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mercoledì 14 dicembre 2016

Dietro alle bugie su Aleppo





















Dal dottor Nabil Antaki, ecco un’altra pagina di verità sulla tragedia e sulla riconquistata libertà degli Aleppini.
'' Pubblico la mia risposta ad una amica che è stata interpellata da due persone dopo la diffusione della nostra ‘’lettera da Aleppo n. 28’’
Cara F.
Comprendo bene la confusione di uno dei due tuoi interlocutori o il disagio dell’altro, e comprendo anche la tua domanda: ‘qual è la verità? ’
Capisco molto bene la reazione di queste persone sottomesse alla martellante propaganda mediatica occidentale di parte. Una propaganda manichea con i buoni definiti ribelli o rivoluzionari (dimenticando che essi fanno parte dei due gruppi (Daesh e al-Nusra) che la Comunità internazionale ha classificato come organizzazioni terroristiche. 
Si dimentica anche che 90.000 jihadisti stranieri sono venuti nel nostro Paese per fare la jihad. E si dimentica che il fine di questi terroristi è la realizzazione di uno Stato islamico. 
Dall’altro lato, ecco i malvagi, demonizzati da una massiccia disinformazione, sin dagli inizi degli avvenimenti, per accelerare la caduta del regime.
I ribelli-terroristi che invasero i quartieri est di Aleppo nel luglio del 2012 e Mosul nel 2014 sono gli stessi che commisero gli attentati a Parigi nel 2015.
A Parigi, erano terroristi che bisognava eliminare.
A Mosul, voi applaudite (giustamente) l’assalto dell’esercito iracheno appoggiato dai raids aerei statunitensi e della coalizione, per liberare la città dai terroristi di Daesh, (ben sapendo che questi raids faranno ovviamente delle vittime civili, senza che in Occidente qualcuno se ne dispiaccia).
Ad Aleppo, voi invece condannate l’assalto dell’esercito dello Stato siriano il cui scopo è liberare una parte della città, controllata da quattro anni e quattro mesi dagli stessi terroristi di al-Nusra. (Ricordiamo che Daesh e al-Nusra erano un unico gruppo, scissosi in due circa due o tre anni fa, poiché al-Nusra voleva seguire al Qaïda e giurare fedeltà al delfino di Ben Laden, mentre Daesh voleva giurare fedeltà al califfo auto-proclamatosi Baghdadi).
Dov’è la verità? Non certo presso i giornalisti e i media.
Essa si trova presso coloro che vivono qui.
Presso gli abitanti di Aleppo-ovest (che non sono soltanto cristiani, dato che siamo rimasti in pochi), che ieri sera hanno manifestato la loro gioia nelle strade all’annuncio della liberazione di una gran parte di Aleppo-est. Coloro che hanno subito durante quattro anni e mezzo bombardamenti quotidiani da parte dei terroristi di Aleppo-est con decine di vittime tutti i giorni (naturalmente ignorati dai media occidentali e nessuno che abbia sentito imbarazzo). I terroristi li hanno privati d’acqua potabile per più di due anni (1 milione e mezzo di abitanti a cui si è tagliata l’acqua corrente è un crimine di guerra e contro l’umanità) e nessuno ne è stato sconvolto. Sono stati gli Aleppini a supplicare l’esercito ed il governo di liberare i quartieri orientali ed era dovere dello Stato intervenire.
La verità sta presso gli abitanti liberati dei quartieri orientali di Aleppo, che erano ostaggi dei terroristi, anzi scudi umani. Bisogna vederli scoppiare di gioia, mentre si gettano tra le braccia dei soldati, e piangere quando ritrovano membri della propria famiglia. Bisogna ascoltarli raccontare le sofferenze per ciò che i terroristi gli hanno fatto subire. Naturalmente, tutto ciò è documentato con dei video in arabo che non vi mostrano.
I bombardamenti russi e siriani, che tanto hanno disturbato i nostri amici europei [sensibili e cinici a fasi alterne o a seconda della collocazione topografica delle vittime. N.d.T.], ebbene sì, hanno fatto vittime tra i civili e noi lo deploriamo. Ma voi, voi siete altrettanto addolorati per le vittime civili fatte dalla coalizione occidentale nei bombardamenti di Mosul? O la bomba americana è forse più intelligente della russa ?. In Siria no. Infatti i raids della coalizione occidentale sui terroristi hanno mietuto ogni volta vittime civili e l’ultimo raid aereo francese ne ha fatte 110 in un colpo solo, ma non ve lo dicono. Durante una presa di ostaggi, dopo negoziazioni e tentativi infruttuosi per liberarli pacificamente, la polizia non dà forse l’assalto pur essendo consapevole che potrebbero esserci delle vittime tra gli ostaggi?
Non esistono guerre pulite (dimenticate che stiamo vivendo in guerra da cinque anni e mezzo), però i media europei hanno esagerato i fatti, modificando e amplificando la realtà. Il martellamento che avete subito è intessuto di menzogne. Vi hanno annunciato dieci volte in sei mesi la distruzione dell’ultimo ospedale di Aleppo-est: come se per un colpo di bacchetta magica l’ospedale potesse risorgere in due settimane. Vi hanno mostrato il ‘Sindaco di Aleppo-est’ in tutte le salse: conferenze-stampa, ricevuto da Hollande, imbarcandosi con Duflos in un farsesco viaggio ad Aleppo. Ma si dà il caso che questo signore non sia sindaco di Aleppo e neppure di Parigi. Egli è semplicemente un impostore fatto uscire come un coniglio dal cappello di un prestigiatore per appoggiare la campagna mediatica messa su per arrestare l’avanzata dell’esercito lealista, pretendendo una tregua per ragioni ‘umanitarie’: cioè per permettere ai terroristi (geneticamente modificati dagli Occidentali in ‘ribelli moderati’) di riprendersi.
I Siriani, che hanno sofferto troppo per questa guerra e gli Aleppini in particolare, non accetteranno la proibizione di esprimere la loro gioia nel vedere la disfatta dei terroristi (almeno in Aleppo), i loro concittadini di Aleppo-est liberati, e di poter vivere senza piangere ogni giorno la morte di un parente, di un amico, di un vicino, uccisi dai proiettili di ribelli-terroristi.
Nabil
P.S La campagna mediatica è stata orchestrata alla perfezione: un martellamento quotidiano di menzogne che le persone, pur di buona volontà e con un certo spirito critico, arrivano a credere, non avendo una conoscenza diretta della situazione sul terreno. ‘Non possono mentirci tanto, sicuramente c’è del vero’ pensano.
Se voi mentite, mentite e continuate a mentire, qualcosa delle vostre menzogne sarà creduto. ’’ 

