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giovedì 15 marzo 2018

Siria, dopo sette anni

Jean-Claude Antakli, biologo, franco-siriano, cristiano, da anni non cessa di scrivere per raccontare la verità sulla guerra che oggi entra tragicamente nell'ottavo anno: perché il suono dei cannoni si fermi, così che gli uomini smettano di uccidere nel nome da Dio, nel nome di Allah, nel nome del denaro, della 'democrazia' e di tutti i demoni di questo mondo. Questo appello, che è indirizzato a ciascuno di noi, non deve essere dimenticato: egli ci ricorda “i nostri nonni hanno già pagato un prezzo pesante nella Seconda Guerra Mondiale, la terza è stata esportata dall'Occidente, tocca a noi fermarla”.
OpS

Appello del 17 gennaio 2018
Cari amici della Francia, del Libano, della Siria, dell'Egitto, dell'Iraq, di Israele, della Palestina e dei 5 Continenti. Vi sto inviando questo appello che ha bisogno della vostra attenzione, della vostra energia e di un po' del vostro tempo, così che un giorno, un bel giorno, non potremo più parlare di guerre, se non guerre contro la carestia, la miseria, la malattia, l'ingiustizia e i loro seguiti di orrori. Perché questo 17 gennaio, non fosse altro che giunge 27 anni dopo un'occupazione travestita, quella di un'America prepotente che con i suoi alleati aveva invaso l'Iraq con le conseguenze catastrofiche che sappiamo, con attacchi quotidiani che non finiscono ancora di distruggere un Paese, una civiltà, uomini e donne che avevano tutto per vivere in pace.
Nel 1990 avevo inviato una lettera al Presidente Bush perché riflettesse bene prima di invadere l'Iraq, perché ad Aleppo, in una casa modesta del quartiere Sléimanié, una veggente che conoscevo bene, per il suo carisma, per la sua integrità (cfr. 'Il silenzio di Dio'), aveva ricevuto un messaggio particolare dalla Santa Vergine che prefigurava ciò che sarebbe accaduto in Kuwait e in Iraq nove mesi più tardi, cioè molto prima che la Coalizione entrasse in guerra. Una copia di questa lettera è stata inviata al Presidente Mitterrand, al Santo Padre, al re dell'Arabia Saudita, al Presidente siriano, alla giornalista Marie-Claire Mendès France, al re del Belgio e a TF1... Questa voce dal Cielo, questa profezia, è stata rapidamente confermata dalla potenza delle armi.
Nel 2010, 20 anni dopo, lasciavo il salone di francofonia di Beirut proprio quando 50 persone innocenti erano uccise in una chiesa siriaca di Baghdad, mentre pregavano per il solo medesimo Dio: quello dei Musulmani, degli Ebrei e dei Cristiani. Avrei potuto proseguire per la mia strada e ignorare questo massacro, i miei figli erano al sicuro, quindi perché preoccuparsene quando i "grandi" di questo mondo han continuato a dormire tranquilli!? Tre giorni e tre notti di meditazione per trovare le parole giuste, le parole che potessero toccare il cuore del Presidente del Parlamento Europeo e quello degli uomini e delle donne di buona volontà; senza volerlo sono diventato colui che lanciava l'allerta con una nuova lettera pubblicata sulla stampa il 17 gennaio 2010 con il titolo: “Il massacro degli innocenti: Quello dei Cristiani d'Oriente.”
"All'attenzione dei nostri governanti. Al Presidente del Parlamento Europeo”
I nostri auspici sembrano molto irrisori, e i vostri impegni vani, quando vedo sotto quali auspici il nuovo decennio si è presentato! Le condanne, l'indignazione proclamate dalla Casa Bianca, dall'Eliseo, dal Parlamento Europeo, dalla Presidenza egiziana o dal Vaticano, non spaventano più nessuno e non serviranno a nulla. A Baghdad, Gerusalemme o Alessandria, giorno dopo giorno dalle famigerate guerre del Golfo care al "Clan Bush" e ai suoi alleati (sauditi e israeliani), continua l'inesorabile esodo delle più antiche comunità cristiane del mondo, veri tesori culturali del Patrimonio Mondiale ...
Alice e Martine, due giovani suore irachene mi scrivono del dramma che ha appena colpito i loro compatrioti. Ero a Beirut alla Fiera Internazionale del Libro Francese, per presentare il mio durante la settimana della Francofonia, invitato dall'Unione dei Francesi all'estero e dall'Ambasciata di Francia, a testimoniare di "Pace e giustizia attraverso la mia esperienza comunitaria tra Oriente e Occidente" quando il massacro si è svolto il 31 ottobre 2010 a Baghdad. La capitale libanese era ancora animata dalla controversa visita del presidente iraniano Ahmadinejad; il nostro Ministro degli Esteri, il signor Kouchner, moltiplicava i movimenti diplomatici per attivare l'istituzione del Tribunale Internazionale che dovrebbe giudicare i colpevoli dell'assassinio di Rafic Hariri. Sembrava che non ci fosse nulla di più urgente da affrontare! La Stampa internazionale ha immediatamente indicato i colpevoli: Al Qaeda... ma per i Cristiani di Baghdad nessuno ha parlato di un possibile Tribunale, men che meno internazionale. I sopravvissuti e le famiglie risparmiate evocano le implicazioni dei Sauditi e degli Egiziani, altri attribuiscono questo massacro ad una cospirazione israelo-americana. Queste due suore parlano di odio e questo odio non ha né passaporto né volto:
"Vogliamo iniziare questa lettera per ringraziarvi di tutti i messaggi di solidarietà che abbiamo ricevuto. Ci sono molti disastri naturali nel mondo che fanno molte più vittime che da noi, ma la causa non è l'odio, questo fa la differenza. La nostra Chiesa è abituata ai colpi duri, ma è la prima volta di un attacco così violento e selvaggio e specialmente è la prima volta che accade all'interno della chiesa, di solito fanno esplodere le bombe nei cortili delle chiese. La chiesa di Nostra Signora della Salvezza (obiettivo curioso) è una delle 3 chiese siriache cattoliche di Baghdad, la maggior parte delle persone che la frequentano sono cristiani di Mosul o di 3 villaggi cristiani siriaci vicino a Mosul ... La chiesa è stata assaltata il pomeriggio di domenica 31 ottobre, subito dopo il sermone di Padre Taher che celebrava la messa. Padre Wassim confessava in fondo alla chiesa vicino alla porta d'ingresso, mentre padre Rafhael era nel coro. Gli aggressori erano giovanissimi (14-15 anni) non mascherati, armati di mitragliatrici, di granate e indossavano una cintura esplosiva. Hanno immediatamente aperto il fuoco, uccidendo padre Wassim che stava cercando di chiudere la porta della chiesa, poi hanno sparato indiscriminatamente dopo aver ordinato alla gente di gettarsi a terra, di non muoversi, e di non gridare . Alcuni sono riusciti a inviare messaggi con il cellulare per dare l'avviso, ma dopo gli aggressori hanno sparato su tutti quelli che vedevano usare il loro cellulare... Tutto questo era stato ben preparato e orchestrato da un aiuto esterno, perché per raggiungere la strada che porta alla chiesa e raggiungere il passaggio del terrazzo, evitando il presidio di controllo della polizia che si trova nelle vicinanze, era necessario che beneficiassero della complicità di una parte delle forze dell'ordine. Poi hanno mitragliato i condizionatori d'aria in modo che il gas fuoriuscito soffocasse le persone più vicine, poi se la sono presa con la Croce mitragliandola, prendendola in giro e dicendo alla gente: "Ditegli di salvarvi! " quindi si sono messi a pregare: " Allahu Akbar, La ilaha il-lAllah ... ". E alla fine, quando l'esercito stava per entrare, si sono fatti esplodere. L'esercito e i soccorsi hanno impiegato quasi due ore per arrivare (le Forze Armate Americane sono rimaste inerti di fronte alla carneficina, un elicottero sopra girava in tondo e come unica spiegazione del loro Stato Maggiore ci dissero: "Non siamo addestrati per questo tipo di situazione "! A sentir loro, i loro soldati sono venuti a Baghdad a fare i turisti! ... Tutto questo incubo è terminato verso le 23:00, è durato moltissimo tempo, molte persone sono morte a causa di emorragie non fermate per tempo. I feriti furono portati in vari ospedali ed i morti verso gli obitori ... La preghiera ha avuto luogo con una grande dignità, senza alcuna manifestazione rumorosa, sotto la guida di padre Saad responsabile di questa chiesa ... Per quanto riguarda i due giovani sacerdoti, sono stati sepolti nella loro chiesa devastata: lì c'è un cimitero sotto la chiesa ... All'inizio non sapevamo nulla delle vittime, non conoscevamo nessuno direttamente, tranne padre Raphael, prete molto anziano; perciò siamo andate in questo ospedale per visitarlo e visitare i feriti che erano lì. Sono state le famiglie dei feriti a condurci da una stanza all'altra, tutte le vittime erano donne o ragazze, tutte ferite da proiettili; non è come un'esplosione dove ti può essere strappato un braccio o una gamba... La domenica seguente, tutti i sacerdoti siriaci e caldei di Baghdad hanno celebrato la messa in questa chiesa devastata su un tavolo di fortuna, in uno spirito di solidarietà e determinazione dicendo: "Siamo qui e qui resteremo, vogliono cacciarci e sterminarci, ma per 14 secoli non siete stati in grado di finirla con noi. La storia dei cristiani iracheni è una lunga storia di persecuzioni, martirii, di cristiani espulsi o sfollati. Questo ci ricorda il Salmo 69: "Sono più numerosi dei capelli del capo, quelli che mi odiano senza motivo" evocazione che ci rimanda a Gesù, odiato senza ragione, mentre passava facendo del bene e diffondendo la Buona Novella. Finiamo questa lettera con il grido di questo bambino di 3 anni che ha visto uccidere suo padre e gridava "basta, basta!", prima di essere ucciso anche lui. Sì, proprio con la nostra gente, piangiamo anche noi: basta! Le tue piccole sorelle di Baghdad, Alice e Martine."
