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lunedì 26 marzo 2018

Aleppo: un progetto dei Francescani per i bambini rifiutati perchè nati da jihadisti

 Ad Aleppo centinaia di bambini figli dell’Isis sono senza identità, mai iscritti all’anagrafe nè andati a scuola e rifiutati totalmente dalla società, sono i bambini nati nel periodo dell’occupazione jihadista dai matrimoni temporanei o da unioni forzate. 
Aleppo Bambini

ATS pro Terra Sancta
marzo 2018

Avevamo tirato tutti un sospiro di sollievo, ormai un anno e mezzo fa, quando le televisioni di tutto il mondo trasmettevano le immagini degli aleppini festeggiare la libertà raggiunta dopo mesi di scontri nella città martire. Ci eravamo illusi, forse per un attimo, che tutto sarebbe finito presto. Che a una guerra disastrosa durata anni avremmo potuto forse scrivere la parola “fine”. Quello che accadde dopo, purtroppo, è storia.
Nell’ultimo periodo i riflettori sono tornati a puntare Damasco, colpita da una nuova ondata di violenza, ed è opinione più che diffusa che la guerra sarà ancora lunga. Oggi siamo costretti a ricordare il triste anniversario che ci trascina nell’ottavo anno di questo conflitto, iniziato dall’illusione portata delle cosiddette “primavere arabe”, arrivate in Siria nel marzo 2011. Ciò che sembrava un sogno di rivalsa venne trasformato presto in un incubo di jihadismo e fondamentalismo, da cui tutto il Medio Oriente non è ancora riuscito a uscire.
In questi lunghissimi sette anni noi di ATS pro Terra Sancta non siamo rimasti con le mani in mano. Oltre ad aver aperto e reso operativi quattro centri di emergenza in alcune città colpite dalla guerra (Damasco, Aleppo, Knayeh e Latakiah), abbiamo garantito l’assistenza sanitaria e migliaia di famiglie e l’educazione a centinaia di bambini che non potevano più andare a scuola. Siamo intervenuti in ogni situazione che chiedeva il nostro aiuto, spesso grazie alla preziosa collaborazione dei frati che non hanno mai lasciato il Paese.

All’inizio dell’ottavo anno di guerra, vogliamo ripeterlo a voce forte: noi non ci arrendiamo!

Vogliamo andare avanti ad aiutare i siriani e la Siria, dove i cristiani hanno cominciato a chiamarsi proprio con questo nome.  Per questo nelle ultime settimane abbiamo voluto lanciare un nuovo progetto ad Aleppo che si prenderà cura dei bambini orfani, abbandonati dalle proprie famiglie e di tutti coloro che sono nati da donne in seguito a stupri e abusi. È una parte della società che nessuno vuole guardare, un problema che spesso viene nascosto per non creare scandalo. In questi casi infatti, i bambini e le loro madri non ricevono nessun tipo di assistenza dallo Stato (anzi, vengono guardati con ostilità perché considerati figli del peccato e non vengono iscritti all’anagrafe), e in tante occasioni vivono in condizioni terribili.
bambini aleppoSono emarginati da tutti e bisognosi di tutto: di cibo, acqua, ma anche di un recupero psicologico e sociale. Per questo il vicario apostolico di Aleppo mons. George Abou Khazen, fra Firas Lutfi e il Gran Muftì di Aleppo, hanno deciso di dar vita a questa nuova iniziativa che – speriamo – possa tamponare questa grave emergenza sociale. L’obiettivo principale è sostenere i bambini e le loro mamme nella società provvedendo ai loro bisogni più urgenti. Noi di ATS pro Terra Sancta abbiamo scelto di essere al loro fianco per regalare un sorriso a questi bambini. E mentre aspettiamo che le grandi potenze internazionali trovino un accordo che possa portare a una accordo di pace lunga e duratura, noi rinnoviamo in particolare il nostro impegno per i più poveri e indifesi: i bambini della Siria.
Il futuro del Paese è anche nelle loro mani. Sappiamo che i militari possono solo vincere la guerra. Ma costruire la pace è un’altra cosa: implica un lavoro quotidiano e costante, di educazione e formazione delle coscienze. Perché non trionfi la rabbia o il rancore per il male ricevuto, ma la convinzione di poter ricominciare. E la speranza di poter tornare a chiamare la Siria – ancora una volta – una terra di incontro e di pace. Grazie al vostro aiuto, noi continuiamo a lavorare per questo.
Sostieni questo progetto! : 

https://www.proterrasancta.org/it/in-siria-noi-non-ci-arrendiamo/

venerdì 23 marzo 2018

Invocazione a Santa Rafqa, perché protegga la sua gente e la sua terra da altre e peggiori distruzioni.

Oggi la Chiesa fa memoria di Santa Rafqa


 Santa Rafqa (1832-1914), monaca libanese maronita che votò la propria esistenza al servizio di Dio. La sua fu una vita di intense sofferenze, autentiche gioie e vero amore per il prossimo. 
Già pochi giorni dopo la sua morte cominciarono a manifestarsi i primi miracoli per sua intercessione, la maggior parte guarigioni prodigiose 

per conoscerla, vedi: 
 http://www.charbelfriends.com/santa_rafqa.html




Intanto, continua il piano di cancellazione della memoria cristiana dalla terra in cui nacque il Cristianesimo

Dopo aver distrutto il sito di Ain Dara,  ieri l'aviazione turca ha bombardato l'antico sito Brad, situato a sud della città di Afrin e iscritto nella lista dei siti del patrimonio mondiale dell'UNESCO dal 2011.
Il direttore generale delle Antichità e dei Musei Siriani, Mahmoud Hamoud, ha detto che il bombardamento su Brad ha causato la distruzione di molti resti archeologici importanti, tra cui il mausoleo di San Marone, il fondatore dei Maroniti, e la chiesa di Julianos contenente il mausoleo.
"Questa aggressione è una nuova prova dell'esistenza di un piano sistematico per distruggere il patrimonio e la civiltà in Siria", ha detto, ed ha esortato le organizzazioni internazionali competenti che hanno iscritto questi siti nelle loro liste a fare il loro dovere "morale e umanitario" nel condannare l'aggressione turca in corso contro i siti archeologici siriani. 
La storica città di Brad, dove St. Maroun viveva una vita di pietà e dove era sepolto, è una testimonianza vivente di un periodo importante nella storia della Siria , la culla del cristianesimo.
Il villaggio, che si trova a 30 chilometri a nord-est di Aleppo, contiene la chiesa di Julianos, che è tra le più grandi della Siria settentrionale. Fu fondata nel tardo IV secolo d.C., e St. Maroun fu sepolto in una cappella che fu aggiunta in seguito. I documenti dicono che la chiesa di Julianos rimase l'unica chiesa della città per oltre 150 anni e che fu costruita sul sito di un tempio pagano. La chiesa di Julianos è lunga 42 metri, larga 22,5 metri e si compone di tre sezioni come si vede nel modello basilicale delle chiese, separate da due file di archi con la sezione centrale che contiene il santuario.
La chiesa del Martyrium, una piccola cappella, fu aggiunta alla chiesa 8 anni dopo la sua costruzione, e lì St. Maroun fu sepolto. St. Maroun nacque nel villaggio di Korash, a 45 chilometri da Aleppo, il suo nome significa "Piccolo Maestro".
Gli storici ritengono che il villaggio di Brad fu la capitale del Jebal Semaan (la montagna Samaan) durante il 4° e 7° secolo d.C, quando fu chiamato Kafer Brad, ed è la più grande città archeologica in quella zona. Prosperò durante il 2° e 3° secolo d.C come testimoniano le grandi strutture che risalgono a quel tempo che comprendono un andron (una struttura per intrattenere gli ospiti), un mercato, un bagno pubblico, un altare romano, frantoi e case di varie dimensioni.