   Trad. Maria Antonietta Carta

AsiaNews, 14 dicembre 2016

Questa mattina nuovi, violenti bombardamenti stanno scuotendo la città di Aleppo. Razzi e colpi di artiglieria lanciati dai soldati dell’esercito governativo cercano di abbattere l’ultima sacca di resistenza dei gruppi ribelli e jihadisti, che si sono asserragliati in una piccola porzione della città. Testimoni locali confermano gli scontri a fuoco e la sospensione del piano di evacuazione raggiunto in precedenza, che avrebbe dovuto garantire la fuoriuscita dei civili e degli ultimi miliziani - alcune migliaia - tuttora presenti. I bus governativi sono allineati all’esterno dell’area teatro dei combattimenti, ancora vuoti e in attesa di disposizioni per le prossime ore. 
A bloccare le operazioni di evacuazione e innescare la nuova ondata di bombardamenti la richiesta siro-iraniana di avviare, in simultanea, le operazioni di sgombero dei feriti e civili in altre due cittadine sotto assedio delle milizie ribelli. Le Nazioni Unite sarebbero rimaste ai margini dell’accordo e non partecipano alle operazioni di evacuazione, per dicendosi pronte a intervenire in caso di bisogno. Ieri fonti Onu avevano parlato di “atrocità” e di civili giustiziati dalle milizie filo-governative.
Fonti di AsiaNews nel settore occidentale riferivano al contempo di “lanci di razzi” dal settore ancora in mano ai ribelli, che hanno provocato “otto morti e più di 40 feriti”. “La tregua è ancora lontana - aggiungono le fonti - anche perché resta da capire la posizione dei curdi siriani, armati, e le mosse delle milizie filo-governative, in cui è alto il fenomeno della corruzione e che devono essere sistemate in qualche modo dall’esercito regolare”. 
Nei giorni scorsi intense trattative fra Mosca e Ankara avevano permesso il raggiungimento di un accordo sull’uscita di ribelli e jihadisti, rimasti intrappolati in un’area di cinque chilometri, dove si erano ritirati di fronte all’avanzata dell’esercito siriano, sostenuto da russi ed Hezbollah. Esso prevedeva il ritiro dei civili, quindi la fuoriuscita dei combattenti, circa 5mila uomini in esilio in direzione ovest verso la periferia di Aleppo e a est verso Idlib e il confine turco. Dall’accordo emerge ancora una volta la grande influenza esercitata da Ankara sui ribelli e jihadisti siriani, che rispondono di fatto al governo turco. E al quale sono legati con un cordone ombelicale, che ha garantito loro la sopravvivenza per anni. 
I siriani sono in giubilo per la vittoria militare, ma la città di Aleppo emerge nella sua drammatica devastazione: uno scenario apocalittico fatto di ceneri, macerie e miseria.  Se il mondo intero (in particolare l’Occidente) lanciava grida di condanna per la sorte dei civili di Aleppo est, affamati e privi di risorse, impossibilitati a ricevere aiuti umanitari, la tv panaraba Al Mayadeen trovava una prima risposta alla questione. In un reportage dal settore orientale il canale satellitare ha mostrato chi stava davvero affamando la popolazione: in seguito alla liberazione del quartiere Bustan Al Qasr, i cronisti hanno scoperto un deposito all’interno di una scuola colmo di derrate alimentari, vestiti e medicinali custoditi dai jihadisti. Una riserva preziosa nascosta nella scuola di al Yarmuk, mentre la popolazione civile pativa fame e stenti.  
Tonnellate di cibo e generi di prima necessità che gli abitanti rimasti - donne, anziani, bambini - hanno subito cercato di accaparrarsi. Si assiste a scene di persone con scatole e sacchi sulle spalle, che tradiscono il bisogno immediato di cibo. La rivelazione sugli alimenti e aiuti umanitari che i jihadisti hanno sottratto alla cittadinanza, affamandola, spiega perché nel settore orientale solo la popolazione civile pativa la fame e appariva dimagrita e provata, mentre i ribelli si presentavano nei video e sui social in buona salute e ben nutriti. 
La liberazione di Aleppo ha inoltre svelato un altro mistero: quello dell’acquisto di armi dall’Europa dell’est da parte di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, i cui eserciti sono invece dotati di armi di fabbricazione americana. Tale industria è stata tenuta in vita grazie agli acquisti miliardari dei Paesi del Golfo. Difatti, dal 2103 in avanti Riyadh, Doha e gli Emirati hanno acquistato armi dall’Est Europa, spedite poi ai jihadisti in Siria e nello Yemen. Una fornitura che non si è mai interrotta nel tempo, almeno fino a poco tempo fa. 
In uno dei covi dei jihadisti di al Nosra (ex al Qaeda) e del gruppo filo-turco di Nur Eddin el Zank, rinvenuto nel centro storico di Aleppo - settore orientale - sono stati trovati depositi di armi di fabbricazione bulgara, copie bulgare di missili russi, mitragliatrici, razzi anti-carri e altre armi. Negli ultimi mesi del 2014 erano comparsi negli aeroporti bulgari aerei sauditi, assenti nel Paese dal 1991 e che, per questo, avevano attirato grande curiosità. 
Alcuni fotografi amatoriali avevano documentato aerei cargo sauditi del tipo Boeing 747 e degli Emirati Arabi Uniti del tipo Boeing 777 e Airbus A330 negli aeroporti di Borgas e di Sofia. Il mistero è stato chiarito dal rapporto annuale del ministero bulgaro della Difesa, secondo cui nel 2014 Sofia aveva siglato accordi per la vendita di armi all’Arabia Saudita per un valore di 85 milioni di euro. Il rapporto dell’anno successivo parlava invece di una vendita di armi, sempre all’Arabia saudita, di un valore di 29 milioni di euro. Sempre nel 2015 l’accordo firmato fra la Bulgaria e gli Emirati Arabi Uniti per la vendita di armi russe da parte della Bulgaria.
In precedenza, secondo quanto rivelato da Wikileaks un telegramma inviato dall’ambasciata Usa a Sofia rivelava un finanziamento degli Emirati Arabi Uniti per l’acquisto di armi bulgare, da inviare al governo dello Yemen nel 2010. Si tratta di decine di mitragliatrici di attacco, di mine, di missili e razzi, nel contesto di una commessa che aveva permesso all’industria bellica bulgara di riprendere fiato dopo un periodo di forte calo. Nel 2014, grazie alla guerra jihadista in Siria e nello Yemen, le  le vendite di armi bulgare secondo dati ufficiali hanno raggiunto il tetto di 403 milioni di euro.
Da ottobre 2014 a Maggio 2015 sono stati effettuati nove voli fra la Bulgaria e l’aeroporto di Jeddah e Tabuk nei pressi del confine giordano-saudita, per trasportare fra le 60 e le 80 tonnellate di armi di produzione sovietica. Gli aerei degli Eau hanno effettuato nei medi di giugno e agosto di quest’anno diversi collegamenti fra Abu Dhabi con Borgas e Sofia. 
Un rapporto Onu sul traffico di armi pubblicato all’inizio del 2015 parla dell’arrivo in Arabia Saudita, alla fine del 2014, di 830 mitragliatrici e 120 carri armati anti-scosse del tipo SPG-9. All’inizio del 2015 il ministero siriano della Difesa comunicava la presenza di armi bulgare in mano ai jihadisti, rinvenute nei tunnel usati per l’evacuazione. Si parlava di mine, razzi anti-carri, mitragliatrici Kalashnikov e razzi Rpg, tutti fabbricati in Bulgaria e riemersi ad Hama, Homs e diversi quartieri di Aleppo, dopo aver varcato le frontiere della Giordania e della Turchia. 
Ankara, che per anni ha fornito armi e munizioni, oltre che aiuto logistico a gruppi jihadisti come al Nusra e Nur Eddin Al Zenki in Siria, ora cerca di farli uscire da Aleppo. Alla fine di tutto, resta la domanda: A quale prezzo? E che cosa ha ceduto la Russia in cambio? Ancora una volta, come già successo prima con gli Stati Uniti, le vittime sacrificali sembrano essere i curdi siriani.

