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domenica 13 settembre 2020

Siria, dalla peste al Covid continua la missione dei frati della Custodia

 

La metà dei frati francescani in Siria è stata contagiata dal Covid-19, due i religiosi morti. Nonostante la guerra e la pandemia nessuno di loro ha abbandonato la propria comunità continuando quella missione portata avanti nei secoli scorsi durante le epidemie di peste. A raccontarlo al Sir è il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton che denuncia le sanzioni "ingiuste" che impediscono ai siriani di reperire medicinali per curarsi. La speranza nella Colletta di Terra Santa di domenica 13 settembre per poter aiutare i più poveri

di Daniele Rocchi

Sono 407 i francescani morti di peste dal 1619 fino ai giorni nostri. A loro, in queste ultime settimane vanno ad aggiungersi, dalla Siria in guerra, anche padre Edward Tamer, 83 anni, una vita passata nelle scuole della Custodia, gli ultimi 20 anni ad Aleppo, e a tradurre in arabo testi di teologia. Con lui padre Firas Hejazin, 49 anni di cui 23 di sacerdozio. Ieri la peste, oggi il Covid. Padre Tamer e padre Hejazin sono morti dopo aver contratto il Coronavirus. Si stima che nel Paese arabo i casi Covid-19 siano oltre 3400, 147 i morti e 997 i ricoverati. Numeri che molti analisti danno in difetto.

Metà dei frati in Siria contagiati dal Covid-19. Attualmente i frati presenti in Siria sono 15, in 9 parrocchie, due di queste sono al confine con la Turchia, a Knayeh e Jacoubieh, nella valle dell’Oronte, ancora sotto controllo delle milizie jihadiste.

La metà dei frati in Siria – rivela al Sir padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa – ha contratto il virus riuscendo poi a guarire. Frati che hanno sacrificato la propria vita per rimanere al fianco dei malati in tempo di epidemie. Tutti hanno scelto di restare con il popolo, senza abbandonare nessuno”.

Come accadde durante le grandi epidemie di peste del 1347 e del 1370. “Allora l’attività dei medici francescani in Terra Santa – riferiscono dall’Archivio Custodiale – fu determinante, grazie alle alte conoscenze dei frati. La Custodia di Terra Santa, infatti, fece venire dall’Europa frati competenti in materia di scienza e medicina. I medici francescani erano molto stimati dai locali e anche dalle autorità musulmane”, come racconta la storia del Gran Mufti di Gerusalemme curato dal medico del convento di San Salvatore, fr. Giovanni da Bergamo, o del pascià di Acri, Muhammed al-Gezzar, che chiamò molte volte a palazzo fr. Francisco Lopez, medico di Gerusalemme.

Oggi curarsi in Siria, dove si combatte da 10 anni, è molto difficile anche a causa delle sanzioni economiche imposte da Usa e Ue – denuncia il Custode –. Il Coronavirus è una delle tante difficoltà che i siriani affrontano ogni giorno per sopravvivere. Basti pensare che per reperire medicinali la popolazione deve spesso ricorrere al mercato nero.

Le sanzioni sono ingiuste e disumane.

Invito quei Paesi che le hanno imposte a rimuoverle ora che siamo in piena pandemia. Diversamente avranno sulla coscienza tanti morti dei quali dovranno rispondere davanti a Dio”. “Nonostante tutte le difficoltà imposte da guerra e Covid– rimarca padre Patton – i frati non si sono tirati indietro e hanno continuato la loro missione pastorale e caritativa. Chi ha contratto il virus è tornato, una volta guarito del tutto e in piena sicurezza, tra la popolazione”.

Il ‘rinserro’ e il ‘comunichino’. Un modus operandi che, spiegano dalla Custodia, ricorda quello dei secoli scorsi quando, durante le epidemie di peste, i francescani si imponevano delle misure precauzionali per limitare il contagio. In questi casi il Discretorio custodiale, l’organo di governo della Custodia, decretava il cosiddetto “rinserro”: a nessuno era concesso lasciare il convento e tutti i contatti con l’esterno erano mediati da un responsabile, incaricato anche di sorvegliare il rispetto di questa norma. Tuttavia vi erano dei religiosi che rimanevano fuori durante la peste, solitamente il parroco e il collaboratore parrocchiale, chiamati in gergo gli “esposti”, perché correvano più degli altri il rischio di contrarre la malattia e morire. L’isolamento dal resto dei confratelli, chiusi in ‘rinserro’, “rendeva la loro morte ancora più dura. I francescani, però, si offrivano per la cura del gregge con spirito di carità, cercando di tutelarsi come potevano”. Un esempio è l’uso del “comunichino”, una pinza in argento terminante con una specie di piattino che serviva per distribuire l’Eucarestia senza entrare in stretto contatto con il fedele.

Vicini alla gente. “Oggi siamo vicini alla gente con le parrocchie che hanno continuato la loro attività pastorale fornendo, attraverso una rete di carità interna, supporto materiale. Un aiuto reso possibile anche dalla Colletta per la Terra Santa che si celebra domenica 13 settembre. Confidiamo molto nella generosità della Chiesa universale. Le nostre fraternità si prendono cura non solo delle piccole comunità cattoliche rimaste ma anche dei musulmani, molti dei quali profughi a causa della guerra. Con noi – precisa padre Patton – sono rimasti accanto alla popolazione sofferente anche tanti altri istituti e congregazioni religiose, come i salesiani, i gesuiti, le suore di Madre Teresa, le dorotee, le suore del Rosario, quelle del Verbo Incarnato e altre ancora. Tantissimi religiosi e religiose, consacrati laici e laiche, che sono il segno della presenza della Chiesa in questo tempo di sofferenza”.

Un pensiero che il Custode allarga anche ad altri Paesi, come il Libano in grave crisi economica e sociale. “Preghiamo per la stabilità di questi Paesi. Bisognerebbe che l’Europa fosse un po’ più presente in Medio Oriente con progetti di aiuto e di sviluppo e proposte concrete per la riduzione del debito. Senza l’aiuto dell’Europa il Libano sarebbe in balia di instabilità e di altri poteri. È pericolosissimo lavarsi le mani pilatescamente della situazione in Medio Oriente da parte dell’Europa. Non bastano certo le visite dei Macron e dei Conte per risolvere la crisi libanese. Se l’Ue è in grado di istituire un Recovery Fund per i suoi Paesi membri lo potrebbe fare anche per aiutare i Paesi più in difficoltà in Medio Oriente”.

lunedì 7 settembre 2020

Anche il patrimonio boschivo della Siria va in fiamme

Di Maria Antonietta Carta

Per oltre trent’anni, viaggiando attraverso la Siria ho assistito con emozione all'opera paziente e costante di rimboschimento. Una volta, un compagno di viaggio siriano mi raccontò che il suo Paese era stato ampiamente deforestato durante l’occupazione ottomana, per ottenere il legno necessario alla costruzione della ferrovia transnazionale Baghdad-Istanbul.