 Jabal Semaan ha 25 villaggi e 32 templi e chiese costruiti tra il IV e il VII secolo dopo l'era cristiana. Qui c'è la chiesa più antica del mondo: Fafertine. Sul suo architrave è incisa la data della sua costruzione: 372 dC.  Più a sud, sulle rovine del tempio del dio Nabo, San Marone costruì, nel 398, la sua chiesa o basilica lunga 27,30 m e 16 m di larghezza. Dopo la morte di Saint Maron, Kfar Nabo si dotò di un hotel a due piani per accogliere i pellegrini. Costruito tra il 504 e il 505, ha facciate di colonne quadrate. Le croci sono incise sugli architravi, una delle quali reca la seguente iscrizione: "Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Dio si prende cura della nostra entrata e uscita. Per adempiere al voto di Zaccheo nel 553 " (che è equivalente nel calendario di Antiochia al 504/505 d.C.). L'area comprendeva anche un tempio dedicato alle reliquie dei martiri, la sua data di costruzione, 574 secondo il calendario di Antiochia, è incisa in siriaco sull'architrave del suo ingresso meridionale. Un certo numero di frantoi oleari indica l'espansione della coltivazione dell'olivo a Kafr Nabo, uno risalente al terzo secolo d.C.  Fino ai giorni odierni, la zona è ricca di oliveti fecondissimi . Da qui , ahimè prende il nome ' l'Operazione Ramo d'Ulivo ' dei Turchi.
“Nemmeno l’invasione mongola aveva fatto questi danni”, commenta il Direttore Mahmoud Hamoud.

martedì 20 marzo 2018

A Damasco i jihadisti fanno un massacro, ma l’Occidente continua ad appoggiarli

Oggi, 20 marzo, 35 civili sono morti e almeno 40 feriti per un missile lanciato dai terroristi, trincerati nella Ghouta, sul mercato di Khashkoul nel quartiere Jaramana, oltre a causare grande distruzione di edifici e beni nel luogo. 
Altri razzi lanciati dalla Ghouta sono caduti su Mezzeh e hanno colpito le chiese di Bab Touma.


 di Gianandrea Gaiani


Come accadde durante la guerra libica del 2011 e come accade ormai da sette anni n Siria, da quando iniziò la guerra civile, è la propaganda jihadista a ispirare la comunità internazionale e il mondo dei media. Come è successo ad Aleppo e oggi a Ghouta Est, l’Occidente si indigna per le stragi di civili provocate dalle forze di Bashar Assad e ignora i morti provocati dai ribelli, premendo per instaurare tregue e cessate il fuoco che andranno a tutto vantaggio delle milizie jihadiste.
Per inciso, le stesse che ideologicamente propugnano lo Stato islamico retto dalla sharia e appoggiano e giustificano il terrorismo e il jihad contro gli infedeli (cioè noi) che colpisce negli Usa e in Europa.
Difficile distinguere tra buoni e cattivi in una guerra civile ma, pragmaticamente, pare evidente che l’alternativa al governo di Damasco non è la democrazia cantonale svizzera ma uno Stato islamico basato sulla legge coranica e in cui non ci sarebbe spazio per sciti, cristiani o altre fedi diverse dal più ortodosso islam sunnita.
Ciò nonostante Usa ed Europa continuano a sostenere i ribelli siriani appoggiati da Turchia e monarchie sunnite del Golfo benchè questo conflitto abbia comportato una serie di minacce devastanti per il Vecchio Continente, dalla fuga dei cristiani all’immigrazione illegale, dai foreign fighters al terrorismo.   Una cecità spiegabile solo con la valutazione che la nostra classe politica non sa quello che fa o che i miliardi di petrodollari investiti in Europa dai monarchi del Golfo hanno permesso di comprare non solo aziende, armi, alberghi e squadre di calcio ma anche molte coscienze politiche.
Non si può interpretare diversamente la credibilità accordata dai governi e dai media Occidentali, così come dalle organizzazioni internazionali, alle notizie provenienti da Ghouta, sobborgo di Damasco in mano da anni a diverse milizie jihadiste, alle notizie a senso unico fornite da Ong e fonti tutte legate a doppio filo agli insorti.


 Certo l’assenza di fonti neutrali è dovuta anche al rischio di omicidio e rapimenti che corrono i giornalisti che dovessero spingersi nelle aree in mano ai ribelli ma è altrettanti evidente che queste aggressioni compiute più volte ai danni dei media hanno il chiaro obiettivo di tenere lontane dal fronte le fonti neutrali per poter spacciare a piene mani la propaganda jihadista.
Gli esempi più eclatanti? I supposti attacchi con armi chimiche attribuiti al regime di Damasco sono stati maldestramente documentati da “Aleppo media center” e “Idlib media center”, cioè dagli uffici stampa delle milizie di al-Qaeda in Siria amplificati da diverse tv e media arabi per lo più basati nelle monarchie del Golfo ma hanno ugualmente avuto ampia eco e patenti di credibilità in tutto l’Occidente
Un copione già visto nel 2011 durante la guerra libica che determinò la caduta e la morte di  Muanmmar Gheddafi.  Ciò nonostante da sette anni i media italiani e di tutto il mondo riportano quasi sempre acriticamente le informazioni diffuse dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), Ong con sede a Londra e a tutti gli effetti vicina ai ribelli.  L’Ondus diffonde dati sulle vittime dei raid aerei e dei bombardamenti di artiglieria governativi su Ghouta impossibili verificare ma che vengono ciò nonostante riportati dai media senza esporre dubbi circa la loro veridicità o circa l’affidabilità della fonte, di parte come lo è, dall’altro lato della barricata, l’agenzia di stampa governativa siriana SANA.
Per questo è ridicolo che UE e Onu si straccino le vesti per le condizioni dei civili a Ghouta, sotto attacco in seguito all’offensiva delle truppe di Assad ma non si preoccupino della popolazione di Damasco bersagliata dai mortai e dai razzi dei ribelli (di cui peraltro parlano in pochissimi).  Eppure fonti di tenore opposto o meno allineate, come quelle del clero cristiano siriano, non mancherebbero per cercare di offrire un’informazione quanto meno bilanciata.
Ad Aleppo come a Raqqa e ora a Ghouta i jihadisti non consentono l’evacuazione dei civili perché li utilizzano come scudi umani e per sacrificarli sull’altare della propaganda. Lo hanno fatto in precedenza anche i miliziani dello Stato Islamico a Sirte e Mosul e quelli di Hamas a Gaza, a conferma che si tratta di una tattica comune ai gruppi insurrezionali.
In questo contesto appare chiaro per quale ragione la comunità internazionale chieda il ripristino di un cessate il fuoco a Ghouta che ha l’obiettivo non certo di soccorrere i civili ma di dare respiro alle milizie jihadiste circondate e condannate alla sconfitta.  Qualcuno vuole forse farci credere che cibo e medicinali consegnati a Ghouta Orientale vengano distribuiti alla popolazione invece che gestiti direttamente dai miliziani islamisti?
Le truppe governative appoggiate dalle milizie sciite alleate e dalle forze aeree russe avanzano su tutti i fronti applicando la stessa tattica utilizzata con successo per espugnare il centro di Aleppo, città tornata a una parvenza di vita normale dopo la cacciata dei ribelli, in gran parte stranieri.   Inevitabili, come in tutti i conflitti, le vittime tra i civili ma attribuirle a una sola fazione in campo significa voler diffondere “fake news” (quelle che fino a ieri definivamo “bufale”) in modo consapevole.
Eppure lo stesso Occidente che piange per i ribelli jihadisti di Ghouta , dove i governativi evacuano i civili per completare le operazioni belliche, sembra aver dimenticato i curdi che pure celebravamo come eroi quando combattevano lo Stato Islamico a Kobane. Ora che combattono gli invasori dell’esercito turco e delle milizie “moderate” dell’Esercito Siriano Libero, l’Europa si volta dall’altra parte.
Del resto c’è poco da aspettarsi dai “Cuor di Leone” che governano l’Europa, proni ai petrodollari del Golfo e al “sultano” di Ankara che ci prende ormai da anni a calci da Cipro alla Libia, dal fronte dei flussi migratori a quello del gas senza mai perdere occasione di accusare gli europei di nazismo e islamofobia.  Certo alla Turchia si può rimproverare la mancanza di scrupoli ma non certo di coerenza nel perseguire i propri interessi nazionali: negli anni scorsi Ankara non ha esitato a sostenere lo Stato Islamico, acquistandone il petrolio estratto nei pozzi occupati in Iraq e Siria e favorendo l’attacco jihadista a Kobane, pur di cacciare o vedere sottomessi i curdi in Siria.
Ciò nonostante non c’è bisogno di scomodare grandi giuristi per sapere che l’invasione turca di Afrin viola il diritto internazionale, così come la presenza militare statunitense in Siria. Possibile che in quella grande coniglieria che è divenuta l’Europa nessuno senta il bisogno di mostrare un sussulto di dignità?  Anche in virtù dei nostri interessi considerato che ogni occupazione militare porta alla fuga di masse di persone che almeno in parte cercheranno di riversarsi in Europa, anche perchè le ricche monarchie sunnite del Golfo che hanno voluto la guerra civile siriana non li vogliono.
D’altra parte quali equilibri guidino oggi la cosiddetta “comunità internazionale” anche nell’ambito della gestione dei conflitti è apparso chiaro l’anno scorso quando un rapporto dell’Onu accusò i sauditi e le altre monarchie del Golfo Persico impegnate nel conflitto nello Yemen di colpire volontariamente i civili nelle regioni in mano ai ribelli sciiti Houthi.   Riad minacciò di togliere i suoi cospicui finanziamenti alle Nazioni Unite se il documento di condanna non fosse stato ritirato e il segretario generale, all’epoca Ban Ki-moon, obbedì al diktat saudita pur esprimendo “profondo rammarico”.