Ecco i fatti, Signori Governanti, nella loro brutalità! Certamente altri omicidi hanno segnato questa Terra, culla del cristianesimo, ma un sacerdote caldeo predice: "Questo trauma rimarrà indelebile. Ci sarà un prima e un dopo. Per noi questa volta la speranza è morta!”
Ricordo alcune righe di un ispirato filosofo contemporaneo, Richard Millet, che scriveva nel 2004: "In verità, ci scaviamo la nostra stessa tomba: il destino dei Cristiani orientali è esemplare di ciò che accade quando si nega la dimensione spirituale del mondo. L'invisibile non è solo una questione di fantasmi, né l'origine è riconducibile alla sola genetica. Entrate in una Chiesa d'Oriente; sentirete ciò che le chiese dell'Occidente vi nascondono: il fruscio degli Angeli .... Siamo noi Europei che avendo rifiutato di includere nel preambolo della Costituzione dell'Unione il carattere cristiano delle nostre radici, abbiamo reso possibile lo sradicamento programmato e già effettivo: svuotato dei suoi cristiani, spesso dei suoi elementi più istruiti, i più aperti, i più moderni, questa regione del mondo sarà musulmana, con l'eccezione di Israele. Noi rinneghiamo noi stessi: la morte dei cristiani orientali è il segno non solo della nostra vergogna, ma della morte della nostra civiltà. Loro stanno silenziosamente morendo perché noi non vogliamo essere cristiani! "
Sì, Signori Leader politici, la pace nel M.O. è la priorità assoluta se non vogliamo avallare e incoraggiare la "pulizia religiosa" di cui il Presidente Sarkozy ha osato parlare. Sessant'anni di caos, di crimini, di umiliazioni che hanno fatto dire ad un mio amico francese del Tarn, Maurice Dubost, nell'ottobre 2004: "Nel 1945, quando arrivarono al pubblico le prime immagini cinematografiche e le notizie sui campi di concentramento tedeschi, avevo dieci anni, ero inorridito e ho avuto incubi per mesi. Ero ossessionato dai mucchi di cadaveri inariditi e i magri sopravvissuti. Questa ossessione è rimasta in me per mezzo secolo e non appena sentivo o leggevo la parola "ebreo", le terribili immagini mi ritornavano in mente. Negli anni '50, Israele era quasi un mito per gran parte della gioventù innamorata della libertà, della giustizia, della democrazia e dell'umanesimo. Tutti i media del tempo ci hanno presentato resoconti sensazionali ed edificanti sulla vita dei giovani israeliani e sulla costruzione del nuovo stato; a tal punto che ho sognato di andare a lavorare in un kibbutz per qualche mese, al fine di contribuire a questa bellissima impresa. Ma non ho mai potuto partire, mia madre me lo ha impedito perché non ero maggiorenne. La stessa immagine è rimasta impressa nella mia memoria per mezzo secolo, quando sentivo la parola "ebreo" immediatamente le immagini delle montagne di corpi martirizzati mi riempivano la testa. Ma a poco a poco, dagli anni '90, un'altra immagine è venuta a sostituire quella che mi ossessionava, ed ora quando sento la parola "ebreo" l'immagine che immediatamente mi si impone è un enorme carro armato d'assalto equipaggiato con un cannone, puntato contro dei bambini che lanciano pietre ... Oggi nel mondo, qualsiasi stato bellicoso può invadere il suo vicino, soprattutto se è più debole, semplicemente asserendo di essere minacciato e nascondendosi dietro l'esempio israeliano. Una sola volta i carri armati russi sono entrati a Praga, solo una volta i carri armati cinesi hanno "ripulito" piazza Tienanmen, e questi fatti hanno provocato enormi proteste nel mondo. Oggi i carri armati israeliani lo fanno ogni giorno e nessuno sembra indignarsi ... Stiamo raccogliendo in Iraq e in tutti i Paesi Arabi ciò che abbiamo seminato in Palestina. "Per Israele, non contiamo, non esistiamo nemmeno", dicono i 35.000 cristiani dei Territori Occupati che muoiono per asfissia. E dall'altra parte del Muro della vergogna, 150.000 cristiani sono considerati arabi non ebrei ai quali è vietato sia vendere che affittare un appartamento ..... La coalizione giudeo-cristiana ormai incarna per un gran numero di musulmani, la barbarie!
Sogniamo una Comunità ebraica in Francia, pesante di tutto il suo peso, con i Paesi dell'Unione Europea per costringere Israele a riconoscere il diritto a uno Stato Palestinese vivibile.
Sogniamo anche di vedere altre immagini forti come quelle del Gran Mufti della Siria Badr Al-Din Hassoun e del vescovo caldeo di Aleppo, mons. Audo, fianco a fianco a Strasburgo nel Parlamento Europeo, dove furono invitati nel 2008 a rappresentare i loro paese: la Siria.
Fu proprio al Gran Mufti della Siria che fu permesso di inaugurare il dibattito: "Siamo tutti della medesima origine e della stessa terra. Noi siamo tutti figli di Dio e fratelli nella nostra umanità .... Signor Presidente del Parlamento europeo, lei mi concede l'onore di inaugurare l'apertura dell'Anno Culturale in Europa. La ringrazio con tutto il cuore a nome del Presidente Bashar El-Assad e dei 23 milioni di Siriani che rappresento e dei quali assumo la piena rappresentanza, senza alcuna discriminazione, di religione o razza, perché per me non ci sono da un lato i cristiani, e dall'altro i musulmani: ci sono solo i Siriani che sono tutti uguali davanti ai loro diritti e doveri. Se è vero, che ci sono diverse culture che hanno segnato e arricchito la nostra società, è anche vero che ci potrà essere solo una civiltà: quella che dobbiamo costruire insieme ...”
Quando sento oggi, alla vigilia del ventesimo anniversario della Guerra del Golfo dove nulla è stato risolto, Hillary Clinton dichiarare che la pace è compromessa nel M.O. in seguito ad un attentato a Gerusalemme Est, mentre da 60 anni Israele occupa e colonizza ignorando tutte le risoluzioni internazionali, è evidentemente chiara una volontà pericolosa e permanente degli Stati Uniti d'America di mantenere questo stato di tensione, generatore di guerre infinite. Signor Presidente, la pace in Francia significa anche la pace in Medio Oriente. Fino a quando tutti i leader del mondo non avranno preso in considerazione le legittime rivendicazioni del popolo palestinese, quelle dei Cristiani orientali e dei musulmani della regione, il mondo non sperimenterà alcuna tregua.
La Comunità internazionale accetterebbe oggi l'idea della creazione di uno Stato Cristiano indipendente, che si estenderebbe storicamente da Antiochia (da cui i primi discepoli di Cristo sono partiti, per fondare la prima chiesa in Siria), alla Mesopotamia (l'attuale Iraq), in Libano attraversando la Giordania, Israele e l'Egitto, precisamente ad Alessandria, un luogo simbolico in cui tutte le tradizioni ebraica, cristiana e greca convergevano all'inizio della nostra era, per generare questa civiltà di cui siamo gli eredi? Perché fu ad Alessandria che la Bibbia fu tradotta in greco, e fu il giudaismo alessandrino a costituire il forte legame tra l'Antico e il Nuovo Testamento, tra la Torah e il Vangelo. In una parola, seguire l'itinerario storico dei nostri antenati (che furono i pionieri del cristianesimo) per dare vita a uno Stato sicuro in cui tutti i cristiani possano finalmente vivere in pace....
Questa idea ha solo un rischio : quello di innescare un cataclisma mediatico, se non l'inizio di una nuova Guerra Mondiale!
Eppure questo è ciò che accadde 62 anni fa, quando le Nazioni Unite convalidarono la creazione dello Stato di Israele il 15 maggio 1948, per le stesse ragioni storiche! A tale proposito, signor Presidente del Parlamento Europeo, continuerete, come fa da molto tempo l'America, questa politica suicida di "due pesi due misure" con tutte le conseguenze che conosciamo?
Sto compiendo questo difficile passo, con la convinzione di servire la pace e la Francia, in un mondo che diventa pericoloso e ingovernabile. Mi permetto di inviare una copia di questa lettera al vostro primo ministro e ai vostri omologhi: il presidente Barak Obama, il presidente Sarkozy e il Santo Padre Benedetto XVI°. Signor Presidente, in questo nuovo anno, che si apre con così tante catastrofi, Io oso sperare che contribuirete a renderlo migliore, così che le generazioni future si concepiscano di più come attori, economici e umani, che come giudici dei nostri storici errori.
Le assicuro tutta la mia considerazione. 
Jean-Claude Antakli. Biologo.
Cap d'Antibes. Francia.
jcantakli@yahoo.fr
Autore di: Itinerario di un cristiano orientale, C'era una volta ..il Libano! , Syriapocalypse  

lunedì 12 marzo 2018

Siria, i tesori perduti

I mosaici della Chiesa dei Santi Martiri (completata nel 442) in Taybet Al-Imam, Hama, nella Siria centro-settentrionale.

