Traduci

mercoledì 7 febbraio 2018

Aleppo. La ricostruzione…dei corpi

Storie siriane 2018 (1)

raccolte da Marinella Correggia

Testimonianza di Naim Marachly, protesista ad Aleppo (*)

Ad Aleppo, la mia città, mentre studiavo lettere incontrai per strada un bambino poliomielitico che mendicava. La mia vita cambiò in quel momento. Cominciai con un piccolo gruppo a impegnarmi nel volontariato.

Andai a studiare in Svizzera, con l’obiettivo di tornare in Siria e mettere su un laboratorio ortopedico, per aiutare le persone a camminare. E così feci, nel 1985, una volta finiti gli studi. Non fu facile trovare altri con lo stesso amore per questo lavoro. Finalmente fui contattato dalle suore francescane che lavoravano a Raqqa e Assakè. Ogni due mesi visitavamo i bambini più poveri, prendendo le misure per costruire loro corsetti e altri dispositivi. Intanto continuavo a seguire i miei pazienti ad Aleppo: soprattutto bambini che colpiti da poliomielite o da scoliosi. Ho realizzato anche protesi per diabetici.

Tutto funzionava come…un orologio svizzero. Fino a quando, nel 2012, la guerra non arrivò anche qui ad Aleppo. Dopo un po’, per forza di cose ho cominciato a lavorare su una nuova categoria di pazienti: gli amputati di guerra…

Non ne conosco il numero preciso nel mio paese, dopo tutti questi anni, né ci sono cifre ufficiali, ma si stima che possano essere 30.000. Un numero enorme. Uomini, donne, giovani, bambini…hanno perso soprattutto gli arti inferiori, gambe amputate al livello della tibia o del femore; spesso sono amputati di due arti.

Lavorando durante questi anni di sofferenze ho potuto aiutare 186 pazienti, fra i quali 19 bambini, 13 donne, e, fra gli uomini, tantissimi giovani di meno di venti anni. E’ molto difficile fare qualcosa per gli arti superiori. Le persone che li hanno persi in tutto o in parte si illudono che potranno tornare a lavorare con le mani come prima. Ma qui, per ora, è possibile solo fare mani con un’articolazione semplice, o estetiche. ed è dura farglielo accettare. Per le protesi relative agli arti inferiori, va meglio. Ma per gli arti superiori è difficile! Poi occorre educare il paziente, riparare in caso di guasti…

All’inizio della guerra alcuni donatori locali, per esempio commercianti, pagavano le protesi per persone rimaste prive di tutto. Le organizzazioni umanitarie in genere si occupano solo di cibo e alloggio. Non ci sono programmi speciali per finanziare le protesi. E i donatori hanno quasi smesso, è difficile proseguire. Una giovane donna siriana che vive all’estero mi ha contattato per aiutarmi; adesso finanzia i costi relativi ad alcune protesi destinate a bambini di meno di quindici anni…E poi c’è la Chiesa latina che aiuta per alcuni casi, soprattutto di bambini.

La gente è diventata povera; il costo di un tutore, di un apparecchio correttivo, di una protesi è elevato per tanti. Vengono numerosi, ma poi pochi riescono a pagare. E le persone cercano protesi sofisticate, vengono a chiedere, ma il prezzo è troppo alto per loro, e se ne vanno.

Diciamo che malgrado le sanzioni, si arriva a far passare il materiale per le protesi…

Il mio sogno? E’ lo stesso di quando tornai dalla Svizzera… servire le persone, ora rovinate dalla guerra. Offrire loro protesi adatte ed efficaci e sofisticate, e gratuitamente!

L’ultimo caso che ho trattato mi ha fatto soffrire molto. Un giovane che ha perso la gamba a causa di una mina. Con l’aiuto di diverse persone abbiamo trovato il denaro per la protesi. L’abbiamo messo in piedi, si è riabituato a camminare. Aveva iniziato a lavorare come portinaio in una scuola. Ma ecco che il moncone si è rattrappito, è diminuito di volume. Non può più camminare. E’ di nuovo a terra, in attesa di trovare i soldi per rifare tutto…

Ecco solo uno dei casi.

Abbiamo bisogno di sognare, finché il sogno non diventerà realtà.

E intanto, come un lupo un po’ solitario, continuo a battermi per rimettere in piedi il maggior numero possibile di pazienti.