domenica 18 marzo 2018

"La Ghouta inizia ad essere liberata, mentre i nostri media continuano a istigare volontariamente la morte."

di Pierre le Corf da Aleppo



Ci sono ancora quartieri in periferia dove sventola la bandiera nera, sempre la stessa bandiera che circondava Aleppo su ogni linea del fronte; le famiglie vivono ancora sotto i continui bombardamenti dei terroristi e dei loro cecchini, queste lenzuola servivano a proteggerci dal mirino dei cecchini nel centro cittadino. Quando ripenso a tutto quello che abbiamo vissuto qui, non posso impedirmi di guardare a tutto quello che si scrive su internet riguardo alla Ghouta, le bugie e il fatto che continuano a cancellare semplicemente dai loro reportage le centinaia di morti di Damasco, come per Aleppo... sono solo triste e disgustato. La morte a geometria variabile.

Nel migliore dei casi, suppongo che lo schema sarà lo stesso: accanimento continuo e propaganda di massa, eliminazione ed emarginazione di qualsiasi contenuto - persone, ecc., che contrasti la narrativa ufficiale e poi di nuovo non si parlerà più della Siria, sarà cancellata dalla carta ed anche le persone che testimonieranno quello che hanno vissuto lì, le stesse per cui si facevano gli “in evidenza” dei giornali, saranno cancellate. 
 Quando eravamo assediati dai terroristi ho spesso pensato che Aleppo sarebbe caduta nonostante l'intervento dei Russi, c'erano decine di migliaia di jihadisti dentro e intorno alla città; eppure mi chiedevo spesso se questa guerra per procura con lo scopo di indebolire il Paese non fosse invece un semplice primo passo verso qualcosa di più grande preparato sullo sfondo.
Questa sarebbe una possibilità ed io preferisco di gran lunga il primo scenario, la ripetizione di Aleppo e che si finisca una volta per tutte, che il Paese possa andare avanti ma soprattutto che le persone possano vivere in pace senza avere la morte sopra la testa da un lato e dall'altro. Stanno preparando una seconda versione della guerra? Non lo so, ma c'è un'espressione in arabo che rappresenta bene ciò che mi spaventa "Iza ma kebret ma btzghar" (se questo non esplode, non può nemmeno rimpicciolire)... 
 La gente continua a scappare dalla Ghouta e raggiungono Damasco nonostante i terroristi che bloccano i corridoi umanitari sparando a vista su chi passa.... 


Pian piano mentre il fumo si dirada, si scoprono (come all'epoca si scoprirono per Aleppo) scorte di materiale per creare armi chimiche, negli stessi luoghi in cui il sedicente Esercito Libero aveva attaccato la popolazione: all'epoca avevo visto sacchi di cloro provenienti dall'Arabia Saudita, un'intera scuola era stata trasformata per confezionare proiettili per mortai e razzi con bombole di gas. 
Qualunque cosa accada, a dispetto di vincere la guerra, continuano e continueranno nel tentativo di riscrivere la storia a monte, mentendo su ciò che la gente dovrebbe ricordare. Ma io dico, e lo ripeterei mille volte se necessario: non credete a tutto ciò che leggete dovunque, conservate la prospettiva... qualunque cosa accada il tempo parlerà.






Momenti storici... mi fa male il cuore ma sono così felice che finalmente succede, la Ghouta inizia ad essere liberata. Ci sono centinaia di video, ho semplicemente copiato e incollato i primi che uscivano e tradotto quello che dicono.


"Grazie a Dio siamo vivi, benvenuti.. vi abbiamo aspettato in questi 5 giorni. Loro ci hanno dato del pane raffermo, qui ci sono dei bambini e siamo tutti affamati. Grazie a Dio abbiamo potuto fuggire; avevamo perduto la speranza alla fine. Ci sentivamo tra l'inferno e il paradiso, adesso stiamo entrando in paradiso. "L'esercito dell'Islam" ha sparato a mio marito; lo hanno ucciso perché voleva partire. I miei bambini non hanno più il padre. Me ne lamento con Dio! E' un esercito di criminali: non dell'Islam. Il sole splende ancora su di noi, i nostri bambini sono stati privati delle scuole. Essi avevano paura, fame e dovevano cambiare posto quasi ogni giorno. Grazie a Dio l'Esercito siriano è arrivato in nostro soccorso. Noi siamo morti, i nostri cuori anche; io non ho più i bambini, nessuno, nessuno se non Dio. Loro hanno bruciato le nostre case, tutte carbonizzate. Io non ho più nessuno.. le nostre case sono distrutte. Non sappiamo dove andare, grazie Dio per averci accompagnato. Siamo stati per un mese nel seminterrato, e quei terroristi continuavano a spararci ogni volta per impedirci di andarcene. Chiedevamo loro il pane per dare da mangiare ai bambini.. ma loro dicevano: Non ce l'abbiamo, siamo assediati. Possa Dio torturarli come loro hanno fatto con noi! Che Dio dia forza all'Esercito! Sette anni di inferno, sette anni che noi aspettiamo questo momento. Tutta la gente lì dentro vuole andarsene perché stanno soffrendo, ma loro hanno bloccato le uscite: non vogliono lasciarci partire, ma tutti vogliono partire. Eravamo sotto schiavitù e ora siamo sotto il governo siriano; la loro "libertà" è una menzogna, noi non vogliamo che il nostro governo. Questa è la vera libertà. Di cosa vuoi che ti parli? Delle estorsioni? Delle umiliazioni? Parla senza vergogna.. le sigarette erano vendute a 1700 lire siriane l'una (un euro vale circa 580 lire siriane n.d.t.), le nazionali a 1700 SYP l'una! Solo due giorni fa erano a 800 e domani saranno ancora di più. Ma loro non resteranno: finiranno nella spazzatura della storia. Ma voi siete in ritardo: voi dovevate venire già 5 o 6 anni fa!! Abbiamo dovuto aspettare 7 anni per uscire da questo assedio. Siamo al sicuro adesso, noi eravamo usati dai terroristi. Era l'inferno: loro ci vendevano il kilo di zucchero a 2500 lire siriane. Loro si sono appropriati di tutto il cibo e degli aiuti donati dalla Croce Rossa. Tu gli chiedevi un Kg. di farina e loro dicevano che non l'avevano. La gente voleva cibo, voleva mangiare, stava morendo; i bambini non avevano da mangiare da più di due giorni e piangevano. Da dove prendiamo il cibo? Non abbiamo avuto niente, che Dio li maledica! Ci strangolavano, fingono l'Islam, non hanno niente a che fare con l'Islam Noi abbiamo marciato per protesta ma loro hanno ucciso delle persone. Dissero che ero molto simile ai miei fratelli a Damasco e non ci lasciavano partire, così io sono fuggito attraverso i frutteti. Hanno bruciato la mia casa, preso le mie moto e non mi hanno lasciato niente. Per loro ero un traditore solo perché ho detto loro che i miei fratelli abitano a Damasco. Io ho settant'anni, sono nato nel 1948, ma non ho mai visto niente di simile a quello che ho visto da questa gente. Giuro davanti a Dio, ci massacravano. Sono dei terroristi, degli oppressori senza timor di Dio. Ci hanno massacrato: io ho perso due figli.. li hanno uccisi! Eravamo controllati da poche persone che non sanno nulla della vita: nessuna educazione, nessuna comprensione, niente studi. Non valevano nulla, non avevano un soldo e ora sono pieni di soldi. Comprano case, macchine, terreni.. 7 Anni di sofferenza, noi siamo civili della Goutha orientale, i loro bastardi sceicchi non sono meglio di loro. Hanno rubato il nostro denaro, le nostre case, la nostra terra e distrutto ogni cosa. Non ci hanno lasciato niente: né l'acqua né il cibo. Questi cani hanno rubato anche il cibo degli aiuti umanitari. Loro non lasciavano partire nessuno, noi eravamo arrabbiati volevamo andarcene e loro affamavano i nostri bambini. Là è tutto indescrivibile, dicosa vuoi che ti parli? Orrore, nessuna possibilità della vita, di vivere lì, affatto! Giuro su Dio che non abbiamo visto il sole per 19 giorni, eravamo sotto terra aspettando l'esercito. Loro non ci lasciavano partire attraverso i corridoi umanitari e se solo cercavi di uscire ti sparavano."

