Così li prepariamo e, a fine corso, quando devono sostenere gli esami, li portiamo a Latakia e Hama, cercando di aggirare il blocco che sbarra le strade da e per Idlib. Chi vuole uscire clandestinamente è costretto a pagare. Ma i nostri alunni sono ben preparati e ottengono ottimi risultati. Vale la pena fare questi sacrifici. Abbiamo tre ragazze che oggi studiano all’università a Latakia”. Gli aiuti non mancano, arrivano dalla Custodia di Terra Santa e dalla ong “Ats Pro Terra Sancta” e permettono a padre Hanna di aiutare i suoi cristiani. “Stiamo dando un futuro a questi giovani e le loro famiglie sono felici” dice con orgoglio. Sul futuro della Siria, invece, padre Hanna è molto più realista:

“le sorti della guerra e il controllo del territorio non sono più nelle mani dei ribelli oppositori di Assad e dell’esercito siriano, ma di Turchia, Russia, Iran e Usa. Sono loro a decidere.

E poco importa se la gente muore di fame per la povertà, se non può uscire dalla regione, se non riesce a curarsi e a vivere con dignità. Ma noi continuiamo a sperare”.

domenica 16 ottobre 2022

17 ottobre: S.Ignazio di Antiochia, patrono della Siria. Preghiera per custodire la speranza


O Dio del cielo e della terra,

Tu hai suscitato una schiera innumerevole di Santi che ci indicano la via della vera vita.

Tu hai donato alla terra Siriana uomini e donne secondo il tuo cuore, che l’hanno illuminata lungo i secoli con la luce della fede e la gioia della speranza.

Le hai dato come patrono Sant’Ignazio di Antiochia, martire per la fede, uomo che bruciava dal desiderio di Te, del tuo pane e del tuo sangue.

Per sua intercessione, nel giorno della sua festa, ravviva la fede del nostro popolo.

Donaci la vera pace, quella del cuore, che può venire solo da Te, e la pace sociale, quella che potrà esserci solo se taceranno le armi, e se le logiche della politica che regge il nostro mondo si convertiranno verso il vero bene di tutti i popoli.

Dona a chi ha il potere di farlo, di lavorare per il bene soprattutto dei più poveri, dona alla Chiesa che è nel mondo e a tutti gli uomini di buona volontà di non dimenticare le sofferenze del popolo Siriano, di custodirlo nella preghiera e di operare per la carità con verità e giustizia.


Sant’Ignazio aiuti tutti i figli della Siria a rafforzare il coraggio della fede, la certezza che la morte non ha l’ultima parola; la certezza che, anche quando si è al limite delle forze, nessuno può toglierci la dignità e la libertà che ci vengono da Dio..

Che i Santi e le Sante Siriani ci aiutino a ritrovare tutta la pienezza della vita: oggi che non solo il nostro cuore brucia, ma anche le nostre terre con i suoi boschi, i suoi ulivi, le sue case… perché possiamo ancora coltivare, piantare, costruire; costruire soprattutto la speranza che renda luminoso il futuro dei nostri figli.

Donaci pane… lavoro… pace… amicizia… perdono… solidarietà… fede…

Donaci ancora e sempre soprattutto il tuo Cristo, unica salvezza del mondo…


“Io ho fame del pane di Dio, che è il Corpo di Gesù Cristo.. e io ho sete del Sangue di Colui che è l’amore eterno.“ 

« Sono frumento di Cristo e debbo essere macinato dai denti dei leoni; se questi divenissero mansueti e volessero risparmiarmi, io stesso li aizzerò: le mie catene gridino a voi di stringervi in un’incrollabile armonia di fede e di preghiera ». 