(*) Naim sta curando, fra gli altri, il piccolo Mahmoud che in questa guerra ha perso non solo il papà soldato (disperso) ma anche le sue due gambe, mentre era già nato senza braccia.

lunedì 5 febbraio 2018

Sulla notizia dell’abbattimento di un caccia russo a Idlib...

Piccole Note, 5 febbraio 2018

"I ribelli abbattono un caccia russo", riportavano ieri e oggi i titoli e gli articoli. E ciò nonostante sia noto a tutti che non si trattava di ribelli, ma di terroristi: per la precisione Idlib è controllata da al Nusra, affiliata ad al Qaeda, l’organizzazione alla quale è ascritto l’attentato delle Torri Gemelle.
Tanto che successivamente la stessa al Nusra ha rivendicato l’abbattimento. come riporta l’informatissimo Site. Come accaduto troppo spesso durante la guerra siriana, le notizie sul conflitto sono subordinate alla necessità di alimentare la narrativa che vede Damasco e i suoi alleati (russi e iraniani) nella veste dei cattivi che reprimono una ribellione nata in nome della libertà e della democrazia.
Tale deformazione informativa ha portato, e porta, a dare l’etichetta di 'ribelli' anche a formazioni dichiaratamente terroriste. È accaduto in passato, accade oggi.
Lo sconcerto per tale indebita deformazione si somma ad un altro: come mai tale gruppo terrorista ha armi in grado di buttare giù un aereo?
La risposta è semplice: gliele abbiamo fornite noi: l’Occidente, Stati Uniti in testa, armando gruppi jihadisti che le hanno poi consegnate ai loro più agguerriti alleati.
Un pericoloso transito di armi denunciato più volte anche da fonti occidentali (ad esempio il premio pulitzer Seymour Hersc). E più che noto a quanti materialmente hanno rifornito e riforniscono le milizie jihadiste di tali armamenti.
Oggi la legione straniera del Terrore prende di mira i jet russi (cosa che peraltro sembra più che gradita all’Occidente), ma nulla garantisce che domani possa prendere di mira anche un aereo di linea occidentale.
Evidentemente tale rischio non interessa ai costruttori di guerra, che pur di far cadere Assad sono disposti a mettere a repentaglio la vita dei cittadini europei e americani.
Circostanza che illumina di una luce nuova la narrativa che abbiamo citato in precedenza. Non il racconto di una conflitto, ma  un romanzo criminale ancora tutto da scrivere.

giovedì 1 febbraio 2018

Siria, un po' di storia...

Il tempio ittita di Ain Dara distrutto dall'aviazione turca . L'importante luogo di culto, attivo dal 1300 a.C. al 740 a.C., è stato colpito nel corso di un raid contro le postazioni curdeE' una perdita enorme per la storia, per l'archeologia, e per la Siria