Ci sono centinaia di testimonianze come queste, centinaia che non appariranno mai nei nostri media che continuano a vendere volontariamente o ciecamente la morte... ho voglia di scrivere tante cose ma non ho le parole, da un lato sono così felice di vedere le persone che possono finalmente uscire... ma anche ho troppa rabbia e tristezza, tutto quello che abbiamo vissuto qui... non avete idea di quanto vi stiano manipolando per mantenere la guerra qui fingendo di voler proteggere queste persone, anche questo è una bugia: non si tratta di proteggere le persone ma di mantenere a tutti i costi le zone terroristiche per non perdere la guerra e guadagnare tempo, d'altronde ho paura che Francia e Stati Uniti accelerino i loro piani contro la Siria.
Ora che le persone sono libere, poco a poco, vedrete, come per Aleppo, saranno cancellate se nulla di nuovo succede.. Restano ancora molti civili da dover far evacuare, questi sono usciti da una cittadina presa dall' esercito siriano, nel resto della Ghouta le persone sono condannate ad aspettare l'avanzata dell'esercito e rimanere in mezzo ai combattimenti, i terroristi impediscono o assassinano le persone che cercano di partire attraverso i corridoi umanitari... come per Aleppo. 
Una guerra rimane una guerra, non posso difendere i metodi che hanno permesso questa liberazione ma allo stesso tempo erano gli unici per permettere alle persone di uscire, e parlo per esperienza con quello che abbiamo vissuto e le decine di famiglie che erano ad Aleppo e con cui sto lavorando. Non c'è tutto bianco o tutto nero ma la realtà in campo è solo talmente lontana da quello che vi raccontano, i pezzi del puzzle che sono stati strappati tanto importanti per rimettere tutto in un contesto...

Allo stesso tempo a Afrin, una situazione posta sotto silenzio... non molto lontano da qui, è l'esodo, l'armata turca invade il nord e bombarda tutte le zone curde, un massacro coordinato in cui i gruppi terroristici di Aleppo continuano a fianco dell'esercito turco contro i curdi.

Siamo domenica 18 marzo, e sinceramente, nonostante i bombardamenti terroristici su Damasco che fanno ancora molti morti, sono felice di vedere questo, un secondo passo verso la pace... ma ho paura di farmi illusioni. 
A volte perdo le parole, da mesi faccio fatica a scrivere perché sono esausto della situazione e del prezzo da pagare quotidianamente per continuare a pubblicare quello che succede qui e combattere per le persone, affrontare gli avvoltoi... Ma quello che succede ora mi dà nonostante tutto speranza.

Pierre le Corf 

giovedì 15 marzo 2018

Siria, dopo sette anni

Jean-Claude Antakli, biologo, franco-siriano, cristiano, da anni non cessa di scrivere per raccontare la verità sulla guerra che oggi entra tragicamente nell'ottavo anno: perché il suono dei cannoni si fermi, così che gli uomini smettano di uccidere nel nome da Dio, nel nome di Allah, nel nome del denaro, della 'democrazia' e di tutti i demoni di questo mondo. Questo appello, che è indirizzato a ciascuno di noi, non deve essere dimenticato: egli ci ricorda “i nostri nonni hanno già pagato un prezzo pesante nella Seconda Guerra Mondiale, la terza è stata esportata dall'Occidente, tocca a noi fermarla”.
OpS