lunedì 12 dicembre 2016

Aleppo respira! Aleppo è libera!


Aleppo liberata. Vicario apostolico: “Questo Natale avrà un altro profumo”

Mons. Abou Khazen, felice per l’ingresso dell’esercito siriano nei quartieri occupati, considera “motivo di speranza” la lettera del Papa ad Assad. Ma accusa: “L’embargo colpisce solo i civili”

ZENIT, 13 dicembre 2016
di Federico Cenci

“La città di Aleppo finalmente sta per essere completamente liberata e unificata dopo quattro lunghi anni di divisione e di morte seminata da diversi gruppi armati siriani e non”. La testimonianza diretta giunge a ZENIT da mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino.

Mentre lui parla, di sottofondo è nitido il suono dei colpi di mortaio. Stavolta però, rispetto ai mesi scorsi, è un sibilo di speranza, giacché testimonia l’assedio da parte dell’esercito siriano nella parte orientale della città, fino a poche settimane fa una roccaforte dei gruppi cosiddetti “ribelli”.

Durante l’occupazione – racconta mons. Abou Khazen, che ha avuto modo di parlare con persone fuggite dalla parte est di Aleppo – “la vita non era affatto facile, specialmente negli ultimi mesi di combattimenti, perché i ‘ribelli’ impedivano di far arrivare viveri e medicinali, mentre i loro depositi era riforniti”.

Questi gruppi – ribadisce il vicario apostolico – appartengono tutti alla galassia del fondamentalismo islamico e – aggiunge – “imponevano alla popolazione dei precetti e dei modi di vita all’insegna del fanatismo, totalmente estranei alla tradizione del popolo siriano”.

L’Onu riferisce che la situazione umanitaria è “catastrofica”: si registrano difficoltà logistiche per curare i feriti, l’igiene è scarsissima e la gran parte degli edifici è distrutta.
“Ora che la città è quasi interamente in mano all’esercito regolare – spiega tuttavia mons. Abou Khazen – molti profughi stanno tornando e questo è comunque un simbolo di rinascita”. Il vicario apostolico sottolinea che molti cittadini di Aleppo si erano allontanati recentemente, “durante l’ultima operazione dell’esercito per liberare i quartieri est della città”.
Una volta ripreso il controllo di queste zone, è stato necessario “pulire questi quartieri dalle mine, riaprire le strade e far funzionare tutte le altre infrastrutture”. Quasi concluse queste attività, la gente sta tornando indietro, dove spesso al posto della propria casa trova però un luogo spettrale. Presto dovrà avvenire la ricostruzione.

“Il clima che si respira tra la gente è di gioia, ottimismo e speranza”, racconta il vicario apostolico. Il quale però rileva che c’è anche tanta prudenza, perché il popolo siriano ormai è abituato alle “brutte sorprese”.

Prudenza – o forse sano realismo – che traspare anche dalle parole di mons. Abou Khazen. “Purtroppo non sono fiducioso per niente riguardo a un aspetto!”, esclama. 
E rivolge un’esplicita accusa nei confronti della comunità internazionale: “Tutte le scuse sono buone per lasciare le sanzioni e l’embargo contro la Siria!”.

Ad avviso del rappresentante cattolico, l’embargo sembra riguardare “solo gli aiuti umanitari, il gasolio, i medicinali” e dunque “chi ne paga le conseguenze è la povera gente”. E invece le armi – “ogni genere di armi”, dice – continuano ad entrare nel Paese.

L’8 dicembre scorso, del resto, il Governo Usa ha concesso una deroga alle esportazioni di armi a “forze irregolari, gruppi o individui impegnati nel sostenere o agevolare le operazioni militari degli Stati Uniti per contrastare il terrorismo in Siria”.

