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sabato 14 aprile 2018

Dichiarazione dei Patriarchi di Antiochia Greco-Ortodosso, Siro-Ortodosso e Greco-Melkita Cattolico sull'attacco a Damasco


Damasco, 14 aprile 2018

Dio è con noi; lo comprendano tutte le nazioni e si sottomettano!

Noi, i Patriarchi: Giovanni X°, Patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente, Ignazio Aphrem II°, Patriarca Siriaco Ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente, e Giuseppe Absi, Patriarca Melchita-greco cattolico di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme, condanniamo e denunciamo la brutale aggressione che ha avuto luogo questa mattina contro il nostro prezioso Paese, la Siria, da parte degli Stati Uniti, dalla Francia e dal Regno Unito, con l'accusa secondo cui il governo siriano avrebbe usato armi chimiche. Leviamo le nostre voci per affermare quanto segue:
1. Questa brutale aggressione è una chiara violazione delle leggi internazionali e della Carta delle Nazioni Unite, perché è un assalto ingiustificato a un paese sovrano, membro dell'ONU.
2. Ci provoca grande dolore che questo attacco provenga da Paesi potenti a cui la Siria non ha causato alcun danno in alcun modo.
3. Le accuse degli Stati Uniti e di altri paesi secondo cui l'esercito siriano starebbe usando armi chimiche e che la Siria è un Paese che possiede e usa questo tipo di arma, sono affermazioni ingiustificate e non supportate da prove sufficienti ed evidenti.
4. Il tempismo di questa ingiustificata aggressione contro la Siria, quando la Commissione internazionale indipendente di inchiesta stava per iniziare il suo lavoro in Siria, mina il lavoro di questa commissione.
5. Questa aggressione brutale distrugge le possibilità di una soluzione politica pacifica e porta a un'escalation e a maggiori complicazioni.
6. Questa ingiusta aggressione incoraggia le organizzazioni terroristiche e dà loro lo slancio per continuare nel loro terrorismo.
7. Chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di svolgere il suo ruolo naturale nel portare la pace piuttosto che contribuire all'escalation delle guerre.
8. Facciamo appello a tutte le Chiese dei Paesi che hanno partecipato all'aggressione, perché adempiano ai loro doveri cristiani, secondo gli insegnamenti del Vangelo, e condannino questa aggressione, richiamando i loro governi a impegnarsi per la protezione della pace internazionale.
9. Salutiamo il coraggio, l'eroismo e i sacrifici dell'Esercito Arabo Siriano che coraggiosamente protegge la Siria e fornisce sicurezza alla sua popolazione. Preghiamo per le anime dei martiri e per il riabilitazione dei feriti. Siamo fiduciosi che l'esercito non si piegherà davanti alle aggressioni terroristiche esterne o interne, ma continuerà a combattere coraggiosamente contro il terrorismo fino a quando da ogni centimetro della terra siriana sarà sradicato il terrorismo. Allo stesso modo, lodiamo la coraggiosa posizione di Paesi che sono amichevoli nei confronti della Siria e della sua popolazione.
Offriamo le nostre preghiere per la sicurezza, la vittoria e la liberazione della Siria da ogni tipo di guerra e terrorismo. Preghiamo anche per la pace in Siria e in tutto il mondo e chiediamo di rafforzare gli sforzi della riconciliazione nazionale per proteggere il paese e preservare la dignità di tutti i Siriani.

San Charbel ( e Padre Bottegal) salvi la Siria


Nessun testo alternativo automatico disponibile.


Prendo una notizia da Repubblica. Potrei riprenderla da qualunque giornale, tanto tutti gli articoli sono in fotocopia: dipendono da rilanci d’agenzie, mica hanno una squadra di giornalisti sul posto.
«Un nuovo attacco aereo a Douma con armi chimiche provoca almeno 100 morti e mille feriti. Continua una guerra diplomatica Usa-Russia, con Washington che chiede ai russi di abbandonare Assad e Trump denuncia “l'insensato attacco chimico” con un tweet in cui punta il dito contro il presidente Putin: “La Russia e l'Iran sono responsabili per il sostegno all'Animale Assad. Ci sarà un alto prezzo da pagare”. Una fonte dell'amministrazione fa sapere che la Casa Bianca non esclude la rappresaglia contro Assad: un raid missilistico contro obiettivi del regime siriano. “Non escluderei” alcuna opzione, ha affermato alla Abc Thomas Bossert, consigliere di Trump per la sicurezza nazionale e l'antiterrorismo, in contatto con Trump da sabato sera per valutare una risposta. “Quelle foto sono orribili - ha aggiunto -, in questo momento stiamo esaminando l'attacco”».

Che pena. Già il dire “quelle foto sono orribili” indicano che Bossert si fida delle foto. Di quelle foto, ovviamente, non sappiamo (1) quando sono state scattate (2) dove sono state scattate (3) da chi sono state scattate (4) perché sono state scattate.

Ad esempio, avete già visto la povera bimba che chiude gli occhi alla sua bambola per non vedere gli orrori della guerra? Ce l’hanno già propinata come bimba di Gaza anno 2014, bimba siriana anno 2016, bimba siriana anno 2018. Pare che sia semplicemente una bimba turca 2007 che sta giocando, ma anche questo non ha importanza. L’unica cosa certa è che una foto non è nulla e da una foto non si può dedurre nulla.

Per sapere (1) SE sono state usate armi chimiche (2) QUALI armi chimiche sono state usate (3) DA CHI sono state usate (4) PERCHE’ sono state usate, occorre ovviamente una lunga inchiesta indipendente e realizzata sul posto. Quanto può durare un’inchiesta simile? Diversi mesi, sicuramente. Se gli Stati Uniti partono in tromba per bombardare, significa solo che volevano bombardare, punto e basta; e le armi chimiche sono il solito pretesto.
Si accoda Macron, ovviamente: «Il presidente Macron ha detto che la Francia deciderà nei prossimi giorni con gli alleati Usa e Gb come rispondere al regime siriano sul presunto attacco con armi chimiche nella Ghouta. Eventuali raid degli aerei francesi avrebbero come obiettivo le “capacità chimiche” del regime siriano». Rispondere a un “presunto” attacco. Che pena.

Naturalmente si accodano anche i politici locali (Trump è brutto sporco cattivo; ma diventa un bravo ragazzo se si mette a bombardare Assad). Il neo-capogruppo PD al Senato Andrea Marcucci ha detto che «ciò che sta accadendo in Siria è inaccettabile. L'utilizzo delle armi chimiche va condannato, così come gli autori e mandanti di tale scellerati azioni. Nessuna attenuante per tale cieca violenza che ci ricorda le stragi nazifasciste della fine della seconda guerra mondiale». Anche Marcucci, ovviamente, per fare queste affermazioni perentorie, non sa niente di più di quello che sa Trump. Ossia nulla.