Appello del 17 gennaio 2018
Cari amici della Francia, del Libano, della Siria, dell'Egitto, dell'Iraq, di Israele, della Palestina e dei 5 Continenti. Vi sto inviando questo appello che ha bisogno della vostra attenzione, della vostra energia e di un po' del vostro tempo, così che un giorno, un bel giorno, non potremo più parlare di guerre, se non guerre contro la carestia, la miseria, la malattia, l'ingiustizia e i loro seguiti di orrori. Perché questo 17 gennaio, non fosse altro che giunge 27 anni dopo un'occupazione travestita, quella di un'America prepotente che con i suoi alleati aveva invaso l'Iraq con le conseguenze catastrofiche che sappiamo, con attacchi quotidiani che non finiscono ancora di distruggere un Paese, una civiltà, uomini e donne che avevano tutto per vivere in pace.
Nel 1990 avevo inviato una lettera al Presidente Bush perché riflettesse bene prima di invadere l'Iraq, perché ad Aleppo, in una casa modesta del quartiere Sléimanié, una veggente che conoscevo bene, per il suo carisma, per la sua integrità (cfr. 'Il silenzio di Dio'), aveva ricevuto un messaggio particolare dalla Santa Vergine che prefigurava ciò che sarebbe accaduto in Kuwait e in Iraq nove mesi più tardi, cioè molto prima che la Coalizione entrasse in guerra. Una copia di questa lettera è stata inviata al Presidente Mitterrand, al Santo Padre, al re dell'Arabia Saudita, al Presidente siriano, alla giornalista Marie-Claire Mendès France, al re del Belgio e a TF1... Questa voce dal Cielo, questa profezia, è stata rapidamente confermata dalla potenza delle armi.
Nel 2010, 20 anni dopo, lasciavo il salone di francofonia di Beirut proprio quando 50 persone innocenti erano uccise in una chiesa siriaca di Baghdad, mentre pregavano per il solo medesimo Dio: quello dei Musulmani, degli Ebrei e dei Cristiani. Avrei potuto proseguire per la mia strada e ignorare questo massacro, i miei figli erano al sicuro, quindi perché preoccuparsene quando i "grandi" di questo mondo han continuato a dormire tranquilli!? Tre giorni e tre notti di meditazione per trovare le parole giuste, le parole che potessero toccare il cuore del Presidente del Parlamento Europeo e quello degli uomini e delle donne di buona volontà; senza volerlo sono diventato colui che lanciava l'allerta con una nuova lettera pubblicata sulla stampa il 17 gennaio 2010 con il titolo: “Il massacro degli innocenti: Quello dei Cristiani d'Oriente.”
"All'attenzione dei nostri governanti. Al Presidente del Parlamento Europeo”
I nostri auspici sembrano molto irrisori, e i vostri impegni vani, quando vedo sotto quali auspici il nuovo decennio si è presentato! Le condanne, l'indignazione proclamate dalla Casa Bianca, dall'Eliseo, dal Parlamento Europeo, dalla Presidenza egiziana o dal Vaticano, non spaventano più nessuno e non serviranno a nulla. A Baghdad, Gerusalemme o Alessandria, giorno dopo giorno dalle famigerate guerre del Golfo care al "Clan Bush" e ai suoi alleati (sauditi e israeliani), continua l'inesorabile esodo delle più antiche comunità cristiane del mondo, veri tesori culturali del Patrimonio Mondiale ...
Alice e Martine, due giovani suore irachene mi scrivono del dramma che ha appena colpito i loro compatrioti. Ero a Beirut alla Fiera Internazionale del Libro Francese, per presentare il mio durante la settimana della Francofonia, invitato dall'Unione dei Francesi all'estero e dall'Ambasciata di Francia, a testimoniare di "Pace e giustizia attraverso la mia esperienza comunitaria tra Oriente e Occidente" quando il massacro si è svolto il 31 ottobre 2010 a Baghdad. La capitale libanese era ancora animata dalla controversa visita del presidente iraniano Ahmadinejad; il nostro Ministro degli Esteri, il signor Kouchner, moltiplicava i movimenti diplomatici per attivare l'istituzione del Tribunale Internazionale che dovrebbe giudicare i colpevoli dell'assassinio di Rafic Hariri. Sembrava che non ci fosse nulla di più urgente da affrontare! La Stampa internazionale ha immediatamente indicato i colpevoli: Al Qaeda... ma per i Cristiani di Baghdad nessuno ha parlato di un possibile Tribunale, men che meno internazionale. I sopravvissuti e le famiglie risparmiate evocano le implicazioni dei Sauditi e degli Egiziani, altri attribuiscono questo massacro ad una cospirazione israelo-americana. Queste due suore parlano di odio e questo odio non ha né passaporto né volto:
"Vogliamo iniziare questa lettera per ringraziarvi di tutti i messaggi di solidarietà che abbiamo ricevuto. Ci sono molti disastri naturali nel mondo che fanno molte più vittime che da noi, ma la causa non è l'odio, questo fa la differenza. La nostra Chiesa è abituata ai colpi duri, ma è la prima volta di un attacco così violento e selvaggio e specialmente è la prima volta che accade all'interno della chiesa, di solito fanno esplodere le bombe nei cortili delle chiese. La chiesa di Nostra Signora della Salvezza (obiettivo curioso) è una delle 3 chiese siriache cattoliche di Baghdad, la maggior parte delle persone che la frequentano sono cristiani di Mosul o di 3 villaggi cristiani siriaci vicino a Mosul ... La chiesa è stata assaltata il pomeriggio di domenica 31 ottobre, subito dopo il sermone di Padre Taher che celebrava la messa. Padre Wassim confessava in fondo alla chiesa vicino alla porta d'ingresso, mentre padre Rafhael era nel coro. Gli aggressori erano giovanissimi (14-15 anni) non mascherati, armati di mitragliatrici, di granate e indossavano una cintura esplosiva. Hanno immediatamente aperto il fuoco, uccidendo padre Wassim che stava cercando di chiudere la porta della chiesa, poi hanno sparato indiscriminatamente dopo aver ordinato alla gente di gettarsi a terra, di non muoversi, e di non gridare . Alcuni sono riusciti a inviare messaggi con il cellulare per dare l'avviso, ma dopo gli aggressori hanno sparato su tutti quelli che vedevano usare il loro cellulare... Tutto questo era stato ben preparato e orchestrato da un aiuto esterno, perché per raggiungere la strada che porta alla chiesa e raggiungere il passaggio del terrazzo, evitando il presidio di controllo della polizia che si trova nelle vicinanze, era necessario che beneficiassero della complicità di una parte delle forze dell'ordine. Poi hanno mitragliato i condizionatori d'aria in modo che il gas fuoriuscito soffocasse le persone più vicine, poi se la sono presa con la Croce mitragliandola, prendendola in giro e dicendo alla gente: "Ditegli di salvarvi! " quindi si sono messi a pregare: " Allahu Akbar, La ilaha il-lAllah ... ". E alla fine, quando l'esercito stava per entrare, si sono fatti esplodere. L'esercito e i soccorsi hanno impiegato quasi due ore per arrivare (le Forze Armate Americane sono rimaste inerti di fronte alla carneficina, un elicottero sopra girava in tondo e come unica spiegazione del loro Stato Maggiore ci dissero: "Non siamo addestrati per questo tipo di situazione "! A sentir loro, i loro soldati sono venuti a Baghdad a fare i turisti! ... Tutto questo incubo è terminato verso le 23:00, è durato moltissimo tempo, molte persone sono morte a causa di emorragie non fermate per tempo. I feriti furono portati in vari ospedali ed i morti verso gli obitori ... La preghiera ha avuto luogo con una grande dignità, senza alcuna manifestazione rumorosa, sotto la guida di padre Saad responsabile di questa chiesa ... Per quanto riguarda i due giovani sacerdoti, sono stati sepolti nella loro chiesa devastata: lì c'è un cimitero sotto la chiesa ... All'inizio non sapevamo nulla delle vittime, non conoscevamo nessuno direttamente, tranne padre Raphael, prete molto anziano; perciò siamo andate in questo ospedale per visitarlo e visitare i feriti che erano lì. Sono state le famiglie dei feriti a condurci da una stanza all'altra, tutte le vittime erano donne o ragazze, tutte ferite da proiettili; non è come un'esplosione dove ti può essere strappato un braccio o una gamba... La domenica seguente, tutti i sacerdoti siriaci e caldei di Baghdad hanno celebrato la messa in questa chiesa devastata su un tavolo di fortuna, in uno spirito di solidarietà e determinazione dicendo: "Siamo qui e qui resteremo, vogliono cacciarci e sterminarci, ma per 14 secoli non siete stati in grado di finirla con noi. La storia dei cristiani iracheni è una lunga storia di persecuzioni, martirii, di cristiani espulsi o sfollati. Questo ci ricorda il Salmo 69: "Sono più numerosi dei capelli del capo, quelli che mi odiano senza motivo" evocazione che ci rimanda a Gesù, odiato senza ragione, mentre passava facendo del bene e diffondendo la Buona Novella. Finiamo questa lettera con il grido di questo bambino di 3 anni che ha visto uccidere suo padre e gridava "basta, basta!", prima di essere ucciso anche lui. Sì, proprio con la nostra gente, piangiamo anche noi: basta! Le tue piccole sorelle di Baghdad, Alice e Martine."