di Claude Zerez 
La Siria è alla frontiera di due spazi culturali antitetici: lo spazio occidentale, affacciato sul Mediterraneo e lo spazio orientale per la sua apertura sul Medio Oriente asiatico. Questo Paese, che costituisce un crocevia nevralgico per gli scambi tra il nord Africa, l'Arabia, l'Asia Orientale, Occidentale e Minore è anche un passaggio obbligato verso l'Europa. È grazie alla sua posizione geografica che la Siria è diventata un paese dalle molteplici sfaccettature in cui si sono mescolati popoli e lingue diverse: Aramei, Cananei, Ebrei, Nabatei, Persiani, Greci, Romani, Bizantini e Arabi.
Per questa sua situazione centrale, la Siria ha avuto una storia molto movimentata. Spesso essa ha dovuto piegarsi sotto la pressione e l'influenza di altri popoli. Essa fu in successione occupata, lacerata e ambita dai diversi Imperi le cui capitali erano situate in Mesopotamia, in Egitto e nell'Europa mediterranea (Roma, Costantinopoli). Questo gigantesco fermento culturale fa oggi la ricchezza incomparabile di questo paese. Di conseguenza, la storia umana della Siria si rivela molto complessa attraverso reti molto fitte di tipo semita, sia di ebrei, cristiani o musulmani.
La Siria è anche l'asse principale attraverso il quale le civiltà si sono spostate, poiché l'Eufrate che la attraversa fu nel corso della storia la via naturale di comunicazione. Civiltà in movimento in Siria, civiltà autonoma, sedentaria e ripiegata su se stessa in Egitto.
Andare in Siria equivale a tornare indietro alle radici della storia umana. I riferimenti storici alla civiltà giudaico-cristiana ci fanno spesso risalire ai Greci e alla Bibbia. Ma non dovremmo tornare ancora più indietro, all'Oriente antico? Le origini più remote che l'uomo ha riesumato non si trovano forse in Mesopotamia? La Siria finestra mediterranea della Mesopotamia, non ha forse partecipato attivamente a questa grande rivoluzione che ha fatto passare l'umanità dalla preistoria alla storia?
La Siria custodisce un patrimonio culturale di oltre 5000 anni. E' orgogliosa di possedere i più antichi centri urbani che furono abitati senza interruzione e la sua storia è caratterizzata da quattro tempi forti.
1 - Nei musei di Damasco e di Aleppo, a Ebla, a Ugarit e Mari, è possibile farsi un'idea abbastanza precisa di come la Siria, nel III° millennio avanti Cristo, abbia partecipato alla grande rivoluzione urbana e culturale di questo periodo che ci ha lasciato l'alfabeto.
2 - Alessandro, nel IV° secolo a.C. tenta la fusione tra Oriente e Occidente: ed è in terra siriana che immagina questo incredibile incontro tra lo spirito classico dei Greci e l'anima appassionata dell'Oriente semitico. Ciò che ne risulta sono queste favolose città ellenistiche come Apamea e Antiochia, che rappresentano bene il ruolo essenziale svolto dalla Siria in questo incontro delle civiltà Greco-romana e Orientale, incontro pericoloso poiché la Siria costituiva allora una Provincia di confine tra l'Occidente romano e l'Oriente persiano, ma incontro brillante poiché Palmira poté svolgere il ruolo di arbitro.
3 - E' il dinamismo e la diffusione folgorante del cristianesimo che viene a modificare completamente il volto del mondo e i rapporti tra le culture. Il Cristianesimo è stato sia il cemento unificante, ma anche una leva che ha riattivato le culture semitiche locali. Il Paese diventa cristiano, fieramente cristiano. La Siria è "la punta di lancia" della nuova religione che sviluppa un pensiero brillante e un nuovo stile di vita originale che è il monachesimo. Cambiando religione, cambia anche il padrone: essa passa sotto il dominio di Bisanzio, quindi dell'Europa, ma non per molto, poiché il giogo imperialista di Bisanzio le è rapidamente insopportabile e, intrappolata tra i Persiani e i Bizantini che se la contendono, accoglie nel 634 una terza forza, gli Arabi, potenza inaspettata in mezzo a questi vecchi Imperi.
4 - La Siria diventa musulmana. Una nuova pagina si scrive, forse la più brillante poiché Damasco diventa la capitale dell'impero musulmano. La configurazione geopolitica del mondo è completamente modificata. Un unico Impero si estende dall'Atlantico ai confini della Cina, unendo per la prima volta mondo mediterraneo e mondo asiatico. La Siria e la Mesopotamia, che fino ad allora formavano la periferia dell'Impero, si trovarono a formare da entrambe le parti della steppa un nuovo centro.
Al centro di questo lungo periodo delle origini al giorno d'oggi, una parentesi segna la storia siriana. E ' il periodo Crociato che imprime, durante due secoli, un marchio indelebile in terra siriana, attraverso l'architettura romanica e gotica che l'Occidente porta in Siria. 
Di conseguenza, il Paese abbonda di molte ricchezze; un Paese a cui l'umanità è debitrice; un Paese che ha sofferto molto, perché è sempre stato un pomo della discordia tra gli Imperi; un Paese che ha creato molto, proprio perché il Paese è stato un luogo di fermento delle culture.
Infine, bisogna tenere ben presente che se il cristianesimo è nato a Gerusalemme, ha preso il suo slancio in Siria. Il Paese si trova nelle immediate vicinanze della Palestina. Spesso menzionato nella Bibbia, ha svolto un ruolo essenziale nel debutto del cristianesimo. Basta, per rendersene conto, rileggere gli Atti degli Apostoli. È ad Antiochia, allora capitale della Siria Apostolica, che la Chiesa si aprì ampiamente ai pagani e che i discepoli di Gesù ricevettero per la prima volta il nome di Cristiani. È sulla via di Damasco, la sua attuale capitale, che Saulo si convertì e divenne l'apostolo Paolo. A Damasco si erge sempre la casa dove il suo vescovo Anania lo iniziò al Vangelo.
A Doura-Europos, nel deserto siriano, si può visitare la più antica chiesa conosciuta del mondo; una chiesa clandestina, allestita nel 232 d.C. che si trova all'interno di una casa e ci fa risalire ai tempi in cui gli imperatori Romani perseguitavano i cristiani. Nel Nord-Ovest del paese si ergono le rovine di centinaia di monasteri e chiese costruite verso la fine dell'epoca Antica.
Non ci resta che sperare la pace, la democrazia vera e laica e il rispetto dei credenti, qualunque essi siano, affinché nuovamente la Siria torni luogo di incontro e di passaggio per tutti coloro che vogliono ritrovare le tracce autentiche e vere delle civiltà, musulmane e giudaico-Cristiane.