Anche durante la guerra, i Siriani hanno seguitato a piantare alberi, con tenacia e perseveranza, ed è per me un supplizio vedere le immagini dei roghi che inceneriscono le lussureggianti montagne costiere dell'amata Siria, ricche anche di alberi secolari: cedri, querce, pini altissimi… un’infinità di erbe aromatiche e medicinali e un sottobosco lussureggiante che per molti mesi diventava una affascinante tavolozza di colori.

Esse fanno parte anche della mia storia personale per averle frequentate durante decenni, sempre accolta con cuore generoso dai suoi abitanti ora desolatamente soli poiché nessun Paese li ha soccorsi.

Nel link sottostante, potete vedere i miei carissimi amici di suq al-Dayaa durante la campagna di forestazione (con moringhe oleifere) della stagione scorsa nelle montagne di Latakia e ammirarne la splendida vegetazione.

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.2703035976400256&type=3

mercoledì 2 settembre 2020

"Ci sono 41 gradi a Damasco, e a singhiozzo 2 ore di elettricità.... "


Post di Vanessa Beeley

Mi chiedo se le persone nell'UE, negli Stati Uniti e nel Regno Unito dovessero affrontare le ripercussioni delle sanzioni dei loro governi sulla Siria, combatterebbero più duramente per ottenere il bando delle sanzioni utilizzate come una guerra ibrida, strategia sadica.

Ci sono 41 gradi a Damasco, la nuvolosità rende l'afa pesante e opprimente. L'elettricità nel luogo in cui ora mi trovo è fornita solo per un'ora, a volte due, prima che si interrompa per tre o quattro ore, solo l'aria condizionata rende sopportabile l'ambiente. Alcuni che vivevano vicino a me, sono rimasti senza elettricità per 14 ore in questo caldo soffocante. Ho bagnato i vestiti per mantenermi fresca mentre lavoro, è l'unica cosa che aiuta. I telefoni cellulari non hanno il tempo di ricaricarsi. Il cibo va a male perché il frigorifero è spento per la maggior parte del tempo.

I siriani tradizionalmente conservano buone quantità di cibo nel loro congelatore per un utilizzo di due o tre mesi. Ora devono buttarne via gran parte. Allo stesso tempo, i prezzi del cibo sono alle stelle. Nessuno può più permettersi di mangiare generi di lusso come il pollo. Perfino i limoni sono diventati un genere di lusso, il prezzo di un chilo è triplicato in pochi mesi. I genitori non sanno se possono nutrire i loro figli tutti i giorni, vivono alla giornata.

Tutti i chioschi lungo la strada stanno vedendo i loro mezzi di sostentamento andare in malora, letteralmente, poiché tutto nel loro reparto congelatore si scioglie o va a male. Molti dei chioschi sono di proprietà di disabili o di ex soldati dell'Esercito Arabo Siriano che cercano di guadagnarsi da vivere, avendo perso dieci anni della loro vita, i loro studi, i loro sogni, il loro futuro - difendendo il loro Paese dal terrorismo introdotto dagli stessi psicopatici che ora negano loro qualsiasi luce alla fine del tunnel.

Le code per il carburante, sebbene non così male come prima, sono comunque una mischia stressante con le auto in fila per prendere la loro razione.

Questi sono solo alcuni degli effetti delle sanzioni. Le sanzioni sono progettate per ferire, per privare, per deprimere e, in ultima analisi, uccidere lentamente e più dolorosamente rispetto alla rapida fine della vita con un mortaio o un proiettile. Le sanzioni privano le persone della loro dignità e le lasciano mendicanti a casa loro.

sabato 29 agosto 2020

Un ringraziamento a chi non dimentica i bambini della Siria


Da suor Lydia Assaf , asilo infantile San Joseph delle Religiose di 'Nostra Signora del Perpetuo Soccorso' di Damasco

29 agosto 2020

Caro Padre Raffaele, cari parrocchiani della Cappella Sacro Cuore dell'Ospedale di Lecco, cari benefattori...

i nostri ringraziamenti e la nostra gratitudine per tutto ciò che fate per noi, per i nostri bambini, le nostre famiglie e i nostri dipendenti, e per la Siria.

Siete stati generosi in questi giorni difficili di guerra, di sanzioni che ci puniscono pesantemente, di Virus Corona e di crisi economica. Il vostro aiuto è giunto come una benedizione!

In Siria languiamo da 10 anni per la guerra, 10 anni molto lunghi e molto duri. Ne subiamo ogni giorno le conseguenze nefaste: alto costo della vita, mancanza di prodotti (sanitari, alimentari) soprattutto mancano latte per bambini, pannolini, medicinali, e se esistono sono molto costosi (lo stipendio è di 20 € al mese = 50000 Lire Siriane).

L'80% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà. La gente ormai cerca cibo nella spazzatura. La situazione è stata aggravata dalle nuove sanzioni che sono state imposte al nostro popolo.

Nella scuola, il nostro progetto raccoglie 62 bambini di età compresa dai 4 mesi ai 5 anni, li accudiamo fino alle 4 del pomeriggio.

Abbiamo otto educatrici che ci aiutano, due donne per le pulizie e una portinaia...

Abbiamo un ostello per ragazze universitarie (25 ragazze) provenienti dai diversi dipartimenti della Siria (i più lontani).

Il Virus Corona è molto diffuso in Siria in questo momento, con conseguenze orribili. Molte persone sono confinate, non lavorano, mancano di tutto, molti della popolazione siriana mangiano solo un pasto al giorno. La situazione economica è davvero molto difficile.

Con tutto questo conserviamo la speranza, la fede in nostro Signore Gesù che ci sostiene e ci dà perseveranza e soprattutto l'attaccamento alla nostra fede e alla nostra patria Siria.

Che Dio ci liberi dal male, dal Maligno e dai malfattori.

Mettiamo tutte le nostre intenzioni e le nostre speranze sotto la protezione di Maria nostra madre.

Ancora una volta grazie per la vostra generosità.

Vi portiamo nelle nostre preghiere quotidiane con i nostri bambini.

Suor Lydia

lunedì 24 agosto 2020

Bachar al-Jaafari all'ONU: Siria o l'omicidio deliberato di un popolo



In considerazione della pandemia COVID-19, il Consiglio di Sicurezza tiene ancora le sue riunioni in videoconferenza. Si è incontrato la sera del 19 agosto per discutere della "situazione politica" in Siria. Una situazione costantemente segnalata e descritta dal dottor Bashar al-Jaafari, ma le cui conseguenze sono sempre più disastrose per il sommarsi di una guerra spietata diretta e poi indiretta che dura da più di nove anni, di misure coercitive unilaterali sempre più crudeli decretate dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, di una pandemia inizialmente ben controllata ma che sembra diffondersi rapidamente visto l'embargo sui bisogni essenziali per la vita di una nazione e, di conseguenza, il peggioramento della situazione umanitaria nonostante gli aiuti dei paesi amici.

Mouna Alno-Nakhal, Mondialisation.ca, 22 agosto 2020


Dal dottor Bachar al-Jaafari
Missione siriana presso le Nazioni Unite

traduzione Gb.P. OraproSiria

Signor Presidente,

Vorrei iniziare dando il benvenuto all'inviato speciale, il mio amico Geir Pedersen, e congratulandomi con lei e con l'amichevole Repubblica di Indonesia per la sua presidenza del Consiglio di Sicurezza questo mese.