Ecco i fatti, Signori Governanti, nella loro brutalità! Certamente altri omicidi hanno segnato questa Terra, culla del cristianesimo, ma un sacerdote caldeo predice: "Questo trauma rimarrà indelebile. Ci sarà un prima e un dopo. Per noi questa volta la speranza è morta!”
Ricordo alcune righe di un ispirato filosofo contemporaneo, Richard Millet, che scriveva nel 2004: "In verità, ci scaviamo la nostra stessa tomba: il destino dei Cristiani orientali è esemplare di ciò che accade quando si nega la dimensione spirituale del mondo. L'invisibile non è solo una questione di fantasmi, né l'origine è riconducibile alla sola genetica. Entrate in una Chiesa d'Oriente; sentirete ciò che le chiese dell'Occidente vi nascondono: il fruscio degli Angeli .... Siamo noi Europei che avendo rifiutato di includere nel preambolo della Costituzione dell'Unione il carattere cristiano delle nostre radici, abbiamo reso possibile lo sradicamento programmato e già effettivo: svuotato dei suoi cristiani, spesso dei suoi elementi più istruiti, i più aperti, i più moderni, questa regione del mondo sarà musulmana, con l'eccezione di Israele. Noi rinneghiamo noi stessi: la morte dei cristiani orientali è il segno non solo della nostra vergogna, ma della morte della nostra civiltà. Loro stanno silenziosamente morendo perché noi non vogliamo essere cristiani! "
Sì, Signori Leader politici, la pace nel M.O. è la priorità assoluta se non vogliamo avallare e incoraggiare la "pulizia religiosa" di cui il Presidente Sarkozy ha osato parlare. Sessant'anni di caos, di crimini, di umiliazioni che hanno fatto dire ad un mio amico francese del Tarn, Maurice Dubost, nell'ottobre 2004: "Nel 1945, quando arrivarono al pubblico le prime immagini cinematografiche e le notizie sui campi di concentramento tedeschi, avevo dieci anni, ero inorridito e ho avuto incubi per mesi. Ero ossessionato dai mucchi di cadaveri inariditi e i magri sopravvissuti. Questa ossessione è rimasta in me per mezzo secolo e non appena sentivo o leggevo la parola "ebreo", le terribili immagini mi ritornavano in mente. Negli anni '50, Israele era quasi un mito per gran parte della gioventù innamorata della libertà, della giustizia, della democrazia e dell'umanesimo. Tutti i media del tempo ci hanno presentato resoconti sensazionali ed edificanti sulla vita dei giovani israeliani e sulla costruzione del nuovo stato; a tal punto che ho sognato di andare a lavorare in un kibbutz per qualche mese, al fine di contribuire a questa bellissima impresa. Ma non ho mai potuto partire, mia madre me lo ha impedito perché non ero maggiorenne. La stessa immagine è rimasta impressa nella mia memoria per mezzo secolo, quando sentivo la parola "ebreo" immediatamente le immagini delle montagne di corpi martirizzati mi riempivano la testa. Ma a poco a poco, dagli anni '90, un'altra immagine è venuta a sostituire quella che mi ossessionava, ed ora quando sento la parola "ebreo" l'immagine che immediatamente mi si impone è un enorme carro armato d'assalto equipaggiato con un cannone, puntato contro dei bambini che lanciano pietre ... Oggi nel mondo, qualsiasi stato bellicoso può invadere il suo vicino, soprattutto se è più debole, semplicemente asserendo di essere minacciato e nascondendosi dietro l'esempio israeliano. Una sola volta i carri armati russi sono entrati a Praga, solo una volta i carri armati cinesi hanno "ripulito" piazza Tienanmen, e questi fatti hanno provocato enormi proteste nel mondo. Oggi i carri armati israeliani lo fanno ogni giorno e nessuno sembra indignarsi ... Stiamo raccogliendo in Iraq e in tutti i Paesi Arabi ciò che abbiamo seminato in Palestina. "Per Israele, non contiamo, non esistiamo nemmeno", dicono i 35.000 cristiani dei Territori Occupati che muoiono per asfissia. E dall'altra parte del Muro della vergogna, 150.000 cristiani sono considerati arabi non ebrei ai quali è vietato sia vendere che affittare un appartamento ..... La coalizione giudeo-cristiana ormai incarna per un gran numero di musulmani, la barbarie!
Sogniamo una Comunità ebraica in Francia, pesante di tutto il suo peso, con i Paesi dell'Unione Europea per costringere Israele a riconoscere il diritto a uno Stato Palestinese vivibile.
Sogniamo anche di vedere altre immagini forti come quelle del Gran Mufti della Siria Badr Al-Din Hassoun e del vescovo caldeo di Aleppo, mons. Audo, fianco a fianco a Strasburgo nel Parlamento Europeo, dove furono invitati nel 2008 a rappresentare i loro paese: la Siria.
Fu proprio al Gran Mufti della Siria che fu permesso di inaugurare il dibattito: "Siamo tutti della medesima origine e della stessa terra. Noi siamo tutti figli di Dio e fratelli nella nostra umanità .... Signor Presidente del Parlamento europeo, lei mi concede l'onore di inaugurare l'apertura dell'Anno Culturale in Europa. La ringrazio con tutto il cuore a nome del Presidente Bashar El-Assad e dei 23 milioni di Siriani che rappresento e dei quali assumo la piena rappresentanza, senza alcuna discriminazione, di religione o razza, perché per me non ci sono da un lato i cristiani, e dall'altro i musulmani: ci sono solo i Siriani che sono tutti uguali davanti ai loro diritti e doveri. Se è vero, che ci sono diverse culture che hanno segnato e arricchito la nostra società, è anche vero che ci potrà essere solo una civiltà: quella che dobbiamo costruire insieme ...”
Quando sento oggi, alla vigilia del ventesimo anniversario della Guerra del Golfo dove nulla è stato risolto, Hillary Clinton dichiarare che la pace è compromessa nel M.O. in seguito ad un attentato a Gerusalemme Est, mentre da 60 anni Israele occupa e colonizza ignorando tutte le risoluzioni internazionali, è evidentemente chiara una volontà pericolosa e permanente degli Stati Uniti d'America di mantenere questo stato di tensione, generatore di guerre infinite. Signor Presidente, la pace in Francia significa anche la pace in Medio Oriente. Fino a quando tutti i leader del mondo non avranno preso in considerazione le legittime rivendicazioni del popolo palestinese, quelle dei Cristiani orientali e dei musulmani della regione, il mondo non sperimenterà alcuna tregua.
La Comunità internazionale accetterebbe oggi l'idea della creazione di uno Stato Cristiano indipendente, che si estenderebbe storicamente da Antiochia (da cui i primi discepoli di Cristo sono partiti, per fondare la prima chiesa in Siria), alla Mesopotamia (l'attuale Iraq), in Libano attraversando la Giordania, Israele e l'Egitto, precisamente ad Alessandria, un luogo simbolico in cui tutte le tradizioni ebraica, cristiana e greca convergevano all'inizio della nostra era, per generare questa civiltà di cui siamo gli eredi? Perché fu ad Alessandria che la Bibbia fu tradotta in greco, e fu il giudaismo alessandrino a costituire il forte legame tra l'Antico e il Nuovo Testamento, tra la Torah e il Vangelo. In una parola, seguire l'itinerario storico dei nostri antenati (che furono i pionieri del cristianesimo) per dare vita a uno Stato sicuro in cui tutti i cristiani possano finalmente vivere in pace....
Questa idea ha solo un rischio : quello di innescare un cataclisma mediatico, se non l'inizio di una nuova Guerra Mondiale!
Eppure questo è ciò che accadde 62 anni fa, quando le Nazioni Unite convalidarono la creazione dello Stato di Israele il 15 maggio 1948, per le stesse ragioni storiche! A tale proposito, signor Presidente del Parlamento Europeo, continuerete, come fa da molto tempo l'America, questa politica suicida di "due pesi due misure" con tutte le conseguenze che conosciamo?
Sto compiendo questo difficile passo, con la convinzione di servire la pace e la Francia, in un mondo che diventa pericoloso e ingovernabile. Mi permetto di inviare una copia di questa lettera al vostro primo ministro e ai vostri omologhi: il presidente Barak Obama, il presidente Sarkozy e il Santo Padre Benedetto XVI°. Signor Presidente, in questo nuovo anno, che si apre con così tante catastrofi, Io oso sperare che contribuirete a renderlo migliore, così che le generazioni future si concepiscano di più come attori, economici e umani, che come giudici dei nostri storici errori.
Le assicuro tutta la mia considerazione. 
Jean-Claude Antakli. Biologo.
Cap d'Antibes. Francia.
jcantakli@yahoo.fr
Autore di: Itinerario di un cristiano orientale, C'era una volta ..il Libano! , Syriapocalypse  