Non da Washington, ma dalla Città del Vaticano arrivano concreti segni per un avvenire migliore per il popolo siriano. La lettera inviata da Papa Francesco al presidente Assad “è un altro motivo di speranza per tutti noi, cristiani e non”, commenta mons. Abou Khazen. Che definisce inoltre “un gesto speciale” la nomina a cardinale da parte del Pontefice del nunzio apostolico in Siria, Mario Zenari.

Da qui bisogna ripartire per il futuro della Siria. “Questo Natale – spiega il vicario apostolico – avrà un altro profumo alla luce della liberazione della città, alcune strade saranno adornate per la festa anche se non c’è l’elettricità. Ma come abbiamo fatto lungo questi anni di guerra, cerchiamo di seminare la vera gioia e speranza cristiana nell’animo dei fedeli”.

venerdì 9 dicembre 2016

Gli abitanti di Aleppo attendono il Natale con trepidazione e speranza


ZENIT, 7 dicembre 2016
di Pascal Bedros

Per la prima volta ho assistito ad un concerto di musica classica in mezzo ad una battaglia. Solo ad Aleppo succede che, in mezzo alla morte, una voce di pace si alzi in mezzo a tutte le altre che annunciano la guerra, per sollevare gli animi e dimenticare per qualche istante la morte e il freddo.
È come un capitolo di una tragedia moderna che ricorda la mitologia greca.
 Con pochi mezzi Padre Elias Janji con il coro Naregatsi e la pianista, hanno cantato e suonato brani di Verdi, Mozart, Vivaldi e Karl Orf in una chiesa gremita, nonostante il freddo polare che invade Aleppo in questi giorni, elevando i nostri spiriti in un altro cielo.

E pensare che non tanto distante da qui la tragedia continua, con missili lanciati da Aleppo Est sulla parte Ovest, uccidendo bambini nelle scuole e persone innocenti, mentre nella parte Est della città continua l’attacco dell’esercito siriano.
Nonostante questo migliaia di persone (si parla di 60mila fino ad ora) sono riuscite a scappare da Aleppo Est arrivando nella zona Ovest. 
Raccontano di come molti erano presi in ostaggio, che a parecchi, mentre scappavano, hanno sparato alle spalle e alcuni hanno trovato la morte, che altri hanno portato la nonna sulle spalle correndo in mezzo alla battaglia… Sono stati accolti; hanno trovato da bere e da mangiare, ripreso il fiato; alcuni sono tornati nelle loro case liberate in questi giorni.

La gente è contenta anche perché finalmente l’esercito ha liberato la stazione di pompaggio dell’acqua di tutta la città, che le milizie, dopo averla minata, non erano riusciti a far saltare prima di scappare. Le previsioni dicono che in un mese l’acqua tornerà normale nella città, dopo che i tecnici hanno cominciato il lavoro di riabilitazione. Con questo finirà un capitolo della tragedia ma sicuramente, penso, ce ne saranno altri.

Il 4 dicembre si ricorda santa Barbara, la giovane martire dei primi secoli del cristianesimo messa a morte con la spada dal padre perché, credendo in Gesù, non aveva accettato di adorare un altro Dio. Una grande festa per i cristiani d’Oriente, per cui, nonostante la guerra, adulti e bambini si sono radunati per festeggiarla, mascherati e cantando la sua storia che – nonostante i secoli trascorsi -, da queste parti è cambiata poco, purtroppo. Viene da domandarsi, cos’è rimasto dell’uomo e della sua dignità?

Cosa succederà adesso? Finirà la guerra ad Aleppo ridando tranquillità alla gente che ha tanto sofferto, anche se si ritroverà con una gran parte della città distrutta?
La popolazione è stanca e vuole che il conflitto finisca, ma i gruppi armati non si danno per vinti e vogliono combattere fino in fondo. Nonostante l’appello dell’inviato speciale dell’ONU, Staffan De Mistura, a tutti i gruppi a lasciare la città e a risparmiare la vita della gente che, altrimenti, pagherà con un numero di vittime molto alto. Questa è la logica della guerra!
Ma come dimenticare che alla fine è l’Uomo che muore, poiché ciascuno, buono o cattivo, è ad immagine di Dio, seppure sepolta sotto mille vizi e cattiverie.

Con il Natale che bussa alle porte, chiediamo allora che non sia solo ricordare un fatto passato con i soliti festeggiamenti, ma che l’arrivo del Principe della Pace cambi qualcosa nei cuori e nei gesti di noi tutti, e che diventino delle piccole pietre nella costruzione di un mondo migliore, che tutti sogniamo.

testimonianza di un focolarino libanese, trasferitosi ad Aleppo pochi anni prima dello scoppio della guerra.

mercoledì 7 dicembre 2016

Ringraziamento a Maria S.S. Immacolata


Efrem il Siro
(Nisibis 306- Edessa373)
«Dialogo tra i Magi e Maria»

I magi: «A noi una stella ha annunciato
che Colui che è nato è il re dei cieli.

Tuo figlio ha il potere sugli astri,
essi sorgono soltanto al suo ordine».

Maria: «E io vi dirò un altro segreto,
perché siate convinti:

restando vergine,  io ho partorito mio figlio.
Egli è il figlio di Dio. Andate, e annunciatelo!»

I magi: «Anche la stella ce l'aveva fatto conoscere,
che figlio di Dio e Signore è il tuo figlio».

Maria: «Altezze e abissi ne rendono testimonianza;
tutti gli angeli e tutte le stelle:

Egli è il figlio di Dio e il Signore.
Portate l'annuncio nelle vostre contrade,
che la pace si moltiplichi nel vostro paese».

I magi: «Che la pace del tuo figlio
ci conduca nel nostro paese,

con sicurezza, come noi siamo venuti,
e quando il suo potere dominerà il mondo,
che Egli visiti e santifichi la nostra terra».