Si tratta di una delle più estese pavimentazioni a mosaico di una chiesa tra quelle scoperte in Siria (600 m²).

di Claude Zerez

La Siria fu una delle terre d'elezione per il misticismo dei primi secoli del cristianesimo. Vi si sono scoperti molti mosaici che coprivano il pavimento delle chiese, ora in rovina. La rappresentazione a mosaico di scene della Bibbia era considerato uno dei modi migliori per catechizzare. 
I mosaici siriani rivelano la complessità dell'interazione tra i due mondi: il temporale e lo spirituale. Con una spontaneità espressiva, il mosaico orientale si distingue dal rigore dei canoni bizantini e si libera da essi. È una catechesi visiva offerta ai catecumeni e alle assemblee in preghiera. Possiamo ammirare diverse scene altamente istruttive sulla storia della Salvezza e sulla storia della chiesa locale.

Questa sequenza rappresenta l'arrivo alla chiesa delle reliquie dei martiri, trasportate da due muli in un reliquiario di pietra.


















Quest'altra sequenza, situata nella parte orientale del mosaico, rappresenta il "Paradiso" promesso da Dio ai "fedeli credenti".
 È il luogo della pace eterna, simboleggiato dalle due città di Gerusalemme e di Betlemme, come raccontato e descritto nel libro dell'Apocalisse e nel Vangelo. Betlemme simboleggia la natività e Gerusalemme simboleggia la morte e la risurrezione del nostro Salvatore Gesù Cristo.

Le iscrizioni in greco (qui sotto), menzionano i fiumi del paradiso Ghéon, Phison, il Tigri e l'Eufrate. È "l'acqua viva della vita eterna" che scorre, placa la nostra sete e abbevera la nostra fede cristiana. Questa "Si comunica, si diffonde e si propaga" attraverso la carità fraterna e la testimonianza. 
L'Aquila simboleggia il Cristo glorificato ed eterno appollaiato in cima al "Monte del Paradiso".




Al centro del pavimento è rappresentato "l'Agnello di Dio" che toglie i peccati del mondo, sotto una lanterna che fa luce attorno a sè. 





La fenice, simbolo mutuato dalla mitologia egizia e fenicia, vive in "diversi secoli", muore e diventa cenere. È annientata e si trasforma in cenere prima di rinascere dalle sue stesse ceneri. La sua rinascita, in bellezza e luminosità, evoca la risurrezione di Cristo. Il passaggio dalla morte terrena alla vita celeste ed eterna si attualizza in ogni battezzato che riceve il Corpo e il Sangue di Cristo (il Calice del Preziosissimo Sangue in mezzo alla Croce). Attraverso questa Comunione e questa partecipazione alla vita, alla morte e alla risurrezione di Cristo, il battezzato entra nella vita eterna.


Troviamo qui  il simbolo del pesce.  ICTHUS - ΙΧΘΥΣ; parola greca che significa pesce. All'inizio del cristianesimo, questo simbolo era usato dai cristiani per riconoscersi. ICTHUS è composto dalle iniziali delle cinque parole greche: "Iesous Christos Theou Uios Soter" = "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore". 



Mosaico che raffigura la chiesa di S. Simeone lo Stilita siriano che è rappresentata in forma di croce.

È scandaloso vedere oggi questi preziosi mosaici distrutti e rasi al suolo dalle bande armate. 
Allo stesso modo, le nostre lacrime scorrono mentre la grande Basilica di San Simeone del sesto secolo diventa un campo di addestramento per le donne jihadiste. 
Nè possiamo dimenticare il tempio di Ain Dara del secondo millennio a.C. bombardato ultimamente dai turchi.
Claude ZEREZ, 06-Marzo-2018 