Vi ricordate la “madre di tutte le fake news” siriane? Si cominciò con il rapimento della bella Amina, la ragazza lesbica di Damasco che “combatteva” il regime di Assad. In realtà la bella Amina era Tom McMaster, un americano che scriveva da Edimburgo. Ma se andate a rivedervi l’articolo di Repubblica del 9 giugno 2011 troverete non solo la inesistente Amina «fermata da tre agenti in borghese armati e costretta a entrare nella loro auto nei pressi della piazza degli Abbasidi della capitale siriana», ma troverete addirittura «la sua partner Sandra Bagaria, intervistata in Canada dal New York Times».

E’ una noia, ormai. Mentre la verità è così semplice: l’occidente vuole distruggere la Siria dopo aver distrutto Afghanistan, Iraq e Libia. E prima di distruggere l’Iran.
Come è stato distrutto l’Afghanistan? Imputando ai Talebani la copertura di Osama Bin Laden, autore dell’attacco alle Torri Gemelli. I Talebani hanno sempre negato di c’entrare qualcosa con la vicenda dell’11 settembre. Ma i media li detengono gli USA, non i Talebani.
Come è stato distrutto l’Iraq? Imputando a Saddam le inesistenti “armi di distruzione di massa”.
Come è stato distrutta la Libia? Accusando Gheddafi di “bombardare il suo popolo”. Il suo popolo: il popolo più ricco dell’Africa, con il massimo livello ISU (Indice di Sviluppo Umano), senza debito, senza emigrazione, senza disoccupazione.
Come distruggono la Siria? Imputando ad Assad la “repressione di un movimento pacifico”, movimento che in realtà è stato da subito una guerra civile finanziata dall’esterno, dove più dell’80% dei “ribelli” sono miliziani non siriani.

La realtà della Siria era questa.
(1) Un paese senza debito. E si sa che “un paese senza debito fa rabbia agli usurai”. Assad aveva portato una grande prosperità in Siria; e paradossalmente le sanzioni avevano costretto la Siria a fare da sé i prodotti di consumo, finendo addirittura per esportarli.
(2) Un presidente amato. La gente ha la vaga idea che la Siria sia uno stato musulmano. In realtà è uno stato laico, dove tutte le religioni sono rispettate, compresa la minoranza cristiana. Era un paese “democratico”? Assad rispose una volta «Dipende con chi mi confrontate. La Francia è più democratica di noi. Ma noi siamo certamente più democratici dei vostri alleati della Penisola Arabica.» Assad è l’uomo giusto per imporre il pugno di ferro sull’islamismo radicale.
(3) Un paese dove tutti i “fondamentali” erano garantiti. Pace, benessere, convivenza tra le minoranze, possibilità di mangiare, curarsi, lavorare, studiare, viaggiare, pregare. Nessuna necessità di emigrare.

Ogni volta che i media iniziano a parlare di armi chimiche, significa una sola cosa: che l'esercito siriano ha appena ottenuto una vittoria importante. Assad vince a Ghouta, liberandola dai miliziani invasori (e Ghouta è la porta di Damasco) e prontamente gli USA e i loro media tirano fuori la notizia delle armi chimiche per aver la scusa di bombardare.

Scrivevo il 27 aprile 2017 un articolo sulla Siria intitolato “Gli sceneggiatori sono stanchi”. Oggi sono ancora più stanchi, perché la Hollywood della guerra ripropone sempre la solita solfa e la solita conclusione: Assad è cattivo e arrivano i missili USA a esportare democrazia. Trump in Siria come Obama in Libia. E io, con quest’articolo, vado a ripetere le stesse cose di un anno fa.

Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi.
«Cur - inquit - turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?»
«Qui possum facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor.»
«Ante hos sex menses male - ait - dixisti mihi».
«Equidem natus non eram!»
«Pater, hercle, tuus male dixit mihi!»
Atque ita correptum lacerat iniusta nece.
Come dite? Che paragonare Assad a un agnello è eccessivo? Niente di eccessivo. Chi non ha accesso ai media è sempre e comunque l’agnello. Verrà divorato dal lupo nell’applauso generale: l’Aquila americana colpisce il dittatore! Ma non c’è dittatore peggiore di chi usa i media per i propri scopi. Chi ci ha mentito su Afghanistan, Iraq, Libia, potrà mai dirci la verità sulla Siria?

Di fronte a questa situazione c’è ormai una sola possibilità: invocare San Charbel Makhluf, santo libanese, santo del Medio Oriente, di fermare gli americani e di salvare Assad e la Siria. Se potete condire la preghiera con un po’ di digiuno, viene meglio.

Giovanni Lazzaretti
Taglio Laser, la Voce di Reggio, 14 aprile 2018

mercoledì 11 aprile 2018

Da suor Yola: "amici, siate con noi! #NoWarInSyria"

L'immagine può contenere: 8 persone, tra cui Yola Girges, persone che sorridono, persone in piedi e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: 10 persone, persone che sorridono, persone sedute, bambino e tabellaL'immagine può contenere: 5 persone, persone che sorridono, persone sedute e bambinoL'immagine può contenere: 4 persone, tra cui Yola Girges, persone che sorridono, persone sedute, bambino, bimbo e spazio all'aperto

Voglio dire a tutti i miei amici italiani di divulgare questa verità che vi dicono i nostri bambini,  i nostri giovani:  per 7 anni abbiamo sofferto, sì, ma abbiamo toccato con mano che la Siria è più grande di tutti i potenti del mondo.
In Damasco Dio ha accecato Paolo e qui egli ha visto la luce e da carnefice è diventato Apostolo e portatore di Verità. 
E quindi Dio protegge la Siria SURIA ALLA HAMIHA.
La Siria è una terra Santa da 7000 anni non le potrà accadere nulla, ricordatevelo sempre . 
Questo ve lo dicono i bambini della Siria 
Allora lasciateci in pace e mai più la Guerra!

suor Yola Girges, Damasco

lunedì 9 aprile 2018

USA/Syria: pronti a colpire 'per sentito dire'


Strano strano: l’Osservatorio siriano per i diritti umani, totalmente consegnato alla causa del regime-change in Siria, quindi non certo uno strumento in mano ad Assad, non dà alcuna notizie dell’asserito attacco chimico che sarebbe avvenuto a Douma, presso Ghouta orientale. Attacco che l’Occidente attribuisce ad Assad.
L’Osservatorio è dedito alla propaganda contro il governo siriano. I suoi oppositori lo accusano di Inventarsi o distorcere notizie alla bisogna; un po’ come quando si narrava che i comunisti mangiavano i bambini.    Allo scopo si avvale di fonti sul campo, fonti jihadiste, ovvio, e terroriste. Ha quindi un rapporto diretto con gli attori presenti nel teatro di guerra. Nel caso specifico, la banda Jaysh al-Islamfinanziata e armata dall’Arabia Saudita, che controllava Douma.