Maria: «Esulti la Chiesa e canti la gloria,
per la nascita del figlio dell'Altissimo,

la cui aurora ha rischiarato cielo e terra.
Benedetto Colui la cui nascita rallegra l'universo!».

domenica 4 dicembre 2016

Proposta francescana: la prima domenica di ogni mese, bambini in preghiera per la pace

 Lettera del Ministro generale e Custode di Terra Santa

Aleppo, 27 novembre 2016
Domenica I di Avvento

A tutti i frati dell’Ordine dei Frati Minori
alle sorelle Clarisse,
alle sorelle a ai fratelli dell’Ordine Francescano Secolare
a tutte le donne e gli uomini di buona volontà
“Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. Mt 18,10
Cari fratelli e sorelle,
il Signore vi dia pace!
Da tanto tempo, come Frati Minori, siamo preoccupati per la situazione che stanno vivendo i nostri confratelli assieme ai cristiani e a tutta la popolazione della Siria. Non molto tempo fa abbiamo lanciato un appello alla comunità internazionale perché intensifichi gli sforzi per far cessare la guerra e le sofferenze della popolazione civile e perché si faccia ogni sforzo per raggiungere la pace. 


Ora all’inizio dell’Avvento, tempo nel quale il Signore Gesù ci invita con insistenza a vegliare e pregare, desideriamo proporre a tutte le nostre comunità l’iniziativa “bambini in preghiera per la pace”. Nata da un’intuizione di “Aiuto alla Chiesa che Soffre” vogliamo aderirvi come Ordine dei Frati Minori e vogliamo rilanciarla a livello internazionale con una periodicità mensile. È un’iniziativa che nasce dalla consapevolezza che il Re dell’universo, il Re della pace, è la Fonte vera di ogni pace. Vi ha già aderito la nostra Parrocchia di san Francesco ad Aleppo, fortemente provata dalla tragedia della guerra e tenacemente ancorata alla speranza della pace. Da Aleppo idealmente lanciamo ora il nostro invito al mondo intero. A partire dell’Avvento 2016 desideriamo aderire a questa iniziativa come Ordine dei Frati Minori e la proponiamo a tutte le nostre comunità, alle parrocchie e scuole affidate alla nostra cura pastorale e a tutte le realtà a noi vicine, invitando a diffonderla anche presso le altre realtà ecclesiali e religiose presenti sul territorio nel quale come Frati Minori ci troviamo a vivere e operare. Siamo convinti che il Signore ascolterà il grido dei suoi “piccoli” e che la preghiera dei “piccoli” del mondo diventerà occasione di riflessione e conversione anche per i “grandi”.
Chiediamo ad ogni comunità, di dedicare la Messa dei bambini, o la Messa più frequentata dai bambini, la prima domenica di ogni mese, alla preghiera per la pace, secondo le possibilità locali. Si potrà fare la stessa cosa in una celebrazione all’Oratorio o coinvolgendo le scuole, cercando di dare in questi casi un respiro ecumenico ed interreligioso all’iniziativa.
Se si tratta di una Comunità che non celebra la Messa dei bambini o non ha una pastorale degli Oratori o delle scuole, si potrà fare il gesto durante le Lodi o i Vespri comunitari, o in un’occasione creata apposta per questa iniziativa.


Ecco alcune proposte pratiche per unificare la forma di celebrare questo momento, prendendo esempio da come viene fatta ad Aleppo: dopo il saluto iniziale e l’introduzione della celebrazione da parte del sacerdote, alcuni bambini porteranno in processione una candela accesa, che sarà deposta vicino all’Altare, in un luogo visibile, mentre tutti cantano, o recitano, la “Preghiera semplice” per la pace. Oltre a questo, diverse intenzioni della Preghiera dei fedeli saranno dedicate per la pace, sia nei cuori sia nelle famiglie sia anche ad Aleppo e in tutto il mondo. Anche i canti è bene che siano dedicati al tema della pace.
Se la preghiera viene fatta al di fuori della celebrazione eucaristica, si potrà sempre adattare la celebrazione, conservando il segno di accendere la candela, con la preghiera semplice e con dei canti per la pace (spiegando ai bambini sempre che questa preghiera si fa in comunione con tutti i bambini del mondo per la pace in Siria, in modo speciale ad Aleppo e per la pace in tutto il mondo). 


Preghiera semplice per la pace 
O Signore, fa' di me uno strumento della tua Pace:
dove è odio, fa' ch'io porti l'Amore,
dove è offesa, ch'io porti il Perdono,
dove è discordia, ch'io porti l'Unione,
dove è dubbio, ch'io porti la Fede,
dove è errore, ch'io porti la Verità,
dove è disperazione, ch'io porti la Speranza,
dove è tristezza, ch'io porti la Gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.
O Maestro, fa' ch'io non cerchi tanto:
di essere consolato, quanto di consolare,
di essere compreso, quanto comprendere,
di essere amato, quanto amare.
Poiché è dando, che si riceve;
perdonando, che si è perdonati;
è morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
Amen.


Chiediamo a coloro che aderiscono a questa nostra proposta di segnalarlo all’apposita pagina Facebook  Children-in-prayer-for-peace..
Il Signore benedica ogni sforzo per la pace e ascolti il grido e la preghiera dei suoi piccoli.


Fraternamente,
Fr. Michael A. Perry OFM
Ministro generale


http://it.custodia.org/default.asp?id=4&id_n=32299


venerdì 2 dicembre 2016

Aleppo, il sollievo della gente e la pressione mediatica


Dopo l'ultimo pediatra di Aleppo, dopo l'ultimo ospedale di Aleppo, dopo un numero incalcolabile di White Helmets, adesso è morto l'ultimo clown di Aleppo (ma esiste un registro dei clown ad Aleppo?): 'Anas al Basha era il suo nome e intratteneva i bambini di Aleppo tra un bombardamento e l'altro cercando di far loro dimenticare il terrore e la fame'.
Voglio fortemente credere che questa persona sia davvero esistita, benchè fino a ieri di questo ragazzo nessuno sapesse nulla nonostante la sua opera davvero meritoria... Con i tempi che corrono l'informazione ha SEMPRE un fine, che molto spesso ai più sfugge, e il confine tra informazione e disinformazione/propaganda è labilissimo. Non basta che una notizia sia sui maggiori media italiani e internazionali perché sia automaticamente vera: di bufale ne abbiamo viste scorrazzare dovunque durante questa guerra Siriana (e in molte altre occasioni)... Così come mi pare quella bimba che twitta...
Diciamo che comunque, ci voglio credere... Ma perché, al di là del dolore umanamente doveroso, che comunque ho per tutte le persone uccise in questo conflitto (compresi i giovani soldati che combattono per il proprio Paese) non riesco ad unirmi al coro di condanna e di criminalizzazione a cui anche stavolta l'aviazione siriana e russa insieme all'esercito di Assad sono sottoposti? Non posso! Non posso, semplicemente perché voglio fortemente che questa guerra finisca!