martedì 30 gennaio 2018

Testimoni di un mondo divino: il perdono di Christine

Christine è una vittima dell'attentato del 22 gennaio sui quartieri Bab Touma e  al-Shagour di Damasco, quando numerosi colpi di mortaio sono stati lanciati dai ribelli stanziati nel Ghouta all'ora dell'uscita dalle scuole cristiane. Per la granata ricevuta le hanno dovuto amputare la gamba sinistra, mentre per la sua amica Rita, il piccolo Elias di 3 anni e altri 21 persone, si sono spalancate le porte del Paradiso. 
In questo video si può ascoltare la straordinaria testimonianza di questa forte ragazza cristiana e della sua magnifica famiglia.



Christine:  "Spero di essere l'ultima vittima del terrorismo"
                  "Vorrei continuare la mia vita come era prima, con tutti i progetti e sogni, e continuare a   studiare "
                   "Non provo alcun odio contro quell'uomo che ha buttato la bomba"

I genitori: "Siamo meravigliati dalla determinazione e volontà di Christine"
                   "Abbiamo un dolore così grande che non auguro a nessuno, neanche a quelli che ci         hanno colpito"
                   "Perdoniamo tutti, non riusciranno a fermare la Siria con questi atti terroristici".
                   "Resteremo in Siria, perchè amiamo la terra siriana"


Dal convento francescano del Memoriale di San Paolo, situato proprio nel quartiere Bab Touma, fra Bahjat Karakach testimonia
«Tantissime persone affollavano la piccola anticamera della terapia intensiva, una attesa bruciante scandita dalla preghiera di un coro di persone che in attesa di sapere se i loro cari ce la faranno, se riusciranno a sopravvivere, pur nella tragedia di aver perso una gamba o un occhio... E dall’interno si sentivano solo grida di dolore... I medici si prodigavano ma senza poter soddisfare i bisogni di decine di feriti, sopraggiunti tutti insieme dalla vicina piazza di Bab Touma. La scena era apocalittica all’ospedale Saint Louis. Me lo ha raccontato Georgette, che era lì per sostenere i genitori di una ragazza sedicenne, sua parente, che all’uscita dalla scuola è stata raggiunta, con molte altre persone, da un colpo di mortaio lanciato dalla zona di Jobar alla periferia di Damasco, occupata dai terroristi».  Continua il frate: «Cristina, la sedicenne, ha subito l’amputazione della gamba. Ma è stata “fortunata”; Rita, la sua compagna, non ce l’ha fatta. Così come Elias, che aveva appena tre anni, e altri ancora che saranno per sempre nel ricordo triste dei damasceni. Ancora una volta si riapre la ferita, mai completamente rimarginata, di una violenza assurda e gratuita, di una guerra fomentata da interessi regionali e internazionali che usano il popolo siriano quale carburante inestinguibile. La violenza che alberga nel cuore di persone indottrinate all’odio verso il diverso continua a colpire tutti indistintamente, soprattutto le chiese: ieri la cattedrale maronita e la settimana scorsa la chiesa francescana e quella dei greci cattolici. Ma le comunità cristiane restano a Damasco, come piccolo segno di riconciliazione e di speranza per tutto il popolo siriano».