Il resoconto dell’Osservatorio siriano dei diritti umani 

Bene, l’Osservatorio dedica alle interna corporis di Douma tantissimi articoli, di cui cinque solo oggi (almeno fino al momento in cui abbiamo realizzato questa piccola nota), dettagliando cosa è successo nel quartiere assediato di Damasco.    Note in cui si narra che ci sono stati pesanti bombardamenti da parte delle forze russo-siriane, e che in seguito a queste la popolazione civile si è ribellata agli jihadisti e gli ha chiesto di accettare l’accordo proposto dai loro nemici e di abbandonare il quartiere.  Hanno persino manifestato sotto la casa del capo della milizia, per fargli capire che doveva sloggiare.
Magnanimamente, i jihadisti alla fine hanno accettato, spiegando in un comunicato che lo facevano per il bene della popolazione civile. E ora pare che stiano andando via, sotto la “pressione popolare”, imbarcati su 26 autobus messi a disposizione da Damasco. Saranno destinati ad un’altra zona della Siria controllata da altri jihadisti.
Bene, in nessuno di questi articoli si parla di gas tossico, attacco chimico o quanto altro. Solo in un articolo del 7 aprile si accenna a “11 persone, tra cui almeno 5 bambini, soffocate, dopo il bombardamento di un aereo da guerra”.
Al di là della veridicità o meno della notizia (l’Osservatorio non è molto attendibile, per usare un eufemismo), resta che non parla di gas, ma di generici sintomi di soffocamento di 11 persone.   Va da sé che se si lancia un attacco chimico i sintomi sono ben più gravi e le persone colpite risulterebbero in numero ben maggiore.   Inoltre, di solito, le notizie riguardanti gli asseriti attacchi chimici del passato erano corredate con foto raccapriccianti. In questo caso di foto ne sono circolate pochine e tutte molto più che generiche: potrebbero essere state scattate ovunque.
Quella che circola di più l’abbiamo messa in esergo al nostro articolo e inquadra un bambino con un respiratore, mentre la sua compagnetta non ha nulla, se non legittima paura. Foto che non provano nulla insomma, se non l’innocenza violata dei bambini in questa sporca guerra.   Una sporca guerra che si alimenta di menzogne. I siti russi rilanciano le dichiarazioni della Croce rossa siriana, che dice di non aver trovato tracce di gas a Douma.
E in realtà, non si capisce perché i jihadisti incistati nel quartiere non hanno denunciato quell’attacco nel comunicato rivolto ai cittadini di Douma che l’Osservatorio siriano per i diritti umani riporta tutto nel dettaglio: non una riga sull’asserito attacco chimico (cliccare qui).  Perché tacere? Si poteva ben denunciare che a seguito dell’attacco chimico avevano deciso di andar via…
Si noti che questo articolo, e soprattutto il comunicato degli jihadisti, è successivo all’attacco in cui L’Osservatorio denuncia i presunti sintomi di soffocamento. Non una riga su gas e attacchi chimici. Nemmeno una…
Vuoi vedere che si sono inventati tutto?
Ps. Ovvio che da oggi tutto può cambiare e magari anche sul sito dell’Osservatorio scorreranno fiumi di inchiostro su gas e quanto altro. Ma il dato rilevato resta. E conferma quanto scritto stamane: la storia dell’attacco chimico è una messinscena costruita ad arte per attaccare Assad

Siria: l’attacco chimico, tragico pretesto

Un altro attacco chimico in Siria scatena la reazione internazionale. “Ora l’America di Trump dovrà colpire. Dovrà rispondere alle immagini spaventose che giungono dalla Siria”, scrive Franco Venturini sul Corriere della Sera di oggi. Si potrebbe concordare. Ma difficilmente Washington bombarderà Ryad, che sostiene i jihadisti di Jaysh al-Islam, l’organizzazione jihadista che ha lanciato l’attacco.  Perché, con ritornello ripetitivo quanto stantio, i politici e i media dell’Occidente accusano Damasco e Putin. E si preparano a colpire la Siria.

Un attacco chimico annunciato

Solo che stavolta Mosca non starà a guardare. Ha allertato le difese schierate in Siria, e sono tante. Sarà la terza guerra mondiale? Washington dovrebbe riflettere prima di compiere passi fatali. L’escalation è una possibilità, anche se ad oggi remota.
Sull’attacco chimico è inutile spiegare che Assad  non ha alcun interesse a usare i gas contro i suoi nemici, anzi, sui quali sta avendo la meglio usando armi convenzionali.
Per un beffardo incrocio di destini, proprio oggi sembra si sia chiuso l’accordo con gli assassini di Jaish al islam che controllano Douma, il quartiere nel quale sono stati sganciati i gas. Dovrebbero andarsene altrove, liberando l’area dalla loro nefasta occupazione.  Ma al di là, degli sviluppi, resta che non interessa a nessuno accertare i fatti. La responsabilità di Assad è dogma inderogabile. Come furono le armi di distruzione di massa di Saddam. E anche se gli interventisti palesano qualche dubbio, restano fermi nell’asserire che Assad va colpito.
Come fa Venturini con quel cenno col quale abbiamo iniziato questa nota. Nel proseguo dell’articolo, infatti, ammette che la responsabilità del governo siriano è dubbia…  A fine marzo avevamo riportato che “i ribelli siriani che combattono nel Ghouta avrebbero simulato un attacco chimico contro i civili come pretesto per un attacco americano“. Una constatazione non nostra, ma del sito Debkafile, collegato ai più che informati servizi segreti israeliani, che pure non hanno in grande simpatia Assad, anzi.
E da giorni media russi e iraniani avevano allertato su un attacco chimico imminente ad opera dei cosiddetti ribelli per incolpare i siriani.   Sempre Debkafile, oggi riporta: “Alcune fonti a Washington sospettano che alcuni gruppi dell’opposizione siriana stiano innescando l’escalation nella speranza di provocare un’azione militare USA in Siria, ribaltando l’intenzione annunciata dal presidente Trump di riportare a casa le truppe statunitensi“.

