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giovedì 2 luglio 2020

Nabil Antaki: guerra, sanzioni, corona, Caesar, crisi economica e che altro?

LETTERA DA ALEPPO N. 39 (1 luglio 2020)
traduzione Gb.P. OraproSiria
Il popolo siriano non sa più a quale santo votarsi. I drammi si susseguono, non sono tutti uguali ma portano allo stesso risultato: quello di continuare a far soffrire il popolo siriano, che vuole solo vivere dignitosamente in pace.
Cominciamo dalla guerra. È andata avanti per oltre nove anni. Ha ucciso centinaia di migliaia di persone e causato una decina di milioni di sfollati interni e di rifugiati, ha costretto un milione di persone all'esilio, ha distrutto le infrastrutture della Siria e ha rovinato un Paese che era pacifico, sicuro, stabile e prospero.
Lo scorso febbraio, l'esercito siriano ha lanciato un'offensiva per liberare parte della provincia di Idlib occupata dagli islamisti del gruppo Al-Nosra. Il 16 febbraio ha ripreso il controllo dell'autostrada principale che collega Aleppo al resto della Siria e che era in mano ai ribelli dal 2013. Ha anche liberato la periferia occidentale di Aleppo occupata dai gruppi armati ribelli dal 2012. Questi jihadisti continuavano a bombardare Aleppo ogni giorno, anche dopo la liberazione dei quartieri orientali e la riunificazione della città tre anni fa. Il 16 febbraio gli Aleppini erano esultanti perché, dopo diversi anni di guerra, potevano finalmente dormire senza temere la caduta di un mortaio e percorrere anche questa strada che collega Aleppo alle altre città della Siria e del Libano. Il giorno seguente, un aereo civile è atterrato per la prima volta all'aeroporto di Aleppo dopo otto anni.
Disgraziatamente, c'è stata una controffensiva da parte dei gruppi terroristici supportati dall'aeronautica e dai droni turchi. Hanno riconquistato il controllo dell'autostrada e di alcune aree liberate dall'esercito siriano. All'inizio di marzo, i negoziati tra Russia e Turchia hanno portato a un accordo sul cessate il fuoco.
I ribelli si sono ritirati dall'autostrada e da allora non ci sono più stati combattimenti in Siria. La situazione è completamente congelata. E con la crisi del Covid-19, i giovani non sono più chiamati a prestare servizio militare.
Tuttavia, una situazione congelata non è un caso risolto poiché la Siria non ha ancora liberato tutto il suo territorio: una parte del nord-ovest e una parte del nord-est sono occupate illegalmente dalla Turchia, un'altra area a nord-est è occupata da milizie curde sostenute e armate dagli Americani e, infine, la provincia di Idlib con i suoi terroristi, per lo più stranieri.
Gli Aleppini hanno festeggiato l'avanzata militare con gioia e riacquistato la speranza di un futuro migliore dopo nove anni di sofferenze e miseria. Ma hanno avuto appena il tempo di rallegrarsi e godere di un ritorno alla vita normale quando la crisi del coronavirus è iniziata con tutte le relative misure preventive adottate dalle autorità per prevenire la diffusione del virus.
A parte i negozi di alimentari, le farmacie e le panetterie, tutto è stato chiuso: scuole, università, fabbriche, officine, negozi e tutti i luoghi pubblici; un coprifuoco è stato introdotto dalle 18:00 alle 06:00 del giorno successivo. Inoltre, il confinamento prevedeva il divieto di lasciare la propria città, anche per recarsi nelle campagne e nei villaggi della stessa regione. I siriani, in generale, e gli Aleppini, in particolare, hanno seguito le istruzioni indossando mascherine, evitando di baciarsi (un'usanza diffusa in Oriente) e usando soluzioni disinfettanti.
Queste misure preventive hanno rallentato la diffusione dell'epidemia; fortunatamente, finora sono stati segnalati solo 293 casi di COVID-19 e 9 decessi. Ora che la situazione è più o meno sotto controllo, il confinamento è stato revocato; università, fabbriche e negozi hanno ripreso le loro attività. Gli esami ufficiali di brevetto e diploma di maturità sono iniziati il 21 giugno. Dall'altra parte, queste misure hanno paralizzato la vita sociale e congelato tutte le attività economiche che stavano lottando faticosamente per ricominciare.
La maggior parte dei Siriani, impoveriti da nove anni di guerra, non riesce più a sbarcare il lunario, in particolare gli operai, gli artigiani e i proprietari dei piccoli commerci che fanno affidamento sul proprio reddito giornaliero per vivere e spesso sopravvivere; per non parlare dei pensionati, dei disoccupati e dei malati che non hanno più alcuna fonte di reddito. Nella migliore delle ipotesi, tutte le ONG hanno rallentato considerevolmente le loro attività quando non le hanno completamente interrotte.