lunedì 12 marzo 2018

Siria, i tesori perduti

I mosaici della Chiesa dei Santi Martiri (completata nel 442) in Taybet Al-Imam, Hama, nella Siria centro-settentrionale.

Si tratta di una delle più estese pavimentazioni a mosaico di una chiesa tra quelle scoperte in Siria (600 m²).

di Claude Zerez

La Siria fu una delle terre d'elezione per il misticismo dei primi secoli del cristianesimo. Vi si sono scoperti molti mosaici che coprivano il pavimento delle chiese, ora in rovina. La rappresentazione a mosaico di scene della Bibbia era considerato uno dei modi migliori per catechizzare. 
I mosaici siriani rivelano la complessità dell'interazione tra i due mondi: il temporale e lo spirituale. Con una spontaneità espressiva, il mosaico orientale si distingue dal rigore dei canoni bizantini e si libera da essi. È una catechesi visiva offerta ai catecumeni e alle assemblee in preghiera. Possiamo ammirare diverse scene altamente istruttive sulla storia della Salvezza e sulla storia della chiesa locale.

Questa sequenza rappresenta l'arrivo alla chiesa delle reliquie dei martiri, trasportate da due muli in un reliquiario di pietra.


















Quest'altra sequenza, situata nella parte orientale del mosaico, rappresenta il "Paradiso" promesso da Dio ai "fedeli credenti".
 È il luogo della pace eterna, simboleggiato dalle due città di Gerusalemme e di Betlemme, come raccontato e descritto nel libro dell'Apocalisse e nel Vangelo. Betlemme simboleggia la natività e Gerusalemme simboleggia la morte e la risurrezione del nostro Salvatore Gesù Cristo.

Le iscrizioni in greco (qui sotto), menzionano i fiumi del paradiso Ghéon, Phison, il Tigri e l'Eufrate. È "l'acqua viva della vita eterna" che scorre, placa la nostra sete e abbevera la nostra fede cristiana. Questa "Si comunica, si diffonde e si propaga" attraverso la carità fraterna e la testimonianza. 
L'Aquila simboleggia il Cristo glorificato ed eterno appollaiato in cima al "Monte del Paradiso".




Al centro del pavimento è rappresentato "l'Agnello di Dio" che toglie i peccati del mondo, sotto una lanterna che fa luce attorno a sè. 





La fenice, simbolo mutuato dalla mitologia egizia e fenicia, vive in "diversi secoli", muore e diventa cenere. È annientata e si trasforma in cenere prima di rinascere dalle sue stesse ceneri. La sua rinascita, in bellezza e luminosità, evoca la risurrezione di Cristo. Il passaggio dalla morte terrena alla vita celeste ed eterna si attualizza in ogni battezzato che riceve il Corpo e il Sangue di Cristo (il Calice del Preziosissimo Sangue in mezzo alla Croce). Attraverso questa Comunione e questa partecipazione alla vita, alla morte e alla risurrezione di Cristo, il battezzato entra nella vita eterna.


Troviamo qui  il simbolo del pesce.  ICTHUS - ΙΧΘΥΣ; parola greca che significa pesce. All'inizio del cristianesimo, questo simbolo era usato dai cristiani per riconoscersi. ICTHUS è composto dalle iniziali delle cinque parole greche: "Iesous Christos Theou Uios Soter" = "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore". 



Mosaico che raffigura la chiesa di S. Simeone lo Stilita siriano che è rappresentata in forma di croce.

È scandaloso vedere oggi questi preziosi mosaici distrutti e rasi al suolo dalle bande armate. 
Allo stesso modo, le nostre lacrime scorrono mentre la grande Basilica di San Simeone del sesto secolo diventa un campo di addestramento per le donne jihadiste. 
Nè possiamo dimenticare il tempio di Ain Dara del secondo millennio a.C. bombardato ultimamente dai turchi.
Claude ZEREZ, 06-Marzo-2018 