( S. Ignazio di Antiochia)


    Preghiera delle Monache Trappiste di Azeir 

https://oraprosiria.blogspot.com/2020/10/il-17-ottobre-signazio-di-antiochia.html

venerdì 14 ottobre 2022

Le reliquie di Mar Elian tornano nel monastero di Qaryatayn

 Sette anni dopo la sua distruzione da parte dell'Isis, il monastero di Mar Elian in Siria sta tornando in vita. Padre Mourad ha riferito dello stato di avanzamento dei lavori e annunciato il ritorno, lo scorso settembre, delle reliquie di san Giuliano.

da  Terrasanta.net

Si tratta di un monastero incendiato e ridotto in rovina il 21 agosto 2015 dai bulldozer dei militanti del cosiddetto Stato islamico. Questi avevano anche profanato la tomba di san Giuliano d’Emesa, custodita nel monastero. «Come se volessero cancellare quello che avevano riconosciuto come il cuore pulsante del complesso monastico», ha spiegato lo scorso 4 ottobre l’agenzia Fides, che ha riferito anche dello stato di avanzamento dei lavori di restauro di Deir Mar Elian el-Sheikh, il monastero di San Giuliano a Quaryatayn, in Siria, un centro quasi equidistante da Homs, Damasco e Palmira.

I lavori sono iniziati nel marzo 2022, come ha spiegato padre Jacques Mourad, fondatore di questo monastero di rito siro-cattolico e al quale è stato affidato il restauro.

Monaco e sacerdote, padre Mourad fa parte della comunità di Mar Musa, una comunità monastica molto attiva per il dialogo islamo-cristiano e fondata in Siria da padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano scomparso dal 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, in quel periodo capitale siriana dell’Isis.

Padre Jacques Mourad era stato incaricato, a partire dagli anni 2000, di edificare un monastero e una cappella sulle rovine del monastero di Mar Elian costruito 1.500 anni fa. Circondato da ulivi e vigneti, l’attività agricola contribuiva alla sua sussistenza… fino al maggio 2015. Quando anche padre Jacques Mourad fu rapito da un commando di jihadisti proprio a Mar Elian, luogo che verrà distrutto tre mesi dopo il suo rapimento. Il monaco fu rilasciato il 10 ottobre successivo. 

Segni di resurrezione…

Oggi i lavori di restauro sono proseguiti bene nonostante «le difficoltà legate alla situazione economica del nostro Paese, per le sanzioni imposte», spiega padre Mourad. Negli ultimi otto mesi, però, il sito è stato ripulito e sono stati cotti mattoni di argilla per rialzare il muro perimetrale. Sono stati piantati duecentocinquanta ulivi perché erano stati sradicati gli alberi da frutto, ulivi e viti. Sono state ritrovate le pietre della porta d’ingresso e del battistero e sono state ricostruite le pareti e il tetto della cripta. Anche la chiesa, incendiata, è stata riparata e dotata di un nuovo altare.

Il restauro è stato eseguito senza ripulire completamente la fuliggine inglobata nelle murature in modo da preservare tracce visibili del conflitto recente. Inoltre, un archeologo di Homs ha restaurato la tomba di san Giuliano d’Emesa, martire guaritore, venerato da cristiani e musulmani, con i resti rinvenuti nel sito. Inoltre, sono state rifatte sette camere da letto. 

e di riconciliazione

L’obiettivo era celebrare la festa di Mar Elian presso il monastero lo scorso 9 settembre e riportare nel luogo le reliquie di san Giuliano, trovate da padre Jacques e portate in salvo a Homs. L’area intorno al monastero è stata strappata all’Isis dall’esercito siriano nell’aprile 2016. 

Per il giorno della festa di san Giuliano, più di 350 persone sono giunte da tutta la regione, oltre a tanti sacerdoti siro-cattolici da tutta la Siria e amici musulmani del monastero. La cerimonia di riconsacrazione è stata presieduta da monsignor Youhanna Jihad Battah, arcivescovo siro-cattolico di Damasco, e invitato speciale è stato l’arcivescovo siro-ortodosso di Homs, Mor Timotheos Matta al-Khoury.