Rovinata da nove anni di guerra, strangolata da ingiuste e illegali sanzioni europee e americane, l'economia non riparte. Le sanzioni risparmiano l'assistenza umanitaria ma impediscono il commercio e l'importazione di prodotti, bloccano tutte le transazioni finanziarie da parte di tutti i cittadini siriani e vietano tutti i progetti di ricostruzione. Cinicamente, i funzionari europei affermano che le sanzioni sono mirate e colpiscono solo coloro che detengono il potere e i profittatori della guerra e non riguardano medicinali, attrezzature mediche o cibo.
Pura ipocrisia! Se i conti bancari di tutti i siriani sono congelati e qualsiasi cittadino siriano non può effettuare transazioni finanziarie, come i bonifici, come è possibile acquistare i prodotti non sanzionati? Se conoscete aziende occidentali che accettano di fornirci prodotti gratuitamente, siamo interessati. E poiché molti prodotti entrano di contrabbando dalla Turchia o dal Libano, vengono venduti a prezzi esorbitanti, impoverendo la popolazione e arricchendo i profittatori della guerra, il che è l'opposto dell'obiettivo pretestuoso per il quale hanno comminato le sanzioni.
Come se ciò non bastasse, gli Americani hanno peggiorato le cose con la nuova legge "Caesar" che sanziona qualsiasi azienda al mondo che intrattenga rapporti commerciali con la Siria.
Queste sanzioni costituiscono una forma di punizione collettiva contro la popolazione civile. Questo è classificato come un crimine contro l'umanità dalla convenzione di Ginevra. Sanzioni che hanno l'effetto di causare sofferenza alla popolazione civile e non hanno alcun effetto sulla fine della guerra o sull'avanzamento verso una soluzione politica del conflitto.
La situazione economica è catastrofica. L'inflazione è galoppante, il prezzo dei prodotti è triplicato in 6 mesi. Un euro valeva 60 sterline siriane (L.S.) prima della guerra, era a 1000 L.S. tre mesi fa; adesso ha raggiunto le 2500 L.S. ! La popolazione già impoverita dagli anni della guerra, avendo esaurito da tempo i magri risparmi, non ha più i mezzi per arrivare a fine mese. Coloro che hanno osato intraprendere un'attività commerciale, industriale o artigianale si mordono le dita perché lavorano in perdita e spesso chiudono bottega! I Siriani sono stanchi, disperati e depressi!
E noi, i Maristi Blu, cosa stiamo facendo in questa galera?
Cerchiamo, con i mezzi che abbiamo, di alleviare la sofferenza e di seminare Speranza.
La preghiera, il discernimento e la nostra capacità di essere empatici all'angoscia delle persone e di ascoltare le loro domande, ci hanno fatto riscoprire che c'erano in Aleppo degli anziani che vivono soli, senza più la propria famiglia in Siria, alcuni costretti a letto o malati e che, a causa del confinamento, non avevano più nessuno che portasse loro da mangiare. Così abbiamo iniziato, all'inizio della crisi di Covid-19, un nuovo progetto che abbiamo chiamato «Solidarité Coeurona». Negli ultimi 3 mesi, le donne dei Maristi Blu hanno cucinato un pasto caldo ogni mattina per 125 persone. Verso le 13:00, i nostri giovani volontari lo distribuiscono presso le case dei beneficiari. Con il pasto, danno loro pane, della frutta, la loro presenza e il loro ascolto. Abbiamo scoperto, che oltre al pasto di cui hanno bisogno, quanto sia difficile per questi anziani vivere da soli e quanto sono bisognosi di sentire il calore umano, un'attenzione speciale e vedere un sorriso. Questo è ciò che fanno i nostri volontari.
All'inizio, questo progetto avrebbe dovuto essere limitato nel tempo e terminare con la fine della pandemia. Per settimane abbiamo visitato ciascuno di questi anziani. Abbiamo visto drammi che non avremmo mai immaginato; vedove o vedovi di età compresa tra 80 e 95 anni che vivono da soli (o con figli disabili) in condizioni disumane, senza famiglie, senza sostegno, a volte costretti a letto, per lo più malati, che non sono usciti di casa da anni, e il cui unico aiuto è quello di un vicino o di un parente distante che passa di tanto in tanto.
Sto pensando a F.A., 92 anni, che vive in una sola stanza con i suoi 3 figli minorati psichici dai 55 ai 70 anni.
Penso alla famiglia Y.M: il marito di 90 anni costretto a letto con l'Alzheimer, la moglie cardiopatica di 85 anni, il loro figlio cieco e la nuora, l'unica persona abile che deve prendersi cura di tutti, compreso il proprio figlio autistico.
Penso a M.K., 90 anni, cieco, che vive da solo nel suo appartamento.
Per questo motivo, abbiamo deciso di continuare il progetto sviluppandolo e costituendo un team speciale per questo 15° programma in corso dei Maristi Blu.
Poichè era stato proibito durante il confinamento il raduno di persone, noi Maristi Blu abbiamo dovuto congelare temporaneamente 10 dei nostri 14 progetti: i nostri due progetti educativi per bambini dai 3 ai 6 anni "Impara a crescere" e "Voglio imparare" , il nostro progetto "Bamboo" per la cura degli adolescenti, "Seeds" per il supporto psicologico di bambini, adolescenti e adulti traumatizzati dalla guerra, il nostro programma di "sviluppo della donna", il nostro programma "taglia e cuci", il Progetto "Heartmade" per il riciclaggio di tessuti rimanenti per realizzare pezzi unici per le donne, il MIT, il nostro centro di formazione per adulti, tutti questi progetti sono stati temporaneamente sospesi. Tuttavia, con la revoca delle misure di contenimento 15 giorni fa, tutti questi programmi sono ripresi in pieno.
Per quanto riguarda i nostri 2 progetti di sviluppo, "Micro-progetti" e "Formazione professionale", li abbiamo proseguiti nonostante il blocco. Il programma di microprogetti consiste nell'insegnamento durante le sessioni di 48 ore (20 adulti per sessione) spalmate su 3 settimane, delle competenze necessarie per aprire un microprogetto e quindi finanziarlo per consentire ai nostri giovani di vivere senza più dipendere dagli aiuti forniti dalle ONG. Il progetto "Formazione professionale" consiste nel mettere dei giovani in apprendistato presso artigiani per un anno in modo che apprendano un mestiere e li supportiamo poi finanziariamente, in modo che diventino imprenditori di se stessi. È così che attualmente abbiamo 30 giovani adulti in apprendistato per diventare carpentiere, elettricista, idraulico, pasticcere, riparatore di telefoni cellulari, meccanico, sarta, ecc.
Nonostante il Covid-19, abbiamo anche proseguito il progetto “Goccia di Latte” che distribuisce il latte ogni mese a 3000 bambini di età inferiore agli 11 anni; il programma di "alloggio di famiglie sfollate" e il programma medico per l'assistenza medica agli indigenti.
Il nostro progetto "Colibri" per la presa in carico di un campo di sfollati curdi a 30 km da Aleppo è stato interrotto nelle sue attività pedagogiche ed educative durante la crisi di Covid-19. Siamo andati comunque al campo per distribuire i pacchi di cibo e igiene, e i pannolini per bambini; il nostro team medico si è recato lì una volta alla settimana per prendersi cura dei malati del campo e dell'area circostante. Ora tutte le attività sono riprese come prima.
Con tutti i siriani che vivono in Siria, siamo stanchi, stanchi ed esausti! Siamo indignati dalle politiche occidentali che consentono alla situazione di marcire senza prendere alcuna iniziativa di dialogo con le autorità legittime del Paese; siamo oltraggiati dalle sanzioni imposte ai 17 milioni di siriani che vivono nei territori sotto il controllo dello Stato; rivoltati dall'occupazione illegale del 30% del territorio di uno Stato sovrano, uno dei 50 membri fondatori delle Nazioni Unite, dall'esercito turco e americano (che occupa la regione dei pozzi petroliferi siriani privando lo Stato delle risorse così necessarie); oltraggiati dal sostegno illimitato dei governi turco e occidentali e delle ONG internazionali ai terroristi islamisti che occupano la provincia di Idlib.
A volte pensiamo di gettare la spugna e fermarci. Tuttavia, quando pensiamo che gli altri hanno bisogno, ora più che mai, della nostra presenza, del nostro sostegno e del nostro aiuto, riprendiamo con più vigore il cammino di solidarietà iniziato 9 anni fa. E lasciamo il resto alla grazia di Dio.
Aleppo, 1 luglio 2020
Dr Nabil Antaki, per i Maristi Blu

martedì 30 giugno 2020

Un messaggio da padre Daniel in Siria, al mondo, sul Caesar Act

Padre Daniel, (a destra) e i Fratelli e le Sorelle di Qara, nel monastero di Mar Yacub in Siria, dove hanno trascorso la loro vita ad aiutare il popolo siriano, nel corso degli anni hanno assistito alle atrocità dei jihadisti e al loro sostegno che veniva dall'Europa e dagli Stati Uniti. Ora stanno affrontando la fame attraverso la legge CAESAR.