venerdì 9 marzo 2018

Maristi di Aleppo: La volontà di vivere del popolo siriano


Lettera da Aleppo n. 32 ( 4 marzo 2018)
Stavate aspettando la nostra lettera.
Oltre alle notizie dei diversi progetti dei Maristi Blu, volevate essere informati della situazione della città di Aleppo, quella di Afrin e soprattutto di quello che sta accadendo a Damasco e nel resto del Paese.
Aleppo è stata liberata nel dicembre 2016 e da allora i bombardamenti sono finiti, le strade interrotte sono state riaperte, le forniture di acqua sono tornate quasi regolarmente in tutte le case, l’elettricità continua ad essere razionata. Alcuni sfollati interni cercano di tornare nelle loro case nei quartieri orientali della città. I piccoli commercianti stanno cercando di riaprire il loro negozio. Le macerie sono state raccolte in diversi quartieri. Ci rendiamo conto, adesso, della desolazione della popolazione che viveva sotto l’autorità degli elementi armati come il “Fronte al-Nusra” o “Daesh (Stato islamico)”. Le scuole e le università operano normalmente. La situazione ad Aleppo si sta avvicinando alla normalità, fatta eccezione per la catastrofica situazione economica e il ritorno definitivo degli sfollati dall’estero. Purtroppo, per migliaia di famiglie emigrate il ritorno non è ancora previsto. Mentre leggete questa lettera, altre famiglie continuano a partire. Bisogna aspettare che la guerra finisca in tutta la Siria? Quale futuro ci è riservato?
Diversi focolai di guerra persistono nel paese.
Prima di tutto, vorrei fare il punto della situazione ad Afrin, città nella Siria nordoccidentale la cui maggioranza di abitanti è curda, al confine con la Turchia. Alcuni mesi fa, il presidente turco ha deciso di intraprendere una guerra contro i curdi. Il suo esercito ha invaso il territorio siriano e con incursioni aeree estremamente letali e un’offensiva sul terreno, occupa un centinaio di villaggi intorno ad Afrin e circonda la città. Non possiamo dimenticare che questo territorio fa parte della provincia di Aleppo e che gli abitanti di questa regione, certamente di etnia curda, sono cittadini siriani.
A Damasco, la situazione è molto grave. Da diversi anni, gli elementi armati del “Fronte al-Nusra” e altre milizie occupano la campagna di Damasco, la Ghouta. Questi jihadisti hanno continuato a bombardare i quartieri di Damasco, uccidendo civili e causando distruzione.
Dopo la liberazione di Homs, di Aleppo, di Deir el Zor, l’esercito siriano ha deciso di liberare questa enclave. Questa guerra di liberazione ha certamente causato morti, feriti e sofferenze tra la popolazione civile tenuta in ostaggio dai jihadisti e ne siamo profondamente dispiaciuti. Ma non dobbiamo dimenticare che le incursioni aeree dell’esercito americano che hanno facilitato la liberazione di Mosul e di Raqqa hanno causato molte più vittime civili. E come al solito, ogni volta che iniziano battaglie di liberazione, i media occidentali iniziano a parlare di crisi umanitarie, attacchi chimici, per preparare l’opinione mondiale a un possibile intervento militare contro il governo siriano. Offrono un quadro molto di parte di ciò che sta accadendo. Sui social network, scorrono immagini spesso fabbricate, o copiate da altre guerre, immagini che mostrano solo bambini e civili e mai elementi armati, i veri bersagli dell’offensiva. Con voi, mi chiedo perché non si parla dei massacri causati dai bombardamenti sui quartieri civili di Damasco come “Bab Touma” o “Kassa’a”? Perché i media occidentali e i loro governi non raccontano il dramma quotidiano del popolo di Damasco?
Il nostro cauto ottimismo di alcuni mesi fa circa la fine della guerra e il ristabilimento di una vera pace si è trasformato in un pessimismo crescente, tanto la situazione in Siria è diventata un’impasse inesauribile. Con l’esercito turco a nord-ovest, l’esercito americano, che sostiene le milizie curde, nel nord-est, le incursioni israeliane a sud e la situazione a Damasco e Ghouta, non c’è molto da essere ottimisti.
Fortunatamente, ci sono persone serie e oneste tra i giornalisti che rischiano la vita e vengono a osservare la realtà sul terreno. Uno di loro, Ivan, del Diario de Navarra, ha trascorso più di una settimana tra Damasco e Aleppo. Ha sperimentato quello che è la guerra, la paura, l’angoscia di una popolazione e ha constatato distruzioni inimmaginabili.
Se mi soffermo all’inizio della lettera sulla situazione di guerra, non è affatto per mostrare un volto di morte e paura, al contrario! Voglio parlare della volontà di vivere del popolo siriano. Vogliamo vivere! vivere con dignità! Vivere in ​​pace.. vivere liberi da ogni costrizione! Vivere lontano dalla sofferenza!
Oggi, noi Maristi Blu , abbiamo ricevuto un bambino di 5 anni, M. che ha la faccia, le mani, i piedi completamente bruciati.
La sua faccia sfigurata mi perseguita. Non ho parole. Ho solo la forza di denunciare una guerra che dura da troppo tempo! Basta ! Basta dicono i nostri amici spagnoli. Kafa, diciamo noi nella nostra lingua araba.
Fortunatamente, ci sono dei "soli" che vengono a riscaldare le nostre vite e illuminano le nostre giornate piuttosto cupe. Uno di questi è Soumaya Hallak. Svizzera d’origine aleppina, soprano, nipote di un grande poeta aleppino, è venuta a trascorrere 8 giorni con noi e per noi. Accompagnata da Marie-Laure, regista, e da Sawsan e Rand, due giovani ragazze di Damasco studentesse al conservatorio, Soumaya ha animato ogni mattina e pomeriggio in laboratori di canto, di danza e di terapia per i traumi di guerra tutti i nostri gruppi: per i bambini dell' “Imparare a crescere” e “Io voglio imparare”, per i ragazzi dello “Skill School”, per le donne del progetto “Women’s Development” e per gli istruttori. Soumaya ci ha portato gioia e un po‘ di felicità. Ha promesso di tornare ad aprile e/o in estate.
Il progetto “Educazione e sviluppo della donna” è fonte di gioia e orgoglio per noi. Trenta donne di oltre 30 anni e altrettante ragazze più giovani partecipano due volte alla settimana a workshop interattivi su argomenti che le riguardano come gestire un budget familiare, riciclare il cibo, i matrimoni precoci, igiene e malattie ginecologiche, ecc … Le partecipanti provengono da diversi retroterra culturali. Hanno stabilito relazioni molto fraterne tra loro. Tutte sono presenti in tutti i workshop, e nessuna manca all’appuntamento tanto sono felici di parteciparvi. Il ciclo è di 2 mesi. Poi riprende con altre partecipanti.
Con i progetti “MIT” e “Job”, partecipiamo alla ricostruzione dell’Uomo, delle famiglie e del paese. Oltre ai workshop di 3 giorni organizzati da oltre 4 anni, abbiamo iniziato la scorsa settimana la quinta sessione del tema “Come creare il tuo mini-progetto”. Venti adulti trascorreranno 42 ore imparando e applicando al proprio progetto gli elementi di base per la valutazione di costo, redditività, marketing … per presentare il loro progetto ben studiato alla giuria. Noi, i Maristi Blu, finanziamo i migliori progetti in termini di fattibilità, redditività, sostenibilità e creazione di posti di lavoro. In tal modo, stiamo aiutando le famiglie a vivere con dignità, indipendenti dagli aiuti ricevuti durante gli anni della guerra, e stiamo creando posti di lavoro di cui il paese ha così tanto bisogno, data l’attuale recessione economica.
Una delle nostre più grandi soddisfazioni è il completamento del nostro programma “Civili feriti di guerra”.*
Ieri c'è stata festa presso i Maristi Blu. In effetti, abbiamo avuto la quarta cerimonia di consegna dei diplomi, questa volta a 10 donne che hanno partecipato per 4 mesi alle sessioni del nostro progetto “Taglio e Cucito” . Hanno acquisito competenze sufficienti per entrare nel mercato del lavoro e anche per le esigenze famigliari.
Il nostro progetto di riciclaggio dell’abbigliamento “Heart Made” fa miracoli. Ha fornito lavoro a undici persone. E i prodotti che escono dall’atelier sono davvero belli e vengono venduti in un negozio del centro, che permetterà al progetto di autofinanziarsi.
I nostri programmi di soccorso continuano come al solito.
I Maristi Blu per gli sfollati” distribuisce pacchi cibo, prodotti igienici e denaro (regalo di Caritas-Polonia) ogni mese a più di 1.000 famiglie sfollate e indigenti. Le famiglie sfollate vengono anche aiutate a pagare l’affitto per il loro appartamento. In occasione del Natale, tutte le persone delle nostre famiglie (oltre 4000) hanno ricevuto nuovi vestiti e scarpe. Per Pasqua, riceveranno carne e un cesto di frutta.*
Il programma medico aiuta a finanziare 150 procedure mediche al mese: operazioni chirurgiche, ospedalizzazione, prescrizioni, laboratori e radioterapie che i malati impoveriti dalla guerra non possono pagare.
Goccia di latte” contribuisce alla crescita fisica e mentale di circa 3.000 bambini di età inferiore ai 11 anni fornendo loro latte ogni mese.
Anche i progetti educativi sono tra i 'soli' del nostro firmamento. La felicità dei bambini di “Imparare a crescere” e “Voglio imparare” è eguagliata solo da quella dei loro 24 istruttori. I piccoli stanno attualmente preparando la festa della mamma, che si celebra da noi il 21 marzo. Skill School realizza progetti molto interessanti per adolescenti, tra cui diversi programmi di solidarietà durante la Quaresima. Grazie alla loro diligenza e allo sforzo degli educatori, e come parte del progetto “Eradicazione dell’analfabetismo” , molti adulti analfabeti sono ora in grado di leggere un testo. Altri adulti, uomini e donne, sono già al quarto livello di apprendimento dell’inglese come parte del progetto “Hope”. Essi sono orgogliosi di aiutare i loro figli nei loro studi e di tenere una conversazione.
Prima di chiudere, vorrei annunciare una grande notizia. Su richiesta di molti dei nostri amici, pubblicheremo molto presto un libro co-scritto da Nabil Antaki e da me. Il nostro libro “Le Lettere di Aleppo”, pubblicato da Harmattan, è una raccolta di tutte le lettere che abbiamo scritto durante gli anni della guerra arricchite con estratti di interviste e testi. Attualmente è in stampa e sarà presto disponibile nelle librerie. In “Le lettere di Aleppo” dipingiamo un quadro della situazione e raccontiamo la sofferenza degli sfollati, la miseria dei poveri, l’angoscia degli abitanti e l’atrocità della guerra; e descriviamo anche la nostra risposta a questi drammi attraverso la compassione, l’accompagnamento, la solidarietà e il dono di sè attraverso i “Maristi Blu”.
Ci stiamo avvicinando a Pasqua, il tempo di celebrare la morte e la risurrezione di Cristo.
Siamo tutti invitati a pregare il Signore della vita perchè ci doni “la sua PACE”; una Pace di giustizia e di perdono; una Pace che accetta l’altro così com’è; una Pace che tende la mano; una Pace che rifiuta la violenza; una Pace che si traduce in gesti di misericordia; una Pace che tocca il cuore di pietra degli uomini per trasformarlo in un cuore di carne; una Pace che annuncia una civiltà dell’amore; una Pace che realizza la volontà di Dio sulla nostra terra.
Vi auguriamo di vivere questa Pace e irradiarla, tramite voi, nel nostro mondo.
Aleppo il 4 marzo 2018
M.Georges Sabé. Per i Maristi Blu


Per contribuire al Progetto dei Maristi "Pranzo di Pasqua ad Aleppo" , l'Associazione AIULAS sta raccogliendo i contributi
https://www.aiulas.org/i-nostri-progetti/pranzo-di-pasqua-ad-aleppo/

martedì 6 marzo 2018

Lettre ouverte par les moniales Trappistines Syriennes: Appeler les choses par leur nom, voici le commencement de la paix



Quand les armes se tairont-elles? Quand se taira tant de journalisme partiel? Nous, qui vivons en Syrie, nous sommes dégoûtés par l’indignation générale qui se lève pour condamner ceux qui défendent leur propre vie et leur propre terre.
 A plusieurs reprises ces mois-ci, nous nous sommes rendus à Damas. Nous y sommes allés après que les bombes des rebelles aient fait un massacre dans une école. Nous y étions également voici quelques jours seulement, le jour après que 90 missiles tirés à partir du faubourg de la Goutha soient tombés sur la partie de la ville sous le controle du gouvernment. Nous avons écouté les récits des enfants, la peur de sortir de chez eux et d’aller à l’école, la terreur de devoir voir encore leurs camarades de classe, ou eux-memes, sauter dans les airs. Ces enfants ne parviennent pas à dormir la nuit à cause de la peur qu’un missile arrive sur leur toit. La peur, les larmes, le sang et la mort. Ces enfants ne sont-ils pas aussi dignes de notre attention?
 Pourquoi l’opinion publique n’a-t-elle pas cillé, pourquoi personne ne s’est-il indigné, pourquoi n’y a-t-il pas eu d’appels humanitaires ou autre en faveur de ces innocents? Pourquoi n’est-ce que lorsque le gouvernement syrien intervient, en suscitant la gratitude de la part des citoyens Syriens qui se sentent ainsi protégés contre tant d’horreur (on l’a constaté, et ils nous l’ont raconté), pourquoi seulement à ce moment-là on s’indigne de la férocité de la guerre? Certes, quand l’armée Syrienne bombarde, des femmes, des enfants, des civils, meurent ou sont blessés. Nous prions aussi pour eux. Non seulement pour les civils, nous prions également pour les djihadistes parce que chaque homme qui choisit le mal est un fils perdu, c’est un mystère caché dans le cœur de Dieu. C’est à Lui qu’il faut laisser le jugement, Lui qui ne veut pas la mort du pécheur mais qu’il se convertisse et vive.