Leggo su Fides la coraggiosa dichiarazione del Vescovo Latino di Aleppo : “Altre 70mila sono rimaste nelle zone appena riconquistate dalle forze armate del governo, che hanno distribuito viveri e favorito il potenziamento dei soccorsi sanitari.  Tra tutti questi si registra il sollievo per la fine di una pressione che durava da anni . Nelle zone ancora in mano ai ribelli, quelli di al Nusra non vogliono fare uscire la popolazione civile. In alcuni casi lo hanno impedito usando le armi. “
Quello che i media fingono di non vedere è che questa guerra è tutto fuorché una guerra civile nata per portare in Siria una maggiore libertà e tanta democrazia in più . Chiediamolo ai civili che a migliaia, in questi ultimi giorni, finalmente possono abbracciare e festeggiare i loro liberatori e raccontare come fossero trattenuti contro la loro volontà da formazioni terroriste che in questi anni li han costretti al ruolo di scudi umani! Guardiamoli questi filmati! Diciamolo, che Al Nusra e altre sigle, oltre che non tollerare un verbo diverso dalla propria fanatica dottrina, hanno sempre avuto questa arma in più: le persone inermi. Hanno sempre sistemato i loro comandi, raggruppamenti, depositi di armi, in prossimità di luoghi fortemente abitati e spesso vicino a scuole o strutture sanitarie di fortuna (non segnalate), per poi farle passare, quando fossero colpite, per 'l'ultimo ospedale di Aleppo'.
Queste formazioni dalle loro postazioni da anni hanno martellato, e continuano a farlo, la parte ovest della città con centinaia di "cannoni dell'inferno" (mortai che lanciano bombole micidiali piene di esplosivo), mirando alle aree più popolate.
Tutto questo va fermato. In questi giorni, con grande sacrificio di uomini, molti i soldati di leva, è iniziata la battaglia per la riconquista della parte orientale della città di Aleppo ancora occupata dai terroristi. Molti progressi sono stati fatti e circa la metà della sacca è stata liberata nel nord e migliaia di persone sono state fatte uscire sotto la protezione dell'esercito, curate e rifocillate nella parte ovest della città sotto il controllo dei governativi, si sfogano raccontando tutto quello che hanno dovuto subire in questi 4 anni di cattività Islamista.
Purtroppo non è ancora finita ed altre persone aspettano questa liberazione (eccezion fatta per i famigliari e gli amici dei terroristi) nella porzione sud orientale della città. Questa battaglia costerà ancora molto sangue ma va fatta, come non può essere interrotta un'operazione a cuore aperto.  Tutto questo non è gradito a quanti in questi anni hanno creato, foraggiato, armato questi fanatici, in vista di un cambiamento di regime con un altro più manipolabile e di una parcellizzazione della Siria, sicché ognuno degli sponsor dei "ribelli" ne potesse prendere una fetta.
(E, diciamolo esplicitamente: l'affermarsi delle formazioni jihadiste è a costo della sparizione della cristianità della regione: questo dovrebbe essere chiaro anche ai nostri media cattolici … ).  
E allora che si fa? Si fa ricorso alle emozioni, alla pietà della gente. Si tenta di impressionarla con tutti i mezzi per costringere i vincenti all'ennesima tregua che ad altro non serve che a riarmare i protetti degli occulti sponsor. Tutto è utilizzabile: basta presentare un 'angelo' che soccombe per mano dei cattivi e l'effetto è garantito. La grancassa mediatica parte, filmati e immagini diventano virali in rete, su TV e giornaloni. Il risultato qual è? La guerra si mette in pausa (ma si prolunga), si rifocillano e riarmano i terroristi, ma solo loro, non i civili, che delle derrate e delle medicine non vedono neanche quelle promesse da ONU...
Occorre quindi sempre chiedersi: a chi giova? Chi trae beneficio da questa notizia?
Se vogliamo davvero un po' di bene a quelle migliaia di persone, facciamo in modo che di questa guerra si inizi a vedere la fine e il solo modo perché accada e possa iniziare un percorso negoziale è l'eliminazione o la resa della congerie jihadista.
  Gb. P.


Agenzia Fides, 2/12/2016

Nei quartieri di Aleppo ancora in mano ai ribelli e ai gruppi jihadisti sono stati nominati cinque rappresentanti che dovrebbero trattare con l'esercito siriano una sorta di accordo. Speriamo e preghiamo affinchè attraverso questa strada si possa arrivare a una soluzione che risparmi altre sofferenze e distruzioni per tutti”. Così il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, riferisce all'Agenzia Fides gli sviluppi più recenti delle operazioni militari in atto presso la martoriata metropoli siriana, dove l'esercito governativo sta progressivamente riconquistando i quartieri dell'enclave orientale che da anni erano controllati dalle formazioni paramilitari ribelli, comprese le milizie jihadiste come Jabhat al Nusra.
Riguardo alla situazione di Aleppo, il Vescovo francescano riferisce all'Agenzia Fides informazioni che si fa fatica a trovare nei report del mainstream mediatico internazionale. “Almeno 20mila persone sono fuggite dai quartieri controllati dai ribelli e sono state accolte dall'esercito siriano e dalle organizzazioni di assistenza. Altre 70mila sono rimaste nelle zone appena riconquistate dalle forze armate del governo, che hanno distribuito viveri e favorito il potenziamento dei soccorsi sanitari. Tra tutti questi si registra il sollievo per la fine di una pressione che durava da anni. Nelle zone ancora in mano ai ribelli, quelli di al Nusra non vogliono fare uscire la popolazione civile. In alcuni casi lo hanno impedito usando le armi. Sappiamo che in alcuni casi ci sono state manifestazioni popolari per chiedere alle milizie dell'opposizione di ritirarsi. Adesso speriamo tutti in una trattativa per arrivare a un accordo, e possibilmente anche a una riconciliazione, attraverso i negoziatori che ovviamente sono stati scelti con il consenso dei gruppi armati”. 