Cari amici

Stiamo vivendo i "tempi bui", che Gilbert Keith Chesterton (+ 1936) aveva previsto? Prediceva il crollo della nostra civiltà con la demolizione dei suoi pilastri morali, religiosi e culturali. "La gente tende a guardare con entusiasmo al futuro perché ha paura del passato", scriveva. Ma abbiamo ancora un futuro, stiamo entrando in questo periodo nero? Chesterton ebbe certamente una visione profetica. Non era solo un grande letterato inglese, ma soprattutto un originale difensore della dignità umana e divenne uno dei cattolici contagiosamente convinti che difendevano la fede autentica con umorismo e creatività. Nei periodi bui, abbiamo bisogno di un'esperienza creativa di fede più che mai. Uno dei motivi principali per cui l'Unione europea sta attraversando una profonda crisi di identità e per il momento non è uscita da essa è che ha paura di guardare indietro e ha paura di riconoscere le sue vere radici.

La schizofrenia del Governo Mondiale

Il modo in cui il popolo siriano viene sempre più strangolato dalla "comunità internazionale" dimostra in modo eloquente come i leader occidentali possano nascondere i loro piani egoistici per la distruzione del popolo siriano nascondendosi dietro i loro slogan e le più magnifiche bandiere dei diritti umani e degli aiuti umanitari. E non esiste un'organizzazione internazionale che possa garantire la giustizia e la dignità umana. Al contrario, per loro- le ONG delle cosiddette Organizzazioni per i diritti umani,- le sofferenze aggravate del popolo siriano sono da imputare al presidente siriano, al suo governo, al suo esercito e ai loro alleati (Hezbollah e Russia). Il mantra continua a essere ripetuto fedelmente dai media. Per questo ogni cittadino del mondo è chiamato a punire questi "colpevoli" aiutando a distruggere il Paese, a uccidere il popolo, a farlo fuggire e ora a morire di fame. Il fatto che tutto questo sia semplicemente un pretesto per le potenze occidentali per rubare le materie prime e imporre la loro volontà non viene nemmeno discusso.

È vero, la situazione è sempre più difficile in Siria, la moneta si è svalutata in modo spettacolare. C'è una certa tensione tra gli alawiti stessi, perché Bashar- al-Assad vuole affrontare la corruzione. Tuttavia, non c'è motivo di continuare a parlare di "guerra civile" perché non è mai avvenuta. Non ci sono nemmeno scuse per non parlare di un "governo siriano", così come non c'è motivo di parlare di un "regime" olandese e belga? E sì, ci sono state piccole manifestazioni qua e là contro il deterioramento della situazione, che è ampiamente sottolineato nei media mainstream. Che ci siano state manifestazioni di massa a Homs e al Bukamal (Deir Ezzor) la settimana scorsa e questa settimana per protestare contro gli Stati Uniti e i suoi terroristi non sarà mostrato sui media atlantici.
Inoltre, si dice che i giornalisti dei media mainstream abbiano troppo lavoro da fare per cancellare i ritratti del Presidente e le bandiere siriane. Anche il modo in cui i cittadini di Al-Qamishli hanno fermato un convoglio americano e bruciato apertamente la bandiera americana sarà nascosto. Né si vedranno le immagini della manifestazione di massa di giovedì in piazza Al Tahrir a Quneitra, rendendo chiaro alla gente che le alture del Golan devono tornare al dominio siriano.
I siriani sanno bene chi sta distruggendo il loro Paese e chi li sta proteggendo.

Il rappresentante permanente siriano all'ONU, il dottor Bashar al-Jaafari, ha ricordato nel suo recente discorso le accuse che ha mosso contro Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Turchia per aver reclutato terroristi da tutto il mondo per nove anni, armato, effettuato azioni militari, rubato o distrutto petrolio, gas, raccolti, tesori archeologici e infine imposto sanzioni più pesanti. Tutto ciò contro il diritto internazionale e contro la carta dell'ONU.
Per colmo, gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia sono Stati membri dell'ONU che garantiscono la sicurezza internazionale, il rispetto della sovranità, la pace e la giustizia!

Conclusione
Non c'è nemmeno un briciolo di umanità nel loro atteggiamento. Il presidente Erdogan occupa il nord della Siria, Israele il Golan, e gli Stati Uniti sostengono i terroristi.
"Quando gli Stati Uniti rubano apertamente 200.000 barili (un barile di circa 159 litri) di petrolio al giorno dalle risorse siriane e inoltre bruciano 400.000 tonnellate di cotone, 5.000.000 di bestiame, migliaia di acri di campi di grano, possono distruggere la Siria, svalutare consapevolmente la moneta nazionale, imporre misure economiche coercitive per soffocare il popolo siriano, occupano parti della Siria e proteggono il loro alleato turco che occupa un'altra grande parte, e poi quando il mio collega, il rappresentante permanente degli Stati Uniti all'ONU dice che il suo governo è preoccupato per il deterioramento delle condizioni di vita dei cittadini siriani, che attribuisce al "regime" ... non sono forse sintomi di schizofrenia?", chiede Bashar-al-Jaafari.

Nel frattempo, i nostri media sono preoccupati per il gran numero di terroristi belgi che tornano dalla Siria, ma nessuno si sta chiedendo come siano arrivati lì. Per nove anni, il nostro paese ha supportato i terroristi insieme a tutto l'Occidente e ora li combatteranno? Se vuoi aiutare un paese, lo fai insieme e non contro il governo legittimo, altrimenti sei dalla parte dei terroristi.

Nel frattempo COVID-19, che fino ad oggi era rimasto molto limitato in Siria, si sta gradualmente espandendo ... ma al contrario non sarà una preoccupazione per i governanti del mondo senza legge o coscienza....

  padre Daniel 
traduzione in inglese di Sonja van den Ende


Ascoltate dal francescano Fra Hanna nella provincia di Idlib, come si vive sotto il controllo di milizie jihadiste: “Qui va sempre peggio!”

domenica 28 giugno 2020

Papa Francesco alla recita dell’Angelus ricorda la fame in Siria e in Libano


Cari fratelli e sorelle,

martedì prossimo, 30 giugno, si terrà la quarta Conferenza dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite per “sostenere il futuro della Siria e della regione”. Preghiamo per questo importante incontro, perché possa migliorare la drammatica situazione del popolo siriano e dei popoli vicini, in particolare del Libano, nel contesto di gravi crisi socio-politiche ed economiche che la pandemia ha reso ancora più difficili. Pensate che ci sono bambini con la fame, che non hanno da mangiare. 
Per favore, che i dirigenti siano capaci di fare la pace!


Invito a pregare anche per la popolazione dello Yemen, in modo speciale per i bambini, che soffrono a causa della gravissima crisi umanitaria. Come pure per quanti sono stati colpiti dalle forti alluvioni nell’Ucraina occidentale: possano sperimentare il conforto del Signore e il soccorso dei fratelli.

lunedì 22 giugno 2020

Siria: le sanzioni occidentali sono l'altra faccia del terrorismo



Discorso di 
Bachar al-Jaafari
Traduzione Gb.P. per OraproSiria

Mercoledì 17 giugno, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero imposto 39 nuove sanzioni a figure ed entità siriane ai sensi del "Caesar Act" [1]. Sanzioni che sono state molto discusse il giorno prima, nell'ambito della riunione del Consiglio di Sicurezza in videoconferenza e sotto la presidenza francese, come ci è stato riferito dall'organo stampa in francese [2]. Per correttezza e precisione, qui traduciamo la dichiarazione completa dell'inviato speciale della Siria alle Nazioni Unite, dottor Bachar al-Jaafari. [NdT].