sabato 27 gennaio 2018

Dal tesoro inesauribile della Siria cristiana (2° parte)

 traduzione della prima epigrafe in greco: "noi preghiamo per/ringraziamo il nostro santissimo vescovo Alessandro" e per un'altra persona, di cui non resta chiaro il ruolo, che potrebbe chiamarsi EVANGELOS (ma non è detto che si tratti di un nome proprio) e a cui potrebbe essere riferito l'aggettivo EULABOUS espresso in genitivo e che potrebbe essere reso con "timorato di Dio"
Una seconda epigrafe in greco recita "La nobilissima Domnia (figlia) del beato Teodotos commissionò il lavoro a mosaico". Si tratta pertanto della matrona che finanziò i lavori di rivestimento a mosaico del pavimento del santuario. In fondo viene riportato anche l'anno di realizzazione (437-438 dC).
L’opera presenta motivi ornamentali vegetali e floreali e pavoni, simbolo di immortalità con un motivo decorativo a forma quadrangolare con fiori e uccelli (pavoni, colombe, papere e pappagalli). Seguendo un’impostazione simmetrica, molti uccelli si accostano al pavone. Secondo la concezione biblica, c’è anche un animale ritto sulle zampe sorvegliato da cervi e rappresentato sotto un albero. Stando alle indiscrezioni dell’agenzia di stampa Sputnik, la superficie totale del mosaico avrebbe un’ampiezza di 50 mq.


Gli Occidentali dividono nuovamente la Siria....  Il primo a farlo fu Settimio Severo, che la scisse in Celesiria e Siria Fenicia. Successivamente si ebbe la divisione tra Syria Prima e Syria Secunda, un po’ come accade anche oggi. Nel IV secolo d.C., nella stessa zona in cui ora gli Stati Uniti creano il loro protettorato curdo, venne distaccata dalla Siria la regione dell’Euphratesia. Il nome originario della città di Hama era Epiphania, mentre a Khanasir, durante il V secolo d.C., operarono importanti Vescovi. 



Le città siriane in epoca romana.
Lungo il fiume Oronte e a ovest della steppa siriana si sviluppa un insieme di città molto note durante l’epoca romana e protobizantina: da sud verso nord incontriamo Emesa – Homs, Arethousa – Restan, Epiphania – Hama, Larissa – Sheizar e Apamea – Qala'at al-Madiq. Sono tutte di fondazione ellenistica tranne Homs – Emesa, sede di un principato autonomo fino a una data imprecisata del I secolo d.C. Il gruppo di città che abbiamo individuato è delimitato a nord da Ierapolis, a sud da Palmira e ad est dall’Eufrate.

Il territorio di Epiphania – Hama rivestiva una certa importanza. Agli albori dell’Impero vennero qui arruolate varie truppe ausiliarie composte da arcieri a cavallo: la Vaia I Hamiorum sag., la cohors I Hamiorum sag. e la cohors II Hamiorum sag.

Avvicendamenti nelle divisioni della Siria
Nel 194 d.C., dopo il tentativo di usurpazione di Pescennio Nigro, la provincia della Siria venne divisa in due da Settimio Severo per impedire ai suoi potenti governatori di disporre di un esercito eccessivamente imponente. Nacquero così le province di Celesiria e Siria Fenicia. La capitale della prima fu all’inizio Laodicea e in seguito Antiochia; altre città importanti della Celesiria erano Calcide, Apamea, Epiphania e Aretusa. 
Tiro divenne invece capitale della Siria Fenicia, una provincia che comprendeva anche Emesa, Palmira e Damasco. 
Nel IV sec. d.C., probabilmente in un periodo compreso tra il 314 e il 324, l’Euphratesia (o Augusta Euphratensis), collocata lungo il corso dell’Eufrate e nella regione della Commagene, venne divisa dalla Celesiria e assunse come capitale la città di Ierapolis – Membij (così avviene anche oggi, con gli Americani che scindono dalla Siria le regioni a nord dell’Eufrate, creando un autonomo “cantone” curdo). Allo stesso modo, in un’epoca di grande instabilità e con dubbie modalità, la Siria venne divisa in Prima Fenicia (o Paralian), con capitale Tiro, e Seconda Fenicia (detta anche Fenicia Libanese o Libanesia), con capitale Emesa.
Tali scissioni e spartizioni si conclusero verso la fine del IV secolo. Più o meno nello stesso periodo ciò che restava della Celesiria venne ulteriormente diviso in Syria Prima, sempre con Antiochia come centro principale, e Syria Secunda (o Siria Salutare), con capitale Apamea. Queste scissioni vennero sancite da un documento noto come Notitia Dignitatum.
La città di Anasartha (o Onosartha Anasartha), corrispondente all’attuale Κhanaser, disponeva già dalla metà del V secolo di importanti vescovi. Il vescovo Maras, ad esempio, partecipò sia al Sinodo di Antiochia del 444 sia a quello di Calcedonia del 451. Nel 458 Ciro firmò l’enciclica della Syria Prima. Ritroviamo riferimenti ad Anasartha, questa volta nominata Theodoropolis, nella cosiddetta Notitia Antiochena del 570.