Estendo le mie più sincere condoglianze al mio collega, il Rappresentante permanente della Federazione Russa, e al suo Paese amico, per il doloroso incidente avvenuto ieri, che ha provocato la morte di un Generale Maggiore e il ferimento di due soldati dell'esercito russo per l'esplosione di un ordigno piazzato da terroristi, il cui convoglio è stato preso di mira mentre tornava da una missione umanitaria nel governatorato siriano di Deir ez-Zor.

Signor Presidente,

Da quando il Consiglio di Sicurezza ha approvato il "processo politico" come base per risolvere la crisi nel mio Paese, alcuni dei suoi membri permanenti hanno cercato di minare questo approccio giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, al punto che purtroppo costoro sono arrivati ad abusare di questo Consiglio per sostenere efficacemente la guerra terroristica contro la Siria, per giustificare la loro occupazione del suo territorio e il loro sfruttamento sfrenato del terrorismo.

Ogni volta che abbiamo presentato una denuncia o informato di fatti riguardanti atti di sostegno al terrorismo, di aggressione, di occupazione, di saccheggio, di distruzione delle nostre risorse, la pressione occidentale è aumentata per deviare gli sforzi di questo Consiglio e per impedirgli di esercitare il suo ruolo di protettore delle disposizioni della Carta e di garante del rispetto delle sue risoluzioni riguardanti la Siria, in particolare il suo pieno impegno per la sua sovranità, la sua unità e la sua integrità territoriale; cosa che lei ha giustamente ricordato alla fine della sua dichiarazione, signor Presidente.

Il che solleva una serie di domande:

Cosa ha fatto il Consiglio di Sicurezza per porre fine all'occupazione americana di alcune zone del mio Paese?

Cosa ha fatto per porre fine all'occupazione turca e alle pratiche di sponsorizzazione del terrorismo da parte del regime di Erdogan a Idleb e altrove?

Quali misure ha adottato il vostro Consiglio per sostenere gli sforzi dello Stato siriano e dei suoi alleati nella loro lotta contro decine di migliaia di "terroristi senza frontiere" o "combattenti terroristi stranieri" nel linguaggio delle Nazioni Unite? e per ritenere responsabili i governi che li reclutano, li finanziano e li sostengono?

Signor Presidente,

Mentre dall'adozione delle loro prime risoluzioni relative alla situazione nel mio Paese, i membri del Consiglio di Sicurezza si sono impegnati fermamente a rispettare la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale della Repubblica Araba Siriana, le forze di occupazione americane hanno attraversato, sotto gli occhi delle Nazioni Unite e della comunità internazionale, una nuova fase di saccheggio delle risorse della Siria, tra cui petrolio e gas. Recentemente, come tutti sappiamo, la compagnia americana “Crescent Delta Energy”, sponsorizzata e sostenuta dall'amministrazione americana, ha stipulato un contratto con le cosiddette “Syrian Democratic Forces” / SDF - milizia separatista e scagnozzo delle forze di occupazione americane nella Siria nord-orientale - con l'obiettivo di rubare il petrolio siriano e quindi privare lo Stato e la popolazione siriana delle risorse necessarie per migliorare la situazione umanitaria, soddisfare i bisogni di sussistenza e di ricostruzione. Immaginate, Signore e Signori, una società sconosciuta, nata dal nulla, guidata da un ex ambasciatore degli Stati Uniti in Danimarca, James Caen; un ufficiale statunitense in pensione della Delta Force, James Reese; e un esperto di petrolio. Il tutto con la benedizione dell'amministrazione americana, che di fatto ha creato questa azienda.

Questo comportamento americano ostile alla Siria, in totale contraddizione con il diritto internazionale - "il defunto diritto internazionale" -, con la Carta delle Nazioni Unite - "la defunta e martire Carta delle Nazioni Unite" - e con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, non è stata una sorpresa, dato che l'amministrazione statunitense aveva già facilitato l'acquisizione e il traffico di petrolio siriano all'organizzazione terroristica Daesh (o ISIS), poi il contrabbando del petrolio rubato verso la Turchia, in collaborazione con il regime sponsor del terrorismo di Erdogan.

Inoltre, l'amministrazione statunitense ha continuato, attraverso la sua coalizione illegale, a lanciare ripetuti attacchi contro le forze dell'Esercito Arabo Siriano per impedirgli di liberare le aree occupate dall'organizzazione terroristica Daesh nel nord-est della Siria. E questo è esattamente ciò che significa il "caos creativo"!

Solo due giorni fa, due elicotteri militari statunitensi hanno attaccato un checkpoint dell'Esercito Arabo Siriano a sud-est della città di Qamichli, uccidendo un soldato e ferendone altri due. E tutti ricordiamo il pernicioso attacco delle forze di occupazione statunitensi alle posizioni dell'Esercito Arabo Siriano sul monte Al-Tharda il 17/09/2016, per consentire all'organizzazione terroristica Daesh di prenderne il controllo, e di conseguenza il controllo della vicina città di Deir ez-Zor. 

Inoltre, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo aver annunciato il 27/10/2019 la sua intenzione, e cito, "di stipulare un accordo con una compagnia americana per andare in Siria e ottenere la sua quota di petrolio siriano" , ha confermato questo obiettivo annunciando il 01/11/2019 che intendeva mantenerlo, perché egli “ama il petrolio” [*]! Inoltre, è risaputo che l'amministrazione statunitense aveva già autorizzato alcune compagnie petrolifere statunitensi, sotto la supervisione dell'ex vicepresidente americano Dick Cheney, ad estrarre petrolio dal Golan siriano occupato, in flagrante violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Da qui la nostra domanda: questo comportamento degli Stati Uniti, Paese ospitante la sede delle Nazioni Unite e membro permanente del Consiglio di Sicurezza responsabile di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, esprime il proprio rispetto per le leggi internazionali e per la Carta delle Nazioni Unite? e per una soluzione politica in Siria?

Signor Presidente,

Recentemente, la società americana "Creative Associates International" ha concluso un accordo di cooperazione con quello che hanno definito il "Consiglio civile della città di Deir ez-Zor" e l'ha posto sotto l'egida delle milizie delle suddette Forze Democratiche Siriane / SDF; queste stesse milizie avendo pubblicato, nei giorni scorsi, la presunta "legge di tutela e gestione dei beni degli assenti". Una legge il cui obiettivo è saccheggiare le proprietà dei siriani sfollati grazie agli sforzi congiunti delle SDF e di Daesh per cambiare la composizione demografica di queste regioni. Questo accordo, sponsorizzato dall'amministrazione statunitense e dalle sue forze di occupazione, è coerente con l'impegno per la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale del mio Paese?

Il vergognoso dossier degli Stati Uniti d'America contro dozzine di Stati membri risponde alla domanda e testimonia il disprezzo delle amministrazioni americane per i principi e gli obiettivi di questa organizzazione internazionale. Il mio Paese condanna queste pratiche e qualsiasi altra azione simile o accordi sospetti con milizie separatiste, entità terroristiche o organi artificiali che non hanno alcuno status legittimo. La Siria afferma che queste pratiche sono nulle, nulle e senza alcun effetto giuridico perché costituiscono un palese attacco alla sovranità della Repubblica Araba Siriana e alle risorse del suo popolo. Il defunto diritto internazionale deve ora rivoltarsi nella sua tomba, deplorando tale comportamento.