venerdì 9 marzo 2018

Maristi di Aleppo: La volontà di vivere del popolo siriano


Lettera da Aleppo n. 32 ( 4 marzo 2018)
Stavate aspettando la nostra lettera.
Oltre alle notizie dei diversi progetti dei Maristi Blu, volevate essere informati della situazione della città di Aleppo, quella di Afrin e soprattutto di quello che sta accadendo a Damasco e nel resto del Paese.
Aleppo è stata liberata nel dicembre 2016 e da allora i bombardamenti sono finiti, le strade interrotte sono state riaperte, le forniture di acqua sono tornate quasi regolarmente in tutte le case, l’elettricità continua ad essere razionata. Alcuni sfollati interni cercano di tornare nelle loro case nei quartieri orientali della città. I piccoli commercianti stanno cercando di riaprire il loro negozio. Le macerie sono state raccolte in diversi quartieri. Ci rendiamo conto, adesso, della desolazione della popolazione che viveva sotto l’autorità degli elementi armati come il “Fronte al-Nusra” o “Daesh (Stato islamico)”. Le scuole e le università operano normalmente. La situazione ad Aleppo si sta avvicinando alla normalità, fatta eccezione per la catastrofica situazione economica e il ritorno definitivo degli sfollati dall’estero. Purtroppo, per migliaia di famiglie emigrate il ritorno non è ancora previsto. Mentre leggete questa lettera, altre famiglie continuano a partire. Bisogna aspettare che la guerra finisca in tutta la Siria? Quale futuro ci è riservato?
Diversi focolai di guerra persistono nel paese.
Prima di tutto, vorrei fare il punto della situazione ad Afrin, città nella Siria nordoccidentale la cui maggioranza di abitanti è curda, al confine con la Turchia. Alcuni mesi fa, il presidente turco ha deciso di intraprendere una guerra contro i curdi. Il suo esercito ha invaso il territorio siriano e con incursioni aeree estremamente letali e un’offensiva sul terreno, occupa un centinaio di villaggi intorno ad Afrin e circonda la città. Non possiamo dimenticare che questo territorio fa parte della provincia di Aleppo e che gli abitanti di questa regione, certamente di etnia curda, sono cittadini siriani.
A Damasco, la situazione è molto grave. Da diversi anni, gli elementi armati del “Fronte al-Nusra” e altre milizie occupano la campagna di Damasco, la Ghouta. Questi jihadisti hanno continuato a bombardare i quartieri di Damasco, uccidendo civili e causando distruzione.
Dopo la liberazione di Homs, di Aleppo, di Deir el Zor, l’esercito siriano ha deciso di liberare questa enclave. Questa guerra di liberazione ha certamente causato morti, feriti e sofferenze tra la popolazione civile tenuta in ostaggio dai jihadisti e ne siamo profondamente dispiaciuti. Ma non dobbiamo dimenticare che le incursioni aeree dell’esercito americano che hanno facilitato la liberazione di Mosul e di Raqqa hanno causato molte più vittime civili. E come al solito, ogni volta che iniziano battaglie di liberazione, i media occidentali iniziano a parlare di crisi umanitarie, attacchi chimici, per preparare l’opinione mondiale a un possibile intervento militare contro il governo siriano. Offrono un quadro molto di parte di ciò che sta accadendo. Sui social network, scorrono immagini spesso fabbricate, o copiate da altre guerre, immagini che mostrano solo bambini e civili e mai elementi armati, i veri bersagli dell’offensiva. Con voi, mi chiedo perché non si parla dei massacri causati dai bombardamenti sui quartieri civili di Damasco come “Bab Touma” o “Kassa’a”? Perché i media occidentali e i loro governi non raccontano il dramma quotidiano del popolo di Damasco?
Il nostro cauto ottimismo di alcuni mesi fa circa la fine della guerra e il ristabilimento di una vera pace si è trasformato in un pessimismo crescente, tanto la situazione in Siria è diventata un’impasse inesauribile. Con l’esercito turco a nord-ovest, l’esercito americano, che sostiene le milizie curde, nel nord-est, le incursioni israeliane a sud e la situazione a Damasco e Ghouta, non c’è molto da essere ottimisti.
Fortunatamente, ci sono persone serie e oneste tra i giornalisti che rischiano la vita e vengono a osservare la realtà sul terreno. Uno di loro, Ivan, del Diario de Navarra, ha trascorso più di una settimana tra Damasco e Aleppo. Ha sperimentato quello che è la guerra, la paura, l’angoscia di una popolazione e ha constatato distruzioni inimmaginabili.
Se mi soffermo all’inizio della lettera sulla situazione di guerra, non è affatto per mostrare un volto di morte e paura, al contrario! Voglio parlare della volontà di vivere del popolo siriano. Vogliamo vivere! vivere con dignità! Vivere in ​​pace.. vivere liberi da ogni costrizione! Vivere lontano dalla sofferenza!
Oggi, noi Maristi Blu , abbiamo ricevuto un bambino di 5 anni, M. che ha la faccia, le mani, i piedi completamente bruciati.
La sua faccia sfigurata mi perseguita. Non ho parole. Ho solo la forza di denunciare una guerra che dura da troppo tempo! Basta ! Basta dicono i nostri amici spagnoli. Kafa, diciamo noi nella nostra lingua araba.
Fortunatamente, ci sono dei "soli" che vengono a riscaldare le nostre vite e illuminano le nostre giornate piuttosto cupe. Uno di questi è Soumaya Hallak. Svizzera d’origine aleppina, soprano, nipote di un grande poeta aleppino, è venuta a trascorrere 8 giorni con noi e per noi. Accompagnata da Marie-Laure, regista, e da Sawsan e Rand, due giovani ragazze di Damasco studentesse al conservatorio, Soumaya ha animato ogni mattina e pomeriggio in laboratori di canto, di danza e di terapia per i traumi di guerra tutti i nostri gruppi: per i bambini dell' “Imparare a crescere” e “Io voglio imparare”, per i ragazzi dello “Skill School”, per le donne del progetto “Women’s Development” e per gli istruttori. Soumaya ci ha portato gioia e un po‘ di felicità. Ha promesso di tornare ad aprile e/o in estate.
Il progetto “Educazione e sviluppo della donna” è fonte di gioia e orgoglio per noi. Trenta donne di oltre 30 anni e altrettante ragazze più giovani partecipano due volte alla settimana a workshop interattivi su argomenti che le riguardano come gestire un budget familiare, riciclare il cibo, i matrimoni precoci, igiene e malattie ginecologiche, ecc … Le partecipanti provengono da diversi retroterra culturali. Hanno stabilito relazioni molto fraterne tra loro. Tutte sono presenti in tutti i workshop, e nessuna manca all’appuntamento tanto sono felici di parteciparvi. Il ciclo è di 2 mesi. Poi riprende con altre partecipanti.
Con i progetti “MIT” e “Job”, partecipiamo alla ricostruzione dell’Uomo, delle famiglie e del paese. Oltre ai workshop di 3 giorni organizzati da oltre 4 anni, abbiamo iniziato la scorsa settimana la quinta sessione del tema “Come creare il tuo mini-progetto”. Venti adulti trascorreranno 42 ore imparando e applicando al proprio progetto gli elementi di base per la valutazione di costo, redditività, marketing … per presentare il loro progetto ben studiato alla giuria. Noi, i Maristi Blu, finanziamo i migliori progetti in termini di fattibilità, redditività, sostenibilità e creazione di posti di lavoro. In tal modo, stiamo aiutando le famiglie a vivere con dignità, indipendenti dagli aiuti ricevuti durante gli anni della guerra, e stiamo creando posti di lavoro di cui il paese ha così tanto bisogno, data l’attuale recessione economica.
Una delle nostre più grandi soddisfazioni è il completamento del nostro programma “Civili feriti di guerra”.*
Ieri c'è stata festa presso i Maristi Blu. In effetti, abbiamo avuto la quarta cerimonia di consegna dei diplomi, questa volta a 10 donne che hanno partecipato per 4 mesi alle sessioni del nostro progetto “Taglio e Cucito” . Hanno acquisito competenze sufficienti per entrare nel mercato del lavoro e anche per le esigenze famigliari.
Il nostro progetto di riciclaggio dell’abbigliamento “Heart Made” fa miracoli. Ha fornito lavoro a undici persone. E i prodotti che escono dall’atelier sono davvero belli e vengono venduti in un negozio del centro, che permetterà al progetto di autofinanziarsi.
I nostri programmi di soccorso continuano come al solito.
I Maristi Blu per gli sfollati” distribuisce pacchi cibo, prodotti igienici e denaro (regalo di Caritas-Polonia) ogni mese a più di 1.000 famiglie sfollate e indigenti. Le famiglie sfollate vengono anche aiutate a pagare l’affitto per il loro appartamento. In occasione del Natale, tutte le persone delle nostre famiglie (oltre 4000) hanno ricevuto nuovi vestiti e scarpe. Per Pasqua, riceveranno carne e un cesto di frutta.*
Il programma medico aiuta a finanziare 150 procedure mediche al mese: operazioni chirurgiche, ospedalizzazione, prescrizioni, laboratori e radioterapie che i malati impoveriti dalla guerra non possono pagare.
Goccia di latte” contribuisce alla crescita fisica e mentale di circa 3.000 bambini di età inferiore ai 11 anni fornendo loro latte ogni mese.
Anche i progetti educativi sono tra i 'soli' del nostro firmamento. La felicità dei bambini di “Imparare a crescere” e “Voglio imparare” è eguagliata solo da quella dei loro 24 istruttori. I piccoli stanno attualmente preparando la festa della mamma, che si celebra da noi il 21 marzo. Skill School realizza progetti molto interessanti per adolescenti, tra cui diversi programmi di solidarietà durante la Quaresima. Grazie alla loro diligenza e allo sforzo degli educatori, e come parte del progetto “Eradicazione dell’analfabetismo” , molti adulti analfabeti sono ora in grado di leggere un testo. Altri adulti, uomini e donne, sono già al quarto livello di apprendimento dell’inglese come parte del progetto “Hope”. Essi sono orgogliosi di aiutare i loro figli nei loro studi e di tenere una conversazione.
Prima di chiudere, vorrei annunciare una grande notizia. Su richiesta di molti dei nostri amici, pubblicheremo molto presto un libro co-scritto da Nabil Antaki e da me. Il nostro libro “Le Lettere di Aleppo”, pubblicato da Harmattan, è una raccolta di tutte le lettere che abbiamo scritto durante gli anni della guerra arricchite con estratti di interviste e testi. Attualmente è in stampa e sarà presto disponibile nelle librerie. In “Le lettere di Aleppo” dipingiamo un quadro della situazione e raccontiamo la sofferenza degli sfollati, la miseria dei poveri, l’angoscia degli abitanti e l’atrocità della guerra; e descriviamo anche la nostra risposta a questi drammi attraverso la compassione, l’accompagnamento, la solidarietà e il dono di sè attraverso i “Maristi Blu”.
Ci stiamo avvicinando a Pasqua, il tempo di celebrare la morte e la risurrezione di Cristo.
Siamo tutti invitati a pregare il Signore della vita perchè ci doni “la sua PACE”; una Pace di giustizia e di perdono; una Pace che accetta l’altro così com’è; una Pace che tende la mano; una Pace che rifiuta la violenza; una Pace che si traduce in gesti di misericordia; una Pace che tocca il cuore di pietra degli uomini per trasformarlo in un cuore di carne; una Pace che annuncia una civiltà dell’amore; una Pace che realizza la volontà di Dio sulla nostra terra.
Vi auguriamo di vivere questa Pace e irradiarla, tramite voi, nel nostro mondo.
Aleppo il 4 marzo 2018
M.Georges Sabé. Per i Maristi Blu


Per contribuire al Progetto dei Maristi "Pranzo di Pasqua ad Aleppo" , l'Associazione AIULAS sta raccogliendo i contributi
https://www.aiulas.org/i-nostri-progetti/pranzo-di-pasqua-ad-aleppo/