Trump e il ritiro dalla Siria

Trump, obnubilato dai fumi dell’incendio che ieri è divampato alla Trump Tower, (funesto presagio), si è scagliato lancia in resta per un’azione militare. La sua idea di ritirare le truppe dalla Siria sembra dunque appartenere al passato.   Oggi le difese siriane danno notizia di aver abbattuto alcuni missili Tomahawk lanciati contro una loro base aerea, un attacco che Mosca attribuisce a Israele.    Gli autori della strage di Douma sembrano dunque aver conseguito i risultati sperati.
Resta la perplessità per un complesso mediatico unidirezionale, come riscontrato durante la guerra in Iraq e quella in Libia. L’Unione sovietica aveva la Pravda, parola russa che significa verità.   Ai media occidentali è consentita certa libertà su temi secondari, ma, quando il sistema si compatta su una decisione che riguarda il suo stesso destino, hanno anche loro una Pravda alla quale attenersi, pena l’esclusione dal sistema stesso.   Una Pravda più sofisticata, certo, ma non meno perniciosa. Pericolosa deriva. Totalitaria.

venerdì 6 aprile 2018

Ritorno a Deir Ezzor



di Alexandre Goodarzy
responsabile di SOS Chrétiens d'Orient

La mia ultima visita a Deir Ezzor risale a dieci anni fa. Sto tornando in questa città che ora sembra così lontana da Damasco. Dovevo vedere come si presenta adesso, dopo tanti anni di assedio e di guerra.
La strada rimane pericolosa anche se l'intera zona è stata riconquistata e pacificata dall'Esercito Arabo Siriano e dai suoi alleati. Quindi scegliamo di volare a Qamishli, una città di origine siriaca situata nell'estremo nord-est del paese, vicino al confine turco. Poi saliremo a bordo di un veicolo che ci porterà a Hassakeh, più a sud. Resteremo lì durante la notte. Nelle prime ore del mattino successivo prenderemo un altro veicolo per continuare verso sud per raggiungere il fiume Eufrate e giungere a Deir Ezzor, la nostra destinazione finale. Viaggiamo con Padre Gabriel, un prete Siriaco Ortodosso di Hassakeh, che ha gentilmente accettato di guidarci in sicurezza verso la nostra destinazione.
Dobbiamo passare un check point dopo l'altro, quelli dei Curdi del PYD e quelli dell'Esercito Siriano, prima di raggiungere la "Porta di Deir Ezzor" che possiamo vedere da lontano in una foschia nebulosa. È nera. L'arredamento funebre diventa sempre più chiaro man mano che ci avviciniamo alla città. Le carcasse "disossate" di auto e camion stanno sparpagliate su entrambi i lati della strada. Questa scena mi ricorda Aleppo e le molte ore di viaggio su strade che non hanno niente altro da offrire che scene di totale desolazione da Ithrye quando si prende la strada di Khanasser.   Veicoli leggeri e pesanti che sono esplosi sulla strada sono i silenziosi testimoni della violenza usata per fermarli sul loro percorso. È semplicemente impossibile immaginare lo scenario! Persone che volevano fuggire, o - forse - tornare a casa - letteralmente distrutte dagli uomini in nero.
Proseguiamo verso la città ma è impossibile accedervi direttamente. Dobbiamo fare una lunga deviazione. Questo ci dà l'opportunità di attraversare villaggi dove si sono verificati terribili massacri "prima che gli Hezbollah venissero a liberarci", ci racconta un mercante locale che ci vende bottiglie d'acqua. Il marchio della Bestia Islamica è onnipresente. Può persino essere visto sulle facciate di alcune case. Può essere ancora letto sui cartelli stradali nonostante le molte mani di vernice che sono state usate per cancellarlo.   Questi villaggi stanno tornando alla vita davvero! I più giovani tornano a scuola e i padri che stanno bevendo il tè sul ciglio della strada sono occupati con i lavori manuali che richiedono il loro lavoro per guadagnarsi il pane quotidiano.   Sono presenti molti soldati. I tratti tesi sui loro volti e nei loro occhi abituati alla vista della guerra testimoniano quanto han dovuto lottare per riconquistare alcune centinaia di metri quadrati di terreno.
 Finalmente raggiungiamo le rive dell'Eufrate. Niente più ponti, sono stati tutti distrutti durante le lotte tra l'Esercito Arabo Siriano e lo Stato Islamico.
I Russi sono dall'altra parte del fiume. Hanno allestito una sorta di ponte galleggiante che è legato a due anfibi che spingono il ponte da un lato all'altro. È il modo consueto di attraversare il fiume, ma Padre Gabriel chiede a uno dei soldati di farci attraversare con uno Zodiac. In questo modo abbiamo diritto a una speciale crociera di benvenuto. Mentre Padre Gabriel sta aspettando il ponte galleggiante per portare la sua auto dall'altra parte, noi beviamo un bicchiere di mate e aspettiamo che egli si unisca a noi.
Una volta completata la traversata, continuiamo sulla strada per gli ultimi chilometri che ci separano ancora da Deir Ezzor e dal suo centro. Guidiamo lungo la zona dell'aeroporto che è stata brutalmente assediata dai terroristi per un lungo periodo di tempo. Questo mi porta a ripensare a grandi eroi, come il generale Issam Zahreddin, e a immaginare tutti gli anni di intensi combattimenti che lui e i suoi uomini hanno dovuto affrontare, principalmente per le popolazioni locali le cui vite hanno cercato di risparmiare o di salvare.  Ricordo anche le numerose volte in cui l'esercito americano ha bombardato senza sosta la Guardia nazionale siriana , indebolendo così l'Esercito Siriano di fronte al nemico. Questo obiettivo "sbagliato" ha portato alla perdita di un posto strategico detenuto dall'Esercito Siriano, dividendolo in due parti ed isolandole l'una dall'altra e rendendo l'Esercito Siriano più vulnerabile di fronte ai barbari dello Stato Islamico! Nonostante ciò, erano rimasti saldi fino a quando l'Armata siriana non è riuscita a penetrare attraverso le linee meridionale e occidentale e a spezzare l'assedio.
Passiamo poi nelle aree più danneggiate e distrutte della città, quelle della prima linea, dove sorgevano le chiese e il cinema Fouad. Non è rimasto nulla. Questi edifici sono tutti sbriciolati, solo un mucchio di detriti. L'unica chiesa che è ancora in piedi è la chiesa Siriaco Ortodossa. Il tetto dell'edificio, o ciò che ne rimane, è ancora sul posto e ci offre una "vista mozzafiato" su un paesaggio urbano desolato.
Solo rovine a perdita d'occhio. Eppure la vita sta riprendendo il sopravvento. Gli uomini stanno tornando per vedere cosa rimane del loro negozio o della loro casa. Puliscono, rassettano, prestano attenzione a ogni punto su cui mettono i piedi. Nonostante questo le mine stanno ancora mutilando e uccidendo, anche anni dopo la fine dei combattimenti.
Il tempo passa velocemente. Abbiamo già passato ore a osservare i resti della città. Dobbiamo tornare indietro. È impossibile attraversare l'Eufrate dopo le 14:00 e sono già le 13:00. È il momento di dire addio ..
Sulla via del ritorno, lasciando la città, ci fermiamo a una diga che arriva fino all'altezza di un ponte. È distrutto e sprofonda nel fiume. Lo riconosco, è quello che fu costruito nel secolo scorso dai Francesi. Lo ricordo perché 10 anni fa mi tuffai da questo ponte nell'Eufrate e vi feci il bagno. Era diventato una specie di rituale! Ogni volta che andavo a Damasco, passavo a Palmyra, poi continuavo verso Deir Ezzor prima di tornare ad Aleppo. Il passaggio per Deir Ezzor era invariabilmente segnato da ore di nuoto nell'Eufrate. L'immagine del ponte è rimasta impressa nella mia testa. A volte ripenso a tutti questi giovani che vivevano lì e con i quali condividevamo questi momenti, mi chiedo che ne sia stato di loro... Il ponte in questione è distrutto, ma non posso fare a meno di sorridere ripensando a tutto questo ...
Scattiamo qualche foto e poi ripartiamo velocemente, infatti è già troppo tardi. Non si lascia passare più nessuno a quest'ora, né in un senso né nell'altro. Ma il rispetto che i Siriani hanno per gli uomini di chiesa ci apre le porte e rende molte cose più facili. I soldati dell'Esercito siriano, gli uomini di Hezbollah, i Russi, gli Afghani e miliziani curdi del PYD che incrociamo non rifiutano niente ad un uomo di chiesa, quale che sia la loro religione. Alla vista di un prete, ci si inchina e si fa un'eccezione ...
Arriviamo in extremis ad attraversare l'Eufrate in direzione opposta, poi riprendiamo il nostro percorso per Hassakeh e Qamishli dove il nostro aereo ci aspetta per ritrovare Damasco, anch'esso sotto le bombe... nel momento in cui il mondo si lamenta per il destino di questi stessi delinquenti che cercano di fare di Damasco quello che essi hanno già fatto di Deir ez Zor, di Aleppo, di Mosul e di molte altre città in Medio Oriente... 
Il bilancio, a Damasco, era pesante al nostro ritorno: 38 morti e 50 feriti ...