Signor Presidente,

Da parte sua, il regime turco continua le sue pratiche volte a rafforzare la sua occupazione di alcuni territori del mio Paese, territori il cui carattere legale, demografico, economico e finanziario sta cercando di modificare turchificando o spostando i loro abitanti, saccheggiando i loro beni immobili e le loro risorse, imponendo la valuta turca, dando nomi di personalità turche e ottomane alle loro piazze e strade, nonché alle organizzazioni ed entità terroristiche che supervisiona, dirige e sfrutta nelle sue guerre straniere in Libia e altrove. Permettetemi di darvi alcuni nomi di gruppi terroristici legati alla storia ottomana: Sultan Mourad Brigade, Sultan Muhammad al-Fateh Brigade, Nour al-Dine al-Zanki Movement, ecc.

Questa è solo una piccola parte dei crimini perpetrati dal regime di Erdogan, che non ha mai rispettato gli impegni presi in base agli accordi di Astana o agli accordi di Sochi e ha commesso tutti i tipi di crimini caratterizzati come tali: sostenere il terrorismo, facilitare l'infiltrazione di combattenti terroristi stranieri in Siria - quelli che io definisco "terroristi senza frontiere" -, fornire alle organizzazioni terroristiche sostanze chimiche tossiche da usare contro i civili e così fabbricare false accuse contro il Governo siriano.

Il regime turco ha inoltre commesso atti di aggressione e occupazione in diverse regioni del Paese, inclusi attacchi alla città di Kassab, incursioni nel nord e nord-ovest del Paese, incursioni in seguito alla cosiddetta operazione turca "Fonte di pace", il saccheggio delle fabbriche e dei beni della popolazione di Aleppo e della sua regione - 1441 fabbriche smantellate, rubate e inviate in Turchia solo nella regione di Aleppo! -, il furto o gli incendi provocati ai raccolti agricoli, il traffico di petrolio rubato e oggetti d'antiquariato saccheggiati da Daesh e altre organizzazioni terroristiche, ecc.

In questo stesso momento, più di un milione di cittadini siriani nella regione di Al-Hassaka vivono senza acqua potabile, sotto un caldo intenso e con la paura dell'epidemia di Coronavirus.

Tutto questo è il risultato del silenzio di questo Consiglio sull'uso permanente dell'acqua come arma di guerra da parte del regime turco, che ha già tagliato più di quindici volte l'acqua potabile della "stazione Alouk", per periodi che vanno da due a dieci giorni, e il resto del tempo riduce al minimo la sua capacità produttiva.

Per quanto tempo il vostro Consiglio rimarrà in silenzio di fronte ai crimini di guerra e ai crimini contro l'umanità commessi dal regime di Erdogan? Avete una risposta?!

La Siria ribadisce che la presenza di forze militari turche sul territorio siriano è un atto di aggressione, di occupazione e una flagrante violazione dei principi del diritto internazionale, delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite e del principio delle relazioni amichevoli e buon vicinato tra paesi confinanti.

Il mio Paese afferma inoltre che la confisca e l'annessione delle terre siriane, nonché la costruzione del cosiddetto "muro di separazione" su queste terre da parte del regime turco non modificherà in alcun modo il loro status giuridico e la loro appartenenza alla Repubblica Araba Siriana, né pregiudicherà in alcun modo i diritti legali e sovrani della Repubblica Araba Siriana, né costituirà un precedente per qualsiasi demarcazione bilaterale del confine in futuro.

L'adesione della Turchia alla NATO, che ella utilizza come scudo per attaccare i paesi vicini e violare i loro diritti sovrani, si aggiunge alla responsabilità di questa alleanza per l'instabilità dell'intera regione mediterranea e spinge l'escalation a livelli senza precedenti.

Signor Presidente,

La nostra delegazione nazionale si prepara a partecipare alla prossima serie di riunioni del “Comitato costituzionale”, che si terranno tra pochi giorni a Ginevra [annunciate da Geir Pedersen per il 24 agosto; NdT]. Riaffermiamo che questo processo appartiene ai Siriani, è e deve essere sempre condotto dai Siriani senza alcuna interferenza esterna, che le basi ed i riferimenti concordati su cui poggia devono essere mantenuti e rispettati con il divieto di qualsiasi manipolazione che possa deviarlo, sotto qualsiasi pretesto, dai compiti ed obiettivi ad esso assegnati.

Sì, diciamo e ripetiamo più e più volte che la soluzione è politica, che deve essere guidata dai Siriani a cui appartiene, senza alcuna interferenza straniera. Una soluzione i cui parametri sono stati fissati dagli stessi Siriani per proteggere il loro Paese dagli avvoltoi che vi si nascondono, non parametri fissati dall'amministrazione Usa e da Erdogan che attaccano la Siria e occupano i suoi ricchi territori.

Inoltre, emerge dalla dichiarazione della mia collega, Rappresentante permanente degli Stati Uniti, che la politica della sua amministrazione nei confronti del mio Paese si basa sul regolare i conti con qualsiasi Paese che sia a fianco del mio, contro la cospirazione che prende di mira la Siria e il Paese che la sostiene. Pertanto, non sorprende che abbia iniziato la sua dichiarazione parlando dell'Iran, come se l'argomento dell'incontro di oggi fosse discutere la difficile situazione dell'amministrazione statunitense a seguito del suo ritiro del "Piano d'azione globale comune" o, più succintamente, del JCPoA.

Signor Presidente,

La Siria rinnova ancora una volta la sua richiesta al Segretario Generale e al Consiglio di Sicurezza di adottare misure urgenti in risposta alla denuncia presentata il 31/5/2020, che condanna gli atti di aggressione, di occupazione e l'interferenza esterna negli affari interni della Siria, nonché gli effetti disastrosi delle misure coercitive unilaterali imposte dall'amministrazione statunitense e dall'Unione Europea nonostante gli appelli del Segretario generale, dell'Inviato speciale e di molti altri.

Queste misure impediscono ai Siriani di soddisfare i loro bisogni esistenziali in termini di cibo, medicine e attrezzature mediche nel bel mezzo della diffusione della pandemia COVID-19 e le sue conseguenze catastrofiche. Misure che corrispondono anche a un reato: quello di un “omicidio deliberato” della popolazione dei Paesi colpiti da queste sanzioni.

Un'ultima parola amichevole per il mio collega e amico, l'inviato speciale signor Pedersen: nella sua dichiarazione, ho sentito che descrive le forze di occupazione statunitensi come "Forze della Coalizione Internazionale".

Ovviamente, il DEFUNTO diritto internazionale, la DEFUNTA e martire Carta delle Nazioni Unite, il Consiglio, tutti, lei ed io… sappiamo tutti che la presenza delle forze americane nel mio Paese è illegittima e pura occupazione. Pertanto, la invito, amico mio, a riconsiderare l'uso di questo termine in futuro.