I due vescovi hanno unto insieme, con olio santo, la cripta e la chiesa restaurate. La cerimonia si è quindi rivelata «una meravigliosa opportunità per vivere la comunione tra le due Chiese sorelle», che in passato avevano vissuto periodi di conflitto sulla proprietà del monastero. 

«Il momento più commovente – ha detto padre Jacques – è stato quando le reliquie di Mar Elian, san Giuliano, sono arrivate alle porte del monastero. Un cristiano e un musulmano le hanno portate e le hanno deposte davanti all’altare». Sono stati benedette e poste in un sarcofago. «Non era facile immaginare di poter vivere la gioia di un tale incontro – ha aggiunto –. Esiste certamente una forza che va oltre i nostri limiti umani».

Durante la celebrazione un professore di filosofia, in rappresentanza della comunità musulmana, ha invitato i cristiani a tornare nelle loro case a Quaryatayn, una città di 30mila abitanti, in prevalenza sunniti. Prima di cadere nelle mani dell’Isis, la città era un simbolo di convivenza tra cristiani e musulmani. Dal 2010 fino alla primavera del 2015, padre Mourad si è occupato anche della parrocchia cattolica della città.

mercoledì 28 settembre 2022

Colera e sanzioni statunitensi uccidono civili siriani

 di *Steven Sahiounie

Il 23 settembre, l'area occupata da Al Qaeda nella provincia di Idlib ha riportato il primo caso confermato di colera nell'ultima area controllata dai terroristi in Siria. L'epidemia mortale ha causato 39 vittime in Siria, con migliaia di casi sospetti in tutto il paese. Nelle aree sotto il ministero della Salute di Damasco, sono stati segnalati recentemente 23 decessi, 20 dei quali ad Aleppo e almeno 253 casi.

Nella regione nord-orientale della Siria controllata dalle SDF sostenute dagli Stati Uniti, una milizia curda legata al gruppo terroristico fuorilegge PKK, sono stati segnalati 16 morti e 2.867 casi dal 5 settembre. Le forze di occupazione statunitensi controllano i principali giacimenti petroliferi in Siria per impedire al governo di Damasco di utilizzare il petrolio per fornire elettricità alle case delle persone, stazioni di pompaggio dell'acqua e benzina per le loro auto.

I casi sono stati segnalati in diverse province, tra cui Aleppo con 676 casi, Raqqa nel nord con 17 casi, Latakia sulla costa mediterranea con 4 casi, Hama con 2 casi, Al Hasakeh con 38 casi e Deir Ez Zor lungo il confine con Iraq con 201 casi. Ci sono stati due casi a Damasco, ma i pazienti erano appena arrivati ​​da Aleppo.

Questo segna la prima epidemia di colera dall'inizio del conflitto nel marzo del 2011, con l'ultima epidemia registrata nel 2009.

La fonte dell'epidemia è il fiume

Il fiume Eufrate scorre per quasi 2.800 chilometri (1.700 miglia) attraverso la Turchia, la Siria e l'Iraq.

Durante la stagione piovosa invernale, e alimentato dallo scioglimento della neve primaverile in Turchia, il fiume scorre pieno entrando in Siria dal confine turco e poi scorrendo in diagonale verso l'Iraq.

Il cambiamento climatico ha portato temperature in costante aumento combinato con la siccità e durante questa estate lunga e molto calda e secca il fiume è sprofondato al punto più basso. Così in basso che le antiche antichità una volta sepolte sul letto del fiume sono state improvvisamente rivelate, ma i rapporti del governo avvertono che il fiume potrebbe prosciugarsi completamente entro il 2040.

Le autorità sanitarie hanno testato l' Eufrate e hanno trovato i batteri che causano il colera . Il fiume è inquinato dalle acque reflue grezze e dalle fuoriuscite di petrolio dai pozzi di petrolio occupati dagli Stati Uniti a Deir Ez Zor. Se il fiume può essere rifornito quest'inverno, la contaminazione potrebbe essere mitigata.