http://www.fides.org/it/news/61297-ASIA_SIRIA_Il_Vescovo_Abou_Khazen_cinque_rappresentanti_di_Aleppo_est_scelti_per_trattare_un_accordo_con_l_esercito#.WEHshLLhCM8

giovedì 1 dicembre 2016

Suor Guadalupe:“Vi testimonio la mia grazia: vivere al fianco dei martiri cristiani in Siria”


ZENIT, 30 novembre 2016

Tra le varie immagini che scorrono sullo schermo dietro di lei, ce n’è una che ritrae un gruppo di famiglie durante un pic-nic che sembra svolgersi in un parco di una pacifica città occidentale. Gli abbracci amichevoli, i volti distesi e sorridenti, gli abiti dignitosi suggeriscono che siano persone spensierate. Stupisce sapere invece che quella foto è stata scattata a un gruppo di cristiani di Aleppo, in Siria, non molti mesi fa. È gente, quella che sorride e che mantiene la schiena dritta, che convive quotidianamente con la morte, consapevole che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo di vita.  Questa immagine racchiude il senso delle parole pronunciate da suor Maria Guadalupe de Rodrigo, missionaria argentina dell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive), nel corso della conferenza che ha tenuto ieri all’Università Europea di Roma a proposito della sua esperienza in Siria.
La suora dell’Ive non esita a definire “una grazia” il poter vivere al fianco di questi nuovi martiri della fede cristiana: persone d’ogni età e censo, che affrontano la spada degli estremisti islamici come un premio del Signore.
L’esperienza di suor Maria Guadalupe in Siria ha inizio nel gennaio 2011, a seguito di un periodo in Egitto. Dopo aver sperimentato la discriminazione che vivono i cristiani nel Paese delle sfingi, la giovane vede come un’occasione per rilassarsi il trasferimento ad Aleppo, un vero e proprio crogiolo inter-religioso, ove regna la pace, la convivenza, la prosperità.  Passano appena due mesi dal suo arrivo, tuttavia, e la situazione del Paese precipita inopinatamente. A marzo iniziano le prime manifestazioni di protesta contro il Governo di Assad. “I media occidentali parlavano di dimostrazioni pacifiche svolte da cittadini siriani per chiedere democrazia, ma noi che eravamo lì possiamo testimoniare tutt’altro”, spiega la suora.
La fase embrionale dei tumulti si è sviluppata a Dar’a, nell’estremo sud del Paese. Alcune ragazze originarie di quel villaggio, ospiti nel centro d’accoglienza per studentesse dell’Ive ad Aleppo, testimoniano a suor Maria Guadalupe e alle sue consorelle che “gruppi di stranieri, lo si notava dall’accento, entravano nei villaggi armati fino ai denti per uccidere i cristiani”.
Fin da subito l’elemento religioso si configura quindi come determinante. Eppure la stampa sembra non volersene accorgersene. Anzi, suor Maria Guadalupe ravvede una precisa volontà a disinformare l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo in Siria.  Quando le proteste si estendono in tutto il Paese e giungono anche ad Aleppo, spiega la religiosa, “abbiamo visto dalle nostre finestre, con i nostri occhi, migliaia di persone scendere in strada per manifestare solidarietà ad Assad. Ebbene, dopo poche ore quelle stesse immagini nei media venivano fatte passare come sommosse contro il regime”.
Le accuse della suora sono rivolte a una stampa connivente con la comunità internazionale, vera responsabile della mattanza siriana. “La Siria era indipendente e ricca, per questo gente in giacca e cravatta ha voluto servirsi di gruppi armati per disgregarla”, denuncia. E lamenta inoltre che le sanzioni nei confronti di Damasco sono servite soltanto a sfinire la popolazione, aggiungendo un dettaglio spinoso: “Nel 2012 è stato rimosso l’embargo al petrolio, quando i pozzi erano in mano ai ribelli, anche all’Isis. Forse è stato fatto per permettere a questi gruppi di finanziarsi?”.
È una domanda che appare tristemente retorica dinanzi alla realtà descritta subito dopo da suor Maria Guadalupe. La coalizione a guida statunitense “ha fatto solo scena – accusa -, gli aerei passavano sopra le postazioni dell’Isis ma non bombardavano”. E questo – incalza – “vuol dire che li appoggiavano”.  Il terrorismo – spiega la religiosa – “è sostenuto da chi ci parla di democrazia e diritti umani”. E poi – si domanda – “perché dovremmo imporre la democrazia ai siriani? Perché dovremmo far cadere un Governo che loro stessi hanno scelto e che garantisce convivenza e pace?”.   La riposta è presto detta: per interessi economici e politici delle potenze occidentali. Questi scopi, per inciso, “vanno a coniugarsi con gli interessi religiosi dei fondamentalisti islamici, che vogliono eliminare tutti coloro che il Corano definisce come infedeli”.
Nel buio di una feroce persecuzione, si agita però un bagliore di luce che dona speranza. È quello della moltitudine di martiri che rafforza la fede cristiana. Si illuminano gli occhi di suor Maria Guadalupe, quando descrive la determinazione dei siriani fedeli a Cristo nel non rinnegare la propria fede dinanzi ai loro boia.
La religiosa parla di “miracoli” che stanno avvenendo nella Siria falcidiata dal conflitto.  Spiega che “prima della guerra, molta gente di Aleppo, città del divertimento e degli eccessi, viveva una fede un po’ superficiale, mondana. E la decisione, la disponibilità al martirio di quegli stessi cristiani oggi, è veramente un miracolo”. Si tratta – soggiunge – “di una grazia che il Signore sta dando loro”.
Considerare la morte come una possibilità concreta, di ogni giorno, “ci fa tornare all’essenziale”. Suor Maria Guadalupe spiega che i cristiani siriani investono la gioia non più su qualcosa che chiunque può toglier loro, bensì “nella vita eterna”.  “Questo spirito – prosegue – ci contagia, possiamo partecipare stando lì alla grazia dei martiri e non abbiamo paura, nonostante siamo ormai abituati ad ascoltare costantemente il suono delle bombe”.  Un contagio che dovremmo auspicare anche noi, per reagire . “Loro subiscono una persecuzione cruenta – osserva -, ma ce n’è una incruenta, che vivono i cristiani in Occidente, a causa di leggi contro la vita, il matrimonio, la famiglia, la libertà di esprimere la propria fede”.
A tal proposito suor Maria Guadalupe racconta che un cristiano siriano, profugo in Spagna con moglie e figli, lo scorso anno è rimasto impressionato dal fatto che l’amministrazione comunale di Madrid volesse vietare l’esposizione in pubblico di presepi. “Se questa è la vostra democrazia, meglio il nostro dittatore”, le parole dell’uomo.
E forse non è un caso che – come ha ribadito la religiosa – in Siria i cristiani li stanno difendendo non i Paesi europei, ma la Russia e l’esercito siriano. Questi ultimi stanno strappando Aleppo ai jihadisti proprio nelle ultime ore.