Molte grazie.
Dr Bashar al-Jaafari, Inviato permanente della Siria presso le Nazioni Unite


Introduzione e traduzione dall'inglese di Mouna Alno-Nakhal per Mondialisation
Fonte originale di questo articolo : video / La missione siriana presso le Nazioni Unite
https://www.youtube.com/watch?v=odVq6i0Z4DI

[*] Video del 1° novembre 2019: Trump dice "we were keeping the oil" quando gli viene chiesto il mantenimento delle truppe statunitensi in Siria ... "I like the oil"!
https://globalnews.ca/video/6116058/trump-says-were-keeping-the-oil-when-asked-about-us-troops-remaining-in-syria/

Copyright © Dr.Bachar al-Jaafari , Missione siriana presso le Nazioni Unite, 2020

giovedì 20 agosto 2020

Le esplosioni di Beirut hanno a che fare con la Nuova Via della Seta?



Verso la politica di sviluppo economico cinese questo articolo esprime grande entusiasmo, che non condividiamo.
Ci sembra però molto interessante l'illustrazione del più ampio contesto geopolitico in cui si colloca il drammatico evento dell'esplosione di Beirut e il ruolo del Paese dei Cedri nel 'Grande Gioco' del riposizionamento dei poteri mondiali.
OraproSiria

Libano: Perla sulla Nuova Via della Seta o Zona del caos dell'Età Oscura

di Matthew Ehret. Traduzione di Gb.P. OraproSiria

16 agosto 2020

Tante voci si sono affrettate ad entrare nel coro dei commentatori
ipotizzando le molteplici possibili cause delle devastanti esplosioni
avvenute nel pomeriggio del 4 agosto a Beirut che hanno portato all'anarchia di massa e alle sorprendenti dimissioni del governo l'11
agosto. Anche se non ho un notevole contributo innovativo da offrire
in quella crescente serie di ipotesi (che si stanno lentamente
trasformando in rumori), vorrei condividere una visione che affronta un aspetto troppo spesso trascurato del ruolo del Libano nel Grande
Gioco. Prima di procedere, è utile tenere presenti alcuni punti
fermi:

1) Il racconto ufficiale di un incidente casuale di fuochi d'artificio
turchi che provocano la detonazione delle 2700 tonnellate di nitrato di ammonio che erano rimaste nel porto di Beirut per sei anni è del
tutto incredibile.

2) Questo evento non deve essere considerato in alcun modo separato dal
modello molto anomalo di esplosioni e incendi dolosi che si sono
diffusi nel mondo arabo e africano nelle ultime settimane.

3) Questo modello di caos deve esso stesso essere visto nel contesto
dello scontro tra due sistemi: l'alleanza unipolare della NATO che sta collassando da un lato e l'alleanza multipolare guidata dalla Nuova Via della Seta dall'altro.

La questione della causalità

Il Medio Oriente è stato etichettato come il "perno geopolitico"
dell'isola mondiale da devoti aderenti alla visione hobbesiana del
mondo, come Halford Mackinder, Zbigniew Brzezinski, Henry Kissinger e
Bernard Lewis. Oggi si capisce che chiunque possa stabilizzare o destabilizzare questa regione può controllare le leve per "l'isola del mondo" (Africa, Europa ed Eurasia) ... e come disse una volta Mackinder: "chi controlla l'isola del mondo, controlla il mondo". Nel caso del Libano, il ruolo che questa regione gioca come "Perla sulla Nuova Via della Seta" e intersezione di
tutte le principali civiltà del globo, ha plasmato le considerazioni
di politica globale a Washington, Londra e Israele negli ultimi anni.
Gli eventi distruttivi in corso in Libano non possono essere separati dalla diffusione mozzafiato dei progetti 'Belt and Road' in Iraq, Iran, Siria e altre nazioni arabe.

Più che Coincidenze

Nelle settimane precedenti il disastro del Libano, l'Iran si è trovata nel
mirino di una feroce sequenza di attacchi con incendi dolosi ed esplosioni che hanno avuto inizio dall'esplosione del 26 giugno al complesso di produzione missilistico di Khojir, l'esplosione del 30 giugno in una clinica che ha causato la morte di 19 persone, un'esplosione il 2 di luglio all'impianto nucleare di Natanz che ha riportato indietro di mesi il programma di produzione delle
centrifughe iraniane e gli incendi del 15 luglio all'impianto di Bushehr Aluminium. Inoltre, gli Emirati Arabi Uniti hanno anch'essi
sperimentato i propri incendi anomali che hanno devastato uno dei mercati più importanti di Dubai (fortunatamente vuoto a causa del Covid-19) il 5 agosto. Se una qualsiasi di queste anomalie fosse presa individualmente, il "caso" potrebbe sempre essere ritenuto colpevole. Tuttavia, quando si prendono tutti insieme e si riconoscono come rivoluzionari gli accordi BRI (Belt and Road
Initiative) attualmente in fase di finalizzazione tra Cina e Russia
con l'Iran, si ha una solida idea delle cause più profonde alla base di queste situazioni di caos apparentemente separate.

Iran e la Nuova Via della Seta

Il fatto è che il tanto atteso patto economico e di sicurezza Cina-Iran
da 400 miliardi di dollari, che è nelle sue fasi finali di negoziazione, include non solo il petrolio, ma importanti accordi infrastrutturali che forniranno all'Iran ferrovie avanzate e nuove reti energetiche. Questo programma include anche un'importante partnership militare/sicurezza che trasformerà drasticamente le
"regole del gioco" in Medio Oriente per generazioni. Gli elementi di questo patto includono non solo la difesa e le infrastrutture di condivisione dell'intelligence, ma anche il rafforzamento della nuova valuta digitale cinese, l'e-RMB, che eluderà i controlli occidentali sul commercio. Nel frattempo
l'annunciata proroga da parte della Russia dell'accordo ventennale di partenariato sicurezza/economia firmato per la prima volta nel 2001
dai presidenti Rouhani e Putin sarà certamente concluso nei prossimi
mesi. L'Iran ha anche reso noto il proprio interesse
nell'acquisizione del sistema S400 russo e tutti gli esperti
geopolitici capiscono bene che questo sistema che si sta diffondendo
rapidamente in tutta l'Eurasia, dalla Turchia alla Corea del Sud, rende impotenti e obsoleti i sistemi missilistici americani F-35 e THAAD.

Se il triangolo Cina-Russia-Iran potrà essere stabilito saldamente,
allora non solo la politica del regime di sanzioni americane si disintegrerà, ma verrà istituita una piattaforma vitale di sviluppo mediorientale per guidare meglio la crescita dei trasporti e dei corridoi di sviluppo avanzati dalla Cina verso est (e Africa) lungo la Nuova Via della Seta. Da novembre 2018 una ferrovia Iran-Iraq-Siria ha compiuto passi da gigante verso l'implementazione,
come parte della ricostruzione del Medio Oriente finanziata dall'Iran
e, infine, collegandosi al porto di Lattakia in Siria come hub per il Mediterraneo una ferrovia Shalamcheh-Bassora di 32 km è in una fase avanzata di sviluppo, con il ministro iraniano delle strade e dello sviluppo urbano Abbas Ahmad che afferma : "Il sistema ferroviario iraniano è collegato alle ferrovie dell'Asia centrale, Cina e Russia e se verrà costruita la ferrovia Shalamcheh-Bassora di
32 km, l'Iraq potrà trasferire merci e passeggeri in Russia e Cina e
viceversa".