Mais cela ne veut pas dire qu’on ne puisse pas appeler les choses par leur nom. Et on ne peut pas confondre celui qui attaque avec celui qui se défend.
A Damas, c’est à partir de la zone de la Goutha qu’ont commencé les attaques en direction des civils qui habitent dans la partie de la ville contrôlée par le gouvernement et non pas l’inverse. Le quartier de la Goutha lui-même a vu les civils n’appuyant pas les djihadistes être placés dans des cages de fer – hommes et femmes – exposées en plein air et utilisées comme boucliers humains. Goutha est un quartier dans lequel aujourd’hui les civils qui veulent s’enfuir et se réfugier dans la partie gouvernementale en profitant de la trêve accordée sont pris pour cible par des tireurs embusqués rebelles. Pourquoi dès lors cette cécité de l’Occident? Comment est-il possible que ceux qui informent, y compris à l’intérieur de l’Eglise, soient si unilatéraux?

La guerre est laide, très laide! Il n’est pas nécessaire de nous le raconter, à nous les Syriens, car on nous l’a emmenée ici depuis sept ans… Mais il n’est pas possible de se scandaliser à cause de la brutalité de la guerre et se taire à propos de ceux qui ont voulu la guerre et la veulent encore aujourd’hui, à propos des gouvernements qui ont déversé en Syrie au cours de ces années leurs armes toujours plus puissantes, qui ont utilisé leurs services secrets… pour ne pas parler des mercenaires laissés délibérément entrer en Syrie en les faisant passer par les pays limitrophes (parmi eux, beaucoup sont devenus des membres de l’Etat islamique, il faut le rappelr à l’Occident, qui connait du moins cette définition). Il n’est pas possible de se taire concernant l’attitude des gouvernements qui ont obtenu des bénéfices de cette guerre et continuent à en retirer des profits. Il suffit de voir ce que sont devenus les puits de pétrole les plus importants de Syrie. Ma ceci n’est qu’un détail, car il y a bien davantage…

La guerre est laide. Nous ne sommes pas encore arrivé au but, là où le loup et l’agneau demeureront ensemble. Et aux croyants, il faut rappeler que l’Eglise ne condamne pas la légitime défense, et bien qu’elle ne souhaite pas le recours au armes et à la guerre. La foi ne condamne pas ceu qui défendent leur propre patrie, leur propre famille, leur propre vie. Il est possible de choisir la non-violence jusqu’à en mourir. Cependant, il s’agit d’un choix personnel, qui ne peut mettre en jeu que la vie de ceux qui le font et il n’est pas possible de le demander à une nation entière, à un peuple entier.

Aucun homme qui a un minimum de vraie humanité ne peut souhaiter la guerre.  Mais aujourd'hui dire à la Syrie, au gouvernement syrien, ne pas défendre sa nation est contre toute justice: trop souvent c'est seulement un moyen de faciliter la tâche de ceux qui veulent piller le pays, massacrer son peuple, comme cela s'est passé ces longues années pendant  lesquelles les trêves ont surtout servi à réarmer les rebelles, et les couloirs humanitaires à apporter de nouvelles armes et de nouveaux mercenaires ... et comment peut-on oublier quelles atrocités sont survenues ces dernières années dans les zones contrôlées par les djihadistes? violences, exécutions sommaires, viols ... comment oublier ce qu’ont dit ceux qui ont finalement réussi à s'échapper?

Dans ces semaines, on nous a fait lire un article vraiment incroyable: tant de mots pour faire passer une seule thèse, à savoir que toutes les Églises orientales ne sont que des esclaves du pouvoir ... par commodité ... Quelques phrases à épater, genre la révérence des évêques et des chrétiens envers le Satrape Syrien ... un moyen de délégitimer tout appel de l'Église syrienne qui révèle l'envers de la médaille, dont on ne parle pas.

Au-delà de toute défense et polémique inutiles, faisons un raisonnement simple, à partir d’une considération. Et c'est que le Christ - qui connaît bien le coeur de l'homme, c'est-à-dire qui sait que le bien et le mal cohabitent en chacun de nous- veut que les Siens soient le levain dans la pâte, c’est-à-dire cette présence qui, peu à peu, de l’intérieur, fait croître une situation et l’oriente vers la vérité et le bien, qui la soutient là où elle doit être soutenue et la change là où elle doit être modifiée, avec courage, sans duplicité mais de l’intérieur. Jésus n'a pas soutenu les fils du tonnerre, qui invoquaient un feu de punition.
Bien sûr, la corruption est dans la politique Syrienne (comme dans tous les pays du monde) et il y a du péché dans l'Église(comme dans toutes les églises, comme tant de fois le Pape s'en est plaint).
Mais, faisons appel au bon sens de tous, même aux non-croyants: quelle est la véritable alternative que l'Occident invoque pour la Syrie? L'État islamique, la charia? Ceci au nom de la liberté et de la démocratie du peuple syrien? Mais ne nous faites pas rire, ou plutôt, ne nous faites pas pleurer ...

Mais si vous pensez que de toutes façons il n'est jamais légitime de faire des compromis, nous vous rappelons, par souci de cohérence, que vous ne pouvez pas avoir de l'essence  sans compromis avec les pouvoirs fortes, puisque plusieurs entreprises ont acheté du pétrole à bon marché de l’Etat Islamique, par le biais de la Turquie; ainsi, si vous conduisez quelques kilomètres, vous le faites aussi grâce à la mort de quelqu'un à qui ce pétrole a été volé, en consommant le gazoil qui devait chauffer la maison des enfants en Syrie.
Si vous voulez vraiment répandre la démocratie dans le monde, assurez-vous de votre liberté face aux satrapes de l'Occident, et inquiétez-vous de votre cohérence, avant d'intervenir sur celle des autres.

En plus, on devrait avoir quelques soupçons face au fait que si un chrétien ou un musulman dénonce les atrocités des groupes djihadistes, le silence tombe, il ne trouve qu'un écho médiatique rare, par des ruisseaux marginaux, alors que ceux qui critiquent le gouvernement Syrien gagnent les premières pages des grands médias… Est-ce que quelqu'un se souvient de l'interview ou de l'intervention d'un évêque Syrien sur un important journal de l'Ouest? On peut être en désaccord, évidemment, mais une vraie information suppose des points de vue différents.

De plus, ceux qui parlent de révérence intéressée de l'Église syrienne envers le président Assad pour défendre les intérêts à courte vue des chrétiens, prouvent qu'ils ne connaissent pas la Syrie, parce que sur cette terre les chrétiens et les musulmans vivent ensemble. Ce n'est que cette guerre qui a blessé la cohabitation dans de nombreuses régions, mais dans les zones sécurisées par l'armée (contrairement à celles contrôlées par les «autres»), nous vivons toujours ensemble. Avec des blessures profondes à réparer, aujourd'hui malheureusement aussi avec beaucoup de difficulté à pardonner, mais toujours ensemble. On vit encore actuellement ensemble, pour le bien de tous. Les nombreuses œuvres de charité, de secours, de développement gérées par des chrétiens et des musulmans de manière conjointe en sont le témoignage.
Bien sûr, ceci est connu par ceux qui vivent ici, même au milieu de tant de contradictions, pas ceux qui écrivent derrière un bureau, avec de nombreux stéréotypes d'opposition entre chrétiens et musulmans.