Durante la mia visita a Mhardeh e Sqelbiye, sono stato toccato dalle parole di speranza e di fede di eroi come Simon e Nabel. Questi due guerrieri della Difesa Nazionale affrontano quotidianamente migliaia di terroristi siriani e stranieri a sud di Idlib. Le decine di autobus che hanno svuotato la Ghouta (alle porte di Damasco) dei suoi jihadisti si stanno stipando davanti ai loro occhi nei villaggi vicini. È da questi stessi villaggi dove vengono inviati, che gli abitanti di Mhardeh e Sqelbiye riceveranno nuovi attacchi!
La guerra è finita per Damasco ma non per quelli che vivono in prima linea, non per Simon, non per Nabel!
Nonostante tutto, essi rimangono fiduciosi, pieni di speranza, sempre sorridenti! Ci ripetono spesso con orgoglio che  "le campane continueranno a suonare a Mhardeh e Sqelbiye!"
Possa Dio benedirvi e proteggervi, cari Simon e Nabel.
Dio benedica Mhardeh e Sqelbiye.
Dio benedica la Siria.
Alexandre, capo della missione in Siria.

lunedì 2 aprile 2018

Cosa pensano i cristiani siriani?


 di James Perloff , 31 marzo 2018
"H" (iniziale dell'intervistata) è nata a Damasco e immigrata legalmente negli Stati Uniti dalla Siria più di 20 anni fa, molto prima che iniziasse la guerra. È diventata cittadina degli Stati Uniti ed ha conseguito un dottorato in un'università americana. Parla perfettamente inglese e arabo. Di recente è tornata da un viaggio in Siria, dove ha molti familiari e amici che la tengono informata della situazione. È anche una dei cristiani più gentili e devoti che abbia mai incontrato. Sto mantenendo il nome di H riservato, poiché non voglio con questa intervista mettere a repentaglio la sicurezza della sua famiglia in Siria, o lo stato del suo lavoro professionale negli Stati Uniti.
Inizialmente avevo previsto che la nostra discussione sarebbe stata divisa in due parti; per prima cosa le ho voluto dare un breve quadro sui retroscena della politica americana. Quando ci siamo seduti, ho detto a H che sono giornalista dal 1985. Ho iniziato a spiegare che l'America è gestita da un'oligarchia che si nasconde dietro una facciata di democrazia bipartitica, che i candidati presidenziali sono stati a lungo preselezionati, che gli americani sono stati ripetutamente ingannati riguardo alle guerre passate e presenti e che la nostra stampa è controllata dallo stesso establishment che controlla i politici.  H stava sorridendo e ho potuto rapidamente capire che nulla di ciò che dicevo fosse una novità per lei. E così è stato appurato che il famoso commentatore "Syrian Girl" (i cui account Facebook e YouTube sono stati censurati) ha detto il vero: i siriani sono ben informati sul Nuovo Ordine Mondiale. In effetti, i siriani conoscono meglio le realtà della geopolitica americana di quanto non la conosca la maggior parte degli americani. Così, dopo circa quattro minuti, ho riso e ho detto a H che la mia "lezione" era finita. Le ho chiesto perciò di dirmi la verità sulla Siria. 
JP (James Perloff): Prima di tutto, parlami di Bashar al-Assad. I media americani e molti politici qui lo ritraggono come un dittatore malvagio che opprime il popolo della Siria e che deve essere rovesciato con uno dei nostri continuamente ripetuti “regime changes.”. Come giudica e che cosa pensa la gente della Siria riguardo ad Assad? Soprattutto, vorrei che tu dicessi ai miei lettori come i cristiani della Siria lo considerano.
il giorno di Pasqua, il presidente Assad e la moglie Asmaa
sono andati a visitare Christine, la giovane cristiana che ha
perso una gamba nel bombardamento del 22 gennaio dai
miliziani della Ghouta sul quartiere cristiano di Bab Touma