Notizie tratte dal sito https://dimpenews.com/
UNO SPECIALE RINGRAZIAMENTO AL SIGNOR ALFREDO LONGO PER LA TRADUZIONE DAL GRECO

venerdì 26 gennaio 2018

Dal tesoro inesauribile della Siria cristiana (1° parte)

.... emergono le testimonianze commoventi della presenza della Chiesa primitiva in questa terra martoriata di cui giustamente i cristiani locali rivendicano essere i primi legittimi abitanti, ostinati nel restare nonostante i progetti di pulizia etnica ed eliminazione programmata della presenza cristiana nella regione.









Ad Aqrabat (Uqayribat), a 85 km a est di Hama, durante un’opera di sminamento sono venuti alla luce un mosaico di 8 m. di lunghezza e 7 m. di larghezza, appartenente al pavimento di una chiesa e alcune epigrafi in greco del V secolo in cui si fa riferimento ad un vescovo Alessandro e ad una nobile Domna, … figlia … di Teodoto..., probabilmente il mecenate dell’opera musiva, che si presenta in condizioni relativamente buone.
Altri due mosaici situati a livello inferiore di terreno, testimoniano l'importanza del luogo di culto, probabile basilica bizantina che aumentò di dimensioni nei secoli VI e VII.

Gli archeologi hanno iniziato gli scavi, che proseguiranno per alcuni giorni, per mettere in sicurezza il mosaico, che verrà poi trasferito al museo di Hama. Solo il pavimento della chiesa è stato preservato.

martedì 23 gennaio 2018

Dalle famiglie di Damasco nel pianto, una preghiera:

"Vorrei fare una richiesta speciale che esce dal mio cuore e dalla mia anima a tutti i miei amici e parenti di pregare per mia nipote, la figlia di mia sorella, Christine Horani perché il Signore la guarisca e possa riprendersi dal suo terribile danno. È stata orribilmente ferita alle gambe da missili esplosivi e bombe che hanno preso di mira la regione di Bab Touma in Damasco, in Siria mentre stava uscendo dalla sua scuola.
Chiedo anche preghiere per il suo caro amico Pascal Al Khalil, anche lui ferito con lei e chiedo la misericordia di Dio sull'anima benedetta della sua altra amica Rita Al Eid che è stata uccisa ieri, anch'essa una martire di questa orribile tragedia".
Berjo Alkouri


Christine ha perso il piede e in queste ore è in sala operatoria per salvarla dall'amputazione delle gambe .
Ieri sono morti 9 giovani e 21 feriti per il bombardamento lanciato dai 'ribelli moderati' sul quartiere cristiano di Bab Touma all'ora dell'uscita dalla scuola.
Altre notizie dal Nunzio Zenari qui:

Nunzio a Damasco: colpi di mortaio sulla città vecchia, ancora vittime fra i cristiani

http://www.asianews.it/notizie-it/Nunzio-a-Damasco:-colpi-di-mortaio-sulla-citt%C3%A0-vecchia,-ancora-vittime-fra-i-cristiani-42902.html

sabato 20 gennaio 2018

Incontro con don Simon, salesiano in Siria

«Davvero con questa guerra ci siamo avvicinati di più e ci siamo veramente sentiti una famiglia. Abbiamo pianto insieme. Abbiamo avuto paura insieme. Abbiamo vissuto la gioia insieme.  I ragazzi ci dicevano: “Qui all'oratorio ci sentiamo in paradiso”»