Oltre cinque milioni di siriani si affidano all'Eufrate per la loro acqua potabile , che viene pompata loro senza filtrazione o sterilizzazione. Gli agricoltori utilizzano le condutture di irrigazione per pompare l'acqua dal fiume alle loro colture. La Siria è autosufficiente nelle colture a terra, ma l'uso di acqua contaminata per coltivare cibo è ciò che ha diffuso l'epidemia.

I residenti del nord-est che dipendono dall'Eufrate sanno che è inquinato ma non hanno altra scelta o soluzione immediata.

Il piano terapeutico e la prevenzione

Il 19 settembre, Ahmed Al-Mandhari , direttore regionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha affermato che farmaci e altri rifornimenti erano sbarcati a Damasco. La seconda spedizione è arrivata il 23 settembre per combattere l'epidemia di colera.

Il Ministero della Salute siriano ha consigliato alle persone di assicurarsi di bere acqua proveniente da "una fonte sicura" e se non è disponibile le persone dovrebbero far bollire l'acqua, quindi conservarla in un contenitore pulito e chiuso.

Il colera è una malattia diarroica acuta causata dall'infezione dell'intestino da batteri Vibrio cholerae. Le persone possono ammalarsi quando ingeriscono cibo o acqua contaminati da batteri del colera. L'infezione è spesso lieve o senza sintomi, ma a volte può essere grave e pericolosa per la vita.

Il colera può essere trattato in modo semplice e con successo sostituendo immediatamente i liquidi e i sali persi a causa della diarrea. I pazienti possono essere trattati con una soluzione di reidratazione orale (ORS), una miscela preconfezionata di zucchero e sali che viene miscelata con 1 litro di acqua e bevuta in grandi quantità.

L'ebollizione è il modo più efficace per rendere sicura l'acqua. Si bolle, portando l'acqua a ebollizione completa per almeno 1 minuto.

Acqua usata come arma di guerra

Il 22 agosto 2016, Maher Ghafari del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), ha riferito della situazione idrica ad Aleppo durante l'occupazione di Aleppo orientale da parte di gruppi terroristici, tra cui Al Qaeda, terminata nel dicembre 2016. Ha confermato che Aleppo ottiene la sua acqua dal fiume Eufrate che viene pompato attraverso quattro condotte in un impianto idrico, allora sotto il controllo di un gruppo terroristico armato. L'acqua destinata alla città di Aleppo viene poi ripompata attraverso tre stazioni di pompaggio: una allora controllata dal governo, e due da diversi gruppi terroristici armati.

Per tutto il conflitto in Siria, l'acqua è stata usata come arma di guerra. A volte i terroristi chiudevano semplicemente le valvole dell'acqua e tenevano in ostaggio la vita di civili assetati. Altre volte i terroristi bombardavano le pompe o la stazione dell'acqua. Durante gli anni della guerra, alle squadre di manutenzione dell'acqua fu impedito di soggiornare o riparare le strutture.

Oggi la guerra è finita, i terroristi se ne sono andati e l'unica area occupata da Al Qaeda è Idlib, ma i danni alle infrastrutture idriche non sono mai stati ricostruiti a causa delle sanzioni USA-UE che vietano l'importazione di materiali utilizzabili per riparare o ricostruire le infrastrutture del governo.

Le sanzioni USA-UE uccidono civili siriani e impediscono la ricostruzione

L'attacco USA-NATO alla Siria per "cambio di regime" è fallito, ma la punizione collettiva di un'intera nazione ha indotto la maggior parte a sostenere il governo di Damasco, poiché era visto come l'unica fonte di servizi di base e stabilità.

Secondo le Nazioni Unite, quasi due terzi degli impianti di trattamento delle acque, metà delle stazioni di pompaggio e un terzo delle torri idriche sono state danneggiate da oltre un decennio di guerra.