Grazie mille, signor Presidente, e ringrazio anche il mio caro amico l'inviato speciale, il signor Geir Pederson, per la sua presenza e partecipazione.
Signor Presidente,
Quando gli Stati Uniti rubano apertamente 200.000 barili di petrolio al giorno dai giacimenti petroliferi siriani e, inoltre, rubano 400.000 tonnellate di cotone, 5.000.000 di capi di bestiame, danno fuoco a migliaia di ettari campi di grano, si vantano di dividere la Siria e indebolire deliberatamente il valore della sua valuta nazionale; quando gli Stati Uniti impongono misure economiche coercitive per soffocare il popolo siriano, occupare parti del mio Paese e proteggere il loro partner turco occupando altre grandi parti della terra siriana; e quando, tuttavia, la mia collega che rappresenta gli Stati Uniti parla della preoccupazione della sua amministrazione per il deterioramento delle condizioni di vita dei cittadini siriani attribuendola a quello che lei chiama "regime"; la domanda legittima diventa: non è una fase di malattia acuta e non siamo di fronte a sintomi di schizofrenia politica?
Il 31 maggio 2020, il mio Paese ha presentato una denuncia ufficiale al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Presidente del Consiglio di sicurezza contro i governi di alcuni Stati membri, in particolare gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Turchia.
In effetti, negli ultimi nove anni, i governi di questi paesi hanno sostenuto, finanziato e armato gruppi e organizzazioni di terroristi multinazionali di molteplici alleanze e caschi diversi, nonché milizie separatiste ai loro ordini. Inoltre, hanno deliberatamente effettuato aggressioni militari unilaterali e tripartite sul mio paese: occupando alcune parti del suo territorio; commettendo omicidi e distruzioni; spostando forzatamente porzioni della popolazione e cambiando la demografia; saccheggiando le ricchezze naturali e storiche tra cui petrolio, gas, colture agricole e oggetti d'antiquariato; bruciando e distruggendo tutto ciò che non possono rubare; imponendo misure coercitive sempre più unilaterali al popolo siriano.
Queste pratiche e queste gravi violazioni dei principi del diritto internazionale e delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite evidenziano una contraddizione nella visione dell'azione multilaterale internazionale, nonché un ritorno alle prospettive della "Società delle Nazioni"; che, come tutti sappiamo, ha legittimato gli attacchi e le occupazioni, condannandosi al fallimento. Inoltre, queste pratiche sono palesi tentativi di interferenza distruttiva del processo politico "facilitato" dalle Nazioni Unite attraverso il suo inviato speciale, con l'obiettivo di deviare l'approccio basato sul dialogo tra siriani, sotto la guida rigorosamente siriana, verso un'alternativa che dovrebbe imporre la volontà e i diktat dei tre stati occidentali [USA, Regno Unito, Francia] al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a scapito della sovranità della Siria, delle sue risorse, del benessere e della sicurezza del suo popolo.
Signor Presidente,
a seguito delle dichiarazioni che abbiamo appena ascoltato, mi ritrovo obbligato a chiarire alcuni concetti.
Le politiche di blocco e l'imposizione di misure coercitive unilaterali sono state e sono ancora parte integrante delle politiche cieche e pregiudizievoli adottate dall'Occidente e sono l'altra faccia del terrorismo! Il terrorismo che ha sconvolto la vita dei siriani, distrutto le loro realizzazioni, danneggiato la loro valuta nazionale e il loro sostentamento, ostacolato la capacità delle loro istituzioni statali di soddisfare i loro bisogni fondamentali; tutto senza preoccupazioni umanitarie occidentali. L'esempio più recente [di questa indifferenza] è l'incendio dei carichi di aiuti umanitari da parte di alcuni partiti libanesi, mentre per anni questi carichi forniti dal "Programma alimentare mondiale" sono stati regolarmente inviati ai siriani bisognosi attraversando il territorio libanese .
L'amministrazione degli Stati Uniti e l'Unione europea hanno silurato tutte le richieste internazionali di revoca delle misure coercitive unilaterali imposte al popolo siriano, compresa la missione del Segretario generale e del suo inviato speciale in Siria. Il rinnovo e l'intensificazione degli effetti di queste misure unilaterali coercitive con l'entrata in vigore del cosiddetto "Caesar Act", decretato dagli Stati Uniti, riflettono il disprezzo dell'amministrazione americana e dell'Unione europea per tutto ciò che l'umanità ha accumulato nel campo delle leggi internazionali, e il tentativo di imporre la legge americana ed europea al Mondo.
Il recente intervento di James Jeffrey è un riconoscimento esplicito da parte dell'amministrazione americana della sua diretta responsabilità per la sofferenza dei siriani. Una dichiarazione così irresponsabile sottolinea, ancora una volta, che questa amministrazione vede la regione con gli occhi di Israele, dal momento che queste sono vecchie richieste israeliane che Jeffrey ha solo rinnovato, al fine di plasmare la regione in modo che corrisponda alla sua (di Israele) agenda egemonica.
Il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, a cui i governi dei tre paesi occidentali e membri permanenti del Consiglio di sicurezza dovrebbero essere particolarmente interessati, è incompatibile con il fatto che con altri governi occidentali o strumentalizzati dall'Occidente, essi chiudono volutamente gli occhi sulle pratiche del loro alleato all'interno della NATO: la Turchia, i cui crimini accettano e difendono in Siria, Libia e altrove.
Il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali è anche incompatibile con il fatto che gli Stati Uniti e la Turchia occupano alcune parti del mio Paese, dove sponsorizzano spudoratamente il terrorismo e le milizie separatiste, e dove rappresentanti dei loro governi tengono incontri con organizzazioni terroristiche sul suolo siriano, come è stato recentemente dimostrato a seguito dell'infiltrazione dei ministri degli interni e della difesa turchi nel governatorato di Idleb. Approfittando del periodo di calma che ha prevalso dopo l' "Accordo di Mosca", hanno rafforzato la presenza delle forze di occupazione turche e dei gruppi terroristici che sono a loro sottomessi, mentre il regime turco sta cercando di sostituire la lira turca alla lira siriana nelle zone che occupa illegalmente per imporre la turchizzazione.
Qui, le forze di Erdogan sono quindi identiche alle forze di Israele che occupano il Golan siriano e le due occupazioni, turca e israeliana, sono complementari e lavorano in armonia con l'operatore americano.
Infine, mantenere la pace e la sicurezza internazionali non è neppure compatibile con la determinazione di questi tre stati occidentali, membri permanenti del Consiglio di sicurezza, di non eliminare l'organizzazione terroristica Daesh i cui resti vengono da essi mobilitati in Iraq e Siria ogni volta che il loro interesse lo richiede.
Signor Presidente,
Nella mia dichiarazione del 19 maggio 2020, ho fatto riferimento alle confessioni dei terroristi dell'ISIS catturati dall'Esercito arabo siriano, in cui hanno sottolineato che erano stati addestrati dalle forze di occupazione americana di stanza nella regione siriana di Al-Tanf. Di recente, un terrorista di questa stessa organizzazione di Daesh, Mohammad Houssayn Saoud, ha confessato che è stata l'intelligence britannica a costringerlo, con altri terroristi suoi sodali, a collaborare raccogliendo informazioni sulle istituzioni e sui siti militari Siriani e russi in Siria.
Signor Presidente,
Nella sua denuncia ufficiale, il mio Paese invita il Segretario generale e il Consiglio di sicurezza a imporre la fine delle ingerenze ostili di Stati stranieri negli affari interni del mio Paese e a sollecitare tutti gli Stati membri ad astenersi da qualsiasi pratica volta a minare l'indipendenza e la continuazione del processo politico, o minare gli interessi e le scelte del popolo siriano, la sicurezza e la stabilità della Siria e le sue relazioni regionali e internazionali.
Inoltre, la Siria ha chiesto al Segretario Generale di incaricare l'ente legale competente del suo segretariato di preparare un rapporto urgente su queste leggi americane ed europee che impongono un embargo economico al popolo siriano, vagliandone la sua conformità con la Carta e il Risoluzioni del Consiglio di sicurezza relative alla Siria. Il rapporto dovrebbe anche evidenziare l'impatto catastrofico di queste misure sulla vita del popolo siriano.
Il mio Paese, onorevoli colleghi, attende con interesse la risposta del Segretario generale e chiede di essere informato quanto prima sulle procedure che possono essere adottate nel quadro del suo mandato e della sua posizione di facilitatore del processo politico nella Repubblica araba siriana.
Infine, signor Presidente, noi siamo sempre stati vittime dei regolamenti di conto tra gli Stati occidentali, il che significa che siamo buoni lettori della Storia. Il problema con i nostri nemici e rivali è che la leggiamo in modo diverso. A questo proposito, va ricordato ciò che un saggio politico sociologo disse una volta: "Solo gli imbecilli sfidano la Storia".
In conclusione, vorrei dire ai miei colleghi che rappresentano i Paesi occidentali in questo Consiglio: smettete le vostre pressioni sul mio Paese, la Siria! Lasciate respirare il popolo siriano!
Grazie, signor Presidente.
Dr. Bachar al-Jaafari
Inviato speciale della Siria alle Nazioni Unite
16/06/2020
tradotto da Mouna Alno-Nakhal
Fonte: La missione siriana presso le Nazioni Unite
https://www.youtube.com/watch?v=HxcVOmE12Aw
Note:
[1] Siria Caesar Act Designations - Dichiarazione stampa - 17 giugno 2020
https://www.state.gov/syria-caesar-act-designations/
[2] Consiglio di sicurezza del 16 giugno 2020 in data la situazione in Siria
https://www.un.org/press/fr/2020/sc14215.doc.htm