Carissimo Simo, puoi presentarti? 
Sono Simo Zakerian, salesiano sacerdote, sono siriano di origine armena, nato il 2 luglio 1978 a Kamishli, nord est della Siria, al confine con la Turchia. I miei genitori sono della Chiesa Armena Apostolica (Ortodossa). In casa parliamo armeno e arabo. Ho conosciuto i salesiani quando avevo 12 anni nell'oratorio salesiano di Kamishli e sono cresciuto in quell'oratorio. 
Mi piaceva giocare a calcio e i salesiani mi hanno dato la possibilità di giocare e incontrare degli amici. Così piano piano la casa salesiana è diventata casa mia. 
La vita dei salesiani mi affascinava e suscitava dentro di me tante domande: chi glielo fa fare? Perché sono qui tra noi a servirci? Quanto guadagnano? Perché? 
Dopo lunga esperienza come ragazzo e giovane nell'oratorio e con i salesiani ho deciso di fare l'esperienza dell'aspirantato e del prenoviziato a Damasco. 
Nel 2001 ho cominciato il noviziato in Libano e ho fatto la prima professione a settembre 2002. 
Dopo il tirocinio e la filosofia sono andato a Torino, alla Crocetta, per studiare Teologia. Sono stato ordinato sacerdote nel rito Armeno Cattolico l'11 settembre 2011 a Kamishli. 
La mia prima obbedienza dopo l'ordinazione mi chiedeva di andare all'oratorio di Aleppo. E ho passato 5 anni in quella città, dal 2010 fino al 2015. Di questi, 4 anni di guerra feroce! Dopo Aleppo ho avuto un'altra obbedienza per Damasco, e sono stato due anni come direttore della comunità. Attualmente ho incominciato il mio servizio di direttore ad Alessandria d'Egitto. Sono anche delegato per la Pastorale Giovanile nell'Ispettoria Medio Oriente. 

Com'era la tua famiglia? 
La mia famiglia è numerosa, eravamo undici a vivere nella stessa casa. La nonna, papà, mamma, sei sorelle, mio fratello ed il sottoscritto. La mamma è mancata nel 2003 e la nonna nel 2004. Eravamo una famiglia molto semplice e tranquilla. Attualmente tutti sono sposati, eccetto due. Dopo la guerra in Siria sono partiti con i loro figli per l'Europa: Olanda e Svezia. A Kamishli sono rimasti il mio papà e una mia sorella. 

Com'è nata la tua vocazione? 
Il sacerdote nel nostro paese stava un po' lontano dalla gente, soprattutto dai ragazzi e dai giovani, ma quando andavo a partecipare alla santa Messa nella nostra chiesa armena ortodossa, a otto anni, dicevo a me stesso: un giorno sarò sull'altare per alzare il calice e cantare così come fa il sacerdote armeno. Poi ho conosciuto i salesiani e mi ha sorpreso il modo in cui stavano in mezzo a noi, e come ci trattavano con amorevolezza e con tanta simpatia. Erano due salesiani italiani missionari. Mi sono innamorato di don Bosco. La preghiera e il discernimento hanno fatto il resto. 

Qual è la realtà politica e sociale della Siria, oggi? 
Non c'è stata nessuna primavera in Siria! I ribelli, che sono in maggioranza fondamentalisti, hanno distrutto il nostro paese. Sono arrivate persone da più di 80 nazioni per combattere contro l'esercito siriano, che è l'esercito ufficiale del paese. Erano tutti appoggiati dai paesi del golfo arabo e dai paesi attorno a noi. 
Prima in Siria si viveva molto bene, in tutti i sensi: sicurezza, convivenza, sociale, economia, apertura al mondo. Ci hanno fatto ritornare più di 50 anni indietro. 
Attualmente la situazione nel paese sta andando verso il miglioramento, la violenza sta diminuendo, torna la sicurezza. Sembra che la Russia e gli USA si stiano mettendo d'accordo per far finire questa situazione critica nel paese. 

Come vivono i giovani? 
La situazione giovanile è molto difficile. Moltissimi giovani hanno lasciato la patria e sono partiti per tutto il mondo, soprattutto per l'Europa e il Canada. L'uomo siriano è distrutto “dentro”, piccoli e grandi, hanno conflitti interni, hanno sofferto tantissimo, con tante paure e lo spietato convivere con la morte ogni giorno. La situazione economica è molto pesante. Si sopravvive per miracolo. Un dollaro nel 2010 faceva 50 lire siriane, oggi fa 500 lire siriane e quindi tutto aumenta in modo pazzesco, mentre i salari sono sempre gli stessi. 

Che cosa succederà ora? 
Penso che il futuro della Siria sarà bello e luminoso, però ci vuole un po' di tempo. Sono sicuro che appena finisce il conflitto internazionale e poi quello nazionale, i Siriani potranno ricostruire di nuovo la Siria. E soprattutto ricostruire l'uomo siriano dal di dentro, l'uomo della riconciliazione, dell'accoglienza e della pace. 