Lo scorso inverno, i siriani sono morti nelle loro case senza riscaldamento , mentre cumuli di neve giacevano sulle strade di Aleppo, Hama e Damasco. Il carburante diesel viene utilizzato in Siria per il riscaldamento domestico, ma è costoso e spesso scarseggia a causa dell'occupazione statunitense dei pozzi petroliferi nel nord-est e delle sanzioni statunitensi che impediscono l'importazione di combustibili. La maggior parte dei siriani ottiene circa un'ora di elettricità perché il carburante utilizzato per generare elettricità viene prelevato dalle truppe statunitensi.

Il Caesar Syria Civilian Protection Act del 2019, una legge firmata dal presidente Donald Trump, ha portato fame, oscurità, peste, miseria, rapine, rapimenti e distruzione di una nazione. Gli aiuti internazionali non raggiungono più la Siria nella misura in cui lo facevano in precedenza perché molti enti di beneficenza temono di essere colpiti dalle severe sanzioni statunitensi.

Durante la pandemia di COVID-19, i siriani hanno sofferto la carenza di ossigeno e forniture mediche di base a causa delle sanzioni paralizzanti.

Secondo Hasan Ismaik , uno scrittore giordano, “Nessun bambino siriano di età inferiore ai 10 anni ha mai visto il proprio Paese in pace. E se rimangono affamati e privati ​​delle cure mediche di base in un paese senza opportunità economiche, potrebbero alla fine diventare i fanti di una nuova epidemia di terrorismo in Medio Oriente”.

Richard N. Haass , un esperto di politica estera statunitense, ha scritto nel 1998 "Sanzioni economiche: un male troppo grande". Ha scritto che le sanzioni statunitensi spesso non hanno alcun effetto sull'obiettivo e che il Congresso e la Casa Bianca devono avere un controllo rigoroso delle sanzioni, che sono destinate a fallire se i risultati desiderati sono ampi e richiedono un tempo limitato.

Haass ha inoltre avvertito che le sanzioni secondarie, come perseguire nazioni straniere che potrebbero inviare merci in Siria per la ricostruzione, peggiorano le cose. Ha aggiunto profeticamente che le sanzioni danneggiano civili innocenti , il che rafforzerà i governi autoritari e innescherà un'emigrazione su larga scala .

Le sanzioni USA-UE comminate prevedono esenzioni umanitarie per cibo e medicine. Tuttavia, Elizabeth Hoff, ex direttrice dell'OMS a Damasco, ha affermato che molti macchinari medicali negli ospedali siriani sono in stato di abbandono, necessitano di pezzi di ricambio dall'Europa o dagli Stati Uniti, ma le società straniere non venderanno le parti alla Siria perché la burocrazia che richiede l'esenzione è così costosa e dispendiosa in termini di tempo non ne vale la pena.

Migrazione causata da sanzioni

Le navi migratorie continuano a solcare il micidiale Mediterraneo a causa delle sofferenze causate dalle sanzioni. I siriani salpano senza nulla da perdere, tranne la vita, e portano la loro rabbia come bagaglio.

Josep Borrell, ministro degli Affari esteri dell'UE, insiste sulla punizione collettiva del popolo siriano affermando che l'UE "non eliminerà le sanzioni imposte alla Siria prima dell'inizio di una transizione politica nel Paese". Gran Bretagna, Francia e Germania hanno tutte rinnovato le sanzioni alla Siria.

Le sanzioni USA-UE non hanno raggiunto i loro obiettivi, ma hanno aggravato la sofferenza del popolo siriano. A meno che le sanzioni non vengano revocate, la Siria non può ricostruirsi e il suo popolo sarà irrimediabilmente legato al piano USA-NATO di mantenere il caos come status quo. 

*Steven Sahiounie è un giornalista due volte premiato. Collabora regolarmente con Global Research.