"Libère-nous Seigneur de la guerre ... et libère-nous de la mauvaise presse ...". 
Avec tout le respect que l’on doit aux journalistes qui essaient vraiment de comprendre les situations et de nous en informer vraiment. Mais ces derniers, ne prendront pas mal nos mots ....   
   Les moniales trappistines en Syrie


VERSIONE INGLESE DELLA LETTERA APERTA QUI: 
http://www.asianews.it/news-en/Syrian-Trappist-nuns-say-Western-powers-and-factional-media-fuel-war-propaganda-43266.html

domenica 4 marzo 2018

Lettera aperta delle Monache siriane: Chiamare le cose con il loro nome, è questo l'inizio della pace



Quando taceranno le armi ? E quando tacerà tanto giornalismo di parte ?
Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la propria vita e la propria terra.
Più volte in questi mesi siamo andati a Damasco; siamo andati dopo che le bombe dei ribelli avevano fatto strage in una scuola, eravamo lì anche pochi giorni fa, il giorno dopo che erano caduti, lanciati dal Goutha, 90 missili sulla parte governativa della città. Abbiamo ascoltato i racconti dei bambini , la paura di uscire di casa e andare a scuola, il terrore di dover vedere ancora i loro compagni di classe saltare per aria, o saltare loro stessi, bambini che non riescono a dormire la notte, per la paura che un missile arrivi sul loro tetto. Paura, lacrime, sangue, morte. Non sono anche questi bambini degni della nostra attenzione?
Perché l’opinione pubblica non ha battuto ciglio, perché nessuno si è indignato, perché non sono stati lanciati appelli umanitari o altro per questi innocenti? E perché solo e soltanto quando il Governo siriano interviene, suscitando gratitudine nei cittadini siriani che si sentono difesi da tanto orrore (come abbiamo constatato e ci raccontano), ci si indigna per la ferocia della guerra?
Certo, anche quando l’esercito siriano bombarda ci sono donne, bambini, civili, feriti o morti. E anche per loro preghiamo. Non solo i civili: preghiamo anche per i jihadisti, perché ogni uomo che sceglie il male è un figlio perduto, è un mistero nascosto nel cuore di Dio. Ed è a Dio che si deve lasciare il giudizio, Lui che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.

Ma questo non significa che non si debbano chiamare le cose con il loro nome. E non si può confondere chi attacca con chi si difende.
A Damasco, è dalla zona del Goutha che sono cominciati gli attacchi verso i civili che abitano nella parte controllata dal governo, e non viceversa. Lo stesso Goutha dove - occorre ricordarlo ? – i civili che non appoggiavano i jihadisti sono stati messi in gabbie di ferro: uomini, donne, esposti all’aperto e usati come scudi umani. Goutha: il quartiere dove oggi i civili che vogliono scappare, e rifugiarsi nella parte governativa, approfittando dalla tregua concessa, sono presi di mira dai cecchini dei ribelli…
Perché questa cecità dell’Occidente? Come è possibile che chi informa, anche in ambito ecclesiale, sia così unilaterale?

La guerra è brutta, oh sì, sì se è brutta! Non venitelo a raccontare ai siriani, che da sette anni se la sono vista portare in casa… Ma non si può scandalizzarsi per la brutalità della guerra e tacere su chi la guerra l’ha voluta e la vuole ancora oggi, sui Governi che hanno riversato in Siria in questi anni le loro armi sempre più potenti, le loro intelligence... per non parlare dei mercenari lasciati deliberatamente entrare in Siria facendoli passare dai Paesi confinanti (tanti che poi sono diventati Isis, va ricordato all’Occidente, che almeno questa sigla sa cosa significa). Tacere sui Governi che da questa guerra hanno guadagnato e guadagnano. Basta vedere che fine hanno fatto i più importanti pozzi petroliferi siriani. Ma questo è solo un dettaglio, c’è molto più importante in gioco.
La guerra è brutta. Ma non siamo ancora arrivati alla meta, là dove il lupo e l’agnello dimoreranno insieme, e per chi è credente bisogna ricordare che la Chiesa non condanna la legittima difesa; e se anche non si augura certamente il ricorso alle armi e alla guerra, la fede non condanna chi difende la propria patria, la propria famiglia, neppure la propria vita. Si può scegliere la non-violenza, fino a morirne. Ma è una scelta personale, che può mettere in gioco solo la vita di chi lo sceglie, non si può certo chiederlo ad una nazione intera, a un intero popolo.

Nessun uomo che abbia un minimo di umanità vera, può augurarsi la guerra. Ma oggi dire alla Siria, al governo siriano, di non difendere la sua nazione è contro ogni giustizia : troppo spesso è solo un modo per facilitare il compito di quanti vogliono depredare il Paese, fare strage del suo popolo, come accaduto in questi lunghi anni nei quali le tregue sono servite soprattutto per riarmare i ribelli, e i corridoi umanitari per far entrare nuove armi e nuovi mercenari.. e come non ricordare quali atrocità sono accadute in questi anni nelle zone controllate dai jihadisti? violenze, esecuzioni sommarie, stupri… i racconti rilasciati da chi alla fine è riuscito a scappare ?

In queste settimane ci hanno fatto leggere un articolo veramente incredibile: tante parole per far passare in fondo una sola tesi, e cioè che tutte le Chiese di Oriente sono solo serve del potere…per convenienza… Qualche bella frase ad effetto, tipo la riverenza di Vescovi e Cristiani verso il Satrapo Siriano…un modo per delegittimare qualunque appello della Chiesa siriana che faccia intravedere l’altro lato della medaglia, quella di cui non si parla.
Aldilà di ogni inutile difesa e polemica, facciamo un ragionamento semplice, a partire da una considerazione. E cioè che Cristo - che conosce bene il cuore dell’uomo, e cioè sa che il bene e il male coabitano in ciascuno di noi, vuole che i suoi siano lievito nella pasta, cioè quella presenza che a poco a poco, dall’interno, fa crescere una situazione e la orienta verso la verità e il bene. La sostiene dove è da sostenere, la cambia dove è da cambiare. Con coraggio, senza doppiezze, ma dall’interno. Gesù non ha assecondato i figli del tuono, che invocavano un fuoco di punizione .
Certo che la corruzione c’è nella politica siriana (come in tutti i Paesi del mondo) e c’è il peccato nella Chiesa (come in tutte le Chiese, come tante volte il Papa ha lamentato)
Ma, appellandoci al buon senso di tutti, anche non credenti : qual è l’alternativa reale che l’Occidente invoca per la Siria? Lo Stato islamico, la sharia? Questo in nome della libertà e la democrazia del popolo siriano? Ma non fateci ridere, anzi, non fateci piangere…

Ma se pensate che in ogni caso non sia mai lecito scendere a compromessi, allora per coerenza vi ricordiamo, solo per fare un piccolo esempio, che non potreste fare benzina 'senza compromessi coi poteri forti', dato che la maggior parte delle compagnie ha comprato petrolio a basso costo dall’Isis, attraverso il ponte della Turchia: così quando percorrete qualche chilometro in auto, lo fate anche grazie alla morte di qualcuno a cui questo petrolio è stato rubato, consumando il gasolio che doveva scaldare la casa di qualche bambino in Siria..
Se proprio volete portare la democrazia nel mondo, assicuratevi della vostra libertà dalle satrapie dell’Occidente, e preoccupatevi della vostra coerenza, prima di intervenire su quella degli altri..

Non ultimo, non si può non dire che dovrebbe suscitare almeno qualche sospetto il fatto che se un cristiano o un musulmano denuncia le atrocità dei gruppi jihadisti è fatto passare sotto silenzio, non trova che una rara eco mediatica, per rivoli marginali, mentre chi critica il governo siriano guadagna le prime pagine dei grandi media.. Qualcuno ricorda forse l’intervista o un intervento di un Vescovo siriano su qualche giornale importante dell’Occidente? Si può non essere d’accordo, evidentemente, ma una vera informazione suppone differenti punti di vista.

Del resto, chi parla di una interessata riverenza della Chiesa siriana verso il presidente Assad come di una difesa degli interessi miopi dei cristiani, dimostra di non conoscere la Siria, perché in questa terra cristiani e musulmani vivono insieme. E’ stata solo questa guerra a ferire in molte parti la convivenza, ma nelle zone messe in sicurezza dall’esercito ( a differenza di quelle controllate dagli 'altri') si vive ancora insieme. Con profonde ferite da ricucire, oggi purtroppo anche con molta fatica a perdonare, ma comunque insieme. E il bene è il bene per tutti: ne sono testimonianza le tante opere di carità, soccorso, sviluppo gestite da cristiani e musulmani insieme.
Certo, questo lo sa chi qui ci vive, pur in mezzo a tante contraddizioni, non chi scrive da dietro una scrivania, con tanti stereotipi di opposizione tra cristiani e musulmani.

Liberaci Signore dalla guerra…e liberaci dalla mala stampa…”.
Con tutto il rispetto per i giornalisti che cercano davvero di comprendere le situazioni, ed informarci veramente. Ma non saranno certo loro ad aversene a male per quanto scriviamo…

Le sorelle Trappiste in Siria

martedì 27 febbraio 2018

La Siria è il cuore sanguinante di una guerra mondiale

Il Leone di Palmyra, risalente al 1° secolo a. Cristo,
è stato distrutto da Daech con le ruspe nel 2015.
Ora restaurato, il pezzo più importante del Museo
 di Palmyra è esposto nei giardini del museo di Damasco.

"Svegliamoci, sono impazziti!" 