Mentre la linea ferroviaria di 32 km sarebbe la fase uno, la seconda fase
dovrebbe essere una ferrovia e un'autostrada di 1545 km verso il porto siriano. La partecipazione regionale Iran-Iraq-Siria alla più ampia Nuova Via della Seta è incredibilmente importante, soprattutto da quando l'Iraq ha firmato un memorandum d'intesa nel settembre 2019 per aderire alla BRI (Belt and Road Initiative) nell'ambito di un nuovo programma di infrastrutture per il petrolio. Questo piano prevede la ricostruzione della Cina della regione dilaniata dalla guerra nell'ambito di un programma multifase di infrastrutture strategiche (ferrovia, strade, progetti energetici e idrici) ed altre infrastrutture (ospedali, scuole e centri culturali).

Allo stesso modo, la Cina ha espresso l'intenzione di portare programmi di
ricostruzione reali in Siria ben noti e la strategia dei "Quattro
Mari" attesa da tempo dal presidente Bashar Al Assad annunciata
per la prima volta nel 2004 (e sabotata con la primavera araba) sta
finalmente tornando attuale. Il presidente Assad aveva convinto 7 paesi a firmare la sua costruzione entro il 2010 e prevedeva il collegamento di tutti e quattro i principali bacini idrici (Mediterraneo, Caspio, Mar Nero e Golfo Persico) tramite corridoi ferroviari e infrastrutturali come motore per la cooperazione vantaggiosa per tutti e per la modernizzazione regionale. Assad aveva detto del progetto nel 2009 "una volta che avremo collegato
questi quattro mari, diventeremo l'inevitabile intersezione di tutto il mondo in investimenti, trasporti e altro ancora".

Un video più completo di questo importante progetto può essere visualizzato qui:

Libano: perla della Nuova Via della Seta

La partecipazione del Libano a questo processo tanto atteso dovrebbe
essere evidente a tutti, condividendo appunto un importante confine con la Siria, ospita 1,5 milioni di rifugiati siriani e anche un porto vitale nel Mediterraneo che lo rende una chiave di volta dello sviluppo est-ovest. Collegando questa zona di sviluppo emergente all'Africa dove la Belt and Road è emersa come forza trainante del cambiamento e della speranza negli ultimi anni, il Libano si trova tra le chiavi di volta più strategiche. I progetti per la ferrovia che collegherebbe il porto libanese di Tripoli attraverso la Giordania e da lì attraverso l'Egitto, creerebbero un nuovo campo positivo di prosperità che potrebbe cambiare radicalmente le regole del Medio Oriente e dell'Africa per sempre.

Il 17 giugno 2020 l'ambasciata cinese ha pubblicizzato un'offerta per
estendere i progetti BRI al Libano con una moderna ferrovia che colleghi le città costiere nel nord con Tripoli attraverso Beirut a Naquora nel sud. La cinese National Machinery Import-Export Corporation, ha anche offerto la costruzione di tre nuove centrali elettriche da 700 MW ciascuna, una nuova rete energetica nazionale e la modernizzazione dei porti. Il comunicato stampa dell'Ambasciata
affermava: "La parte cinese è pronta a svolgere una
cooperazione pratica attivamente con la parte libanese su una base di
uguaglianza e di vantaggio reciproco nel quadro del lavoro congiunto per costruire la Belt and Road... La Cina è impegnata nella
cooperazione con altre nazioni principalmente attraverso il ruolo
delle sue aziende, il ruolo guida del mercato e il ruolo catalizzatore del governo e delle operazioni commerciali. Le aziende cinesi continuano a seguire con interesse le opportunità di cooperazione nelle infrastrutture e in altri campi in Libano ".

Queste offerte sono state applaudite da Hassan Nasrallah (leader degli
Hezbollah libanesi e partner nel governo di coalizione), che da anni
è stato un esplicito sostenitore della partecipazione del Libano
alla BRI. Nasrallah ha anche sostenuto la liberazione del Libano
dal FMI, i cui aggiustamenti strutturali e investimenti carichi di
condizionalità hanno portato il debito del piccolo paese a esplodere
fino a oltre il 170% del suo PIL senza nulla ricevere in cambio.

È interessante notare che lo stesso giorno in cui la Cina ha reso
pubbliche le sue offerte, Washington ha imposto il Caesar Syria
Civilian Protection Act per punire tutti coloro che desiderano
commerciare con la Siria che a sua volta non solo ha ulteriormente
schiacciato le aspettative siriane per la ricostruzione economica, ma
ha preso di mira direttamente il Libano che vede il 90% delle merci
siriane scorrere attraverso le sue frontiere verso il Mediterraneo.

Quando le delegazioni cinesi hanno reso nota per la prima volta la loro
visione per l' estensione della BRI al Libano nel marzo 2019, dove è stata illustrata l'autostrada araba da Beirut a Damasco e la ferrovia
verso la Cina, il fantoccio dell' occidente Saad Al Hariri ha detto
di no, preferendo invece firmare un piano del FMI da 10 miliardi di dollari. Più di un anno dopo, non è stata costruita nemmeno una
virgola di infrastrutture. Il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha
svolto un ruolo importante nell'impedire al Libano di "andare a
est" come Nasrallah e persino il presidente Aoun avevano
desiderato, quando dichiarò in una conferenza stampa del marzo 2019:
"Il Libano e il popolo libanese devono fare una scelta: andare
avanti coraggiosamente come nazione orgogliosa e indipendente, o
permettere alle oscure ambizioni dell'Iran e di Hezbollah di dettare
il proprio futuro ".

La spinta ossessiva di Pompeo ad eliminare Hezbollah e soprattutto
l'influenza di Nasrallah in Libano, ha meno a che fare con qualsiasi
minaccia percepita che Israele afferma di avere, e tutto a che fare
con l'abbraccio di Hezbollah e dell'Iran alla iniziativa cinese della
Belt and Road. Quando le offerte cinesi sono state rinnovate nel
giugno 2020, il fantoccio di Pompeo David Schenker (Assistente segretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente) ha rilasciato
un'intervista il 23 giugno affermando che Hezbollah "non è
un'organizzazione che cerca riforme, ma piuttosto una che vive di
corruzione". Schenker ha avvertito il Libano di non cadere nella “trappola cinese” e ha detto che le richieste di Nasrallah che il
Libano “guardasse ad est” erano “scioccanti”.

del debito cinese" (che in realtà è solo l'effetto degli imperialisti occidentali che proiettano le proprie pratiche sporche sulla BRI cinese), è sufficiente dire che è un mito al 100%. Una panoramica riassuntiva degli investimenti cinesi in Africa che sono numericamente simili agli investimenti americani dimostra che la differenza si trova interamente nella qualità poiché la Cina investe in modo univoco in costruzioni reali, produzione e persino banche africane che sono proibite da tutti gli imperialisti che desiderano usare l'Africa solo come un terreno di saccheggio per risorse e manodopera a basso costo.