H: Lo amano. I cristiani lo adorano. Egli rispetta tutte le religioni. Molti americani hanno l'idea sbagliata che la Siria sia uno stato musulmano. Non lo è: è uno Stato laico, sebbene i cristiani siano in minoranza. Ogni mese, Bashar visita le suore del monastero di Mar Thecla, quelle che sono state rapite dall'ISIS, e ha anche visitato il monastero di Seidnaya.  
Bashar non avrebbe dovuto diventare presidente, lo sai. Suo fratello era stato preparato per quella posizione. Bashar ha studiato medicina e si è specializzato in oculistica, un oftalmologo. Ma dopo che suo fratello morì, suo padre gli chiese di prepararsi a prenderne il posto per la leadership della Siria.   Bashar ha portato grande prosperità in Siria. Anni fa, dopo che gli Stati Uniti hanno posto delle sanzioni contro di noi, siamo stati costretti a farci noi i nostri prodotti di consumo. È stato difficile, ma siamo diventati autosufficienti e abbiamo iniziato a esportare molti prodotti. Sai, la Siria non aveva debito pubblico prima della guerra. Quindi noi troviamo "umoristico" quando la stampa americana ci definisce un "paese del terzo mondo", considerando quanto debito gli Stati Uniti hanno.
Quanto ad Assad, è amato dai Siriani. E' solito uscire senza protezione tra la gente, senza guardie del corpo. Sai, è un alawita [gli alawiti sono una branca dell'islam sciita], mentre la maggior parte dei musulmani siriani sono sunniti, ma lo amano comunque. Certo, alcuni di loro preferirebbero avere un presidente sunnita, e ci sono persone che si oppongono a lui. Ma non c'è un presidente che sia benvoluto da tutto il suo popolo; guarda Obama, o Trump, nessuno ha il 100 per cento di approvazione, ma la maggioranza dei siriani ama Bashar. Conosco personalmente persone che sono andate a scuola con lui, e tutti garantiscono per la sua personalità.
JP: Nell'esercito siriano, i Cristiani stanno combattendo a fianco dei musulmani?
H: Sì, Stanno combattendo lo stesso nemico. Molti Cristiani sono morti nell'esercito siriano. Ti troverò alcune foto di soldati cristiani che pregano in chiesa prima di andare in battaglia.
JP: Adesso, per quanto riguarda i cosiddetti "ribelli" che gli Stati Uniti sostengono, quanti sono in realtà i Siriani?
H: Dall'80 al 90 per cento sono stranieri - la maggior parte non parla nemmeno l'arabo [la lingua madre della Siria]. Vengono da tutto il mondo: Afghani, Sauditi, Libici, Ceceni, persino dal Canada. Sono addestrati in Turchia e in Giordania.
JP: Mi è stato detto che gli Stati Uniti pagano questi mercenari più di quanto paghino i nostri stessi soldati (USA).
H: Questo non saprei, ma combattono per chi li paga di più.
JP: Sembrerebbe giusto dire che il Nuovo Ordine Mondiale crede di poter far lavorare chiunque per sè se li pagano abbastanza bene, che si tratti di banchieri, politici, giornalisti, o soldati. Ora in America sentiamo molti termini confusi per descrivere i "ribelli": Isis, Daesh, Al Qaeda, Al Nusra, i Caschi Bianchi. Puoi chiarire?
H: ISIS è lo stesso di Daesh e sono supportati dall'Arabia Saudita. Jabhat al-Nusra ottiene supporto dal Qatar. Sono entrambi alleati degli Stati Uniti, e gli Stati Uniti lo sanno, e continuano a chiamarli "ribelli moderati". Jabhat al-Nusra, Al Qaeda, i Caschi Bianchi, sono fondamentalmente gli stessi. Qualunque sia il loro nome, sono pagati per fare la guerra in Siria contro il governo.
JP: Come sicuramente sai, il film The White Helmets ha ricevuto un Oscar come "Miglior documentario". È un grande esempio di come Hollywood sia politicizzata. Ovviamente, Hollywood è gestita dallo stesso sistema che controlla i mezzi di informazione e il governo.
H: In realtà, non ne ero a conoscenza, né ho visto quel film. In Siria, li chiamiamo "Evil Helmets" o anche "Devil Helmets." Costruiscono un sacco di notizie false. Quando i combattimenti iniziarono intorno a Homs, uomini incappucciati vennero e cacciarono la mia zia e alcuni dei suoi vicini fuori dal letto; li hanno fatti alzare per stare fuori all'aperto solo con i loro pigiami. I militanti li hanno filmati e poi la registrazione è stata trasmessa da Al Jazeera dicendo: "Questo è ciò che Assad sta facendo al suo popolo". Come forse sapete, Al Jazeera ha fatto un accordo con il canale di Al Gore. Tutto ciò mi ricorda il film Wag the Dog, in cui il governo ingaggia un regista di Hollywood per filmare una guerra falsa, che verrà trasmessa nei notiziari come se stesse davvero accadendo. Oggigiorno è facile fabbricare notizie false.
JP: Voglio raccomandare ai miei lettori di guardare Wag the Dog (titolo italiano "Sesso & Potere") se non l'hanno fatto. Ora, che cosa succederebbe ai Cristiani siriani se Assad fosse rovesciato e queste persone fossero vittoriose?
H: Tu non vorresti saperlo... A Maaloula, quattro cristiani, tre uomini e una signora, avevano pistole puntate alla loro testa dall'ISIS e fu loro imposto di rinunciare a Cristo o sarebbero stati uccisi. Si sono rifiutati di rinunciare a Cristo. Quindi furono tutti uccisi; gli uomini morirono martirizzati e la donna fu creduta morta, ma era ancora viva e visse per raccontare la storia. Ma voglio che tu sappia che tutti questi gruppi non solo uccidono i Cristiani, ma uccidono anche i musulmani che non sono d'accordo con le loro convinzioni, che siano sunniti, sciiti o membri di altri rami dell'Islam.
JP: Per me, è una follia che abbiamo sostenitori di Trump qui in America, che si professano cristiani ma che tifano per la sua politica "Assad se ne deve andare", che è identica alla politica Neocon "Assad se ne deve andare" di Obama, John McCain e Hillary Clinton. Come sai, dopo che ha lanciato i 59 missili da crociera contro la base aerea di Shayrat, ho scritto un articolo chiamato "14 Ragioni per cui gli attacchi aerei della Siria furono davvero una cattiva idea". Un esempio per tutti: non è possibile smantellare armi chimiche bombardandole; questo le libererebbe solo nell'atmosfera, danneggiando le persone. Questa è la prova lampante che l'amministrazione Trump sapeva che Assad non aveva usato armi chimiche contro il suo stesso popolo.
H: E quale sarebbe il movente di Assad, subito dopo aver avuto un'enorme vittoria militare? [Aleppo]. Ogni volta che i media iniziano a parlare di armi chimiche, ciò significa solo una cosa: che l'esercito siriano ha avuto una grande vittoria. Come quella che abbiamo appena avuto in Ghouta, di cui avevamo disperatamente bisogno, perché se Ghouta fosse caduta Damasco poteva cadere, e quella sarebbe stata la fine della Siria. L'America vuole impedire il progresso dell'armata siriana, quindi creano una scusa per bombardare l'esercito di cui abbiamo disperatamente bisogno per proteggerci.
23 marzo: notte di celebrazione della popolazione di Damasco
per la vittoria dell'esercito siriano a Ghouta 