Quali sono le esperienze più belle che hai fatto? 
Soprattutto esperienze di fede e di speranza. Ho imparato tantissimo dai collaboratori laici (cooperatori, catechisti, animatori, volontari...). Mi hanno insegnato che cosa vuol dire essere forti nel Signore, che cosa vuol dire venire a servire durante la guerra e nel pericolo di morte. Sì, ci hanno insegnato tantissimo! 
Io personalmente non so come abbiamo fatto a continuare le nostre attività mentre la morte ci circondava da tutte le parti. Veramente non ho una risposta umana. Ho una risposta di fede, sì. Sia noi sia gli animatori e i ragazzi e i giovani avevamo fiducia in Dio. Nella sua presenza tra noi in quelle situazioni terribili. Mentre fuori si sentivano boati e suoni di armi e bombe, continuavamo a giocare, a studiare, a pregare. 
Tra le esperienze più profonde c'è anche quella della morte. La morte dei nostri oratoriani ci ha fatto pensare tantissimo e ci ha fatto riflettere sulla vita e sulla fede in Dio e in Gesù, che è la vita e la Risurrezione. Ciò che mi ha fatto commuovere è che i nostri ragazzi e i giovani animatori hanno vissuto quei momenti di dolore con una fede forte nel Risorto, nonostante la sofferenza e il pianto. Inoltre la guerra e la sofferenza ci hanno aiutato ad essere più essenziali e soprattutto hanno irrobustito lo spirito di famiglia tra noi. Con questa guerra ci siamo avvicinati di più e ci siamo sentiti veramente famiglia. Abbiamo pianto insieme. Abbiamo avuto paura insieme. Abbiamo vissuto la gioia insieme. 
I ragazzi ci dicevano: «Qui all'oratorio ci sentiamo in paradiso». E fuori infuriava la guerra. In oratorio si viveva la gioia del cuore che scaturiva da Dio. Dall'Eucaristia e dalle Confessioni. 

Chi sono i tuoi “clienti” quotidiani? 
Giovani, ragazzi e famiglie. Durante l'inverno: catechismo, associazioni, gruppi sportivi, formazione catechisti e animatori, messa domenicale, aiuti alla gente. D'estate, quotidianamente, attività estive con centinaia di ragazzi e giovani. Ogni giorno tanti incontri di accompagnamento spirituale e di incoraggiamento. 

Trovi difficoltà? 
Sì, la difficoltà più seria è quando hai davanti dei giovani che ti chiedono degli aiuti per risolvere alcuni problemi, e tu non puoi fare nulla. Non puoi cambiare niente, soprattutto quando si perde un membro della famiglia. Oppure trovare dei motivi seri per aiutare e incoraggiare i nostri giovani a rimanere nel paese e non lasciare la patria. Poi le gravi difficoltà economiche delle famiglie e dei giovani.

http://biesseonline.sdb.org/mobile/asp/Articolo.asp?Testo=/2018/201801007.htm

mercoledì 17 gennaio 2018

Ancora missili su Aleppo













 La situazione della sicurezza in Aleppo da qualche settimana è molto peggiorata, con alcune granate che ogni giorno arrivano a colpire le zone centrali della città.
Ieri, 16 ottobre, i missili dei miliziani jihadisti ancora stanziati alla periferia occidentale della città hanno raggiunto un asilo, uccidendo l'autista della scuola, un' impiegata della struttura, 2 bambini, e molti altri piccoli sono rimasti feriti. Si alternano nella popolazione speranza di ripresa e avvilimento per una minaccia che non ancora finisce.


Per i pochi cristiani rimasti è il momento della prova della fede: eppure in tanti si rafforza come nell' amico cristiano che oggi ci scrive : Si miei cari, l'ora della vera pace non è ancora arrivata ! ma non dobbiamo perdere la speranza, i nostri nemici si fanno sentire ogni tanto per dirci che sono presenti e pronti per attaccare anche se l' esercito governativo resta in guardia. Gioco politico sporco!
Noi preghiamo, ci pare l'unica arma potente che ci può liberare da questi ribelli pagati bene per farci vivere nel terrore.
Aspettiamo la piena liberazione, intanto sappiate che la vita continua, riprende il suo corso con progressi giornalieri e tanta volontà di vivere. Il Signore non ci abbandona, e noi non ci lasciamo togliere la speranza”. S.A.O.