sabato 20 giugno 2020

padre Ibrahim Alsabagh in collegamento da Aleppo “il Covid-19 incombe ma qui la gente adesso muore di fame”


S.I.R. 19 giugno 2020


“La situazione peggiora giorno dopo giorno. Il Covid-19 incombe ma ciò che spaventa di più la popolazione è la fame, la povertà. La gente muore di fame”
Così padre Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo, ha descritto la situazione in Siria durante l’incontro on line “Siria: la speranza che costruisce”, promosso dall’Associazione Pro Terra Sancta. 


Il francescano, collegato da Aleppo, ha parlato di “economia al collasso, con il Governo che, nonostante la paura del Covid-19, ha permesso la riapertura delle attività nella speranza di far ripartire l’economia e soprattutto l’occupazione.  Oggi in Siria la gente muore di fame, non ha soldi e quei pochi che ha, a causa delle sanzioni internazionali e della svalutazione incredibile di queste ultime settimane, non bastano a comprare il necessario per vivere. Ai bambini serve di tutto, pasti e vestiti”

“La gente va al mercato e acquista prodotti non a peso ma a pezzo. L’incertezza per il futuro non risparmia niente e nessuno e questo è peggio della stessa fame”, ha rimarcato padre Alsabagh. “In questi giorni si stanno fermando anche le industrie più grandi perché è difficile reperire la materia prima da lavorare, soprattutto ferro e legno. I commercianti  stanno perdendo il loro capitale e così preferiscono chiudere i negozi per non svendere e andare in perdita”

Situazione drammatica anche per la sanità: “Covid-19 a parte – ha spiegato il francescano della Custodia di Terra Santa -, stanno crescendo patologie gravi come i tumori e quelle che riguardano i bambini. Per questi ultimi stiamo cercando di riorganizzare l’oratorio estivo, nel rispetto delle norme anti Covid-19″. 
“La parrocchia di Aleppo  sostiene le cure mediche di 250 persone ma la chiusura delle farmacie sta creando forti preoccupazioni. Senza dimenticare che gli ospedali pubblici sono tutti destinati ad accogliere i malati di Covid-19. Tutti qui aspettano lo scoppio della pandemia. Così chi è malato si dirige verso cliniche private ma i prezzi aumentano giorno dopo giorno e diventa impossibile curarsi”

Ad addolorare padre Alsabagh è anche “l’aumento di chi afferma che non c’è più speranza per la Siria. I siriani sono stressati dai missili, dalle bombe, dalla fame, dalla povertà, da 10 anni ormai vivono in condizioni disumane”. 
“Da parte nostra – ha concluso il parroco – cerchiamo di dare conforto materiale e anche spirituale. Il bisogno di vicinanza spirituale è altissimo, basti pensare che durante la pandemia le messe festive sono state seguite in streaming da oltre 13mila fedeli. La gente cerca segnali di speranza, sa che Dio sana le ferite e cura lo spirito. 
Speriamo che tutto finisca presto e che il mondo venga in nostro aiuto.   La Siria ha bisogno di aiuto e non di guerra”.

https://www.agensir.it/quotidiano/2020/6/19/siria-padre-alsabagh-aleppo-il-covid-19-incombe-ma-qui-la-gente-adesso-muore-di-fame/

Potete contattare questo indirizzo per avere le informazioni  per sostenere i bambini di Aleppo:  g.sassoli@proterrasancta.org

mercoledì 17 giugno 2020

L'Arcivescovo maronita di Aleppo: le nuove sanzioni contro il popolo siriano sono un “atto diabolico”


Agenzia Fides 17/6/2020

“Adesso ad Aleppo tutti dicono: stavamo meglio sotto le bombe”. Ha il sapore di un paradosso amaro l’iperbole con cui Joseph Tobji, Arcivescovo maronita di Aleppo, fotografa il sentimento prevalente nella popolazione della metropoli siriana, nel giorno in cui entrano in vigore le ennesime sanzioni economiche imposte alla Siria di Assad dagli Usa con il cosiddetto “Caesar Act”. 
Una disposizione che si aggiunge alle sanzioni anti-siriane prorogate per un anno dall’Unione Europea, abbattendosi su una popolazione stremata da anni di guerra, mentre lo spettro della pandemia da coronavirus miete vittime anche dentro i confini della Siria. 