JP: Sì. Infatti, subito dopo che Trump bombardò la base aerea, l'ISIS lanciò una nuova offensiva per riprendere Homs. Quindi, quello che Trump in effetti ha fatto è stato sferrare un attacco a sostegno dell'ISIS, il che è molto ironico, dal momento che egli è arrivato al potere in gran parte in quanto oppositore dell'estremismo islamico. Naturalmente, l'America ha sostenuto a lungo l'ISIS con armi e addestramento. Dimmi, cosa ne pensano i siriani delle motivazioni del governo degli Stati Uniti?
H: In Siria noi diciamo: L'America non è l'America, l'America è Israele.
JP: Ci sono ex membri del Congresso, come Cynthia McKinney e Jim Traficant, che hanno confermato ciò che hai appena detto.
H: Mia madre è di Homs; è qui che i militanti hanno avuto la loro prima vittoria. Sai che bandiera hanno sollevato lì quando è successo?
JP: No, non lo so.
H: Era la bandiera israeliana. I miei amici e familiari ne hanno fatto delle foto, poi è stata rapidamente rimossa.
JP: Beh, immagino che non dovrebbe essere una sorpresa. L'ISIS non attacca mai Israele, i suoi feriti sono stati curati negli ospedali israeliani, e c'era un colonnello israeliano [Yusi Oulen Shahak], catturato tra le forze dell'ISIS. Ho letto di recente che i militari statunitensi hanno comandato un'esercitazione congiunta con gli israeliani, la più grande di sempre. Includeva un finto attacco alla Siria, al Libano e persino a Gaza.
H: Non lo sapevo, ma so che gli americani hanno circa 20 basi in Siria. Hanno ricevuto aiuto dai curdi.
JP: Venti? Bene, allora sono davvero seri nell'estendere la guerra. E loro non hanno il diritto di essere lì. Puoi immaginare come reagirebbero gli Americani se un paese straniero lanciasse missili cruise su di noi e costruisse basi sul nostro suolo? A proposito, dove hai preso quell'informazione sulle 20 basi?
H: Dalle notizie siriane, così come dai miei contatti in Siria.
JP: Quanto ritieni affidabili i mezzi di comunicazione siriani?
H: Beh, devo dire che in ogni Paese ci sarà una certa dose di parzialità sui suoi mezzi di informazione. Ecco perché è sempre importante avere informazioni anche dai tuoi contatti attraverso i social media e da amici e familiari sul campo; quelli possono dirti cosa sta realmente accadendo.
JP: Poi voglio chiederti che sentimenti provano i siriani per i Russi.
H: Se non fosse stato per l'intervento della Russia, la Siria sarebbe caduta molto tempo fa. I russi sono brave persone secondo l'opinione dei siriani. Non ci hanno mai tradito. Sai, quando ero ragazza in Siria, vivevamo molto vicino ai loro uffici governativi. Li vedevo in piscina. Ero molto a mio agio tra loro, erano brave persone che si occupavano dei loro affari. I siriani si fidano che la Russia sa mantenere la parola data, ma nessuno si fida degli Stati Uniti. Tutti in Siria e in tutto il Medio Oriente sanno che l'America può essere tuo amico un giorno, poi pugnalarti alle spalle il giorno seguente, perché hanno tradito i Paesi Arabi così tante volte.
JP: Beh, ne abbiamo un sacco di esempi, come sono sicuro che tu sappia, un tempo armavamo Saddam Hussein e prima di lui i Talebani.
H: Sì. Al proposito, c'è stato un tempo in cui i Siriani amavano davvero e rispettavano l'America. Ma questo è cambiato negli ultimi venti anni.
JP: In questo momento c'è un enorme risveglio cristiano in Russia, e Putin, naturalmente, è un Cristiano Ortodosso. Recentemente ho letto che una delle ragioni per cui è intervenuto in Siria è stata anche quella di proteggere la Chiesa Ortodossa, che è presente in Siria da 2.000 anni, e che è stato incoraggiato a farlo dal Patriarca Kirill.
H: Beh, questo non lo so, potrebbe essere vero. Tuttavia, voglio anche dire che nessuna nazione sacrifica i suoi soldati a meno che non sia anche nel suo interesse nazionale. La Russia ha interessi petroliferi e di gas naturale in Siria, e le dà anche ulteriore accesso al mare, di cui ha bisogno. Certamente, l'Occidente ha i suoi piani per il petrolio e il gas siriani, che minaccerebbe l'economia russa. Devi capire che la situazione in Siria è molto complessa. Abbiamo le alture del Golan che Israele ci ha tolto e non vuole restituire, quindi la Siria è in contrasto con Israele. Ci sono gruppi sunniti in Siria che vorrebbero sostituire Assad con un presidente sunnita; ciò renderebbe felice l'Arabia Saudita, che è un paese sunnita, e indebolirebbe l'Iran che è un paese sciita. Ci sono molti fattori e ragioni per questa guerra, chiamiamola pure una guerra mondiale che viene combattuta attraverso mercenari in Siria, così come in Iraq e nello Yemen. Gli stessi giocatori sono in quei Paesi. Quindi, per farla breve, è una guerra tra due grandi potenze, America e Russia, con i loro alleati, sulla nostra terra. In effetti, quest'ultimo affare con l'ex spia russa assassinata, e l'espulsione dei diplomatici russi, potrebbe non essere una coincidenza che ciò sia avvenuto nello stesso periodo del nostro successo a Ghouta. La nostra informazione è che i Russi hanno severamente avvertito gli Stati Uniti di non interferire bombardando il nostro esercito, o ci sarebbero state conseguenze.
JP: Beh, ci siamo chiesti tutti se l'Occidente stesse usando l'affare Skripal per iniziare una Guerra Mondiale! Ma in altre parole, potrebbero davvero tentare di fare pressione sulla Russia per fare marcia indietro in Siria.
H: Sì, o fare qualche tipo di accordo sulla Siria.
JP: Adesso voglio farti una domanda a cui ti potrebbe essere difficile rispondere: un giorno, qualche settimana fa, ti ho visto piangere e vestirti di nero. Ti ho chiesto cosa fosse successo e mi hai detto che la tua zona vicino a Damasco era stata pesantemente bombardata dagli israeliani.
H: Non solo dagli israeliani, ma anche da Jabhat al-Nuṣra. Usano un tipo di bomba illegale, non riesco a ricordare come si chiama. Ma ci sono state molte vittime e nessuna di queste è stata riportata dai media americani. Noi [H e la sua famiglia] siamo stati fortunati, perché eravamo appena arrivati, ma non nel preciso momento in cui è stato bombardato.
JP: Ho letto che gli Israeliani cercano di giustificare questi attacchi dicendo che ci sono Iraniani in Siria.
H: Oh, Jim, gli Israeliani non si giustificano! Fanno quello che vogliono. Sanno che possono farla franca per ogni loro azione.
JP: Bene, permettimi di chiederti questo. Ci sono gli Iraniani in Siria?
H: Sì, certo. Abbiamo volontari iraniani nell'esercito siriano. Abbiamo perso così tanti soldati in questa guerra, quindi abbiamo bisogno anche del loro aiuto.
JP: Ma gli Iraniani, perché dovrebbero combattere per la Siria?
H: Perché sanno che se la Siria cadesse, l'Iran sarebbe la prossima.
JP: Beh, questa è una ragione che ha senso.
H: Certamente: gli Iraniani supportano anche Hezbollah in Libano. Lo sapevi che solo in America Hezbollah è considerata terrorista? In Europa, nessuno li chiama così.
JP: Quanto sono ottimisti o pessimisti i Siriani riguardo alla vittoria?
H: Noi speriamo nella vittoria, e siamo incoraggiati dai successi dell'esercito siriano, ma la gente si sta consumando. Molti sono affamati e depressi; molti di loro non hanno più soldi, perché non sono stati in grado di lavorare per anni a causa della guerra. In Siria, quando qualcuno dice "Buona giornata", il saluto ha un significato diverso rispetto all'America. In Siria "Buona giornata" di solito significa: "spero che tu torni vivo e tutto intero". Perché sai, puoi tornare vivo, ma non essere ancora tutto di un pezzo.
JP: C'è qualcos'altro che vorresti far sapere agli Americani?
H: Sì, La ragione per cui esiste una "crisi dell'immigrazione siriana" è la guerra. Molte persone sono state costrette ad andarsene perché non avevano scelta. Lasciateci soli, e non ci sarà più nessun problema di immigrazione siriana. Vorrei anche dirvi che amo l'America, e sono felice, grata e onorata di essere chiamata Americana. Sono semplicemente in disaccordo con le sue politiche in Medio Oriente. Vorrei incoraggiare le persone a guardare oltre i titoli e a pensare, prima di formarsi un'opinione. I governi di tutto il mondo creano falsi pretesti per le guerre. Sfido gli Americani, i leader Americani e i leader del mondo, a competere nel progresso dell'umanità invece di competere nella creazione di armi che distruggono l'umanità. È un mio sogno vedere le persone lavorare insieme anziché l'una contro l'altra, creando abbondanza, non paura e scarsità. Quando gli altri stanno bene, stiamo tutti bene. Come disse l'apostolo Giovanni, se non ami tuo fratello che hai visto, come puoi amare Dio che non hai visto?
  ( trad. Gb.P.) 