Parlando di questo problema, e della speranza per il Libano più in generale,
il BRIX svedese Hussein Askary ha dichiarato : “Sta diventando
ovvio che un paese come il Libano, piccolo ma completamente sovrano e
indipendente, può rompere le reni di un impero globale scegliendo di
seguire la via del progresso, della sovranità nazionale e della cooperazione internazionale secondo il modello di vantaggio reciproco offerto dalla Cina. Questo non significa tagliare tutti i ponti a ovest. È necessario mantenere quelli che sono nel vero interesse del Libano e del suo popolo. Se gli Stati Uniti e l'Europa volessero cambiare le loro politiche e unirsi alla Cina nell'offrire al Libano energia, trasporti, acqua e investimenti agroindustriali, il popolo e la leadership libanese li prenderebbero a braccia aperte".

https://www.strategic-culture.org/news/2020/08/16/lebanon-pearl-on-new-silk-road-

or-zone-dark-age-chaos/

mercoledì 12 agosto 2020

I paesi occidentali devono affrontare l'imperialismo di Erdogan

Erdogan progetta di convertire l'Europa in Islam radicale

MIDEAST DISCOURSE, 27 luglio 2020

di Steven Sahiounie

L'Europa è storicamente un gruppo di nazioni cristiane, ora riunite come un'unità economica nota come Unione Europea (UE). La Turchia è una nazione musulmana, ai margini dell'Europa, con un obiettivo di entrare nell'UE a lungo dichiarato, ma costantemente ostacolato sulla base della religione.

Il presidente turco Erdogan ha deciso di beneficiare della crisi in Siria, usando i migranti che inondano l' Europa come metodo per cambiare la demografia a favore della Turchia. La Turchia ha inviato in barca moltissimi richiedenti asilo e migranti economici dalla Siria e da altri paesi musulmani, come Iraq e Afghanistan. Le promesse di benefici sono dedotte, ma non dichiarate dagli europei.

La Turchia non ha svuotato i propri campi profughi siriani , poiché trae profitto dalle donazioni e dagli impegni internazionali per il mantenimento dei rifugiati. Sistematicamente, il denaro che viene versato per i rifugiati viene solo parzialmente speso per i rifugiati. Le autorità turche, dal più alto funzionario di ufficio, alla più bassa guardia di turno nei campi, stanno beneficiando finanziariamente dei rifugiati. Hanno incoraggiato alcune persone, all'interno della Siria e altrove, a salire sulle barche per la Grecia. I migranti non hanno viaggiato gratuitamente. Ogni persona che usufruisce del trasbordo ha pagato da uno a tremila euro per effettuare la breve traversata su gommoni. Molti dei migranti provenivano da aree sicure e pacifiche, come la costa siriana, che non aveva mai avuto battaglie o attacchi aerei. Quelle persone non han lasciato dietro di sé morte e distruzione, ma hanno venduto case, automobili e mobili per pagare la loro nuova vita in Germania, a spese del cittadino contribuente tedesco. Le persone nei campi, quelle che avrebbero potuto trarre maggiormente beneficio da una nuova vita europea e dalle prestazioni sociali, non potevano salpare, perché non avevano soldi per pagare il viaggio.

I migranti seguivano i migranti, come pecore che corrono su una scogliera, incoraggiati dalla gelosia, dall'invidia e dall'avidità. Si chiedevano perché dovevano rimanere in Siria quando i loro vicini stavano ottenendo benefici gratuiti in Germania. Certamente, c'erano rifugiati che avevano sofferto molto in Siria e altrove e che meritavano, e tutt'ora meritano, un aiuto per iniziare una nuova vita, in un luogo sicuro.

I turchi trafficanti di popoli, "i Boat-Men " (scafisti), hanno lavorato e ne hanno tratto profitto liberamente. La polizia turca, i servizi segreti, le forze di sicurezza, la guardia costiera e i militari sono stati tutti addestrati, ben pagati e in servizio in gran numero. Eppure, gli "scafisti" hanno continuato a operare senza timore di essere ostacolati. Gli scafisti pagano una grossa tassa alle autorità governative per chiudere un occhio.

La popolazione europea sta diminuendo, per il basso tasso di natalità, a differenza dei paesi musulmani, a causa di una cultura delle famiglie numerose. Il piano di Erdogan è di aumentare notevolmente la popolazione musulmana in Europa, e alla fine la Turchia sarebbe stata la vincitrice, entrando nell'UE, poiché l'obiezione a causa della religione non poteva più essere utilizzata. Il piano dipenderà dal fatto che i nuovi migranti alla fine diventeranno cittadini e le generazioni future potrebbero essere titolari di cariche governative e funzionari. Si stima che oltre due milioni di musulmani siano entrati in Europa nel 2015. Questo enorme afflusso avrà conseguenze drastiche in Europa e nel mondo.

La Cattedrale di Santa Sofia a Istanbul è stata un'attrazione turistica per oltre mezzo secolo. La Cattedrale cristiana fu convertita in moschea dopo la conquista islamica di Costantinopoli, la capitale dell'Impero bizantino, dalle orde dell'Asia centrale che divenne l'Impero Ottomano. Nel 1934 il governo turco designò Haji Sophia come museo, che fu successivamente dichiarata patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Di recente, il presidente Erdogan ha riconvertito ufficialmente il museo in moschea, e venerdì 24 luglio vi è stato proclamato il primo sermone del venerdì e la preghiera pubblica. Il Mufti di Turchia reggeva la spada di Sultan Mohammed al-Fatah, che era un brutale leader dell'era ottomana, durata 400 anni. Questa è quindi stata la prima preghiera islamica fatta lì in 86 anni. La condanna internazionale e lo sgomento sono state espresse alla decisione, tra cui le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, il Vaticano, l'Egitto, la Spagna, la Grecia e l'opposizione turca interna all'amministrazione Erdogan

Gli analisti politici hanno commentato che questa nuova mossa è un ulteriore passo nel piano di Erdogan per ristabilire un nuovo Impero Ottomano, costruito sull'Islam radicale come valore fondamentale e l'allontanamento dai moderni valori secolari turchi che sono stati il fondamento dell'ideologia di Ataturk. Il partito AKP di Erdogan si basa invece sull'ideologia dei Fratelli Musulmani, che è l'Islam radicale, e non è una religione, né una setta. In risposta a questo editto di Erdogan, la Siria ha annunciato l'intenzione di costruire una nuova cattedrale nel villaggio cristiano di Squelbia, nella provincia di Hama, e sarà chiamata Cattedrale di Santa Sofia, in onore del santuario di Istanbul. La Siria è stata la culla del cristianesimo e continua ad avere grandi comunità cristiane in tutto il Paese, anche se molti hanno lasciato la Siria a causa della persecuzione da parte dei terroristi islamici radicali che sono stati sostenuti dalla Turchia.