“La bomba arriva all’improvviso e uccide le persone intorno al luogo in cui cade. Adesso, in Siria, si sente la fame vera, e milioni di persone hanno davanti agli occhi la prospettiva di guardarsi morire lentamente di una morte annunciata, senza possibili vie di fuga”.
Lo scenario descritto dall’Arcivescovo siriano è oggettivamente angosciante: “Il valore della lira siriana” racconta a Fides “è crollato in maniera vertiginosa: prima della guerra un dollaro equivaleva a 50 lire siriane, ora per acquistare un dollaro ne servono quasi tremila, e lo stipendio medio di un impiegato è rimasto quello di allora, pari a 50mila lire, praticamente meno di venti euro. Chiudono i negozi, chiudono le piccole imprese, ognuno prova a sopravvivere con quello che trova. Quelli che hanno i soldi depositati nelle banche del Libano non li possono neanche ritirare, per la crisi finanziaria libanese. Negli ospedali mancano medicine e attrezzature indispensabili per gli interventi chirurgici salvavita, come gli stent. Se si entra nell’intimo delle fatiche e delle sofferenze delle famiglie, si sentono storie da piangere. Le cose non possono andare peggio di così”.

Il cosiddetto “Caesar Syria Civilian Protection Act”, che ha ottenuto il sostegno bipartisan al Congresso USA lo scorso dicembre, si presenta come un pacchetto di sanzioni contro le truppe siriane e altri responsabili delle atrocità commesse durante la guerra civile in Siria. ”Ma quella delle sanzioni ‘mirate’ – commenta l’Arcivescovo maronita di Aleppo – è una bugia a cui non crederebbe neanche un bambino. Tutti vedono benissimo quale è l’obiettivo: aumentare le sofferenze nella popolazione per alimentare il malcontento popolare e produrre in questo modo il cambio di regime. Ma questo modo di agire è criminale. Mettere in stato di sofferenza un intero popolo in un momento come questo, dove c’è anche in giro per il mondo lo spettro della pandemia, è terroristico, inumano. E il segno che per perseguire i tuoi scopi sei disposto a tutto, anche a sacrificare milioni di persone, di poveri, di famiglie. Si tratta di un atto diabolico”.

In questa situazione, anche ad Aleppo la priorità per l’Arcivescovo Tobji è quella di provare a custodire i timidi segnali di ripartenza che si erano registrati con la fine del conflitto: "Il mese prossimo inauguriamo la cattedrale maronita dopo due anni di restauro. reso necessario dalle devastazioni subite durante la guerra. Che possiamo fare? Dobbiamo provare comunque a andare avanti, nella situazione in cui siamo, facendo tesoro di piccoli segni di speranza. Per essere accompagnati in questo momento, chiediamo preghiere ai fratelli in tutto il mondo”.

La cattedrale maronita di sant'Elia, nello storico quartiere aleppino di Al-Jdayde, era ancora senza il tetto, ferita dai tanti colpi di mortaio che l'avevano devastata durante il conflitto siriano, quando la sera di martedì 11 luglio 2017 più di mille aleppini avevano affollato le sue navate a cielo aperto e la piazza antistante, per ascoltare la Messa in Do Minore di Wolfgang Amadeus Mozart, eseguita da 45 musicisti e 27 coristi dell'Orchestra sinfonica di Damasco insieme ai membri del coro Naregatsi, animato dalle comunità cristiane locali. 

http://www.fides.org/it/news/68150-ASIA_SIRIA_L_Arcivescovo_maronita_di_Aleppo_le_nuove_sanzioni_contro_il_popolo_siriano_sono_un_atto_diabolico

lunedì 15 giugno 2020

The Trappist nuns from Syria: "Give us a hand not to make 'hope' too difficult a word for the Syrians."

   
from Azeir, Syria, 8 June 2020

We don't know what to say anymore. What to say again, after so many words of many, and authoritative words!, which, at least apparently, do not have the strength to change anything.

We had hoped that, in Europe, the experience of precariousness, the experience of life threatened so from one day to the next, the experience of death so close, would make us understand a little more what it meant for many Syrians to live eight, nine years, with death walking beside them, in the street, with the idea of leaving home without knowing if you would return, if you would see your children again.

But also, no less dramatically, the effort to work, to give the necessary to one's family, the anguish of finding oneself without a job and with a closed future.....
Of course, when you're in it, it's enough to think about your problems...
But... instead, they have been RENEWED, ANCHORMORE AND MORE, THE SANCTIONS TO SYRIA.

To Syria, it means on Syrians: people, like me and like you, men, women, children... Not to politicians, not to leaders. Sanctions are against people.

Of course, those who decide to impose them know this very well: exasperate the people to bring down those who govern, where they have failed with weapons. But is it moral to use the suffering of the people to succeed in politics?

Let's open our eyes! Now that this system is becoming more evident also in Italy (by leveraging the fear of the disease, for whoever is willing to look at the truth...) can choices like the sanctions applied to other countries still be tolerated?
We Italians, who see what we are suffering from Europe, can't we really be in solidarity with countries that suffer sanctions, to understand how unfair this system can be for people?

What can be done? At least, be sensitive, understand the problem, understand the DRAMA of this people.
So, if somebody launches another appeal tomorrow to lift the sanctions, at least agree, sign, support the cause... UNDERSTAND THE PROBLEM.

Those who impose sanctions can do so by relying on a system that justifies it. Let's take away this consent to such actions, let's weaken the consent to this way of managing politics and economy... It is not true that we cannot do anything. We can start thinking with our own head, keeping the MAN before our eyes and not the interest of a few. If we do this, it will already be a lot.

We, from here, even though we are in the monastery, realize that there are those who try to take other paths, a "humanistic economy" that has at its base values of culture, morals, vision of man... Please, participate in these new paths, inform yourselves, collaborate to change this system that seems unassailable, but in reality it is not. It depends on each of us.

Why do we, nuns, write about this? Because the people around us are literally starving to death. Of sickness. Not because of the virus! But because they can't find "normal" medicines anymore, for diabetes, for blood pressure, for tumors, for the heart... Because the pharmacies have been closed for a week, because the medicine factories are no longer able to import raw materials and no longer manufacture...

Because the Syrian lira is devalued from hour to hour, two days ago a dollar was worth 2000 lire (at the beginning of the year 650 !), yesterday 2500, today 3000 ! From 500 lire in 500... a kilo of sugar 1400 lire? when a monthly salary is... to go well... 60,000 lire? The shopkeepers who don't sell their stocks anymore, because they're being devalued from hour to hour... Then it's a wonder that people manage to get by as well as they can?

We try to supplement the inflation of our workers' wages... but it's difficult... Paralyzed banks in Lebanon, economic system stopped. Difficult to get help...

Try to realize this ... We know that there are many problems, even in Italy.
But thinking doesn't cost anything, on the contrary... It's an investment for everyone, in terms of humanity...
Try to be ready, when some opportunity presents itself to make a difference, at least in thought...

Are all the problems in Syria due to sanctions? No, of course not. There are a lot of responsibilities, even internal ones. As you can imagine, the time after the armed war is more difficult. Now there's an economic war going on, a war of dividing up areas of power, economic privileges, influence over the territory... Those who were against Syria continue to be against it and do not give up in putting pressure: like the terrorists (supported by whom?) who still burn the wheat fields in the north of the country...