19 febbraio 2018
Tribuna libera   di Michel Raimbaud



Da ormai sette anni, la Siria è in guerra. Questo paese amichevole, tollerante e altamente civilizzato, che nemmeno i suoi detrattori potrebbero negare essere bello e accattivante, sta già affrontando una sfida formidabile, quella del dopoguerra. Gli assalitori barbari di cento paesi, sia atlantisti che islamisti, hanno combattuto duramente per distruggere le sue ricchezze, le infrastrutture, le sue capacità, i monumenti e le bellezze naturali, al fine di cancellarle dalle mappe. Ma hanno anche e soprattutto cercato di schiacciare il popolo siriano, di cancellare la sua memoria e la sua identità per annientarlo.
Con la complicità di una sedicente "comunità internazionale" ingannatrice, ora stanno lavorando per privarlo, per quanto possibile, di ogni prospettiva del futuro, defraudandolo dei suoi diritti imprescrittibili: di disporre di se stesso, di decidere, senza interferenze straniere, il suo destino e il suo sistema politico. Senza pudore né vergogna, gli stessi invasori non nascondono le loro velleità di cambiarne il futuro, inclusa la costituzione, con una Siria sotto la "tutela delle Nazioni Unite", cioè sotto mandato, ossia sotto il giogo coloniale.
Per cancellare l'impronta geografica di una Siria madre della civiltà (compresa la nostra), può esserci un modo più efficace che disperdere un popolo e soprattutto di sbriciolare uno Stato che ha commesso il crimine di lesa maestà? In effetti, alla fine, l'impresa si propone di trasformare quella che una volta era una grande Siria in un arcipelago di mini-entità, e la sua gente in un mosaico tribalizzato destinato a essere vaporizzato in una vasta diaspora: a un primo approccio, questo crimine inqualificabile merita la doppia caratterizzazione di 'politicidio' (la dissoluzione di uno Stato che disturba) e di 'etnocidio' - l'annientamento di un popolo che resiste. Questo è ciò che è inscritto nel 'grande disegno' neoconservatore. Quest'ultimo, notiamo di sfuggita, equivarrebbe a infliggere alla Siria il destino riservato da 70 anni alla Palestina, pezzo di terra rubato sotto l'egida del colonialismo trionfante. Il destino dei Siriani potrebbe quindi assomigliare a quello dei Palestinesi, irrimediabilmente spogliati nel nome di una 'missione divina'. Il sinistro destino dei popoli amerindi, eliminati dalla storia, è lì per ricordare ciò di cui sono capaci i coloni venuti da fuori.
Le distruzioni sono immense, pari a centinaia di miliardi di dollari, a cui vanno aggiunti - ma è un loro problema - i milioni, bilioni o trilioni spesi dalle 'potenze' assalitrici per condurre le loro battaglie 'per la democratizzazione' .
Non serve a nulla invocare i valori della moralità, naturale o religiosa, il diritto internazionale e la legalità delle Nazioni Unite, o addirittura la semplice decenza, di fronte ad aggressori senza legge e senza fede. Non possiamo aspettarci una qualsiasi logica da Stati che si erigono a gendarmi del pianeta mentre si comportano come regimi criminali. È paradossale, dopo tutto questo tempo, dopo questi orrori, questi massacri, questi atti da selvaggi, questa barbarie, che si trovino ancora nel grande Occidente 'democratico' così tanti difensori dell'indifendibile, così tanti ammiratori dei jihadisti presentati come democratici o 'moderati'.  Gli intellettuali sono intrappolati dalla loro iniziale cecità, i media sono sigillati dall'omertà, i politici sono ostaggi della loro doxa neoconservatrice, nell'Esagono (la Francia n.d.t.) come in tutto il mondo giudeo-cristiano.
Perché un tale accanimento, una tale ostinazione nel mentire? La Siria è stata a lungo nel mirino di America, Gran Bretagna e Israele. La Siria storica è il centro di gravità del Medio Oriente, il luogo di nascita delle tre religioni rivelate, il cuore pulsante dell'arabismo, simbolo dell'Islam moderno e tollerante, sede dei primi califfi: un'eredità molto pesante da portare ma che ha assicurato a questo 'faro dell'Oriente' un innegabile prestigio tra gli Arabi e un'aura di simpatia tra i Musulmani.
Tollerante, multiconfessionale, moderna, repubblicana, forte della sua identità e della sua consapevolezza storica, essa rappresenta ciò che gli estremisti di ogni versante aborriscono sopra ogni altra cosa.
Dalla sua indipendenza e dalla creazione di Israele, la Siria ha continuato a fornire un sostegno costante alla causa palestinese ed è sempre apparsa come uno Stato ribelle all'ordine israelo-atlantico. Di fronte alla rovina del mondo arabo, la Siria si è iscritta nell'asse della resistenza ed essa resiste. Il suo esercito nazionale ha combattuto da solo contro tutti per quattro anni, poi, aiutato dai suoi alleati, ha iniziato la riconquista, affermandosi come il principale artefice dell'eradicazione del Daesh (ISIS), malgrado le bugie e le pretese degli usurpatori fanfaroni. Lo Stato siriano controlla ormai i quattro quinti del territorio nazionale, avendo dato scacco, con la sua resilienza, ai piani degli aggressori.
Per questi, la Siria del 2018, dopo tante battaglie e così tanti progetti finiti male, costituisce una realtà impensabile e intollerabile. Bisogna dunque farla sparire dalle mappe, come se non fosse mai esistita. È necessario per questo delegittimare lo Stato sistematicamente presentandolo come un 'regime', le sue istituzioni, la sua costituzione, il suo governo, demonizzare il suo Presidente, ignorare la volontà del suo popolo, i successi del suo esercito attribuendoli ai suoi alleati, quando non ai suoi nemici.
Si deve negare al suo Presidente e al suo entourage ogni potere, qualsiasi ruolo futuro, ogni autonomia decisionale, e assicurare che non ci possa essere una soluzione politica 'siriana' risultante da un dialogo nazionale, sotto gli auspici dei suoi alleati e dei suoi amici. Al contrario, il suo destino deve essere deciso dai suoi nemici, dalla "comunità internazionale" in agguato, da tre Stati che rappresentano 470 milioni di persone ( il 6 - 7% dell'umanità) che protestano di non poter più imporre la loro legge in seno al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Decisamente, il mondo è uscito di testa poiché non c'è più legalità internazionale, più nessun rispetto del diritto delle Nazioni Unite, che dovrebbe essere la bibbia dei diplomatici. I falsi gendarmi del mondo che ne sono i fautori di disordine, i ladri che gridano al furto, i violentatori della legalità che gridano al suo stupro, gli aggressori della Siria che si indignano per le aggressioni dell'esercito siriano, i maestri delle ingerenze illegali indignati per l'intervento legale degli alleati e dei partner dello Stato, tutto questo bel mondo si agita e manovra alla luce del giorno!
Uscite dallo schermo le comparse e le forze sicarie, ecco che i mandanti e i veri sponsor si sono tolti la maschera e stanno lavorando per realizzare apertamente ciò che non erano riusciti a fare per delega in sette anni.  Israele al sud, gli USA e i suoi fidati partners europei nel nord-est a sostegno delle forze curde messe a nudo, la Turchia nel nord-ovest contro i progetti dei Curdi, e tutti contro Bashar al-Assad. Il pretesto della lotta contro Daesh e il terrorismo ora appare per quello che era, un mega imbroglio che difende i nemici della Siria legale e al quale solo gli sciocchi credono ancora.
Jean-Yves Le Drian chiede (sic): "il ritiro di tutti quelli che non hanno niente a che fare con la Siria". Lui osa. Ma indovinate chi sono quelli che non hanno niente da fare in Siria?    Sì, avete indovinato: l'Iran il nuovo diavolo di moda, Hezbollah il terrore di Israele, la Russia, le forze 'sciite' dell'Iraq.
Per contro ora sapete quali paesi 'vi hanno a che fare': i tre ossessionati dai bombardamenti umanitari, quelli che possiedono armi di distruzione di massa, violano sistematicamente il diritto internazionale, quelli che sostengono il terrorismo quando non lo hanno creato, quelli che vogliono depredare tranquillamente le risorse di petrolio e gas della Siria e della regione: in altre parole, l'America e i suoi accoliti. Per buona misura, aggiungiamo Israele, amico delle 'rivoluzioni arabe' che distruggono gli Stati con lo stesso nome; l'Arabia Saudita, una grande democrazia davanti all'eterno e specialista in costituzioni, in diritti umani e delle donne, e nella tolleranza religiosa; la Turchia membro di spicco della NATO, nemica dei Turchi delle montagne, ma amica dei separatisti curdi della Siria o dell'Iraq e sponsor dei jihadisti; il Qatar, a condizione che continui a comprare di tutto e non importa cosa nel nostro Paese in difficoltà.
Per il resto, la Siria ha resistito per molti anni, il suo esercito è in grado di sostenere gli assalti di Israele e abbattere gli aerei che lo attaccano. È saldamente ancorata a un asse di resistenza risoluta e ben coordinata, sostenuta da alleati affidabili, a partire dalla Russia. La Siria non è una comparsa, è al CENTRO di una guerra globale. Quanti Stati avrebbero resistito come lei?
Signori 'amici della Siria', nemici del suo 'regime' e del suo Presidente, avete continuato a sostenere la fiction di una rivolta popolare contro un 'tiranno massacratore'. In cosa ciò vi preoccupa? Voi avete sbagliato tutto e lo sapete bene perché in realtà il Paese che vi ossessiona è principalmente vittima di una guerra di aggressione che mette in pericolo la sua esistenza.
Lo Stato siriano ha sicuramente il diritto di guidare i negoziati che decideranno il suo futuro e di respingere qualsiasi interferenza degli aggressori. Ha il diritto di rifiutare le vostre ingerenze, i vostri programmi di spartizione e i vostri progetti contorti. Le guerre di Siria sono state a lungo le componenti di una guerra universale in vista di diventare una guerra 'mondiale'. Se questa aggressione riguarda la "comunità internazionale" è secondo i criteri del diritto internazionale, codificati dalla Carta delle Nazioni Unite, che deve essere considerata! Allora, si capirà molto bene che questo approccio, l'unico possibile, vi pone un piccolo problema: questo problema non è quello del paese aggredito; ma degli aggressori che siete voi che trattate la Siria come un 'paese aperto' a tutte le avventure e a tutte le iniziative ostili.
Signori aggressori, non dimenticate mai che la vostra presenza in Siria è illegittima e illegale, compresi i vostri barbuti, i vostri consiglieri speciali o le vostre forze di terra. E se c'è una presenza legittima per eccellenza, non è la vostra: è quella dello Stato siriano, quella dei suoi alleati e dei partner del governo di Bashar al-Assad, del quale pretendete la partenza. Se c'è un ritiro imposto dal rispetto del diritto internazionale, è quello dei Paesi che non hanno niente a che fare con la Siria: i vostri Paesi!
  Michel Raimbaud
Ex ambasciatore. Professore e conferenziere.
 (traduzione dal francese di G.b. P.)
https://www.iveris.eu/list/tribunes_libres/312-reveillonsnous_ils_sont_devenus_fous_