Steven Sahiounie è un giornalista pluripremiato


La nave da ricerca turca Oruc Reis è entrata all'interno della zona marittima greca a 10 km di profondità e alla distanza di 88 nm a sud dell'isola di Kastelorizo,
per fare ricerche preliminari per lo scavo di petrolio e gas...
Il PM greco si è attaccato al telefono con tutti i leader europei, ma sembra con  nessun esito ...

La decisione del presidente turco di trasformare l'ex Basilica di Santa Sofia in moschea conferma la sua corsa in avanti e la sua aggressività verso i Paesi occidentali. Questi devono finalmente trarne le conseguenze e opporsi ad Erdogan senza debolezza: dichiarazioni di Charles de Meyer e Benjamin Blanchard, dirigenti di SOS Chrétiens d'Orient.


FIGAROVOX/TRIBUNE, 10 agosto 2020

La re-islamizzazione della Basilica di Santa Sofia in Turchia ha un significato politico, simbolico e religioso. Con questo gesto, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan lancia una nuova provocazione alla testa dell'Europa, che non smette mai di insultare e minacciare. Sta distruggendo un potente simbolo della presunta Turchia laica e nazionalista di Mustafa Kemal, noto come Atatürk. Quest'ultimo, nel 1934, aveva trasformato la prima basilica, diventata moschea dopo la presa di Costantinopoli degli Ottomani nel 1453, in un museo aperto a tutti e che illustrava una parte del patrimonio mondiale dell'umanità. Atatürk era vicino al Movimento dei Giovani Turchi, che concepì e realizzò il genocidio dei cristiani della Turchia, descrivendoli come nemici dall'interno a partire dal 1915. Tuttavia, egli stesso capì che questa basilica bizantina non poteva essere trasformata in una moschea senza sottolineare la volontà di cancellare qualsiasi presenza cristiana in Turchia.

La Turchia ha ripreso i suoi sogni millenari attaccando regolarmente la sovranità delle isole greche vicine al suo territorio.
Rompendo questa eredità, Erdogan perpetua il mito - molto potente nel suo paese - di un risveglio dell'Impero Ottomano, estendendo la religione musulmana ai più piccoli angoli del suo territorio. All'esterno, inoltre, sceglie di porsi come avversario dell'Europa, che viene assimilata a un cristianesimo descritto come "islamofobico".
Per molto tempo l'Europa ha chiuso un occhio sulla Turchia come partner affidabile e persino come potenziale membro dell'Unione Europea, nonostante il fatto che occupi la metà di Cipro, uno stato membro delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea e della NATO. Peggio ancora, la Turchia sta riprendendo i suoi sogni millenari attaccando regolarmente la sovranità delle isole greche vicine al suo territorio. Per decenni, Bruxelles ha versato centinaia di milioni di euro per far passare "le buone pratiche democratiche", sensibilizzare Ankara sui diritti umani e far progredire la causa delle donne. Anche Bruxelles si è affidata alla Turchia per sorvegliare i confini dell'Europa.
Era un periodo in cui i decisori turchi si stavano imbarcando nell'"islam di mercato". Senza negare la loro ideologia ispirata al movimento dei Fratelli Musulmani, si sono vestiti in abiti occidentali per fare affari e diplomazia in Europa. Era la legge della Sharia in giacca e cravatta che deliziava i tecnocrati, felici di immaginare che i fondi europei non fossero spesi in puro spreco.

Il governo turco non esita a sostenere i gruppi terroristici islamisti in Siria; o un gruppo estremista e ultra-nazionalista come i "Lupi Grigi" in Europa.
In realtà, i diritti umani non sono progrediti al pari della causa delle donne. Il cosiddetto partner, Erdogan, ha continuato a fare pressione sull'Europa ricattandola sui "migranti". Il Presidente turco, quando ha deciso di farlo, ha permesso a masse di immigrati clandestini, tra cui diversi terroristi, di attraversare i confini dell'Unione Europea.

Sul versante di Cipro e della Grecia, la Turchia sta ora moltiplicando le azioni e le violazioni del territorio per aumentare la sua influenza su queste ex conquiste ottomane.

Allo stesso tempo, Ankara sta aggiungendo carburante al fuoco del conflitto siriano per liquidare le popolazioni curde con il pretesto di combattere contro i gruppi armati del PKK, nascondendo male il suo desiderio di annettere il nord-est del Paese. Peggio ancora, il governo turco non esita a sostenere i gruppi terroristici islamisti in Siria; o un gruppo estremista e ultra-nazionalista come i "Lupi Grigi" in Europa. E la Turchia sta interferendo in Libia per controllare il flusso di petrolio.
Erdogan ha ricevuto i fondi che si aspettava dall'Unione Europea. Può mettere in atto la sua politica. Il "Sultano" ha fatto cadere la cravatta.
I giudici turchi hanno accettato di revocare il decreto del 1934 per legittimare la trasformazione di Santa Sofia in moschea. Così, in questo 10 agosto 2020, il centenario del trattato di Sèvres, che consacrò lo smantellamento dell'Impero ottomano, forse sarebbe una buona idea affidarsi al diritto internazionale e alla storia per porre fine a un imperialismo turco sempre più bellicoso.

Il Trattato di Sèvres, firmato cento anni fa, impose, sotto il controllo internazionale, la smilitarizzazione ottomana degli stretti dal Mar Egeo al Mar Nero.
I trattati di Versailles, Saint-Germain-en-Laye e Trianon, che prevedevano lo smembramento degli sconfitti (cioè rispettivamente Germania, Austria e Ungheria) della Prima Guerra Mondiale, furono applicati rigorosamente, almeno per quanto riguarda gli aspetti territoriali, sotto la stretta sorveglianza dei vincitori. Non è stato così per il Trattato di Sèvres, firmato il 10 agosto 1920 dagli alleati vittoriosi e dal sultano sconfitto – e neppure per il genocidio armeno del 1915, per il quale la Turchia non ha ancora pagato il risarcimento finanziario previsto per la sofferenza e la distruzione di migliaia di famiglie sterminate o costrette all'esilio.
Il Trattato di Sèvres prevedeva, in particolare, la creazione di un Kurdistan autonomo; soprattutto imponeva, sotto il controllo internazionale, la smilitarizzazione ottomana degli stretti dal Mar Egeo al Mar Nero, cosa che appare più che mai urgente vista l'aggressione da parte di una fregata turca, della francese Courbet, in giugno, nel Mediterraneo. Il trattato di Sèvres non ha mai potuto essere applicato. L'Europa guariva le sue ferite e Kemal aveva preso il comando di un esercito per rovesciare il Sultano, cacciare gli eserciti alleati e combattere l'esercito greco per calpestare il trattato, che fu infine sostituito dal Trattato di Losanna il 24 luglio 1923, consacrando la Grande Turchia e completando la purificazione dei cristiani di Turchia, soprattutto Greci.

Il grave incidente avvenuto durante un pattugliamento tra due alleati della NATO dimostra quanto sia urgente tornare ad alcune delle stipulazioni del Trattato di Sèvres per contrastare la Turchia, un attore geopolitico tossico che sta pericolosamente aggravando l'instabilità della regione e del mondo. È in gioco l'onore del nostro paese, la Francia. E per un destino misterioso, corrisponde ancora oggi alla difesa del destino dei cristiani vittime dei sogni ottomani.