mercoledì 30 novembre 2016

#AleppoVictory: il racconto dei testimoni sulla prossima liberazione finale

Ho tradotto molti testi nella mia vita, soprattutto nei lunghi anni trascorsi in Siria. Scritti interessanti o anche appassionanti, ma non mi è mai capitato di farlo con la trepidazione che ho provato traducendo le parole del dottor Antaki e di Pierre Le Corf, testimoni infaticabili e coraggiosi della tragedia di Aleppo. Dopo una lunghissima notte di orrori, negli abitanti di questa città martirizzata sembra rinascere, sebbene con tremore, la fiducia in un nuovo inizio: molto incerto, gravato di tante preoccupazioni. Difficile, ma pur sempre un nuovo inizio, in cui finalmente dovrebbero cominciare a disvelarsi le menzogne, gli inganni, le complicità sciagurate, i delitti perpetrati contro un popolo intero. Sin dal principio di questa guerra per procura, Ora Pro Siria è stato uno dei pochissimi a denunciarne l’iniquità ed a raccontare le sofferenze dei Siriani. Quando lessi i primi articoli, abitavo in Siria e mi fu di conforto sapere che qualcuno prendeva le parti della verità. Sono quindi molto lieta che queste testimonianze di un momento così importante della vicenda siriana siano raccontate qui.
Maria Antonietta Carta.


L' inizio della fine?

Il dottor Nabil Antaki ci racconta le speranze e i timori per l'esito della battaglia di Aleppo.
''Senza voler vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, oggi le notizie dal fronte di Aleppo sono quasi tutte buone. Quasi, purtroppo.
Due dei quartieri principali nella periferia est (Hanano e Sakhour), che i ribelli-terroristi occupano da quattro anni, sono stati liberati dall'esercito siriano e almeno quattromila nostri concittadini di Aleppo-est, presi in ostaggio, sono riusciti a fuggire con il loro aiuto. Momentaneamente sono al sicuro a Jibrin. Altri sono fuggiti verso Sceikh Maqsud.
Questo per le notizie belle, ma purtroppo ci sono anche due brutte notizie e un timore. Civili che tentavano di fuggire da Aleppo-est sono stati uccisi dai terroristi, che oggi hanno continuato a far piovere colpi di mortaio su Aleppo-ovest. Le vittime di questi attacchi sono dodici. Si sarebbe tentati di dire ''per rappresaglia contro l'avanzata dell'esercito lealista'', se non fosse che noi siamo il bersaglio di questi bombardamenti quotidiani da quattro anni. Adesso, temiamo che i governi occidentali e alcuni organismi chiedano una tregua per ''motivi umanitari'' (come hanno fatto con successo in passato) e orchestrino una nuova campagna mediatica per impedire all'esercito dello Stato siriano di portare a termine la liberazione di Aleppo. Infatti, la domanda sulla "catastrofe umanitaria" in Aleppo-est mi è stata già posta oggi dai media, in due interviste telefoniche. La disinformazione continua...''
p.s. Infatti, come temeva il dottor Antaki, e credo molti di noi, puntuale è arrivata dalla Francia una richiesta di riunione immediata del Consiglio di sicurezza dell'ONU. L'Occidente non intende rinunciare alla sua agognata preda.


Dal Diario di Pierre Le Corf
"Cari media, governi, fiancheggiatori etc.: una parte importante della zona orientale di Aleppo è stata liberata, e migliaia di civili sono riusciti a rifugiarsi qui, nella zona ovest. Credetemi, hanno molto da raccontare sugli anni trascorsi con i vostri ‘’ribelli moderati’’.
Ora, è giunto il tempo di scommettere sulla vita e di cessare le strumentalizzazioni. Ora o mai più, poiché il giorno in cui sarà tornata la pace - e tornerà malgrado tutto il vostro accanimento e il vostro denaro - quel giorno voi porterete il marchio indelebile di chi ha ucciso e ha permesso alla morte di falcidiare esistenze prolungando il conflitto, sostenendo e permettendo a dei terroristi di riarmarsi, estendendo i combattimenti, aumentandone la violenza e mantenendo dei civili in ostaggio o utilizzandoli come strumento di propaganda, facendo pressione sull’opinione pubblica sfruttandone l’ignoranza, e creando un circolo vizioso di cause ed effetti. 
Voi avete concorso alla distruzione di un Paese e di intere generazioni. Voi avete cancellato un patrimonio di storia e vestigia millenarie. Accendendo o gettando olio nel fuoco, per profitto o inettitudine, avete condannato tante vite, e di alcune molti di noi hanno ancora il sangue indurito nei vestiti.
I civili continuano a fuggire ed hanno tante storie da raccontare, come quelle di coloro che sono fuggiti nel corso di questi ultimi anni, e che io ho condiviso in questi mesi. Parlano di jihadismo, di imprigionamenti, di torture, di rapine, di schiavitù, di racket, di decapitazioni, e non vado oltre…
Mi direte che tutti i libri di storia e di geografia sono stati scritti col sangue, ma le nostre testimonianze non vi permetteranno di scrivere questa storia alla vostra maniera.
Per mostrarvi ciò che accade e per far cambiare le cose sono molti coloro che hanno rischiato la vita, e molti sono morti e se io, se noi restiamo in vita, questo marchio verremo a tatuarvelo di persona. Benché i razzi continuino a pioverci addosso, la fine è vicina. Lo spero. Adesso o mai più. "
Pierre Le Corf

  traduzione di Maria Antonietta Carta