Those who were with Syria, now claim their share... Even the internal political-economic system, which has resisted with all the right to defend the sovereignty of the country, now risks putting this same sovereignty at stake if it does not take proper care of the suffering of the people as a whole... If it does not fight corruption, if it does not promote growth, in short, if it does not take charge of the interests of the country by helping all the citizens.

And if we have to be honest it is not clear, at least for us people outside every "circuit" of interest, to understand what is really moving around and within Syria and the Middle East at the moment.

But at least let's not burden this situation further! Let us intervene, at least as far as sanctions are concerned.... Many have asked for it, now, we join, once again, we too …

In these days we met a beautiful reality, a very active parish in the town of Rahble, in the Qseir area (yes, for those who followed is where there was a hard and long war with the rebels). A generous parish priest, a beautiful group of young people from high school and University... We told them that yes, it is worth resisting, that we must seek the strength and resources within ourselves... It is useless to follow the myth of going somewhere else...

But, give us a hand too, from there, not to make hope too difficult a word for them!

  the Trappist sisters from Syria

Versione in italiano:
https://oraprosiria.blogspot.com/2020/06/le-trappiste-dalla-siria-dateci-una.html

mercoledì 10 giugno 2020

L’impiego arbitrario delle sanzioni contro un popolo innocente e fiero.


Opera dello scultore siriano: Nizar Ali Badr





Di Maria Antonietta Carta
Il popolo siriano, che patisce indicibili tormenti da oltre nove anni a causa di una guerra iniqua ed efferata, è anche vittima di una vile e crudele coercizione morale e fisica. Utilizzando il ricatto delle sanzioni, disonorevole arma di una Civiltà incivilissima, l'Occidente ne oltraggia la dignità e la fierezza e lo condanna all'annientamento con la deprivazione del soddisfacimento dei bisogni essenziali: salute, istruzione, e nutrimento.
Dopo l'usurpazione dei campi petroliferi, gli incendi di campi di grano, il furto dei raccolti e dei tesori archeologici a opera dei complici turchi, ecco in arrivo, per completare l'opera, il cinico ''Caesar Syria Civilian Protection Act'', sadicamente elaborato e inflitto dai nostri governanti criminali alla Siria.

Maen, commentando queste mie parole in un post contro le sanzioni alla Siria, mi ha offerto la sua preziosa testimonianza. Egli vive e patisce in una zona che i terroristi occupano devastandola, saccheggiandola, esercitando ogni genere di abusi, ma soprattutto distruggendo l'armonia e l'unicità del tessuto sociale frutto di una preziosa cultura plurimillenaria. Tutto ciò per le mire neocolonialiste ed espansionistiche di un Occidente cinico, avido, prepotente al guinzaglio del Sionismo. Un Occidente che pretende ipocritamente di voler offrire ai Siriani libertà e democrazia mentre li condanna a morte con le bombe e con sanzioni inique e illegali. Il “Caos costruttivo''!
Maen scrive:  ''Per pochi mesi di chiusura [a causa del COVID19] il mondo intero ha sofferto. Noi, in Siria, oltre alla distruzione della guerra da dieci lunghi anni, dobbiamo affrontare l'odio occidentale che sta accrescendo la miseria, le malattie, la fame. Tutti ci domandiamo: Quando questo Occidente sarà finalmente sazio del nostro sangue? Perché tanto odio? Cosa abbiamo fatto di male all'Occidente per essere ripagati con tutta questa brutalità? Popoli cosiddetti civili, che parlano di libertà, democrazia e diritti umani, impongono al mondo intero di applicare le più severe sanzioni contro pochi milioni di pacifici abitanti. Feriti, ammalati, affamati, sfollati in nome dei ‘diritti umani’ e 'per aiutare il popolo siriano’! Ci chiediamo anche: Non è ora che i popoli occidentali si sveglino e si liberino da queste menzogne americano-sioniste e tornino a essere liberi di praticare la loro umanità?''.

Nel 2011, Nibal era un ragazzo gentile con tanti sogni da realizzare, ma da anni fa il soldato e non vede crescere le sue due splendide bambine che adora e che anche quando giocano o ridono hanno gli occhi tremendamente tristi per l’assenza del loro papà e per il timore di perderlo. Sono stata insieme a loro l’estate scorsa e con l’emozione per il dono della loro tenerezza affettuosa, perché mi hanno adottata come nonna, conservo il ricordo lancinante dell’angustia profonda celata dietro i loro sorrisi.
Nibal in un commento allo stesso post scrive: ''La guerra economica è più crudele della guerra militare. La gente muore di fame e di miseria. Cosa vogliono da noi? Noi non ci arrenderemo mai.''
Due giorni dopo, in un altro messaggio mi confida: ‘’Pensavo che questa guerra fosse quasi finita, ma adesso ho capito che sta ricominciando. Questa guerra tocca il popolo direttamente’’.

Certo, caro Nibal. Questa guerra è contro l'anima della Siria, e l'anima della Siria che resiste è il suo popolo. Se ha resistito tanto, si deve molto alla vostra forza di carattere. Coloro che intendono distruggerla e frammentarla temono ormai la vostra resilienza civile e morale forse più della resistenza armata. Ecco perché sono disposti a immolarvi.

La situazione è oggi più tragica che mai. Mentre sto terminando questo articolo, ricevo una telefonata da Latakia. È una cara amica: ‘’ Maria, non ho avuto mai paura e poche speranze quanto ora – mi dice – In alcune zone sono riprese le proteste pilotate, come nel 2011, in altre la popolazione è davvero ridotta alla fame, i prezzi continuano a salire follemente e in pochi giorni si sono moltiplicati anche per cinque. Molti negozi ormai restano chiusi. Sono tutti coalizzati contro di noi. Non vogliono che la Siria continui a esistere’’.

In Europa, si crede che la Siria sia lontana, invece è vicinissima. La sua immane tragedia colpisce anche noi (pensiamo per esempio al blocco degli scambi commerciali) e ci colpirà sempre più, anche se ci illudiamo di esserne immuni. Non possiamo permetterci di essere indifferenti.