sabato 31 marzo 2018

Mons. Abou Khazen: "Pregate perché il Cristo risorto possa infondere la pace ad Aleppo e in tutta la Siria”.

Kristos Anesti, Alithos Anesti
Cristo è risorto, è veramente risorto
Christ est ressuscité, il est vraiment ressuscité

da Asianews

La comunità cristiana vive le celebrazioni della Settimana Santa che preparano alla Pasqua “in un clima misto” di “speranza”, perché si possa arrivare presto “alla pace”, e di “scetticismo”, perché non è dato sapere ancora “come andrà davvero a finire”. È quanto racconta ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, che non nasconde la propria preoccupazione “per il nuovo intervento straniero [leggi la Turchia, ad Afrin] nel nord del Paese”. “Speriamo bene - aggiunge - ma la sensazione è che stanno spogliando questo povero Paese e si stanno dividendo le sue vesti”. 
Le intenzioni di preghiera dei fedeli, racconta il prelato, sono “sempre rivolte alla pace. Quando cesseranno le armi, allora sarà possibile ripartire con il lavoro e tornare a una vita più tranquilla, serena, com’era prima del conflitto”. “È commovente - prosegue il prelato - vedere tutte queste persone che si riuniscono per partecipare alle preghiere, alle celebrazioni, ai riti con un unico desiderio che li unisce: celebrare la pace”. Questa, aggiunge, “sarà l’ottava Pasqua di guerra. Tuttavia, resta viva la speranza è che la testimonianza di Cristo Salvatore possa infondere un rinnovato ottimismo e che, dopo la Via Crucis, giunga anche la resurrezione”. 
Da poco entrato nel suo ottavo anno, il conflitto siriano continua a mietere vittime fra la popolazione civile. Aleppo, un tempo capitale economica e commerciale della Siria, oggi porta i segni di questa lunga striscia di sangue: molte industrie e officine, cuore della produzione locale, sono ridotte in macerie. Migliaia di famiglie sono fuggite e la stessa comunità cristiana si è ridotta di oltre i due terzi. Il futuro resta un’incognita, soprattutto per i giovani.
In un contesto di violenze e devastazioni, la Chiesa ha avviato in questi anni diversi progetti di sostegno e aiuto alla popolazione. Fra i tanti ricordiamo la pulizia della città, gli aiuti alle giovani coppie di sposi, dai pacchi alimentari ai fondi per le forniture elettriche, i centri estivi per centinaia di bambini, i contributi per coprire le spese sanitarie e le medicine, le visite, gli esami, le cure. Sono tutte iniziative a favore dei bisognosi, che in molti casi la gente di Aleppo - per anni epicentro del conflitto siriano sino alla liberazione nel dicembre del 2016 - non si può permettere.
Da una città martoriata giungono però anche segni di speranza: il 18 marzo scorso 35 giovani della parrocchia latina hanno ricevuto il sacramento della Cresima dalle mani del vicario apostolico, assieme al locale parrocco p. Ibrahim Alsabagh. Il segno di una comunità viva, che vuole crescere e testimoniare la presenza di Cristo, fonte di pace e salvezza. “Il numero dei fedeli - sottolinea mons. Georges - in questi anni è diminuito ma la nostra resta una Chiesa viva. Vedere l’assiduità con cui le persone presenziano alle funzioni è fonte di speranza. Se il Signore ci salverà e ci darà un futuro, sarà anche grazie a questa comunità viva”. 
“Abbiamo sperimentato morte e distruzione - afferma il prelato - ma allo stesso tempo abbiamo vissuto grandi testimonianze di amore e solidarietà. La guerra continua e miete ogni giorno nuove vittime, un numero esagerato di morti. Le persone continuano a scappare dal proprio Paese. Di fronte a tutta questa sofferenza non possiamo restare sordi e impassibili, anche dopo otto anni non possiamo rassegnarci alla logica della violenza e della guerra”. 
La fede è più forte della morte, sottolinea il prelato, per questo le cerimonie sono sempre gremite di fedeli. Fra i momenti più significativi dei prossimi giorni “la visita a tutte le chiese della città che i cristiani di Aleppo faranno al termine dei riti del Venerdì Santo. Una sorta di processione che si snoda per le vie della città e che si concluderà a notte inoltrata”. “In occasione della Pasqua - conclude - rinnovo l’invito a pregare per questa nostra comunità, che è viva. Perché il Cristo risorto possa infondere la pace ad Aleppo e in tutta la Siria”.