venerdì 23 febbraio 2018

Ghouta, parlano i religiosi di Damasco: "Per quanto tempo ancora si poteva sopportare tutto questo?"


di Fulvio Scaglione, 23 febbraio 2018

Ci sono momenti in cui anche una raffica di kalashnikov sembra nulla. Quella che risuona nel telefono, mentre sono in linea con Damasco e parlo con suor Yola Girges, è la sparatoria rituale che accompagna il funerale di un soldato siriano morto nella battaglia per Ghouta, il sobborgo ancora controllato dai terroristi islamisti.    Suor Yola, nata a Damasco in una famiglia originaria però di Ghassanieh (provincia di Idlib), un villaggio cristiano del Nord dove nel 2013 fu ucciso il francescano padre Francois Mourad e dove tuttora sono insediati i terroristi di Al Nusra, è una delle missionarie del Cuore Immacolato di Maria che lavorano nella casa della Custodia di Terra Santa presso il Memoriale delle Conversione di San Paolo, nella capitale siriana.   Siamo nei quartieri di Tabbaleh, Bab Touma e Dawaleh, dove si concentrano i cristiani. E come molti altri cristiani e religiosi di Siria, anche suor Yola è indignata per il modo in cui la guerra viene raccontata in Europa.
“Oggi, nel quartiere Jaramana, si svolgono i funerali di dodici civili ammazzati dai missili sparati dai ribelli di Ghouta. Due settimane fa un colpo di mortaio è esploso nel giardino della nostra casa. Qualche giorno fa un altro razzo ha colpito un edificio sull’altro lato della strada e tutte le nostre finestre sono esplose. Da settimane, ormai, quando usciamo di casa non sappiamo se faremo ritorno. In questo periodo, inoltre, i terroristi hanno cominciato a colpire proprio quando nelle scuole finiscono le lezioni, per creare ancora più panico. Solo nel nostro asilo, l’anno scorso abbiamo perso quattro bambini, uccisi da un mortaio insieme con il loro papà, e nel 2012 una bambina, ammazzata da un missile per strada insieme con la mamma, che era una nostra catechista. Per non contare i bambini feriti o traumatizzati Eppure nessuno ne parla, nessuno dice niente. Chi si occupa dei nostri morti?”.
Adesso tutta l’attenzione è concentrata su Ghouta e le organizzazioni umanitarie parlano di molti morti tra i civili…    “Bisogna raccontare tutta la verità. Ghouta è un’area di 1800 chilometri quadrati, occupata dai terroristi fin dall’inizio della guerra. In questi sette anni, i razzi da loro lanciati hanno provocato più di mille morti tra i civili nella sola Damasco. Per quanto tempo ancora si poteva sopportare tutto questo? Inoltre, tutti sanno che i militanti dell’Isis e di Al Nusra che si sono concentrati a Ghouta hanno portato con sé le famiglie, che ora usano come scudi umani. Sia per fermare gli attacchi dell’esercito sia per destare la reazione compassionevole del mondo. Nessuno vuole che muoiano dei civili, da nessuna parte. Ma il meccanismo è chiaro”.
La Casa della Custodia di Terra Santa presso il Memoriale di San Paolo è stata testimone fedele, in questi anni, del martirio della Siria. Fondata come casa di accoglienza per i pellegrini, con l’arrivo della guerra si è messa a disposizione di chi più soffriva.
“All’inizio”, spiega suor Yola, “abbiamo accolto 30 famiglie di rifugiati da Homs, dove c’era un quartiere con 75 mila cristiani. Passata quella fase, ci siamo messi a disposizione dei malati, soprattutto quelli di tumore, che dalle più diverse zone della Siria, a causa della guerra, potevano seguire le terapie solo a Damasco. Infine, abbiamo dato alloggio alle famiglie, e purtroppo sono state tante, che avevano deciso di emigrare e dovevano fermarsi qui nella capitale per ottenere i visti. Alcune di quelle famiglie, purtroppo, sono state inghiottite dal Mediterraneo”. 
Negli ultimi anni, comunque, la Casa ha cercato di provvedere ai bisogni dei più deboli e indifesi, i bambini. “Abbiamo un asilo con 150 bambini”, racconta suor Yola, “in maggioranza di famiglie povere o rifugiate a Damasco da zone occupate dai terroristi o investite dai combattimenti. Poi abbiamo un centro catechistico che segue 400 bambini e ragazzi, da quelli delle scuole elementari agli universitari. L’anno scorso, poi, abbiamo avviato un’attività di sostegno psicologico ai bambini traumatizzati dalla guerra che quest’anno, su sollecitazione degli stessi genitori, abbiamo allargato e approfondito. Lavoriamo con bambini fino ai 13 anni e con l’aiuto di dodici volontari, studenti universitari che abbiamo preparato con appositi corsi tenuti da specialisti. Infine, due mesi fa, abbiamo varato anche dei corsi di educazione musicale, anche per dare ai giovanissimi un’alternativa rispetto alle interminabili giornate passate in casa perché è troppo pericoloso giocare fuori. Si sono iscritti in cinquanta ma siamo sicuri che il numero crescerà”.
Adesso, però, le attività della Casa, come quelle di tutte le altre Chiese cristiane rappresentate a Damasco, sono bloccate. Piovono missili e, come dice suor Yola, “non potevamo chiedere ai genitori di rischiare la vita dei figli per portarli qua”. È la Siria, da troppi anni in guerra.
http://www.occhidellaguerra.it/vi-prego-raccontate-la-verita-terroristi-stanno-occupando-la-ghouta/

Viaggio nell'inferno di Ghouta : ecco chi sono i ribelli anti Assad.
Nel 2015 gli abitanti catturati sfilavano in gabbia 

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«Per voi occidentali le uniche vittime sono i civili di Ghouta, ma dimenticate che da quei quartieri partono i missili e i colpi di mortaio diretti contro i quartieri cristiani di Damasco - ricorda nel corso di una telefonata a Il Giornale padre Amer Kassar, parroco della chiesa Madonna di Fatima di Damasco - Solo martedì qui a Bab Touma e al Shaghour, i due quartieri cristiani più importanti di Damasco, abbiamo contato 13 morti e una settantina di feriti. Nell'ultima settimana almeno tre chiese, tra cui il patriarcato greco latino, sono state colpite dalle bombe dei ribelli. Le nostre case distano da Ghouta solo un paio di chilometri in linea d'aria e i ribelli ne approfittano per colpirci senza pietà. Dieci giorni fa Rita una ragazza del mio oratorio è stata uccisa da un colpo di mortaio esploso davanti alla chiesa. Christine, l'amica che era con lei, ha perso una gamba. Ma a voi occidentali non interessa. Per voi quei ribelli sono tutti degli angeli».



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