Tra sanzioni, pandemia e guerra, la lotta dei siriani per la sopravvivenza

Continua l'agonia del popolo siriano segnato da una guerra lunga ormai 10 anni, piegato dalla crisi economica e da sanzioni internazionali di cui paga gli effetti devastanti. Non è la pandemia a preoccupare ma la priorità oggi è: "sopravvivere".
Testimonianze da Damasco e Aleppo. L'appello: "rimuovete le sanzioni"

di Daniele Rocchi,  S.I.R. 10 giugno 2020
Siamo entrati nell’oblio. Chiediamo alla comunità internazionale di rimuovere le sanzioni che impoveriscono ogni giorno di più i siriani. Sono contro i diritti umani, sono disumane perché penalizzano tutta la popolazione. Qui la gente sta morendo di fame. Non ci sono medicine. Non c’è lavoro”. 
È il monito di mons. George Abou Khazen, vicario apostolico latino di Aleppo, città martire della guerra siriana, entrata ormai nel suo decimo anno. 
Non è solo il conflitto a preoccupare l’arcivescovo, e nemmeno il Covid-19. A strangolare progressivamente la popolazione siriana, dice, sono “le sanzioni internazionali e i suoi effetti”. L’Ue ha prorogato, il 28 maggio scorso, le misure restrittive contro il regime siriano per un altro anno, fino al 1 giugno 2021. Dal 17 giugno, invece, dovrebbero entrare in vigore quelle decise dal presidente Usa, Donald Trump, contenute nel “Caesar Syria Civilian Protection Act”.  Le sanzioni Ue, introdotte nel 2011 “in risposta alla repressione del regime siriano della popolazione civile”, colpiscono aziende e imprenditori che hanno rapporti commerciali con il regime e con l’economia di guerra. Le sanzioni, tra le altre cose, vietano l’importazione di petrolio, impongono restrizioni su determinati investimenti e su attrezzature e tecnologia che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna. Il “Caesar”, dal canto suo, imporrà sanzioni sui leader siriani, società, Stati e individui che appoggiano militarmente, finanziariamente e tecnicamente il governo di Assad e i suoi alleati Russia e Iran. Altre sanzioni Usa sono in vigore già da prima dell’insurrezione del 2011.
La comunità internazionale si faccia un esame di coscienza: per noi le sanzioni sono un crimine” rimarca il Vicario - “Siamo molto delusi dall’Ue. Chissà cosa accadrà con l’entrata in vigore del Caesar Act di Trump. Abbiamo bisogno della pace, ma adesso la priorità è sopravvivere”.
La vera paura e la crisi del Libano.  A confermare al Sir la gravità della situazione in Siria sono alcune fonti locali che vogliono restare anonime:
Ad oggi la vera paura dei siriani non è la pandemia ma la povertà generata da anni di guerra, di sanzioni e di crisi economica”.
Il termometro della crisi oggi è la svalutazione della moneta locale che sta provocando un’impennata dei prezzi per tutti i beni compresi cibo e medicine. A giocare un ruolo determinante nella svalutazione della lira siriana è la crisi finanziaria libanese. Per la Siria, infatti, il Paese dei Cedri è sempre stato una strada aperta verso il mondo esterno, soprattutto dopo l’imposizione delle sanzioni occidentali. In Libano sono depositati i conti e i risparmi di tantissimi siriani e le banche libanesi hanno favorito i commercianti e imprenditori siriani nei loro affari. Almeno fino a pochi mesi, quando le avvisaglie della crisi che avrebbe portato il Libano al default nel marzo di quest’anno, hanno di fatto provocato restrizioni bancarie nella vendita di dollari, nel ritiro dei risparmi e causato il blocco dei depositi siriani nelle banche libanesi. Al crollo della sterlina libanese ha fatto seguito anche quello della valuta siriana.
Così ogni giorno assistiamo ad un calo della nostra moneta con conseguente salita dei prezzi – dichiarano le fonti -. La gente non ce la fa a comprare da mangiare. Nelle ultime sei settimane la lira siriana ha perso circa il 65% del suo potere di acquisto. Se prima un dollaro era scambiato a 1000 lire siriane, adesso ce ne vogliono oltre 3000. All’inizio della guerra (2011) per un dollaro servivano 50 lire”.
E chi sperava che con la fine del lockdown i locali e negozi delle città siriane tornassero a riempirsi si è dovuto ricredere. Per il rilancio dell’economia bisognerà attendere ancora: “Con i prezzi è cresciuta anche la disperazione e la rabbia della gente”.
Mancano medicine e chiudono le farmacie. Gravi le ripercussioni anche sul sistema sanitario, già disastrato dalla guerra:  “Le industrie farmaceutiche siriane hanno smesso di produrre per mancanza di materie prime molto costose da reperire. Il prezzo di produzione è più alto di quello fissato dal Governo per la vendita. Dunque produrre medicine significa perdere denaro. Ne deriva una carenza di medicinali e la corsa all’accaparramento specie di quelli per le malattie croniche. Molte farmacie hanno chiuso per mancanza di forniture. Ci sono ospedali che faticano a rifornirsi anche di carta igienica e di presidi medici di uso comune”. 
In questo quadro a tinte fosche, chi continua a curare gratuitamente i più vulnerabili di Damasco e Aleppo sono i tre nosocomi cattolici del progetto “Ospedali Aperti”, ideato dal card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, che ne ha affidato la gestione ad Avsi, organizzazione internazionale che opera su più fronti per dare sostegno alla popolazione siriana. Nell’Ospedale Italiano e Francese di Damasco, e in quello di St. Louis ad Aleppo, spiegano da Avsi, “si continua a curare la popolazione. L’impegno è cercare di accogliere un numero sempre più alto di malati e salvare più vite possibile. In questi anni sono cresciute patologie gravi come i tumori, specie tra i giovani”.
Contro le sanzioni. Chi si sta battendo contro le sanzioni alla Siria è l’ong New Humanity, con la sua associata Amu – Azione per un Mondo Unito, che ha lanciato un appello per chiederne l’immediata sospensione “almeno per le forniture sanitarie e i materiali destinati alle cure mediche e per i fondi necessari per pagarle”. I destinatari dell’appello, firmato fino ad oggi da oltre 17 mila persone, sono tra gli altri António Guterres, Segretario Generale Nazioni Unite; Donald J. Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America e David M. Sassoli, Presidente Parlamento europeo.
Un’iniziativa, spiegano al Sir le ong promotrici che fanno capo al movimento dei Focolari, “al di sopra di qualsiasi orientamento politico o ideologico con l’obiettivo di salvaguardare la popolazione civile siriana”. “Le sanzioni – dicono le ong – bloccano investimenti e transazioni finanziarie rendendo difficili i commerci, importazioni e esportazioni. I siriani che sono all’estero non riescono più a far arrivare soldi ai loro parenti”. Le ong non mancano di segnalare “un velo di ipocrisia sul tema delle sanzioni:
hanno posto l’embargo all’acquisto del ferro perché potrebbe essere usato a fini bellici e poi fanno arrivare qui in Siria armi da ogni dove. Piuttosto che impoverire il popolo siriano con le sanzioni, Ue e Usa dovrebbero trovare strade di dialogo per una soluzione negoziata del conflitto. In Siria prima d’ora non abbiamo mai visto gente che cerca cibo nell’immondizia e persone che vendono reni per avere soldi”.
Anche l’Associazione pro Terra Sancta, che fa riferimento alla Custodia di Terra Santa, invoca lo stop all’embargo alla Siria, così come le Trappiste siriane. In una lettera le religiose chiedono la fine delle sanzioni che pure, affermano, “non sono l’unica causa di tutti i problemi in Siria. Ci sono tante responsabilità, anche interne. Ora c’è una guerra economica in corso, una guerra di spartizione di aree di potere, di privilegi economici, di influenze sul territorio”. Per questo il sistema politico-economico interno è chiamato a combattere la corruzione e a promuovere la crescita, facendosi carico dell’interesse del paese aiutando tutti i cittadini”.